Jonathan e Matteo: botta e risposta tra i fratelli Milan

12.12.2021
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I fratelli Sagan. Gli Yates e i Bessega, addirittura gemelli. I fratelli Bais e i due Consonni. Le sorelle Fidanza, per un po’ i Frapporti e tutti quelli che abbiamo sicuramente dimenticato. Quando il ciclismo diventa un affare di famiglia, è curioso andare a vedere in che modo condizioni le vite e il modo di pensare

Così questa volta mettiamo nel mirino i fratelli Milan: Jonathan, classe 2000, campione olimpico e del mondo nell’inseguimento a squadre che corre al Team Bahrain Victorious; Matteo, classe 2003, due vittorie nel 2021 fra gli juniores, in procinto di passare al CT Friuli da cui è sbocciato anche suo fratello. Il papà, Flavio Milan classe 1968, fece una bella carriera da dilettante, vincendo corse come il De Gasperi, il Trofeo Zssdi e il Del Rosso.

Con un po’ di fortuna e se Matteo continuerà a crescere come i tecnici pensano possa fare, i due potrebbero ritrovarsi a correre assieme tra i professionisti, dato che la continental friulana ha un rapporto di collaborazione tecnica con il team WorldTour del Bahrein.

Difficilmente i fratelli si somigliano in tutto, persino i gemelli Yates sono completamente diversi. Perciò proviamo a leggere i due ragazzi di Buja attraverso le risposte che daranno alle stesse domande.

Quando hai iniziato a correre in bici?

MATTEO: «Ho iniziato a correre in bici all’età di quattro anni, alla Jam’s Bike Team Buja».

JONATHAN: «Ho iniziato a correre da giovanissimo, avevo quattro anni».

Hai subito pensato che saresti diventato un corridore?

MATTEO: «Per me correre è sempre stato un divertimento e la passione è cresciuta piano piano, nel tempo».

JONATHAN: «All’inizio era molto un divertimento, ho iniziato con la mountain bike. Poi in età più avanzata sono passato alla strada e lentamente sono riuscito a scoprire le mie doti. Da lì piano piano ho iniziato a sognare di diventare un corridore forte e riuscire a passare professionista. E’ stata una cosa graduale».

Si diventa forti con le gambe o con la testa?

MATTEO: «Si diventa forte con entrambe, una cosa aiuta l’altra».

JONATHAN: «Avendo sia gambe che testa. Ci vuole molta testa per allenarsi e di conseguenza arriveranno anche le gambe».

Una cosa che hai imparato da tuo padre?

MATTEO: «Da mio padre la precisione nei dettagli e a dare sempre il massimo. Invece da mia madre ha imparato a cucinare».

JONATHAN: «La determinazione, cioè che comunque non bisogna mai aver paura di faticare, di rimboccarsi le maniche».

Due aggettivi per descrivere tuo fratello corridore?

MATTEO: «Io descriverei mio fratello come un grande passista veloce».

JONATHAN: «Determinato. Penso che determinato comprenda molte altre sue caratteristiche, quindi lo descriverei con una parola soltanto».

Sin da bambino la corsa dei sogni qual era?

MATTEO: «Sin da bambino la mia corsa dei sogni è sempre stata la Tirreno-Adriatico».

JONATHAN: «E’ sempre stata la Roubaix, ma adesso sinceramente sono molte. Però la Roubaix è una di quelle».

La prima volta che ti sei sentito orgoglioso di tuo fratello?

MATTEO: «Quando ha vinto il regionale in pista da juniores».

JONATHAN: «Ho sempre avuto orgoglio per mio fratello, qualsiasi obiettivo lui riuscisse a raggiungere. Quando si fissa una cosa e riesce a ottenerla con determinazione e impegno, questo è un orgoglio, perché vuol dire che ci sta mettendo del suo».

Siete sempre andati d’accordo?

MATTEO: «Tra noi c’è stata sempre una bella complicità. Ogni tanto è normale che litighiamo per stupidaggini, ma niente di che…».

JONATHAN: «Il nostro è un normalissimo rapporto fra fratelli. Ci sono volte in cui si discute, però mai discussioni accese. Magari i fraintendimenti ci stanno, ma abbiamo un bellissimo rapporto e sono contento di averlo».

Che cosa ti piace di Buja?

MATTEO: «Mi piace la posizione geografica, perché mi permette di passare da percorsi collinari a pianeggianti con facilità. E per quanto riguarda la popolazione, è molto presente sia quando si tratta di aiutare nel momento del bisogno, che quando c’è da festeggiare».

JONATHAN: «Mi piace la gente e mi piace soprattutto la città tranquilla. Ci si conosce più o meno tutti e mi piacciono le sue radici, la sua storia… Mi piace tutto di Buja, ecco!».

Che cosa è per te la fatica?

MATTEO: «Per me la fatica è uno stimolo a fare sempre meglio».

JONATHAN: «La fatica per me è quella soglia in cui iniziamo ad avvicinarci ai nostri limiti, che sono soprattutto mentali. Per me la fatica è questo».

Che cosa è per te la salita?

MATTEO: «La salita non è una discesa…».

JONATHAN: «La salita per me è fatica, in pratica avevo già risposto nella domanda precedente».

Che cos’è per te la cronometro?

MATTEO: «Per me la cronometro è una disciplina che… la lascio a mio fratello!».

JONATHAN: «In primis una gara contro te stesso. Poi ovvio, devi basarti su un tempo e sul tempo che ha fatto l’altro. E’ anche una gara contro gli altri, però in primis contro se stessi. Spingerti contro gli ostacoli mentali e fisici, quindi si torna al concetto di fatica».

Ti sei emozionato mai per una vittoria di tuo fratello?

MATTEO: «Sicuramente la vittoria che mi ha emozionato di più è stata quella alle Olimpiadi che finora è stata anche la più grande».

JONATHAN: «Mi emoziono un po’ quasi tutte le volte, però non glielo dico. E’ un segreto fra di noi…».

Tra i due fratelli ci sono tre anni di differenza e caratteristiche tecniche diverse (foto Instagram)
Tra i due fratelli ci sono tre anni di differenza e caratteristiche tecniche diverse (foto Instagram)
Una dote tecnica che lui ha e tu vorresti avere?

MATTEO: «Sicuramente la digestione veloce e boh… scherzo! La dote vera che vorrei avere la sua lucidità negli sprint».

JONATHAN: «E’ un ragazzo veloce, ma tiene molto bene anche sulle salite. In più sta iniziando a essere anche un bel passistone. A me piacerebbe tenere come lui nelle salite medio lunghe di 5/6 chilometri. Almeno fino a quest’anno è stato così, adesso farà il salto di categoria e si dovrà rivedere tutto, ma per me diventerà un ottimo corridore da classiche».

Una tua qualità che gli vorresti regalare?

MATTEO: «Saper cucinare!».

JONATHAN: «Non lo so, sinceramente è una domanda molto grande. Non lo so se ne ho… Sinceramente lo sprint un po’ più forte, ecco».

Piatto preferito?

MATTEO: «La pizza mozzarella di bufala e prosciutto».

JONATHAN: «Ce n’è più di uno. Il primo sono le lasagne e poi mettiamo dentro anche il tiramisù, sono veramente matto per questi due piatti!».

Salita preferita?

MATTEO: «La mia salita preferita è Porzus, vicino ad Attimis».

JONATHAN: «Attimis, ci vado spesso. Una salita famosa dove si allenano anche Fabbro e De Marchi, quindi molto frequentata dalle mie parti. Ma di solito (fra virgolette e fra parentesi) non ne faccio molta di salita, essendo un passistone…».

Sognate in giorno di correre insieme?

MATTEO: «Sicuramente correre assieme è uno dei nostri sogni e, perché no, anche tirargli una volata qualche volta».

JONATHAN: «Mi piacerebbe un sacco correre insieme nella stessa squadra e quindi, dai, è un sogno che spero si realizzerà».

Nel cuore del Friuli, con un friulano. Fabbro è già al Giro

20.11.2021
4 min
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Segnatevi questa tappa del prossimo Giro d’Italia: Marano Lagunare – Santuario di Castelmonte. E’ la frazione numero 19 della corsa rosa, 178 chilometri. Uno spaccato del Friuli Venezia Giulia: dal mare alle montagne, passando per la pianura e le colline. 

A raccontarci di questa frazione è Matteo Fabbro, friulano Doc, che giusto qualche giorno fa è andato in avanscoperta con il suo diesse, corregionale ed amico: Enrico Gasparotto, da poco approdato alla Bora-Hansgrohe.

Matteo Fabbro sulle strade del suo Friuli, lui è udinese
Matteo Fabbro sulle strade del suo Friuli, lui è udinese
Matteo, si corre a casa tua…

Tappa quasi tutta friulana, con uno sconfinamento in Slovenia. Fino al Passo di Tanamea si percorrono strade che conosco e tutto sommato è abbordabile, ma poi come si passa in Slovenia… 

Diventa dura?

Mamma mia! Giusto ieri ne ho parlato al telefono con Enzo Cainero, l’organizzatore delle tappe friulane. Gli ho detto che era dura e che non andava sottovalutata. Per me è una frazione di montagna a tutti gli effetti e non di media montagna come è stata classificata. Esattamente come quella di Potenza: lì ci sono da fare 4.500 metri di dislivello. E altre frazioni simili non mancano ad inizio Giro.

Parlaci del percorso…

La prima parte, come si vede, è pianeggiante. Fino a Buja è piatta. Poi si entra nelle prime vallate. Si sale a Villanova Grotte e da lì in poi è un continuo su e giù. E le discese sono tecniche, non tanto quella del Passo Tanamea, quanto le altre e quella del Kolovrat. Quella di Villanova è impegnativa ma breve: 5-6 chilometri. Alterna tratti a tornanti a tratti più scorrevoli. Ma la strada è stretta e se sbagli ti fai male. E se l’andatura è alta il gruppo si spezza, sicuro. Quindi dalla prima salita in poi bisogna stare davanti. Non c’è respiro.

Marano Lagunare – Santuario di Castelmonte: 178 chilometri e 3.230 metri di dislivello
Marano Lagunare – Santuario di Castelmonte: 178 chilometri e 3.230 metri di dislivello
E la planata del Kolovrat?

Impegnativa e tecnica, anche se non tutta. Qui a preoccuparmi di più, sono gli “zampellotti” (veri) che ci sono in discesa. E poi ci sono dei segmenti in cui è molto stretta ed è un continuo destra-sinistra di curve cieche da saper interpretare.

Le salite come sono?

Sono impegnative. Soprattutto questo Kolovrat. Anzi: è proprio duro. Vi dico solo che la pendenza media è del 9% solo che nel mezzo spiana e c’è anche un tratto di discesa, quindi fate voi… Ci sono dei tratti rettilinei da fare in piedi che faranno selezione. E poi non va dimenticato che siamo all’ultima settimana e il giorno dopo c’è la Marmolada.

Della salita finale cosa ci dici invece?

Castelmonte è più pedalabile rispetto al Kolovrat. Come pendenze somiglia all’Etna. Si va su al 7-8%. L’avevamo fatta anche al Giro di due anni fa, ma in discesa (in apertura un segmento di quella tappa, la Udine-San Daniele del Friuli, ndr).

Quel breve tratto di pianura prima della salita finale blocca eventuali attacchi da lontano o dal Kolovrat si può andare all’arrivo?

No, no… si può andare. C’è spazio per attaccare. Il pezzo di pianura in realtà è di 5-6 chilometri, prima è un vallonato. E già a Cividale si riprende a salire.

Farai qualche giro su quelle strade?

Ah sicuro! Non so se già a dicembre, ma di certo a febbraio ci pedalerò. Voglio andarci per farmi un’idea, perché la percezione che si ha dalla macchina è diversa da quella che si ha dalla bici. E spesso dalla macchina è peggio!

I tratti rettilinei del Kolovrat, dure rampe nel bosco
I tratti rettilinei del Kolovrat, dure rampe nel bosco
Prima hai detto che si è all’ultima settimana e che c’è da fare la Marmolada il giorno dopo: un tappone come quello del Fedaia “tarpa le ali” ad una frazione così o al contrario gli dà una spinta?

Dipende dalla classifica. Se è corta e uno ha gli attributi per attaccare fa bene e può essere una spinta. Magari il giorno dopo avrà mal di gambe, ma anche i suoi rivali ce l’avranno e rischia di far saltare il banco. E se poi dovesse piovere tutto si amplificherebbe. Se dovesse piovere sarebbe un bel “casino”: la strada in alcune zone resterebbe viscida. Spesso infatti è ad ombra, come nella seconda parte della frazione. Si complicherebbero le cose. Di certo sarebbe un bello spettacolo… dalla Tv! Anche per questo voglio provarla in bici, per capire quanto sia scivolosa la strada. Vero anche che magari per il Giro la puliscono…

Che rapporti ipotizzi si possano utilizzare?

Adesso direi un 36 davanti e un 28 dietro, forse anche un 30.

Sei andato in ricognizione col Gaspa, aneddoti di corse passate, ricordi…

Non abbiamo fatto gare insieme su queste strade. Più che altro parlavamo della gestione della corsa. E soprattutto più andavamo avanti, più diventava dura e più ci guardavamo perplessi!

Cimolai a metà del guado: vincere o aiutare?

15.05.2021
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Questa volta il secondo posto non gli brucia, Cimolai è davvero un ragazzo in gamba. E’ venuto al Giro per vincere: per un altro piazzamento altri avrebbero smoccolato tutta sera, anche solo per tirarsela.

«Ma no – dice – anzi, sono contento. Non ho rimpianti. Ho fatto tutto nel modo migliore, ho dato il massimo, ma se ti batte un fenomeno, hai poco da lagnarti. E’ pure partito lungo. Io ho stretto i denti e mentre spingevo speravo che calasse, invece niente (in apertura lo sprint di Termoli, ndr). Lui è forte. Molto peggio il secondo posto di Canale, quando per essere stati tutti degli addormentati, non abbiamo ripreso Taco Van der Hoorn e ho vinto la volata per il secondo posto…».

Al via della tappa di San Giacomo, assieme al corregionale e compagno in rosa De Marchi
Al via della tappa di San Giacomo, con il corregionale e compagno in rosa De Marchi

Un fatto di gambe

Mancano due giorni alla nascita della bimba e sono tutti intorno a dirgli che in realtà il primo figlio arriva tardi. E lui, che non può uscire dalla bolla, sta lì a farsi i calcoli per quando il Giro arriverà a Sacile e magari Alessia potrà venire a fargli visita. Siamo onesti, se non ci fosse un contratto in scadenza, Davide a quest’ora sarebbe a casa accanto a lei, altro che storie! E intanto per esorcizzare l’attesa si parla ancora della volata.

«E’ stata tutta di gambe – dice – la sola accortezza tattica era prendere davanti l’ultima curva. Stamattina l’ho detto che era una tappa nel mirino, volevo vincere. Ma non avendo una squadra in supporto, nelle tappe di velocità pure posso fare poco. Bisognerà aspettare che il Giro vada più avanti, quando i velocisti saranno stanchi. Sicuramente se avessi uno o due uomini in grado di pilotarmi, risparmierei quel briciolo di forza che ti torna utile nello sprint. Diciamo che oggi ho scelto la ruota di Viviani e ho lasciato che a portarmi avanti fossero i suoi».

Alla partenza da Termoli, sapeva che avrebbe lottato per vincere la tappa
Alla partenza da Termoli, sapeva che avrebbe lottato per vincere la tappa

Ultimo uomo

Tappe per velocisti non abbondano nel seguito del Giro, mentre Cimolai, che velocisti puro non è, si contende con Nizzolo la conta dei secondi posti. Due ciascuno, finora. E allora il discorso si sposta sulle scelte. Fare le proprie volate o lanciare quelle degli altri? Accetterebbe di fare come Guarnieri, che si è specializzato ormai nel lanciare Demare?

«Ho sempre pensato di essere veloce – dice – ma se dovessi affiancarmi a un velocista forte come Viviani o Nizzolo, non avrei problemi ad aiutarli. Ho già dimostrato di essere un ottimo ultimo uomo. Un corridore intelligente deve capire il proprio ruolo e io probabilmente renderei meglio accanto a un velocista di prima fascia. Nell’attesa che arrivi, vorrei approfittare degli spazi che mi vengono lasciati e provare a vincere qualcosa. E il sogno ora sarebbe la Grado-Gorizia, che si corre in Friuli. Ma temo che il disegno vallonato favorirà le fughe».

Secondo, quasi staccato: Ewan si è davvero superato
Secondo, quasi staccato: Ewan si è davvero superato

«Qui sto bene»

Questi sono i giorni in cui si fa il mercato e attorno al nome di Cimolai qualche movimento in effetti c’è. Il suo procuratore è Manuel Quinziato, il ragionamento di Davide è onestissimo.

«La mia intenzione – dice – visto che ci sto bene, sarebbe rimanere qua. Ma ho un’età in cui bisogna scegliere per il meglio, lo stesso motivo per cui sono qui e non a casa con la mia compagna. Sarebbe bello se il velocista forte arrivasse qui. Venire in questa squadra è stata la scelta migliore. Ma adesso c’è da pensare alla famiglia, al nostro futuro e alle prossime tappe. Credo che questa sera di metà maggio, ce ne sia già a sufficienza».