Nuovo Tannus Tubeless Lite, ottimo per il gravel (e non solo)

04.01.2024
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Abbiamo provato l’ultima versione dell’inserto Tannus, ovvero il Tubeless Lite. Si basa sul concetto di sviluppo run-flat con l’obiettivo di aumentare la protezione del cerchio e di essere efficiente quando lo pneumatico è a terra.

Ma non è solo uno scudo protettivo. Influisce in maniera positiva anche sul perfetto abbinamento tra cerchio e gomma, oltre a limitare le deformazioni dello pneumatico nella zona del tallone. Entriamo nel dettaglio.

Protegge ed irrobustisce i talloni di gomma e cerchio
Protegge ed irrobustisce i talloni di gomma e cerchio

Tubeless Lite, quello sagomato

E’ riconoscibile grazie al disegno e alla struttura laterale formata di una sorta di protuberanze che si alternano ad incavi, entrambi presenti sui lati. Insieme hanno un duplice obiettivo, quello di abbinarsi all’inserto Pro (con dimensioni decisamente più grandi, di fatto l’involucro di Lite ed insieme danno forma a Fusion, adatto a discipline che strizzano l’occhio al gravity), ma anche di adeguarsi al cerchio e smorzare gli impatti che arrivano dal terreno. Infatti, accostandolo all’anti-foratura Armour, i due offrono performances molto differenti (Lite influisce poco o nulla sulla prestazione dello pneumatico in fatto di elasticità e deformazione).

Tannus Tubeless Lite ha un valore alla bilancia davvero contenuto, soli 50 grammi (sezione da 32). E’ piuttosto facile da montare (più semplice con i cerchi hookless), anche se è necessario considerare la larghezza del canale interno del cerchio e anche l’elasticità dello pneumatico tubeless.

Perfetto con i cerchi hookless

A nostro parere è la protezione perfetta per i cerchi hookless e per le ruote con il cerchio in carbonio che fa segnare pesi ridotti all’osso. Il Tubeless Lite aiuta a trattenere lo pneumatico, lo blocca sul bordo del cerchio ed evita che si deformi in maniera eccessiva, o addirittura che stalloni pericolosamente. Contribuisce a “dare nervo” allo stesso cerchio, rendendo la stessa ruota più rigida, scorrevole e precisa nei segmenti tecnici dove si cambia traiettoria in continuazione. Il Tannus è una sorta di parete interna aggiuntiva, che sfrutta perfettamente la pressione dell’aria che impatta contro la gomma. Non modifica la larghezza dello pnaumatico, facendolo spanciare verso i lati e fuori dalla ruota. E’ un inserto bello tosto, quindi tende a far indurire e a dare maggiore consistenza al tallone che è a contatto del cerchio.

Tubeless Lite permette di far scendere la pressione di esercizio degli pneumatici (noi abbiamo ridotto di 0,3 bar, rispetto alle nostre abitudini). E’ fondamentale l’impiego del liquido anti-foratura. E’ molto importante anche l’utilizzo di una valvola adeguata da applicare al cerchio, in modo che questa non interferisca con l’inserto, bloccando il flusso dell’aria.

Le nostre considerazioni

Mai più senza. E’ una delle considerazioni ripetute in diverse occasioni, considerando che non abbiamo mai forato (se è accaduto il liquido anti-foratura ha fatto il suo dovere e nessuno si è accorto di nulla). Tannus Tubeless Lite è un gran bel prodotto (qui si argomenta un utilizzo gravel un po’ spinto in ottica gravel race), perché protegge (e quando si spendono tanti euro per le ruote in carbonio non è un semplice dettaglio), stabilizza lo pneumatico e non influisce in modo eccessivo sull’elasticità di quest’ultimo.

Cosa significa? Vuol dire che si riesce a sfruttare in modo ottimale la deformazione dello pneumatico e la sua capacità di smorzamento, aspetti fondamentali della resa tecnica che contribuiscono alla stabilità e al piacere di guida (e al comfort), anche all’interno di sentieri scassati. Non solo: quando è inevitabile l’impatto con un sasso sporgente, il pensiero di avere un inserto del genere aiuta ed è un boost in fatto di sicurezza per il superamento dell’ostacolo.

Inoltre offre un feeling del tutto accostabile ad un binomio ruota/gomma senza inserto, un vantaggio che non modifica lo stile di guida, a prescindere dal contesto ambientale. E poi il prezzo di listino: Tannus Tubeless Lite costa poco meno di 30 euro, poco se consideriamo che aiuta a proteggere ruote che, non di rado, hanno un valore di migliaia di euro.

Tannus

Moscon ce l’avrebbe fatta? Difficile da dire, facile da sognare

03.10.2021
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Scordatevi di riconoscerli dalla faccia, sono come pietre dalle mani di pietra che solcano strade di pietra per raggiungere una pista levigata e lunga che potrebbe consegnare loro la gloria. Una fatica di sei ore per ricevere in cambio un sasso, ma loro sanno benissimo che quella pietra spigolosa è il graal di un certo modo di intendere il ciclismo. Anche Moscon la vede così ed è talmente sicuro di poter portare avanti la sua fatica, da non aver fatto i conti con il dannato destino.

«E’ una delle corse più belle al mondo – dice – ho provato da lontano, ma ho avuto un po’ di cattiva sorte. Era davvero una situazione spettacolare, ho giocato le mie carte. Per fortuna ha vinto ugualmente un italiano, il Paese sarà contento».

Non tutti i tratti di pavé erano infangati, ma nel finale è stato tremendo
Non tutti i tratti di pavé erano infangati, ma nel finale è stato tremendo

Il mito Boonen

L’attacco da lontano. Quando era poco più di un ragazzino, capitò di parlare con lui della Roubaix e capimmo subito che alla corsa più crudele e anacronistica lo legasse un filo neppure troppo sottile. Del resto la seconda volta che ci mise sopra le ruote, tornò a casa con un quinto posto e anche allora cadde. 

«Ho in mente il Boonen – diceva Moscon – che se ne va a vincere attaccando a 60 chilometri dall’arrivo. A casa mia la Roubaix è sempre stata il pomeriggio di una domenica di primavera, un rito da vivere sul divano, senza perdersi nemmeno una pedalata».

Chi questa volta era sul divano e cercava di non perdersi neppure una sua pedalata, di colpo ha dovuto soffocare un’imprecazione, vedendo la sua ruota posteriore sgonfiarsi inesorabilmente, quando aveva più di un minuto di vantaggio a 30 chilometri dall’arrivo.

Luke Rowe era una delle carte della Ineos Grenadiers, ma è finito a oltre 20 minuti
Luke Rowe era una delle carte della Ineos Grenadiers, ma è finito a oltre 20 minuti

Bici con ruote diverse

Gianni maledice la cattiva sorte e salta su una bici pulita. La sensazione di alcuni, vedendolo ripartire, è subito di qualcosa che non vada. Che siano le ruote con il profilo più basso o chissà cos’altro. Sta di fatto che il trentino del team Ineos Grenadiers perde 25 secondi e riparte avendone ancora abbastanza per tenerli indietro. Anche se dalle retrovie gli dicono via radio che stanno arrivando Van der Poel e Colbrelli. Ma Gianni sa accelerare sul pavé e proprio nei tratti più brutti ha costruito il suo vantaggio.

Invece in effetti qualcosa non va. E in un tratto scivoloso come tanti, finisce disteso sulla destra della strada, con due ammiraglie ferme dietro e anche una moto messa di traverso. Riparte. Cerca di tenerli indietro. Lo prendono. Fa lui l’andatura, ma ha due sobbalzi insoliti. Qualcosa non va. Lo lasciano lì, ma ha ancora gambe per difendere il quarto posto dal ritorno di Van Aert.

«In certi momenti – dice – con la fatica se ne va anche la lucidità. Quando sei al limite, capita anche di commettere qualche errore e così sono scivolato. Non so che cosa sarebbe cambiato senza foratura e senza caduta, non so nemmeno quanto ho perso. Non ha senso fare certi discorsi. Ora ho solo bisogno di riposare. Farò forse il Giro di Lombardia e poi potrò finalmente pensare alla prossima stagione».

Moscon, una maschera di fango. Ha resistito da solo fino al 4° posto
Moscon, una maschera di fango. Ha resistito da solo fino al 4° posto

Knaven non ci sta

Chi appare decisamente meno conciliante con la cattiva sorte è il direttore sportivo Servais Knaven, l’uomo del pavé che la Roubaix la vinse nel 2001 e con il trentino ha sempre avuto un ottimo rapporto.

«E’ stato frustrante – dice – siamo stati in gara tutto il giorno e sembrava che Gianni avesse davvero buone possibilità di vincere. Prima la foratura, ma pensi che vada bene. Ha perso circa 30 secondi. Invece la caduta ci è costata più tempo. Ha avuto anche un impatto sul suo corpo ed è passato da circa 45 a 10 secondi. Penso che Gianni fosse probabilmente il ragazzo più forte in gara. Difficile dirlo, ma avrebbe meritato la vittoria. Sono le corse, tutto può succedere. Ognuno ha la sua storia. Ma è un vero peccato, era così vicino…».

Tappabuco, quando non serve si… nasconde nella bici

19.08.2021
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Il tubeless sta prendendo sempre più piede nel mondo del ciclismo ed è nato per avere una ruota più leggera senza l’utilizzo della camera d’aria e resistente alle forature più piccole grazie alla schiuma, che grazie alla pressione interna segue la perdita e la ripara. Uno dei problemi riscontrati tuttavia da Effetto Mariposa è che nel momento in cui la foratura è più grande, il lattice contenuto nello pneumatico non riesce stratificarsi e a riparare il foro. Con Tappabuco forse abbiamo risolto il problema.

Infatti l’azienda svizzera, nata nel 2007 e affermatasi come una delle realtà specializzate nella realizzazione di prodotti di alta qualità per il ciclismo e con un occhio di riguardo proprio per il fastidioso inconveniente delle forature, ha realizzato un prodotto innovativo (Tappabuco, appunto), che permette di sistemare e rattoppare anche le forature più invasive.

Come funziona

Tappabuco è un piccolo oggetto di silicone con la punta di metallo, alla cui estremità si aggancia un “vermicello” da inserire all’interno dello pneumatico forato. Questo piccolo stratagemma permette, appunto, di riparare il buco creatosi nel copertone. L’idea è stata quella di offrire un’idea facile da usare e trasportare sia su strada che nell’off-road.

Due misure diverse

A proposito delle differenze tra le discipline, Effetto Mariposa ha deciso di fornire il Tappabuco in due dimensioni diverse: quello da 1,5 millimetri e quello da 3,5 millimetri. La decisione è semplicemente dovuta al diverso utilizzo: la dimensione più grande è pensata per la mountain bike o per il gravel. Quella più piccola, 1,5 millimetri, si addice di più all’utilizzo su strada, dove le alte pressioni rendono difficile riparare un foro, anche se di dimensioni ridotte.

Facile da trasportare

Passiamo a quella che è la vera innovazione dell’azienda del Canton Ticino, la possibilità di trasportare questo nuovo oggetto in maniera molto semplice.

Quello su cui si è fatto leva sono ben tre caratteristiche fondamentali per un oggetto simile, ovvero: facilità di trasporto, rapido accesso e una dimensione non eccessiva.

Infatti, Tappabuco può essere utilizzato come tappo per i manubri da strada o anche inserito nei classici movimenti centrali, con diametro da 15 a 20 millimetri. Il fatto che sia così facile da trasportare ne garantisce un rapido accesso, un’accoppiata perfetta se si aggiunge poi la dimensione ridotta di un oggetto così utile.

Disponibile sul sito di Effetto Mariposa, il nuovo Tappabuco è acquistabile in coppia, quindi entrambe le dimensioni (1.5 e 3.5 millimetri) al prezzo di 23,33 euro. E’ possibile anche acquistare gli oggetti singolarmente al prezzo di 14 euro.

www.effettomariposa.eu/it

Jhonathan Narvaez, tappa Rimini, Giro d'Italia 2020

Narvaez vince il braccio di ferro

15.10.2020
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La sorpresa. Diciamoci la verità, chi si aspettava di vedere arrivare in solitaria Jhonatan Narvaez sul lungo rettilineo di Cesenatico? La squadra di Pozzovivo che tirava. Simon Pellud in fuga che scattava e ne aveva il doppio degli altri. Fuglsang che aveva il dente avvelenato e voleva rifarsi. E invece ecco un altro ecuadoriano che va forte e vince sulle strade del Giro d’Italia.

Cioni
Dario David Cioni ds della Ineos Grenadier al termine della frazione di Cesenatico
Cioni ds della Ineos Grenadier

Una fuga cercata

«Sono davvero contento per lui e per la squadra – commenta il ds Ineos Grenadier, Dario Cioni a fine tappa – Jhonatan sarà una sorpresa per voi ma non per noi della squadra. Questo ragazzo stava bene. Tante volte aveva provato ad entrare nella fuga ma era sempre capitato nei tentativi sbagliati. Se la meritava».

Anche Narvaez è un giovane: ha 23 anni. Come dice Davide Cassani in questa pazza stagione i “novellini” che hanno meno bisogno di gare per andare a regime sono agevolati. Da due anni Narvaez è alla Ineos-Grenadiers, prima aveva corso nella Deceuninck-Quick Step. Se passi per queste due squadre qualcosa di buono devi avere.

E qualcosa di buono aveva fatto vedere proprio su queste strade. Giusto qualche settimana fa, Narvaez  aveva trionfato vincendo una tappa e la generale alla Coppi e Bartali.

Narvaez e Padun (prima della foratura) in fuga verso Cesenatico
Narvaez e Padun verso Cesenatico

Sangue freddo

Oggi il capolavoro è stato dapprima quello di prendere la fuga (la prima ora di corsa è volata via di nuovo sul filo dei 50 orari), poi di non perdere la concentrazione quando sono iniziati gli scatti e soprattutto di restare freddo quando Mark Padun lo stava riprendendo nel finale.

«E’ stato davvero bravo – riprende Cioni – per radio gli davamo i distacchi. Padun stava guadagnando ma poi dopo quello striscione dei meno 10 ha trovato altre energie ed è riuscito a tenere la prima posizione. Jhonatan è un buon cronoman. Sapeva che in volata era più veloce, ma non ha voluto rischiare lo stesso».

In tv si era detto che la mossa di togliere l’ammiraglia da dietro Narvaez fosse una scelta tattica: Cioni smentisce.

«No è stata la giuria a mandarci dietro a Padun. Non si è trattato di scelta tattica. Per radio lo incitavamo e basta. E’ un professionista e non c’è bisogno di dargli indicazioni sul rapporto o sul come fare. Jhonatan ha avuto la forza di allungare e quando Padun ha visto che non riusciva a chiudere o che scappava di nuovo deve aver perso le morale. E’ stato un bel braccio di ferro dai!».