AIR, quarta tappa da Fano al Conero nelle tradizioni marchigiane

27.05.2022
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L’Adriatica Ionica Race sbarca nelle Marche per le ultime due tappe in programma il 7 e l’8 giugno. In particolare, la carovana per la penultima frazione affronterà 165 chilometri con partenza da Fano e arrivo nella Riviera del Conero. Il percorso attraverserà in rapida successione alcune perle della Regione Marche come Jesi, Recanati, Loreto e Numana. Ricco di emozioni sarà anche il passaggio da Filottrano, in ricordo di Michele Scarponi. Il finale sarà ospitato della splendida Riviera del Conero con un anello impegnativo, caratterizzato dalla salita del Poggio, che vedrà transitare per tre volte la carovana a Sirolo.

Le specialità del territorio che caratterizzano il Food Project presente nell’Hospitality all’arrivo, saranno le più rappresentative di questa regione che fonda la sua gastronomia in una ricca di tradizione.

Per raccontarci il territorio e la tappa, abbiamo chiesto a un pro’ che conosce a menadito queste strade, Giovanni Carboni. Nato e cresciuto tra le colline di questi luoghi, ha corso l’Adriatica Ionica Race concludendo con un 6° posto nel 2018 e un 4° posto nel 2021 in classifica generale.

La tradizione a tavola

La tradizione culinaria delle Marche è ricca di prodotti unici. Tra questi, le specialità marittime, con i piatti a base di pesce della costa marchigiana che vanta un commercio di pesce che rispetta l’ambiente e il mare. Per poi addentrarsi nelle specialità dell’entroterra con primi piatti e secondi, dettati da ricette che vengono tramandate da secoli. 

Non solo cibo ma anche la tradizione dei vini è forte e caratterizzante delle colline marchigiane. Per l’occasione all’interno dell’Hospitality coordinato da Federico Da Re, verrano proposti i vini della cantina Mecella. In particolare “I Lavi” rosso Conero, un vino DOC la cui produzione è consentita nella zona di Monte Conero, animato da uve Montepulciano che danno profumi fruttati del bosco tipici del territorio mediterraneo. A seguire il “Preludio“ Verdicchio Matelica DOC, prodotto con uve Verdicchio provenienti da più vigneti della zona di Matelica, vinificate in bianco a temperatura controllata. Infine lo Spumante “Epilogo” prodotto con uve Verdicchio.

I prodotti tipici 

Tra i prodotti tipici che gli Chef Mirko e Alex De Luca, insieme ad uno Chef locale, tratteranno con sapienza e maestria ci saranno tra questi i salumi, in particolare la porchetta, prodotta dall’Azienda Agricola Angeletti. A seguire Agorà proporrà le olive da friggere, olio e vino di propria coltivazione e produzione.

Ad inforcare queste eccellenze gastronomiche ci saranno le stoviglie e gli accessori compostabili prodotti da Cristianpack BIO. Questa azienda è un faro nella progettazione di elementi per la gastronomia sostenibili per l’ambiente. Da anni infatti si impegna e oggi vanta più del 70% della produzione è dedicata alla lavorazione di materiali in bio e compostabile.  

Per quanto riguarda le degustazioni liquide, verrà proposto dall’azienda Il Lorese, il vino cotto, invecchiati e grappe, accompagnati da cantucci e marmellata. Infine i distillati, Ngricca che raccolgono in loro l’autenticità dei sapori di una terra incontaminata grazie all’utilizzo della materia prima migliore che il territorio offre.

Il tutto è impreziosito e coordinato in collaborazione con Copagri Marche. Una Confederazione di produttori agricoli a vocazione generale che crede nella funzione di progresso dell’associazionismo quale strumento di valorizzazione e rappresentanza delle diverse componenti. 

Carboni è cresciuto tra le colline marchigiane tra gare e allenamenti su queste strade
Carboni è cresciuto tra le colline marchigiane tra gare e allenamenti su queste strade

Territorio unico

Le Marche rappresentano un territorio unico, con le sue colline a pochi chilometri dal mare e i paesaggi mozzafiato che spesso ospitano arrivi di tappa e corse dai più giovani ai pro’. Giovanni Carboni ci porta alla scoperta delle zone in cui è cresciuto e si allena ogni giorno. Lui potrebbe correrla con la maglia della nazionale, perché la Gazprom in cui ha iniziato la stagione è ormai un ricordo lontano.

«Io sto a San Costanzo, un paesino sopra a Fano. In pratica – dice – posso vedere il passaggio dell’Adriatica Ionica Race dall’alto. La tappa parte da Fano e va verso Senigallia costeggiando il mare. E’ un territorio che quando la gente viene a vederlo ne rimane stupita. Purtroppo non è molto conosciuto a livello turistico. Le strutture stanno iniziando a crescere nell’ultimo periodo in questa ottica. Ci sono dei posti veramente belli. Chi viene a pedalare ne rimane sorpreso e ha voglia di tornare.

«Ora come ora, ho cambiato un po’ il modo di allenarmi. Se prima lo facevo costantemente guardando i dati, in questi mesi di incertezza causati dalla situazione della mia squadra, mi alleano per assurdo con meno stress non avendo un calendario che detta il ritmo. Anche io ho iniziato a rinnamorarmi del territorio godendomi i panorami, riscoprendo le mie zone e la loro bellezza. Soprattuto in questo periodo dove c’è tanto verde e andare in bici è un paradiso».

La tappa e le speranze

L’entroterra marchigiano offre pendenze e terreno che si potranno adattare ad attacchi e ultime occasioni per chi vorrà fare gli ultimi assalti alla classifica generale. 

«E’ un continuo sali e scendi – dice Carboni – esclusa la prima parte dove si costeggia il mare, da Senigallia, fino a Montemarciano. Poi ci si inoltra nelle zone di Chiaravalle, Jesi e di lì iniziano i primi strappi. Segue Filottrano, per poi finire a Recanati con uno dei passaggi più belli della tappa. Per finire con l’arrivo a Sirolo con un triplo passaggio. E’ un finale esplosivo, non proprio da scalatori puri ma che favorisce i corridori più esplosivi. Essendo la quarta tappa ci sarà un po’ di fatica sulle gambe. Se verrà affrontata in modo deciso e ci sarà una squadra che vorrà fare selezione, potrà venire fuori qualche potenziale distacco. Dipenderà tutto dai distacchi iniziali la mattina della tappa».

«L’ho corsa nel 2018 la prima volta, dove fece secondo Ciccone, allora mio compagno di squadra, mentre io feci sesto. Successivamente l’ho corsa l’anno scorso dove ho chiuso quarto in generale. E’ una corsa che mi piace. E’ in un periodo che mi si addice, con il caldo mi trovo sempre bene. Spero vivamente di poter correre questa Adriatica Ionica Race. La nazionale mi può dare questa possibilità e se ci sarò, mi farò sicuramente trovare pronto».

Un filo rosso che unisce Cataldo, Ciccone, Nibali e Scarponi

18.05.2022
7 min
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Per il 13° Giro d’Italia della carriera (ha corso anche 2 Tour e 9 Vuelta), Dario Cataldo si è ritrovato in camera con Ciccone, il ragazzino che in un modo o nell’altro ha sempre frequentato la sua casa, di cui proprio a partire dal 2022 è diventato gregario. Inutile dire che sognassero tutti un altro Giro e che il passaggio a vuoto di Giulio sul Blockhaus non fosse stato inserito in alcuna previsione possibile, se non nel cassetto degli incubi, che per scaramanzia ed esigenze di spazio, si tiene sempre ben nascosto.

Dopo il giorno di riposo di Pescara e la… tappaccia di ieri verso Jesi vinta da Girmay, la Trek-Segafredo ha iniziato a riorganizzarsi, spostando le attenzioni verso obiettivi meno alti della classifica generale, ma non per questo meno impegnativi. E Cataldo, che in vita sua le ha viste ormai tutte, è pronto per fare la sua parte. Anche perché la maglia rosa di Lopez è ancora il tesoro di famiglia e difenderla dà un senso diverso alle giornate.

Dopo la crisi del Blockhaus, per Ciccone visita parenti e un bel reset: si va per le tappe
Dopo la crisi del Blockhaus, per Ciccone visita parenti e un bel reset: si va per le tappe
Come ti trovi?

E’ un bell’ambiente. Si riesce a lavorare molto bene, i ragazzi sono tutti affiatati, non si può chiedere di meglio. La maglia rosa l’ho sempre inseguita, sognata per una vita. E adesso la vedo lì che mi passa sempre davanti o ce l’ho accanto. Oppure la vedo poggiata su una sedia. E’ una bella sensazione… 

Intanto però gli obiettivi sono cambiati, andrà in fuga anche Cataldo?

Non ci sto pensando. Sto pensando a fare bene per la squadra, poi se capita, si farà… Comunque se c’è una fuga e visto che abbiamo uomini che devono andarci, se ci sono io, come minimo ci saranno anche loro. Per cui, se non aiuto dietro, aiuterò davanti (ride, ndr).

Fra gli uomini Trek-Segafredo preposti ad entrare in fuga c’è Mollema, che ha già provato verso Potenza
Fra gli uomini Trek-Segafredo preposti ad entrare in fuga c’è Mollema, che ha già provato verso Potenza
Di chi parli?

Mollema c’è già andato vicino. Skjelmose, che in teoria era partito per fare classifica. E’ molto giovane e alla prima esperienza nel Giro, quindi gli era stata data un po’ di libertà, anche se non è andata come si sperava. Comunque adesso è lì e sta dando anche lui una mano a Lopez, ma se troverà qualche occasione, potrà cercare una tappa. Insomma, serve anche gente che dia una mano, per cui non possiamo avere tutti la stessa libertà. Non è una cosa che mi pesa in modo particolare, perché alla fine ero partito per aiutare, quindi mi va bene.

Cosa dici di Lopez?

Era venuto per fare delle tappe, poi una volta presa la maglia ovviamente continua a tenere duro. Sapevamo che lui sarebbe andato forte in salita, su questo non avevamo dubbi (i due sono insieme anche nella foto di apertura durante il giorno di riposo, ndr)

Verso Scalea, Cataldo con Lopez, nel primo giorno in maglia rosa di “Juanpe”
Verso Scalea, Cataldo con Lopez, nel primo giorno in maglia rosa di “Juanpe”
Che cosa è successo a Ciccone l’altro giorno?

Ha avuto la giornata peggiore nella tappa peggiore. Gli fosse successo in una salita di 5 chilometri, magari si staccava da 30 corridori e perdeva un paio di minuti. Insomma, poteva raddrizzarla. Invece in una giornata come quella del Blockhaus purtroppo non ti salvi, perché comunque manca ancora tanto alla fine e se non riesci a difenderti, non riesci a farci nulla.

Ti sei spiegato il perché?

Ricordate il Tour 2015 di Nibali, l’anno dopo averlo vinto? Ebbe una giornata difficile, si staccò da 30 corridori, perse parecchio terreno e giù tutti a parlare della debacle del re del Tour (accadde nella tappa pirenaica di Cauterets, quando Vincenzo arrivò a 1’10” dal gruppo dei migliori, ndr).

Come Ciccone, anche Nibali ebbe una crisi di calore al Tour 2015, pagando a Cauterets. Poi vince a Le Toussuire
Come Ciccone, anche Nibali ebbe una crisi di calore al Tour 2015 a Cauterets
Invece?

Invece aveva avuto una giornata difficile, tanto che qualche giorno dopo vinse a La Toussuire. Di solito capita quando prendi la prima giornata di caldo vero. Il corpo fatica ad adattarsi, ma poi ritorni al tuo stato normale e secondo me per Giulio è stato così. Ha avuto una giornata difficile, ma la condizione c’era, tanto che martedì a Jesi era lì a battagliare. Non penso sia stato un problema psicologico, come si sente in certe analisi. Sinceramente io capisco la sensazione che ha avuto.

Ce la descrivi?

Senti che stai bene, finché inizi a prendere caldo e a sentire che il corpo un po’ soffre. Poi comincia la salita e magari hai il vento da dietro, che quindi ti fa percepire il caldo ancora di più. E’ un po’ come se stessi sui rulli. E’ uno dei primi caldi cattivi dell’anno, non tira un filo d’aria perché quella poca velocità dell’aria è la stessa che stai facendo tu. Insomma, prendi una botta di caldo esagerata. Se in quel momento accelerano, tu esplodi. Non riesci ad andare avanti e non puoi nemmeno gestirla. E’ successo anche a me, è la tipica sensazione di quelle giornate lì. In tanti anni di corse qualche volta l’ho vista. Tanti stanno lì analizzare mille cose, io ce l’ho abbastanza chiara.

Ne avete parlato subito?

La sera in camera. Gli ho detto: «Vedrai che domani stai meglio. Recuperi e martedì sei davanti». Come poi è successo a Jesi e come accadde anche a Vincenzo, che in quel Tour fece quarto, mica decimo. Quindi significa che la condizione ce l’aveva, solo ha avuto una giornata difficile. La fregatura è che in un grande Giro non ti puoi permettere di avere una giornata storta. Almeno non tutti i giorni.

Ha scelto quello giusto…

Se ti capita una giornata come Potenza, che pure era dura, magari ti stacchi negli ultimi chilometri. Gli ho detto che se dopo Passo Lanciano avessimo fatto la Colonnetta di Chieti, che sono 5 chilometri, la prendeva ugualmente sui denti, però la gara finiva prima e perdeva meno tempo. Ma quando hai da fare ancora Roccamorice, ciao!

Hai parlato di Nibali, come lo vedi?

E’ uno che va in crescendo. Non ti fa vedere i fuochi d’artificio da subito, all’inizio sembra sempre che si difenda, poi quando arriva l’ultima settimana tira fuori qualche numero nel momento che meno te l’aspetti.

Pensavi che a Jesi sareste andati così forte?

Si sapeva, dovendo staccare i velocisti. L’hanno fatta subito dura da quando sono iniziati gli strappi e gli ultimi due li abbiamo tirati a manetta. Il penultimo in progressione, l’ultimo a fare lo sbrindellìo. E quindi hanno tenuto duro quelli di classifica, quelli da classiche e i pochi velocisti che hanno cercato di fare la volata.

Cosa hai pensato passando per Filottrano?

Ho visto le sue foto. Quando siamo passati sulla salita davanti al cartello dei – 45 all’arrivo, il gruppo andava bello spedito pensando alla corsa. Però chi c’era quel giorno sa che a sinistra c’è il cimitero. Quindi alla fine chi ha conosciuto Michele, una giornata come quella di Jesi l’ha vissuta in modo diverso

Il biberon e la bici: la nuova vita di Antonio

20.02.2021
4 min
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Se chiedete ad Antonio Nibali quali siano le novità di una bimba nata da poco, farà un grosso sorriso da padre innamorato e vi racconterà che anche la notte scorsa si è svegliato ogni quattro ore e ha preparato il biberon, lo ha portato a sua moglie Michela e si è rimesso a dormire. Poi, ripensandoci, aggiungerà che quest’anno per la prima volta da quando è al mondo, non è sceso a Messina per le Feste.

«Siamo rimasti sempre a casa – sorride – facendo Natale con i genitori di Michela. Andare in aereo con una bimba di due mesi soprattutto di questi tempi non era tanto il caso. E anche farle fare otto ore di macchina. Però il tempo che cresca un po’ e che le cose magari cambino e andiamo giù per far conoscere Mariasole ai nonni».

Nel 2019 all’elezione di Miss Ciclismo, Antonio assieme ad Andrea Garosio
Nel 2019 a Miss Ciclismo, Antonio con Andrea Garosio

Il giro delle case

Antonio prosegue nel suo giro d’Italia che lo ha portato a Mastromarco sulle orme di Vincenzo, poi a Guanzate in provincia di Como e ora nelle Marche, nella splendida Filottrano, che agli amanti del ciclismo ricorda Michele e non potrebbe essere altrimenti. Per un giovane padre che di mestiere fa il corridore probabilmente è la dimensione ideale: non per nulla e per non tradire le sue radici, Scarponi rifiutò sempre di trasferirsi in località più convenienti. E Antonio per ora ci ha messo le radici.

Come è andato l’inverno?

Abbastanza tranquillo, passato praticamente fra casa e bicicletta. Mi sono sempre allenato perché il tempo me lo ha permesso. Il 2020 è stato brutto per tutti, ma devo dire che soprattutto per me il Giro è stato un bel momento. Sono stato sempre davanti cercando di dare il massimo. Magari non vinci né fai piazzamenti, ma te ne accorgi se in salita rimani in un gruppo di 20 oppure resti indietro. E io alla fine sono sempre migliorato, anno dopo anno.

Antonio ha seguito Vincenzo dal Team Bahrain alla Trek-Segafredo
Ha seguito Vincenzo dal Bahrain alla Trek-Segafredo
Che cosa ti aspetta nel 2021?

Un bel programmino. Nel prossimo fine settimana correrò in Francia: Ardeche e Drome. Poi verrò in Italia per fare Laigueglia e Larciano e da lì Coppi e Bartali, un ritiro in altura con la squadra e uno fra Tour of the Alps e Romandia. In teoria dovrei essere riserva nella prima e correre in Svizzera, ma ho chiesto di invertire per avere più stacco prima del Giro d’Italia.

Quando ti incrocerai con Vincenzo?

Probabilmente per Laigueglia e Larciano, al Tour of the Alps se riesco a farlo e ovviamente al Giro.

Il tuo ruolo nella squadra del Giro sarà lo stesso del 2020?

Bisognerà prima capire le tattiche di squadra. Se avremo Vincenzo e Giulio (Ciccone, ndr) in classifica, ovviamente non si potrà neppure andare in fuga. Quando le altre squadre vedono che i compagni di due come loro provano ad anticipare, immaginano che vogliano preparare un attacco e per sicurezza vengono a prenderti. Anche se magari volevi solo andare in fuga. Se invece non saranno in classifica, allora magari ci sarà spazio. Non abbiamo ancora deciso come correremo.

Da quello che ci ha raccontato, Vincenzo vorrebbe essere libero da obblighi di classifica.

Visto l’anno da cui veniamo, si può anche capire. E’ stato strano il 2020, siamo arrivati al Giro a ottobre facendo poche gare prima e una sola corsa a tappe: la Tirreno-Adriatico. Quindi non è stato un test molto attendibile. Io ho idea che se quest’anno nelle corse prima si rendesse conto di essere competitivo, anche l’approccio al Giro potrebbe essere diverso e farebbe classifica. Bisogna solo cominciare…

Nel 2019 corre il secondo Giro e si mette in luce in supporto di Vincenzo
Nel 2019 corre il secondo Giro e si mette in luce
Con chi ti alleni di solito?

Per ora sono uscito spesso con Stacchiotti, che abita a Porto Recanati. Abbiamo da fare un quarto d’ora a testa per incontrarci. Oppure con Garofoli, che viene da Castelfidardo che sta a 10 minuti. Altrimenti se loro non ci sono, qualche amico cicloamatore. Qui si sta veramente bene, c’è una buona qualità di vita e non c’è tanto traffico. Il mare è abbastanza vicino, la temperatura è buona e nell’entroterra ci sono delle belle salite. Quelle su cui si allenava anche Scarponi.

Hai già cominciato ad Almeria?

Esatto, ma lì salite poche… Era una corsa per velocisti e sono stato in gruppo. Diciamo che è stato un giorno di allenamento diverso, facendo ritmo. Come sapete, le volate non fanno per me.