Italiani ancora protagonisti al Nord con Busatto, questa volta secondo nella Fleche Ardennaise, e i ragazzi della Green Project-Bardiani. Nello stesso giorno in cui i corridori del Team Colpack erano in Francia per la Roubaix, in Belgio si è corsa un’altra piccola Liegi. Partenza e arrivo a Stavelot, nella valle fra la Cote de Stockeu e la Cote de Haute Levée. Distanza di 175,3 chilometri con 16 cotes, ultimo scollinamento sullo Stockeu e arrivo sul pavé che i conoscitori della Liegi ben ricordano.
Questa volta la rappresentativa italiana era più consistente, al punto che il primo ad attaccare è stato Alessio Nieri della Green Project-Bardiani, che ha poi piazzato Pellizzari e Tolio al quarto e quinto posto, con Vergallito sesto in maglia Alpecin-Deceuninck Development ed Ermakov, che non è italiano ma russo e corre con il CT Friuli, al tredicesimo posto dopo essere stato in fuga con Nieri.
Il bilancio di Rossato
La vittoria è andata all’olandese Menno Huising, classe 2004 della Jumbo Visma Development, che si è lasciato dietro Busatto anche grazie a una migliore entrata nell’ultima curva. Ma prima di entrare nel vivo della corsa, vale la pena annotare le parole di Mirko Rossato, in Belgio con la Green Project-Bardiani, sulla durezza della corsa.
«Sono soddisfatto di questo risultato – ha detto il padovano – potevamo fare qualcosa di meglio, ma finire con due corridori nei primi cinque è quello che conta. La nostra strategia all’inizio della gara era quella di mettere un uomo davanti. Così abbiamo fatto con Alessio Nieri. Poi siamo stati tranquilli. Abbiamo potuto aspettare fino alla fine che la selezione avvenisse in modo naturale. Per un attimo Alessio è stato addirittura solo in testa con Ermakov, ma sospettavo che il gruppo sarebbe arrivato da dietro. Gli inseguitori erano ancora troppo numerosi».
Busatto un po’ deluso
L’azzurro cresce, si capisce dal piglio che mostra in corsa e dalle parole dopo l’arrivo, che seppure sconfitto lo mostrano sicuro di sé.
«Sono arrivato quassù – ha detto Busatto – dopo tre settimane che non correvo, dalla Liegi praticamente, quindi non ero proprio sicuro della mia condizione. Vedevo che nei giorni precedenti stavo bene però essendo anche una corsa dura, se non si è al 100 per cento è difficile arrivare davanti. Quando a 50 chilometri dall’arrivo sulla Haute Levée si è spezzato il gruppo e siamo rimasti davanti in venti, ci ho creduto. Non volevo che ci prendessero, perché in 20 corridori è tutto molto più facile, ma sono arrivati e la corsa alla fine si è fatta sullo Stockeu. Ho subito cercato di tenere il ritmo degli scalatori più forti, ma ho visto che era troppo alto e sarei saltato presto, così ho cercato di andare su del mio passo e alla fine sono rientrato proprio sul Gpm».
Attacco in discesa
La vittoria nella Liegi gli ha dato le conferme che cercava, perciò quando è scattato in salita ed è stato ripreso, ha trovato comunque lo smalto e la fiducia per giocarsi la corsa in discesa e poi in volata.
«Quella discesa l’avevo fatta anche alla Liegi – ha spiegato – l’avevamo provata alla vigilia e l’avevo anche rivista su su Veloviewer, quindi la conoscevo e ho provato ad anticipare. Mi hanno ripreso in tre, poi si è rimischiato tutto. Sapevo di poter contare sulla mia velocità, ma quando siamo entrati nel centro del paese sul pavé, si è fatto il buco in curva davanti a me e sono rientrato all’ultima curva, ma era tardi ormai per passare il corridore della Jumbo.
«La condizione è buona, sto lavorando bene e il morale è alto in vista del Giro U23. Adesso avrò due corse con i professionisti che sono il Circuit de Wallonie e la Rund um Koln e vedremo che ruolo mi verrà assegnato, ma se la gamba è buona, cercherò comunque di fare una bella corsa. E poi avrò la Orlene Nations Cup U23 che sarà un bell’obiettivo».
Una vittoria inattesa
E adesso il vincitore, Menno Huising di 19 anni, un metro e 86 per 75 chili, che sul traguardo di Stavelot (foto Arnaud Guillaume in apertura) ha ricordato nelle movenze e nella grinta il compagno di colori Wout Van Aert. Nella sua sagoma Busatto quasi spariva, tanta era la differenza di stazza.
« Dallo Stockeu – ha raccontato – un corridore della Quick Step e altri due fuggitivi erano scomparsi. Avevo paura di non vederli più, ma mi sentivo benissimo. Me ne sono reso conto quando uno dei corridori della Bardiani ha accelerato e ho colmato il distacco senza essere ancora al mio limite. Non me lo aspettavo, credo di aver corso alla perfezione e di aver fatto un bell’attacco in cima allo Stockeu. Sfortunatamente, il gruppo degli inseguitori si è organizzato bene con il vento contrario e mi hanno ripreso. Alla fine però è andato tutto bene, serve anche fortuna, ma penso di aver fatto uno sprint da manuale».
Più forte della iella
Come Busatto corre nel “devo team” della Intermarché, Menno indossa la maglia del vivaio della Jumbo-Visma, in cui sente di crescere un po’ ogni anno.
«Già durante l’inverno – ha spiegato – avevo notato che stavo molto bene, ma poi con qualche malanno e qualche caduta, ho avuto una battuta d’arresto e ho dovuto riabituarmi alle gare più lunghe. Sono migliorato ogni settimana e il team si fida di me, quindi ho buone opportunità e la strada aperta per crescere. Ho mostrato di migliorare ogni settimana e finalmente ho vinto.
«Sono stato sorpreso dalle mie stesse gambe, perché all’inizio non mi sembrava una giornata eccezionale, ma ho notato sullo Stockeu e nelle ultime due salite ripide che stavo davvero bene. In cuor mio spero che non sia stata una giornata super, così potrò farlo più spesso».