Santi, l’uomo di Fiorenzuola, sacerdote della pista

31.07.2021
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Se il ciclismo è il suo mondo, la pista e la Seigiorni delle Rose di Fiorenzuola sono la sua comfort zone. Claudio Santi è il deus ex machina della manifestazione, giunta quest’anno alla 24ª edizione e che a fine luglio 2020 fu la prima gara internazionale ciclistica a disputarsi dopo il lockdown.

Quest’ultimo dato è un motivo di orgoglio per il dirigente piacentino (in apertura, nella foto Cantalupi) che ogni anno riesce a trovarne uno nuovo per la sua creatura e per la squadra di collaboratori.

Quest’anno sul podio della Seigiorni sono saliti in ordine il campione del mondo (il francese Benjamin Thomas) e olimpico in carica (Elia Viviani) dell’ominum. Mica male per un organizzatore che fra pochi giorni rivedrà in tv all’Olimpiade di Tokyo questi ed altri atleti che hanno preparato l’evento sull’anello fiorenzuolano.

La pista sarà protagonista al velodromo di Izu nell’ultima settimana olimpica (dal 2 all’8 agosto), la nazionale italiana ha diverse possibilità di raccogliere medaglie sia tra le donne che tra gli uomini e con Santi proviamo a sentire le sue impressioni in merito.

La Sei Giorni di Fiorenzuola è un riferimento per l’estate del ciclismo (foto Cantalupi)
La Sei Giorni di Fiorenzuola è un riferimento per l’estate del ciclismo (foto Cantalupi)
Claudio iniziamo dalla “tua” Seigiorni: quanto è cambiata in tutti questi anni?

E’ cambiata tanto perché è cambiato il mondo civile e quindi anche quello sportivo. Noi nel 2012 siamo stati i primi a modificare il format per non rischiare di vedere morire l’evento. Prima le seigiorni erano kermesse, talvolta capitava fossero un po’ concordate quasi a tavolino, ora invece sono delle vere e proprie gare. Abbiamo una gara paritaria, unica al mondo perché i premi sono uguali sia per donne che uomini. E vorrei aggiungere un aspetto sulla nostra manifestazione.

Cosa?

Dalla nostra Seigiorni sono usciti tanti corridori, negli ultimi 8 anni sono andati alle Olimpiadi circa 90 atleti sui 200 che sono passati da noi. Ma anche tanti dirigenti come ad esempio Enrico Della Casa, fresco presidente della UEC (Unione Ciclistica Europea, ndr) che da noi anni fa era segretario. O Stefano Bertolotti, speaker ufficiale del Giro d’Italia e addetto stampa della UEC, al quale avevo affidato il compito di commentare, con non poche critiche, la prima edizione. E da allora non ne ha saltata una. E potrei fare tanti altri nomi. Abbiamo sempre fatto squadra per aiutarci a migliorare inserendo tante figure giovani, che non ho mai avuto paura di inserire. Ed oggi mi godo da dietro le quinte il bel lavoro che fanno i miei collaboratori.

Rudyk e Pszczolarski, polacchi, premiati nell’ultima edizione per il miglior tempo sul giro singolo (foto Cantalupi)
Rudyk e Pszczolarski, polacchi, premiati per il miglior tempo sul giro singolo (foto Cantalupi)
Tornando all’aspetto agonistico, meglio la Seigiorni di adesso?

Assolutamente. Oggi la Seigiorni è una serie di discipline che danno punti per il ranking UCI. Oggi si corre in 200 corridori, equamente divisi tra donne e uomini, mentre una volta erano una sessantina in tutto. A Fiorenzuola negli ultimi anni abbiamo sempre avuto un grande spettacolo di ciclismo e chi ha partecipato ha dovuto sudare tanto per vincere o fare risultato.

Per quanto riguarda lo stato della pista italiana come lo valuti?

Mai come oggi è fantastico a mio modo di vedere. Abbiamo due treni eccezionali tra uomini e donne, con alcune individualità di alto livello. Lo staff azzurro ha fatto un gran lavoro sulle discipline di endurance come madison, omnium e inseguimento a squadre. Poi, senza dimenticare nessuno, c’è Marco Villa, grande cittì ed anche lui passato da Fiorenzuola come atleta e poi come direttore della Seigiorni per qualche edizione.

Benjamin Thomas, iridato dell’omnium a Berlino 2020, in gara a Fiorenzuola quest’anno (foto Cantalupi)
Benjamin Thomas, iridato dell’omnium a Berlino 2020, in gara a Fiorenzuola quest’anno (foto Cantalupi)
Sulla velocità invece manca qualcosa?

Non voglio esprimermi perché credo che dovrebbe esserci un progetto della federazione. Spettano a loro oneri ed onori per rilanciare la specialità.

A Tokyo quante medaglie si possono conquistare?

Non mi piace fare pronostici, ma posso dire con certezza che gli azzurri saranno protagonisti. Poi le gare si vincono e si perdono però ci metteranno il massimo impegno e lotteranno ovunque.

La collaborazione fra Santi e Bertolotti risale alla prima edizione. Stefano è addetto stampa UEC e speaker RCS
La collaborazione fra Santi e Bertolotti risale alla prima edizione. Stefano è addetto stampa UEC e speaker RCS
E invece Claudio Santi, a parte essere l’anima della Seigiorni delle Rose, ha definitivamente chiuso col resto del ciclismo o potrebbe esserci un ripensamento?

No, non cambierò idea. Non ricoprirò più alcun incarico da nessuna parte. Si dice che con l’entusiasmo si spostano le montagne e io quell’entusiasmo per quei ruoli non ce l’ho più. Ho fatto le mie esperienze in federazione come Capo Delegazione e Direttore Generale della Nazionale in quattro mondiali ed una’Olimpiade, vinta con Bettini, però fanno parte del passato e non voglio pensarci più. Ora mi divido tra Castell’Arquato e la Repubblica Ceca, vivo a Praga dove ho più di duecento clienti che prendono il caffè che produce la ditta per la quale lavoro che è anche un marchio della Seigiorni (Caffè Ramenzoni, compare sulla maglia dei due polacchi nella foto in alto, ndr). E quando torno per organizzare la gara per me è una rimpatriata in mezzo a tanti amici, che vivo come un momento di serenità e divertimento.

Guazzini, il quartetto e la chitarra

13.10.2020
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Vittoria Guazzini compirà vent’anni il 26 dicembre, ma nella sua bacheca brillano già 8 titoli europei e 4 campionati del mondo. Tutti su pista, tranne il primo oro da junior agli europei del 2018 a cronometro. La toscana di Pontedera, bionda con i capelli spesso legati sopra, corre nella Valcar e per le Fiamme Oro ed è in bici da quando aveva sette anni.

L’ultimo successo in ordine cronologico è il titolo europeo dell’inseguimento a squadre centrato a Fiorenzuola d’Arda assieme a Consonni, Cavalli e Fidanza. Quando la sentiamo, risponde dal Belgio, dove è volata per la Gand-Wevelgem e poi per il Giro delle Fiandre. La linea è disturbata, ma la sua risata arriva chiara e argentina.

Da sinistra, Martina Fidanza, Consonni, Guazzini e Cavalli: regine europee del quartetto
Fidanza, Consonni, Guazzini e Cavalli: il quartetto è loro
Come si vive l’ennesimo oro in una manifestazione così importante?

Ogni volta è diverso, non bisogna mai accontentarsi. Ogni gara fa storia a sé. E anche quando vinci, che resta una cosa bellissima, trovi sempre il dettaglio da migliorare.

Che cos’è per te il ciclismo a 20 anni?

Ora è un lavoro, la mia grande passione. E forse proprio per questo non pesa come un lavoro.

E’ stato una passione anche durante il lockdown?

Ecco, quel periodo non mi è passato molto bene. La quarantena è stata difficile per tutti e alla fine sono stata molto contenta che le gare siano ripartite.

Cosa scegli fra quartetto e gare su strada?

Preferisco il quartetto. Perché si prepara da lontano e non si può improvvisare. Forse è difficile da capire per chi ci osserva da fuori, ma è bello vedere che tutto funziona come un meccanismo perfetto.

E’ bello anche vincere un europeo da U23?

Diciamo che il livello è un po’ più basso, infatti adesso l’obiettivo sono gli europei con le grandi.

Come sarà l’avvicinamento agli europei in Bulgaria?

Di sicuro passeremo qualche giornata a Montichiari. Bisognerà riprendere dimestichezza con la pista dopo queste corse su strada. La difficoltà è l’impossibilità di fare lavori specifici, ma in questa stagione così strana, era necessario sfruttare tutte le occasioni. Quindi su strada e in pista.

Avete vinto senza Paternoster e Balsamo: motivo di vanto?

Di sicuro Letizia ed Elisa sono due elementi importanti, ma abbiamo fior di riserve e la vittoria lo ha dimostrato.

Come proseguirà la tua stagione dopo gli europei?

Con una bella vacanza. Non si faranno le Coppe del mondo, per cui si stacca. Mi voglio rilassare. Mi piace uscire, guardare qualche film su Netflix. E con l’aria che tira, mi sa tanto che uscire potrebbe diventare difficile. E poi suono la chitarra…

Davvero?

Suono da quando ero in quinta elementare. Chitarra elettrica e acustica. Musica rock e pop. Ma suono solo a casa, non la porto mai ai ritiri. Tra valige e bici, non mi basterebbero tre mani…