Uno degli elementi emersi dalla stagione degli junior che si va a concludere è stata la difficoltà per molti team nel trovare spazio in un movimento dove ci sono colossi come la Borgo Molino, che fanno un po’ da riferimento come Jumbo Visma e Quick Step Alpha Vynil possono esserlo nel WorldTour. Un dato che non è detto sia negativo: la concorrenza aggiunge sapore alle vittorie quando queste arrivano e permette a ragazzi in piena formazione da ogni punto di vista di crescere. Marco Della Vedova, responsabile della Bustese Olonia, lo sa bene.
L’ultimo weekend è stato decisamente positivo, prima con la piazza d’onore nel campionato italiano di cronosquadre per soli 2” dietro la Borgo Molino (i due Bessega, Turconi e Cattani insieme al diesse nella foto di apertura), poi con il trionfo di Tommaso Bessega nel Giro delle 3 Province a Sirmione. Un fine settimana che accresce la soddisfazione per una stagione sempre in prima linea: «Non possiamo che essere soddisfatti – sentenzia Della Vedova – Il nostro è un team che lavora con mezzi limitati, ma portiamo avanti il nostro programma con ottimi riscontri, lavorando con una decina di junior».
La squadra ha sempre avuto un livello costante e soprattutto ha fatto in modo che ognuno dei ragazzi potesse emergere…
E’ una nostra precipua caratteristica, per loro questo è un periodo di passaggio e apprendimento. Noi per scelta lavoriamo un po’ all’antica, non abbiamo nutrizionista, massaggiatore, rinunciamo a molti elementi oggi ritenuti fondamentali proprio perché vogliamo che i ragazzi vivano il ciclismo di base, poi avranno tempo per crescere anche da quel punto di vista. Non esasperiamo la preparazione, non cerchiamo picchi particolari di forma nel corso dell’anno. Abbiamo Marco Giannelli che ci aiuta nella preparazione puntando sulla regolarità che per gli junior è la cosa principale.
Ti è dispiaciuto non avere tuoi atleti ai mondiali?
Non posso negarlo. Certe convocazioni nel corso dell’anno hanno lasciato un po’ interdetti, anche se abbiamo avuto 4 ragazzi in nazionale nelle prove di Nations Cup. Su 10 atleti del team, in 6 hanno vinto almeno una volta. Per noi è tanto, rispecchia la filosofia di base del team e forse questo penalizza perché non c’è la punta che spicca. Nessuno dei nostri parte in una gara per fare il gregario, poi è la corsa a dire chi quel giorno punta al risultato e chi deve aiutarlo.
Siete collegati a qualche squadra professionistica?
C’è un legame con la Eolo Kometa nato più che altro per la vicinanza geografica. Andriotto e Basso, che tra l’altro ha suo figlio da noi, vedono spesso i ragazzi e da loro c’è una corsia preferenziale per farli salire di categoria, ma sempre in base al loro giudizio.
Veniamo allora all’analisi della stagione dei singoli partendo proprio da chi ha appena vinto, Tommaso Bessega che ha in squadra anche il suo gemello Gabriele.
Volete sapere una cosa? Faccio davvero fatica a riconoscerli… Al campionato italiano un giudice era talmente disperato che ha fatto scrivere una lettera sul braccio di uno per distinguerli. Io dico che hanno entrambi un motore esagerato, ma peccano ancora un po’ di testa, non sono coinvolti al 100 per cento e in questo devono ancora crescere. Ma i mezzi ce l’hanno: domenica Tommaso si è fatto 100 chilometri di fuga chiudendo con 1’20” di vantaggio, cose del genere non le fai se non hai qualcosa dentro.
E il fratello?
Per certi versi è più sul pezzo, infatti ha raccolto più punti nel ranking e un numero maggiore di piazzamenti. Sono entrambi molto validi, il prossimo anno approderanno alla Eolo Kometa e credo che cresceranno molto di più.
Un altro che si è messo in luce è Filippo Turconi…
E’ molto costante, lavora bene in allenamento, a differenza dei fratelli è fortemente concentrato sulla sua attività. La particolarità è che si allena senza misuratore di potenza, va molto a sensazione come si faceva ai miei tempi. E’ uno scalatore forte che ha ampi margini di miglioramento.
A tal proposito, si parla spesso dei giovanissimi come corridori che sanno fare un po’ tutto senza però avere picchi in qualche specialità. E’ anche il caso dei tuoi?
No, noi cerchiamo di costruire specialisti perché sono quelli che le squadre professionistiche vanno a cercare e quindi i ragazzi hanno più possibilità per affermarsi. Turconi è uno scalatore puro, con i suoi 63 chili di peso e Riccardo Archetti è un altro. Noi vogliamo che crescano puntando su quelle specifiche caratteristiche, considerando sempre che comunque devi partire da quel che madre natura ti ha dato.
Tenendo anche presente che si tratta di ragazzi in piena fase evolutiva, anche fisicamente…
E questo cambia anche le prospettive. Ganna ad esempio che io ho avuto come corridore a quell’età faceva tempi strepitosi in salita, ma poi ha messo altra muscolatura, è chiaro che diventa più difficile emergere. Il peso è un valore importante: se a quest’età sei già a 65-68 chili poi farai fatica. Io ho avuto un inglese che era uno scricciolo di 52 chili, leggerissimo e in salita volava.
Com’è lavorare con ragazzi di quest’età?
Bellissimo e impegnativo. I ragazzi di oggi hanno tante distrazioni, se fisicamente hanno i mezzi, non sempre la testa li supporta. Io spesso mi arrabbio, li richiamo, spiego loro che se vogliono andare avanti sono loro i primi che devono crederci e lavorarci sopra. Mi arrabbio perché so quanto valgono, so che sono tra i migliori.