Rudy Project, con i suoi 40 anni di esperienza e una costante ricerca dell’eccellenza, oggi è pronto a stupire nuovamente. Si alza il velo su Wingdream: il nuovo casco da crono che farà il suo esordio alla Tirreno-Adriatico e alla Parigi-Nizza. Un prodigio tecnico che ha ottenuto risultati sorprendenti in galleria del vento e sarà indossato in anteprima dagli atleti del Team Bahrain Victorious sulle strade italiane e francesi in versione camouflage.
Seppur in forma mascherata oggi il Wingdream farà il suo esordioSeppur in forma mascherata oggi il Wingdream farà il suo esordio
Esordio mascherato
Wingdream è il frutto di oltre due anni di ricerca e sviluppo, condotti in stretta collaborazione con il Team Bahrain Victorious, di cui Rudy Project è sin dalla fondazione fornitore tecnico. Il casco avrebbe dovuto debuttare a maggio al Giro d’Italia, dove in effetti per la prima volta sarà visibile con i colori ufficiali. Grazie ai dati raccolti in galleria del vento e ai test effettuati su strada, il Team Bahrain Victorious ha espresso però la volontà di indossarlo già nell’avvio stagionale.
Nello specifico, come detto, saranno due i primi test in gara: la cronometro diLido di Camaioreche apre la Tirreno-Adriatico e nuovamente la cronosquadre di Auxerre, terza tappa della Parigi-Nizza che si correrà domani. La livrea camuffata, visibile nelle foto, maschera ancora i dettagli del design finale che verrà mostrato alla presentazione ufficiale di maggio.
Rudy Project è sponsor tecnico del Team Bahrain Victorious sin dai suoi esordi come Bahrain-MeridaRudy Project è sponsor tecnico del Team Bahrain Victorious sin dai suoi esordi come Bahrain-Merida
Risparmio energetico
Rudy Project ha dedicato notevolil energie ad approfondire gli studi aereodinamici, credendo fermamente nell’utilità della galleria del vento per tradurre in dati concreti il lavoro di ricerca e sviluppo. Il processo infatti ha affrontato vari step, sfruttando sensori di avanzata tecnologia con cui analizzare la geometria della superficie del casco in relazione alla posizione del ciclistasulla bici, seguite da test in galleria del vento. Il wind tunnel è, per l’azienda di Treviso, un mezzo fondamentale attraverso cui migliorare le performance degli atleti e quelle dei consumatori che acquisteranno il prodotto.
Il nuovo casco ambisce a ridefinire gli standard di efficienza, grazie a prestazioni aerodinamiche che hanno dato risultati importanti nei test interni dell’azienda. Con un risparmio energetico di 15,7 watt (alla velocità di 45 km/h) il nuovo casco ha vinto il confronto con diversi altri prodotti, presi a riferimento come benchmark. Un miglioramento significativo anche rispetto al già performante casco The Wing, che lo ha preceduto nel catalogo di Rudy Project e nelle forniture ai professionisti della bici da strada di cui la marca è partner. Il Wingdream sarà disponibile al pubblico per l’acquistoentro fine 2024.
Siamo tornati dai mondiali di Glasgow con quei 12 secondi di differenza fra Evenepoel e Ganna, cercando di capire come avrebbe fatto l’azzurro per guadagnarli. Non abbiamo pensato minimamente che nel frattempo anche il belga si sarebbe dato da fare per aumentarli. L’ironia della sorte è che per farlo, Evenepoel e la Soudal-Quick Step hanno accanto Castelli, che con Ganna ha conquistato alcune tra le vittorie più belle e ancora lo supporta in nazionale. L’azienda di Fonzaso sa come infilarsi nel vento e scapparne a velocità doppia. E la sfida di rendere più veloce Evenepoel (e anche il nostro Cattaneo) suona davvero straordinaria.
La posizione a cronometro di Evenepoel evidenzia la sua compattezza: questo lo rende unicoLa posizione a cronometro di Evenepoel evidenzia la sua compattezza: questo lo rende unico
Compattezza non comune
Lo testimoniano le parole pronunciate qualche giorno fa da Alvin Nordell, l’americano che fa da raccordo tra squadra e azienda, con cui avevamo già raccontato la dotazione per il team belga in vista delle classiche del Nord. L’occasione è stato un comunicato al termine di una sessione nella galleria del vento del Politecnico di Milano.
«Remco rappresenta una sfida unica – dice l’americano – perché la sua posizione è così compatta e aerodinamica che la maggior parte delle soluzioni che funzionano per altri corridori non danno lo stesso risultato con lui. Siamo al livello in cui i migliori ciclisti hanno bisogno di soluzioni personalizzate. Fortunatamente, Remco ha sempre riconosciuto l’importanza di questo lavoro e dedica molto tempo ai test e al miglioramento. Insieme continueremo a renderlo sempre più veloce».
Il tema è ghiotto, queste considerazioni su Evenepoel ricordano quelle di De Rosa su Berzin nel 1994. E così abbiamo voluto vederci più chiaro e siamo tornati da Alvin Nordell, mentre fuori nevicava e per lui che arriva dal Colorado era un po’ come essere tornato a casa.
Evenepoel, che il 25 gennaio compirà 24 anni, ama la ricerca sui materiali per guadagnare margine (foto Castelli)Evenepoel, che il 25 gennaio compirà 24 anni, ama la ricerca sui materiali per guadagnare margine (foto Castelli)
In cosa consiste il lavoro che state facendo con Remco e la squadra?
Stiamo lavorando in galleria del vento con i vari team. Lo facciamo ormai da dieci anni e ogni volta che andiamo impariamo qualcosa in più. Proviamo cose nuove per vedere se possiamo acquisire conoscenze diverse e ovviamente Remco e la sua posizione compatta sono una sfida molto interessante. Con lui si parte dalle conoscenze che abbiamo e poi cominciamo a… giocare con alcune variabili, come i tessuti e il posizionamento, per cercare di ottenere il miglior risultato possibile.
Da dove siete partiti?
Abbiamo iniziato con il body che avevamo testato nelle ultime due stagioni nella galleria del vento e poi abbiamo apportato alcune modifiche. Alcuni nuovi modelli, alcuni nuovi tessuti e diverse variabili per vedere se potevamo guadagnare un paio di watt a suo vantaggio. Martedì è stata una giornata davvero lunga, ma siamo riusciti a mettere insieme alcune cose che lo hanno reso più veloce. Alla fine posso dire che è bello trascorrere una giornata così lunga se diventa anche produttiva. C’è stato molto duro lavoro sia da parte della squadra sia di Castelli, ma siamo riusciti nel nostro intento. Remco avrà dei body nuovi da provare per la prima cronometro della stagione.
E’ tanto diverso lavorare con un atleta alto come Cattaneo e uno compatto come Remco?
A questo punto della storia, l’aerodinamica è diventata molto specifica per il singolo corridore. Remco è molto compatto, ha pochissima superficie frontale. Quindi le cose che funzionano su di lui non necessariamente funzionano su alcuni dei corridori più grandi, più alti o magri. Al contrario, le soluzioni che abbiamo usato su corridori molto più alti e con maggiore superficie frontale non hanno funzionato su Remco. Questa fu una delle scoperte della prima volta che andammo con lui in galleria del vento. Vedemmo che non era così veloce e che una delle ragioni era la lunghezza delle maniche. Andava con quelle corte, così provammo ad allungarle fino a trovare la misura perfetta che portò il maggior risparmio.
La superficie frontale di Cattaneo, che qui vince la crono al Polonia, è superiore rispetto a quella di RemcoLa superficie frontale di Cattaneo, che qui vince la crono al Polonia, è superiore rispetto a quella di Remco
Avere già lavorato con un corridore riduce le variabili anno dopo anno?
Diciamo che ci permette di avere più consapevolezze. Quando siamo andati martedì, abbiamo provato una manciata di prototipi e diverse opzioni. Abbiamo cominciato con un body che sappiamo essere veloce e poi abbiamo iniziato a provarne altri con delle piccole differenze. Specialmente con Remco, non sempre le cose che proponiamo funzionano come speriamo. Per questo abbiamo portato molte opzioni diverse e fortunatamente alla fine siamo arrivati al risparmio di qualche watt.
E’ importante accumulare dati dei vari test per arrivare a soluzioni più efficienti?
Lavoriamo con lui in galleria del vento da quando abbiamo iniziato a lavorare con il team, quindi dal 2022. A gennaio lo portammo per la prima volta e iniziammo a studiarlo. Poi lo abbiamo portato nuovamente nel 2023 e abbiamo provato ancora. Visto che quest’anno è così importante, sia con il Tour che con le Olimpiadi e si spera un altro titolo mondiale, siamo tornati in galleria questa settimana. Probabilmente ce lo porteremo ancora nei prossimi anni, per mettere a punto alcuni dettagli e andare in cerca di qualche altro watt. Un watt qui, un watt là: ormai si deve fare così.
E’ solo un fatto di forme o anche di materiali?
Entrambi, davvero. Abbiamo provato un paio di tessuti diversi solo per lui e abbiamo provato un approccio diverso, mettendo i materiali in modo diverso nella costruzione delle maniche. Poi abbiamo provato un paio di diversi disegni delle maniche con lo stesso materiale, in modo da poter confrontare cosa ha funzionato e cosa no. E’ venuto fuori che la costruzione di una manica sembrava più veloce usando un materiale o l’altro. E dopo aver passato tutta la giornata, siamo riusciti a trovare il meglio di tutto.
Il test nella galleria del vento è stato fatto in assetto da gara. Solo i copriscarpe non erano nuovi (foto Castelli)Il test nella galleria del vento è stato fatto in assetto da gara. Solo i copriscarpe non erano nuovi (foto Castelli)
Ovviamente ha provato in assetto da gara?
Quando si va in galleria, cerchiamo di eliminare tutte le variabili. Quindi aveva tutto ciò che userà il giorno della gara. I body che dovevamo provare. La bicicletta predisposta con la ruota a disco. Il casco da cronometro. Le scarpe da gara. In realtà non ha provato i nuovi copriscarpe. Ogni volta cerchiamo di renderlo il più vicino possibile all’assetto da gara, perché sai che se cambi qualcosa, l’intero sistema può esserne influenzato.
Perché non ha provato i copriscarpe?
Perché sono abbastanza facili da mettere insieme, basta trovare i tessuti che funzionino. In realtà nel corso degli anni con Remco abbiamo provato cinque o sei diverse varianti e l’altro giorno abbiamo utilizzato i più veloci. Per farli serve comunque tempo, perché a volte i tessuti funzionano bene e altre no. Le scarpe si muovono, l’aria interagisce in modo diverso con le gambe che si muovono rispetto alle braccia che invece stanno ferme. Quindi abbiamo effettivamente trovato un tessuto per i copriscarpe e un altro per il body.
In passato hai lavorato con Ganna: è importante conoscere le caratteristiche dell’avversario per aiutare il proprio atleta?
Alla fine il nostro obiettivo è rendere Remco il più veloce possibile. Alcune cose che per lui vanno bene non hanno funzionato per Ganna e la nazionale italiana. Quindi a questo punto, proprio perché i guadagni stanno diventando sempre più risicati, si deve essere molto specifici.
Evenepoel è sempre molto attento ai risultati dei test e si presta volentieri ogni volta che serve (foto Castelli)Evenepoel è sempre molto attento ai risultati dei test e si presta volentieri ogni volta che serve (foto Castelli)
Avete fatto mai test in galleria sulla bici da strada? Dicono che Remco abbia una posizione ugualmente redditizia…
Due anni fa, quando avevamo Fabio Jakobsen, andammo in galleria del vento per renderlo il più veloce possibile allo sprint. Quindi portammo la sua bici, il casco, l’assetto completo. Provammo cose molto diverse, perché la posizione in sella durante lo sprint è molto diversa da quella sulla bici da cronometro. Ugualmente, il modo in cui l’aria ti colpisce quando sei sulla bici da strada rispetto alla bici da cronometro è molto diverso. E posso dire che Remco ha un’ottima posizione su strada, ma è molto più aerodinamico a cronometro. Non c’è proprio paragone.
Nel corso delle scorse settimane, il team tecnico di Ursus ha organizzato una proficua ed interessante trasferta in Inghilterra presso il Silverstone Sports Engineering Hub. Lo scopo era quello di effettuare degli accurati test di aerodinamica sulle ruote di alta gamma. Gli ingegneri di Ursus hanno avuto l’occasione di utilizzare la galleria del vento, una struttura già utilizzata da moltissimi brand del settore ciclismo per studiare ed ottimizzare i molteplici aspetti legati al tema dell’aerodinamicità. Hanno avuto la possibilità di “spingere” al limite le ruote del brand 100% italiano, immagazzinando al tempo stesso una straordinaria quantità di dati, tutti estremamente significativi.
Il tema della ricerca e dello sviluppo del prodotto rappresenta per Ursus un nodo cruciale: un vero e proprio passaggio verso la definizione di un nuovo prodotto da immettere sul mercato al quale i tecnici del brand riservano una accuratissima attenzione. Ed è proprio in questa cornice che si inquadra la trasferta inglese: uno “step” importante, e certamente impegnativo, finalizzato a poter realizzare un prodotto qualitativamente sempre migliore.
A Silverstone sono state testate tutte le ruote di alta gamma all’interno della galleria del ventoA Silverstone sono state testate tutte le ruote di alta gamma all’interno della galleria del vento
Innovazione & ambiente
Ursus è una azienda italiana, con sede a Rosà, in provincia di Vicenza, specializzata da oltre cinquant’anni nel settore delle lavorazioni meccaniche. Con l’avvento degli anni 2000 il business del brand si è affacciato anche al mondo delle biciclette, sia da corsa che Mtb. Questo è avvenuto in particolare grazie all’avvio della produzione di ruote di alta gamma: un esperimento che si è rivelato essere estremamente fruttuoso ed efficace.
Ursus ha fatto così il suo ingresso anche nel mondo del ciclismo professionistico, puntando su un prodotto in continua evoluzione e ad un livello di qualità sempre molto elevato.
Una grande occasione per Ursus ed i suoi ingegneri che hanno potuto lavorare con i migliori macchinariUna grande occasione per Ursus ed i suoi ingegneri che hanno potuto lavorare con i migliori macchinari
Non a caso,Ursus ha sempre considerato l’affidabilità dei propri prodotti un aspetto fondamentale, sia per assecondare il successo commerciale dell’azienda quanto per poter garantire ai propri clienti un prodotto in linea con le loro aspettative. E per poter essere così affidabile, l’azienda veneta ha deciso di adottare, mantenere e migliorare un sistema di gestione per qualità e ambiente in accordo alle norme UNI EN ISO 9001, UNI EN ISO 14001 e IATF 16949.
Inoltre, proprio per quanto si riferisce al tema della sostenibilità, ben il 90% dei fornitori Ursus sono situati in un raggio massimo di cinquanta chilometri dall’azienda. In tema di materie prime, invece, utilizza in produzione il 90% di alluminio pressofuso secondario (l’80% nel caso dell’alluminio estruso).
Si parla spesso di galleria del vento, degli effetti che ha l’aerodinamica sulle performances e dei test eseguiti sulle biciclette. In rare occasioni ci siamo posti il quesito, se ne esista una specifica per la bicicletta.
La risposta è sì, esiste, si trova a Paal ed è perfettamente integrata nella sede di Ridley(nello showroom), all’interno della Bike Valley. Ci siamo stati e abbiamo fatto qualche domanda a Daan Teugels, responsabile della galleria del vento e del Progetto Aerodinamica.
Le linee blu della galleria del vento che fanno da soffitto all’esposizione (foto Ridley)Le linee blu della galleria del vento che fanno da soffitto all’esposizione (foto Ridley)
Una galleria del vento slow speed
«Questa galleria del vento – spiega Teugels – è posizionata all’interno della sede della Belgian Cycling Factory e si sviluppa in lunghezza appena al di sopra della sala di esposizione delle biciclette. E’ la prima galleria che tecnicamente prende il nome “slow speed”, questo perché è dedicata interamente alla bici e tutto quello che ruota intorno alla bicicletta. Qui si eseguono test comparativi, di efficienza e naturalmente di quanto l’aerodinamica pura influisce sulle performances.
«Utilizziamo un modulo CFD proprietario, personalizzato da noi e cucito sulle esigenze del ciclismo. Questo porta dei vantaggi notevoli, soprattutto se facciamo un confronto con altre gallerie del vento che analizzano diverse categorie di prodotti. Ruote, caschi e abbigliamento tecnico, le stesse posizioni dei corridori, qui l’aerodinamica applicata al ciclismo trova il suo regno».
Daan Teugels, responsabile della galleria del ventoDaan Teugels, responsabile della galleria del vento
I numeri della galleria sono replicabili nella vita reale?
La risposta è no, o per lo meno non del tutto, ma l’obiettivo principale di una galleria del vento è quello di fornire una base di lavoro e capire quali sono anche i vantaggi più piccoli. E’ sempre necessario considerare che la variabile più grande è l’atleta. L’analisi tramite la galleria del vento offre dei dati oggettivi di base e relativi ai materiali.
In sostanza la galleria del vento è un lungo corridoio (foto Ridley)In sostanza la galleria del vento è un lungo corridoio (foto Ridley)
La variabile più grande è il corridore?
Si esatto. Circa l’80% della resistenza totale generata è dovuta al ciclista. Sulla resistenza allo spazio influiscono la posizione dell’atleta e ovviamente la bicicletta. Volendo fare un esempio: la differenza tra una posizione eretta e una posizione aerodinamica è di circa 50 Watt. La differenza tra il normale abbigliamento da corsa con casco da strada, rispetto ad un body specifico da crono e con indossato il casco da crono, con la seconda opzione si risparmiano circa 15 Watt. Lavorare sui componenti e sugli strumenti che usa l’atleta, valutarli nella galleria del vento, ci permette di abbassare l’influenza delle variabili.
Alcuni test hanno una durata di un’ora, altri diversi giorni (foto Ridley)Alcuni test hanno una durata di un’ora, altri diversi giorni (foto Ridley)
Quanti test vengono fatti in un anno?
Indicativamente 150 in totale, ma dipende dal periodo. Il più intenso è quello invernale e all’inizio della primavera, dove si provano i nuovi equipaggiamenti e i corridori ottimizzano la posizione sulla bici. Quello con una quasi totale assenza di test è quello compreso tra la fine del periodo estivo e l’autunno.
Ci sono anche aziende esterne alla Bike Valley che usano questa galleria del vento?
Certamente, molte aziende che investono e sviluppano abbigliamento, caschi e naturalmente biciclette. Diversi brand americani di biciclette utilizzano questa galleria del vento.
La piattaforma che angola la bicicletta in base alle esigenzeLa piattaforma che angola la bicicletta in base alle esigenze
Il vento simulato all’interno che velocità può raggiungere?
La velocità massima che possiamo raggiungere con la nostra galleria del vento è di 108 chilometri orari. Tuttavia la velocità massima utilizzata è di 80, poiché la nostra esposizione sottostante deve rimanere intatta. 80 è un valore molto reale se comparato con condizione esterne di vento estremo.
Esiste un intervallo ottimale di vento all’interno del quale si sviluppano le prove?
La maggior parte dei test rientrano in un intervallo di velocità compreso tra 35 e 60 chilometri orari e un angolo di imbardata compreso tra meno 15 e 15 gradi. Le condizioni al di fuori di questi intervalli sono molto rare.
Vengono eseguiti anche dei test di valutazione termica dell’abbigliamento (foto Ridley)Vengono eseguiti anche dei test di valutazione termica dell’abbigliamento (foto Ridley)
Quale è il fattore più difficile, se ne esiste uno, da analizzare?
Il più grande ostacolo ai guadagni aerodinamici sulle biciclette è che ogni capo di abbigliamento,ogni attrezzatura e posizionamento sono diversi per ogni ciclista. Raramente c’è un’attrezzatura veloce per tutti. Questo lo rende anche molto interessante ovviamente. L’aerodinamica è molto individualistica e dipende molto dal tipo di corporatura e dalla flessibilità della persona.
Il calco di Tony MartinIl calco di Tony Martin
C’è un test che è stato più difficile da sviluppare rispetto ad altri?
Come dicevo poco fa, l’aerodinamica è individuale, ogni prova e test, ogni singola situazione sono difficilmente replicabili. Però in passato, quando Tony Martin era ancora corridore, proprio qui abbiamo condotto delle prove per lo sviluppo dell’abbigliamento crono della nazionale tedesca. Quello che avevano in dotazione all’epoca non era troppo efficiente in termini di aerodinamica e lo staff della nazionale ha chiesto il contributo di Bioracer, azienda della Bike Valley con la quale collaboriamo attivamente.
Le fasi di preparazione ai test avvengono in diversi passaggi (foto Ridley)Le fasi di preparazione ai test avvengono in diversi passaggi (foto Ridley)
E cosa avete fatto?
Abbiamo creato un calco del corpo di Martin, che ritraeva fedelmente la sua posizione sulla bici da crono. Abbiamo notato che la sua spalla destra era più bassa rispetto alla sinistra. Grazie a questa informazione Bioracer ha creato un body ad hoc per il campione tedesco ed in seguito anche la posizione sulla bici da crono è stata modificata in modo da renderla più efficiente. La storia dei suoi risultati parla da sola.
Quanto è il costo di un test?
Sono 500 euro per un’ora, a prescindere dal soggetto della prova.
Un pomeriggio in galleria del vento, come non gli accadeva da tempo. Nei due anni scorsi, il lavoro sulla bici da crono si svolse in pista. Perciò venerdì scorso Vincenzo Nibali ha varcato i portoni del Newton Lab di Milano per dei test richiesti dalla squadra e da alcuni sponsor tecnici.Wilier Triestina con un prototipo. Limar per il casco. Giordana per i body. Nimbl per le scarpe. Con lui c’era anche De La Cruz, che ha cominciato di mattina e aveva di fronte interventi più importanti, tanto da aver sforato sui tempi.
Nibali ha iniziato la sua sessione intorno alle 14 (foto Astana Qazaqstan)
I test si sono svolti in galleria del vento a Milano (foto Astana Qazaqstan)
Nibali ha iniziato la sua sessione intorno alle 14 (foto Astana Qazaqstan)
I test si sono svolti in galleria del vento a Milano (foto Astana Qazaqstan)
«Sul fronte della posizione – conferma lo Squalo – sono messo bene, ho un bel Cx. Magari abbiamo anche ripetuto cose che per me direttamente non sarebbero state necessarie, ma se i feedback ti arrivano da un corridore esperto, per ricaduta sono utili a tutto il resto della squadra».
E allora andiamo a vedere con il campione siciliano su cosa si è lavorato nel pomeriggio contro il vento, con un collegamento dalla Spagna dove l’Astana Qazaqstan Team sta svolgendo il secondo ritiro e dove Vincenzo stesso resterà fino alla Vuelta Valenciana del 2 febbraio da cui partirà la sua stagione. La sensazione percepita è di ritrovato entusiasmo. Mentre parliamo Velasco è nel balcone della stanza a prendere il sole, si intuisce un pomeriggio molto luminoso.
La posizione delle mani è soggettiva, ma incide molto sul Cx (foto Astana Qazaqstan)La posizione delle mani è soggettiva, ma incide molto sul Cx (foto Astana Qazaqstan)
Si è lavorato sulla bici da crono?
Su tutto il comparto, diciamo: dalla bici all’abbigliamento, passando per il casco. Abbiamo fatto due sessioni. In quella del mattino c’è stato De la Cruz, poi è toccato a me. Sono arrivato alle 13, ma ho cominciato leggermente più tardi per dar modo a David di concludere i suoi test.
Come è fatta la Wilier da crono?
E’ completamente nuova e non ho portato le misure dello scorso anno, perché non ho fatto prove in galleria del vento e non ho apportato variazioni alla mia posizione di sempre. La bici nuova è un prototipo da confermare, che a quanto dicono verrà fuori per il Giro d’Italia. Il telaio cambia e dovrebbe essere più leggero di 200 grammi. Il manubrio e le protesi saranno molto simile a quelli del 2021.
Durante il test sulla nuova Wilier, Nibali ha provato anche i copriscarpe (foto Astana Qazaqstan)Durante il test, Nibali ha provato anche i copriscarpe (foto Astana Qazaqstan)
Come sono fatti?
Abbiamo montato delle protesi stampate che sono già nel catalogo di Wilier. Per usarle ho dovuto cambiare leggermente l’angolo di apertura delle braccia. Ci sono misure standard e volendo si possono personalizzare, ma io mi sono trovato benissimo con quelle che mi hanno proposto. La posizione delle mani è un punto cruciale…
Spiega…
Dipende da come ti trovi e da come impugni le protesi. Se ci fate caso, Ganna tiene le mani orizzontali, quasi aggrappato. Io le afferro dai lati, ma c’è stato un periodo in cui intrecciavo le mani sopra. Fra manubrio e casco si può lavorare tanto.
Per De la Cruz e la nuova Wilier Triestina da crono, test prolungati (foto Astana Qazaqstan)
De la Cruz ha affrontato un lavoro molto importante di messa in sella (foto Astana Qazaqstan)
De la Cruz e la nuova Wilier Triestina da crono (foto Astana Qazaqstan)
Lo spagnolo ha dovuto impostare l’assetto da crono (foto Astana Qazaqstan)
Come è fatto il casco Limar che hai provato?
Non è un casco a coda tronca, né lunga. Diciamo che è una via di mezzo. La coda corta, che va tanto di moda, è molto buona con il vento laterale. Quella lunga è veloce, ma ti costringe a una posizione perfetta, perché se abbassi la testa, la coda si solleva e ti frena. La soluzione di Limar per il 2022 è un casco di forma tondeggiante, che copre anche di più le spalle, riducendo le turbolenze di quella zona.
Parlando con Cattaneo e poi con Malori si è discusso della posizione da crono: se debba essere scomoda o confortevole…
La bici da crono non è mai comodissima. Quando si va in cerca della posizione migliore, si determina la migliore e quanto più riesci ad avvicinarti, maggiore sarà il guadagno. Per questo la differenza spesso la fa quanto usi la bici da crono. Oggi ad esempio (ieri per chi legge, ndr) abbiamo fatto tutti tre ore solo con la bici da crono.
Il casco Limar è una via di mezzo fra un modello a coda tronca e uno lungo (foto Astana Qazaqstan)
La ricerca della posizione passa anche attraverso il lavoro sui singoli componenti (foto Astana Qazaqstan)
Il casco Limar è una via di mezzo fra coda tronca e lunga (foto Astana Qazaqstan)
Per la posizione si lavora sui singoli componenti (foto Astana Qazaqstan)
Sul fronte dei body che cosa hai provato?
Diversi tipi, io credo di averne provati quattro. Semiforato, con le righe, con le palline, plastificato… Varie prove per valutare la vestibilità e ad esempio il taglio del collo, dove rischiano di formarsi delle pieghe, soprattutto se uno non ha le spalle larghissime, in cui si infila l’aria offrendo resistenza. Anche Giordana ha raccolto tutti i dati, li elaboreranno e alla fine si determinerà la soluzione più redditizia.
Sul fronte delle scarpe avete provato qualcosa?
Sì, ho usato dei copriscarpe, ma con Nimbl c’è un progetto per realizzare delle scarpe da crono speciali in carbonio. Loro hanno già una bella esperienza vincente in pista e quando saranno pronte, potrei anche non usare il copriscarpe.
Nibali ha provato 4 tipi di body, diversi per tessuto e taglio (foto Astana Qazaqstan)
Giordana ha raccolto i dati dei vari test e li sta elabrando (foto Astana Qazaqstan)
Usati i copriscarpe, ma Nimbl gli darà scarpe aerodinamiche (foto Astana Qazaqstan)
Nibali ha provato 4 tipi di body, diversi per tessuto e taglio (foto Astana Qazaqstan)
Giordana ha raccolto i dati dei vari test (foto Astana Qazaqstan)
Usati i copriscarpe, ma Nimbl gli darà scarpe aerodinamiche (foto Astana Qazaqstan)
Come ti trovi ad avere le scarpe su misura?
Sono molto leggere e performanti. Hanno fatto un calco del mio piede e su quella base hanno costruito una scarpa che ne asseconda le forme, le eventuali irregolarità. Le mie scarpe sono comode solo per me insomma (ride, ndr), qualcun altro potrebbe trovarle scomode, ma solo perché il mio piede… ce l’ho solo io. Sono come un guanto che asseconda alla perfezione la forma. Vengono fatte completamente in Italia, il valore non si discute.
Quanto peserà la crono nel tuo 2022?
E’ molto importante, è sempre stata l’ago della bilancia. Oggi magari non sono più lunghe come prima e forse proprio per questo la cura dei materiali è ancora più importante. Se risparmi un secondo a chilometro, è già tanto. Alla fine di una corsa, 30 secondi possono fare la differenza.
Il flusso d’aria mette alla prova l’efficienza del casco (foto Astana Qazaqstan)Il flusso d’aria mette alla prova l’efficienza del casco (foto Astana Qazaqstan)
Passiamo per un attimo alle bici da strada: al Bahrain usavi la Reacto per le classiche e la Scultura in montagna…
Qui la situazione è simile, nel senso che abbiamo la Filante che è la più veloce e la Wilier 0 Slr che si presta di più per la salita. Io penso che userò più spesso la Filante, ma siccome gli angoli dei telai sono pressoché identici, magari prima di un tappone di montagna la 0 Slr è più prestante.
Soddisfatto di questi test?
Molto. La prova serviva soprattutto per i materiali e il fatto che sia stata la squadra a richiederla e non una mia esigenza dimostra che ci tengono e stanno investendo. Un bel modo di cominciare.
Mattia Cattaneo è a Parigi sulla via del ritorno. Dopo una settimana abbondante negli Stati Uniti fra il Kansas e la California, per il bergamasco della Deceuninck-Quick Step domani ricomincia la preparazione.
Gli ultimi otto giorni sono stati un concentrato di divertimento, fatica e scoperta insieme a Remco Evenepoel, Giampaolo Mondini e lo staff di Specialized. Il motivo del viaggio erano infatti i test in galleria del vento per la posizione della crono, ma lo sponsor ha chiesto ai ragazzi di partecipare alla Waffle Belgian Ride, un mega evento gravel che si è svolto a Lawrence. Il format ha 10 anni, ma era la prima volta che si correva in Kansas.
Così i corridori si sono rimboccati le maniche, si sono messi lo sguardo convinto e hanno corso sul percorso medio. Distanza di circa 111 chilometri e 3.600 metri di dislivello. Un po’ di asfalto in partenza e poi solo sterrati. Vi interessa saperne di più? Venite con noi…
Percorso quasi tutto pedalabile, tranne alcuni passaggi più tecnici (@specialized)Percorso quasi tutto pedalabile, tranne alcuni passaggi più tecnici (@specialized)
Parlaci dell’evento…
Molto simile a una Gran Fondo, ma essendo in America è chiaro che fosse tutto più grande. Bello spirito, ma noi eravamo lì per rappresentare Specialized e per divertirci. Anche se poi lo sapete, quando si attacca il numero, andrai pure piano, ma fai fatica vera. Bel clima però, tanta voglia di divertirsi a tutti i livelli.
Quelli che hanno corso sul percorso lungo sorridevano meno?
Ecco, quelli avevano le facce convinte. Dovevano fare 179 chilometri e quasi 6.500 metri di dislivello. Sono partiti mezz’ora prima di noi, erano tutti i corridori. Se la partenza fosse stata su sterrato, avrebbero fatto il polverone. In realtà i primi 2 chilometri e poi il finale erano su asfalto. Il resto tutto su sterrato, tipo strade bianche. Gli unici passaggi tecnici li chiamavano “Cyclecross” ed erano tratti più stretti fra prato e boschi. Comunque percorso ben frecciato e addetti ai lavori a ogni incrocio. Organizzazione super.
Il viaggio negli Usa di Cattaneo per fare test in galleria del vento e un… favore allo sponsor (@specialized)
Non solo sterrati larghi, ma anche passaggi più stretti nel bosco, Qui Evenepoel (@specialized)
Il viaggio negli Usa di Cattaneo per fare test in galleria del vento e un… favore allo sponsor (@specialized)
Non solo sterrati larghi, ma anche passaggi più stretti nel bosco. Qui Evenepoel (@specialized)
Conoscevi già il gravel?
A casa ne ho una, l’ho presa da me per quando esco fuori stagione. Due volte alla settimana, invece di farmi dei giretti su strada, me ne vado per un paio d’ore via dall’asfalto. In America ci hanno dato le nuove Crux il giorno prima, per cui il sabato siamo andati a farci un giretto per metterle a posto.
Come funzionava con l’assistenza meccanica?
Niente ammiraglie o punti di assistenza. Ognuno in autosufficienza, ma per fortuna non abbiamo bucato.
Era freddo?
Vi dirò, la mattina alla partenza c’è stato un po’ da battere i denti. Poi però ci siamo scaldati.
In gara assieme al gruppo della Deceuninck c’era anche Giampaolo Mondini (@specialized)In gara assieme al gruppo della Deceuninck c’era anche Giampaolo Mondini (@specialized)
In Italia si è già corsa la Serenissima Gravel, credi che eventi del genere si diffonderanno?
Per me sì (risponde senza esitare, ndr). C’è tanto margine, vedo un grande futuro. Del resto le aziende stanno producendo più gravel che mountain bike, per cui ci si può aspettare anche uno spostamento degli atleti dalle altre discipline. In una gara di gravel si possono mischiare stradisti, biker e anche qualcuno del ciclocross. Di fatto è una specialità che strizza l’occhio a tutte le altre.
E’ stata dura?
Anche se ci siamo imposti di non spingere troppo, c’erano tanti strappi di 300-400 metri. Tutto un su e giù, per fortuna i rapporti del gravel permettono di salvare la gamba. Ma ci siamo fermati per mezz’ora in ciascuno dei tre ristori che abbiamo trovato, mentre nel lungo ne avevano cinque. Si mangiava come da noi, barrette, crostate e il resto. E i waffle…
Cattaneo ed Evenepoel hanno optato per il percorso medio di circa 110 chilometri (@specialized)Cattaneo ed Evenepoel hanno optato per il percorso medio di circa 110 chilometri (@specialized)
Ecco bravo, come mai questo nome?
E’ un format che hanno esportato negli Usa. Fa leva sui waffle e sulla cultura ciclistica belga, ma belgi in giro non ne ho visti, aparte Evenepoel. Lui è stato acclamato, ma perché Remco è Remco, non perché fosse belga.
Cambiando fronte, è vero che in galleria del vento si sono viste per te cose grandiose?
Su carta, con la nuova posizione dovrei avere un miglioramento notevole. Non avevo mai fatto un lavoro del genere, se non in Lampre ma in una galleria molto più piccola di quella Specialized. Si è fatto tanto lavoro, che a livello teorico mi darà vantaggi notevoli. Chiaro che il test di 8 minuti è diverso dalla crono di mezz’ora, ma la nuova posizione promette bene.
Fermi al ristoro: «Ne avevamo uno ogni 45 chilometri circa, ci siamo sempre fermati» (@specialized)
All’arrivo per Evenepoel un frullato: bella sfaticata, vista la preparazione (@specialized)
Fermi al ristoro: «Ne avevamo uno ogni 45 chilometri circa, ci siamo sempre fermati» (@specialized)
All’arrivo per Evenepoel un frullato: bella sfaticata, vista la preparazione (@specialized)
In cosa cambia?
In tutto, anche se essendo alto 1,85, per me riuscire a stare raccolto e compatto come Remco è difficile. Dovrò fare molto lavoro a corpo libero per adattarmi a stare molto più basso, con la testa al livello delle mani.
E’ vero che Remco era infastidito perché tu hai ottenuto dalla posizione vantaggi superiori ai suoi?
Eh, lui è così (ride, ndr), vuole sempre vincere. Ma ha anche altre gambe, per sua fortuna. Adesso si torna e domani si comincia. Ho smesso presto di correre quest’anno (il 18 settembre in Lussemburgo, ndr), è tempo di ripartire.
Da osservare e da apprezzare, per le sue forme e per il suo design, unico e distintivo, ma anche le sue prestazioni. La Basso Palta è sotto molti punti di vista il simbolo del gravel interpretato all'italiana, senza estremizzazioni e con quel tocco di classe che non guasta mai
Remco Evenepoel va a casa dopo la caduta di Sega di Ala, ma la scelta di portarlo al Giro fa acqua da dovunque la si guardi. Ne abbiamo parlato con Damiani
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Con Simone Omarini di HardSkin abbiamo più volte preso di petto il tema dell’abbigliamento correlato all’aerodinamica, ma il filone non si è esaurito. I mondiali in pista e prima quelli della crono hanno davvero messo in evidenza come si vinca spesso per frazioni di secondo e si debba ricercare il vantaggio in ogni possibile situazione. Così se nel precedente confronto avevamo parlato di quali siano le linee guida generali per realizzare un body davvero aerodinamico, ora la curiosità si è spostata sulla possibilità di personalizzarlo perché nello stesso quartetto, ad esempio, convivono giganti come Ganna e Milan e atleti più compatti come Consonni. Non pretenderete mica che si vestano tutti allo stesso modo?!
«L’obiettivo – inizia Omarini – è sempre limare per ottenere un piccolo contributo dovunque si possa. Ci sono body da crono, da pista e da strada. E se la gara in pista dura quattro minuti, quanto vale quel vantaggio/minuto in una corsa come la Sanremo che è lunga 300 chilometri? E’ un po’ come il limare del corridore, che sta a ruota il più possibile per risparmiare energie da usare quando serve nel finale di gara».
Il body per il mondiale dell’inseguimento: 4 minuti di gara
Il body per il mondiale a cronometro, 47 minuti di gara
Il body per il mondiale dell’inseguimento: 4 minuti di gara
Il body per il mondiale a cronometro, 47 minuti di gara
Body e velocità media
Il body nasce in base alla velocità media della prova in cui sarà usato. Così, come detto poco fa, il body del quartetto sarà diverso da quello da crono per due motivi. Il primo è il tempo di utilizzo, che in pista è di pochi minuti e in strada può arrivare fino a un’ora. Così come cambia la posizione in bici, che per 4 minuti può essere ben più estrema e scomoda, anche il body può essere meno comodo di uno da crono.
E poi c’è da considerare la velocità media, che su strada si attesta intorno ai 50 all’ora, mentre su pista può arrivare ai 65. Quei 15 km/h fanno una bella differenza e permettono di progettare e poi testare body diversi.
«Poi ci sono i body da triathlon – rilancia Omarini, dato che HardSkin è molto concentrata sulla disciplina – che sono tarati sui 40 all’ora. Quando si testa un atleta in galleria del vento, è importante capire cosa succede con l’aria alla velocità di gara, ma anche sopra e sotto quella soglia. In base a quello che emerge si valutano i tessuti e le loro tridimensionalità. Si studia atleta per atleta, anche per capire se le forme diverse incidono sul rendimento del body. Non succede spesso, ma è facile intuire che la risposta fra Ganna e Yates potrebbe essere diversa».
La disposizione del liscio e delle rugosità nelle varie parti del corpo è un passaggio chiave
In galleria del vento si prova il body, ma insieme si mettono anche calze, guanti, casco e occhiali
La disposizione del liscio e delle rugosità nelle varie parti del corpo è un passaggio chiave
In galleria del vento si prova il body, ma insieme si mettono anche calze, guanti, casco e occhiali
Tessuti diversi
Personalizzare significa progettare, ma partendo da basi di conoscenza già note. Nessuno inventa niente, semmai la frontiera degli studi si concentra parecchio sui tessuti, che vengono testati per capire in quali parti del corpo performino meglio con le loro rugosità.
«Si gioca col liscio e con le tridimensionalità – spiega Simone – si crea il prototipo e si testa in galleria del vento. Alla lunga, si migliora sempre e più si sta in galleria e più segreti si scoprono. Ci si rivolge a chi produce tessuti per impiego sportivo, difficilmente trovi l’azienda che produce un tessuto studiato per una determinata configurazione aerodinamica. Al massimo, se hai collaborazione con qualcuno che li produce, puoi offrire qualche feedback sulla resa di certe rugosità. La scelta degli ingegneri avviene fra vari tessuti, cercando di individuare quelli che si pensa possano essere i più veloci. A quel punto si fa il body di prova, giocando con le varie rugosità per ottenere il miglior risultato possibile».
Simone Omarini a Montichiari in una sessione di lavoro sulla posizione con gli azzurriSimone Omarini a Montichiari in una sessione di lavoro sulla posizione con gli azzurri
I dettagli in gioco
E poi entrano in gioco i dettagli. La posizione della cerniera davanti o dietro, l’alloggiamento della radiolina. Non esiste una soluzione migliore di altre, semplicemente ciascun atleta avrà vantaggio da una soluzione o dall’altra.
«I test si fanno sui corridori – spiega – un manichino sarebbe comodo, ma costa tanto ed è statico. La variabile nell’uso degli atleti è che durante i test si stancano e quindi si muovono, anche se di solito i cronoman sono bravissimi nel mantenere a lungo la stessa posizione. Ogni variazione deve essere testata e ritestata, proprio perché magari l’atleta ha sovrapposto i pollici e le condizioni sono cambiate. Può andare subito bene, come anche il contrario. Magari si scopre che il tessuto non è così veloce o si prova una nuova cucitura perché quella pensata inizialmente non chiude bene e fa qualche piega.
«Si lavora finché non si ottiene la soluzione che funziona e di solito si crea una matrice di prova per essere certi della ripetibilità del test. Parliamo di 3 prototipi di body e 5 di calze. Si provano insieme, anche in combinazione. Poi si usano differenti tipi di casco per valutare se la sua azione danneggi o modifichi il comportamento del body. Visti i costi, in galleria si entra con i tempi già suddivisi e sapendo quali prove si faranno. Ogni tempo morto costa, quindi la giornata è già tutta programma al minuto».
Il body da triathlon deve essere veloce e comodo: si usa anche per correre
E poi c’è il body per la Sanremo, vinta nel 2021 da Stuyven: comodo e aerodinamico, visti i 298 chilometir di gara
Il body da triathlon deve essere veloce e comodo: si usa anche per correre
E poi c’è il body per la Sanremo, vinta nel 2021 da Stuyven: comodo e aerodinamico
Confini da varcare
Perché si cambia quando si raggiunge il body perfetto? Perché magari arriva il rappresentante di tessuti e ne propone alcuni più veloci, oppure perché il precedente aveva qualche criticità.
«Nelle grandi aziende magari si cambia anche per ragioni di marketing – dice Omarini – da noi invece la ragione è piuttosto tecnica».
E poi però ci sono le considerazioni finali sul fatto che in galleria del vento si riesca anche a studiare la scia. E si scopre allora che avere una moto alle spalle ti agevola e così pure portarsi qualcuno a ruota. Lo sgradito… ospite infatti in realtà allunga la forma e a parità di superficie frontale si ha un vantaggio aerodinamico. Mai come quello di chi sta dietro, questo è chiaro, ma avendo le gambe per farlo, conviene staccarlo il più vicino possibile all’arrivo.
E poi si potrebbe studiare e misurare gli effetti della ventilazione in un velodromo si potrebbe ragionare sulla ventilazione del velodromo. Capire se i record del mondo di Tokyo siano stati frutto di un ambiente favorevole. Ragionare sulla spinta che gli atleti in gruppo girando imprimono all’aria mettendola in moto, oppure se la ventilazione forzata di un velodromo possa influenzare la prestazione stessa degli atleti. Ci sono confini ancora inesplorati e menti vivide che stanno già pensando al modo per varcarli.
L’argomento è delicato, ma il tempo stringe, perché potrà anche non sembrare, ma le Olimpiadi di Parigi sono già dietro l’angolo. L’intervista con il Segretario Generale del Coni Carlo Mornatiha fatto rumore, in casa Federciclismo il discorso relativo alla Preparazione Olimpica è un tema caldo. Il nuovo responsabile delle nazionali Roberto Amadio (in apertura con Villa e Salvoldi) lo sa bene e ha accettato di buon grado di affrontarlo, anche se non va dimenticato come sia entrato nella “macchina federale” solamente a meno di un mese dai Giochi di Tokyo, ma proprio l’esperienza giapponese gli ha dato molti spunti.
Quando chiudi una rassegna olimpica con un oro e tre medaglie, è chiaro che il bilancio sia ben più che positivo. Amadio però sa che non si può minimamente riposare sugli allori. Riprendiamo allora alcuni degli argomenti trattati con Mornati proiettandoli più direttamente sul nostro mondo. Iniziamo dalla gestione della trasferta.
«Quando si parla di Olimpiadi – afferma Amadio – la logistica è completamente curata dal Coni, ma chiaramente vengono salvaguardate le singole esigenze federali. Noi ad esempio avevamo bisogno di un hotel nella zona delle gare su strada, abbiamo segnalato la nostra preferenza, poi il Coni ha provveduto».
Il presidente del Coni Malagò ha seguito da vicino molte gare ciclistiche olimpicheIl presidente del Coni Malagò ha seguito da vicino molte gare ciclistiche olimpiche
Il rapporto tra Coni e Fci, parlando di Olimpiadi nel loro complesso e quindi comprendendo tutto il quadriennio olimpico, come è strutturato?
Il Coni mette a disposizione le sue migliori risorse per ottenere il massimo risultato, poi ogni federazione deve modulare le sue esigenze. Noi ad esempio abbiamo avuto un fantastico supporto dall’Istituto di Scienza dello Sport, nelle persone di Dario Della Vedova e Giovanni Pastore, per massimizzare i risultati del quartetto. Il lavoro nelle gallerie del vento è stato decisivo: a Torino si è lavorato sulla posizione in bici, al Politecnico di Milano su tutti i materiali.
Un lavoro che andrà avanti?
Sin da subito: hanno competenze delle quali dobbiamo servirci per rimanere all’avanguardia. Ma non solo con loro: abbiamo ad esempio in programma di dotare il velodromo di Montichiari di tutta la strumentazione tecnica, con computer e video per telemetria, con cronometraggio fisso come se ogni giorno fosse una gara. Ma tornando all’Istituto, attendiamo di concludere la stagione e avremo subito un incontro per pianificare il da farsi verso le prossime Olimpiadi.
Elia Viviani nella galleria del vento: il lavoro al Politecnico di Milano è stato fondamentale non solo per luiElia Viviani nella galleria del vento: il lavoro al Politecnico di Milano è stato fondamentale non solo per lui
Mornati sottolineava come dopo Rio si fosse compreso che bisognava dare alle Federazioni qualcosa in più come supporto. L’idea di un settore Preparazione Olimpica che faccia un po’ da legame fra le varie federazioni nell’arco di tutti i 4 anni ti trova favorevole?
Dipende da quel che si intende. I responsabili del Coni sono stati con noi, hanno studiato a lungo il lavoro di Villa e Salvoldi . Ci siamo confrontati anche su altri aspetti tecnologici perché a Tokyo abbiamo visto tante novità, dalla catena delle bici degli inglesi ai rapporti della Nuova Zelanda e gli stranieri hanno studiato ad esempio i manubri delle nostre Pinarello. Il progresso tecnologico avanza a passi da gigante e dobbiamo essere pronti. Il Coni si mette a disposizione, ma poi sta alle singole federazioni lavorare e seminare.
Hai notato una tendenza a guardare solo alle medaglie possibili? A Tokyo ad esempio eravamo ancora completamente assenti nella velocità che pure mette a disposizione ben 6 titoli…
Abbiamo affrontato il tema, ci è stato chiesto, sanno e sappiamo che bisogna mettere in piedi un progetto, senza nasconderci che i risultati li vedremo a lungo termine, c’è tantissimo da fare. Dobbiamo pensare ad esempio a trovare ragazzi adatti alla disciplina che praticano altri sport, come ha fatto l’Olanda che è andata ad attingere anni fa nell’atletica e ora ne gode i frutti, ma parliamo di giovanissimi, da affiancare agli specialisti puri. Ci vorrà almeno un paio di cicli olimpici per poter cominciare a raccogliere.
La finale olimpica della velocità vinta dalla canadese Mitchell: quando tornerà l’Italia a questi livelli?La finale olimpica della velocità vinta dalla canadese Mitchell: quando tornerà l’Italia a questi livelli?
Saresti favorevole a un organo “super partes” che segua tutto il cammino di qualificazione olimpica per ogni sport? Una volta avveniva…
Ci sono troppe specificità legate non solo alle singole federazioni, ma anche alle diverse tipologie di qualificazione. Sicuramente avere modo di confrontare le esperienze è importante, poter sfruttare tutte le eccellenze che abbiamo in tanti sport, avere una visione globale, ma questo posso dire che il Coni già lo fa. L’importante è confrontarsi sui vari temi, anche su quelli spinosi, sapendo che un’Olimpiade perfetta, dove ogni sport ottiene il massimo è impossibile. Non ci riescono neanche gli Stati Uniti…
E’ da un po’ che si ragiona sulla cronometro di Tokyo e adesso che manca davvero poco per dare un peso ai pronostici, il discorso si sposta anche sul piano tecnico. Malori l’ha detto chiaro: la crono dovrebbe essere un esercizio di velocità, premiando gli specialisti e le migliori dotazioni tecniche. Se invece, come a Tokyo per la gara maschile, la crono diventa una prova di resistenza con più salite e discese che pianure, qual è l’impatto del pacchetto aerodinamico? Conta ugualmente tanto infilarsi bene nel vento?
Ai lati del casco, scorrendo via sulla schiena
Il flusso riconosce la sagoma del casco e lo avviluppa, per disperdersi poi a valle
La rugosità della manica, per far scorrere via l’aria dalle spalle
Ai lati del casco, scorrendo via sulla schiena
Il flusso riconosce la sagoma del casco e lo avviluppa, per disperdersi poi a valle
La rugosità della manica, per far scorrere via l’aria dalle spalle
Vento, il primo nemico
Ci siamo voluti togliere la curiosità bussando nuovamente alla porta di Simone Omarini, responsabile prodotto di Hardskin, che fino a qualche anno fa lavorava come ingegnere meccanico presso la galleria del vento del Politecnico di Milano.
«Ovviamente – dice entrando subito nel tema – conta tanto la velocità media di cui si parla, ma anche a 40 km/h la principale resistenza all’avanzamento è aerodinamica. Se la pendenza è contenuta, facendo un bilancio energetico, ci si rende conto che la resistenza aerodinamica è il fattore più importante da vincere. Il ciclista deve fare i conti con il vento. Circa il 90 per cento dell’energia spesa dall’atleta serve a vincere la resistenza aerodinamica. E se il vento è laterale, bisogna capire in che modo si opponga all’avanzamento. Lo scopo di ogni studio e lavoro in questo campo è ridurre la resistenza aerodinamica».
Neppure Van Aert è uno specialista, ma in bici è perfetto. In apertura Remco EvenepoelNeppure Van Aert è uno specialista, ma in bici è perfetto. In apertura Remco Evenepoel
Si passa sempre dalla galleria del vento?
In realtà, ci sono tre possibilità. Si può procedere con l’analisi numerica. Si può andare in galleria del vento. Oppure ricorrere a test su campo, ad esempio in velodromo.
Differenze?
Per la prima non usi l’atleta, se non per una scansione 3d iniziale in assetto da gara, ma servono computer o server di calcolo molto potenti. Inserisci l’atleta, gli “spari contro” un vento computerizzato e vedi cosa succede. Non sono simulazioni veritiere finché non sono validate in galleria del vento o in velodromo. Una volta che però hai un modello validato, puoi usarlo per valutare componenti e situazioni. o per progettare nuovi materiali
Il percorso di Tokyo è troppo duro per Ganna? Se è in condizione, se la gioca. Guardate quelle righe sulle maniche…Il percorso di Tokyo è troppo duro per Ganna? Se è in condizione, se la gioca. Guardate quelle righe sulle maniche…
La galleria del vento?
E’ la più veritiera. Controlli il flusso, la temperatura, l’angolo di incidenza del vento. Hai tutto sotto controllo e puoi simulare le situazioni di gara. Se la galleria è anche grande abbastanza da contenere la scia a valle dell’ultimo atleta, puoi testarci un quartetto intero. Sotto all’atleta si mette una bilancia dinamometrica che permette di valutare tutte le forze e le coppie che agiscono. Tenendo conto della direzione e della velocità del vento e della densità dell’aria, si calcola la resistenza aerodinamica, moltiplicando il coefficiente di drag per l’area frontale. In velodromo queste cose puoi farle, ma spesso non hai la ripetibilità del test. Basta che cambino la temperatura, l’umidità, la resistenza e la densità dell’aria e non hai più le variabili costanti fra i vari test fatti.
Pogacar non è uno specialista, ma se il percorso è duro se la cava con la forzaPogacar non è uno specialista, ma se il percorso è duro se la cava con la forza
Una volta che si è fatto il test base, come si procede?
Fai le varie comparazioni, misurando lo scostamento che si determina usando body, caschi, ruote e componenti diversi. Ogni atleta fa storia a sé. In questo modo ci si rende conto che lo stesso body, ad esempio, può essere più veloce su uno piuttosto che su un altro. Per questo a volte ti accorgi che lo specialista usa un materiale e lo scalatore ne usa un altro. Si parla di differenze minime, i famosi marginal gains, che richiedono di ripetere più volte il test.
Stessa cosa per il casco?
Il casco deve coniugarsi bene con la postura dell’atleta. Un corridore molto fermo e grande può usare un casco largo e con la coda lunga. Un atleta magro, che magari si muove tanto perché guarda spesso il computerino, andrà meglio con un casco senza una grande coda.
Dennis ha vinto il mondiale 2019 su un percorso molto duroDennis ha vinto il mondiale 2019 su un percorso molto duro
Stessa cosa per il manubrio?
Certamente, ascoltando l’atleta. Determini l’altezza delle protesi e la loro larghezza. Fai serie di spostamenti, anche significativi, ma devi sempre passare per il feedback dell’atleta. E’ lui che deve esprimere la potenza necessaria per vincere la resistenza aerodinamica e sempre lui deve guidare la bici. Per cui si studia la posizione, poi gli si dà il tempo di allenarsi e alla fine si ripete il test.
Questo significa che a volerla fare bene, si potrebbe creare un body in base alla velocità stimata?
Esattamente. Lavorando sui tessuti si può fare proprio questo. Ci sono team WorldTour che cambiano materiale in base al percorso che dovranno affrontare. E vi do per certo che è proprio l’abbigliamento che risente maggiormente delle variazioni della velocità media.
Nella crono di Tokyo vedremo in mischia anche Dumoulin, 44° nella prova su stradaNella crono di Tokyo vedremo in mischia anche Dumoulin, 44° nella prova su strada
Su cosa si interviene per variare l’abbigliamento in base alla velocità?
Dato che il corpo umano è di base un corpo tozzo, coprendolo di tessuto puoi controllarne la penetrazione. Si fa variando la rugosità del tessuto. I buchetti sulla pallina da golf nascono da studi simili, perché si è capito che la pallina in quel modo è più veloce nel vento. Con i body è lo stesso. Si sceglie una velocità media e si valuta il tessuto. Se poi ci sono altri fattori, come ad esempio il grande caldo, si inseriscono fibre come il grafene che dissipano meglio il calore, soprattutto nelle crono. Per cui anche se andranno più piano, l’aerodinamica avrà certamente il suo peso. Sicuro!
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