Ciclocross olimpico? Van der Spiegel è pronto a tornare sulla neve

09.03.2025
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La stagione di ciclocross si è conclusa da poco, ma l’argomento continua a tenere banco. Fra pochi giorni dalla riunione plenaria del CIO che eleggerà il nuovo presidente, potrebbero arrivare novità importanti a proposito dell’ingresso della specialità nel programma olimpico invernale, a partire dal 2030. Ma questo fa un po’ a pugni con la sparizione dal calendario di gare sulla neve.

Di questo e di altro abbiamo allora voluto parlare con Tomas Van der Spiegel, “deus ex machina” di Flanders Classics, reduce dall’impegno organizzativo all’Omloop Het Nieuwsblad.

Tomas Van der Spiegel è stato un famoso cestista, dedicatosi poi all’organizzazione di eventi ciclistici
Tomas Van der Spiegel è stato un famoso cestista, dedicatosi poi all’organizzazione di eventi ciclistici
Come giudichi la stagione di ciclocross appena conclusa?

Noi siamo molto soddisfatti. Credo che l’aspetto principale sia che abbiamo trovato una stabilità intorno anche alla Coppa del mondo, cambiando il calendario non sapevamo che cosa aspettarci. Il nuovo format è piaciuto molto ai tifosi, la stagione è stata seguitissima e non possiamo che rallegrarcene e continuare su questa strada.

Secondo te la presenza non frequente dei grandi campioni come Van der Poel e Van Aert penalizza quella parte di stagione senza di loro?

Meno di quel che si poteva pensare, perché anche nei mesi ottobre-novembre siamo riusciti comunque ad avere tanta gente nei percorsi e gli ascolti televisivi erano molto buoni. Il ciclocross ha molto seguito perché è facile da capire, attira nella sua meccanica. E’ chiaro che la presenza di Mathieu Van der Poel cambia tutto in positivo, ma la stabilità di cui parlavo prima credo che c’era anche prima del rientro suo e di Van Aert.

Van der Poel è un richiamo enorme quando c’è, con un crescita di presenze intorno al 25 per cento
Van der Poel è un richiamo enorme quando c’è, con un crescita di presenze intorno al 25 per cento
Ma come partecipazione popolare hai notato delle differenze, in base alla loro presenza o meno?

Certo che c’è una differenza, soprattutto se ci sono tutti e due, ma non è come avveniva in passato che la massa di gente raddoppiava. Ora c’è un aumento più contenuto, diciamo sul 20-30 per cento in più. Ma va anche considerato che a livello complessivo c’è stato un forte aumento delle presenze.

L’ingresso del ciclocross nel programma olimpico appare sempre più probabile, che cosa ne pensi?

Sarebbe una cosa bellissima per il nostro sport, darebbe una spinta spettacolare al suo sviluppo. Potrebbe significare che ci sarà interesse in altri Paesi, in altri mercati che potrebbero solo aiutare questa disciplina. Siamo entusiasti all’idea, ma finché non ci sarà nulla di ufficiale dobbiamo rimanere con i piedi per terra.

Il pubblico quest’anno ha invaso le gare internazionali, con un forte aumento di presenze
Il pubblico quest’anno ha invaso le gare internazionali, con un forte aumento di presenze
Appare però un controsenso che, mentre si discute dell’ingresso olimpico del ciclocross siano sparite le prove sulla neve…

Noi siamo consci che abbiamo fatto una bellissima cosa a Vermiglio. Una cosa non semplice, che ci ha spinto per ora ad accantonare l’idea, ma non è escluso che dal 2026 in poi non si riprenda a gareggiare sulla neve, magari anche in un’altra destinazione invernale, magari ampliando anche la gamma di eventi. Abbiamo già delle candidature adesso per la stagione 2026-27 che riguardano percorsi sulla neve. Stiamo alla finestra… Teniamo però presente che lo spirito del ciclocross è di regola un altro, fatto di fango, di ostacoli, dove i percorsi sulla neve sono un po’ l’eccezione anche considerando le temperature.

Accennavi al calendario. Voi state prendendo in considerazione la possibilità di ristabilire qualche prova sulla neve, ad esempio per testare il futuro percorso in Francia per il 2030?

Noi siamo aperti a tutti i siti e a tutte le possibilità, abbiamo già pensato anche a fare primi test proprio nella stagione 2026-27, ma abbiamo anche tante altre candidature. Come detto c’è solo da attendere, poi affronteremo la questione con tutta la nostra struttura.

Flanders Classics ha sperimentato il ciclocross in Val di Sole. Un’esperienza da ripetere
Flanders Classics ha sperimentato il ciclocross in Val di Sole. Un’esperienza da ripetere
Quelle esperienze vissute in Val di Sole che cosa ti hanno lasciato?

Siamo molto orgogliosi di quel che abbiamo fatto. Di essere stati i primi a organizzare lì perché prima nessuno sapeva cosa aspettarsi. Credo sia stata molto ben organizzata, grazie anche all’apporto del comitato locale, molto esperto e rodato dalla mountain bike attraverso l’organizzazione di coppa del mondo e mondiali. I partecipanti erano molto contenti dell’evento anche sotto l’aspetto tecnico. Abbiamo un ricordo molto positivo e speriamo di tornarci.

Quelle esperienze vissute in Val di Sole che cosa ti hanno lasciato?

Guarda, abbiamo un fenomeno assoluto con Mathieu e un altro fenomeno con Van Aert. Ma la corsa che mi fa più piacere è vedere che dietro stanno emergendo altre nazioni, altre scuole. Guardate fra le donne, con la Backstedt, la Vas, anche le italiane con la Casasola, si vede che la concorrenza si amplia e questo fa bene. Lo stesso dicasi per le categorie giovanili, le affermazioni dei ragazzi italiani, con Agostinacchio ad esempio, sono un bel segnale, di crescita del movimento. E’ però importante che questi giovani possano continuare a dividersi fra le due discipline ma questo è quel che sta succedendo. Vedere Pieterse o Backstedt che possono essere sulla breccia d’estate come d’inverno è importantissimo.

Blanka Vas è una delle principali oppositrici al dominio olandese. Van den Spiegel punta però anche sull’Italia
Blanka Vas è una delle principali oppositrici al dominio olandese. Van den Spiegel punta però anche sull’Italia
Secondo te un ingresso del ciclocross alle Olimpiadi porterà altri grandi nomi di strada e mountain bike a frequentare i campi d’inverno?

Dalla strada al ciclocross è molto difficile, però se prima tanti campioni del ciclocross poi lo lasciavano per dedicarsi solo alla strada, in futuro magari non avverrà più. Noi abbiamo avuto autentici talenti come Alaphilippe o Sagan che andavano forte anche nel ciclocross, penso che avendo uno sbocco olimpico non avrebbero lasciato. Quello è un po’ anche il nostro obiettivo e per quello che noi come società abbiamo investito molto nella specialità, perché crediamo veramente nella sua complementarietà con la strada.

Gravel, il futuro è da scrivere. Ma le polemiche non fanno crescere

19.09.2024
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Quando lo raggiungiamo al telefono, Tomas Van der Spiegel è incastrato nel traffico di Bruxelles che al mattino è qualcosa di pazzesco. Lui dice che somiglia a quello di Milano e lo prendiamo subito per buono. L’amministratore delegato di Flanders Classics va sempre a mille. E così, dopo aver organizzato con il suo team i recenti campionati europei di Limburg 2024, ora fa rotta sugli europei gravel di Asiago del 13 ottobre, prima che arrivi come un tornado la stagione del ciclocross.

Il motivo della chiamata è proprio la gara di Asiago, dopo la reazione di Mattia De Marchi che, parlando a nome degli specialisti, ha puntato il dito sulla data e il tipo di percorso. La data, per la concomitanza con un altro evento in Spagna: il friulano ha scelto per questo di non correre gli europei. Il percorso, additato in quanto troppo facile e di conseguenza tracciato a suo dire per favorire gli stradisti e penalizzare chi di gravel vive tutto l’anno (in apertura Wout Van Aert agli scorsi mondiali di Treviso). 

Cosa pensi di questa polemica?

L’ho seguita, conosco bene Mattia. Direi per prima cosa che il gravel è una disciplina che sta cercando ancora il suo posto nel mondo del ciclismo. Conosciamo bene i problemi che ci sono con i calendari, non solo per la strada. Il ciclismo è molto popolare e il calendario è strapieno. Organizzare tutto l’anno eventi gravel per la comunità gravel è bellissimo. Anche io ne sono molto appassionato. Sono venuto a Conegliano due mesi fa per pedalare anche con Mattia. All’inizio dell’anno ho fatto The Traka da 360 chilometri in Spagna. Mi piace molto il gravel, però stiamo cercando di capire quale sia il suo posto.

Come si sceglie la data di un campionato europeo?

In quel periodo ci sono tanti eventi gravel e ancora tante gare su strada, non è facile trovare la data giusta. Si lavora con le Federazioni internazionale, con la UCI e la UEC, non sei tu organizzatore che scegli e glielo comunichi. Secondo me quello del calendario è il primo topic. E su questo sono d’accordo con Mattia che ci vuole anche tanto rispetto per la gente che fa gravel tutto l’anno e che sviluppa la disciplina.

Mattia De Marchi, qui ai mondiali 2023, è uno dei primi specialisti italiani del gravel
Mattia De Marchi, qui ai mondiali 2023, è uno dei primi specialisti italiani del gravel
Che cos’è per te il gravel?

E’ qualcosa di molto inclusivo per tutti e anche noi che organizziamo eventi stiamo cercando la formula giusta per le prove di campionato. E’ il metodo che in inglese si chiama trial and error, cioè provare e correggere in base ai risultati. Credo sia questo il processo che stiamo vivendo in questo momento. Magari quello di Asiago non sarà il percorso ideale, però dire che è fatto solo per gli stradisti mi sembra un po’ esagerato. Sono stato già tante volte sul posto, conosco l’area molto bene. Credo che sarà molto bello anche così e che potremo accontentare tanta gente, mentre non è sempre semplice o possibile accontentare tutti.

Ci sono tante diversità?

Ci sono gare di 100 chilometri e altre oltre i 300. Ovviamente ci sono gli specialisti delle prime e gli specialisti delle seconde. Allora credo che se troviamo un bel misto di corridori gravel, stradisti e corridori di ciclocross, perché ci sono anche loro, possiamo dire di aver fatto un bel lavoro. E’ solo il secondo campionato europeo, abbiamo i diritti anche per l’anno prossimo. Se qualcosa quest’anno non ci piacerà, potremo migliorarlo il prossimo.

Mentre parlavi pensavamo alla mountain bike, che ha i mondiali di cross country e quelli marathon, perché non è detto che tutti possano convivere negli stessi eventi, non trovi?

Potrebbe essere, non ci avevo ancora pensato. Dobbiamo tenere conto di alcune cose. Per esempio, oggi è molto importante poter raccontare la storia di una gara. Se ne fai una di 300 chilometri in mezzo al nulla, è molto difficile fare una produzione televisiva che funzioni. Allo stesso tempo, da amatore gravel io odio i circuiti. Soprattutto perché ci sono gare in cui ti tocca girare per 6-7-8 volte in anelli di 15 chilometri. Secondo me non è lo spirito giusto. Per cui dobbiamo trovare la formula giusta. Non avevo pensato al parallelo con la mountain bike, ma merita un approfondimento. Forse ha senso fare il sabato una gara più breve, magari con finale in un circuito più esplosivo. E poi una gara più lunga il giorno dopo.

Natan Haas e Lachlan Morton, primi due da destra, sono due specialisti del gravel di livello internazionale
Natan Haas e Lachlan Morton, primi due da destra, sono due specialisti del gravel di livello internazionale
Detto questo, è abbastanza chiaro che la presenza di Van der Poel, Van Aert, Pidcock e campioni del genere per i tifosi e per gli sponsor ha una valenza notevole, giusto?

Noi che siamo specialisti nel ciclocross, lo viviamo da anni. Oggi ci sono stelle della multidisciplina e credo che quello sia il futuro del ciclismo, del gravel e della strada. Non solo Mathieu, Wout e Tom, c’è anche Puck Pieterse fra le donne, c’è Fem Van Empel, c’è anche Thibau Nys che vince su strada e nel ciclocross… Forse il corridore del futuro è fatto così, anche per il gravel. Credo che questo sia un momento per raccogliere, dobbiamo usare questo fatto per far crescere anche il movimento. Dobbiamo trovare la via di mezzo. E’ vero che c’è questa comunità gravel che corre tutto l’anno, che ha i suoi appassionati, però per poter attrarre più gente bisogna anche avere delle stelle e credo che questa sia la vera sfida di oggi.

Nessuna polemica quindi?

Capisco molto bene certe frustrazioni, però credo che le polemiche non servano per far crescere il movimento. Dobbiamo guardare insieme come possiamo farlo. Dal mio punto di vista, il discorso è tutto qui.

Le luci e le ombre dell’europeo gravel secondo Mattia De Marchi

06.09.2024
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E’ recente la notizia che l’europeo gravel 2024 si terrà ad Asiago il prossimo 13 ottobre. Una data che ha sollevato più di qualche perplessità da parte di chi il gravel lo pratica tutto l’anno, com’è il caso di Mattia De Marchi, tra i più forti italiani della disciplina (in apertura al mondiale 2023). Lo abbiamo raggiunto al telefono mentre è impegnato al Giro del Friuli, per farci raccontare la sua opinione a riguardo (e il problema, abbiamo scoperto, non è solo questione di date).

Mattia, come vedi questo prossimo europeo gravel?

Non benissimo sinceramente. La prima cosa è la data scelta, il 13 ottobre. Sembra sia stata decisa pensando solo agli stradisti e non a chi fa gravel tutto l’anno.

Perché?

Perché proprio quel giorno c’è una gara molto importante in Spagna (la finale del circuito Gravel Earth Series, ndr), alla quale, se vogliamo correre l’europeo, dovremo rinunciare. Difficile non pensare che quella data sia stata presa perché il giorno prima si corre il Giro di Lombardia, cercando così di attirare i professionisti. Allora, mi dico: se la principale preoccupazione è quella, che facciano direttamente una gara gravel solo per i professionisti su strada. Con la possibilità che poi alla fine non vengano, ovviamente. Questo mi ha dato fastidio perché mi è sembrata una mancanza di rispetto, non ci voleva tanto a controllare il calendario. Devo dire poi che una recente intervista di Pippo Pozzato (che svolge funzione di supporto agli organizzatori di Flanders Classics, ndr) non mi è piaciuta granché, perché nomina solo i pro’. Quindi ecco, come praticante del gravel tutto l’anno mi sento un po’ preso in giro.

Per quanto riguarda il percorso invece, come lo vedi?

Il percorso lo conosco bene, ma è il più facile che si potesse fare. Dicono che il 70 per cento è sterrato, ma per mia esperienza diretta so invece che tante di quelle strade sono asfaltate. L’altopiano di Asiago lo conosco benissimo e c’erano molte altre alternative. L’obiettivo secondo me doveva essere spingere il posto nella sua interezza e credo che in questo senso si sia persa un’occasione. Voglio dire: si correrà su un anello che solitamente fanno fare alle famiglie con le e-bike. Mi auguro che questo evento faccia comunque conoscere il territorio, credo solo ci fosse un modo migliore per farlo conoscere, tutto qua.

Tu comunque parteciparei, giusto?

No, non andrò. Mi pesa moltissimo dire di no alla maglia azzurra, ma avevo questa gara in Spagna programmata da mesi e alla fine ho deciso di andare.

Una scelta non facile…

Rinuncio e basta, però non è un modo corretto di fare. Oltre al fatto che annunciare il tutto poco più di un mese prima rende ogni cosa complicata. Piuttosto forse era meglio non farlo, questo europeo. Quando sono iniziate a girare le voci su questa data, avevo anche scritto all’UEC, che ha in mano l’organizzazione, per fargli presente il problema. Non mi hanno mai risposto. Ad un certo punto c’erano corridori che mi scrivevano per chiedermi informazioni in quanto italiano, ma io non sapevo niente. Il rischio grande così facendo è di bruciarsi tutta una fetta di atleti e poi diventa un problema serio.

Cioè?

Cioe se noi decidiamo di non correre più agli eventi perché non ci sentiamo un minimo tutelati, e di non parlare più del gravel ogni giorno come facciamo da anni, anche chi organizza rimane fregato. Noi siamo nel nostro piccolo delle persone influenti che il gravel lo fanno tutto l’anno e in qualche modo tengono su la baracca. Finché c’è questo genere di approccio è difficile che riusciamo ad attirare corridori di livello. Noi siamo obbligati ad andare in America e loro, se le cose restano così, non verranno mai di qua. Dopo aver visto il percorso del primo mondiale gravel, gli americani non volevano venire al secondo, per dire. Hanno chiesto a me e io gli ho detto che invece valeva la pena. Ma capite bene che, di nuovo, se le cose si fanno così c’è il forte rischio di bruciarsi un sacco di opportunità.

Ti senti di dare qualche consiglio, magari per i prossimi anni?

Io, come avevo scritto all’UEC, sono a disposizione per dare consigli. Non saprei come organizzare un evento, ma sono nel giro da anni e quel mondo credo di conoscerlo. Spero che Flanders Classic veda potenzialità nelle nostre zone per fare qualcosa di davvero interessante qui, che investano nei nostri territori. Io, ripeto, sono e resto a disposizione.

Europeo gravel ad Asiago: tutto pronto per il 13 ottobre

28.08.2024
4 min
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Il campionato europeo gravel si correrà ad Asiago nella data prevista del 13 ottobre (in apertura lo start 2023 da Oud-Heverlee, in Belgio). Lo organizzano Flanders Classics di Thomas Van der Spiegel, che a metà settembre servirà in tavola anche l’europeo strada, con il supporto di Pippo Pozzato e la sua PP Sport Events. In sostanza, si è trattato di riprendere il grande lavoro fatto per il mondiale dello scorso anno e sostituire l’aggettivo. Prima però è servito metabolizzare la sottrazione del mondiale da parte dell’UCI: c’è chi dice che fosse inevitabile e chi è convinto del contrario. Mentre si è in attesa della comunicazione ufficiale, abbiamo raggiunto Pozzato per fare un primo punto della situazione.

«Ho davvero preso quello che avevamo dal mondiale – dice – e che era tutto pronto e lo abbiamo messo in modo che andasse bene per un campionato europeo. Il presidente della UEC (Unione del ciclismo europeo, ndr) Enrico Della Casa si è fatto raccontare i fatti e ha detto di aver capito che lo scorso anno qualcosa è successo. L’abbiamo messa in modo che non si creassero problemi a livello politico. Organizzare un grande evento su un territorio e poi vederselo togliere aveva lasciato qualche ruggine. Enrico si è anche offerto di parlare con Luca Zaia (il Governatore del Veneto, ndr), ma su quel fronte ero a posto. Il Veneto sa che avevamo lavorato bene».

Pozzato e Della Casa, presidente della UEC, alla presentazione delle tappe italiane del Tour a Bologna
Pozzato e Della Casa, presidente della UEC, alla presentazione delle tappe italiane del Tour a Bologna
L’appoggio di Flanders Classics è una garanzia di quale tipo?

Loro si muovono come il Tour de France, in modo diverso rispetto alle solite organizzazioni. Hanno sponsor che premono per entrare nel Giro delle Fiandre e, in attesa di concederglielo, li coinvolgono nelle altre gare. Più eventi hanno e maggiore è il loro potere contrattuale. L’europeo potrebbero farlo anche da soli, ma per i regolamenti della Federazione hanno bisogno di una società italiana cui appoggiarsi (lo stesso meccanismo per cui il Tour de l’Avenir si è valso dell’appoggio di ExtraGiro per le ultime due tappe in Piemonte, ndr).

Il percorso del primo mondiale gravel della storia, quello di Cittadella, era lunghissimo e senza salite. Asiago fa pensare che qualche rampa ci sarà…

Infatti sarà più duro del primo mondiale. Volevo che fosse più veloce per trovare più corridori, magari invogliare anche un Van der Poel. L’idea era di passare nell’aeroporto, ma non si è potuto perché avrebbe significato bloccare troppe zone. Per cui faremo meno chilometri. Un circuito di 47 chilometri da percorrere per tre volte. E alla fine verranno 141 chilometri e un dislivello di circa 2.500 metri.

L’Altopiano di Asiago avrebbe dovuto ospitare il mondiale gravel 2023, sarà ora il teatro degli europei (foto asiago.it)
L’Altopiano di Asiago avrebbe dovuto ospitare il mondiale gravel 2023, sarà ora il teatro degli europei (foto asiago.it)
Buona l’idea del circuito…

Almeno la gente li vede di più. Avremo partenza e arrivo dallo stesso posto, che per noi rispetto al primo mondiale, semplificherà molto le cose. Piuttosto non c’è ancora un disciplinare tecnico, per cui dovremo di nuovo inventarci qualcosa.

Praticamente in due anni non è cambiato niente?

Appunto. Per cui nel tratto iniziale su strada faremo valere le normative tecniche della strada e nel gravel avremo il quad davanti e il quad dietro, in modo da garantire la sicurezza e la serietà. Qualcosa su cui si chiudono spesso gli occhi. Nessuno va mai a guardare certi aspetti e nessuno ne parla, noi faremo il possibile per essere a posto.

Daniel Oss tira il gruppo agli europei del 2023 che si svolsero a Oud-Heverlee in Belgio
Daniel Oss tira il gruppo agli europei del 2023 che si svolsero a Oud-Heverlee in Belgio
Hai parlato di Van der Poel.

I contatti con lui li ha Thomas Van der Spiegel. Hanno rapporti frequenti anche per via del ciclocross, dato che Flanders Classics organizza la Coppa del mondo e svariate altre corse. E allo stesso modo parlerà con Van Aert. Il problema potrebbe essere che, facendo il mondiale di Zurigo, poi potrebbe mollare. Abbiamo messo nel percorso solo salite brevi, anche per venire incontro a questa tipologia di corridori. E per evitare che dopo pochi chilometri il gruppo sia sbriciolato e lo spettacolo vada a farsi benedire.

Coppa del mondo, meno 4: ritorno a Vermiglio con Fruet

07.12.2023
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Fu lui, Martino Fruet, a tenere a battesimo la prima edizione del cross sulla neve in Val di Sole. Gli organizzatori ne fecero il protagonista del video di lancio e anche noi lo riempimmo di domande. Oggi il trentino di anni ne ha 46, nel 2023 ha già vinto e pochi giorni fa è arrivato quinto a Motta di Livenza. Il cross scorre ancora nelle sue vene, con il fare scanzonato di sempre. E così, a quattro giorni dal ritorno sulla neve di Vermiglio (in apertura foto Podetti), ripartiamo da lui e dall’idea che si è fatto di questa gara così particolare, voluta da Flanders Classics quando si cominciò a dire che il cross potesse entrare nel giro delle Olimpiadi invernali.

Anche quest’anno Martino Fruet sarà a Vermiglio come opinionista, dopo essere stato uomo immagine del lancio della prova
Anche quest’anno Martino Fruet sarà a Vermiglio come opinionista
Dici che diventerà una classica?

Voi dite che loro ci credono? Diciamo che la possibilità di organizzare sulla neve potrebbero averla anche altre località, bisogna vedere che importanza vuole darle l’UCI. Il momento della stagione non è il più felice, purtroppo. A parte quest’anno che i grossi nomi partono tardi, dicembre è il mese in cui quelli che fanno anche strada vanno in ritiro al caldo. E’ come nelle gare negli USA, dove vanno più che altro quelli che vogliono seguire la Coppa in generale e gli atleti di casa. Però l’idea c’è ed è particolare, è come la Roubaix, ma bisogna starci dietro e lavorare per renderla interessante.

In che senso?

L’anno scorso si sono lamentati che il sabato c’era troppa neve fresca. In realtà, io che sono solo Martino Fruet e ormai vado per i 47, ho girato il sabato e anche la domenica. Sabato giravi da crossista e uno bravo, più o meno, faceva tutto in bici e se cadevi non ti facevi niente. Però sabato sera hanno tirato via tanta neve. La notte ha gelato ed è stato peggio, perché continuavano a cadere. E quando cadi sul ghiaccio, ti fai anche male. Per cui bisogna sempre trovare la giusta misura. Insomma, sono le prime edizioni, non sai mai come va a finire. Il primo anno secondo me è venuta fuori benissimo, perché le condizioni erano stabili e sabato e domenica c’era la neve giusta.

Molto dipende dal meteo, in effetti…

Quest’anno la neve c’è già e altra dovrebbe venire proprio oggi. Ora ce ne sono 20 centimetri, è già tutto bianco. Martedì hanno iniziato a piantare i pali, poi sono passati col gatto per dargli la tirata finale così si assesta bene. In compenso hanno modificato il percorso in extremis, si rimane più sulla sponda dell’arrivo, eliminando la salita più lunga che porta nel tratto in alto (la planimetria fornita alla presentazione la riporta ancora, ndr). Per il pubblico era impegnativo e alla fine si faceva la differenza in discesa e nel traversone in alto. Credo vogliano aggiungere un paio di dossi in zona arrivo per tenere la gara più concentrata e vederla quasi tutta senza doversi allontanare troppo.

La valle dei laghetti di Vermiglio è perennemente all’ombra: la neve tiene. Ma per Fruet dicembre non è il mese migliore (foto Podetti)
La valle dei laghetti di Vermiglio è perennemente all’ombra. Per Fruet dicembre non è il mese migliore (foto Podetti)
Sulle bici non sono state messe a punto soluzioni particolari, di fatto si interviene solo su sezioni e pressioni degli pneumatici…

Hai il limite che da regolamento non si possono usare i chiodi, che probabilmente farebbero una grossa differenza. Magari li usa qualche corridore che abita in Finlandia, che si allena sul ghiaccio e per quello sono imperativi. Ma dato che il regolamento non lo permette, puoi farci poco, quindi devi tirare fuori il meglio da quello che hai. Se non c’è ghiaccio, tra fango e neve non cambia tanto. Il problema grosso è la visibilità, per cui devi usare le lenti più chiare e guidare a sensazioni. E poi c’è il freddo, per cui il vestiario diventa importante. A stare nella neve, congeli molto prima.

L’anno scorso era meno rigido, no?

Dipende dai punti di vista. Nel 2021 c’erano 7 gradi sotto zero, l’anno scorso erano 5, dite che c’è tanta differenza? Era freddo ugualmente soprattutto perché dalla partenza in poi il percorso è sempre all’ombra. L’unico pezzo che vede mezz’ora di sole è il rettilineo di arrivo ed eventualmente se fanno qualche tratto sopra. Se il percorso prende il sole, il terreno molla e viene fuori il fango. Quindi alla fine per tenerla tutta bianca, resteranno nella parte bassa. Non credo che avere 10 metri di fango cambierebbe granché, ma si preferisce che sia tutto nella neve.

Senza il tratto a piedi in salita, le occasioni di mettere le scarpe nella neve spariscono?

Dipende da come fettucciano. Se fai una discesa con una curva a gomito e non riesci a stare in sella, ti tocca scendere e andare a piedi. Ma questo dipenderà molto da come tracceranno, si potrà capire solo alla vigilia. Martedì sera c’erano i pali, ora entreranno con il gatto calcare un po’ la neve. Poi inizieranno a mettere gli striscioni degli sponsor e piano piano tracceranno tutto. Oggi dovrebbe nevicare ancora, per venerdì il percorso sarà pronto ma chiuso. Sabato iniziano a girare e non credo che 50 corridori che ci passano per un’ora e mezza possano fare chissà quali danni.

Il tratto più in alto e la relativa salita sono stati tolti dal percorso, sostituiti da due dossi (foto Podetti)
Il tratto più in alto e la relativa salita sono stati tolti dal percorso, sostituiti da due dossi (foto Podetti)
Sperando che non sia necessario portare via della neve come l’anno scorso.

Penso che non faranno lo stesso errore. Penso che la tireranno appena e basta, devono lasciare lo strato di neve. Se la fanno troppo bassa, poi diventa ghiaccio e non va bene. Meglio lasciarne 10 centimetri, che portarla a 3 e rischiare che con il freddo notturno diventi una lasta di ghiaccio. Perché se poi con i passaggi il ghiaccio si sfonda, diventa anche peggio, perché sotto il terreno è davvero tanto duro. 

Anche quest’anno sentiremo Martino Fruet speaker a Vermiglio?

Non voglio rubare il lavoro a nessuno, faccio il commentatore tecnico al fianco dello speaker. Domani corro il cross del Ponte a Faè di Oderzo, poi vado su, proverò il sabato mattina assieme agli altri e poi mi metto molto volentieri in cabina con Paolo Mei.

Perché all’inizio ti chiedevi se l’UCI crede davvero a questa gara?

Del calendario abbiamo detto. Servirebbe una gara in zona il giorno prima, in Italia o magari in Svizzera. So che Van Kessel correrà a Faè di Oderzo, ma perché immagino che lo abbiano contattato loro, il 9 andrà in Val di Sole e il 10 parteciperà alla Coppa del mondo. Se vuoi dargli importanza, devi metterla a gennaio, ma a gennaio su quel tracciato c’è lo sci di fondo e si farebbe fatica a trovare posto negli alberghi, che anche adesso è una bella impresa. Si potrebbe pensare a Livigno, ma rischi di correre a meno 20 e non si potrebbe. Se il discorso resta legato alla Val di Sole, il posto è Vermiglio. Resta comunque una gara fuori dal normale.

Lo scorso anno fu tolta la neve fresca e rimase il ghiaccio, che rese il percorso scivoloso (foto Podetti)
Lo scorso anno fu tolta la neve fresca e rimase il ghiaccio, che rese il percorso scivoloso (foto Podetti)
Si parlava delle Olimpiadi invernali…

L’ho sentito, ma non ne sono troppo convinto. Sarebbe veramente la svolta, ma il cross c’è da cent’anni e non hanno mai fatto niente di ufficiale. Gare sulla neve se ne sono sempre fatte, una volta quando nevicava di più, non era raro correre sulla neve. Io ho delle foto di Longo e Di Tano che corrono su percorsi imbiancati. Ma siamo sicuri che le federazioni degli sport invernali vogliano far entrare l’UCI nelle loro Olimpiadi? E’ tutto da capire, per ora godiamocela così, sarà sicuro uno spettacolo.

Flanders Classics: la collezione dedicata ai Muri

12.04.2023
4 min
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Le Fiandre, non sono solamente un territorio profondamente legato al ciclismo, ma anche un posto dove il meteo non è sempre clemente. Per pedalare al meglio su queste strade è necessario essere coperti nella maniera corretta. Vento, freddo e pioggia sono all’ordine del giorno, come successo alla Gran Fondo “We Ride Flanders che abbiamo avuto modo di pedalare il sabato prima della corsa dei pro’.

La fantasia della maglia Flanders Classics di Sportful è ispirata alle corse del Nord
La fantasia della maglia Flanders Classics di Sportful è ispirata alle corse del Nord

La collezione di Sportful

Sportful è un marchio che nel tempo ha studiato e trovato diverse soluzioni, sempre degne di nota, per ogni categoria e ogni situazione. Non è un caso che da loro sia nata la collezione Flanders Classics, una serie di capi che aiutano i ciclisti ad esprimersi al meglio rimanendo sempre riparati. 

Si parte dalla maglia: con un design ispirato dalle gare del Nord più iconiche e avvincenti. E’ realizzata con un tessuto elastico e traspirante che permette di dissipare il calore. Allo stesso tempo ha una grande comodità, grazie alla presenza di tessuto Elastan. Comprende anche delle ottime caratteristiche tecniche, le maniche sono tagliate a vivo. Si tratta di un prodotto leggero, utile sia quando le temperature si alzano, sia quando, come nelle Fiandre, il freddo ed il vento si fanno sentire. Durante la nostra pedalata abbiamo utilizzato solamente la maglia con sopra la gabba

Le bretelle sono composte per il 72% da Poliestere e per il restante 28% da Elastan
Le bretelle sono composte per il 72% da Poliestere e per il restante 28% da Elastan

I pantaloncini

La collezione Flanders Classic si compone anche dei pantaloncini, un prodotto dal compromesso eccezionale tra qualità e prezzo. Estremamente confortevole, realizzato con tessuto Lycra con grammatura 210gr/mq. Non sono presenti cuciture in vita e questo si sente con il passare delle ore in sella. Il fondo gamba, con silicone applicato direttamente al tessuto, non cede mai e tiene sempre la posizione. Nonostante la grande quantità di pioggia subita non è mai passata umidità all’interno, permettendo così alle gambe di rimanere al caldo. 

Il fondello utilizzato da Sportful è il nuovo Bodyfit Pro MD, creato con multi-densità a due strati. In sella non crea alcun fastidio, non facendo mai percepire la fatica della seduta. 

Il pezzo forte

La Flanders Pro Jacket è l’indumento che abbiamo apprezzato di più, viste anche le condizioni meteo. La temperatura non è mai andata al di sopra degli undici gradi, con vento e acqua. 

E’ realizzata da Sportful con tessuto Polartec Neoshell che la rende impermeabile, antivento e di ottima traspirabilità. Si tratta di un prodotto elastico, soprattutto nella parte della schiena e delle spalle, per assecondare al meglio tutti i movimenti del ciclista. Le cuciture sono nastrate, così da garantire la massima impermeabilità. Il colletto, nella parte posteriore, ha una porzione di tessuto più alta, questa evita che l’acqua penetri all’interno anche quando si è in presa bassa

Gli altri accessori

La collezione Flanders Classics si compone anche di altri utili accessori: manicotti, calze, guantini e la Vest. Quest’ultimo è il capo giusto quando si cerca la massima protezione dal vento. E’ utile durante tutto l’anno, le sue dimensioni ridotte gli permettono di essere inserito comodamente nelle tasche posteriori.

Sportful

Le sfide di Van der Spiegel, capo fiammingo del Fiandre

06.03.2022
6 min
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Tomas Van der Spiegel è alto 2,14 e nella sua vita precedente giocava a basket. Quando vai alle corse del Belgio, non è infrequente incontrarlo, anche se raramente lo vedi in mezzo ai corridori. Pur essendo il capo di Flanders Classics , la società che organizza il grande ciclismo in Belgio – dalla Omloop Het Nieuwsblad al Fiandre, passando per la Gand e altre – Tomas preferisce un ruolo dietro le quinte. Se lo noti è perché, come i campanili nelle sconfinate pianure delle Fiandre, svetta sulle teste e detta la rotta.

«Sono sempre stato appassionato di ciclismo – dice Van der Spiegel, in apertura nella foto Facebook – sono fiammingo, fa parte di noi. La primavera per me è sempre stata la stagione delle classiche, ora più che mai. Già quando giocavo, ho sempre avuto la passione per il lato business dello sport. Perciò quando mi hanno avvicinato i proprietari di Flanders Classics e mi hanno offerto di diventarne l’Amministratore Delegato, non ci ho pensato neanche per un secondo. Mi dà tanto orgoglio essere qui».

Classe 1978, avendo giocato con la Fortitudo Bologna, la Virtus Roma e l’Olimpia Milano, il suo italiano è praticamente perfetto, scritto e parlato. Scherzando dice che in certi giorni va meglio e in certi peggio: dipende dallo stress. E queste sono settimane di fuoco, dopo che nello scorso autunno Flanders Classics organizzò assieme a Golazo anche i mondiali di Flanders 2021.

Quanto pesa il tuo ruolo nelle settimane di primavera?

In realtà per me non cambia tantissimo (ride, ndr), perché non sono troppo coinvolto a livello tecnico. Per il resto del mio team, mi rendo conto che siano giorni impegnativi.

Siamo abituati a pensare a RCS e ASO, ma anche Flanders Classics è ormai una grande struttura.

La differenza è che noi abbiamo soltanto corse di un giorno e questo cambia tanto. In ogni caso siamo riconosciuti come terzo attore sulla scena del ciclismo. Complessivamente siamo coinvolti in 70 eventi all’anno. Abbiamo tutta la stagione del ciclocross, tante Gran Fondo, le grandi classiche e le gare per le donne.

Podio di Leuven 2021, Alaphilippe iridato con Van Baarle e Valgren
Podio di Leuven 2021, Alaphilippe iridato con Van Baarle e Valgren
Lo scorso anno si è aggiunto il mondiale, come è andata?

E’ stato una sfida. Il giorno della corsa dei pro’ è stato paragonabile a un Fiandre, quindi nessun problema. Il guaio è che abbiamo dovuto mettere insieme otto giorni di eventi e la logistica di quattro città lontane non è stata semplice. Ma alla fine ha funzionato bene tutto.

Come si passa dal basket al ciclismo?

Sono qui da quattro anni e credo ormai di aver trovato la mia collocazione. Il ciclismo è un mondo tradizionale, il mio apporto potrebbe essere considerato innovativo. Non avendo grossi legami col passato e la tradizione, riesco a vedere le cose con meno condizionamenti

Fra le novità, lo scorso anno avete adottato le transenne Boplan: un bel passo avanti…

Se devo dire, dopo quello che ho vissuto per tutta la carriera da professionista, lo stress del mio ruolo sembra davvero poca cosa. C’è, ma si gestisce facilmente. Ma c’è una cosa che ancora mi dà ansia ed è la sicurezza dei corridori e del pubblico. Non è facile, non siamo in un palazzetto, in un velodromo o in uno stadio. Perciò tutto quello che possiamo fare, anche se costa, sarà un investimento che vale assolutamente la pena. Transenne o volontari, qualsiasi cosa. La sicurezza sulle nostre strade è una bella sfida, perché saprete bene che nelle Fiandre non c’è una strada che sia dritta, non una strada che sia larga. Per questo volontari e motociclisti sanno di avere un ruolo molto importante.

Le transenne di Boplan utilizzate da Flanders Classics a partire dal 2021: Van der Spiegel ha la sicurezza nel mirino
Le transenne di Boplan utilizzate da Flanders Classics a partire dal 2021
Tanto cross e tanta strada: qual è il rapporto di forza?

A livello internazionale, conta più la strada. A livello locale, il cross ha lo stesso peso. E anche questa sfida di renderlo sempre più internazionale è molto importante, approfittando della presenza di tre corridori come Van Aert, Van der Poel e Pidcock che lo rendono così spettacolare.

Il cross sulla neve: mai avuto dubbi?

Adesso che è riuscito tutto, posso dire che eravamo sicuri. Ma il nostro motto è che finché non provi, non saprai mai se può funzionare. Abbiamo provato. Val di Sole si è dimostrato un partner di grande valore e alla fine è andata bene e per questo torneremo. Il cross è un prodotto molto attrattivo. La gara dura sono un’ora, è esplosiva, si può rendere bene con riprese spettacolari, donne e uomini hanno già la parità. Può diventare un prodotto con un bel futuro. Non sta a noi portarlo alle Olimpiadi, noi possiamo dimostrare che le merita.

Come si fa?

Va reso sempre più internazionale. Ora è rientrata l’Italia, il prossimo anno ci sarà anche la Spagna. Chiaro che i tifosi di qui lo vorrebbero tutto fra Belgio e Olanda, ma lo scopo è creare uno sport diffuso e attrattivo.

La Coppa del mondo nella neve a Vermiglio: una prima assoluta, per Van der Spiegel riuscita molto bene
La Coppa del mondo nella neve a Vermiglio: una prima assoluta, riuscita molto bene
Hai parlato di abitudini che non hai e che vorresti eliminare…

I miei collaboratori sanno che sono allergico alla frase: «Si è sempre fatto così». Il ciclismo è un prodotto che ha potenziale, ma deve accettare nuove sfide. Per cui va bene la sicurezza, ma dobbiamo lavorare a uno sport che fra dieci anni sia attrattivo come lo era vent’anni fa. Serviranno dei cambiamenti, che non sempre vengono capiti.

Che rapporto hai con gli atleti?

Ho dei contatti con loro, con alcuni ho più rapporto, ma il mio obiettivo è essere un organizzatore rispettato. Ammiro molto gli atleti, lo sono stato anche io e so cosa vuol dire fare la loro vita. Ma non voglio essere amico di tutti, perché devo prendere liberamente le mie decisioni.

Secondo Tomas Van der Spiegel è possibile collaborare con gli altri organizzatori?

E’ possibile. E’ difficile perché sono mondi diversi. Sarebbe utile. I due grandi organizzatori sono legati alle loro necessità, ma io credo che le squadre andrebbero coinvolte nel modello di business, avere dei dividendi. L’abbiamo sempre detto, ci crediamo e ci proveremo. Bisogna fare piccoli passi e avvicinare tutti, sederci allo stesso tavolo.

Prima del Covid, il pubblico aveva accesso al capannone dei bus alla Het Nieuwsblad
Prima del Covid, il pubblico aveva accesso al capannone dei bus alla Het Nieuwsblad
Il weekend di apertura in Belgio ha rivisto il pubblico sulle strade, non ancora alla partenza…

Sentiamo che le squadre non sono pronte per la riapertura totale. Hanno sempre paura, vogliono proteggere il corridore e per ora vanno capite. La prossima discussione riguarderà proprio la riapertura della zona dei pullman al pubblico. Alla partenza dal velodromo di Gand, era spettacolare avere i tifosi fra i bus nel capannone al coperto. Era la vera festa del ciclismo. E anche se ai team fa comodo essere appartati rispetto alla stampa e ai tifosi, il ciclismo ha bisogno di questi momenti. Serve solo avere pazienza.

La neve, le Olimpiadi e i fiamminghi: una storia da raccontare

11.12.2021
5 min
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Chris ha la barba ispida e lo sguardo da alpino, essendo arrivato a Vermiglio da dieci giorni, durante i quali ha ideato il tracciato per la gara di domenica e non ha lasciato passare mattina senza verificare le condizioni della neve. Il fiammingo con la barba, al secolo Chris Mannaerts, è il cyclocross manager di Flanders Classics, la società belga che organizza la Coppa del mondo e le principali classiche fiamminghe su strada. I primi contatti con i trentini li ebbe tuttavia Thomas Van der Spiegel, l’amministratore delegato di Flanders Classics, che parla italiano perché era un giocatore professionista di basket e ha giocato a Bologna e anche a Roma.

«I sondaggi – racconta Chris – iniziarono ad agosto di due anni fa con le prime mail per chiedere se ci fosse interesse per una prova di ciclocross sulla neve. Abbiamo il piano di portare il cross nel programma delle Olimpiadi invernali, quindi dobbiamo dimostrare di saper organizzare sulla neve. Ci dissero che avremmo avuto il 60 per cento di possibilità di trovare neve e ci bastava. La parte difficile è stata e sarà fino al momento della gara trovare il giusto equilibrio fra il ghiaccio e la neve. Ogni mattina abbiamo fatto dei rilievi lungo tutto il circuito, che è lungo 3 chilometri. Non è breve, ma è equilibrato».

La squadra di operai venuti dal Belgio ha realizzato il percorso tracciato da Chris (foto Giacomo Podetti)
la squadra di operai venuti dal Belgio ha realizzato il percorso tracciato da Chris (foto Giacomo Podetti)

Per fare del ciclocross uno sport invernale, si è scelta una località in cui la stagione invernale è in pieno svolgimento. Il piano è chiaro, l’idea anche fondata, dato che il ciclocross è universalmente riconosciuto come uno sport che si svolge d’inverno. La variabile neve è il grande elemento di novità di Vermiglio.

Avete parlato con i corridori di questa gara sulla neve?

Non gli abbiamo chiesto un parere, né li abbiamo contattati per chiedere loro di venire. E’ Coppa del mondo, non una gara esibizione. Ma anche loro sanno che abbiamo questo piano, perché ne abbiamo parlato. Sapevano che si sarebbe corso sulla neve, ma poteva essere in Svizzera, come anche in Francia.

Avete avuto reazioni da parte loro?

I corridori sono curiosi. Prima di questo lavoro, ero con Van Aert nella squadra precedente. Ricordo che quando uscivano i calendari, erano tutti lì a guardare i percorsi, commentando e parlandone.

Ecco i pali che sono stati conficcati nella neve e sotto nel terreno (foto Giacomo Podetti)
Ecco i pali che sono stati conficcati nella neve e sotto nel terreno (foto Giacomo Podetti)
E’ tanto difficile organizzare una gara sulla neve?

Si poteva pensare che fosse così, non avevamo mai costruito percorsi sulla neve. Abbiamo avuto gare in cui ha nevicato, però mai così. Se però guardo indietro al giorno in cui siamo arrivati e ripenso a quello che abbiamo fatto, non è troppo diverso dall’organizzare la gara del Koppenberg. Abbiamo esperienza di tracciati. Quando hai una linea di partenza e una di arrivo e uno spazio in pianura per i box, la gara è fatta. La variabile è il meteo. E come in ogni corsa la mattina della gara sarà decisiva. La scorsa settimana si è corso a Boom. Doveva essere un percorso veloce, invece ha piovuto al mattino e non stavano in piedi. Viste le foto, no?

Qui potrebbe nevicare ancora…

E in quel caso ci sarà da battere la neve. Oppure potrebbe alzarsi di colpo la temperatura e allora sarebbe un problema. Finché resta attorno allo zero, non dovremmo avere problemi. Se per caso arrivasse a dieci gradi, saremmo nei guai. Questa operazione riesce se i corridori possono disputare una gara tecnicamente valida, esprimere il loro potenziale.

In Belgio c’è curiosità?

I giornali stanno seguendo la novità da lunedì, giornali con milioni di lettori. Parlano tutti di Vermiglio, per come possiamo pronunciarlo lassù. Grandi foto, pagine intere. C’è aria di grande evento.

Sui giornali begli, l’evento viene seguito da tutta la settimana
Pensi davvero che ci sia una chance olimpica?

Credo di sì e senza stravolgere la specialità. Si potrebbe parlare nuovamente di gomme chiodate in caso di ghiaccio, ma sulla neve non servirebbero. Il cross può trovare il suo spazio e anche l’Uci ne è consapevole e ha visto quale grande impulso abbia avuto per le federazioni l’inserimento della Bmx nel programma estivo.

In quanti siete venuti dal Belgio?

Inizialmente tre di Flanders Classics e una squadra di operai belgi, specializzata nella realizzazione dei percorsi. Noi lo abbiamo disegnato, loro lo hanno costruito. Ora arriveranno altri, per cui saremo in 6-7. Di solito il nostro lavoro inizia il sabato della settimana che precede la gara. Questa volta siamo arrivati il giovedì, perché servivano più giorni di lavoro. E poi smonteremo tutto entro domenica sera, massimo lunedì mattina.

Non solo pianura: ecco la salita (60 metri di dislivello)
Non solo pianura: ecco la salita (60 metri di dislivello)
Chi vincerà domenica?

Guardando il percorso, sarà una gara da spingere. Serve un uomo con grande forza e visto il Van Aert di Boom, sarà difficile resistergli. La differenza a Boom è stata grande. Poi ci potrebbe essere la sorpresa Pidcock e il punto di domanda Iserbyt: essere così leggeri sulla neve è un vantaggio? Di una cosa sono sicuro…

Di cosa?

Avremo un grande evento. L’obiettivo di Flanders Classics non è spingere le gare attorno al campanile in Belgio. Pur senza dimenticare le nostre origini, il nostro obiettivo è rendere internazionale questo sport. E domenica avremo una storia da raccontare.

Cross sulla neve, da Fruet le dritte a Van Aert per Vermiglio

05.12.2021
6 min
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La Coppa del mondo di ciclocross a Vermiglio bussa alle porte. Ieri Van Aert è rientrato alle gare nel Superprestige di Boom sulla sua nuova Cervélo e ha subito vinto. Poi ha preso un respiro e ha ammesso che arriverà alla prova trentina pieno di dubbi, perché non ha mai corso sulla neve.

«La vittoria mi dà fiducia – ha detto – è andata meglio di quello che mi aspettavo. La prossima settimana sarà tutto diverso, perché ci sarà la neve. Andrò a Vermiglio con timore, perché non sono mai stato uno specialista delle gare sulla neve, ma sono fiducioso e curioso di vedere come andrà».

L’incognita è comune, la curiosità tanta. E se per la Val di Sole, come scrivemmo a luglio, l’occasione è d’oro per lanciare la stagione invernale dello sci, per Flanders Classics che organizza la Coppa del mondo e per l’intero circo del cross l’occasione è ghiotta per fare qualche passo verso le Olimpiadi invernali.

Ciclocross sulla neve

Ma cosa significa correre sulla neve? Lo abbiamo chiesto a Martino Fruet (in apertura nella foto Podetti), che della gara della Val di Sole è già stato testimonial in un video molto avvincente e che sulla neve ha corso già altre volte con alterne fortune. Fa bene Van Aert ad essere preoccupato?

«E’ vero – sorride – ne ho corse due, a Nalles e Bolzano, e ho capito che ci sono tante variabili. Un po’ come quando si scia, dipende dal tipo di neve e dal meteo. Se è fresca e polverosa, nemmeno ti bagni. Se è battuta con un gatto e fa freddissimo, sembra di andare sull’asfalto. Se piove, se il giorno prima fa caldo, se…».

Capito, andiamo per gradi. La neve ci sarà di sicuro, giusto?

Non c’è dubbio. Aveva nevicato prima che facessi il video e danno neve anche mercoledì. Vermiglio è in una conca, il sole non lo vedi proprio. Sopra poi c’è il ghiacciaio Presena, dove si conclude il video, per cui in basso arrivano correnti gelide. Ieri sono arrivati i belgi a tracciare, poi tireranno a lucido il percorso. Ma il punto è il meteo, come sempre.

Neve dura e ben trattata, come si corre?

E’ come asfalto e si va veramente forte. Magari dopo un po’ le curve si scavano, ma se è freddo davvero, il fondo regge. Ho provato a pedalare anche sulle piste da sci lavorate bene, è difficile, ma si va. Per capirci, gli unici punti critici erano quelli in cui le lamine degli sci avevano smosso la neve.

Se invece dovesse piovere alla vigilia?

La neve si allenta e quell’acqua ti entra nei piedi quando devi correre a piedi. Come lo scorso anno a Nalles, quando a due giri dalla fine ci ritirammo in venti di quelli buoni. Mani e piedi in casi del genere smettono di funzionare. Altra opzione è se il giorno prima fa caldo e un po’ la scioglie…

A Nalles nella scorsa stagione si corse nella neve molle, che portò al ritiro di metà gruppo elite (foto Billiani)
A Nalles nella scorsa stagione si corse nella neve molle, che portò al ritiro di metà gruppo elite (foto Billiani)
E magari di notte gela?

Esatto, ti ritrovi col… vetro e in quel caso possono e devono solo mettere il sale e aspettare che sciolga, altrimenti non si sta in piedi e se cadi ti fai male. Se non cambiano le regole per questa occasione, le gomme con i chiodi sono proibite, per cui se non mettono il sale, il rimedio estremo sarà trovare una linea fuori dal ghiaccio.

Hai mai corso in condizioni del genere?

Ricordo una gara a Bolzano che vinse Silvestri, ma misero il sale.

Se nevica durante la gara?

Grande spettacolo. Se sotto il fondo è battuto, non cambia niente. Se invece fa nebbia, perché in quelle valli potrebbe succedere, allora rischi di non vedere niente. Anche se ci sono 16 telecamere fisse in un anello di due chilometri e mezzo.

Sul ghiaccio si usano gomme da fango?

E’ la soluzione migliore. Dugast mi manderà delle ruote con i chiodi, ma non si possono usare e nel caso servirebbero solo su ghiaccio. Quando abbiamo girato il video, avevo una gomma da asciutto, con appena un po’ di spalla. Il discorso è che si correrà solo la domenica con le categorie elite, per cui il sabato dopo le prove, tireranno a lucido il percorso con i tre gatti delle nevi già schierati.

Stando così le cose, forse nemmeno si dovrà cambiare bici?

Non credo che lo faranno, infatti. A meno che non si gelino le pinze dei freni, in caso di freddo estremo oppure per il contatto continuo con la neve.

Che gara ti aspetti?

Duretta e spettacolare da vedere. Hanno coperto il prato, ma se piove e a forza di passarci viene fuori in fango. Metà gara si fa nella conca, poi si sale sulla sinistra guardando verso il passo del Tonale e si va in salita. Il prato in salita ha la sua bella pendenza, per cui ci saranno 50-60 metri di dislivello a giro.

Il percorso di Vermiglio si snoda nella Conca e risale sulla sinistra della valle verso il Tonale
Il percorso di Vermiglio si snoda nella Conca e risale sulla sinistra della valle verso il Tonale
Olimpiadi invernali, lancio della stagione turistica e secondo te cos’altro?

Volete lo scoop? Lancio del gravel alpino, che potrebbe aprire qualche porta importante. Come noi andavamo a fare le gare di mountain bike sugli argini, quelle che chiamavamo “le gare delle panoce”, così si può correre d’inverno con il gravel. Ma mi raccomando (se la ride, ndr), non si sappia in giro che ve l’ho detto io…