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Giro Next Gen: la Circus-ReUz prepara l’assalto

18.05.2023
4 min
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LE CATEAU-CAMBRESIS (Francia) – Assieme alla Colpack-Ballan abbiamo vissuto da dentro le emozioni della Paris-Roubaix Espoirs. Alla vigilia della corsa però, poco prima della riunione tecnica, abbiamo avuto modo di incontrare i vari staff tecnici della squadre. Con il team manager della Circus-ReUz guardiamo al Giro d’Italia under 23. Le tappe infatti sono state rese note all’inizio di maggio e a quel punto la rincorsa alla maglia rosa dei giovani ha avuto inizio.

La 4ª tappa del Giro under 23 arriva in cima allo Stelvio, sarà lo spartiacque della corsa?
La 4ª tappa del Giro under 23 arriva in cima allo Stelvio, sarà lo spartiacque della corsa?

Il percorso

Saranno otto tappe tutte con caratteristiche diverse, dure ed affascinanti. Il profilo tra le varie frazioni cambia molto, rendendo così difficile la lettura e l’interpretazione. 

«E’ davvero bello come percorso – racconta Dimitri Claeys diesse del team, pro’ dal 2011 al 2022 – come il Giro riesce ad esserlo ogni volta. La tappa più affascinante è la quarta, quella con arrivo sullo Stelvio. Si tratta della frazione intermedia, che potrà essere già un punto chiave per la corsa, soprattutto per i giorni successivi. Ci sono tre giornate dedicate agli sprinter, di non facile lettura, a parte una completamente piatta (la terza, che porta da Priocca a Magenta, ndr). Si tratta di un percorso interessante perché ci saranno occasioni per tutti i corridori. Il Giro d’Italia è la corsa più importante del calendario, certo c’è anche il Tour de l’Avenir, ma quello è dedicato alla nazionali».

La Circus-ReUz può contare su due italiani: uno è Delle Vedove (a sinistra) che sta crescendo molto, parteciperà al Giro?
La Circus-ReUz può contare su due italiani: uno è Delle Vedove (a sinistra) che sta crescendo molto, parteciperà al Giro?

Solo cinque corridori

Le squadre invitate sono 35, di cui 17 italiane e 18 team internazionali, un numero elevato di squadre che ha portato ad avere solo cinque corridori per team. Una corsa così dura non sarà facile da gestire e aver pochi corridori vuol dire centellinare le energie. 

«Non sarà facile decidere quali corridori portare o escludere – riprende – noi abbiamo Busatto, che in questo momento è in ottima forma. Tuttavia lui è un corridore adatto a gare dure, come la Liegi, ma non è uno scalatore. Per la classifica abbiamo un giovane talento francese: Alexy Faure Prost (a sinistra nella foto Instagram di apertura, insieme a Busatto). Lui è uno dei corridori che potranno puntare alla classifica generale. Tra i nostri ragazzi c’è anche Alessio Delle Vedove, ma per lui il discorso è diverso, è al primo anno con noi ed ha solamente 19 anni. Dovremo vedere come performerà durante il resto della stagione. Di certo avere solamente cinque corridori in squadra renderà le scelte ancora più difficili. Il Giro, come detto, è la corsa per team più importante della stagione, è giusto che la maggior parte delle squadre possa partecipare. Siamo felici di esserci però e di lottare per questa grande corsa».

Corsa “pazza”

Il binomio percorso duro e squadre “ridotte” potrebbe creare molti colpi di scena, probabilmente non ci sarà una squadra in grado di controllare la corsa dalla prima all’ultima tappa. 

«E’ chiaro che non si potrà controllare la corsa tutto il tempo con solamente cinque corridori – spiega ancora – considerando che se uno dei ragazzi ha la maglia, tendi a preservarlo. Di conseguenza il team del leader potrebbe trovarsi con quattro uomini. Si dovrà fare il punto della situazione negli ultimi due o tre giorni di corsa. Soprattutto nella settima frazione, dove di pianura ce n’è ben poca e la fatica nelle gambe sarà elevata. Potrebbe diventare una corsa da “uno contro uno” dove ogni corridore cercherà di cogliere ogni occasione. Che si tratti di migliorare la propria posizione in classifica oppure di vincere una tappa.

«I team importanti non mancheranno, come detto prima, dovremo stare attenti a tutti: a partire dai Jumbo-Visma fino alla FDJ. Anche se questi ultimi hanno cambiato molto dall’anno scorso, il ricambio però c’è stato e sono presenti molti nuovi talenti. Tra le squadre italiane non bisognerà sottovalutare la Colpack e la Green-Project (con un Pellizzari super agguerrito, ndr) che correndo in casa vorranno mettersi in mostra».

Faure Prost, accanto a Busatto cresce un altro talento

12.05.2023
6 min
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Le vittorie ottenute, anche in Italia, hanno portato la premiata coppia GregoireMartinez a ottenere molta fama e grandi attese al loro esordio fra i pro’, ma sono solo la punta dell’iceberg di un movimento, quello francese, che sta trovando sempre nuove leve e crescendo di livello. Fra i più giovani ce n’è uno, Alexy Faure Prost, del quale si parla molto Oltralpe. A guardare il suo curriculum non sembrano esserci grandi successi, eppure il suo modo di correre ha rubato gli occhi agli osservatori, tanto che la Intermarché lo ha messo subito sotto contratto facendolo passare U23 nel suo team Devo.

Faure Prost, 19 anni appena compiuti, sta seguendo un percorso di crescita senza fretta, spesso in gara insieme a Francesco Busatto, tra i più in vista dopo il trionfo di Liegi. Il transalpino sente soprattutto che intorno a lui tutto sta cambiando. Sono sempre più lontani i tempi dei suoi inizi.

«Avevo 9-10 anni – ricorda il giovanissimo francese – ho cominciato seguendo le orme di mio fratello, ma era più un gioco. Man mano ci ho preso gusto, vedevo che me la cavavo bene e ho continuato con sempre maggior impegno finché non è diventata una parte importantissima della mia vita».

Nel gruppo della Circus-Reuz, Faure Prost ha trovato il clima ideale per crescere (foto DirectVelo)
Nel gruppo della Circus-Reuz, Faure Prost ha trovato il clima ideale per crescere (foto DirectVelo)
Avevi offerte dalla Groupama FDJ e dall’Intermarché. Che cosa ti ha fatto scegliere quest’ultima?

Penso che ci siano molte cose che abbiano influito, ma se devo sceglierne una, è il lato umano che c’è nella squadra. Puoi davvero parlare con tutti i membri del team senza problemi, ti senti parte di qualcosa. Era davvero il lato familiare della squadra, che mi piaceva. Poi il team aveva un grande progetto sulle gare più dure nelle Ardenne.

Il salto di categoria ti ha portato a cambiare il tuo modo di correre?

Sì, prima attaccavo sempre durante la gara. Ora ci sono più chilometri, quindi ovviamente non è possibile attaccare sin dall’inizio, bisogna imparare a gestirsi e questo ha davvero cambiato il modo in cui corro, affidandomi molto al team. Correre con una squadra intorno a te, per uno o due compagni con ciascuno un ruolo è il cambiamento più grande.

A La Get Up Cup in Francia la seconda vittoria stagionale, battendo per 4″ Busatto
A La Get Up Cup in Francia la seconda vittoria stagionale, battendo per 4″ Busatto
Nel tuo team c’è sempre un capitano già stabilito o si decide in base a come si evolve la corsa?

Abbiamo sempre un capitano in squadra, non importa quale sia la gara, prima del via le gerarchie sono stabilite, ma naturalmente, se lui sta meno bene o non è in giornata, c’è qualcun altro. E’ un sistema che mi piace anche perché comunque non preclude le possibilità di emergere, è l’evoluzione della corsa che influisce in maniera decisiva.

A Francoforte hai corso contro molte squadre WorldTour. Come ti sei trovato?

A dir la verità, non ho visto così tante differenze, c’erano molti ragazzi dei team Devo. Era una corsa per velocisti, anche se qualche asperità c’era, ma era più per i velocisti. Ho fatto il lavoro per il lancio dello sprint. Poi a 2 chilometri dal traguardo mi sono sfilato, il mio compito era finito.

Con i suoi 67 chili distribuiti su 1,84 metri di altezza, Faure Prost privilegia le salite
Con i suoi 67 chili distribuiti su 1,84 metri di altezza, Faure Prost privilegia le salite
Lo scorso anno dicevi di voler passare subito in un WorldTeam, alla luce delle prime esperienze sei sempre convinto della scelta fatta di rimanere fra gli U23?

Penso che sia stata quella giusta. C’è davvero un enorme passo tra juniores e U23, figurarsi entrare subito nelle gare professionistiche, non capirei nulla. Questa è la soluzione giusta, bisogna imparare con il tempo e ingranare piano piano, presto sarò pronto per un altro salto.

Che tipo di corridore sei?

Penso di essere un corridore che si completa sempre di più. L’anno scorso ero più uno scalatore, quindi aspetterò di vedere come vado nelle gare in montagna, ma penso che le mie caratteristiche principali non siano svanite. E’ chiaro però che rientra nel discorso di prima, tutto va comparato al livello generale, c’è molto da migliorare.

Per Faure Prost l’obiettivo è crescere con calma, restando per ora fra gli Under 23
Per Faure Prost l’obiettivo è crescere con calma, restando per ora fra gli Under 23
Preferisci le corse a tappe o le classiche d’un giorno?

Mi piacciono entrambe e non saprei davvero che cosa scegliere. Forse la mia dimensione attuale mi porta a preferire le prove brevi a tappe, ma anche nelle corse in linea mi trovo bene. Vorrei continuare a crescere in entrambe le direzioni, perché penso che un corridore nel ciclismo di oggi non debba avere preferenze. Mi piacerebbe partecipare al Giro d’Italia U23 e al Giro della Val d’Aosta. Sono gare difficili, che si addicono alle mie qualità, serviranno per scoprirmi un po’ di più.

Dopo Gregoire e Martinez si parla di te come della nuova grande speranza del ciclismo francese. Che effetto ti fa?

Non cambia troppo, anche se effettivamente un po’ di pressione si sente. Cerco di rimanere concentrato sulle gare per ottenere il miglior risultato possibile. Ma guardo anche quel che avviene intorno a me, ci sono molti giovani che stanno emergendo, è un momento molto positivo. Io spero di far sempre meglio, per trasformare le speranze in realtà.

Da junior Faure Prost si è messo in luce vincendo l’ultima tappa alla Ain Bugey Valromey Tour (foto DirectVelo)
Da junior Faure Prost si è messo in luce vincendo l’ultima tappa alla Ain Bugey Valromey Tour (foto DirectVelo)
In Francia manca un vincitore del Tour da quasi 50 anni. Per voi giovani le aspettative della gente in questo senso sono un peso?

L’attesa c’è, ma non ci pensiamo. Aspettare il fuoriclasse assoluto, il fenomeno non serve e non si può far molto per avere il nuovo Pogacar in Francia. Noi, e credo di parlare anche per gli altri ragazzi, non ci pensiamo troppo. Io almeno devo aspettare ancora tantissimo prima di poter pensare al Tour. Ma credo che questo valga un po’ per tutti i ragazzi della mia generazione, bisogna progredire per gradi e forse un giorno si inizierà a prendere in considerazione anche la possibilità di emergere al Tour.

C’è un corridore a cui ti ispiri e perché?

A me piace molto Thibaut Pinot, ammiro il fatto che sia ancora lì a lottare, a cercare di emergere dopo anni bui, dopo tante delusioni e dopo quanto si è parlato di lui. Non molla, è un esempio di abnegazione e per me questo è un riferimento.

Huising, che mazzata a Stavelot! Ma Busatto c’è…

09.05.2023
5 min
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Italiani ancora protagonisti al Nord con Busatto, questa volta secondo nella Fleche Ardennaise, e i ragazzi della Green Project-Bardiani. Nello stesso giorno in cui i corridori del Team Colpack erano in Francia per la Roubaix, in Belgio si è corsa un’altra piccola Liegi. Partenza e arrivo a Stavelot, nella valle fra la Cote de Stockeu e la Cote de Haute Levée. Distanza di 175,3 chilometri con 16 cotes, ultimo scollinamento sullo Stockeu e arrivo sul pavé che i conoscitori della Liegi ben ricordano.

Questa volta la rappresentativa italiana era più consistente, al punto che il primo ad attaccare è stato Alessio Nieri della Green Project-Bardiani, che ha poi piazzato Pellizzari e Tolio al quarto e quinto posto, con Vergallito sesto in maglia Alpecin-Deceuninck Development ed Ermakov, che non è italiano ma russo e corre con il CT Friuli, al tredicesimo posto dopo essere stato in fuga con Nieri.

Ermakov e Nieri sono stati i primi attaccanti di giornata (foto Arnaud Guillaume)
Ermakov e Nieri sono stati i primi attaccanti di giornata (foto Arnaud Guillaume)

Il bilancio di Rossato

La vittoria è andata all’olandese Menno Huising, classe 2004 della Jumbo Visma Development, che si è lasciato dietro Busatto anche grazie a una migliore entrata nell’ultima curva. Ma prima di entrare nel vivo della corsa, vale la pena annotare le parole di Mirko Rossato, in Belgio con la Green Project-Bardiani, sulla durezza della corsa.

«Sono soddisfatto di questo risultato – ha detto il padovano – potevamo fare qualcosa di meglio, ma finire con due corridori nei primi cinque è quello che conta. La nostra strategia all’inizio della gara era quella di mettere un uomo davanti. Così abbiamo fatto con Alessio Nieri. Poi siamo stati tranquilli. Abbiamo potuto aspettare fino alla fine che la selezione avvenisse in modo naturale. Per un attimo Alessio è stato addirittura solo in testa con Ermakov, ma sospettavo che il gruppo sarebbe arrivato da dietro. Gli inseguitori erano ancora troppo numerosi».

La Circus-ReUz, squadra di Busatto ha fatto corsa parallela con la Green Project di Rossato (foto Arnaud Guillaume)
La Circus-ReUz, squadra di Busatto ha fatto corsa parallela con la Green Project di Rossato (foto Arnaud Guillaume)

Busatto un po’ deluso

L’azzurro cresce, si capisce dal piglio che mostra in corsa e dalle parole dopo l’arrivo, che seppure sconfitto lo mostrano sicuro di sé. 

«Sono arrivato quassù – ha detto Busatto – dopo tre settimane che non correvo, dalla Liegi praticamente, quindi non ero proprio sicuro della mia condizione. Vedevo che nei giorni precedenti stavo bene però essendo anche una corsa dura, se non si è al 100 per cento è difficile arrivare davanti. Quando a 50 chilometri dall’arrivo sulla Haute Levée si è spezzato il gruppo e siamo rimasti davanti in venti, ci ho creduto. Non volevo che ci prendessero, perché in 20 corridori è tutto molto più facile, ma sono arrivati e la corsa alla fine si è fatta sullo Stockeu. Ho subito cercato di tenere il ritmo degli scalatori più forti, ma ho visto che era troppo alto e sarei saltato presto, così ho cercato di andare su del mio passo e alla fine sono rientrato proprio sul Gpm».

Pellizzari e Tolio hanno chiuso in 4ª e 5ª posizione: un ottimo risultato per la Green Project-Bardiani
Pellizzari e Tolio hanno chiuso in 4ª e 5ª posizione: un ottimo risultato per la Green Project-Bardiani

Attacco in discesa

La vittoria nella Liegi gli ha dato le conferme che cercava, perciò quando è scattato in salita ed è stato ripreso, ha trovato comunque lo smalto e la fiducia per giocarsi la corsa in discesa e poi in volata.

«Quella discesa l’avevo fatta anche alla Liegi – ha spiegato – l’avevamo provata alla vigilia e l’avevo anche rivista su su Veloviewer, quindi la conoscevo e ho provato ad anticipare. Mi hanno ripreso in tre, poi si è rimischiato tutto. Sapevo di poter contare sulla mia velocità, ma quando siamo entrati nel centro del paese sul pavé, si è fatto il buco in curva davanti a me e sono rientrato all’ultima curva, ma era tardi ormai per passare il corridore della Jumbo

«La condizione è buona, sto lavorando bene e il morale è alto in vista del Giro U23. Adesso avrò due corse con i professionisti che sono il Circuit de Wallonie e la Rund um Koln e vedremo che ruolo mi verrà assegnato, ma se la gamba è buona, cercherò comunque di fare una bella corsa. E poi avrò la Orlene Nations Cup U23 che sarà un bell’obiettivo».

Sul podio dopo la corsa, Busatto non è riuscito a nascondere una punta di delusione (foto Arnaud Guillaume)
Sul podio dopo la corsa, Busatto non è riuscito a nascondere una punta di delusione (foto Arnaud Guillaume)

Una vittoria inattesa

E adesso il vincitore, Menno Huising di 19 anni, un metro e 86 per 75 chili, che sul traguardo di Stavelot (foto Arnaud Guillaume in apertura) ha ricordato nelle movenze e nella grinta il compagno di colori Wout Van Aert. Nella sua sagoma Busatto quasi spariva, tanta era la differenza di stazza.

« Dallo Stockeu – ha raccontato – un corridore della Quick Step e altri due fuggitivi erano scomparsi. Avevo paura di non vederli più, ma mi sentivo benissimo. Me ne sono reso conto quando uno dei corridori della Bardiani ha accelerato e ho colmato il distacco senza essere ancora al mio limite. Non me lo aspettavo, credo di aver corso alla perfezione e di aver fatto un bell’attacco in cima allo Stockeu. Sfortunatamente, il gruppo degli inseguitori si è organizzato bene con il vento contrario e mi hanno ripreso. Alla fine però è andato tutto bene, serve anche fortuna, ma penso di aver fatto uno sprint da manuale».

Sul podio, accanto al vincitore Menno Huising, l’azzurro Busatto e il francese Lecerf (foto Arnaud Guillaume)
Sul podio, accanto al vincitore Menno Huising, l’azzurro Busatto e il francese Lecerf (foto Arnaud Guillaume)

Più forte della iella

Come Busatto corre nel “devo team” della Intermarché, Menno indossa la maglia del vivaio della Jumbo-Visma, in cui sente di crescere un po’ ogni anno.

«Già durante l’inverno – ha spiegato – avevo notato che stavo molto bene, ma poi con qualche malanno e qualche caduta, ho avuto una battuta d’arresto e ho dovuto riabituarmi alle gare più lunghe. Sono migliorato ogni settimana e il team si fida di me, quindi ho buone opportunità e la strada aperta per crescere. Ho mostrato di migliorare ogni settimana e finalmente ho vinto.

«Sono stato sorpreso dalle mie stesse gambe, perché all’inizio non mi sembrava una giornata eccezionale, ma ho notato sullo Stockeu e nelle ultime due salite ripide che stavo davvero bene. In cuor mio spero che non sia stata una giornata super, così potrò farlo più spesso».

A tavola con Piva, fra Busatto, il Belgio e i giovani

29.04.2023
8 min
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RIEMST (Belgio) – Valerio Piva conosce i corridori e il Nord come pochi altri. Da anni il tecnico della Intermarché-Wanty Gobert vive in Belgio, ci ha pedalato e sempre a quelle latitudini dirige e segue i corridori. Da quest’anno, tra questi c’è anche Francesco Busatto, vincitore della Liegi U23.

Incontrato a casa sua, dove tra le altre cose ha un hotel – l’Hove Malpertuus – che da anni ospita molti team durante la campagna del Nord, Valerio ci parla di questo giovane italiano. Ma di riflesso il discorso si estende anche a ragionamenti più vasti, che riguardano sempre i giovani e alcuni aspetti del ciclismo in Belgio.

Busatto (a destra) aveva dimostrato ottime cose già durante i ritiri invernali con la prima squadra (foto Instagram)
Busatto (a destra) aveva dimostrato ottime cose già durante i ritiri invernali con la prima squadra (foto Instagram)
Valerio, parliamo di Busatto. Questo autunno ancora non lo avevi conosciuto, ora ci sei stato più a contato: cosa ci puoi dire di lui?

Francesco ha iniziato questa stagione debuttando coi grandi e lo ha fatto con me. Avevamo avuto problemi con un corridore che si era ammalato per l’Oman e abbiamo portato lui. Era già in Spagna con la squadra, aveva fatto entrambi i ritiri e abbiamo visto che aveva una buona condizione. Grazie al regolamento, che prevede questo scambio tra il team devo e la WorldTour, lo abbiamo schierato subito.

Ed è andato bene…

Alla prima corsa, il Gran Premio di Muscat, è finito quarto. Fra l’altro era anche una corsa abbastanza selettiva, impegnativa, con il finale su uno strappo. Si è destreggiato anche bene in volata. Era rimasto anche da solo nel primo gruppo. Da lì abbiamo visto che i primi approcci, anche col livello più alto, erano positivi, e l’Oman ne è stata la conferma.

Che corridore è?

Non è uno scalatore. Si difende su percorsi vallonati. Ha uno spunto veloce ed è esplosivo, quindi direi che è un corridore moderno. Oggi è importante essere veloci.

Hai detto che Busatto, non è scalatore eppure vince la Liegi. Chi ti ricorda se dovessi fare un paragone tecnico?

Difficile fare dei paragoni. Busatto ha vinto una corsa rinomata per essere dura: ha fatto la Redoute, ma non è la corsa dei pro’. E’ importante che sia riuscito ad uscire bene da questi strappi e che abbia mantenuto la sua esplosività. Se poi dovessi dire chi mi ricorda, proverei un Bettini. Ma in generale è uno di quei corridori che riescono a “fare la corsa” su tanti tipi di percorso.

Lo sprint vincente di Busatto sul traguardo di Blegny sede di arrivo della Liegi U23 (foto Cyclingmedia Agency)
Lo sprint vincente di Busatto sul traguardo di Blegny sede di arrivo della Liegi U23 (foto Cyclingmedia Agency)
Ti aspettavi questo successo alla Liegi? E’ stata una sorpresa per te?

Per niente sorpreso. Dopo l’Oman, l’ho rivisto qui in Belgio e l’ho portato di nuovo a correre con me, al Limburgo. Tra l’altro lo avevo fatto venire un giorno prima per fargli vedere il percorso. Il giorno della corsa però non è andato molto bene: freddo, acqua e lui non stava un granché. A quel punto è tornato con la squadra under 23. Ha disputato altre corse in Belgio, di nuovo il Brabante con noi, che era una settimana prima della sua Liegi.

Un ottimo banco di prova…

Esatto ed è andato forte, perché essere davanti in una gara come la Feccia del Brabante, quattordicesimo, vuol dire molto. E’ stata la conferma delle sensazioni che avevamo avuto a inizio stagione. E cioè quelle di un corridore che ha qualità. Chiaramente deve crescere, è giovane deve maturare. E infatti io glielo avevo detto dopo il Brabante: «Guarda che la Liegi è l’obiettivo. Se hai una gamba così puoi solo che vincere». Tra l’altro ho scoperto che nessun italiano aveva mai vinto la Liegi under 23.

E ora?

Adesso un po’ di tranquillità, poi l’obiettivo prossimo sarà il Giro d’Italia under 23. Successivamente altre corse, ma adesso non conosco con precisione il suo calendario. L’anno prossimo sarà con noi nella WorldTour.

Piva ha portato Busatto al Limburgo per saggiare strade simili all’Amstel e alla Liegi. Un’esperienza utile per il breve e il lungo periodo
Piva ha portato Busatto al Limburgo per saggiare strade simili all’Amstel e alla Liegi. Un’esperienza utile
Tu, Valerio, quassù sei di casa. I tuoi consigli avranno avuto un certo peso…

Il tracciato del Limburgo è una piccola Amstel Gold Race e spesso usiamo quelle strade per valutare i ragazzi. E anche per fargli conoscere i percorsi. Alla fine possono essere esperienze per il futuro. Ci pensavo giusto qualche giorno fa…

A cosa?

Proprio Francesco mi ha detto: «Sai, Valerio, quest’anno non ho ancora corso in Italia». E questo è già un approccio diverso. Mi diceva: «Sì, vado bene, però io un ventaglio non so cosa sia. Non ho mai corso col vento vero». In Italia è difficile trovarle giornate dove veramente c’è il vento che condiziona la corsa. Prenderci confidenza adesso è importante: capire le posizioni, imparare a conoscere e a riconoscere i percorsi…

Riconoscere i percorsi. Sembra un aspetto banale, ma non lo è…

Esatto. Quando dicono che i corridori belgi sono bravi sui percorsi del Fiandre, di Harelbeke… Vivono qua, come ci vivo io. Non è che ce l’hanno nel Dna o che li sanno interpretare bene per natura. Vanno forte perché conoscono le strade. Io esco e pedalo sul percorso della Liegi, della Freccia e dell’Amstel. Li conosco a occhi chiusi. E così vale per i ragazzi che vanno in bici. 

Per Piva conoscere e riconoscere le strade vuol dire molto. E chi cresce quassù poi è avvantaggiato
Per Piva conoscere e riconoscere le strade vuol dire molto. E chi cresce quassù poi è avvantaggiato
Vanno a memoria. Si ricordano i punti più insidiosi, il vento, le curve, gli strappi, le pendenze…

E così facendo arrivano al professionismo con un bagaglio diverso rispetto agli altri ragazzi. E’ importante quindi crescere qui se si vuole andare forte in certe gare. Ricordo quando mi proposero Ballerini: «Siamo sicuri che farà bene nelle classiche in Belgio», mi dissero. Okay, ma alla fine? Sì, è un ottimo corridore, ma ci vuole del tempo per fare di più. Devi essere abituato a correre qua da giovane. Busatto si è ritrovato in una squadra belga e correrà quassù molto di più di tanti altri. E sicuramente avrà un bagaglio diverso.

E qui ci si allaccia indirettamente al discorso dei giovani italiani… 

Io penso che i giovani italiani ci sono. L’abbiamo visto anche adesso. Bisogna chiaramente lavorarci. Semmai il problema è un altro.

Quale?

Non essendoci delle grandi squadre italiane hanno meno certezze sul futuro. Un ragazzo che corre in Italia inizia a pensare: «Se voglio diventare un professionista devo andare all’estero». E deve dimostrare qualcosa subito. A volte come nel caso di Busatto ci sono i manager, ma tante altre volte non è così. C’è pertanto questo handicap: non c’è uno sbocco diretto in una squadra importante, come poteva essere anni fa la Liquigas della situazione.

Campioni come Van Aert ed Evenepoel (qui in uno spot per una catena di pizzerie) sono spendibili anche per brand extra ciclistici
Campioni come Van Aert ed Evenepoel (qui in uno spot per una catena di pizzerie) sono spendibili anche per brand extra ciclistici
E in tal senso non si vedono grosse aperture, almeno guardandola nel breve periodo…

Tante squadre si trovano in difficoltà. Io faccio parte di una squadra WorldTour piccola, in cui le difficoltà ci sono e i budget non sono grandi. Però abbiamo la fortuna di stare in Belgio in cui ci sono più industrie interessate al “prodotto ciclismo”.

Quassù ti fermi all’autogrill e trovi la pubblicità con Van Aert. Al supermercato c’è la gigantografia di Remco…

Il ciclismo in Belgio è al primo posto come simbolo di sport. Il ciclista è ancora considerato un vero atleta. Uno sportivo che fa sognare i giovani ed è per quello che tanti ragazzi vanno in bici. Il Belgio è un Paese piccolo. Il ciclismo è nelle tradizioni di famiglia e ogni giorno gli passa davanti alla porta di casa una corsa. Già un mese prima del Fiandre, in tv facevano programmi di approfondimento, storia, tecnica… Senza contare che hanno miti come Evenepoel e Van Aert, come noi un tempo avevamo Pantani.

Tornando a Busatto, abbiamo raccontato che c’è questo bel feeling con Paolo Santello, il suo preparazione. Ora che passera nel World Tour, questa collaborazione si dovrà interrompere?

Noi abbiamo una struttura con allenatori, dietisti, massaggiatori… e la mettiamo a disposizione di tutti i nostri atleti. Ma se un ragazzo arriva e mi dice: «Guarda Valerio sono tanti anni che lavoro col mio preparatore e mi trovo bene», perché fermarlo? Chiaramente deve essere un preparatore coordinato con noi, che non dia fastidio. I nostri atleti lavorano con TrainingPeaks e quindi vengono monitorati anche dal nostro trainer di riferimento. 

Busatto è allenato da Paolo Santello dalla fine del 2021: la collaborazione prosegue con la regia del team
Busatto è allenato da Paolo Santello dalla fine del 2021: la collaborazione prosegue con la regia del team
L’importante è che il preparatore sia allineato a filosofie e programmi: è così?

Chiediamo la collaborazione diretta col nostro capo allenatore. Nel caso di Francesco, se vuol lavorare con un italiano perché parla meglio la lingua, ci sta. Ma posso dire che col tempo è successo più spesso il contrario: dai preparatori esterni, sono passati a quelli interni dopo che hanno visto come lavora la squadra. Siamo partiti come una professional piccola che ha comprato la licenza ed è vero, ma poi abbiamo investito molto nella struttura. E non solo nel nome.

E torniamo in parte al discorso del prodotto ciclismo in Belgio e della capacità di vedere il tutto a 360° …

Abbiamo puntato molto sullo staff di allenatori, nutrizionisti… nel progetto. E questa è la miglior pubblicità. Adesso tanti manager ci propongono atleti di livello, anche giovani forti, che prima neanche osavano accostare a noi. Invece hanno visto che chi viene qua riceve l’attenzione che merita, la qualità che serve e in corsa tutti i nostri atleti hanno una chance, perché non lavoriamo solo attorno al grande nome. La squadra pertanto è diventata appetibile. E anche gli atleti si fidano.

Rosola: «I corridori li abbiamo, i soldi no»

27.04.2023
6 min
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ROMA – Il tempo che Busatto spiegasse il modo in cui lavora alla Intermarché-Wanty-Gobert – con la stagione suddivisa in periodi di carico, corse e recupero – e il pensiero è andato a quello che avrebbe fatto nella General Store-Essegibì in cui ha corso nel 2022. Quando si è saputo che sarebbe andato via, Paolo Rosola non ha fatto salti di gioia. Il tecnico del team veneto, ben consapevole della forza di Francesco, lo avrebbe tenuto volentieri. Ed è proprio da lui che partiamo per capire come mai si vada cantando questo ritornello dei giovani italiani che non saprebbero fare sacrifici e di squadre non all’altezza delle rivali europee.

«Anche qui si programma – dice Rosola fra un giro e l’altro del Gran Premio Liberazione l’anno scorso Busatto stesso ha fatto un mese senza colore per andare ai mondiali, vi ricordate? Con Marino (Amadori, cittì della nazionale U23, ndr) impostammo il discorso. E quando ci chiese la disponibilità di portarlo in ritiro a Sestriere, d’accordo col suo preparatore lo lasciammo andare. Non è vero che non si programma. Solo che la Intermarché ha 18 corridori, noi ne abbiamo 13-14 e fra loro ci sono dei primi anni che fino a giugno pensano alla scuola. Quando loro sono fermi, non posso fermare gli altri. Sono terzi e quarti anni, si devono conquistare la… medaglia per emergere».

Paolo Rosola, 65 anni, è approdato alla General Store Essegibi a giugno 2022
Paolo Rosola, 65 anni, è approdato alla General Store Essegibi a giugno 2022
Così però salta la programmazione che allinea i team europei con le squadre pro’.

E’ vero. Però c’è chi magari è partito ad allenarsi più tardi e adesso ha bisogno di correre. La programmazione va fatta sempre con criterio e con gli elementi che hai.

Quando va bene, qui ci si ferma per andare a Livigno prima del Giro e poi si corre anche tre volte a settimana…

Vero. Sono nel dilettantismo da un anno e devo ancora capire bene. La cosa che secondo me in Italia manca sono i soldi. Noi dirigenti e direttori sportivi italiani non siamo stupidi. Parlo con tutti e abbiamo tutti la stessa linea. Il fatto è che non avendo il budget delle grandi squadre, dobbiamo limitare i ritiri, dobbiamo limitare le trasferte e determinate cose. Però non gli facciamo mancare niente, i ragazzi si devono ricordare anche di questo. Le corse all’estero? Mi sta bene che si vada, ma se non ho soldi, come faccio?

Se si corresse meno, puntando però alla qualità delle corse, si riuscirebbe a risparmiare per andare all’estero?

Probabilmente sì, ma anche quello è un discorso sempre più limitato. E’ raro che si venga a correre così lontano come qui a Roma, normalmente vado a fare le gare del Veneto. Forse è vero che si corre troppo, ma se non si corre non abbiamo la possibilità di farli allenare, perché non abbiamo un budget per tenerli 10-15 giorni negli appartamenti

Alle spalle del tedesco Koch che tira, Diego Ressi della General Store chiuderà il Liberazione all’8° posto
Alle spalle del tedesco Koch che tira, Diego Ressi della General Store chiuderà il Liberazione all’8° posto
Quando eri nei professionisti che idea ti eri fatto dei ragazzini italiani?

Io ho sempre dato un’occhiata al mondo giovanile, soprattutto agli juniores. Il problema è che i corridori hanno parlato fra loro e hanno deciso che per diventare grandi bisogna andare all’estero. Mi può anche stare bene, però all’estero bisogna andarci con criterio. Sono d’accordo che l’attività deve essere programmata, ma allo sponsor delle nostre squadre, quello che ci permette di vivere, devi far vedere qualcosa. Perché se salti una domenica e poi ne salti un’altra, lui viene a chiederti come mai i corridori delle altre squadre invece corrano. E poi c’è un’altra cosa…

Quale?

Sento dire che i corridori italiani non sono considerati dai talent scout che girano le corse per conto delle grandi squadre. Ma dove sono questi talent scout? Dove sono i procuratori che vengono a tutte le corse? E quanti direttori sportivi dei pro’ vedete in giro? Qui abbiamo begli atleti, ma vanno gestiti e per gestirli ci vogliono i soldi. Ho letto il post che ha scritto Rossella Di Leo su Facebook e non dice cose sbagliate. Il guaio è che c’è la caccia a prendere gli juniores per farli passare e questo secondo me è sbagliato. Però…

Però?

Paolo Rosola è anche un genitore e vi dico che ho un figlio allievo. Se vengono a chiedermi di farlo passare quando sarà junior, sbaglio a tenerlo o lo faccio passare? Questo mi mette in difficoltà, ma non capisco perché si spinga in questa maniera per farli passare così presto.

Stefano Leali in azione al Palio del Recioto: classe 2004, è uno degli elementi che secondo Rosola meritano di essere seguiti (photors.it)
Stefano Leali in azione al Recioto: classe 2004, è uno degli elementi che per Rosola meritano di essere seguiti (photors.it)
All’estero le squadre continental nascono al servizio del professionismo, per loro è normale prendere il diciottenne e farlo lavorare solo in ottica passaggio…

Noi abbiamo un’altra tradizione, ma è vero che ci sono squadre juniores, anche grandi, che se ne fregano dei corridori e della loro formazione. Gli interessa vincere e contare le vittorie. Guardiamo anche questo. E poi guardiamo i rapporti con gli organizzatori.

Sotto quale aspetto?

Si fa fatica a fermare i corridori migliori, perché se chiami l’organizzatore e gli dici che non li porti, quello si offende e l’anno dopo non ti invita più. E già adesso, nelle gare internazionali i nostri non vengono messi alla pari degli altri. A noi ormai non pagano neanche più le spese dalla corsa. Gli stranieri arrivano un giorno prima, gli pagano l’albergo e il ristorante. Noi dobbiamo svegliare i ragazzi alle 5 del mattino, fargli mangiare la pasta e poi viaggiare per andare a correre. Non si compete alla pari quando è così.

Problemi ce ne sono, ma ci stiamo allontanando dal tema.

La programmazione è quella che fanno i professionisti e anche noi dobbiamo adattarci. Se ci sono i soldi, lo puoi fare. Se non ci sono i soldi, non lo puoi fare. Se ci sono in giro gli sponsor che vogliono vincere la corsa del paese, dobbiamo farci i conti. Io sono in una società che mi viene dietro e possiamo programmare. Solo che dobbiamo trovare i corridori giusti da far crescere. E mentre crescono e beccano qualche legnata, devo sostenerli e dirgli di non preoccuparsi, che ci sarà tempo.

Al Giro di Sicilia, Bergagna in salita accanto a Belleri: entrambi corridori continental. Rosola rivendica il calendario del suo team
Al Giro di Sicilia, Bergagna in salita accanto a Belleri: entrambi corridori continental
Busatto non aveva mai vinto, neanche da giovanissimo…

Ma aveva un obiettivo, lo ha sempre avuto. Alla fine ha capito quale fosse la via migliore e la scelta è stata giusta. Non ce l’ho con lui, ci mancherebbe, ma se fosse stato qui, anche noi avremmo potuto prenderci qualche soddisfazione.

Però magari non avrebbe fatto la Liegi…

Di certo non l’avrebbe fatta perché non ci avrebbero invitato, ma sicuramente avrebbe vinto altre corse. Abbiamo un bel calendario, anche abbastanza impegnativo. Siamo andati alla Coppi e Bartali e poi in Sicilia. Dovevamo andare in Serbia, ma abbiamo rinunciato perché non abbiamo corridori che stiano bene. Avremo altre due corse a tappe fra agosto e settembre, ma servono corridori giusti.

C’era il rischio che avendo Busatto, lo avreste spremuto puntando solo su di lui?

Non credo che lo avremmo spremuto e sono certo che si sarebbe preso delle soddisfazioni. Forse grazie a lui avremmo avuto la possibilità di trovare degli altri sponsor. In Italia l’andazzo è questo. C’è da lavorare su questi ragazzi e con la società, lavorare su tutto il mondo, però non vengano a dirmi mai più che i nostri ragazzi non fanno sacrifici.

Cerchiamo di capire meglio la storia di Busatto

18.04.2023
7 min
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Zero vittorie, ma proprio nemmeno una. E chi ti prende? Mettetevi nei passi di Francesco Busatto, con tre podi in due anni da junior, due al primo da U23 e dodici al secondo (fra cui otto secondi posti). Va bene che la vittoria fosse ormai nell’aria, ma arrivare a vincere la Liegi U23 non è stato per niente scontato.

Dopo gli juniores infatti, fuori dalla sua porta non c’era la fila. La prima squadra che si fece avanti – la Italian Cycling Group di Cordioli e Bortolotto – non riuscì neppure a partire. Per fortuna arrivò la Trevigiani-Campana Imballaggi e l’anno dopo, nel 2022, la General Store. E ora che il veronese ha trovato la sua dimensione con la maglia della belga Circus-ReUz e ha appena firmato un biennale con la Intermarché-Wanty, è interessante andare a vedere cosa ci sia stato alle sue spalle. Ci guida da Paolo Santello, che lo allena dalla fine del 2021.

Busatto è allenato da Paolo Santello dalla fine del 2021: la collaborazione prosegue con la regia del team
Busatto è allenato da Paolo Santello dalla fine del 2021: la collaborazione prosegue con la regia del team

Il Sarto del Ciclista

Santello, il Sarto del Ciclista, ha 65 anni e opera assieme ai figli Andrea e Matteo nel centro di Cazzago, in provincia di Venezia. Fra i corridori che ha seguito ci sono Endrio Leoni, Baldato, Minali e Andrea Tonti. Oggi è l’allenatore della Campana Geo&Tex Imballaggi di Alessandro Coden e probabilmente dietro il salto di qualità di Busatto c’è anche lui, che l’ha spinto a crederci e ad assecondare lo sviluppo fisico. I due continuano a lavorare insieme, perché la Intermarché non ha voluto turbare gli equilibri: ha solo messo accanto per conoscenza Ioannis Tamouridis, l’ex pro’ greco di 42 anni, che cura la preparazione di Girmay e altri pezzi forti della squadra.

La vittoria alla Liegi segna l’inizio di un nuovo cammino (foto Circus-ReUz)
La vittoria alla Liegi segna l’inizio di un nuovo cammino (foto Circus-ReUz)
Buongiorno Paolo, avete finito di brindare?

Diciamo di sì (sorride, ndr)! Però io dico sempre di non festeggiare mai troppo, perché domani bisogna riconfermarsi. Gioire il giusto, insomma. Questo è il mio modo di pensare, non si è mai arrivati.

La sensazione è che anche Busatto la pensi allo stesso modo…

Francesco ha tutto del campione, questo posso dirlo. Ha soprattutto la testa e il modo di pensare, la fame di migliorarsi. La vera fame che in questo momento non è facile trovare. 

Da quanto lavorate insieme?

Da dicembre 2021. E se nel suo caso vogliamo parlare di svolta, posso dire che è stata soprattutto mentale. Prima lo conoscevo di vista, finché un mio ex atleta mi ha chiesto se avessi piacere di seguirlo e io gli ho detto di sì. Così ho cominciato a valutarlo. Dopo il primo test, ho pensato che avesse dei numeri. Dopo il secondo, ho pensato che fosse eccezionale. A suo fratello ho detto: «Questo, entro due anni vince nel WorldTour». Pensava che scherzassi, ma ero serio, anche se può sembrare azzardato.

L’anno scorso ha fatto otto secondi posti.

Ha cominciato con un 18° nella Per Sempre Alfredo, la prima corsa finita coi professionisti: non male. E poi ha cominciato a fare un po’ di piazzamenti. Il primo secondo posto l’ha fatto al GP Industria del Marmo e quando mi ha chiamato, era arrabbiato. Era convinto di poter vincere, ma gli era saltato il rapporto. Io gli ho detto che era arrivato secondo non ventesimo, quindi era un punto da cui poter crescere: «Prendilo come un bel risultato, non come una sconfitta». Poi quando i secondi posti sono continuati ad arrivare, ho avuto la conferma delle sue qualità.

Di cosa parliamo?

I preparatori e i direttori sportivi guardano i watt e i suoi watt sono importantissimi. Il suo rapporto potenza/peso è molto importante, ma la cosa che guardo più di tutte è la mentalità: dove sei e dove vuoi arrivare. Ho visto subito una modestia impressionante, però una grandissima convinzione di andare avanti. Forse non lo fa vedere, ma lui dentro di sé è convinto delle sue possibilità. Come dicevo prima, la cosa più importante che ha è la fame.

Questa fame può dipendere dal fatto che finora non avesse mai vinto?

Ha sempre corso per vincere, solo che nel frattempo è arrivata la maturazione. L’anno scorso è stato riserva al mondiale e non l’ha presa benissimo. Le scelte non si discutono e allora gli ho chiesto: «Un anno fa ti saresti aspettato di andare al mondiale?». Lui ha risposto di no e allora gli ho detto che essere riserva era comunque un grande risultato. Insomma, ai corridori cerco sempre di dare un punto di arrivo superiore a quello attuale.

Anche lui ha parlato di maturazione fisica da venire.

Glielo dico spesso che ancora non ha la barba. Ma sono certo che quando diventerà più maturo, avrà in mano un’altra arma vincente. Busatto non l’ho costruito io, magari veniva fuori anche senza di me, perché è facile allenare uno forte. Però bisogna gestirlo bene e la squadra sta facendo un buon lavoro, correndo un po’ con gli U23 e un po’ con i professionisti. Il fatto di averlo visto ancora davanti a menare ai meno 10 della Milano-Torino, in pianura accanto a Girmay con i suoi 62 chili, fa capire che è un corridore.

A Laigueglia si ritira, ma corre nella WorldTour accanto a Girmay
A Laigueglia si ritira, ma corre nella WorldTour accanto a Girmay
Parlando del Giro d’Italia U23, tende a nascondersi. Lei dove lo vede?

E’ difficile ancora, secondo me può essere un corridore da corse a tappe, ma ancora deve crescere. Deve lavorare sulla bicicletta da cronometro, cosa che l’anno scorso non gli hanno permesso di fare più di tanto.

In cosa andare all’estero lo sta aiutando?

Intanto per il programma di lavoro fatto di blocchi: allenamento, gare, recupero. Poi per l’abitudine ad essere un atleta. Purtroppo in Italia non abbiamo corridori. Anzitutto c’è una vita completamente diversa, lassù si allenano con la pioggia e con la neve. Noi qua abbiamo un’altra mentalità e se usassimo la stessa di lassù, i corridori li perderemmo tutti. Non è un bel quadro. 

Dopo il Tour of Oman, il 2023 di Busatto è proseguito fra i pro’ con la Faun Ardeche Classic
Dopo il Tour of Oman, il 2023 di Busatto è proseguito fra i pro’ con la Faun Ardeche Classic
Quando è a casa Francesco si allena da solo?

Io gli do delle tabelle di settimana in settimana, in modo da guardare il meteo e la sua condizione. Mi faccio chiamare il Sarto del Ciclista perché non faccio il copia e incolla, per ciascuno faccio delle preparazioni e gliele consegno a mano, non via mail. Con le mie tabelle, Francesco si allena principalmente da solo. La Liegi è un bel ricordo, ripartiremo domani o giovedì per i prossimi obiettivi. Adesso è giusto che respiri un attimo, anche perché io dico che l’allenamento è una cosa sacra, ma il recupero non è da meno. Il troppo carico non va bene. La stagione è appena cominciata, figuriamoci la carriera.

Continuerete a lavorare insieme?

Per quello che vedo, la squadra si sta comportando bene, non cerca di metterci contro. Altre volte è successo: trovano il corridore forte e lo vogliono tutto per sé. Ci sono tanti preparatori bravi in questo mondo. Io dalla mia posso dire che ci metto il cuore.

Un lampo a Liegi: la prima di Busatto è un’impresa

16.04.2023
6 min
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Per la prima vittoria da quando ha iniziato a correre, Francesco Busatto ha scelto la Liegi-Bastogne-Liegi U23, partita ieri mattina da Bastogne e arrivata a Blegny dopo 174,1 chilometri. Il programma prevedeva nove cote, fra cui la serie Stockeu più Haute Levée, la Vecquée e la Redoute a 40 chilometri dall’arrivo.

Il vicentino di Bassano del Grappa, che alla fine del 2022 ha salutato la General Store e si è accasato alla Circus-ReUz (la development della Intermarché-Wanty-Gobert), ha rotto il ghiaccio su uno dei palcoscenici più belli. Quelli su cui si temeva che non saremmo mai più stati protagonisti e che invece ha visto vincere lui e piazzarsi al terzo posto De Pretto in maglia azzurra. Nessun italiano l’aveva mai vinta dal 1987 della prima edizione. Il solo ad essere salito sul podio era stato Andrea Bagioli, secondo dietro Almeida nel 2018.

Busatto si è imposto sul traguardo di Blegny dopo 174,1 chilometri (foto Cyclingmedia Agency)
Busatto si è imposto sul traguardo di Blegny dopo 174,1 chilometri (foto Cyclingmedia Agency)

La prima vittoria della vita

Per chi non lo avesse seguito finora, il 2023 di Busatto aveva parlato sinora di 17 corse e parecchi piazzamenti. Nell’ultimo test prima della Liegi, corso con la WorldTour alla Freccia del Brabante vinta da Godon, Francesco si è piazzato al 14° posto, migliore dei suoi. Ci abbiamo parlato poco dopo le premiazioni, quando non aveva ancora capito il bello di vincere una classica in Belgio.

«Sinceramente – ha detto – non ci credo ancora. Non avevo mai vinto, neanche da giovanissimo. Sono stato sempre più bambino degli altri, anche per questo ho sempre fatto più fatica. A forza di arrivare sempre secondo e terzo, la prima vittoria sembra quasi un sogno. In realtà alla partenza neanche stavo bene, ero ingolfato. E poi per tutta la corsa ho sentito i rimasugli della fatica che ho fatto al Brabante. Mercoledì sono andato un po’ oltre il limite e me la sono portata anche oggi. Nei giorni scorsi mi sentivo bene, però finché non corri, non puoi sapere realmente come stai».

Appena arrivato nella Circus-ReUz, Busatto è diventato già il beniamino dei compagni (foto Florio Santin)
Appena arrivato nella Circus-ReUz, Busatto è diventato già il beniamino dei compagni (foto Florio Santin)
E tu come stavi?

A metà gara, ho detto fra me e me: «Qua è tanto se non mi stacco!». Però, cercando di risparmiare il più possibile e mangiando quando serviva, sono arrivato nel finale che ero più fresco degli altri. A quel punto sull’ultima salita (Cote de Bolland, ndr) ho visto che ero con i migliori e ci ho creduto.

E cosa hai fatto?

Avevo ancora accanto un compagno di squadra, il francese Faure Prost. Gli ho chiesto di tirare per cercare di mantenere la corsa chiusa e arrivare compatti nel finale. Insomma, sapendo di essere più veloce di quelli che erano rimasti, abbiamo deciso di giocarcela così ed è andata bene. All’inizio dello sprint sono stato un po’ chiuso, poi si sono spostati, sono riuscito a venir fuori e alla fine la gamba era migliore di quello che pensavo.

La squadra ci ha creduto quanto te se non di più?

Il piano era quello di correre per me e io ho parlato con i miei compagni. Gli ho detto che non sapevo come stessi davvero e ho proposto di fare un’azione sulla Redoute con Faure Prost, che infatti è salito parecchio forte. Io ho cercato di stare il più possibile in gruppo e in quel momento ho preso confidenza. Non mi sono staccato e non ho neanche perso posizioni e alla fine i miei compagni hanno lavorato comunque per me, cercando di mantenere sempre il più possibile la corsa chiusa. Hanno corso veramente bene, li ringrazio tantissimo.

Sulla Cube di Busatto, il numero 13 al rovescio: la scaramanzia dei meccanici non guasta (foto Cyclingmedia Agency)
Sulla Cube di Busatto, il numero 13 al rovescio: la scaramanzia dei meccanici non guasta (foto Cyclingmedia Agency)
Nelle foto dopo la vittoria sono tutti attorno a te come in una foto di famiglia: si è creato un bel gruppo?

Sì, sì, veramente. Questa squadra è davvero una famiglia, anche i professionisti. Penso che un clima così non l’ho trovato da nessun’altra parte. La scelta di venire su si sta rivelando azzeccata.

Eri riuscito a provare le strade della Liegi oppure hai corso senza sapere quel che ti aspettava?

Sono andato a provarle prima del Circuit des Ardennes (corsa di 4 tappe, chiusa al 6° posto finale, ndr) e ho fatto gli ultimi 100 chilometri, perché era una corsa cui puntavo da parecchio tempo e per la quale la squadra aveva indicato me come leader da quando hanno messo giù il calendario. Quindi non potevo farmi trovare impreparato. Diciamo che durante la corsa non mi ricordavo tutto, ma sapevo dove bisognava stare davanti. E comunque venerdì ho provato di nuovo gli ultimi 10 chilometri, tanto per essere sicuri…

Pensavi di essere vincente già al primo anno?

In realtà non sono mai stato vincente. Le persone che mi seguono e mi sono a fianco ci credono molto più di me. Non che io non sia convinto, però finché non provi, non puoi sapere. Puoi dire a te stesso di avere la gamba, ma in realtà prima di oggi (ieri, ndr) non sapevo neanche come si vincesse. Però penso di aver trovato l’ambiente giusto per cominciare a farlo. Spero di continuare. Spero che da qui in poi mi posso sbloccare, con tutti i secondi e terzi posti che ho fatto fino ad ora. Non sento la pressione, posso anche non vincere così tanto, perché alla fine penso che questa corsa qui valga abbastanza. Perciò adesso mi godo la vittoria, ma sicuramente poi ho degli altri obiettivi.

Alla Liegi anche l’Italia U23, con De Pretto, Villa, Pinarello, Fede, Martinelli e Mosca (foto Florio Santin)
Alla LIegi anche l’Italia U23, con De Pretto, Villa, Pinarello, Fede, Martinelli e Mosca (foto Florio Santin)
Il Giro d’Italia U23 potrebbe essere uno degli obiettivi dei prossimi mesi?

Sì, ma penso che andrò per le tappe, perché la generale è un po’ difficile. Non sono proprio un corridore resistentissimo, ma abbiamo una carta da giocarci ed è il francese Faure Prost, che va molto forte. 

A Liegi è arrivato terzo De Pretto: secondo te si nota già la differenza fra te che fai tanta attività internazionale e lui che corre più spesso in Italia?

Non è la prima volta che siamo sul podio insieme. Davide è nella mia stessa situazione dell’anno scorso, tanti piazzamenti e manca la vittoria. E’ un gran bel corridore, quindi non penso che si debba abbattere, avrà le sue occasioni. Però sono convinto che l’attività che facciamo mi dia una marcia in più. Ovviamente è tutto programmato. Penso che correndo solo in Italia, il sabato e la domenica, si trovi un livello meno alto. La differenza la senti sicuramente.

In cosa la vedi?

Qui si programmano gli appuntamenti come si fa tra i professionisti. Periodi di distacco, periodi di allenamento e poi periodi di corsa. Ho appena fatto 15 giorni di corsa e adesso sarò a casa per altri 25. Funziona così e ti dà una grande gamba, ti permette di preparare molto bene gli appuntamenti. Penso che questa sia la prima differenza. E poi correre sempre a un livello così, è come fare sempre Recioto e Belvedere. Quindi sicuramente è un altro modo di correre.

Due italiani sul podio della Liegi, ma per De Pretto un filo di amarezza: la vittoria sfugge (foto Florio Santin)
Due italiani sul podio della Liegi, ma per De Pretto un filo di amarezza: la vittoria sfugge (foto Florio Santin)
Finora hai fatto 18 giorni di corsa, ti hanno già detto quanti ne farai fino a fine anno? 

Il programma è già fissato, anche se può cambiare. Penso che chiuderò il 2023 sulla cinquantina di corse: non poche, ma neanche tantissime.

Sei tipo da brindisi con birra oppure vino?

Entrambi. Mi piace gustarli entrambi, senza esagerare ovviamente, sia un buon vino sia una buona birra. Abbiamo come sponsor una birra analcolica, la Biere des Amis, come atleti è giusto condurre un certo stile di vita. Magari però per il brindisi alla Liegi s’è potuto chiudere un occhio…

Busatto: sprazzi di talento con l’Intermarché

22.02.2023
5 min
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Francesco Busatto, dopo un lungo inverno, ha fatto il suo esordio con la Intermarché Circus Wanty. Il giovane veneto è passato con la squadra development ma le prime gare le ha già corse con i grandi. L’ultima volta che lo avevamo sentito non aveva ancora avuto modo di incontrare la nuova squadra. Negli ultimi mesi ha passato tanto tempo con il team U23 e con la WorldTour, iniziando a prendere le misure con la nuova realtà belga. 

Busatto nel 2022 ha corso con la General Store (photors.it)
Busatto nel 2022 ha corso con la General Store (photors.it)
Come è andato l’inverno?

Bene – esclama – ci siamo trovati con il development team i primi di dicembre in ritiro vicino a Calpe. Ne abbiamo approfittato per fare conoscenza e imparare a stare insieme, d’altronde prima di allora non avevo ancora conosciuto nessuno. 

Pochi allenamenti e tanto team building?

Sì, la squadra ha pensato di farci fare tante attività più per conoscerci che per allenarci. Tanti giochi e molte attività per legare. Naturalmente si è pedalato e nelle pause bar parlavamo molto tra di noi: dalla preparazione ad argomenti di attualità.

Quando hai iniziato a spingere un po’ di più?

A gennaio, quando sono andato in ritiro con i ragazzi del WorldTour. Abbiamo fatto tanti lavori più spinti per avere la gamba pronta alle prime corse di stagione. Avere la possibilità di conoscere i professionisti è stato incredibile. Ero in camera con Petilli ed è stato gentilissimo con me. Condividere la stanza con un italiano e per di più professionista è stato bellissimo, Petilli mi ha spiegato tante cose.

Nel ritiro spagnolo della Intermarché si è lavorato molto alla costruzione del gruppo (foto Instagram)
Nel ritiro spagnolo della Intermarché si è lavorato molto alla costruzione del gruppo (foto Instagram)
Di cosa avete parlato?

Di tutto: degli allenamenti, dell’alimentazione e dei vari test che facevamo sui prodotti utilizzati. Abbiamo visto degli studi sull’alimentazione e ci hanno spiegato molte cose, siccome era tutto in inglese, Petilli mi hai aiutato a capire meglio le cose che mi sfuggivano. 

Hai svolto altre attività con loro?

Degli studi con la bici da crono ad Amsterdam, poi dei test sul VO2Max ed altri dati in Belgio. A tutti questo si è aggiunto il classico bike fitting. Mi è capitato di fermarmi a pensare e mi sono detto che quella che ho è davvero un privilegio unico. 

Insomma, si capisce che siete trattati come professionisti…

Assolutamente. E se devo essere sincero, non mi aspettavo così tanta fiducia. Puntano molto su di me per le gare del calendario U23, questo mi fa piacere perché vuol dire che hanno avuto delle buone impressioni. 

Prima gara con i professionisti e subito un quarto posto per Busatto (foto Tour of Oman)
Prima gara con i professionisti e subito un quarto posto per Busatto (foto Tour of Oman)
Intanto hai già attaccato il numero e lo hai fatto con i grandi.

La prima gara è stata la Muscat Classic, con un quarto posto finale che nemmeno sognavo la mattina. Valerio Piva mi aveva detto di provare a stare davanti, il percorso era vicino alle mie caratteristiche. Gli ho risposto che sulla prima salita avrei capito la mia condizione e mi sarei regolato di conseguenza, sentivo di stare bene ma non credevo così tanto. Sono stato bene per tutta la corsa ed alla fine mi sono anche lanciato nella volata finale. 

Nel frattempo hai corso anche il Tour of Oman. 

Lì ho lavorato per i miei compagni, l’obiettivo era di fare classifica con Meintjes e Taaramae. Nella quarta tappa, sulla salita finale, ho provato a stare con i migliori, ci sono riuscito ma ho fatto troppa fatica e non sono riuscito a lanciarmi nella volata finale. Gareggiare con i ritmi dei professionisti mi ha fatto subito capire il loro livello, è davvero elevato! Il ritmo sull’ultima salita è stato infernale. 

Correre con accanto Piva e Petilli è stato utile per “ammorbidire” il tuo esordio?

Sono persone che ho conosciuto in ritiro e con loro accanto mi ha fatto sentire tranquillo. Mi manca ancora correre con gli altri diesse, ma non vedo l’ora di farlo

Busatto, il primo dei tre, con alle spalle il suo mentore alla Intermarché Petilli con il numero 25
Per Busatto i consigli dei compagni più grandi sono stati utili per ambientarsi nella nuova squadra
Che sensazioni hai provato ad avere accanto Meintjes e Taaramae, corridori che hanno vinto tappe nei Grandi Giri?

Fa un certo effetto ascoltare i loro consigli. Così come ritrovarsi in gruppo gomito a gomito con Cavendish, Merlier o Ulissi. Ma si tratta solamente di un passaggio intermedio rispetto al mio obiettivo di voler diventare professionista. 

Arrivi da una vita completamente diversa, che sensazioni provi se ti guardi indietro?

Un po’ è strano. Ripenso a quando ero piccolo, quando prendevo la mountain bike e andavo nei campi dietro casa, mettevo la bandana e facevo finta di essere Pantani e vincere il Tour de France. Da bambino avevo anche una piccola fattoria, quella classica che tutti i nonni hanno dalle mie parti. Ora non c’è più, non c’è più molto tempo per curare tutto, ho solo qualche gallina e tanti gatti. 

Il pagamento dei punti che non piace nemmeno in FCI

05.01.2023
7 min
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L’accostamento fra il pagamento dei punti ai Comitati Regionali e il reddito di cittadinanza ha fatto discutere. La sensazione che ci sia uno scollamento fra chi scrive le norme e chi deve applicarle si fa evidente parlando con Alessandro Spiniella, Vice Presidente del Comitato Regionale Veneto della FCI e insieme team manager della continental General Store (in apertura, una foto della Piccola Sanremo 2022 di photors.it).

Nell’editoriale di lunedì avevamo sottolineato la differenza fra Delle Vedove e Busatto, provenienti da Borgo Molino e General Store, entrambi tesserati per il 2023 con il devo team della Intermarché, che si chiama Circus-ReUz-Technord Development Team. Il primo costretto a pagare di tasca sua punti e bonus, il secondo… graziato dalla squadra.

«L’Intermarché è stata chiara – conferma Spiniella, 53 anni – loro non pagano valorizzazioni né bonus. Non pagano nulla. Quindi sostanzialmente io ho un atleta che avrebbe dovuto versare circa 4.000 euro di punti, invece non porto a casa niente. General Store applica un’altra filosofia. Con Busatto siamo stati chiari. Prima dell’offerta dal Belgio, aveva avuto richieste dalla Bardiani, però aveva preferito rimanere con noi. Gli abbiamo detto: «Guarda, ti ringraziamo della fiducia, ma facciamo così. Se ricevi l’offerta di una continental estera migliore della nostra (perché se vai in Colpack – ride, ndr – ti faccio pagare tutti i tuoi punti), vai pure tranquillo. Se ci pagheranno, bene. Altrimenti vuol dire che abbiamo investito bene i nostri soldi».

Alessandro Spiniella è team manager della General Store, qui a Sovizzo 2021 con Carpene e Visintainer (photors.it)
Alessandro Spiniella è team manager della General Store, qui a Sovizzo 2021 con Carpene e Visintainer (photors.it)
Ma loro non hanno pagato…

Per noi è una perdita. Non so quanti punti abbia pagato il Team Colpack, parlando con Rossella Di Leo mi sembrava che loro fossero intorno ai 20.000 euro, mentre noi ne paghiamo 13.000 di soli punti ed escludendo quelli di Busatto, ne incassiamo 4.000 scarsi. La precedente norma sul trasferimento degli atleti diceva che la squadra cedente deve ricevere il premio di valorizzazione di 5.000 euro, ma non chiariva chi lo dovesse erogare. Oggi hanno riscritto la norma, dicendo che la società che acquista deve pagare la società cedente. Ma se la società che acquista è estera, non essendoci alcun regolamento internazionale che la obblighi a pagare i punti, cosa facciamo?

Potreste impedire il trasferimento.

Come posso io trattenere un nullaosta, quando chi ha fatto la legge non sa come funziona la norma internazionale? Non posso penalizzare un mio corridore perché il legislatore italiano non sa come funziona all’estero. E’ come se il Governo Italiano facesse una legge senza sapere che c’è una norma superiore a livello europeo, che legifera sulla stessa materia. Mi dispiace dirlo, perché io sono vicepresidente del Comitato Regionale Veneto, quindi faccio parte dell’apparato dirigenziale della Federazione, ma chi ha fatto quella norma non ha lavorato bene.

Perché?

La norma dice anche che se la società cedente nell’anno successivo non tessera atleti nella stessa categoria o comunque non iscrive il team, non ha diritto di ricevere il punteggio di valorizzazione. Questo dice la norma 2022, facendo riferimento agli articoli dal 29 al 34 del regolamento tecnico. Ma nel 2014 sul tema era già intervenuta la Gabriotti (segretario generale della FCI fino al 2020, ndr) dicendo che se il passaggio non viene definito entro maggio, se anche la società non si iscrive, la valorizzazione va pagata ai Comitati Regionali che si faranno garanti e li daranno non si sa bene a chi. Si sa solo che il team acquirente il punteggio lo deve pagare.

Delle Vedove e Busatto correranno alla Circus-ReUz-Technord Development Team (foto Facebook)
Delle Vedove e Busatto correranno alla Circus-ReUz-Technord Development Team (foto Facebook)
Le due norme non sono state integrate?

No, come se chi ha scritto la norma del 2022 non sapesse cosa è successo nel 2014. Avrebbero dovuto scrivere che in deroga a quanto stabilito nel 2014… Allora sì che si fa una norma, altrimenti si fanno regole che si sovrappongono e non annullano mai quelle precedenti.

Poca conoscenza del mondo su cui si legifera?

Chi ha messo mano ai punteggi di valorizzazione scrive che vengono introdotti i bonus da 450-600 e anche 800 euro. Ma non lo sai che oggi le squadre non hanno soldi? Quella tabella l’hanno scritta in una riunione in cui erano presenti un Vice Presidente FCI, dei Consiglieri Federali, il Presidente della Commissione Strada e i presidenti regionali. Questi ultimi però – mi sono informato da Bandolin (Friuli Venezia Giulia, ndr), da Checchin nostro Presidente del Veneto e da quello della Lombardia – non avevano diritto di parola e hanno approvato la tabella così fatta. Non hanno espresso un giudizio di merito o, se lo hanno espresso, se lo sono tenuto perché tanto non aveva alcun significato in sede federale.

Quali sono le criticità?

Andiamo oltre la mia categoria, che è continental under 23. Se io faccio un’analisi anche nelle piccole squadre, diciamo esordienti e allievi perché il bonus è valido per tutte le categorie, oggi fra società si scambiano anche atleti che non hanno un punteggio. E magari se prendo 10 atleti che non hanno punti, devo pagare 4.500 euro per ragazzi che non hanno avuto una valorizzazione? Se uno non ha punteggio, vuol dire che tutto sommato più che un cavallo forse è un ronzino. Certamente ha diritto di correre, ma non mi deve costare così tanto.

Nella nascita della nuova CPS con Bardelli ds, il pagamento dei punti ha inciso per oltre 30.000 euro (foto Facebook)
Nella nascita della nuova CPS con Bardelli ds, il pagamento dei punti ha inciso per oltre 30.000 euro (foto Facebook)
Il passaggio meno chiaro è perché si debbano pagare i Comitati Regionali…

Siccome il bilancio dei Comitati si fa confrontando quello di previsione e il consuntivo e la Federazione eroga contributi in base all’attività e alle differenze tra attivo e passivo, se il mio attivo è costituito solo dai punteggi regionali, tu Federazione mi passi meno soldi. Come Vice Presidente sarei il primo a voler abolire il pagamento del punteggio per il mio atleta del Veneto che va a correre in Lombardia e viceversa. Alla fine le regioni che pagano sono solo tre. E’ difficile che il mio atleta del Veneto vada in Campania, è più facile che il campano venga da me o vada in Toscana o si fermi in Lombardia. Allora vuol dire che…

Che cosa?

E’ davvero come il reddito di cittadinanza. Il pagamento del punteggio regionale vale politicamente un reddito di cittadinanza: non faccio niente e prendo soldi. Nel 2022 ai campionati nazionali giovanili il Veneto l’abbiamo chiamato “Veneto piglia tutto”. E’ venuto anche Crisafulli (consigliere federale FCI, ndr) a fare le premiazioni e ha detto: «Sono molto arrabbiato perché in casa mia, avete portato via tutti i titoli!». Certo, perché vuol dire che il Veneto è una regione che lavora, però alla fine i soldi non li prende. Va bene così, perché lo sport di base deve investire e non deve prendere.

Il sistema è da bocciare?

No, ma il problema nasce a livello internazionale. Nel calcio, la Fifa ha una norma internazionale per cui, una volta che tu passi professionista, una percentuale del primo ingaggio deve essere pagata dalla società di approdo a quelle che ti hanno avuto come dilettante. Perché l’UCI non fa una cosa del genere? Ha paura di scomodare i 40 milioni di euro di Ineos o i 30 di Movistar? La catena non si interrompe mai. Io li prendo dalla Ineos o dalla Intermarché e a mia volta li passo alla società juniores che sta sotto di me, che a sua volta li cede in proporzione alla società degli allievi e così via… Noi invece ci fermiamo e allora non ha più senso avere dei premi di valorizzazione. Perché alla fine quando ci si ferma a una categoria, che siano gli esordienti, gli juniores o gli l’under 23, il sistema fallisce.

Busatto ha preso parte nel 2022 agli europei di Anadia, chiudendo in 17ª posizione (foto General Store)
Busatto ha preso parte nel 2022 agli europei di Anadia, chiudendo in 17ª posizione (foto General Store)
Un binario morto?

Oggi rischiamo che ci siano società che non prendono un euro, oppure che ci siano colleghi che… ricattano i corridori: se vuoi venire a correre con me, devi pagarti i punteggi. Un mio ex corridore è passato professionista e quando la squadra under 23 gli ha chiesto il pagamento della valorizzazione, lui gli ha detto di no e la squadra in tutta risposta non gli ha pagato lo stipendio negli ultimi tre mesi. E’ tutto collegato…

Cosa?

Non ci sono più le affiliazioni plurime negli juniores, però con 200 euro si può creare una nuova società in Toscana e in Veneto. Così per evitare quel che succedeva prima, una norma vieta il gioco di squadra fra atleti di squadre diverse. E’ scritto nelle norme attuativa per juniores e under 23. Scritto così, nell’articolo 17.9, senza nessuna specificazione. Così se io sono in fuga con la Iseo o con la Colpack e i miei corridori si danno il cambio con i loro per arrivare primi al traguardo, cosa facciamo: li sanzioniamo? Ma chi ha scritto la norma? Hai tolto le affiliazioni multiple e hai dei dubbi? Allora lasciale. Invece, appena ti rendi conto che hai danneggiato le regioni del Sud, viene fuori il bonus. Così le società delle regioni che non possono più avere le plurime, se ne faranno in qualche modo una ragione…