Tra gli occhi degli esperti che si aggiravano sul circuito di Variano lo scorso weekend in occasione del campionato italiano di ciclocross, c’erano anche quelli di Luigi Bielli, collaboratore tecnico del cross, appunto, e cittì del settore Indoor.
Ex professionista, Bielli da anni si occupa di cross. Era vicino a Scotti e di campioni sul fango ne ha visti passare. Con lui vogliamo fare una sorta di “resoconto” degli scorsi tricolori.
Zoccarato, bell’esempio
Con Bielli partiamo da Samuele Zoccarato, che seppur un “novellino” del cross era una delle stelle presenti in corsa. Come vi abbiamo raccontato, il portacolori della Bardiani Csf Faizanè ha deciso di sua spontanea volontà di gettarsi nel fango e sull’erba. Una cosa un po’ insolita per un professionista italiano su strada che per di più ha il contratto in tasca.
«Già il fatto stesso di essere stato presente ad un evento così importante è più che positivo – commenta Bielli – Zoccarato aveva già fatto qualche gara in precedenza, ma un campionato italiano è più importante».
«Le attività invernali, che siano corsa, palestra, rulli o il nuoto… Sono sempre importanti, ma io resto del parere che quelle all’aperto lo sono ancora di più. Permettono al fisico di aumentare le proprie difese immunitarie. E nel caso del cross consentono di curare la tecnica, l’agilità e la potenza al tempo stesso. Ti danno qualità di guida per affrontare gli imprevisti. Penso per esempio al saper guidare con un tubolare a terra».
«E poi chi ha fatto questa attività da ragazzo ce l’ha nel DNA. Semmai le società sono un po’ restie a lasciarli andare. Ma secondo me non è un qualcosa di azzeccato neanche dal punto di vista del marketing. Il cross consentirebbe ai team di riempire quei 2-3 mesi invernali in cui hanno meno visibilità. Darebbero una mano ai propri sponsor».
Rubare con gli occhi
«Come ho visto Zoccarato? Molto concentrato – riprende Bielli – In partenza chiaramente era nelle retrovie, in quanto non aveva i punti per partire davanti. Da un punto di vista tecnico ci è arrivato molto preparato. Credo avesse il miglior materiale per le sue possibilità. Segno che vi ha dedicato attenzione.
«Riguardo alla guida si è dovuto adeguare. Credo che nei giri di prova si sia messo alla ruota dei migliori, mi sembra di uno dei due fratelli Braidot. Girandogli dietro, come si dice, ha rubato con gli occhi».
E di certo il 24enne di Camposampiero (Padova), deve aver studiato bene. E se in qualche drop è apparso più in difficoltà, è scappato via bene nei tratti in salita, specie quelli in cui si doveva correre a piedi, dove in più di qualche tornata ha guadagnato delle posizioni.
Gara elite combattuta
Oltre a Zoccarato c’erano gli altri elite, che hanno infiammato la gara. Una gara davvero bella e tesa, ma se poi si pensa ai grandi palcoscenici europei resta un po’ fine a se stessa. Pur essendosi disputato questo tricolore in un contesto degno dei grandi eventi, anche in chiave tifo.
«Dopo i primi 4-5 giri c’è stata questa bella lotta tra Fontana, Dorigoni, Samparisi, Braidot… La cosa che più mi ha colpito, è stato vedere questi ragazzini che correvano da un punto all’altro del percorso per godersi i loro idoli. E soprattutto vedere che andavano a cercarli nei punti più tecnici per capire come li affrontavano. E poi trombe, urla, motoseghe… Delle belle scene!».
«Mi è dispiaciuto che Bertolini non fosse della partita, per via di quel suo raffreddore. Avremmo avuto una lotta ancora maggiore.
«E’ vero, in Europa abbiamo vita dura, ma gli elite italiani danno sempre il massimo. Dobbiamo considerare che in Belgio e in Olanda ci nascono con il cross. I nostri fanno dei sacrifici già solo per raggiungere quei luoghi. Pensiamo solo alle gare che ci sono state da quelle parti tra il 20 dicembre e il 9 gennaio.
«Non abbiamo un talento elite ancora, ma abbiamo tanti ragazzi che stanno venendo fuori. E la speranza è che le società non ce li fermino come hanno fatto con Bryan Olivo».
Fontana sfortunato
«Per il resto è stata una gara molto combattuta – conclude Bielli – come ho detto, soprattutto fino a quando Fontana non ha avuto i suoi problemi tecnici. Per me era il favorito, anche più di Dorigoni. Lo vedevo da come guidava, conosceva il percorso a menadito. Anche Dorigoni guidava bene, ma un po’ meno.
«Di Fontana ho apprezzato il fatto che poteva correre tra gli under 23, invece ha voluto gareggiare con gli elite. Di là avrebbe avuto vita più facile, posto che la gara la devi sempre fare e portare a termine, tanto più nel ciclocross, in cui non sai mai cosa può accadere».