Vanzella è uguale a quando correva. Nel villaggio hospitality della Adriatica Ionica Race sul Monte Grappa, Flavio ha portato i vini della sua cantina e ha colto l’occasione per salutare alcuni vecchi amici. Gente che prima componeva la sua quotidianità e che invece, una volta uscito dal ciclismo, aveva perso di vista.
«Nel 1998 – racconta – ho smesso di correre e ho iniziato pian piano con i vini, perché erano la mia passione, non volendo rimanere nel ciclismo. Mi sono ambientato gradualmente, non è stato facile lasciare un mondo come il ciclismo e spostarsi nell’agricoltura e nel vino. Non volli rimanerci perché ero ormai appesantito dall’essere sempre in giro, dall’essere ogni giorno in un hotel. Era diventato faticoso per me muovermi da casa, quindi ho fatto questa scelta e ne sono orgoglioso».


Di vino e di ciclismo
Un metro e 84 per 78 chili, Vanzella smise di correre nel 1998 a 34 anni, dopo dieci stagioni da professionista. Fece le ultime due alla Française des Jeux, a chiusura di una carriera che lo vide iridato nel 1987 e quinto alle Olimpiadi l’anno dopo nella Cento Chilometri. Vinse solo tre corse da pro’ e per due giorni al Tour del 1994 indossò la maglia gialla. Ma la sua è stata una carriera monumentale soprattutto nel ruolo di gregario. Al servizio prima di Saronni, poi di Ballerini, Cipollini, Chioccioli e anche Bugno.
«Mi dispiace – ammette Vanzella – aver tralasciato così tanto il ciclismo per il lavoro. Ritrovarsi qui dopo tanto tempo è bello. E’ bello ritrovare vecchi amici. Il ciclismo è allenamento, dedizione e passione. Fare il vino gli assomiglia molto come dedizione e impegno. Anche questo è un allenamento, perché bisogna capire, costruire e portare avanti i tuoi vitigni e il tuo vino come vorresti che sia. Ci vuole tanto impegno, tanta dedizione e fatica, quindi assomiglia molto al ciclismo».


L’effetto Ca’ del Poggio
Risotto, salumi, formaggi, vini, birra e dolci tipici. Nella corsa di Argentin c’è spazio anche per l’enogastronomia. Così il piatto tipico sul Grappa è stato realizzato dai ragazzi dell’Istituto Professionale Giuseppe Maffioli di Castelfranco Veneto, accompagnati da un professore vestito da chef e dal preside in doppio petto. E mentre in un angolo del villaggio viene illustrata la preparazione del risotto, Vanzella va avanti a raccontare.
«I miei genitori avevano acquistato l’azienda a Susegana nel 1966 – dice – tanti anni fa. Io sono nato in un paese lì vicino, a Vazzola, ma a due anni ci siamo spostati nell’azienda che ancora oggi produce principalmente prosecco e altri vini rossi. Siamo vicini al Muro di Ca’ del Poggio, che per fortuna quando correvo io non c’era ancora. Se non erro, era ancora su una strada bianca. Però va riconosciuto ad Alberto Stocco di aver fatto veramente una bella cosa a inventare questa strada, questo muro. Perché ormai è meta di tantissimi ciclisti della zona e anche dall’estero».
Il risotto al formaggio Piave Doc preparato dai ragazzi dell’Istituto Professionale Giuseppe Maffioli di Castelfranco Veneto Per il risotto di Cima Grappa, riso carnaroli e formaggio Piave Vecchio Selezione Oro Fronte al pubblico per gli studenti (e il professore) dell’istituto Giuseppe Maffioli Il formaggio su Cima Grappa viene dall’azienda Lattebusche Fra le cantine invitate, Ai Galli di Pramaggiore, in provincia di Venezia I salumi sul Grappa erano forniti da Becher, già sponsor di altre discipline sportive Le ciliegie di Maser sono grandi come… noci. Altra specialità offerta nell’hospitality Gli studenti del Giuseppe Maffioli hanno pensato anche ai prodotti di pasticceria
Il risotto al formaggio Piave Doc preparato dai ragazzi dell’Istituto Professionale Giuseppe Maffioli di Castelfranco Veneto Per il risotto di Cima Grappa, riso carnaroli e formaggio Piave Vecchio Selezione Oro Fronte al pubblico per gli studenti (e il professore) dell’istituto Giuseppe Maffioli Il formaggio su Cima Grappa viene dall’azienda Lattebusche Fra l cantine invitate, Ai Galli di Pramaggiore, in provincia di Venezia I salumi sul Grappa erano forniti da Becher, già sponsor di altre discipline sportive Le ciliegie di Maser sono grandi come… noci. Altra specialità offerta nell’hospitality Gli studenti del Giuseppe Maffioli hanno pensato anche ai prodotti di pasticceria
Un’azienda familiare
E così, nel segno di una dedizione molto simile, dopo aver versato un calice di rosso fatto da un blend fra merlot e cabernet, Vanzella spiega che la sua è una giornata di campo. Qui è con il suo enologo, che illustra al pubblico presente le caratteristiche del loro vino.
«La mia è una vita di cantina – dice – ma ci sono anche i lavori di ufficio, che si devono seguire assolutamente. Però c’è una persona importante di cui mi fido, che sta portando avanti tutta la burocrazia. E nel vino ce n’è tanta! In tutto abbiamo 20 ettari e facciamo circa mezzo milione di bottiglie all’anno. E’ un’aziendina piccola, familiare. Comunque sta andando bene e speriamo che continui così. Il mercato del vino non è semplice.
«Il prosecco ha un gran nome, ma alla fine ci sono le grandi aziende che hanno il vantaggio di andare in tutti i mercati del mondo. Noi piccolini invece portiamo avanti la nostra nicchia e i nostri clienti. Ci mettiamo impegno e tempo, ma va bene così. Ognuno al suo posto. C’è chi è bravo a portare avanti grosse realtà e chi si gestisce la propria».
Sul podio, Vanzella con Fortunato, Poli e Scirea Nel 1987 l’Italia della 100 Chilometri conquista il titolo mondiale Vanzella, classe 1964, lavora nell’azienda di famiglia dal 1998
Sul podio, Vanzella con Fortunato, Poli e Scirea Nel 1987 l’Italia della 100 Chilometri conquista il titolo mondiale Vanzella, classe 1964, lavora nell’azienda di famiglia dal 1998
Tempo di ricordi
Lavoro e cantina. Il gusto di raccontare il vino e insieme l’occhio che scintilla incontrando Beccia e Roberto Amadio, un anno più di lui e altro reduce da quelle cronometro così lunghe.
«Del ciclismo mi restano tanti ricordi – dice – soprattutto quando vieni in questi posti e trovi i vecchi compagni di squadra, i vecchi corridori. Avevamo vent’anni, eravamo sempre noi, quindi abbiamo tanti ricordi. Magari con qualcuno non avevi grandi rapporti, ma quando finisci capisci che ognuno correva per la sua strada e faceva il suo lavoro. E allora ritrovarsi è bello. Parlare del passato e di bei ricordi.
«Io ho avuto la fortuna di vivere un periodo di cambiamento. Ho iniziato che c’erano i fili esterni, poi si è passati ai Look. Le bici da crono erano le più tecnologiche con le ruote lenticolari. E’ passato tanto. La bicicletta per ora è più in garage che fuori. Ultimamente ho ripreso piano piano, ma vedo che la fatica è sempre tanta. Vorrei ricominciare, però mi manca la grinta. Adesso però ci metto del mio e vorrei riprovare a fare qualche giretto domenicale. Così, in amicizia…».