Se è vero che i mondiali juniores su pista ancora una volta hanno avuto in Federica Venturelli la condottiera azzurra, è vero anche che pochi si sarebbero aspettati di trovare fra le plurimedagliate Anita Baima. Diciassette anni, nata a Cirié in Piemonte, Baima ha sangue ciclisticamente nobile nelle vene, considerando che il suo prozio è Franco Balmamion, vincitore di due Giri d’Italia (1962-63). Anita lo ha salutato come meglio non poteva, portando a casa una maglia iridata.
Baima è stata protagonista assoluta e la cosa ha preso molti alla sprovvista, considerando che agli europei di categoria la si era vista solamente nell’eliminazione, conclusa con un argento. Ma la spiegazione c’è.
«In primavera, nella prova di Nations Cup su strada in Olanda sono caduta alla seconda tappa rompendomi la clavicola. Sono stata costretta a un periodo di inattività e agli europei non ero ancora entrata in condizione, quindi sono stata schierata solo in una prova. Direi però che mi sono rifatta con gli interessi…».
Quante gare hai fatto?
A Cali ne ho disputate tre: lo scratch del primo giorno concluso con un argento, poi l’eliminazione dove ho vinto e l’omnium chiuso al quarto posto.
Partiamo allora dalla prima gara…
Sapevo che nello scratch avevo le caratteristiche adatte per emergere. E’ stata una gara tirata che alla fine mi ha lasciato un po’ d’amaro in bocca. Quando stavo cercando la posizione e stavo per lanciare la volata, c’è stata una caduta e la corsa è stata neutralizzata. Quando si è ripartiti mancavano solo 2 giri e non c’era tempo per trovare la posizione di prima, ho dovuto arrangiarmi.
Il giorno dopo toccava all’eliminazione…
Qui avevo il dente avvelenato per l’esito degli europei. E’ la gara che mi piace di più. All’inizio facevo un po’ fatica a carburare, poi ho sentito la gamba sempre più forte e quando siamo rimaste io e la britannica Sharp non ho voluto correre rischi partendo da lontano, sapevo che era stanca.
Nell’omnium?
Lì ero piuttosto stanca io. Sono arrivata alla corsa a punti al quarto posto a 4 lunghezze dal podio, ma non avevo abbastanza benzina per recuperare. Ho dato tutto ma non è stato sufficiente.
Hai preso parte a tre prove endurance, come mai non eri nel quartetto, è una specialità che non contempli?
Al contrario, il lavoro in pista era incentrato sull’inseguimento a squadre, solo che l’infortunio primaverile mi aveva messo fuori squadra per gli europei. Ai mondiali Villa ha tenuto della squadra che ha vinto il titolo continentale solo Venturelli e Toniolli, ma per me hanno preferito che facessi le prove di gruppo. Il cittì ci ha detto che voleva innanzitutto che ognuna di noi avesse occasione di gareggiare e fare esperienza. Il quartetto è una bellissima specialità, spero di rientrarci.
Molti ti hanno scoperto per i tuoi risultati su pista, ma anche su strada non vai certo male, considerando l’8° posto alla Gand-Wevelgem…
Sinceramente non saprei scegliere fra le due specialità, anche la strada mi piace molto, purtroppo quest’anno ho avuto poche occasioni per gareggiare ma spero da ora in poi di rifarmi e avere più possibilità. A cominciare dal Giro di Lunigiana.
Che tipo di ciclista sei nelle gare in linea?
Innanzitutto sono veloce, infatti non ho paura di buttarmi in volate di gruppo, ma certamente preferisco quelle a ranghi più ridotti. In salita tengo bene, almeno su quelle non troppo lunghe. Sicuramente preferisco le corse d’un giorno, anche perché non ho molta esperienza per quelle a tappe.
Come sei arrivata a fare la ciclista? Ti hanno influenzato i trascorsi in famiglia?
La nostra è sempre stata una famiglia legata al ciclismo. Pedalavano i miei cugini e io, appena smesse le rotelle a 3 anni, mi sono ritrovata a seguirli e gareggiare in una prova promozionale per i più piccoli. Dicono che mi ero divertita così tanto che volevo subito rifarla, così non ho più smesso. Ora corro per la Bft Burzoni VO2 Team Pink e spero di fare sempre meglio.
Ora che hai una medaglia d’oro mondiale per le mani, che pensieri ti vengono?
Se la guardo mi suscita molta speranza, anche perché sono al primo anno di categoria e con tutto quello che è successo ho portato a casa bei risultati, sono sicura che il prossimo anno con un pizzico di fortuna in più si potranno fare davvero belle cose.
E se ti chiedessero di scegliere?
Come ho detto prima non voglio, si possono fare entrambe e tutti sanno che la pista è fondamentale per la strada, soprattutto per elementi come me che puntano sulla velocità ed esplosività. Non per niente il mio idolo è Elisa Balsamo, che corre e vince dappertutto…