Dal Giro al Tour, Pellizotti racconta i 47 giorni di Mohoric

03.07.2021
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Sono passate solo poche ore da quando Matej Mohoric gioiva sul traguardo di Le Creusot. Sono passate invece parecchie settimane da quella terribile caduta al Giro. Il corridore della Bahrain Victorious aveva fatto l’ormai celebre capriola in avanti, atterrando di testa e schiena sull’asfalto, mentre era in attacco in discesa verso Campo Felice. 

E nel mezzo cosa è successo? Come ha passato questi 47 giorni che separano caduta del Giro e trionfo al Tour? E’ successo che Matej si è messo sotto, ha lavorato sodo, tanto da vincere in questo intermezzo anche il campionato nazionale.

La caduta dello sloveno al Giro (screenshot a video)
La caduta dello sloveno al Giro (screenshot a video)

Una caduta “fortunata”

«Mamma mia – racconta emozionato il suo diesse Franco Pellizotti – quando è partito ieri ho pensato: cavolo manca ancora tanto. Ma poi se ci si pensa quando lui va in fuga vince così. E poi vedendo chi c’era all’attacco con Matej (il riferimento è a Van Aert e Van der Poel, ndr)… Ha avuto la fortuna di trovare un bel compagno di fuga, quel Van Moer è un bel “cammellone” ed ha collaborato parecchio».

Franco è al Tour. In ammiraglia dietro al suo pupillo ieri c’era proprio lui. Ma il friulano ha seguito Matej sin dal giorno di quella caduta. Ed è con lui che vogliamo riavvolgere il nastro.

«Vero, dopo quell’incidente al Giro gli sono stato vicino, ci siamo sentiti spesso. Alla fine è stato anche “fortunato” perché a parte la commozione celebrale e qualche contusione non si è fatto molto male, non ha riportato fratture. Il Tour poi era già in programma e quasi quasi è stato un “bene” fermarsi in quel momento. Ha potuto recuperare alla grande. Come si dice: non tutti i mali vengono per nuocere. E il risultato si è visto».

Mohoric (a sinistra) in fuga con Brent Van Moer
Mohoric (a sinistra) in fuga con Brent Van Moer

Sorpresa? Anche no!

Pellizotti racconta che dopo la caduta Mohoric è stato fermo una settimana. Poteva riprendere anche prima ma in squadra hanno preferito attendere qualche giorno in più visto che non c’era proprio pensando al Tour. 

«Questo – riprende il diesse – gli ha consentito di recuperare bene e quando ti fermi che sei in una condizione strepitosa, come quella che aveva al Giro, ci metti poco a tornare a buoni livelli. In più Matej è un professionista esemplare. Si è allenato molto bene. Tanto è vero che al rientro ha vinto il titolo nazionale sloveno. Che poi uno dice: okay in Slovenia… ma andiamo a vedere chi c’era! Insomma mentalmente ne è uscito bene. E per me vederlo subito competitivo non è stata una sorpresa».

Franco Pellizotti (43 anni) diesse della Bahrain Victorious
Franco Pellizotti (43 anni) diesse della Bahrain Victorious

Morale sempre alto

Ma allora c’è da chiedersi come abbia vissuto quei giorni dopo la caduta. Era più dispiaciuto per aver lasciato i suoi compagni al Giro o più preoccupato per non essere in forma per il Tour?

«Matej è un ragazzo sopra la media, ha una grande intelligenza e conosce i suoi mezzi, nel senso che sa quello che deve e che può fare. A volte però proprio la testa è il suo punto debole, perché magari è talmente convinto di quello che fa che poi sbaglia.

«Però posso dirvi che la sera della sua caduta al Giro era in stanza con i ragazzi. Anche Damiano (Caruso, ndr) era rimasto un po’ scosso (tanto più che era alla sua ruota e ha visto tutto, ndr) ed era Matej che dava morale alla squadra. Proprio perché è intelligente e consapevole sapeva che in qualche modo gli era andata bene e quindi no, non era abbattuto».

Con i tanti punti conquistati sui Gpm a fine tappa Mohoric ha vestito la maglia a pois
Con i tanti punti conquistati sui Gpm a fine tappa Mohoric ha vestito la maglia a pois

Più spazio senza Haig

In Francia Mohoric, tanto più dopo il ritiro di Jack Haig, l’uomo di classifica della Bahrain, aveva più carta bianca. Se al Giro doveva aiutare Landa in pianura e nelle tappe mosse, al Tour doveva stare vicino all’australiano in pianura e doveva (deve) essere l’ultimo uomo per Colbrelli in quelle mosse.

«Mohoric – dice Pellizotti – è il nostro road capitan al Tour. Sa come muoversi. Si sa gestire. Se guardate bene, anche ieri in salita lavorava e tirava ma senza esagerare, mentre in discesa, che è il suo forte, recuperava. E’ stato Matej stesso a decidere il momento dell’attacco. E ha fatto bene ad anticipare visti i nomi che erano in fuga con lui, come ripeto. Una vittoria così importante gli mancava, tanto più dopo quello che gli è successo. Mi è bastato vedere la sua faccia sull’arrivo per capire cosa significasse quella vittoria». 

La Bahrain riordina le idee: Valls “farà il Caruso”

18.05.2021
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Casa Bahrain Victorious. «Abbiamo la maglia rosa della sfortuna», dice Alberto Volpi. «Abbiamo avuto due dolori e una gioia», gli fa eco Franco Pellizotti.

Il sole splende sulle colline umbre che circondano Perugia. Fa caldo ma non troppo. E’ l’ideale per passare il giorno di riposo al Giro d’Italia e per riordinare le idee dopo quasi metà corsa, ma con il grosso che deve arrivare. La Baharain ha perso Landa e tre giorni dopo anche Mohoric, come si riorganizza la squadra in questi casi? Tra l’altro una squadra fortissima, che in qualche modo è stata stravolta.

Gino Mader ha vinto ad Ascoli (San Giacomo) ed è in lotta per la maglia blu
Gino Mader ha vinto ad Ascoli (San Giacomo) ed è in lotta per la maglia blu

Mader un trionfo importante

«Quando perdi il tuo capitano perdi un po’ l’orientamento della squadra – dice Volpi – per fortuna il giorno dopo aver perso Landa abbiamo vinto con Gino Mader a San Giacomo. Questo è stato importante per il morale e per accettare la delusione di non aver più Mikel. Però per me il bilancio sin qui è positivo. Siamo stati davanti, abbiamo fatto quello che dovevamo fare, abbiamo vinto una tappa… Questo non significa che continueremo a chiedere il massimo ai nostri corridori, dobbiamo valorizzare Caruso».

Per Volpi comunque bisognerà continuare anche a fare la corsa che si era impostata dopo l’abbandono di Landa e cioè andare anche a caccia di tappe, compatibilmente alle possibilità. Pello Bilbao magari starà più vicino a Damiano, Mader potrà fare entrambe le cose, Tratnik avrà di fatto solo la tappa di Gorizia per cercare una fuga.

«Pello era venuto al Giro per tirare per Landa, qualcosa che sa fare. Nelle tappe più facili o intermedie doveva risparmiare, per questo a volte lo abbiamo visto dietro».

Pello Bilbao è al suo quinto Giro, l’anno scorso terminò quinto nella generale
Pello Bilbao è al suo quinto Giro, l’anno scorso terminò quinto nella generale

Il passato insegna

Volpi però non perde il suo ottimismo e ricorda quando nel 1985 al suo primo Giro d’Italia, il capitano Argentin cadde e si ritirò.

«Divenni co-capitano con Tommy Prim e questo mi consentì di vincere la maglia bianca. Ma poi non serve andare tanto indietro nel tempo. Guardiamo cosa ha combinato una sola borraccia l’anno scorso. Senza di quella Tao Geoghegan Hart non avrebbe vinto.

«Io dico che l’arma di Damiano può essere la sua regolarità. Magari non ha lo spunto dei migliori, ma il non avere “giornate no” può aiutarlo. E se poi deve vincere il Giro dovrà trovare un acuto, anche perché dovrà guadagnare qualcosa in vista della crono finale. Per non dire direttamente che dovrà guadagnare su Evenepoel».

Mohoric si è mostrato fortissimo su tutti fronti, una grave perdita per la Bahrain
Mohoric si è mostrato fortissimo su tutti fronti, una grave perdita per la Bahrain

E Pellizotti cosa dice?

E da un diesse passiamo all’altro. Con Franco Pellizotti si parla nello specifico dei sei uomini rimasti alla Bahrain in corsa: come verrano utilizzati, sapendo che non solo manca il capitano ma anche Mohoric che si è mostrato più importante del previsto? Anche il friulano conferma che correranno da battitori liberi, ma con un occhio di riguardo per Caruso.

«Damiano è il nostro leader. Pello o Mader saranno gli uomini per la salita. Chi sarà l’ultimo dei due lo decideremo giorno per giorno, in base a come staranno e alle situazioni. Anche perché Mader è in lotta per la maglia dei Gpm, non dimentichiamolo. Noi non possiamo gestire la corsa. Un conto era con Landa leader che dava determinate certezze e con Caruso al suo fianco e l’organico pieno. E un conto è adesso. Prima sì che potevamo attaccare o impostare la corsa, come si è visto poi a Sestola. 

«Sappiamo che Bernal è quello che sta meglio e che ha una squadra fortissima. Toccherà alla Ineos quindi controllare la corsa e noi ci regoleremo di conseguenza. Loro sono abituati a gestire certe situazioni».

Una situazione tattica che quasi, quasi fa comodo alla Bahrain. In questo modo la squadra di Volpi e Pellizotti non avrà il controllo della corsa, tanto più con i ruoli di ciascuno che sono rivisti.

«Quando si costruisce una squadra tutti hanno il proprio ruolo e tutti sono determinanti per quel lavoro. Anche Arashiro nelle tappe piatte è fondamentale. Venendoci a mancare non solo il leader ma anche Mohoric ci viene meno un uomo importantissimo, in grado di lavorare su più fronti».

Rafael Valls (in testa) diventerà il capitano in gruppo, di fatto quello che faceva Caruso
Rafael Valls (in testa) diventerà il capitano in gruppo, di fatto quello che faceva Caruso

I nuovi ruoli

E quindi chi sostituirà chi? Pellizotti parla di un Tratnik duttile. Lo sloveno si sa muovere bene in gruppo e dice la sua nei percorsi misti.

«Senza Mohoric, Jan entrerà in scena nelle tappe facili e in quelle miste e aiuterà a portare gli scalatori avanti ai piedi delle salite. E’ il nostro apripista, mettiamola così.

«Valls adesso dovrà aiutare molto in salita. Lui è un corridore esperto e ha una buona condizione, come ha dimostrato al Tour of the Alps. Il suo ruolo sarà quello di far lavorare il meno possibile Bilbao e Mader».

Infine c’è Caruso. Solitamente Damiano è il capitano in corsa. E’ lui che gestiva tutto e tutti, leader compreso. Cambierà qualcosa anche per il siciliano?

«Vero – conclude Pellizotti – Caruso è il nostro “road capitan” e alla fine lo sarà anche in questa situazione, ma l’idea è di alleggerirlo molto e pertanto credo che questo ruolo passerà a Valls. Sarà Rafael che gestirà la situazione in gruppo. E’ importante che Damiano corra come deve correre un leader e cioè pensando alla corsa, stando davanti ed avendo qualche pressione (e pensiero) in meno».

Pellizotti: bene i watt, ma guardiamoli negli occhi

27.01.2021
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Del Pellizotti corridore si è sempre detto un gran bene, eppure fra un po’ il buon nome del Pellizotti direttore sportivo potrebbe prendere il sopravvento. Un fatto di sensazioni, parole spese fra corridori, un fatto forse di affinità. Del resto se hai corso fino a poco tempo prima, hai ancora tutto nella testa ed è più semplice entrare in empatia con i ragazzi che devi guidare.

Da Lecce a Valencia

Franco è appena rientrato dal ritiro spagnolo del Team Bahrain Victorious, rimarrà a casa per qualche giorno, cambierà la valigia e partirà di nuovo per la Vuelta Valenciana (3-7 febbraio). Nel suo inizio di 2021 c’è stato anche il lungo viaggio fino a Lecce, per i tricolori di ciclocross in cui sua figlia Giorgia ha conquistato il podio fra le esordienti.

«Siamo andati giù col furgone – sorride Pellizotti – facendo tappa a Porto Sant’Elpidio per l’ultima tappa del Giro d’Italia ciclocross. Giorgia faceva già mountain bike. Quest’anno è passata fra gli esordienti e potendo fare il campionato italiano, non ha voluto rinunciarci. E’ stato un lungo viaggio, nove ore di autostrada, anche se noi del ciclismo abbiamo una diversa percezione delle ore al volante. Abbiamo aspettato che corresse anche un’allieva della squadra e siamo ripartiti».

Tra Landa e Colbrelli (e Damiano Caruso) una forte intesa
Tra Landa e Colbrelli (e Damiano Caruso) una forte intesa
Provi a descrivere il ciclismo che vedi intorno a te?

Non c’è più il gruppo di prima, ci sono tanti filtri, probabilmente troppi. E questo si ripercuote anche nel vivere delle squadre. Si perdono corridori ancora giovani, perché è diventato uno sport che richiede tanto soprattutto psicologicamente. A volte sembra che gli atleti siano numeri, da sfruttare e poi lasciare indietro.

Perché si parla così bene del Pellizotti direttore?

Mi comporto come mi piaceva che si comportassero con me e come di fatto si sono comportati, perché ho avuto sempre direttori in gamba. Tutti i filtri di cui dicevamo e il fatto che al centro di tutto sia stata messa la performance fa dimenticare che la cosa più importante è il dialogo con i ragazzi. E’ il modo che conosco per tirare fuori da loro il meglio, non solo sul piano del rendimento sportivo. Un ragazzo può avere problemi personali, a casa, con la moglie. Ma se non gli diamo importanza, se non gli si permette di parlarne, alla fine lui si tiene tutto dentro e poi sbotta. A volte di questi aspetti parlo con Tosatto

Il punto della strada in allenamento con il nuovo diesse Neil Stephens
Punto della strada con Neil Stephens
Perché proprio con Toso?

Perché più o meno siamo della stessa generazione. Ci confrontiamo sul fatto che abbiamo corso in un ciclismo all’antica che iniziava ad affacciarsi sulla modernità. E questo fa la differenza. Nelle squadre ci sono i coach che li portano perfetti alle gare. Il diesse allora non deve limitarsi a fare la tattica, ma deve andare nelle camere a parlare di ciclismo e anche di altro. E se alla fine in corsa fanno quello che gli dici, è perché si fidano. Devi creare empatia ed è questo il bello. Qui da noi si riesce a farlo molto bene, quest’anno anche di più. Abbiamo un dialogo che va anche oltre l’aspetto sportivo.

Quest’anno di più: che cosa significa?

Con Rod Ellingworth l’anno scorso ci siamo dati una linea veramente eccezionale, ma forse veniva a mancare il rapporto umano. Alla Ineos c’è tanto personale e qui non si poteva pretendere di fare lo stesso. Mi trovavo bene con Rod, abbiamo parlato tanto e mi è servito per crescere. E’ sempre sul pezzo, non gli sfugge niente. Alla base dei successi del gruppo Ineos c’è proprio quel tipo di approccio. Quest’anno, pur avendo mantenuto la sua linea di organizzazione, siamo tornati a un livello un po’ più… romantico.

Bici nuova, Capecchi verifica le misure
Bici nuova, Capecchi verifica le misure
Come va il giovane Milan?

Da noi non ci sono gruppi di atleti con un direttore di riferimento, ma io lavorerò con lui nelle prime corse, a partire dalla Valenciana assieme a Poels, Haig e Mohoric… gente esperta. Gli è stato assegnato Paolo Artuso come preparatore, che è in contatto con Villa. Lo vedo bene. In ritiro avevamo diviso la squadra in tre gruppi in base all’attività che faranno e lui era nel gruppo uno, quello della Valenciana. Si è mosso bene, quasi fosse con loro da sempre. Conoscendo i friulani, pensavo fosse più chiuso, ma forse frequentando il mondo della pista, ha vissuto situazioni importanti e si è aperto. L’ho visto anche andando ai tricolori di cross, che mi hanno stupito. I corridori stanno tutti insieme, sempre a contatto e imparano a gestire la tensione.

La preoccupazione di Bressan, che lo ha avuto al Ct Friuli, è che sia troppo giovane per passare.

Jonathan me l’ha detto. Diciamo che si è inserito benissimo e ha numeri impressionanti. Ma tornando ai discorsi iniziali, mi sono accorto di qualche sfumatura su cui lavorare. Abbiamo fatto un test a crono, con il traffico aperto e quasi tutte le curve a destra, per evitare problemi. Ma a un certo punto a lui è uscito un camion, che l’ha costretto a rallentare. Dovevate vedere quanto era arrabbiato per non aver vinto la prova.

Un’altra volta era in salita con Pello Bilbao, Poels, Mohoric e Theuns, che l’hanno staccato. Anche lì l’ha presa male, tanto che ho dovuto parlargli. «Johnny – gli ho detto – non sei più fra i dilettanti! Quelli che ti hanno staccato sono uno che ha fatto 5° al Giro, uno che distruggeva il gruppo del Tour tirando per Froome, un altro che è arrivato quarto alla Liegi e Theuns che ha vinto alla Planche des belles Filles. Devi capire che qui il livello è molto più alto di te». Per contro, tuttavia…

Wouter Poels e Dylan Teuns faranno da balia a Milan nelle prime corse
Wouter Poels e Dylan Teuns faranno da balia a Milan nelle prime corse
Per contro?

Se siamo bravi a incanalarle, questa euforia e la sua voglia di fare sono il segno della mentalità vincente. Ma stiamo cercando anche di fargli capire che deve fare un passo alla volta. Alla Valenciana ci sarà la crono e così pure allo Uae Tour. Per lui saranno test per capire su cosa lavorare.

Al Giro tutti per Landa, compresi Caruso e Colbrelli?

Italiani e spagnoli hanno la stessa mentalità, a differenza di italiani e inglesi. Loro tre si sono trovati bene, sono andati in ritiro alle Canarie e dopo il bel Tour del 2020, si è deciso di puntare su Giro. In Francia ci saranno due crono piatte, in cui Mikel sarebbe troppo svantaggiato.

Lo vedi come un vero leader?

Ognuno lo è a suo modo. E’ un ragazzo veramente eccezionale e se uno come Caruso decide spontaneamente di aiutarlo, vuol dire che gli ha riconosciuto un valore oggettivo.

Sempre in attesa di capire come sarà fatto il Giro…

In effetti non deve essere facile organizzare e qualcosa ci è stato indicato, ma per le squadre così non è facile impostare la stagione dei leader. Febbraio è tanto avanti, la preparazione è iniziata. Noi partiamo dal Giro, che sarà duro. Siamo già al lavoro.