I bike brand Fsa e Vision rivestono ufficialmente il ruolo di partner della prossima ed attesa prima edizione di GeoGravel Tuscany, la manifestazione gravel ideata dall’ex due volte campione del mondo Paolo Bettini in programma nelle meravigliose campagne attorno a Pomarance (Pisa) nel weekend del 22/24 settembre.
La GeoGravel Tuscany si caratterizza per essere la prima “gravel experience” dedicata alla geotermia. Una manifestazione che nelle intenzioni primarie intende accompagnare i partecipanti a scoprire… pedalando tutti gli sterrati più affascinanti delle colline metallifere, meglio conosciute anche come “Strade Grigie”.
C’è lo zampino di Paolo Bettini nella nascita della GeoGravel TuscanyC’è lo zampino di Paolo Bettini nella nascita della GeoGravel Tuscany
Un’idea del “Betto”
Nato da un’idea del campione olimpico di Atene 2004, e due volte iridato Paolo Bettini, questo evento si caratterizza per essere un vero e proprio viaggio fra ulivi e macchia mediterranea, antichi borghi e incantate fortezze, con la vista sempre rivolta al suggestivo borgo medievale di Pomarance, autentico cuore pulsante dell’evento. Sullo sfondo, un territorio unico lungo il quale letteralmente ribolle il cuore caldo della Val di Cecina, tra geyser e lagoni che ispirarono persino Dante per il suo Inferno, e che ancora oggi affascinano i rider desiderosi di vivere grandi avventure.
Specchi d’acqua sperduti tra i boschi incontaminati, sentieri lontani dalla civiltà, un calice di rosso al tramonto e tutti i sapori autentici dell’entroterra. La GeoGravel intende proporre a tutti coloro che decideranno di parteciparvi una Toscana mai vista… o meglio, mai esplorata!
Vision sarà uno dei partner, insieme a Fsa, della GeoGravel TuscanyVision sarà uno dei partner, insieme a Fsa, della GeoGravel Tuscany
Due brand: una garanzia!
Ed è proprio in questo contesto che si inserisce l’accordo di partnership definito da Fsa e Vision con il comitato organizzatore della GeoGravel Tuscany. Full Speed Ahead (FSA), ventennale produttore di componenti per biciclette di livello mondiale, ha già da alcuni anni rivolto particolare attenzione al lancio di prodotti dedicati al mondo “off-road”. Ovvero XC e Gravel, oltre al downhill e all’intero mondo Trail, Enduro (sia tradizionale sia elettrico).
Title sponsor dell’evento expo Mtb più importante in Italia – il Bike Festival di Riva del Garda – Fsa supporta molte delle realtà protagoniste del mondo Mtb, oltre a diverse formazioni WorldTour su strada. Non a caso, Fsa ha introdotto una specifica linea dedicata al mondo gravel che si chiama AGX. Una linea composta da ruote, piega manubrio, attacco manubrio, reggisella e pedivella.
L’evento gravel, voluto da Paolo Bettini, si svolgerà tra il 22 e il 24 settembreL’evento gravel, voluto da Paolo Bettini, si svolgerà tra il 22 e il 24 settembre
Dai pro’ al gravel
Con un impegno costante verso la qualità, l’eccellenza tecnica ma soprattutto molto attenta al punto prezzo, il brand Vision si è guadagnato nel tempo la fiducia sia di ciclisti professionisti quanto di moltissimi appassionati praticanti. Vision si dedica ad elevare l’esperienza del ciclismo attraverso la propria gamma di prodotti. Un catalogo che comprende ruote aerodinamiche in fibra di carbonio, trasmissioni avanzate, manubri e numerosi altri componenti progettati per ottimizzare le prestazioni su qualsiasi terreno.
Anche Vision, come Fsa, ha avuto modo di sviluppare nel tempo ruote di tutti i livelli espressamente dedicate al mondo Gravel. Tra queste occorre ricordare le Metron 30 SL Disc Clincher o tubolare, le Metron 45 SL, le Trimax i25 Disc e le Trimax AeroGravel i23 Disc.
OME – Da qualche parte qui intorno c’è la clinica dove accompagnammo Pantani per togliere i ferri dalla gamba e iniziare la parte più gloriosa e insieme drammatica della carriera. L’hotel che la EF Education-Easy Post divide con la Eolo-Kometa è inondato da un bel sole caldo. E’ il secondo riposo del Giro (ieri per chi legge), i corridori scendono alla spicciolata. Bettiol è passato per qualche istante, si è avvicinato ai meccanici e poi è tornato in stanza. Poi arriva Cepeda e con lui si ride forte ricordandogli gli sguardi torvi di Pinot sulla salita di Crans Montana. Nell’attesa degli altri, si sta coi meccanici davanti alla Cannondale di Ben Healy, che a Bergamo è andato a un soffio dalla doppietta.
La sua Cannondale SuperSix Evo in tenuta da Giro d’ItaliaLa Cannondale dell’irlandese monta ruote Vision e gomme tubeless di VittoriaCome ogni bici preposta a correre, anche quella di Healey riporta la verfica dell’UCILa sua Cannondale SuperSix Evo in tenuta da Giro d’ItaliaLa Cannondale dell’irlandese monta ruote Vision e gomme tubeless di VittoriaCome ogni bici preposta a correre, anche quella di Healey riporta la verfica dell’UCI
Lo sguardo di Moser
L’irlandese è il solo della squadra a usare un manubrio classico di FSA, con l’attacco e la piega Vision Metron Aero 4D. Le leve dei freni sono così chiuse verso l’interno che quasi si guardano in faccia. Le ruote sulla bici sono quelle da allenamento, mentre ieri ha usato le Vision SL45 con tubeless Vittoria da 28. Il gruppo è lo Shimano Dura Ace, ma completato dalla guarnitura FSA con misuratore di potenzaPowerBox. La sella è la Prologo Dimension 143 Nack.
Ben arriva trascinando le ciabatte, i capelli sciolti, la barbetta ispida e lo sguardo semi assonnato che tanto ricorda il Moreno Moser dei primi tempi. Due parole con Giorgio Marra di FSA-Vision che è venuto con un operatore per filmarlo con le nuove appendici da crono e poi si avvicina. I ritmi sono lenti e anche l’allenamento oggi sarà più una passeggiata che una cosa seria. Il primo sole dopo tanto tempo, la temperatura di quasi 26 gradi e la fatica da smaltire esigono un giorno a ritmo blando.
Sulla sua Cannondale, Ben Healy non usa il manubrio integratoIl motivo del manubrio tradizionale è presto detto: Ben ha bisogno di attacco negativo per stare più bassoSulla sua Cannondale, Ben Healy non usa il manubrio integratoIl motivo del manubrio tradizionale è presto detto: Ben ha bisogno di attacco negativo per stare più basso
Cosa ti aspetti dalla terza settimana? E’ un punto interrogativo per te che sei così giovane?
Penso che avremo alcuni giorni difficili, forse qualche fuga. E se ne avrò la possibilità, proverò a fare qualche punto per il gran premio della montagna. Quanto al punto interrogativo, amico mio… Penso che ogni esperienza nuova porti qualche punto di domanda. Di solito tendo ad andare bene e a non avere alti e bassi, non vedo l’ora di scoprirlo, ma penso che per me sarà una settimana positiva.
Cosa ti resta del secondo posto di Bergamo?
E’ stata sicuramente una bella giornata e spero anche una gara emozionante per il pubblico che l’ha seguita. Ho sicuramente commesso alcuni errori, ho sciupato troppe forze, ma sono tutti aspetti da cui posso imparare e che porterò con me per il futuro. Almeno so che le gambe ci sono.
Con le leve girate, per Ben Healy la presa è comoda e l’appoggio aumentaCon le leve girate, per Ben Healy la presa è comoda e l’appoggio aumenta
Guardando la tua bici, si nota che sei l’unico a usare un manubrio tradizionale, come mai?
Perché mi piace stare piuttosto basso nella parte anteriore e le nuove Cannondale hanno un tubo di sterzo piuttosto alto. Quindi dobbiamo usare un attacco negativo.
Invece i freni così girati?
Li ho sempre avuti così, da prima che diventasse una moda. Quando mi sono messo a cercare la posizione più comoda, ho cominciato a girarle e le trovo comode. E adesso sta venendo fuori che può essere una posizione sbagliata per il discorso dell’aerodinamica.
Oggi ruote da 55 per l’allenamento, ieri più basse. Domani (oggi, ndr) sul Bondone tornerai alle più basse?
Esatto, in montagna si va con le Vision 45.
Nelle prossime tappe, cone nei giorni scorsi, per Healy ruote Vision da 45Il mozzo anteriore ha il nuovo sistema PRSL’innesto del mozzo è a 72 denti, per una migliore scorrevolezzaNelle prossime tappe, cone nei giorni scorsi, per Healy ruote Vision da 45Il mozzo anteriore ha il nuovo sistema PRSL’innesto del mozzo è a 72 denti, per una migliore scorrevolezza
Come deve essere la tua bici?
L’aspetto più importante prima ancora di pensare a rigidità e leggerezza, è che sia comoda e aerodinamica, visto che devo starci sopra a lungo.
Quando attacchi in salita, spingi dei bei rapporti…
Quando attacco sì, altrimenti mi piace avere anche ingranaggi che permettano una buona frequenza di pedalata. Non perché sia uno scalatore, ma perché quando salgo in bici, mi viene naturale tenere un’alta cadenza. Non credo che esista una frequenza di pedalata ottimale, è molto soggettiva. Si vedono alcuni corridori macinare ad alta velocità e altri girare più lentamente, ma è un fatto legato alla fisiologia di ciascuno.
Guarnitura FSA Power2Max con ingranaggi 54-40 sulla Cannondale di Ben HealyGuarnitura FSA Power2Max con ingranaggi 54-40 sulla Cannondale di Ben Healy
Quanto ti è pesato finora correre con pioggia e freddo?
Per me non è un problema insormontabile, vediamo come va giorno dopo giorno. Certo sarebbe bello avere un po’ di sole, ma non ho troppa paura del freddo.
Si va giorno per giorno, ma c’è un’altra tappa che hai scelto di puntare?
Non si può prevedere quando ci riuscirò. Finora penso di aver colto le opportunità giuste, quando mi rendo conto che sono fuori dalla mia portata cerco di spendere il meno possibile.
L’eleganza del passato incontra l’innovazione del presente. Cicli Drali Milano con la sua Morpheus unisce ciò che era con ciò che è ora. Linee classiche dotate di un fascino senza tempo, abbinate a tecniche costruttive moderne e componenti elettroniche. Una bici pura che si veste di un’estetica tradizionale con le idee ben chiare e rivolte al ciclismo di oggi. La sua particolarità sta proprio in questo concetto, tanta personalità mascherata dietro ad un look eterno.
Il telaio in acciaio permette un utilizzo a 360°La trasmissione elettronica rende la Morpheus moderna e perfromanteIl telaio in acciaio permette un utilizzo a 360°La trasmissione elettronica rende la Morpheus moderna e perfromante
Elegante ed efficace
L’idea della Morpheus nasce dal desiderio di pensare ad una bici raffinata e dal design classico, dotata delle componenti più performanti possibili. Aggressiva e filante ma inedita e con una forcella pensata appositamente per lo sterzo da 1”-1/8. E’ per chi vuole una bici particolare, piena di sostanza in campo tecnico e pratico senza giri di parole. Va veloce quanto si vuole, anche se il telaio pesa un chilo in più. Se si sa guidare e si ha voglia di spingere, la Morpheus asseconda ogni richiesta, perché è elastica come l’acciaio e si muove leggera sulle ruote in carbonio.
Un modo per farsi notare in modo originale tra le linee sempre più complicate dei giorni d’oggi. Telaio in acciaio con congiunzioni per freno a disco, forcella in acciaio studiata appositamente per questo modello, unica nel suo genere. Rappresenta il connubio perfetto tra il passato del marchio e la modernità del presente con gruppo elettronico e componenti top di gamma. Adatta agli amanti dell’acciaio che sanno anche apprezzare le ultime tecnologie offerte dal mercato.
Cicli Drali Milano fa del design uno dei suoi cavalli di battagliaIl carro posteriore è ampio per poter ospitare varie misure di copertureIl reggisella è 27,2 mm ideale per la sua leggerezzaCicli Drali Milano fa del design uno dei suoi cavalli di battagliaIl carro posteriore è ampio per poter ospitare varie misure di copertureIl reggisella è 27,2 mm ideale per la sua leggerezza
Componenti all’avanguardia
Qualità estetiche che si integrano perfettamente con un’indole performante e del tutto aggiornata. Non bisogna infatti farsi ingannare del suo look classico perché ogni componente è stato scelto da Cicli Drali per essere portato al limite e far divertire chi la utilizza. La Morpheus è un concentrato di sostanza e voglia di emergere in modo pratico e fruibile da tutti. Un modo audace e senza dubbi efficace di utilizzare l’acciaio in risposta al carbonio del mercato attuale.
I tubi sono Columbus o Dedacciai. Il movimento centrale è BSA per un’affidabilità totale in ogni situazione e facilità di manutenzione assicurata nel tempo. Il reggisella è da 27,2 mm per una tenuta salda e reattiva. Il peso del telaio si attesta in 1.850 grammi di robustezza e solidità dinamica applicata alla guida. Le componenti sono FSA per una rendita ottimale in ogni situazione. I colori disponibili sono cinque: bianco perlato, azzurro Drali, argento e silver rosé. Le taglie disponibili sono tre S (48-52), M (53-57) e L (58-62).
Cicli Drali Milano si immerge nel gravel con due modelli: Ghiaia Vintage e Ghiaia New. Stessa tecnologia, telai in acciaio saldati a tig, look differenti
Quando Colbrelli ha annunciato la svolta della vita, Claudio Marra era seduto al suo fianco, anche lui toccato dal momento. Aveva ancora addosso il sole dell’ultimo viaggio a Taiwan e da buon padrone di casa ha subito messo a disposizione gli uffici di FSA per organizzare la conferenza stampa del 15 novembre.
Da FSA per Sonny una targa, consegnata da Marra, per ricordare le conquiste comuni nelle classicheDa FSA per Sonny una targa, consegnata da Marra, per ricordare le conquiste comuni nelle classiche
Testimonial e tester
Le parole di quel giorno sono ancora nell’aria. I social pullulano dei racconti del pomeriggio milanese, ma intanto il tempo passa e Marra fa il punto della situazione, ricordando le ore assieme a Colbrelli parlando di sviluppo dei prodotti e immaginando quale potrà essere il seguito della storia.
«Con Sonny c’è un rapporto particolare – racconta – di amicizia, ma anche di estrema collaborazione. Lui è un tester importante, ci ha aiutato a sistemare anche dei piccoli dettagli sulle ruote. Quelle che ha usato alla Roubaix sono state realizzate ad hoc per lui. Avevano una scorrevolezza particolare e hanno debuttato con lui. Ci ha vinto l’italiano, l’europeo e la Parigi-Roubaix. Non voleva mollarle più».
Colbrelli sarà uomo del Team Bahrain Victorious, ma sarà coinvolto direttamente nel lancio delle 71 Merida Reacto customizzate col suo nome e il nuovo logo che lo contiene. Le bici saranno equipaggiate con gli stessi sponsor tecnici della squadra, per cui Sonny metterà la sua esperienza certamente al servizio dei corridori, ma anche degli sponsor tecnici che vorranno riscontri tecnici da un campione che comunque continuerà ad usare la bicicletta.
Colbrelli, spiega Marra, ha sviluppato da sé le ruote Vision Metron con cui ha ottenuto i suoi successi più importantiColbrelli, spiega Marra, ha sviluppato da sé le ruote Vision Metron con cui ha ottenuto i suoi successi più importanti
E’ importante avere nelle squadre una figura così?
Quando abbiamo collaborazioni di questo tipo, con le squadre cerchiamo di non essere solo sponsor, ma collaboriamo perché la fornitura di materiale sia per noi un punto di inizio e non di arrivo. Da loro impariamo tantissimo e poi cerchiamo di migliorare sempre attraverso i loro consigli o le esigenze. Ci tirano matti, ma è sempre uno stimolo a migliorare.
Il fatto che Colbrelli resti nell’orbita della squadra e dei suoi partner è anche un bel segno di umanità.
Il nostro obiettivo non è solo fornire prodotti, ma è anche diffondere la cultura del ciclismo, essere amici, vivere insieme emozioni, gioie, fatiche e sacrifici. Quello che alla fine è il sale della vita. Avere corridori che condividono questo nostro pensiero anche fuori dalle corse per noi è il massimo e cerchiamo di sostenerli sempre, quando è possibile, anche dopo che scendono dalla bicicletta.
Come hai vissuto personalmente quel giorno di marzo?
E’ stato tragico. Una volta avuta la conferma che Sonny fosse fuori pericolo, ho avuto subito la sensazione che da lì sarebbe cambiato tutto. Innanzitutto abbiamo sperato che tutto andasse bene, però abbiamo capito che la sua vita non sarebbe stata più la stessa e ci siamo promessi di aiutarlo in questo progetto. Averlo voluto qui da noi per il suo annuncio è stato il modo di fargli sentire che noi siamo con lui.
Questo il nuovo logo di Colbrelli, con cui saranno personalizzate le sue future iniziativeQuesto il nuovo logo di Colbrelli, con cui saranno personalizzate le sue future iniziative
Ci siete voi, c’è Merida, c’è la squadra: non è tanto comune, in un mondo che a volte si dimentica dei valori.
E’ vero, però devo dire che il ciclismo è un mondo diverso e migliore. Siamo persone con una filosofia, cioè che le persone positive, che riescono sempre a portare avanti una missione, chissà perché si ritrovano sempre insieme e condividono lo stesso tipo di idea. E per questo siamo contenti di poterlo sostenere al meglio.
Decathlon festeggia i 30 anni di attività in Italia, un'azienda che ha aiutato lo sviluppo sportivo nel nostro Paese attraverso la cura di qualità e prodotto
La posizione di Colbrelli desta curiosità: visto quanto è corto? Sonny è in volo per la Francia e intanto ne parliamo con Bartoli. Poi arriva la conferma
«E’ un momento molto importante – inizia Colbrelli – come avrete sentito e letto, sono qui per confermare il mio ritiro. Dopo tanti mesi a pensare e riflettere. Dopo aver parlato con la mia famiglia e vedere se valesse la pena continuare…».
La voce si strozza di colpo. Sonny guarda in alto. Il momento è arrivato, ma non è facile ammetterlo davanti alle tante persone accorse, almeno quanto lo è stato ammetterlo con se stesso. Giornalisti. Parenti. Addetti ai lavori. Una conferenza stampa a invito. E’ il pomeriggio del 15 novembre. L’anno scorso in questi stessi giorni, il bresciano era nella sede di Merida per celebrare la vittoria di Roubaix, oggi è in casa FSA per dire che è tutto finito.
Sonny raggiunge la scrivania alle 14,40. E’ rimasto a lungo in un ufficio a parlare con Cassani e altri amici, fra cui Luca MazzantiSonny raggiunge la scrivania alle 14,40, dopo aver parlato a lungo con Cassani e altri amici, fra cui Luca Mazzanti
Salvataggio Cassani
Interviene Cassani, accanto a Sonny come amico più che come tecnico. E Davide prende il microfono, sollevando Sonny dal momento difficile. Racconta delle avventure in azzurro. Ripete le parole che in questi mesi tanti gli hanno sentito ripetere, quasi a scacciare anche lui la malinconia e lanciare un salvagente di speranza all’uomo seduto accanto a lui.
«Abbiamo fatto una chiacchierata – dice – prima di venire davanti a voi. Mi ha detto di non aver ancora metabolizzato quest’idea. Ha raggiunto tanto nella sua carriera e ora ha voluto questo incontro. Da tanto tempo non parlava. E’ una persona che ha seminato tanto e bene. E adesso – voltandosi verso Colbrelli – se hai finito di piangere, tocca di nuovo a te…».
La sala scoppia in una risata e un applauso. La commozione ha invaso i pensieri di tutti, ma questo non è il momento di deprimersi. Questo è il momento per guardare avanti. Le malinconie hanno già popolato e forse popoleranno ancora le sue notti. Avere un pensiero felice da coltivare sarà il balsamo migliore.
In prima fila i genitori di Sonny, la moglie Adelina e i figli, oltre al fratello Tomas. Subito dietro giornalisti e addetti ai lavoriIn prima fila i genitori di Sonny, la moglie Adelina e i figli, oltre al fratello Tomas. Subito dietro giornalisti e addetti ai lavori
La chiamata con Eriksen
«Dopo quel 21 marzo – riprende Sonny rinfrancato – la mia vita è cambiata. Capisci quello che è successo e devi essere realista. Non tornerai mai più a fare la vita di prima. E’ stato difficile guardare le corse, ma il giorno dopo ero già col mio telefono a vedere Bauhaus che faceva secondo al Catalunya. La bici mi ha dato tanto e mi ha tolto tanto, ma ultimamente mi ha fatto capire che la vita è una sola.
«Non sono Van der Poel o Evenepoel, ci ho messo 32 anni per arrivare al mio livello migliore e sul più bello mi tocca smettere. Ho fatto tanti esami. Ho usato come riferimento Eriksen (il calciatore danese dell’Inter rianimato in campo durante la partita fra Danimarca e Finlandia agli europei 2020, ndr). Tramite alcuni amici, ho trovato il suo numero. Gli ho mandato un messaggio e mi ha chiesto se poteva richiamarmi dopo la doccia, perché aveva appena finito l’allenamento. Abbiamo parlato, ma ho capito che il ciclismo non è il calcio. E se mi succedesse di nuovo in una discesa, potrei farmi molto più male. Perciò smetto. Spero di dare ancora tanto al ciclismo. Ringrazio la squadra, che mi ha tranquillizzato per il futuro…».
Miholjevic, al tavolo con Marra, Colbrelli e Cassani, ha raccontato l’importanza di Sonny per il teamMiholjevic, al tavolo con Marra, Colbrelli e Cassani, ha raccontato l’importanza di Sonny per il team
L’abbraccio di Miholjevic
Accanto a lui c’è Miholjevic, il team manager del Team Bahrain Victorious. E’ un tipo tosto Vladimir, di poche parole. Più tosto adesso da manager che quando era corridore, eppure anche lui è commosso. Non è solo un momento di Colbrelli, in qualche modo è il momento della sua squadra.
«Abbiamo conosciuto Sonny – dice – quando arrivò dalla Bardiani. Era un ragazzo fortissimo, con un grande potenziale e lo stesso entusiasmo dei suoi bimbi qua davanti. Siamo riusciti a incanalare le sue forze e abbiamo fatto la gioia della nostra squadra e del ciclismo italiano, con la vittoria della Roubaix, la classica più bella. Il Catalunya è stato uno choc anche per noi. Anche noi che abbiamo smesso per età non abbiamo metabolizzato facilmente il fatto di non essere più corridori, per Sonny sarà ancora più dura».
Due anni con il team
«Abbiamo pensato di aver perso qualcosa – prosegue Miholjevic – invece ora pensiamo di aver in qualche modo guadagnato. Avreste dovuto vederlo nel bus, motivare la squadra con le sue parole spontanee. Per questo abbiamo prima sentito l’obbligo di stare accanto a lui e alla sua famiglia. Ora però sappiamo quale potenziale abbiamo in mano, con uno che ha vinto la corsa più importante per la squadra. Sonny scenderà con noi nella… miniera (sorride, ndr) che lavora dietro le quinte. Abbiamo 28 corridori e 68 persone. Diventerà una persona più completa. Nel frattempo i bambini crescerano e Tommaso (dice ridendo mentre indica il figlio di Sonny, ndr) comincerà a vincere le corse. Sarà con noi per altri due anni».
Dopo le lacrime delle prime parole, Colbrelli è parso commosso a tratti, ma sempre più consapevoleDopo le lacrime delle prime parole, Colbrelli è parso commosso a tratti, ma sempre più consapevole
Il ciclismo dei giovani
Scorrono le immagini delle vittorie. Poi viene presentato il logo con il cobra e il nome Sonny Colbrelli, disegnato da Johnny Mole per una linea di 71 bici Merida volute da Sonny, perché 71 era il numero sulla maglia nella Roubaix vinta. Intervengono Claudio Marra, il padrone di casa, che gli consegna un premio. Interviene Dario Acquaroli, per Merida Italy. E intervengono anche due pezzi grossi di Merida Europe: il direttore del marketing Andreas Rottler e il general manager Wolfgang Renner. E Sonny, già più disteso parla del progetto e della sua idea di lavorare per il ciclismo dei bambini.
«Quando ero piccolo – dice – avevo una pista in cui pedalare al sicuro. Ora nella zona di Brescia vedo i bimbi nel parcheggio di un supermercato e mi mette tanta tristezza vederli in mezzo ai vetri. Vorrei fare qualcosa, non so quando. Dipende da quanto mi farà lavorare Miholjevic (ride a sua volta, ndr). Un impianto in cui possano provare tutte le specialità e poi semmai scegliere. I più giovani bisogna farli innamorare del ciclismo, non proporglielo come un’ossessione».
Claudio Marra ha premiato Colbrelli con una targa che vale anche come promessa di collaborazione futuraClaudio Marra ha premiato Colbrelli con una targa che vale anche come promessa di collaborazione futura
I pensieri pericolosi
Poi prende una pausa di silenzio. Di colpo Colbrelli torna Sonny, il ragazzo che sognava di diventare campione sulla sua bicicletta e di colpo vengono avanti i fantasmi delle prime notti.
«Ho pensato di togliermi il defibrillatore – dice davanti a tutti e poi approfondirà a quattr’occhi – fare due anni al top e poi di rimetterlo. L’ho pensato subito, quando ho scoperto che è removibile. In bici senti magari di poter fare quello che facevi prima, ma poi hai paura di spingerti al massimo. E allora penso che comunque non sarei più il Sonny di una volta. Hai paura, non vai allo sfinimento. Non doveva succedere quel giorno, non era il mio turno. Sono stato fortunato. Di 10 persone che hanno avuto un arresto cardiaco come quello, 8 non sono qui a parlarne. Bisogna essere forti e intraprendere una cuova carriera.
«Ho capito di non essere più un corridore quando è arrivata la mail con l’organico della squadra e il mio nome non era più nella lista. Ma se ho fatto un cambio di marcia lo devo a Paola, la mia mental coach. Mi ha fatto capire quanto valgo e che sono più forte di quanto pensassi. Ho capito che posso fare cose importanti anche non essendo più un corridore. Ora la vedo così, magari domani mi chiudo nei miei silenzi. Non è facile. Potrebbe esserci il rimpianto del Fiandre e di non aver fatto sempre la vita che ho imparato negli ultimi tempi, ma non è questo il tempo dei rimpianti».
Notevole l’afflusso dei media. La decisione di Colbrelli era già nota, ma quasi tutti hanno voluto essere presenti per raccontarloNotevole l’afflusso dei media. La decisione di Colbrelli era già nota, ma quasi tutti hanno voluto essere presenti per raccontarlo
Il futuro è già una vittoria
Il futuro è con la squadra e con i suoi sponsor. Con i giovani da osservare e i materiali da provare. Poi forse il futuro passerà attraverso una tessera da direttore sportivo. Zero elucubrazioni su soluzioni ardite per aggirare il divieto di correre. Ancora una volta Sonny è l’uomo maturo che nel 2021 ha fatto sognare l’Italia del ciclismo.
«Non ero solo un corridore – sorride – come ha detto Miholjevic. Mi mancheranno i miei compagni e il mio posto sul bus. Con Caruso ci sentiamo sempre. Mi ha detto: “Sonny, sono con te”. Ci facciamo delle grandi risate. Mi mancherà anche il diesse che la sera porta il numero da attaccare sulla maglia. Non mi mancheranno quelle giornate di fatica a 40 gradi a chiedersi chi me l’ha fatto fare. Però adesso che lo dico, invece mi mancano. Bisogna pensare al bello…».
Immancabile la foto con la bici, Merida Reacto, che lo ha condotto alla conquista della RoubaixImmancabile la foto con la bici, Merida Reacto, che lo ha condotto alla conquista della Roubaix
I figli che crescono
«Ora vado in bici per divertirmi, mentre prima avevo l’assillo dei lavori e del peso. Ora la sosta al bar è prolungata. Mi godo la bici come mi diceva tanta gente, che per loro è il modo di scaricarsi la mente dopo giornate impegnative. E’ così davvero. Prima cominciavo la giornata dicendo: “Sonny, alzati, vestiti e vai ad allenarti”. Ora mi alzo e mi dico: “Sonny, alzati, vestiti e prepara la colazione ai bambini”. Parto subito con quattro caffè, ma è una cosa bella, perché noi corridori vediamo i figli crescere nel telefono.
«E per il resto – conclude – ho davanti tutta la vita e tanti progetti. L’importante è che sono qui e che non tutti possono dire che la loro ultima vittoria è stata una Roubaix. Ma vi dico subito che c’è già il mio erede. Si chiama Jonathan Milan, abbiamo visto tutti di che pasta è fatto. E magari avermi accanto lassù lo aiuterà a crescere un po’ più in fretta».
Dopo la conferenza stampa, Colbrelli ha concesso qualche minuto ai giornalisti presenti. Qui con bici.PRODopo la conferenza stampa, Colbrelli ha concesso qualche minuto ai giornalisti presenti. Qui con bici.PRO
Sorride. Si alza. Si presta ad altre interviste. Sky va in diretta. Ci sono Rai e Mediaset. Ci sono Eurosport e la Gazzetta. C’è la sala stampa degna di un grande campione. C’è soprattutto il senso consapevole di una seconda occasione. E davanti alla vita, tutto il resto si ferma. Buona vita, Sonny. Ci vediamo alle corse.
Sentieri, avventure, mete inesplorate… FMoser con la sua Gravel è pronta ad abbattere ogni limite per dirigersi verso nuovi orizzonti, fuoristrada e non solo. La bici “2 in 1” che abbiamo già visto e provato in versione road, ora si rifà il vestito e si spinge anche off-road.
Ogni sua caratteristica è conservata, a partire dal motore affidabile e performante firmato FSA, fino alle linee sinuose derivate da accurati studi e dai prestigiosi consigli di Francesco Moser. Proprio così, perché il nome che avvolge i tubi in carbonio è quello dello “Sceriffo” trentino che ha partecipato alle fasi di sviluppo anche di questa versione gravel.
Qui Francesco Moser in sella alla FMoser durante un testLa FMoser Gravel in configurazione muscolare non conosce limitiQui Francesco Moser in sella alla FMoser durante un testLa FMoser Gravel in configurazione muscolare non conosce limiti
Muscolare o elettrica
Il suo pregio, derivante dall’incredibile versatilità, rimane l’asso della manica anche in versione gravel. La possibilità infatti di utilizzare la bici come una normale muscolare oppure in versione e-bike determina la sua essenza.
La vera rivoluzione che fa di questa FMoser un’ibrida on-off, è la modalità muscolare. Partendo da questo assetto si estrae la ruota posteriore. Siinserisce la batteria, nel canale ad “H” che facilita lo scorrimento dei cavi senza impedimenti. Si collegano i cavi in gomma, unendo i connettori. Infine si innesta la ruota con motore nel mozzo in sede e si allaccia il connettore sul carro posteriore che dispone di un click per mantenerlo fisso. Un sistema che nel suo complesso regala sensazioni di affidabilità ed ergonomia nel montaggio.
L’estrazione della batteria avviene direttamente dal tuo obliquo una volta smontata la ruotaL’estrazione della batteria avviene direttamente dal tuo obliquo una volta smontata la ruota
Propulsione FSA
L’anima di questa bici è sicuramente il Dual Mode System. La doppia ruota viene infatti inclusa in tutti gli allestimenti, permette di passare da muscolare ad assistito in meno di due minuti. Un’altra peculiarità di questo progetto è il disegno del tubo obliquo a sezione chiusa, con estrazione della batteria appena sopra il movimento centrale. Le sensazioni di guida con la bici senza batteria sono infatti da bici tradizionale, senza nessun tipo di rimpianto o mancanza di ciclistica. Questo è permesso anche dal fantastico peso di 7,5 chilogrammi.
Il motore èFSA HM1 Hub Motor con 42 Nm di coppia. La batteria da 250 Wh è formata da venti celle Samsung, le migliori in commercio con queste caratteristiche. Il torque sensor si trova all’interno della ruota libera. Questo consente in primis di avere linearità nell’assistenza e, in secondo, luogo l’aiuto è bilanciato in base alla forza impressa sui pedali. Affidabilità e durabilità infatti sono garantite anche da questa scelta tecnica. Il tutto con un peso complessivo che rimane sotto i 4 chili.
Il motore FSA è da 250Wh con la possibilità di montare un range estender da altrettanti WhE’ possibile collegare il proprio Garmin per monitorare stato e dati della batteriaIl motore FSA è da 250Wh con la possibilità di montare un range estender da altrettanti WhE’ possibile collegare il proprio Garmin per monitorare stato e dati della batteria
Per ogni avventura
Il telaio, ovviamente realizzato in carbonio, si presenta con sezioni ampie e profili che richiamano sapientemente l’aerodinamica. Una scelta intelligente per mascherare gli ingombri della batteria che vengono uniti al beneficio dell’estetica.
L’assetto è endurance, il comfort è assicurato anche sulle lunghe distanze. Una bici rigida e reattiva pronta a sfidare l’offroad del gravel in qualunque condizione con la possibilità di interpretarlo con o senza motore. Questo è frutto di geometrie che prevedono un angolo sterzo più aperto e un interasse maggiore, abbinati ad un carro compatto che non ne sacrifica la reattività.
I profili sono aerodinamici e la geometria è enduranceL’accensione della parte elettrica avviene tramite pulsante sul tubo orizzontaleI profili sono aerodinamici e la geometria è enduranceL’accensione della parte elettrica avviene tramite pulsante sul tubo orizzontale
Allestimenti e prezzi
L’impressione coincide con la realtà: la FMoser rappresenta una bici con due differenti utilizzi al prezzo di una sola. La gamma gravel si suddivide in due modelli. Gravel Force, con movimento centrale Sram, corona 40T, cambio Sram Force AXS 12 speed XPLR, leve Sram Force eTap, guarnitura Sram Force e cassetta Sram XG 1271 XPLR 10-44T.
La seconda versione è la Gravel Rival che si differenzia solo per l’allestimento con gruppo Sram Rival AXS 12 speed XPLR. Entrambi i modelli montano cockpit FSA A-Wing Pro AGX. Ruote FSA AGX e pneumatici Vittoria Terreno Dry 700x35c. I prezzi partono da 5.500 euro, consultabili presso la rete di rivenditori autorizzati presente sul sito.
Cicli Drali Milano ridisegna una delle sue bici di punta e più apprezzate: la Aero. Un mezzo che si è fatto notare nel tempo per la sua audacia nella colorazione e per la continua ricerca di migliorie per competere con i migliori telai del mondo. La nuova Aero, vista in anteprima all’Italian Bike Festival, ce la presenta Gianluca Pozzi, amministratore delegato di Cicli Drali Milano.
Quella presentata all’Italian Bike Festival era la nuova versione della bici AeroIl carro posteriore più largo può ospitare copertoni fino a 32 millimetriIl carro è stato rinforzato nell’attacco al telaio per sostenere una maggiore potenzaQuella presentata all’IBF era la nuova versione della bici AeroIl carro posteriore più largo può ospitare copertoni fino a 32 millimetriIl carro è stato rinforzato per sostenere una maggiore potenza
Un nuovo design
La nuova Aero di Cicli Drali Milano presenta delle nuove geometrie più aggressive che la rendono una vera top di gamma per il mercato delle bici.
«E’ stata modificata nella parte posteriore – racconta Gianluca – abbiamo allargato il carro. E’ stata una scelta dovuta al fatto che ormai si utilizzano copertoni con sezioni sempre più grandi, non è raro trovare un 30 millimetri o, addirittura, un 32. Questo cambiamento è dovuto anche ad un nuovo concetto di aerodinamica, ora la bici Aero risulta più “muscolare” grazie al carro posteriore più rigido. L’attacco al telaio è più spesso, ne risulta una bici più da sprinter, pronta per scaricare tutta la potenza a terra in pochi secondi».
La bici è equipaggiata con manubrio Superzero di Deda ma si possono montare anche componenti VisionIl gruppo montato era il top di gamma Shimano Ultegra Di2La bici è equipaggiata con manubrio Superzero di Deda Il gruppo montato era il top di gamma Shimano Ultegra Di2
Dettagli tecnici
Cicli Drali ha modificato anche i piccoli particolari, dettagli se vogliamo, che però fanno la differenza per avere un mezzo sempre migliore.
«Un’altra differenza è lo sterzo dritto – prosegue – quello precedente che era conico. A questo aggiungiamo anche il fatto che il passaggio cavi risulta completamente integrato, un concetto estetico ma legato anche alla performance. Il movimento centrale è stato ritoccato anch’esso, risulta più grande per reggere una maggiore potenza.
«La componentistica che possiamo montare è estremamente variegata. Per quanto riguarda il cambio, la bici Aero, può montare tutti i gruppi dei tre principali costruttori: Sram, Campagnolo e Shimano. Sui componenti come, manubrio e ruote, lavoriamo bene sia con Deda che con FSA Vision. Il profilo delle ruote che consigliamo o che tendiamo a montare maggiormente è quello da 30 o 40 millimetri. C’è la possibilità di mettere anche profili più alti, come quello da 55 millimetri, per avvicinarsi ancor di più al concetto estremo di aerodinamica».
Un marchio pronto a uscire dagli standard del mercato. FMoser con la sua bici rivoluziona il modo di intendere le ebike e le bici tradizionali. Francesco Gorghetto, Resp. Com. Fantic Bike e FMoser ci spiega l'anima del marchio e il legame con Moser. Enrico Fidelfatti Responsabile di ricerche e sviluppo FMoser ci porta alla scoperta del progetto e delle caratteristiche tecniche della bici tra innovazioni e unicità
Innovazione, multi utilizzo e soprattutto il cognome Moser che torna ad essere scritto sul telaio di una bici. Qui a Misano Adriatico, FMoser ha portato al cospetto delle migliaia di persone accorse per il festival, il suo prodotto pronto a rivoluzionare il modo di intendere la bicicletta elettrica.
Francesco Moser è il simbolo dell’innovazione delle due ruote, per lui la concezione del normale non è mai esistita. Il mezzo era ciò che gli permetteva di arrivare a risultati e record e il suo palmares ne è la dimostrazione. Questa FMoser è la reincarnazione di quella sfrontatezza rivolta ad abbattere ogni standard. E’ infatti una bici due in uno che non scende a compromessi. Alcuni mesi fa l’abbiamo provata al Maso Warth ospiti dello “Sceriffo” tra le colline del Trentino e oggi la ritroviamo a pochi passi dal mare in tutta la sua unicità e perfettamente a suo agio.
La versione gravel si differenzia per colore, pneumatici, gruppi di trasmissione, impianto frenante e manubrioLa versione gravel si differenzia per colore, pneumatici, gruppi di trasmissione, impianto frenante e manubrio
La bici e le sue caratteristiche
La possibilità di avere una bici che si adatta a quello che più ci ispira. Che sia una giornata da passare all’insegna dell’ebike o che si esca con le bici tradizionali, questa FMoser dispone di una capacità camaleontica di adattamento ad ogni condizione senza rinunciare mai alla performance.
L’anima di questa bici è sicuramente il Dual Mode System. La doppia ruota, viene infatti inclusa in tutti gli allestimenti, permette di passare da muscolare ad assistito in meno di due minuti. Il montaggio può essere effettuato in autonomia seguendo pochi semplici passi. Un’altra peculiarità di questo progetto è il disegno del tubo obliquo a sezione chiusa con estrazione della batteria appena sopra il movimento centrale. Le sensazioni di guida con la bici senza batteria sono infatti da bici muscolare senza nessun tipo di rimpianto o mancanza di ciclistica. Questo è permesso anche dal fantastico peso di 7,5 chili.
Il motore è FSA HM1 Hub Motor con 42 Nm di coppia. La batteria da 250 Wh è formata da venti celle Samsung, le migliori in commercio con queste caratteristiche. Affidabilità e durabilità infatti sono garantite anche da questa scelta tecnica. Il tutto con un peso complessivo che rimane sotto i 4 chili.
Il motore FSA è situato nella ruota posteriore, risulta piccolo e leggeroIl motore FSA è situato nella ruota posteriore, risulta piccolo e leggero
FMoser tra la gente
Per capire come FMoser stia lanciando il marchio ci siamo affidati a Francesco Gorghetto, Responsabile della Comunicazione di Fantic Bike e FMoser. «Il progetto è interessante ma soprattutto innovativo, pensando anche a quello che è il messaggio manifesto del brand Moser. Il fatto di aver già ricevuto uno dei premi più importanti dai media francesi come Top Vélo ne è la dimostrazione. Il pubblico sta scoprendo finalmente con mano il nostro prodotto. Fino ad ora ci stiamo dedicati a lanci del prodotto e contenuti di presentazione nonostante la bici sia presente sul mercato da qualche mese, questi tre giorni sono finalmente l’occasione di farla provare al grande pubblico».
I modelli da corsa sono quattro: FSA, Force, Red e Rival. Le colorazioni sono due, argento e iridescente. Mentre per quanto riguarda la linea gravel ci sono Gravel Force e Gravel Rival entrambe monocorona in colorazione nera/verde salvia.
I prezzi variano in base all’allestimento che ne determina il nome del modello, e partono da 5.500 euro a 11.500 euro.
Durante il test fatto in Trentino lo Moser ci ha accompagnati tra le montagneDurante il test fatto in Trentino Moser ci ha accompagnati tra le montagne
Lo sceriffo in circuito
Oltre a metterci il nome e la faccia, Francesco Moser è ambasciatore in prima linea del brand, dalla progettazione allo sviluppo fino ai test su strada. «In queste tre giornate qui all’IBF – racconta Gorghetto – abbiamo avuto la possibilità di far provare la bici con i test all’interno del circuito.
Ieri era presente Francesco qui al festival e ha pedalato insieme a noi. E’ stato ovviamente un’ospite molto gradito. Nonostante i suoi settant’anni risulta essere molto competitivo. Per i più giovani e per i più allenati è stata un’esperienza anche solo stargli dietro. E’ una persona brillante ancora oggi, tanto che non voleva più uscire dalle curve del circuito».
Lo stand si presenta con tutte le versioni della FMoser e le bici da testare nel circuitoLo stand si presenta con tutte le versioni della FMoser e le bici da testare nel circuito
Una dimensione che funziona
L’impressione è quella che questo fine settimana all’insegna delle bici sia un’occasione che le aziende stanno apprezzando davvero tanto.
«L’Italian Bike Festival – conclude Gorghetto – finalmente ha trovato la sua destinazione ideale. Misano con quello che è il circuito e il paddock rappresenta la dimensione naturale dove fare questo tipo di festival. Qui l’organizzazione ha potuto esprimere al meglio il potenziale. In quello che si è potuto vedere non dico che possa diventare il miglior festival europeo fin da subito ma c’è molto vicino. La risposta del pubblico è ovviamente stata pronta e con numeri importanti. Siamo molto contenti come afflusso complessivo e come espositori».
Continua il nostro percorso che mette insieme i diversi dettagli tecnici della bicicletta. Dall’aerodinamica alle geometrie, dalla biomeccanica agli pneumatici, dal manubrio alla sella, una via infinita che è in costante evoluzione, proprio come la bicicletta.
Abbiamo chiesto all’ufficio tecnico di FSA e Vision, quanto conta il manubrio nei termini di efficienza e se possiamo fare degli accostamenti tra le biciclette “normali” e quelle da crono. Ci rispondono a quattro mani Matteo Palazzo e l’ingegnere Francesco Ragazzini.
I corridori e i partener Jumbo-Visma utilizzano la galleria del vento di Eindhoven (foto FSA-Vision)I corridori e i partener Jumbo-Visma utilizzano la galleria del vento di Eindhoven (foto FSA-Vision)
Quanto conta un manubrio da crono in termini di efficienza aerodinamica del sistema mezzo meccanico/corridore?
Chiaramente nelle prove a cronometro ci sono una miriade di aspetti da tenere in considerazione, ma possiamo affermare che l’aerodinamicità gioca un ruolo predominante, anche rispetto alla potenza. Sicuramente il cockpit da cronometro, che sviluppiamo e personalizziamo per ogni atleta dei team con cui lavoriamo è uno degli aspetti principali.
Perché?
L’accoppiata manubrio/estensioni può portare ad un guadagno fino al 10%, ovvero 374 watt su uno sviluppo medio di 350. Questo significa che il corridore può essere più veloce di circa 7 secondi su 40 km di gara, e sappiamo bene che ormai le cronometro vedono i primi 5 atleti anche in meno di un secondo di distacco (il ricordo della crono di apertura del Tour de France è ancora fresco, ndr).
I test sulle protesi Vision (foto FSA-Vision)I test sulle protesi Vision (foto FSA-Vision)
Si può fare un parallelo con i manubri delle bici tradizionali, oppure le bici da crono sono un mondo a se?
Negli anni, soprattutto grazie alle possibilità che il carbonio offre in fatto di lavorazioni, non si è più legati alle sezioni tonde o ovali dei tubi. Quindi possiamo tranquillamente affermare che le biciclette sono totalmente diverse, soprattutto come geometrie. Questo porta ovviamente anche a differenze nette tra i manubri crono e road.
Di che tipo?
Nei primi ovviamente la base di studio è quella delle più elementari leggi sull’aerodinamica. Infatti non hanno solo funzione aerodinamica ma sono pensati anche per generare un certo carico aerodinamico sulla ruota anteriore per garantire anche la stabilità massima.
Damiano Caruso con le appendici personalizzateDamiano Caruso con le appendici personalizzate
Quali sono i punti chiave nello sviluppo di un manubrio da crono? E per uno tradizionale?
I punti fondamentali sono sempre il comfort, inteso come corretta posizione dell’atleta, i flussi d’aria e la generazione delle turbolenze. Un manubrio tradizionale ha misure relativamente standard, le variazioni tendenzialmente sono sulla lunghezza dell’attacco e la larghezza del manubrio. Mentre in quelli da cronometro, il cockpit è composto da due parti, ovvero il base-bar o aerobar, che è pressoché standard se non nelle misure e dalle estensioni superiori. Queste ultime sono sviluppate in modo specifico per ogni atleta, attraverso studi 3D, la galleria del vento e test su strada.
Cos’altro?
A quanto sopra citato si aggiunge l’altra costante fondamentale, ovvero la rigidità. Infatti i manubri in carbonio hanno il grande vantaggio di poter essere costruiti anche pensando a quanto devono essere flessibili per smorzare le vibrazioni del terreno, un fattore che è parte dello studio e sviluppo che c’è dietro ogni modello.
Rispetto al passato notiamo le appendici sempre più alte e sagomate con una sorta di allineamento degli appoggi alla sella? Cosa è cambiato e perché?
In passato si tendeva a tenere la posizione delle braccia molto bassa a favore dell’aerodinamica. Studi successivi più moderni, hanno portato a considerare in maniera significativa il gesto della respirazione. Quest’ultimo è uno dei motivi principali che hanno portato ad alzare la posizione nella parte frontale.
L’aerodinamica, fondamentale anche per i manubri delle bici standard (foto EF-Easypost/Gruber)L’aerodinamica, fondamentale anche per i manubri delle bici standard (foto EF-Easypost/Gruber)
Perché molti corridori utilizzano ancora oggi una importante differenza tra sella e manubrio sulla bici tradizionale? Sarebbe più conveniente limitare lo svettamento?
Con le tecnologie attuali si può studiare il corpo umano in maniera più approfondita, soprattutto il movimento del muscoli. I posizionamenti in sella sono frutto di questi studi e anche di quelli aerodinamici. Una posizione particolarmente svettante della sella, porta ad una migliore distribuzione dei pesi. In questo passaggio, dobbiamo considerare che a differenza delle crono, sulle biciclette standard mancano le estensioni atte ad allungare il corpo.
Quindi?
Quindi nel caso delle bici tradizionali si tende sempre a cercare una maggiore chiusura del corpo, alzando il più possibile la zona posteriore. Questo porta a una forma più aerodinamica e offre più controllo sul manubrio e sulla bici.
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