Facciamo un salto nei piani di Sagan. Uboldi apre l’agenda…

07.01.2024
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Peter Sagan avrà anche smesso di essere uno stradista, ma la bici al chiodo ancora non l’ha appesa. E, consentiteci di dire, per fortuna… Lo slovacco non sta fermo un attimo e per questo 2024 molte cose aspettano lui e il suo storico staff, al vertice del quale c’è l’amico, addetto stampa e molto di più, Gabriele Uboldi: per tutti Ubo.

Mentre Sagan è intento a spostarsi da una location ad un altra, Uboldi ci spiega più o meno i piani di Peter. La carne al fuoco è davvero tanta, ma lo è anche la gioia nel “cuocerla”. Lui stesso, del resto ce lo aveva detto, nella giornata Sportful che passammo insieme nel feltrino: «Voglio divertirmi».

Sagan con Uboldi, il suo braccio destro. “Ubo” cura gli aspetti logistici e mediatici… dello slovacco
Sagan con Uboldi, il suo braccio destro. “Ubo” cura gli aspetti logistici e mediatici… dello slovacco
Gabriele, come stanno passando queste giornate del primo anno senza che Peter sia un professionista su strada?

Tutto sommato per ora sono uguali a quelle degli altri anni. Ma proprio uguali! 

Anche il tuo lavoro?

Assolutamente sì, poi ci sarà molto da scoprire. Peter è andato in montagna al Passo Pordoi con tutta la sua famiglia: fratelli, figlio, cognate… Da lì, lo scorso 3 gennaio è tornato a Montecarlo dove vive. Lì va in bici tutti giorni, ma presto ripartiremo.

Quali mete vi attendono?

Dal 10 gennaio saremo in Sud Africa con Specialized. Ci sarà anche il team manager del team di Specy e anche Patxi Vila che, oltre ad essere uno dei tecnici della Bora-Hansgrohe, è anche con noi. Alla fine siamo la squadra di sempre: dal meccanico a Peter. La stessa squadra che cerca e vuole divertirsi e finalmente ha l’occasione per farlo. Eravamo già stati insieme in Cile a dicembre. Quindi sì, ci sarà qualche cambio, ma il calendario è pieno. Quello che forse cambierà è che dovremo fare tanti viaggi, ma cambiando meno hotel. E’ tutto da scoprire, dai: almeno per me, sicuro!

Alla kermesse Beking a Montecarlo Sagan ha vinto davanti ad un sorridente Pogacar. Il gruppo dei colleghi ha voluto salutarlo così
Alla kermesse Beking a Montecarlo Sagan ha vinto davanti ad un sorridente Pogacar
Calendario fitto, hai già una traccia, una bozza?

Come detto a breve si va in Sud Africa e ci resteremo fino al 6 febbraio. Poi andremo ad Abu Dhabi, sempre per la mountain bike. Poi ci sposteremo in Spagna per due gare: Chelva e Banyoles. Dovremmo quindi fare un gara di Coppa di Francia a Marsiglia e poi a marzo Peter farà qualcosa su strada.

Ecco, proprio di questo volevamo chiederti. Abbiamo visto che era in programma qualche evento su strada. Ma in che ottica verrà affrontato?

Saranno gare di un giorno in Francia e saranno funzionali alla MTB. Nessuna velleità di risultato o ambizioni particolari. Queste gare le faremo, o dovremmo farle, con la squadra di suo fratello Juraj (la RRK Group – Pierre Baguette, ndr). 

Perché hai usato il condizionale?

Perché bisogna vedere se… ci stiamo dentro. Mi spiego, la continental di Juraj è davvero piccolina, non c’è uno staff strutturato e Peter, comunque sia, riscuote sempre un certo movimento, attenzioni mediatiche. Alla fine ci sarà un minimo di pressione attorno e bisogna vedere quale contorno riusciremo a mettere su. Che “budget” avremo. Diciamo che questi eventi su strada sono stati fissati nel nostro calendario, ma poi dovremmo riportarli nella realtà.

Che fatica per Sagan ai mondiali di Glasgow. Peter è giunto 67° a 7’14” da Pidcock
Che fatica per Sagan ai mondiali di Glasgow. Peter è giunto 67° a 7’14” da Pidcock
E si va avanti. Siamo a marzo…

Poi sarà la volta del Brasile, ancora in Mtb. Laggiù ci saranno la Brasil Ride e una prova di Coppa. Da qui seguiranno altre prove di Coppa del mondo in Europa: Nove Mesto, Val di Sole e Les Gets. Quindi un evento molto importante per noi: il Giro di Slovacchia su strada (26-30 giugno, ndr).

Il saluto di Sagan alla sua gente…

Esatto. E lì sarà una cosa un po’ più grande. Non nego che quelle gare di un giorno in Francia servono o servirebbero proprio per vedere se si sarà pronti per il grande movimento che ci sarà al Giro di Slovacchia. La sua presenza in questa corsa ci sembra una bella iniziativa.

Ubo, abbiamo parlato un po’ di tutto, ma non delle Olimpiadi in mtb: quello resta il grande goal giusto?

Sì, assolutamente è così, ma siamo anche consapevoli che qualificarsi non è difficile, bensì difficilissimo. Né Peter, né la Slovacchia hanno punti. Si parte totalmente da zero e il livello è alto, ce ne siamo accorti al mondiale di Glasgow. Peter ci proverà al 100 per cento, farà il massimo per andare a Parigi, ma è consapevole che è tosta.

In effetti è molto dura. Ma Sagan ha classe e sarebbe un bel colpo per tutto il movimento…

Sapete, il messaggio che vogliamo far passare è che noi vogliamo fare il meglio possibile, ma divertendoci. Questo è un aspetto fondamentale di tutto questo progetto. Se manca il divertimento viene meno tutto il resto. Se manca il divertimento sarebbe rimasto su strada o non avrebbe fatto nulla. Alla fine un corridore come Peter Sagan ha vinto e guadagnato abbastanza e di certo non gli serve correre in mtb. Se lo fa è per pura passione.

Sagan si racconta: gravel, futuro e Nibali

11.10.2022
5 min
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Siamo sulle colline vicentine su una terrazza naturale che vede la Pianura Padana accarezzata dai raggi del tramonto autunnale. A pochi chilometri il mondiale gravel ha fatto il suo esordio immerso nella curiosità generale. Vediamo Peter Sagan che sta parlando con il suo migliore amico che gli ha fatto una sorpresa percorrendo 800 chilometri per venire a seguirlo in questa corsa iridata. Gabriele Uboldi, addetto stampa del fuoriclasse slovacco, ci viene incontro e fa le presentazioni con il campione. 

Qui Peter Sagan insieme al suo addetto stampa Gabriele Uboldi
Qui Peter Sagan insieme al suo addetto stampa Gabriele Uboldi

Sagan ci accoglie con il sorriso e con la spensieratezza di chi sa che la stagione è finita e che questo mondiale ha tutta l’aura di un’esperienza nuova. Il primo passo di una disciplina che dirotta verso l’agonismo e il palcoscenico dei pro’. Premiamo rec sul registratore, Peter raccontaci…

Come sei arrivato a questo mondiale?

Mah… Bene, ho provato solo i primi 30 chilometri e fatto solo i 15 chilometri finali del percorso. La condizione era buona anche se siamo tornati da tre giorni dal Giappone e tra fuso orario e tutto non è facile riprendersi dal jet leg.

E’ la prima corsa gravel che fai?

Ho fatto la Unbound in America ma lì avevo un approccio diverso. Non è stata una gara, ma una pedalata tra la gente. 

Che corsa è un mondiale gravel?

E’ una gara molto dura.

Per la gara hai scelto la bici da corsa, come mai?

Sì, la Roubaix. E’ un percorso abbastanza tecnico. Se prendi una bici gravel puoi fare percorsi più impegnativi tipo Mtb. Però io credo che serva qualcosa di molto veloce e scorrevole. Le strade sono lineari, c’è tanto asfalto e quindi bisogna stare attenti alla velocità. 

La bici scelta era la Specialized Roubaix utilizzata per le classiche del Nord e l’Eroica
La bici scelta era la Specialized Roubaix utilizzata per le classiche del Nord e l’Eroica
Scorrevolezza e velocità quindi sono determinanti?

Se prendi come esempio l’Eroica, noi la corriamo con la bici normale. Se parti da quel setup, e prendi una bici Roubaix con le stesse gomme, si adatta bene per questo percorso.

Dinamiche di corsa completamente nuove per il gravel…

Sì, è difficile da dire, perché è una corsa tutta nuova. Ci sono corridori da tutte le discipline e non c’è una vera e propria organizzazione di squadra come per le corse professionistiche. Io credo che molto importante sia la partenza come nella Mtb. E’ altrettanto importante in queste gare stare nel primo, secondo, massimo terzo gruppetto fin da subito. 

Quali erano i tuoi favoriti alla vigilia?

Sempre i soliti. Van der Poel sapevo che fosse capace di fare tutto. Van Avermaet mi ha detto che ci avrebbe puntando tanto, non ha fatto i mondiali su strada e lo ha trasformato in un vantaggio. Sono tanti i professionisti della strada, erano tutti favoriti. 

Vedi la disciplina gravel nel tuo futuro affiancato ad una stagione su strada?

Io credo che la gravel sia ancora più dura di una classica. Tipo Roubaix o Fiandre. Ho tutto l’inverno per decidere come programmare la stagione. 

Un Sagan provato dopo il traguardo e come lui molti altri
Un Sagan provato dopo il traguardo e come lui molti altri
Hai fatto una buona stagione, quali obiettivi hai per la prossima?

Non ho fatto una stagione tanto buona… Questo inverno sarà prezioso per staccare e ricaricarsi. Non so ancora cosa farò e quali obiettivi avrò. Al primo ritiro, quando andrò con la squadra, parlerò del programma e vedremo insieme come organizzare il calendario. Adesso non ci ho ancora pensato.

Com’è andato questo primo anno in TotalEnergies?

Mi sono trovato molto bene. Anche con i problemi di salute che ho avuto a inizio anno, mi hanno sempre supportato. Sono molto contento dell’organizzazione della squadra da parte di tutti, staff e compagni. Pensavo di trovare un’altra situazione e invece sono stato molto sorpreso positivamente dalla squadra e di quello che c’è dietro. 

Che effetto ti fa vedere Nibali e Valverde dire addio al gruppo? Con Vincenzo hai condiviso anche un periodo in squadra insieme…

Rimarranno per sempre parte del movimento. Vincenzo è uno dei pochi corridori che ha vinto i tre grandi Giri e anche le classiche. Ci mancherà perché ha dato tanto al ciclismo, soprattutto al ciclismo italiano. La vita è così, nasci come una stella, dopodiché ognuno arriva alla sua fine. E’ importante che la decisione l’abbia presa lui. Se è così, va più che bene. 

Per lo slovacco la prova mondiale è stata sotto le aspettative della vigilia
Per lo slovacco la prova mondiale è stata sotto le aspettative della vigilia

Il mondiale di Sagan

A laurearsi campione del mondo è stato il belga Gianni Vermeersch dopo una fuga durata 140 chilometri insieme a Daniel Oss secondo all’arrivo. A completare il podio Mathieu Van der Poel che da super favorito, beffato dalla fuga, ha regolato il gruppetto degli inseguitori conquistando un bronzo che gli è valso l’onore di averci provato.

Per Sagan l’epilogo seppur positivo non ha rispettato le attese. Peter ha infatti chiuso 14° a cinque minuti dalla testa. Inneggiato tra i big fino alla vigilia forse il campione slovacco ha accusato il jet lag delle ultime trasferte stagionali e il finale affaticato di una stagione che conta due vittorie. Di buono rimane il fatto che la sua presenza ha attirato pubblico ed è stata onorata con impegno e voglia di mettersi in gioco come ha testimoniato il suo volto impolverato che abbiamo scorto dopo la linea d’arrivo. Ora per Peter è tempo di ricaricare le pile e pensare al 2023.

Uboldi e i risvegli diversi di Sagan

16.10.2020
3 min
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Cervia, piazza Andrea Costa, Gabriele Uboldi si tiene distanza di sicurezza dalla transenna, ma accetta di fare due parole. In questi tempi, la bolla è sacra e non si scherza. L’uomo ombra di Peter Sagan, colui che meglio di altri ne riconosce gli umori, ha la faccia perplessa. La tappa di Monselice è di quelle che Peter potrebbe vincere agevolmente, ma è come se quel campione imbattibile e guascone avesse ceduto il posto a una controfigura non sempre così efficiente.

«Se scende dal bus con lo spirito del guerriero – dice sorridendo Uboldi, detto “Ubo”, nell’area riservata alla Bora-Hansgrohe – allora può vincere Ma se scende normale, lo staccano».

Peter Sagan, Gabriele Uboldi, Maciej Bodnar
Peter Sagan e Gabriele Uboldi, insieme da 7 anni
Peter Sagan, Gabriele Uboldi, Maciej Bodnar
Peter Sagan e Gabriele Uboldi, insieme da 7 anni

Il guerriero lo abbiamo visto qualche giorno fa sul traguardo di Tortoreto, 461 giorni dopo la sua ultima vittoria. Ci teneva a vincere e in quella giornata fradicia e fredda ha trovato la cattiveria che forse gli era mancata fino a quel momento.

«Quella mattina – sorride Uboldi – non avrei scommesso due euro sulla vittoria. Uno così in realtà è guerriero sempre, perché tutti questi secondi posti non li ottieni se non sei guerriero. Ma di certo quella tappa non l’aveva cerchiata, non c’era niente di preparato. E’ andato lui a sensazioni».

Era nervoso?

Al contrario, era tranquillo, perché ci ha provato talmente tanto e la vittoria non arrivava. Si è messo in modalità fatalista. Non c’era lo stress della vittoria, c’era semmai la voglia di rendere qualcosa al team che, soprattutto qui al Giro, sta lavorando tanto per lui. E poi c’era la voglia di zittire qualche giornalista che è stato un po’ troppo duro, ma quando sei Peter si aspettano sempre tanto. E’ stata una vittoria bella per come è venuta e non aspettata con ansia.

Davvero senza stress?

Lui resta sempre tranquillo, come quando ha vinto tre mondiali di seguito e poi ha fatto trenta secondi posti. Peter è uguale. Sicuro è contento.

Che brindisi è stato?

Un po’ meno rumoroso di tanti altri, perché quella sera era il compleanno di Konrad e abbiamo preferito lasciare spazio a lui. E poi la verità è che i ragazzi erano molto stanchi, anche Peter. Dopo la tappa era un bel po’ cotto. Quindi no, non è stato un brindisi o una grande festa. Ma devo dirti che da quando sono con Peter grandi feste non le abbiamo mai fatte.

Peter Sagan, Tortoreto, Giro d'Italia 2020
Peter Sagan conquista Tortoreto al Giro d’Italia 2020
Peter Sagan, Tortoreto, Giro d'Italia 2020
Peter Sagan conquista Tortoreto al Giro 2020
Da quanto sei con lui?

Da sette anni

Lo hai visto cambiare in questi anni?

E’ cambiato tanto. Penso che sia successo con l’arrivo del figlio, più che con le vittorie e le gare. Da quando è arrivato Marlon, Peter è un po’ più maturo. Ha trovato una dimensione stabile. Tutto il tempo libero che ha, che non è tantissimo, lo passa con lui.

La partecipazione al Giro è mai stata in dubbio?

Era scontato al 100 per cento che lo facesse. La sua preparazione è sempre stata fatta senza un picco al Tour, ma per arrivare bene al Tour e poi anche al Giro bene. Si è lavorato per arrivare bene in entrambe.

Dopo il Giro, fine stagione. E poi?

E poi c’è un ritiro con il team di 15-20 giorni a dicembre come sempre e per adesso basta. Qualche passaggio con gli sponsor, al massimo. Non si viaggerà negli stati Uniti, si evita il viaggio lungo. Si faranno le stesse cose con gli sponsor di laggiù, che per una volta verranno di qua.

Un salto in Slovacchia?

La sua idea era di andare qualche giorno a trovare i genitori e la sorella che vede poco. Però adesso la Slovacchia sta mettendo delle regole ferree e dovremo vedere. Se può andare senza fare quarantena, parte, altrimenti resta qua.

Parla mai di ritiro?

No, a volte si lamenta di questo sport, che è duro, che non funziona. Ma ancora il fine carriera non si vede. E adesso andiamo a vedere con che spirito andrà alla partenza. Con lui ogni giorno è una scoperta.