Dopo l’abbuffata europea De Candido fa il punto

03.06.2022
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21 medaglie di cui 9 d’oro. E’ stata una campagna trionfale, quella della nazionale italiana agli europei paralimpici in Austria. Un trionfo che di fatto ha chiuso la prima parte di una stagione che alla vigilia era ritenuta quanto mai delicata, non solo perché arrivata dopo le Paralimpiadi di Tokyo, ma per il cambio alla guida tecnica arrivato non senza qualche trauma con Rino De Candido (nella foto di apertura alla sinistra di Giorgio Farroni, oro a cronometro categoria T1) che si è ritrovato gettato in una mischia che non conosceva.

Lo ha fatto non senza qualche timore, ma ora è tempo di consuntivi, dopo le prime tappe di coppa del mondo e la rassegna continentale e l’analisi non può che essere positiva: «Appena ero entrato ho visto che c’erano molte cose da sistemare e in questi mesi ho lavorato soprattutto per riuscire ad allargare il gruppo quanto più possibile cercando di coniugare la quantità con la qualità.

Europei staffetta 2022
La veterana Francesca Porcellato fra Diego Colombari e Federico Mestroni: è la staffetta d’argento
Europei staffetta 2022
La veterana Francesca Porcellato fra Diego Colombari e Federico Mestroni: è la staffetta d’argento

Nel gruppo azzurro sono entrati molti giovani da Colombari a Mestroni e sono subito arrivati ai vertici, questo mi fa capire che la strada intrapresa è quella giusta e di questo il merito va condiviso con i ragazzi e il personale, dai massaggiatori ai meccanici».

Tu vieni da un’esperienza totalmente diversa come quella junior. A tuo modo di vedere il lavoro che il personale deve svolgere, dai tecnici ai meccanici, è molto diverso rispetto al ciclismo tradizionale?

Su questo tema vorrei dire subito una cosa: anche questo è “ciclismo tradizionale, ciclismo normale”. Stiamo parlando di gente che va in bici in maniera perfettamente identica ai pro’, tanto è vero che molti militano in squadre continental con marchi che la Tv ci mostra ogni giorno. Lo stesso dicasi per i tandem e per le handbike, anche se in quest’ultimo settore ci sono specificità tecniche, ma parliamo sempre di freni, ruote, cambi… Non solo: guardate le gare e vedrete ruote lenticolari, protesi per i manubri, radioline, insomma tutto quel che è normalmente usato fra i pro’. Certamente serve qualche accortezza per persone che hanno condizioni fisiche specifiche, ma hanno anche una volontà di ferro, una voglia di arrivare spaventosa.

Europei Pini 2022
Martino Pini, una delle rivelazioni in Austria, per lui oro sia in linea che a cronometro
Europei Pini 2022
Martino Pini, una delle rivelazioni in Austria, per lui oro sia in linea che a cronometro
Facendo un bilancio di questi primi mesi, al di là di vittorie e medaglie che cosa ti resta?

Innanzitutto la consapevolezza che mi trovo a lavorare con atleti molto preparati, gente che fa sport al massimo livello usando tutta quella strumentazione e quei dati ai quali ero abituato fino allo scorso anno. Seguono programmi esattamente come fanno i campioni di Giro e Tour e questo mi ha stupito ed entusiasmato. Pensavo prima di entrare in questo mondo che fosse più dilettantistico, non è assolutamente così.

Uno dei principi di base del dopo Tokyo, parlando anche con un “totem” del settore come Francesca Porcellato, era procedere a un progressivo ricambio nel gruppo azzurro. Come procede?

I risultati sono lì, sia in coppa che agli europei i vecchi campioni hanno “tenuto botta”, ma insieme a loro sono arrivati molti allori con i giovani, con atleti appena entrati nel gruppo, come Mirko Testa ma anche atleti che si sono intanto avvicinati al podio come Giorgia Ruffato. La cosa che mi piace di più è che è un gruppo coeso, amalgamato, dove c’è molta armonia come è giusto che sia in una squadra di ciclismo. E’ qualcosa che ha colpito non solo me, ma anche i miei collaboratori, da massaggiatori a osteopati, immersi in questo mondo.

Europei staff 2022
Lo staff azzurro con i 4 ori del primo giorno: Simona Canipari, Roberta Amadeo, Martino Pini e Fabrizio Cornegliani
Europei staff 2022
Lo staff azzurro con 3 dei 4 ori del primo giorno: Simona Canipari, Roberta Amadeo e Martino Pini
Ora che cosa attende il vostro settore?

A giugno faremo un raduno a Montichiari per la pista perché voglio portare la nazionale ai mondiali in Francia, iniziando a coprire quel buco che si è visto a Tokyo. Ci sono molti nuovi nomi che possono entrare, ho un taccuino pieno, ma non solo: vorrei formare due tandem sia al maschile che al femminile con ex pro’ già coinvolti nel progetto, come avviene all’estero. A luglio poi faremo dei raduni in altura dividendo i gruppi, perché sono previsti lavori specifici diversi e gli atleti andranno seguiti con attenzione particolare e con personale diverso.

E dal punto di vista agonistico?

Ad agosto avremo una nuova prova di coppa del mondo in Canada e a seguire i mondiali sempre lì. E confesso che non mi dispiacerebbe portare a casa qualche maglia in più…

Porcellato 2022

La Porcellato racconta il nuovo corso paralimpico

17.05.2022
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Per capire chi sia Francesca Porcellato servirebbe un libro, per raccogliere tutti i suoi trofei. Basti pensare che ai Giochi Paralimpici in 7 edizioni ha conquistato 15 medaglie di cui 3 d’oro, oltre a 11 medaglie mondiali (6 d’oro). Il bello è che lo ha fatto in ben 3 discipline diverse: atletica, dove ha gareggiato dai 100 metri fino alla maratona conquistando quelle più prestigiose, New York e Boston comprese. Sci di fondo, arrivando all’oro olimpico nella sprint a Sochi 2014. Ciclismo, nella categoria handbike H3 con due titoli mondiali all’attivo. Se si pensa che ha iniziato a gareggiare alle Olimpiadi a Seul 1988 e ancora lo scorso anno a Tokyo era sul podio, si ha un’idea della sua immensità sportiva.

Con un curriculum del genere, la Porcellato è una sorta di guru nel paraciclismo italiano, che dopo Tokyo ha vissuto una profonda trasformazione con il passaggio della responsabilità tecnica da Mario Valentini a Rino De Candido. Un passaggio non indolore, considerando che è arrivato dopo una lettera firmata da molti dei campioni del movimento azzurro per chiedere un cambiamento.

Porcellato Ostenda 2022
Il gruppo azzurro a Ostenda, dove sono arrivate 16 medaglie, 18 poi a Elzach sempre in Coppa del Mondo (foto FCI)
Porcellato Ostenda 2022
Il gruppo azzurro a Ostenda, dove sono arrivate 16 medaglie, 18 poi a Elzach sempre in Coppa del Mondo (foto FCI)

Un cambio necessario

L’argomento è spinoso e lo affronta subito senza nascondersi, per chiarire una volta per tutte la vicenda.

«Si sono scritte tante cose sbagliate – spiega Francesca – ci tengo a chiarire innanzitutto che il nostro gesto non era rivolto alla persona, per la quale la stima è rimasta intatta, ma all’operato negli ultimi tempi. C’è un tempo per tutto, era arrivato il momento di cambiare. L’Italia è sempre stata un riferimento assoluto nel paraciclismo, alla quale tutti guardano con rispetto e invidia per i titoli raccolti. A Tokyo è andata bene, ma non all’altezza del nostro passato, c’erano delle carenze. Lo sport ad alto livello è come un’azienda, che si misura in base ai risultati».

Il cambiamento c’è stato e a Ostenda, nella prima di Coppa del mondo, avete vissuto l’esordio sotto la nuova gestione. Com’è stato?

Non poteva essere migliore: 16 medaglie in tutto è un gran risultato. Ma vorrei sottolineare che queste sono venute da atleti già a Tokyo e anche da nuove leve, perché il cambiamento era necessario anche in questo senso. Io ho superato da tempo in 50 anni e sono la prima a dire che c’è bisogno di nuova linfa, oltretutto in un quadriennio olimpico molto corto come quello verso Parigi 2024.

Come avete vissuto l’approccio con il nuovo staff?

Posso riassumerlo in una frase: siamo stati coccolatissimi. Abbiamo trovato gente attentissima a ogni nostra esigenza, sensibile alle necessità di ognuno, perfettamente inserita in un ambiente che ha sempre fatto dell’unione la propria forza. Miglior inizio anche da questo punto di vista non ci poteva essere. Per descrivere qual è l’ambiente del paraciclismo credo possa servire un aneddoto.

De Candido Ostenda 2022
De Candido con Pierpaolo Addesi, suo braccio destro, Martino Pini e Federico Mestroni, argento e bronzo a Elzach, categoria MH3
De Candido Ostenda 2022
De Candido con Pierpaolo Addesi, suo braccio destro, Martino Pini e Federico Mestroni, sul podio a Elzach
Sentiamo…

Uno dei nuovi ragazzi arrivati in nazionale aveva vinto l’oro, solo che i giudici inizialmente lo avevano assegnato a un altro concorrente, rivedendo la classifica solo a premiazioni avvenute. Quando è arrivato a cena, appena entrato in sala tutti noi abbiamo intonato l’inno italiano, per provare a fargli sentire quelle emozioni che non aveva potuto vivere sul podio.

C’è quindi una buona commistione tra i “vecchi” e le new entry…

Non potrebbe essere altrimenti, noi siamo i primi a sapere che servono forze nuove. In questo senso la nuova gestione è molto incoraggiante. So che De Candido si sta guardando intorno per portare nel nostro mondo tanti ragazzi, ho letto con interesse l’idea riguardante Samuele Manfredi. Noi da parte nostra possiamo dire che faremo di tutto per rendere ogni ingresso nel gruppo il più semplice possibile e credo che questo ambiente rinnovato potrà portare nuove grandi soddisfazioni.

Porcellato Ruffato 2022
La veneta iridata insieme a Giulia Ruffato, entrambe a podio sia a cronometro che in linea
Porcellato Ruffato 2022
La veneta iridata insieme a Giulia Ruffato, entrambe a podio sia a cronometro che in linea
Che livello di gare hai trovato a Ostenda?

Molto buono, anche se è chiaro che non era un’Olimpiade e molti di quelli che hanno vinto a Tokyo hanno tirato un po’ i remi in barca, cosa normale nell’anno postolimpico. Oltretutto il cammino verso gli ultimi Giochi era stato durissimo, allenarsi nelle “bolle”, stare attenti al minimo contatto che poteva costare la partecipazione… E’ stata pesante a livello psicologico, ci siamo sentiti tutti un po’ scarichi dopo. Anch’io dopo Ostenda prenderò un po’ di riposo, infatti nella seconda tappa a Embach (AUT) sono arrivare forze fresche e il fatto che i risultati siano stati ancora molto lusinghieri conferma il nostro livello generale.

De Candido accennava al fatto che al suo primo approccio è rimasto stupito del livello di professionalità degli atleti…

Il paralimpismo ormai sta diventando professionistico a tutti gli effetti, anche alcune squadre WorldTour hanno la loro sezione paralimpica. Per questo non c’era la possibilità di rimanere fermi, di non cambiare. E’ un treno che non si ferma, dovevamo prenderlo al volo. Di noi si parla molto poco, Paralimpiadi a parte, ma sappiamo di avere gli occhi puntati addosso. Abbiamo sempre avuto una grande squadra, dobbiamo continuare ad averla.

Altre due medaglie a Tokyo, ma ci manca l’oro

01.09.2021
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Sei medaglie in due giorni al Fuji Speedway. L’Italia di paraciclismo ormai è un habitué del podio alla Paralimpiade di Tokyo, grazie all’argento e al bronzo odierni che si sono aggiunti ai quattro argenti di ieri.

«La medaglia di Katia Aere splende tantissimo, anche se è di bronzo – comincia a raccontare il ct Mario Valentini – mentre quella di Luca Mazzone è d’argento. Per tutto il movimento e per la sua promozione, è fondamentale perché si tratta di una ragazza nuova e giovane. Una bella realtà. Mi dispiace per Ana Vitelaru perché era davanti e poi ha rotto una manopola. Purtroppo sono cose che possono capitare. Però ora basta con questi secondi e terzi posti, cerchiamo di prendercela questa medaglia d’oro. Mancano due giorni».

Fase di riscaldamenteo prima del via per Vitelaru, POrcellato e Aere
Fase di riscaldamenteo prima del via per Porcellato e Aere

Sorpresa francese

Nel frattempo, Luca Mazzone ha raddoppiato in tema di argenti nel giro di 24 ore, chiudendo secondo nella prova in linea vinta dal francese Florian Jouanny, con lo spagnolo Sergio Garrote Muñoz, che si è dovuto accontentare del bronzo dopo essere stato staccato.

«Sentire il tifo di casa in questi giorni mi ha caricato tantissimo – racconta il cinquantenne di Terlizzi – purtroppo però non è bastato, nonostante mi sia allenato duramente, immaginando salite sul 5 per cento. Non mi aspettavo di trovare questi strappi al 10 per cento che per noi H2 è davvero troppo, non aveva senso. Poi senza riposo dopo lo sforzo della cronometro… bisognerebbe fare almeno un giorno di stop per permettere ai muscoli di recuperare. Nell’ultima salita, c’era il rischio di saltare e buttare la medaglia se non la gestivi bene, cosa che io non volevo fare. In Italia, gli H2 non sarebbero nemmeno partiti su un tracciato così duro».

Oltre 200 watt

Bicchiere mezzo pieno però, è la settima meraviglia ai Giochi Paralimpici: 2 nel nuoto e 5 nell’handbike, di cui tre a Rio 2016 e due alle pendici del Monte Fuji.

«Sono contento, ringrazio il Circolo Canottieri Aniene – commenta Mazzone – lo staff della nazionale e chi mi aiuta in questo percorso. La gara era dura e non l’ho capita, perché ero convinto che avremmo ripreso il francese in salita. Invece lui è andato fortissimo e non si è fatto più raggiungere. Ho battuto lo spagnolo, quello che tre mesi fa ha dimostrato di essere il più forte ai mondiali, mentre il francese proprio non me l’aspettavo perché gli avevamo dato tre minuti nella rassegna iridata in Portogallo. Abbiamo provato a collaborare per rientrare. Andavamo a 200 watt, ma non è bastato. Comunque, sto pensando già a domani, le medaglie che sono arrivate le mettiamo in valigia. A questo punto, dovremmo stare attenti alla Francia».

Grandi saluti tra Porcellato e Masters, già amiche nello sci di fondo. Per l’americana due medaglie d’oro in due giorni
Grandi saluti tra Porcellato e Masters, già amiche nello sci di fondo. Per l’americana due medaglie d’oro in due giorni

Rivincita team relay?

Il riferimento è al team relay di domani, disciplina di cui l’Italia è campionessa paralimpica e mondiale in carica, in cui sarà impegnato insieme a Diego Colombari e Paolo Cecchetto. Al solo pensiero dell’idea che gli frulla per la testa, si commuove mentre lo dice.

«Se vinciamo la medaglia d’oro – dice – il primo pensiero è andare da Alex a portargliela. Voglio far la dedica a lui, speriamo che vada bene e che Alex ci dia una mano».

Aere di bronzo

Qualche ora più tardi, un’altra gioia è arrivata con Katia Aere, vincitrice del bronzo nella prova in linea della categoria H5 di handbike femminile. La friuliana di Spilimbergo (in provincia di Pordenone), che sabato scorso (28 agosto) ha festeggiato i suoi 50 anni.

«E’ stata una gara molto varia. Nel primo giro e mezzo eravamo tutte insieme con le prime, nel secondo ho visto che le altre nella salita più tosta di rientro verso l’arrivo avevano una marcia diversa rispetto alla mia e ho capito che dovevo fare tenere il mio ritmo fino alla fine della gara», racconta rivivendo la gara che le ha regalato la gioia del podio nella gara vinta dalla strepitosa Oksana Masters, la stella statunitense nata in Ucraina e abbandonata in un orfanotrofio, che deve la sua disabilità alle radiazioni assorbite dalla madre naturale.

«Quando ho visto che Oksana e la cinese sono partite, ho notato che nessuno le andava dietro, così ho pensato che non fosse il caso di strappare al secondo giro per non saltare. Nella salita tra il secondo e il terzo giro, ho capito di averne di più e quello sforzo ha pagato».

L’abbraccio della “rossa volante” alla Aere debuttante col bronzo
L’abbraccio della “rossa volante” alla Aere debuttante col bronzo

L’abbraccio col ct Valentini, le lacrime e poi la foto con la bandiera italiana per cominciare a realizzare l’impresa: «Non oso immaginare cosa possa essere successo a casa tra mia sorella, mio marito, gli amici, faccio ancora fatica io a crederci, quindi penso che la realizzerò sul serio solo quando la indosserò al collo e la toccherò con mano. Ci credevo, perché il mio coach mi ha insegnato a crederci, come ha detto lui, fino al giorno dopo. Però tra il crederci e il realizzarlo ne passa un po’ di acqua sotto i ponti. E’ incredibile, sono felice, anche perché ho iniziato a fare handbike soltanto a ottobre dell’anno scorso con il mio primo ritiro in nazionale, ma sono stata subito accolta alla grande».

Altre due medaglie messe in tasca, ma il ct Valentini rilancia già l’appuntamento per domani: «Team relay, Fabio Anobile e c’è Giorgio Farroni. Per la prima volta, lottiamo su tutti i campi e ci proviamo. Speriamo dai, la notte porta consiglio e speriamo porti fortuna». Tutti per Alex, come sempre.

Paralimpiade, partiamo con quattro argenti. Nostalgia di Zanardi

31.08.2021
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Nel nome di Alex Zanardi. Ci teneva la squadra di paraciclismo a lasciare il segno nella prima giornata al Fuji Speedway e ha cominciato la Paralimpiade di Tokyo con quattro medaglie d’argento a cronometro, di cui tre nell’handbike con Luca Mazzone, Francesca Porcellato, Fabrizio Cornegliani e poi l’ultima nel triciclo con Giorgio Farroni.

«Una gallina vecchia fa buon brodo». Sorride Francesca Porcellato, prima di scoppiare in lacrime al momento di videochiamare il suo compagno in Italia che, come tanti appassionati, si è svegliato nel cuore della notte per vedere sfrecciare la Rossa Volante, seconda nella categoria H1-H3: «Questo argento vale oro, all’undicesima Paralimpiade e nella terza disciplina, a 51 anni che compirò il giorno della Cerimonia di chiusura, ovvero tra pochi giorni, non è poco».

Quota 14

Sono quattordici le medaglie conquistate alle Paralimpiadi, tredici nelle edizioni estive e una invernale nel fondo a Vancouver 2010. «Ho iniziato a Seul 1988, è cambiato secolo e sono ancora qui. Era un percorso impegnativo e poi in questi anni sono successe tante cose, per cui non era facile confermarsi. Adesso abbiamo un grandissimo seguito e mi auguro che raccontino tutte le nostre storie, non soltanto quelle degli atleti più seguiti sui social. Perché tutti noi atleti presenti qui abbiamo delle storie da raccontare. Tutti e quanti meritiamo di essere raccontati e valorizzati, con tante persone che hanno vinto nella vita».

Videochiamata con il compagno per Porcellato alla 14ª medaglia paralimpica
Videochiamata con il compagno per Porcellato alla 14ª medaglia paralimpica

Fra gioie e dolori

La fuoriclasse di Castelfranco Veneto è una di queste: «Non ricordo l’incidente che mi è occorso da piccola, però ero una bambina che a sei anni ha deciso di fare l’atleta. Ora ne ho 51 e guardate dove sono arrivata, per cui dico che bisogna crederci sempre e mollare mai. Ci sono dei momenti bui, ma anche dei momenti con la luce e bisogna lottare per questi ultimi, io l’ho dimostrato. La mia vita non è stata facile, ho avuto grandi dolori, ma anche grande gioie».

Amici della “stampa”

Poi un pensiero per Alex Zanardi, nel cuore di tutti gli azzurri in gara oggi: «Alex portava grande lustro al nostro movimento, ma senza di lui le luci si sono un po’ spente. I mass media si sono un po’ dimenticati di noi da quando lui non è più qui a sfrecciare con noi. Lui non vorrebbe questo. Ci manca Alex, ci mancano le sue barzellette, i suoi consigli, così come ci mancano tutti i ragazzi che non sono potuti venire qui perché i posti erano veramente pochi. Siamo una famiglia alla fine perché lottiamo, ci sacrifichiamo e lottiamo insieme. Domani sarà dura nella prova in linea, ma ci proviamo». Poi comincia a rispondere alle centinaia di messaggi che intasano il suo cellulare».

Riscaldamento in partenza per Giorgio Farroni, marchigiano, che correrà la Paralimpiade sul triciclo
Riscaldamento in partenza per Giorgio Farroni, marchigiano, che correrà la Paralimpiade sul triciclo

L’oro sfumato

Dolceamara la medaglia di Luca Mazzone, argento nella cronometro categoria H2. Il cinquantenne di Terlizzi ha visto sfumare l’oro per l’inezia di 26 centesimi. Ecco le parole dell’azzurro alla quarta medaglia paralimpica dopo le tre di Rio (2 ori e 1 argento). «A cinquant’anni – dice – essere a una Paralimpiade è già una vittoria. Poi prendere la medaglia è sempre splendido, anche se stavolta poteva essere d’oro. Purtroppo, questo è il bello del ciclismo, può succedere di tutto, è uno sport imprevedibile e si è visto oggi. Io esco nel finale, come nel nuoto. L’esperienza da nuotatore, mi ha insegnato di uscire nella parte conclusiva della gara, però purtroppo sono rimasto “tappato” in una strettoia dai ragazzi della categoria sotto la mia. E purtroppo non ci ho potuto fare niente, perdendo quei due secondi che mi sono costati l’oro».

Argento alla fine per Farroni, che lo dedica a Michele Scarponi, suo amico
Argento alla fine per Farroni, che lo dedica a Michele Scarponi, suo amico

Rischio e medaglia

Prima medaglia in carriera ai Giochi tra gli H1 per Fabrizio Cornegliani: «Ho rischiato e sono caduto, ma era giusto provarci per arrivare più avanti possibile. Fa parte del gioco. Per fortuna, visto il volo che ho fatto, sono tutto intero e ho l’argento al collo». Grande l’emozione appena pochi istanti di salire sul podio grandi emozioni per il cinquantaduenne di Miradolo Terme.

Orgoglio marchigiano

Sgorgano le lacrime dal volto di Giorgio Farroni, secondo nella cronometro della categoria T1-T2. Il marchigiano ha chiuso la sua fatica in 27:49.78, alle spalle del cinese Chen 25:00.32.

«La sognavo, perché ho lavorato tantissimo lontano da casa mia a Fabriano e ce l’ho messa tutta. Durante il lockdown, ho cercato di allenarmi sui rulli, altrimenti uscivo di nascosto», racconta il quarantaquattrenne di Fabriano. «Sono contento e la dedico a me stesso perché l’ho voluta, l’ho cercata ed è arrivata. Alla Paralimpiade, l’importante è arrivare nei tre e io ce l’ho fatta». Si tratta della terza medaglia ai Giochi per Farroni, che era stato secondo a Londra 2012 e terzo ancora prima a Pechino 2008, ma sempre nelle gare in linea. Stavolta, la sua testa ha vinto contro le lancette.

A guidare gli azzurri c’è sempre Mario Valentini
A guidare gli azzurri c’è sempre Mario Valentini

Alex nel cuore

Domani è un altro giorno per il ct del paraciclismo Mario Valentini: «Sono quattro belle medaglie, ma c’è un po’ di rammarico per l’argento di Luca Mazzone. Se non ci fosse stato l’ingorgo nel finale, avrebbe potuto essere di un altro colore. Cornegliani anche senza caduta non avrebbe vinto, la cosa importante è che non si sia fatto nulla. La Porcellato ha dimostrato la solita, fantastica grinta. Farroni è un ragazzo che sta con me da 20 anni, raccogliendo successi, maglie iridate, medaglie. E’ un ragazzo serio e si è rifatto a Rio dove non era andata bene. Peccato perché è andato forte tutto l’anno poi è come nel nuoto. E’ arrivato questo cinese che non conoscevamo e l’ha battuto. Comunque, la medaglia è importantissima per lui che ha tre bambini, anche dal lato economico. Adesso però basta coi secondi posti. Puntiamo a vincere e continuiamo a correre con Alex nel cuore per fare ancora meglio».

Porcellato, la signora delle 11 Paralimpiadi

18.02.2021
4 min
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Per contare le sue medaglie paralimpiche ci vuole il pallottoliere. Forse farebbe comodo anche per le discipline che ha praticato ai Giochi, estivi e invernali: atletica, sci di fondo e ora handbike. Francesca Porcellato è uno dei monumenti viventi dello sport paralimpico azzurro e, dopo i due bronzi di Rio 2016, quest’estate a Tokyo sogna di conquistare l’oro anche nella terza disciplina della sua trentennale carriera ad altissimo livello, cominciata in quel di Seul nel 1988.

Francesca, d’inverno scegli i rulli o, visto che vanti anche un passato sulle nevi, sfidi il freddo?

Sono allergica ai rulli. Per cui, come faccio già da diversi anni, ora sono alle Canarie, dove ho la fortuna di poter uscire ogni giorno e aver sempre bel tempo.

Ecco Francesca Porcellato, tagliato il traguardo della crono di Rio 2016
Ecco Francesca Porcellato, tagliato il traguardo della crono di Rio 2016
Fino a quando ti fermerai?

A marzo. Arrivo sempre d’inverno e torno con la bella stagione. Da quando ho smesso con lo sci di fondo, ho deciso che volevo stare un po’ al caldo.

Dacci una mano tu perché c’è da perdere il conto: che Paralimpiade stai preparando?

L’undicesima.

Anche sulle medaglie meglio che ci rinfreschi la memoria.

Alle Paralimpiadi sono tredici, in tre discipline differenti.

Dunque, qual è l’obiettivo per quest’estate?

Intanto, speriamo che si facciano questi Giochi, visto tutto quello che sta succedendo e le tante incertezze. Poi, ovviamente, voglio far bene, perché in tutto quello che faccio ci metto sempre tutta me stessa. Se fosse oro sarebbe magnifico, ma poi prendo tutto quello che viene.

A Tokyo non ci saranno né Alex Zanardi né Vittorio Podestà: ti senti un po’ la veterana azzurra?

Sono due assenze che peseranno tantissimo. Sono stati i miei compagni di squadra storici e anche quelli con cui andavo più d’accordo. Mi hanno aiutato tanto e tra noi si è creato un grande rapporto d’amicizia. Mi mancheranno i loro consigli e sarà una Paralimpiade strana senza di loro. Ci pensavo giusto l’altro giorno, ricordando i bei momenti vissuti assieme a Rio, pre e post gara. Sarà un po’ triste.

Il bronzo di Rio 2016 e un sorriso di vera soddisfazione
Il bronzo di Rio 2016 e un sorriso di vera soddisfazione
Come sta la squadra e quanto ti mancano i raduni azzurri?

Mi mancano molto. Di solito, quando ci ritroviamo, non lo facciamo per poche ore, ma almeno per una decina di giorni. Per cui oltre ad essere compagni di squadra siamo molto amici. Poi mi manca moltissimo gareggiare, ma per fortuna mi sono riprogrammata mentalmente, spostando il focus sul piacere di pedalare, allontanando la pressione della competizione e della prestazione. Il 2020 è stato anomalo, ma ho trovato anche dei lati positivi e mi hanno aiutato ad apportare un po’ di migliorie. Lo spostamento di un anno dei Giochi, per me che ho una certa età non è stato semplice:  a 51 anni sarà ancora più difficile, però ho lavorato bene e sarò pronta.

Nel fine settimana ci saranno le elezioni federali: cosa vorresti chiedere al nuovo presidente per il settore paralimpico? 

So che c’è un mio compagno, Giancarlo Masini, che si candida (consigliere in quota atleti per Cordiano Dagnoni, ndr) e lo sosterrò. Lui conosce bene le problematiche del paraciclismo, non solo dell’handbike, ma anche del settore che comprende triciclo, handbike e paraciclisti appunto. Spero che il nostro sport venga maggiormente valorizzato, perché le nostre prestazioni sono notevoli, ma spesso sono poche raccontate. Con una maggior conoscenza, sicuramente più persone possono avvicinarsi e venire a provarla.

La maglia iridata mette allegria a guardarla, pensate a indossarla
La maglia iridata mette allegria a guardarla, pensate a indossarla
Le vostre vittorie, in effetti, aiutano a farne parlare…

A Rio, facendo il rapporto tra atleti e numero di medaglie vinte, siamo stati la squadra azzurra più vincente, contribuendo al medagliere al pari del nuoto, che però ha più discipline. Noi, al massimo, ne possiamo fare tre, se c’è la staffetta, altrimenti due, prova in linea e cronometro. Mi è dispiaciuto che abbiamo ricevuto molte meno attenzioni rispetto ad altre discipline, anche se avevamo un Alex Zanardi che ha acceso i riflettori sul nostro settore. Fa niente, noi teniamo duro e speriamo che in futuro ne parlino di più. 

Tu tieni duro fino a Parigi 2024?

Fatemi fare Tokyo, che già non vedo l’ora che arrivi. Parigi è una bella città, ci sono stata tante volte e mi piacerebbe ritornarci, ma magari con altri ruoli o da turista.