«Dicono che il movimento ciclistico italiano – inizia subito con verve la nostra chiacchierata con Alessandro Monaco – corra a rilento, ma non è così».
Si è chiusa la sua parentesi in Bardiani-CSF dopo solamente due stagioni (2020 e 2021, ndr), ora riparte con la Giotti Victoria di Giuliani. «Si è persa la pazienza di far maturare i giovani corridori, non parlo solamente di me. I ragazzi ci sono, basta pensare a quelli che hanno corso con me il mondiale di Innsbruck nel 2018 (foto di apertura): Bagioli, Covi, Battistella e Fedeli, più Affini e Sobrero che hanno fatto parte del gruppo squadra fino all’ultimo».
Monaco e Lonardi durante un ritiro con la Bardiani nel febbraio del 2021 Monaco e Lonardi durante un ritiro con la Bardiani nel febbraio del 2021
Un percorso ad ostacoli
«La mia avventura tra i professionisti – spiega – è iniziata nel 2020 e con la pandemia ho corso solamente due mesi. Nel 2021, invece, mi sono preso il Covid, penso nel viaggio di ritorno dalla Vuelta al Tachira. E’ stata una brutta esperienza che mi ha condizionato molto. Mi sono fermato completamente per 10 giorni, ma per un paio di mesi sono stato perennemente stanco ed affaticato.
«Mi sarebbe piaciuto fare un terzo anno da professionista, questa volta intero, senza impedimenti, ma purtroppo non è stato così. Ognuno fa le sue scelte, io con i diesse e lo staff della Bardianisono comunque rimasto in buoni rapporti».
Da under 23 hai corso 3 stagioni sempre ad alto livello…
Sì, al primo anno ho fatto subito bene al Giro d’Italia under 23 e quello della Valle d’Aosta, finendo sesto e settimo nella classifica dei giovani. Al Valle d’Aosta sono arrivato anche terzo in una tappa.
Nelle due stagioni successive hai corso molto anche con la nazionale, arrivando a disputare il mondiale nel 2018, come ci hai detto prima.
Mi sono sempre mantenuto costante nei risultati entrando spesso nei dieci e questo mi ha permesso di indossare anche la maglia azzurra. Con Amadori ho corso molto tra il 2018 e il 2019: Tour of the Alps, Corsa della Pace, il Tour de l’Avenir e anche qualche altra gara in preparazione ai mondiali.
Monaco ha corso due stagioni in maglia Bardiani, qui alla Settimana Internazionale Coppi e Bartali Monaco ha corso due stagioni in maglia Bardiani
Li hai nominati prima i tuoi compagni al mondiale di Innsbruck (Bagioli, Covi, Battistella…) loro ora sono in squadre WorldTour, cosa ti è mancato per raggiungere il loro livello?
Io sono molto autocritico con me stesso, se loro ora sono a quel livello ed io no un motivo c’è. Alla fine di tutto mi è mancata la vittoria, sono un corridore che ha vinto poco anche da under, infatti io sono andato alla Bardiani e loro in squadre WorldTour. Quel che però voglio dire è che io sono sempre stato costante ed i numeri li ho fatti vedere…
Alessandro Monaco si è piazzato undicesimo in classifica generale al Giro d’Italia under 23 del 2019 (foto Scanferla) Monaco è stato 11°al Giro d’Italia under 23 del 2019 (foto Scanferla)
Adesso c’è tanta fretta nel cercare i giovani campioni e come dici anche tu manca pazienza.
Quello che devono capire è che non siamo dei robot o delle macchine, ma esseri umani e che soprattutto non siamo tutti uguali. Anche Bagioli e Covi sono stati messi in dubbio qualche volta… Guardate che Bagioli è davvero forte, quello tra due anni vince il Giro d’Italia. Io non mi voglio paragonare a loro, ci mancherebbe, altrimenti non sarei dove sono ora. Allo stesso tempo non mi sento neanche di definirmi un “bocciato”, come si può bocciare un corridore che non ha avuto occasioni?
I corridori nati tra il ‘97 ed il ‘98 sono quelli che hanno subito più danni dal Covid.
Per un anno non si è corso, ma le squadre di questo non si sono curate. I contratti sono stati trattati come se la stagione 2020 fosse stata normale. Basti guardare a chi come me è tornato nei dilettanti (Francesco Romano, Nicolas Dalla Valle, Nicola Venchiarutti, ndr). E pensate che ci sono tanti altri che l’occasione di passare non l’hanno nemmeno avuta…
Tonelli e rivi in fuga da Milano al Poggio di Sanremo. Una giornata lunghissima in favore di vento e telecamere. Le loro storie intrecciate verso la Liguria
Dopo la brutta litigata che ha portato alla separazione tutt’altro che consensuale fra Commesso e Tiralongo sull’ammiraglia della Palazzago, la squadra bergamasca è rimasta fra le mani del siciliano, che proprio in questi giorni è arrivato in Sicilia per una settimana di riposo, dopo sei mesi a dir poco impegnativi.
I due, entrambi “figli” di Olivano Locatelli, erano troppo diversi per convivere. Commesso alla scuola di Olivano si è formato come tecnico dopo aver smesso di correre nel 2010. Il siciliano invece ha corso fino al 2017 poi ha fatto prima un passaggio sull’ammiraglia del Uae Team Emirates, prima di scendere fra gli under 23 e portare una mentalità evidentemente diversa. Quando le frizioni sono diventate ingestibili, il presidente Tironi ha puntato su Tiralongo. Lo avevamo incontrato a Bellaria alla partenza del campionato italiano elite che si sarebbe concluso a Imola, cui la Palazzago ha partecipato con Francesco Romano (67° all’arrivo), sul volto portava i segni di una stanchezza che era fisica e forse non solo.
«Sono molto contento dell’esperienza che sto facendo – dice dalla Sicilia, facendo uno strappo al non volere contatti per qualche giorno – ma sono stanco perché devo fare tutto da me, ma proprio tutto. Sto capendo tante cose. Per fortuna Romano sta andando forte (in apertura mentre vince a Falcade la 5ª tappa del Giro del Veneto U23, ndr) mentre non conoscevo gli altri corridori. Abbiamo fatto un po’ di vittorie e un po’ di piazzamenti, ma a tanti ho fatto capire che è meglio se iniziano a cercarsi un lavoro. So dove vanno a parare, so bene che cosa li aspetta di là. E se qualcuno non ha sostanza, non è giusto illuderlo. Bisogna lavorare con dei progetti…».
La Palazzago era partita per il Giro del Veneto con Romano, Affaticati, Abenante, Consolaro, Garzon, Manenti (foto Scanferla)La Palazzago era partita per il Giro del Veneto con Romano, Affaticati, Abenante, Consolaro, Garzon, Manenti (foto Scanferla)
Di cosa parli?
Mi piacerebbe fare qualcosa per il Sud. I corridori come me che una volta dalla Sicilia andavano al Nord con la valigia avevano fame vera. Oggi i social gli dipingono una realtà distorta, prima c’erano meno cose che ti deviavano la testa. E così anche partire diventa più difficile.
Nel frattempo il mondo degli U23 è cambiato tanto.
Girano meno soldi, questo è certo, e sono concentrati in mano a pochi. Alcune corse hanno tolto i rimborsi, altre li hanno mantenuti al minimo e non per tutti. Alcune prove importanti chiedono un contributo importante per partecipare, perché praticamente devi pagarti il soggiorno dei corridori. Devo dire che la realtà migliore con cui abbiamo avuto a che fare di recente è quella di Extra Giro. Hanno creato una cosa bellissima, mentre nei restanti casi devi mettere mani al portafogli. Solo che non tutti possono.
C’è grande differenza fra le squadre.
La stessa fra le WorldTour e le continental. Se vedo un bel corridorino e vado a parlarci, basta una continental che vada con i soldi e se lo porta via. Al Giro d’Italia ci siamo difesi dignitosamente, ma alcune squadre sono state inesistenti, neppure sono riuscite ad andare in fuga. Perché gli squadroni facevano come gli pareva.
Smesso di crrere nel 2017, Tiralongo è stato per tre anni al Uae Team EmiratesSmesso di crrere nel 2017, Tiralongo è stato per tre anni al Uae Team Emirates
Sei contro le continental?
No, ci mancherebbe. Ma sono a favore di continental in cui comandi la qualità dei ragazzi. In Italia abbiamo corridori per farne al massimo cinque. Gli altri vengono sfruttati e illusi e poi quando smettono, ne prendono altri.
Non è bello sentirlo…
Fra i 18 e i 20 anni sono in un’età importante e bisogna parlargli chiaro. A quelli che hanno la maturità non si deve chiedere niente fino agli esami, poi si va in montagna e si fa bene la seconda parte della stagione. Se un primo anno va bene a scuola, è giusto spingere perché investa su quello. Se è un atleta di talento, il talento gli resta, non lo perde. Invece, come si diceva prima, con gli elite di primo e secondo anno è bene parlare chiaramente.
Per dirgli cosa?
Che lo vediamo come funziona. I corridori ormai li prendono da piccoli, si sta creando questa mentalità, per cui un ragazzo di 24 anni non lo guardano più. Che poi, questi giovani che fine fanno? Chi controlla? Li sfruttano e poi che cosa succede: che si torna a quando facevi il professionista per sette anni e poi dovevi trovarti un lavoro? Ma proprio perché si punta sui giovani, bisogna che i giovani siano invogliati a correre e quelli del Sud non hanno gare né incentivi. Bisogna fare qualcosa. Magari non solo in Sicilia, ma ad esempio se in Puglia organizzano delle gare, è giusto andarci anche dal Nord. Per questo bisognerebbe sostenere gli organizzatori, che fanno sacrifici impensabili in cambio di poche soddisfazioni.
Anche Romano viene dalla Sicilia e ha corso la Adriatica Ionica Race con la nazionale: qui assieme a DaineseRomano ha corso la Adriatica Ionica Race con la nazionale: qui assieme a Dainese
Romano tornerà professionista?
Lo spero. Ho mandato i suoi curriculum e i dati e i test ad alcune squadre. Lo hanno fatto passare troppo presto. Nel 2019 era un bambino, nel 2020 c’è stato il Covid e l’hanno messo via. Sta andando bene, vince, spero che una squadra per fargli fare almeno un anno si possa trovare.
Hai più sentito Commesso?
No, ma continuo a pensare a lui come a un amico. Non ci siamo più chiariti. All’inizio andava bene, quando sono arrivate le vittorie, dopo tre anni di risultati non troppo buoni, è cambiato tutto. Ma ora scusate, spengo nuovamente tutto. Ho una settimana, poi torno per la Bassano-Montegrappa, Poggiana e le corse a seguire. C’è bisogno di ricaricare le batterie.
E’ stata una prima edizione divina quella del Giro di Romagna per Dante Alighieri, ultima fatica organizzativa di aprile di ExtraGiro, che ha riallacciato il filo (interrotto nel 2015) col Giro delle Pesche Nettarine.
Quattro tappe, 10 gpm, 35 formazioni al via e spazio più o meno per tutti nella gara intitolata al Sommo Poeta e al 700° anniversario dalla sua morte.
Romano vince la prima a Gradara, arrivo nelle Marche (foto ExtraGiro)Romanl vince la prima a Gradara, arrivo nelle Marche (foto ExtraGiro)
Il segno di Romano
La narrazione parte con la prima frazione, Riccione-Gradara di 118,6 chilometri che prevede un gpm nella prima parte ed un arrivo in leggera ascesa che strizza l’occhio a finisseur o grimpeur veloci. All’ultimo chilometro sono davanti gli ultimi cinque coraggiosi di giornata che pregustano l’avvicinarsi della gloria, ma proprio sull’erta finale verso il castello di Gradara gli inseguitori inghiottono i battistrada e Francesco Romano (Palazzago) anticipa Simone Piccolo (Viris Vigevano) e Gianmarco Garofoli (Nazionale Italiana) andando ad indossare la prima maglia verde-bianco-rossa da leader della generale.
Juan Ayuso vince la seconda tappa a Santa Sofia (foto ExtraGiro)Juan Ayuso vince la seconda tappa a Santa Sofia (foto ExtraGiro)
Ricordate Ayuso?
Nella seconda tappa, Bellaria Igea Marina-Santa Sofia di 140,3 chilometri, il finale presenta due scollinamenti ravvicinati a ridosso dell’arrivo, che scremano il gruppo dei migliori, e il capo-classifica siciliano si trova a lottare contro 4 avversari, tra cui il baby-fenomeno: Juan Ayuso (nella foto di apertura). E’ proprio lo spagnolo della Colpack-Ballan che vince davanti a Romano (che conserva la leadership su Ayuso e il britannico Paul Double) e ad Andrea Pietrobon (Cycling Team Friuli).
Bis spagnolo
Il terzo giorno di gara è caratterizzato dalla Cattolica-San Leo di 126,8 chilometri con 3 gpm e l’arrivo in salita all’ombra del castello che domina la valle della Marecchia. Tappa movimentata e nervosa ma tutti aspettano l’ultima rampa: Ayuso impone un ritmo alto, trionfa in solitaria (davanti a Double della Mg-K Vis Sangemini e Michele Corradini della Viris Vigevano) e dopo il traguardo stramazza dalla fatica contro le mura del maniero. Lo sforzo viene ripagato anche in classifica generale: la maglia di leader è sua per una manciata di secondi su Double e Romano.
La General Store di Furlan controlla in salita (foto ExtraGiro)La General Store di Furlan controlla in salita (foto ExtraGiro)
Rocchetta sprint
L’ultima frazione, Ravenna-Ravenna di 154 chilometri è la canonica chiusura per le ruote veloci, malgrado due salitelle appena dopo metà percorso. Non succede nulla che possa stravolgere la classifica generale che resterà invariata mentre la concitata volata finale va a Cristian Rocchetta (General Store) su Gregorio Ferri (Petroli Firenze Hopplà) e Luca Colnaghi (Trevigiani Campana Imballaggi).
E così, dopo un rapido riepilogo, proviamo a traghettarvi verso le cantiche che hanno contraddistinto queste quattro giornate agonistiche.
Ayuso depone i fiori sulla tomba di Dante Alighieri a 700 anni dalla morte (foto ExtraGiro)Ayuso depone i fiorni sulla tomba di Dante Alighieri a 700 anni dalla morte (foto ExtraGiro)
Paradiso Colpack
Iniziamo dai cieli del Paradiso che accolgono senz’altro la Colpack-Ballan e Juan Ayuso. Il team bergamasco sta vincendo ovunque e ha già ottenuto 13 successi totali (compresa la generale del Giro di Romagna) con 8 atleti diversi. La parte principale invece la sta recitando il diciottenne spagnolo (5 sigilli complessivi) che alla Strade Bianche di Romagna era stato tagliato fuori dalla contesa da una caduta in mezzo alla polvere e che attualmente sta provando “l’esperienza di questa dolce vita” (cit.) tra gli under 23 prima di passare professionista il prossimo agosto con il UAE Team Emirates.
A Rocchetta l’ultima tappa a Ravenna (foto ExtraGiro)A Rocchetta l’ultima tappa a Ravenna (foto ExtraGiro)
Pro’ di ritorno
Le anime del Purgatorio invece hanno i volti di Francesco Romano e Cristian Rocchetta, entrambi vincitori di una tappa alla corsa “dantesca”. Il primo, passista-veloce siciliano classe ’97, è reduce da due stagioni con la Bardiani-Csf (con cui ha disputato l’ultimo Giro d’Italia) dove però ha pagato più del dovuto il passaggio tra i professionisti, categoria nella quale vuole rientrare. Per farlo è tornato nella Palazzago con cui aveva già corso nel biennio 2016-17 conquistando 5 vittorie: «Quest’anno mi sto rilanciando – spiega – e il mio obiettivo è avere continuità di risultati facendo tutto il calendario dei dilettanti per poi trovare nuovamente un contratto tra i prof nel 2022. Al Giro di Romagna ho fatto bene e ho dovuto scontrarmi con giovani talenti come Ayuso ma non mi scoraggio e il mio impegno sarà sempre massimale».
Direttore di corsa e vero riferimento per la sicurezza è Raffaele Babini (foto ExtraGiro)Direttore di corsa e vero riferimento per la sicurezza è Raffaele Babini (foto ExtraGiro)
Parla Furlan
Il secondo, sprinter veronese del ’98 con 7 vittorie totali nella categoria tutte ottenute con la sua General Store, vuole mettersi alle spalle una negligenza personale che ha pagato a caro prezzo: a maggio 2019 fu trovato positivo a causa di un incauto utilizzo di uno spray nasale e fu sospeso fino a fine anno. Il fresco successo di Ravenna ha ridato ottimismo sia a lui che a Giorgio Furlan, suo ds ed ex prof dall’89 al ’98.
«Cristian – spiega il vincitore di 23 gare tra cui due tappe al Giro, campionato italiano ’90, Tirreno-Adriatico e Sanremo ’94 – paga due stagioni, 2019 e 2020, nelle quali ha corso poco per diversi motivi, in cui ha comunque fatto buoni risultati. Naturalmente siamo contentissimi per questa ultima vittoria. E’ un velocista moderno, di quelli che saltano via bene le salite e che poi è capace di arrangiarsi nelle volate anche se io dico che con un pesce-pilota potrebbe fare ancora meglio. Gli farò fare il Giro d’Italia U23, dove fece secondo posto in una tappa l’anno scorso, poi spero possa essere preso da qualche team professionistico, perché sta facendo una crescita graduale».
Anche al Giro di Romagna, per la Colpack prosegue il momento d’oro (foto ExtraGiro)Per la Colpack prosegue il momento d’oro (foto ExtraGiro)
Inferno per due
Chi invece vuole uscire dai gironi dell’Inferno sono due ragazzi stranieri che stanno volteggiando attorno alla vittoria da inizio stagione: Paul Double e Asbjorn Hellemose. Del britannico della Mg-K Vis Sangemini, classe ’96, ci parla il suo ds Diego Cecchi: «E’ un ragazzo che va molto forte in salita e nonostante il suo peso piuma ha uno spunto piuttosto veloce. Al Giro di Romagna è andato molto bene ma sapevamo che con avversari come Ayuso, che è un extraterrestre, avrebbe faticato, benché abbia ceduto per soli 21 secondi. Ha disputato una buona Coppi e Bartali e una discreta Volta Valenciana. Gli faremo fare tutte le gare internazionali, anche quelle non adatte a lui perché deve completare il suo processo di crescita poi saremmo felici se ad agosto potesse fare uno stage con una formazione professional o WorldTour».
Il longilineo 22enne danese del Vc Mendrisio è un altro scalatore puro, abbonato alle posizioni a ridosso del podio che confermano tuttavia una condizione buona, pronta a regalargli un meritato successo. Anche per loro, da Ayuso in giù, sono pronte ad aprirsi le porte del Paradiso.
Dopo il Piva a Pasqua, Ayuso della Colpack vince anche il Belvedere che si corre l'indomani. E ancora una volta arriva da solo. Il punto con i suoi tecnici