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Sassotetto, 4 gradi. Vincono in due: Roglic e il ciclismo

10.03.2023
6 min
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«Per far capire cosa sia il ciclismo a chi non lo conosce – diceva Bennati a Siena – vorrei portarli tutti su un arrivo perché possano guardarli in faccia».

Le loro facce di oggi dopo il traguardo di Sassotetto raccontavano più delle parole che potremmo scrivere. Oggi alla Tirreno-Adriatico per un po’ si è temuto che la tappa venisse annullata per il forte vento, come era appena successo alla Parigi-Nizza. Invece i corridori alla Corsa dei Due Mari hanno stretto le mani sul manubrio e si sono lasciati dietro Sarnano, addentando le rampe di Sassotetto.

Così Roglic precede Ciccone e il redivivo Tao Geoghegan Hart
Così Roglic precede Ciccone e il redivivo Tao Geoghegan Hart

Finale spettrale

C’è stato il forcing della Movistar. C’è stato l’attacco di Caruso. Poi è venuto lo scatto di Mas. E poi come un giustiziere è arrivata la volata di Roglic che ha battuto Ciccone. Un bel ciclismo, sia pure solo nel finale di una salita probabilmente… azzoppata dal vento.

Sulla montagna si è abbattuto il gelo: quattro gradi al traguardo contro i 20 di Sarnano, ai piedi della salita. Pioveva già da mezz’ora, ma un conto è prenderla chiusi in una giacca pesante, altro vederla cadere addosso ai corridori appena coperti. 

Uno scenario dantesco sulla montagna cara a Michele Scarponi, da cui esce vincitore un campione ritrovato come Roglic e da cui esce col sorriso anche il ritrovato Caruso.

«E’ stato un giorno molto duro – confessa Roglic quando arriva alle interviste – il vento era violento. Non regolare, ma con raffiche improvvise. Ho rischiato di staccarmi, ma quando mi sono reso conto che si poteva arrivare in volata, ho chiesto a Wilco (Kelderman, ndr) di darmi una mano. Sto rientrando da quel brutto infortunio, mi sembra di sognare. Abbiamo fatto una salita più lunga di quella di Tortoreto, mi sto divertendo. Se ero rilassato dopo la vittoria di ieri, figuratevi quanto mi senta leggero oggi. Indosso tutte le maglie di classifica e sotto – dice abbassando un paio di altre lampo – ho anche altri strati. Era freddo là in cima».

Ciccone amareggiato

Ciccone dopo l’arrivo aveva la faccia più scura degli altri, perché oltre al fango, all’acqua sporca e ai brividi, nei suoi occhi balenava la delusione.

«Appena tagliata la linea del traguardo – dice – la delusione è stata forte, perché la gamba c’era è la vittoria è mancata per pochissimo. A mente fredda, e soprattutto guardando a chi mi ha battuto, accetto il risultato con più serenità. Fare secondo dietro ad un Roglic così è una dolce sconfitta. Io sto bene, la condizione c’è e credo di averlo dimostrato. Ringrazio i miei compagni perché sono stati impeccabili, tutto è andato come volevo. Insomma, per pochissimo ci è mancato solo il risultato pieno, ma credo che possiamo essere soddisfatti

«L’azione di Caruso è stata coraggiosa e, senza una reazione un po’ decisa, poteva anche arrivare. Il mio attacco prima dell’ultimo chilometro è servito per rompere l’equilibrio, come spinta per l’allungo di Mas che ha ripreso Caruso.  A posteriori, potevo contribuire e dare seguito per evitare quel momento di controllo che ha permesso ad altri di rientrare lanciati».

La strada del Giro

Sul volto scurito dalla pioggia di Caruso in cima al monte brillava una luce diversa. Ora la sua strada verso il Giro ha corsie più larghe, al pari di quello che ci ha raccontato Roglic.

«L’anno scorso – ha detto Damiano – sul mio conto ne ho sentite di tutti i colori. Ora sono sereno e per qualche minuto ho anche pensato di poter vincere, ma vado comunque in albergo soddisfatto. E’ stata una giornata positiva anche per me».

«Quando si è trattato di scegliere fra Tour e Giro – gli fa eco Roglic – ho visto nel Giro una buona possibilità. Qui alla Tirreno, che per me è una corsa in più, ci sono compagni come Kelderman e Bouwman che mi scorteranno a maggio. Dovremo sfidare dei giovani molto forti, avete visto come è fatto oggi il ciclismo. E Remco Evenepoel è il primo di loro…».

Ekoi e la sua linea contro il grande freddo

24.01.2023
7 min
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Il freddo, quello vero, è arrivato. Se a Natale si faceva il bagno in Sicilia e nel resto delle Penisola e i ciclisti uscivano al massimo con abbigliamento primaverile, adesso lo scenario è diverso. Dagli armadi escono i capi di abbigliamento pesante ed Ekoi di capi per controbattere il “generale inverno” ne ha eccome. Ma a dispetto di quel che si possa pensare diciamo subito che non sono capi pesanti, ingombranti o scomodi!

Proprio in questi giorni abbiamo avuto lo scenario ideale per testare il set composto da calzamaglia, due giacche e guanti.

Prima di entrare nel dettaglio, ci sembra doveroso contestualizzare questo test. Lo abbiamo fatto sulle strade del Centro Italia, a ridosso tra le pianure a Nord della Capitale e le colline della Sabina. In certe parti raramente il freddo è pungente e chi pedala pertanto è più sensibile ai cali delle temperature. Un capo che copre bene qui più che altrove può ottenere feedback indicativi. E tra vento, pioggia e neve in collina c’erano le condizioni ideali.

Leggera come il carbonio

Partiamo dalla giacca termica Ekoi Carbon Nera. Con la sua “livrea in carbonio”, non siamo certo passati inosservati, tanto più che negli stessi giorni del test anche Philippe Gilbert l’ha sfoggiata sui social!

Vestibilità davvero al top, comodità e temperatura del corpo costante sono state le direttive.

In generale si tratta di una giacca piuttosto calda, merito della membrana Plastotex® a 3 strati. Grazie alle fibre cave il tessuto è caldo e traspirante.

Ma la cosa geniale sono le zip sui fianchi. Una soluzione tremendamente apprezzata, specie alle latitudini di cui vi abbiamo detto. Queste aperture laterali garantiscono sempre un’ottima aerazione, limitando così la sudorazione. La soluzione amplia di parecchio il range di utilizzo della giacca stessa.

Comfort, design e lotta al freddo trovano poi un grosso riscontro anche nelle maniche, grazie agli elastici pronunciati sui polsi. Questi non creano… spifferi fastidiosi, non creano pressioni in quanto piuttosto larghi e agevolano l’inserimento del guanto. Non vengono a crearsi rigonfiamenti antiestetici o, peggio ancora, non sono fastidiosi con il manubrio in presa bassa o sulle leve.

Calzamaglia, seconda pelle

C’è poi la calzamaglia Ekoi 3D Gel Heat Generating Techonolgy Cold Extrem. E’ una seconda pelle nonostante la grammatura importante del tessuto. Resta perfettamente aderente al corpo, ma senza stringere. Le bretelle larghe non accennano a nessun punto di pressione. Sono comode, morbide, facili da indossare e una volta in sella sembra di avere un normale pantalone. 

Il taglio poi prevede una decisa copertura per schiena e pancia. E questo soprattutto è stato un dettaglio (che dettaglio non è) particolarmente apprezzato. Molto spesso infatti d’inverno ci si copre molto, specie quando fa freddo, ma poi una volta sotto sforzo, soprattutto in salita si suda. Il risultato è che poi si prende la classica “freddata” sull’addome quando si scende. Con una buona maglia termica e questa salopette invece la pancia è sempre protetta e non c’è bisogno di mantelline o altro.

Per il resto le gambe sono fasciate e addosso si sente quella piacevole sensazione di tepore, anche nelle prime ore e nelle prime pedalate del mattino, quando partire in bici è una “piccola tortura”. Davvero una sensazione che non ci aspettavamo.

Fondello e design

Il fondello è chiamato Comfort Zone, nome mai così azzeccato, che grazie agli inserti in memory foam e alla forma a “V” garantisce un elevato comfort di seduta. E noi lo abbiamo testato anche per sei ore senza alcun problema. E poi design: davvero dei capi racing con i loghi-scritta Ekoi trasparenti in nero lucido. Un “vedo-non vedo” intrigante.

Guanti riscaldanti

Ekoi ci ha concesso la curiosità di provare i guanti riscaldanti, Ekoi Heat Concept 5, progettati per temperature prossime ai -20°C. Li avevamo notati a Gioele Bertolini sulla neve della Val di Sole. Il “Bullo” girava caldo, caldo… per l’invidia di alcuni colleghi. «Beato te», lo abbiamo sentito dire da più di qualcuno, ma meglio non fare nomi.

Nonostante i guanti fossero un pelo più grandi della nostra taglia, il comfort e una buona presa sul manubrio non sono mancati. 

Semplicissimi da usare, si caricano con una normale presa di corrente. C’è un cavo con due uscite per le due batterie (una per guanto). Una volta terminata la carica (piuttosto rapida) le stesse batterie s’inseriscono nel guanto. Si clicca il bottoncino per far partire il sistema e in pochi secondi già si avverte un piacevole tepore su tutta la mano, dita soprattutto.

Questa soluzione è apprezzatissima, come dicevamo prima, soprattutto quando si sta per partire. Quando il freddo è più pungente in quanto il corpo non è ancora in temperatura “da sport”.

Poi una volta partiti basta spegnere il sistema e si comporta come un normale guanto. Una volta in sella si può riattivare il riscaldamento (ci sono tre livelli: 30°C, 35°C e 40°C), ma giusto se si deve affrontare una lunga discesa o se si pedala in pianura in quelle giornate fredde e nebbiose. Ma sono casi meno frequenti.

Caldi e fashion

Infine abbiamo testato anche la giacca Warm Puffy… E questa, ragazzi, scalda davvero! Al netto che se non ci fossero le tasche posteriori potrebbe essere un capo da indossare nella vita di tutti i giorni tanto è stilosa, la Warm è invece pensata per temperature estreme.

Il tessuto è composto in modo tale da avere delle “sacche d’aria” che trattengono il calore e contribuiscono a mantenere costante la temperatura durante l’attività fisica.

La Warm è anche idrorepellente. Zero compromessi, dunque.

Visto che si parla di temperature prossime o al di sotto dello zero e che spesso abbiamo parlato anche di sport alternativi, noi ce la siamo portata anche sulle piste da sci per una bella sciata di fondo. Un piccolo test ulteriore che ne ha esaltato la versatilità e la comodità.

Ekoi

Alpha Ultimate Insulated Jacket: non temete l’inverno

28.12.2022
3 min
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Castelli è pronta ad affrontare l’inverno con la giacca Alpha Ultimate Insulated Jacket: performance massimali anche quando il freddo diventa pungente. Una combinazione di calore e leggerezza che vi consentirà di fare tutto, dalle salite alle discese più veloci.

Le due membrane, quella isolante e quella impermeabile, sono divise per una migliore gestione della ventilazione
Le membrana isolante e quella impermeabile sono divise per una migliore gestione della ventilazione

Isolamento e calore

Sono due fattori fondamentali quando l’inverno complica le nostre uscite in bici. La giacca Alpha Ultimate Insulated è costruita con il tessuto Polartec Neoshell elasticizzato in quattro direzioni: per seguire al meglio tutti i movimenti. L’isolamento dall’esterno è garantito dal Polartec Alpha che offre anche una grande traspirabilità. Quest’ultima deriva dalla costruzione Alpha a doppio strato che separa lo strato isolante da quello impermeabile per regolare in maniera ottimale la ventilazione. 

Le cuciture sono ideate in maniera strategica per una protezione super efficace e per una grande impermeabilità in condizioni di pedalata normali. 

Sicurezza e dettagli

Il polsino della Alpha Ultimate Insulated Jacket è anatomico, con un design che permette di “incastrarsi” perfettamente con il guanto per evitare che il freddo penetri all’interno. Anche l’orlo è piatto e senza cuciture per non permettere al vento di infiltrarsi all’interno. La zip usata da Castelli è la Ykk Vislon a doppia apertura con scorrimento facile, così da regolare il flusso d’aria.  

La giacca è dotata delle tre classiche tasche posteriori per riporre gli oggetti, in più Castelli ne ha inserita una quarta laterale dotata di zip per custodire le cose di maggior valore. La visibilità in strada è fondamentale, così sono state inserite delle parti rifrangenti nella parte bassa della schiena, sulle spalle ed anche intorno ai polsi. 

Il range di temperatura per l’utilizzo della Alpha Ultimate Insulated Jacket è dai -12°C ai -5°C. Il prezzo al pubblico: 349,95 euro.

Castelli

La Passione Rain Jacket: pioggia e vento sono sconfitti

06.12.2022
3 min
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La Passione rinnova la propria serie di capi di abbigliamento dedicati al ciclismo: ecco la Rain Jacket, la prima giacca interamente impermeabile. Realizzata con un mono-tessuto accoppiato a tre strati tra i più leggeri e performanti del mercato. Leggerezza, comodità e protezione sono le caratteristiche principali di questo nuovo prodotto. Sviluppato grazie anche all’esperienza maturata dal contatto continuo con i professionisti

Impermeabile

E’ importante proteggere il ciclista dalla pioggia, soprattutto in questo periodo dell’anno dove il meteo cambia velocemente, tuttavia è fondamentale lo scambio termico. Questo è possibile nella Rain Jacket grazie ad un sistema di ventilazione interna che mantiene il corpo sempre asciutto non permettendo al calore di accumularsi.

La protezione dall’acqua è garantita da cuciture nastrate e da un doppio colletto. Sulla schiena il pannello è più lungo rispetto alle comuni giacche per garantire una migliore protezione. In più è dotato di un pannello riflettente per aumentare la visibilità del ciclista durante la pedalata.

Il doppio colletto evita che l’acqua possa entrare all’interno della giacca
Il doppio colletto evita che l’acqua possa entrare all’interno della giacca

Tecnica

La Rain Jacket di La Passione ha un taglio aerodinamico, la giacca è completata da una zip a due cursori rivestita per facilitare la ventilazione dall’alto o dal basso. E’ stato aggiunto anche un tiretto per facilitare l’apertura anche quando si indossano i guanti. Il tessuto è il softshell in grado di resistere ad una colonna d’acqua di 20.000 millilitri. 

Si tratta di una giacca leggera e ultra sottile, che può essere ripiegata e riposta nella tasca posteriore come un antivento tradizionale. Questo capo non è solamente un perfetto alleato in caso di pioggia, ma può essere utile anche indossato sopra altri strati per ripararsi dal vento.

La Passione

Assos aggredisce l’autunno con la Spring Fall Jacket

08.10.2022
3 min
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L’autunno è la stagione che raccoglie al suo interno tutti i climi e microclimi. Si passa dal freddo delle prime ore del mattino al caldo, dalla pioggia al sole fino al vento freddo che si incontra in discesa. Quando si è in bici è importante affrontare ogni situazione con il giusto equipaggiamento, meglio ancora se troviamo un capo valido per tutte le situazioni. Assos lo ha trovato e ce lo presenta: si tratta della giacca Spring Fall Jacket.

Versione rivisitata

Il marchio svizzero ha preso quello che era il suo miglior capo per la stagione autunnale e lo ha rivisitato. La membrana di cui questa giacca è composta ha caratteristiche traspiranti e termoregolanti, nata dal Layering System.

La Spring Fall Jacket può essere utilizzata abbinandoci qualsiasi altro indumento: come una maglia intima nelle giornate più fredde o strati più leggeri quando le temperature si fanno più gradevoli.

Il collo alto e coprente è utile per evitare all’aria fredda di entrare all’interno
Il collo alto e coprente è utile per evitare all’aria fredda di entrare all’interno

Membrana brevettata

Assos ha rivisitato la sua membrana brevettata Airblock888 che va a proteggere le zone più esposte al freddo ed alle intemperie, come il petto, la parte laterale del busto ed il dorso. La traspirabilità è una caratteristica da non sottovalutare, in nessun caso, anche nelle cosiddette mezze stagioni.

Nella parte inferiore della schiena la Spring Fall Jacket ha un pannello che mantiene il microclima interno asciutto. Nella parte delle maniche e nella zona del collo, invece, il tessuto utilizzato è termoisolante e idrorepellente. Il collo alto e compatto offre morbidezza e isolamento per una termoregolazione attiva senza bisogno di abbassare la zip ed esporre la gola all’aria fredda. La Spring Fall jacket è in vendita al prezzo di 240 euro.

Assos

Alla ricerca del freddo. Ghiaccio ovunque per i corridori

24.07.2022
5 min
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Caldo estremo e corridori sempre più alla ricerca del freddo. Del ghiaccio in particolare. Okay, fa caldo e si va a cercare acqua fresca e ghiaccio, appunto, per rinfrescarsi un po’. Sembra una cosa banale e magari lo è anche, ma cosa succede al nostro organismo? Perché il ghiaccio addosso?

Ne parliamo con Nino Daniele, medico della Trek–Segafredo. Da anni nel settore, Daniele ha esperienza anche in questo campo e ci illustra le pratiche più usate dai pro’ che hanno a che fare con il ghiaccio.

Gaetano “Nino” Daniele è il medico della Trek-Segafredo. Eccolo con Lopez al Giro 2022 (foto Instagram)
Gaetano “Nino” Daniele è il medico della Trek-Segafredo. Eccolo con Lopez al Giro 2022 (foto Instagram)
Dottor Daniele, fa caldo e si mette il ghiaccio, ma cosa succede al corpo umano?

Il ghiaccio serve ad abbassare la temperatura del corpo. Questa si alza con l’esercizio fisico e con le alte temperature, come quelle che stiamo vivendo. La temperatura eccessiva del corpo umano crea delle microlesioni a livello muscolare e per questo si usa il ghiaccio.

Obiettivo quindi abbassare la temperatura…

E’ scientificamente dimostrato che la crioterapia riduce questa risposta infiammatoria del muscolo, riduce anche il dolore e il muscolo stesso è più rilassato. E tutto ciò accelera il recupero. Ci sono studi che evidenziano come si “ricarichino” i mitocondri, che sono un po’ la “centralina del muscolo” nell’erogare l’energia. Ma qui entriamo nel delicato settore della biochimica della contrazione muscolare.

Quando si ricorre al ghiaccio?

Noi vi ricorriamo quando la temperatura supera i 25°C-27°C. Per esempio già al Giro, dove ha fatto molto caldo, ma non così tanto, siamo ricorsi 4-5 volte alle “ice bath”, le vasche di ghiaccio.

Thomas, dopo la tappa un po’ di defaticamento e vasca pronta: obiettivo recupero (foto Twitter)
Thomas, dopo la tappa un po’ di defaticamento e vasca pronta: obiettivo recupero (foto Twitter)
Anche al Tour abbiamo visto che la Quick Step-Alpha Vinyl per esempio aveva un mezzo apposito…

Sì, possono esserci dei mezzi appositi, questo dipende anche dai budget o se si hanno degli sponsor, ma di base basta una piscina gonfiabile con acqua fredda e ghiaccio. Moltissimi team le usano. Noi al Giro per esempio avevamo un normale furgone da ghiaccio per trasporto alimentare con queste “piscinette” all’interno. Se ben ricordo siamo partiti con 400 chili di ghiaccio e altri 300 ne abbiamo ripresi a Pescara. Non ho i dati, ma sono quasi certo che al Tour ne abbiano usati molti di più. Vanno considerati anche i chili che consumano i massaggiatori, per le borracce, i pacchetti che si mettono dietro al collo…

Ci parli di queste vasche…

Ci si sta solo con le gambe per 10 o al massimo 15 minuti. La temperatura poi non è così bassa come si può pensare, è intorno a 16°C. E poi spesso si fa in più di una persona e diventa anche un momento di svago. Sarebbe bene farle il prima possibile dopo lo sforzo, ma tante volte con il trasferimento non si può e allora magari si usano delle apposite calze con del ghiaccio intorno. Sono fatte di un materiale particolare, tipo silicone.

Ecco, hai parlato dei pacchetti dietro al collo. Si usano molto prima del via, ma anche in corsa e non solo per il recupero. E anche i gilet appositi con gli spazi per il ghiaccio…

E’ il pre-cooling e rientra sempre nello stesso discorso del recupero e dell’abbassamento della temperatura, chiaramente. Una volta questa pratica si usava prettamente per le cronometro durante il riscaldamento, adesso viste le alte temperature che ci sono, si usano anche prima delle tappe in linea.

Che poi sembra un controsenso, ci si scalda sui rulli, ma si cerca il freddo…

Ragazzi, con la febbre si sta male. E l’aumento della temperatura come detto non fa bene. Sui rulli si scaldano i muscoli, ma al tempo stesso con i gilet e i ventilatori si cerca di tenere bassa la temperatura corporea. Si cerca uno stato di benessere generale.

La pratica delle vasche di ghiaccio è valida anche in atletica, ecco Farah (campione di mezzofondo)
La pratica delle vasche di ghiaccio è valida anche in atletica, ecco Farah (campione di mezzofondo)
Si quanto si abbassa la temperatura con il ghiaccio dietro al collo e i gilet specifici?

Difficile da valutare, ma credo due, forse tre gradi. Più che altro i corridori lo gradiscono e hanno una sensazione di benessere, come accennavo, di fresco. Lo vediamo anche con l’acqua. Oggi i corridori se la schizzano dappertutto molto più che in passato. 

Ci sono dei corridori che gradiscono particolarmente queste vasche di ghiaccio?

Diciamo che i corridori del Nord Europa sono molto più propensi di quelli mediterranei.

E quelle “bare di freddo”? Quelle con temperature anche di -110°, -130°?

Sono molto costose e meno pratiche da usare. In più nel ciclismo non si usano anche perché serve soprattutto per le gambe e non per tutto il corpo. E comunque anche il metodo più artigianale delle vasche di ghiaccio non è meno efficiente.

Mezzo gruppo ha la bronchite, per il dottore nessun mistero

16.03.2022
4 min
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Prima Colbrelli: bronchite alla Parigi-Nizza, niente Sanremo. Poi il freddo ha investito anche la Tirreno e in breve sono venute fuori le rinunce di Alaphilippe e ora di Guarnieri, mentre Cimolai ha saltato la Milano-Torino sperando di rimettersi per la corsa di sabato. Che cosa sta succedendo in gruppo? Come mai tante bronchiti?

Probabilmente niente di strano, anche se in epoca di pandemia si è portati a cercare spiegazioni più articolate. Felline, ad esempio, ha gettato sul tavolo la suggestione che l’uso reiterato delle mascherine potrebbe aver indebolito il sistema immunitario, favorendo l’insorgere della bronchite. In realtà sia in Francia sia in Italia ha fatto davvero freddo. Più di un massaggiatore, di quelli fermi sul Carpegna per passare le mantelline, ha raccontato l’impossibilità di consegnarle vista l’alta velocità del gruppo. E dato che in cima la temperatura era sotto zero e in basso appena sopra, si capisce che i corridori si siano ammalati.

Cimolai è stato costretto a saltare la Milano-Torino, sperando di recuperare per la Sanremo
Cimolai è stato costretto a saltare la Milano-Torino, sperando di recuperare per la Sanremo

La parola al medico

Nel dubbio, abbiamo chiesto il conforto di Gaetano Daniele, medico della Trek-Segafredo, presente alla Tirreno e oggi alla Milano-Torino sulla via di Sanremo.

«Per me non è un caso – dice – siamo comunque a metà marzo e le temperature sono ancora basse. Io continuo a dire da tempo che non c’è solo il Covid, ma ci sono le stesse cose che c’erano anche prima. Eravamo tutti alla Tirreno, abbiamo visto nella tappa di Carpegna che in cima c’erano 2 gradi sotto zero e sotto appena 3 sopra lo zero. All’arrivo, eravamo tutti intirizziti dal freddo a stare fermi, immaginate i ragazzi a mettere e togliere la mantellina, quei pochi che sono riusciti a prenderla».

Sanremo 2021, il dottor Nino Daniele soccorre e abbraccia il vincitore Stuyven, stremato
Sanremo 2021, il dottor Nino Daniele abbraccia il vincitore Stuyven
Felline ha lanciato la suggestione per cui l’uso protratto della mascherina potrebbe aver ridotto le difese immunitarie, pur ammettendo che si tratta di una sua ipotesi…

Direi di no, non credo che le mascherine incidano. Sono una barriera protettiva, nulla di più. Ci impediscono di venire a contatto con virus, batteri e così via. Nella pratica quotidiana rispetto al passato, da quando si usano le mascherine, l’incidenza delle malattie delle prime vie respiratorie è crollata. Questo è il periodo classico dell’influenza e pure l’influenza da quando usiamo le mascherine si è ridotta notevolmente.

I vostri corridori hanno fatto il vaccino antinfluenzale?

Non li abbiamo mai forzati nel senso di renderlo obbligatorio, però alcuni lo hanno fatto.

Problema saltato fuori in Italia e anche in Francia…

Anche noi abbiamo qualcuno che si è ammalato, direi più alla Parigi-Nizza che in Italia, perché comunque anche lì l’ultimo giorno ha fatto freddo ed era tutto un salire e scendere. Prendono freddo in discesa e poi fai presto ad ammalarti. Non sono forme gravi, almeno nel nostro caso. Qualche caso di infezione delle prime vie respiratorie l’abbiamo anche noi.

Ciccone ha vestito la mantellina al contrario nella prima discesa e ha messo un giornale sotto la maglia per la seconda
Ciccone ha vestito la mantellina al contrario nella prima discesa e ha messo un giornale sotto la maglia per la seconda
Freddo in discesa che è bestiale se non riesci a prendere la mantellina…

Noi alla fine avevamo nel primo gruppo solo Ciccone e lui comunque l’ha presa e aveva detto già sul bus che se la sarebbe infilata al rovescio per proteggersi almeno nel primo passaggio. Nel secondo non l’ha presa, si è messo il classico giornale.

Il Covid può entrarci qualcosa?

Non vedo perché, non in modo diretto. Chi ha avuto il Covid recentemente, a febbraio giù fra Mallorca o alla Valenciana, oramai ha recuperato. Alcuni di loro hanno avuto delle complicanze, magari non direttamente legate al Covid, ma probabilmente legate alla risposta immunitaria un po’ bassina. In questo caso, può insorgere una bronchite. Ad esempio alcuni di quelli che sono ripartiti troppo presto hanno avuto una reinfezione. Comunque per i corridori che lo hanno preso a febbraio è stata una forma decisamente meno impegnativa rispetto a chi l’ha fatto in autunno o l’anno scorso. Un po’ di raffreddamento, febbre rarissima, raffreddore, un po’ di mal di gola. Due-tre giorni senza sintomi e magari qualcuno ha ripreso troppo precocemente.

Alaphilippe nel gelo del Carpegna: anche l’iridato salterà la Sanremo
Alaphilippe nel gelo del Carpegna: anche l’iridato salterà la Sanremo
Un bel rischio…

In Italia, anche se siamo sempre i maestri delle regole ma in questo caso non mi sembra una cosa così deplorevole, gli atleti devono rifare l’idoneità agonistica dopo il Covid. Quindi una nuova visita medico sportiva anche approfondita, l’ecocardiogramma, gli esami del sangue e il test da sforzo. Quindi se non altro abbiamo la possibilità di escludere le complicanze più gravi. All’estero non c’è un obbligo come da noi, quindi da questo punto di vista siamo un pezzetto avanti. Ma è chiaro che una bronchite si può prendere ancora…

Gobik e Polartec, una nuova collaborazione

03.01.2022
3 min
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Il marchio iberico Gobik ha sviluppato in collaborazione con Polartec un pool di capi tecnici per la stagione invernale, specifici per condizioni di vento freddo, pioggia. Si chiama Black Series e utilizza i tessuti con le tecnologie Polartec Alpha e NeoShell.

Gobik, spirito di innovazione

Il ciclismo è considerato da molte aziende del settore (e non solo), lo sport outdoor per eccellenza, perché lo sforzo fisico si confronta con il continuo cambiamento delle condizioni climatiche. Non solo, con questo è necessario far collimare diversi processi di termoregolazione corporea e i capi tecnici, con i loro tessuti sono in grado di influire sulla performance atletica, in positivo e/o in negativo.

La Black Series di Gobik è composta dalla Armour Thermal Jacket e dalla Envy Water Jacket ed entrambe combinano la tecnologia NeoShell. Questo tessuto è protettivo e traspirante, confortevole grazie alla sua elasticità che gli permette di adattarsi al corpo ed è impermeabile. Polartec Alpha invece è in dotazione alla giacca Envy Water. Quest’ultima è disponibile in due versioni, a manica corta oppure lunga ed è una sorta di complemento con l’obiettivo di essere impermeabile prima di tutto. E’ utilizzabile anche in condizioni miti, combinata a capi primaverili e summer.

Cosa significa Polartec

Nello specifico, Polartec NeoShell è un pilastro dei capi tecnici più moderni che proteggono e permettono di allenarsi anche in condizioni estreme, di vento gelido e pioggia. È un tessuto con un peso molto ridotto e viene impiegato nei capi con un alto tasso tecnico. E’ traspirante perché permette di veicolare verso l’esterno il vapore prodotto durante lo sforzo, è impermeabile e la sua elasticità diventa un vantaggio in quanto non blocca i movimenti. Alpha invece è una sorta di membrana isolante, originariamente sviluppata per le forse speciali USA. Il tessuto è leggerissimo e si basa su fibre sintetiche volumizzate, combinate con una struttura a rete più solida, una sorta di scheletro interno. E’ waterproof ma anche isolante e in combinazione con un capo NeoShell aumenta il suo range ottimale di utilizzo, configurabile tra i 10° e -5°.

gobik.com
polartec.com

Active Extreme X Wind SS: sfida all’inverno

22.12.2021
3 min
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Craft vi protegge dal freddo con la sua maglia intima Active Extreme X Wind SS. L’azienda svedese, che ha più volte legato la propria produzione a squadre di vertice, è da sempre attenta a confezionare abbigliamento sportivo professionale che aiuti l’atleta ad esprimersi al massimo delle proprie capacità anche nelle situazioni più estreme.

Sulla schiena il tessuto della maglia Active Extreme è più elastico così da lasciare maggior mobilità all’atleta
Sulla schiena il tessuto è più elastico e lascia maggior mobilità all’atleta

Elastica e traspirante

La maglia termica Active Extreme X Wind SS è dotata di una protezione antivento sulla parte anteriore. Mentre, sulla schiena il tessuto è cucito con un design che la rende più elastica ed aumenta così la vestibilità. Questi accorgimenti nella parte posteriore garantiscono una maggior mobilità dell’atleta non impedendogli alcun movimento.

Nella parte anteriore il tessuto è antivento
Nella parte anteriore il tessuto è antivento

Ecologica e tecnologica

Craft ha da sempre come obiettivo quello di produrre capi d’abbigliamento che non abbiano un impatto negativo sull’ambiente. Cercando anche di sensibilizzare gli utenti al tema del riciclo e del rispetto verso la natura. Per questo i tessuti utilizzati per la produzione della maglia Active Extreme X Wind SS arrivano da materiale riciclato. Come il tessuto SEAQUAL: interamente composto da plastica marina riciclata. Un tessuto altamente traspirante che permette di disperdere il calore accumulato durante lo sforzo fisico.

Craft Active Extreme X Wind
Precedentemente vi avevamo presentato la maglia Craft Active Extreme X Wind nella versione a maniche lunghe
Craft Active Extreme X Wind
Maglia Craft Active Extreme X Wind nella versione a maniche lunghe

Termoregolazione 10 e lode

Un altro materiale utilizzato è il Coolmax Air Technology. Progettato per ottimizzare la gestione ottimale della temperatura corporea, sia con il caldo che con il freddo. Composto da fibre di poliestere con una sezione trasversale unica a forma di elica è il tessuto ideale per una perfetta termoregolazione.

La maglia Active Extreme X Wind SS è composta nel seguente modo: 40% Poliestere SeaQual 39% Poliestere “Coolmax” 21% Poliestere riciclato.

Il prezzo è di 74,95 euro, le taglie vanno dalla S alla XXL.

Craft