Il nuovo Fiorelli: attaccante, ambizioso e sicuro di sé

26.06.2024
4 min
Salva

La prima parte di stagione per Filippo Fiorelli si è chiusa con il campionato italiano in Toscana e quell’attacco sullo strappo di Monte Morello per ricucire il gap sul gruppo di testa. Ora il siciliano è tornato a casa per riposare e ricaricare le batterie in vista della seconda metà di stagione. Un 2024 che lo ha visto mutare, cambiare obiettivi e diventare un corridore d’attacco. 

«Ora sono a casa – racconta – a Palermo per godermi quattro giorni di stacco totale, magari andrò al mare visto che è praticamente fuori dalla porta. Il tempo fino ad ora non è stato bellissimo, spero migliori prima di giovedì, giorno in cui tornerò ad allenarmi. Riprenderò con bici e palestra come fatto a inizio anno. Le gare sulle quali ho messo il cerchietto rosso saranno a inizio agosto, si parte con l’Arctict Race of Norway. Avevo già corso da quelle parti, nel 2021 quando mi sono ritirato dal Giro d’Italia, ma era un’altra corsa: il Giro di Norvegia».

Fiorelli alle spalle di Aleotti in salita, una testimonianza dei progressi del siciliano
Fiorelli alle spalle di Aleotti in salita, una testimonianza dei progressi del siciliano

Un nuovo Fiorelli

Ce lo aveva raccontato quest’inverno nel ritiro della Vf Group-Bardiani CSF-Faizanè di come l’obiettivo fosse quello di cambiare pelle. Nelle settimane successive il preparatore della squadra, Andrea Giorgi, ci  aveva confermato il tutto spiegandoci il cambio di ritmo in allenamento

«Mi sono accorto dei cambiamenti fatti durante tutta la prima parte di stagione – spiega Fiorelli – anche se nelle prime corse i risultati non erano stati come quelli degli anni scorsi. Poi però sono andato al Giro con ambizioni diverse, di attaccare da lontano. Se si guarda ai risultati il cambiamento non si vede, ma a livello di numeri la stagione è nettamente migliore rispetto agli anni precedenti. Ora mi muovo su percorsi nettamente più impegnativi, con salite che l’anno scorso mi avrebbero fatto male. Sono situazioni di corsa in cui anticipo i migliori e per questo a volte serve un briciolo di fortuna in più, però la stagione è andata bene. Ho avuto un piccolo intoppo nei primi mesi, nei quali ho sofferto di sinusite, ma abbiamo capito il problema e a fine anno mi opererò. Ci siamo accorti che ho il setto nasale leggermente deviato e questo provoca un’infiammazione alle vie respiratorie».

Fiorelli mantiene comunque uno spunto veloce, che può giocarsi nelle volate ristrette
Fiorelli mantiene comunque uno spunto veloce, che può giocarsi nelle volate ristrette

Volate? No grazie

Fiorelli non si lancia più negli sprint di gruppo, ora lo si vede in azione in tappe impegnative, come quella di Prati di Tivo al Giro d’Abruzzo. Oppure attacca da lontano, cercando la fuga, come accaduto al Giro d’Italia nelle prime tre tappe. 

«Non aspetto più le volate – racconta – sono tornato a seguire le mie caratteristiche naturali. Non sono mai stato un velocista, ma aspettavo gli sprint perché in squadra non avevamo un velocista puro. Rimango un corridore con un buono spunto veloce, ma che sa andare forte su percorsi misti. All’ultimo Giro d’Italia abbiamo cambiato registro, nelle prime tre tappe sono entrato in altrettante fughe perché c’era l’occasione di prendere la maglia ciclamino. Alla fine ci sono riuscito ed è stato più gratificante che aspettare una volata per fare ottavo. Vero che nel 2023 a Roma ho fatto terzo, ma succede una volta ogni tanto e comunque non ho vinto. Tanto vale anticipare e provare a fregare i migliori».

Al Giro nuovi obiettivi per lui e la squadra, premiati con la maglia ciclamino
Al Giro nuovi obiettivi per lui e la squadra, premiati con la maglia ciclamino

Nuovo metodo

Il merito di questi miglioramenti va anche ad Andrea Giorgi, preparatore del team che ha aiutato Fiorelli in questa sua trasformazione. 

«Ho cambiato proprio metodo di lavoro, non allenamento – dice – perché quello che faccio in bici non cambia. Ora però mi concentro su salite da 12 minuti, cosa che mi permette di rimanere con i migliori anche in percorsi davvero impegnativi. Al campionato italiano di domenica sono arrivato nono rimanendo con i migliori, anzi nella salita finale ho anche attaccato per chiudere il gap sui primi. Ero lì a 20 secondi, la differenza era poca, quindi penso che la strada intrapresa sia giusta. E’ solamente il primo anno che lavoro in questo modo, ci sono ancora margini di miglioramento, per arrivare a tenere più minuti in salita e con maggiore intensità. Quello che mi manca ora è il risultato pieno, a questo proposito la seconda parte di stagione è ricca di occasioni. L’attimo giusto arriverà, dovrò coglierlo».

Resistenza e intensità diverse: il piano di Giorgi per Fiorelli

08.01.2024
5 min
Salva

«Ho trovato un ragazzo generoso, disponibile e soprattutto un grande lavoratore», parole di Andrea Giorgi su Filippo Fiorelli, suo nuovo allievo. Da quest’anno coach e dottore, Giorgi infatti segue la preparazione dell’atleta siciliano in prima persona. 

E’ stato Fiorelli stesso nel ritiro della VF Group–Bardiani a dirci di aver cambiato strada e di essersi affidato al preparatore interno. 

Fiorelli è un talento in seno a questo team e anche uno dei corridori italiani con più potenziale. Questa potrebbe essere la sua occasione.

Andrea Giorgi, medico della VF Group-Bardiani, si è unito al gruppo dei Reverberi dalla scorsa stagione
Andrea Giorgi, medico della VF Group-Bardiani, si è unito al gruppo dei Reverberi dalla scorsa stagione

“Made in Bardiani”

«Il team – spiega Giorgi – voleva che da quest’anno si centralizzasse il più possibile il controllo degli atleti, anche per questo sono aumentati quelli seguiti internamente da me e Borja Martinez, altro coach dello staff medico, ed è stato preso anche il nutrizionista (Luca Porfido, ndr). C’è stata questa possibilità di cambiare e Filippo era propenso a fare un altro passo. Così dopo un anno di lavoro in cui comunque lo supervisionavo (era allenato da Alberati, ndr) abbiamo deciso di provarci».

Giorgi spiega che con Fiorelli si lavora bene, primo perché come detto è uno stakanovista e poi non si tira mai indietro di fronte alle novità. Tra i due c’è sempre un punto d’incontro. Se Filippo è troppo stanco, magari si aggiusta il tiro in corsa.

«Ci sentiamo quotidianamente – spiega Giorgi – Filippo vuole fare le cose per bene e per ogni cosa mi chiede consiglio. C’è un confronto costante. Siamo entrambi chiari. Se piove, se è stanco, se il rullo non funziona… come si aggiusta il tiro? Per esempio all’inizio ha avuto dei problemi con la nuova metodologia in palestra. “Con questi carichi mi serve la sedia a rotelle, altro che la bici”, mi diceva. Però si è adattato presto».

Filippo Fiorelli (classe 1994) da quest’anno è seguito dal dottore e preparatore Giorgi (foto Gabriele Reverberi)
Filippo Fiorelli (classe 1994) da quest’anno è seguito dal dottore e preparatore Giorgi (foto Gabriele Reverberi)

Obiettivo resistenza

Giorgi e Fiorelli stanno lavorando soprattutto su una direttiva: la resistenza. Arrivare meglio ai piedi delle salite, significa poterle affrontare meglio. E di conseguenza sfruttare lo spunto veloce di Filippo. 

«Non so perché, ma nelle professional la parte aerobica è meno curata rispetto che nelle WorldTour – dice Giorgi – poi magari ci sta che i più forti finiscono nelle WorldTour anche per doti fisiche naturali, ma è un dato di fatto, lo dicono i numeri, che nel WorldTour curano di più la componente aerobica.

«Nel caso di Filippo quindi ho insistito subito sulla resistenza soprattutto, ma anche sull’ipertrofia del muscolo. Ed ho inserito delle intensità più elevate. Questo anche perché volevo che arrivasse più pronto al primo ritiro. E così è stato. Anche col peso, il suo tallone d’Achille, era a posto. Alle misurazioni del caso e alla plicometria a ultrasuoni era perfetto. Tanto è vero che gli ho fatto i complimenti. Ed era è solo un mese e mezzo che lavoravamo insieme».

Anche i test fisici danno ragione al duo Giorgi-Fiorelli. La capacità aerobica del siciliano è migliorata.

«Certe intensità che lo scorso anno erano un problema adesso sono quasi il suo recupero – spiega il preparatore – io ricordo Masnada quando era all’Androni. In quei tre anni la sua capacità aerobica è andata sempre migliorando e infatti adesso guardate dove è.

«A 5 watt/chilo nel WorldTour ormai passeggiano, mentre i nostri fanno fatica. Dovevamo arrivare a questo standard perciò e ci stiamo avvicinando. Migliorando la capacità aerobica si è più freschi e quindi più resistenti quando la corsa entra nel vivo». Aspetto quest’ultimo, ancora più importante per le caratteristiche di un corridore come Fiorelli che deve sfruttare il suo spunto veloce nel finale.

Il siciliano non ha paura di buttarsi in volata, né teme i mostri sacri dello sprint come accadde lo scorso anno a Salerno
Il siciliano non teme i mostri sacri dello sprint come accadde lo scorso anno a Salerno

Corse mosse

Per Giorgi, Fiorelli non è un velocista puro. Secondo il toscano, Filippo fa le volate perché sa stare in gruppo, ha grinta e forza. Ma una volata di gruppo farebbe fatica a vincerla.

«Però – continua Giorgi – se resiste sullo strappo le sue possibilità aumentano notevolmente. Di Philipsen e Milan ce ne sono pochi, loro hanno anche un treno e wattaggi mostruosi. Filippo può vincere altre corse: quelle con i gruppetti ristretti o gli sprint dove si arriva dopo uno scollinamento».

«La sua corsa? Una tappa mossa, come del resto ha già fatto vedere, una Per Sempre Alfredo, una Coppa Sabatini o una Veneto Classic. E questa benedetta tappa al Giro d’Italia. In fin dei conti non ci è andato lontano neanche lo scorso, come a Salerno per esempio. Non dico la Sanremo solo perché la Classicissima è molto lunga e Filippo sta lavorando adesso sulla resistenza, ma in futuro…».

La VF Group-Bardiani è tornata a Benidorm (foto Gabriele Reverberi)
La VF Group-Bardiani è tornata a Benidorm (foto Gabriele Reverberi)

Evoluzione sì, rivoluzione no

Da qualche giorno la VF Group-Bardiani è tornata a Benidorm. Nel corso di gennaio Giorgi insisterà parecchio anche sull’intensità, caratteristica che comunque serve con l’avvicinarsi delle gare. E contestualmente sarà ridotta la palestra. Anche questo è stato un bel cambiamento per Filippo. Prima faceva la parte a secco con meno carico e non usciva in bici. Adesso invece quando fa la palestra i carichi sono ben più pesanti e al pomeriggio salta in sella.

«Io credo – conclude Giorgi – che il suo monte ore settimanale sia aumentato non di molto: il 10-15 per cento al massimo. Quel che più è cambiato è come sono distribuite le intensità nell’arco dell’allenamento. Non c’è mai un’uscita tutta uguale. Filippo sa che nella prima ora deve fare questo lavoro. Nella seconda questo e così via. Anche i recuperi sono variati parecchio: non sono mai troppo blandi.

«Ricordiamo poi che parliamo di un ragazzo di quasi 30 anni e non si poteva stravolgergli la vita, ma i suoi valori sono cresciuti un bel po’ e in Z2 siamo ben al di sopra dei 300 watt».

A Benidorm incontrato un Fiorelli “tutto nuovo”

23.12.2023
5 min
Salva

BENIDORM (Spagna) – Filippo Fiorelli era sul lettino dei massaggi. Ai suoi muscoli pensava Gianluca Mirenda. Spesso sono questi i momenti migliori per parlare e scavare nei pensieri. Va detto che Filippo come altre volte si apre. Non si nasconde. Si mette in discussione.

Ed è quello che sta facendo questo inverno, più di altre volte. Per il siciliano della Green Project-Bardiani-CSF-Faizanè (dal 1° gennaio VF Group-Bardiani-Faizanè) è un inverno ricco di novità. Una preparazione iniziata con piglio al top. Un nuovo coach. Un’alimentazione diversa. Il suo grande motore deve raccogliere quello che gli compete.

Filippo Fiorelli (classe 1994) in allenamento sulle strade spagnole (foto Gabriele Reverberi)
Filippo Fiorelli (classe 1994) in allenamento sulle strade spagnole (foto Gabriele Reverberi)
Filippo, ormai sei il veterano di questa squadra…

Diciamo che sono tra i più vecchi, dopo Tonelli e Gabburo. Non mi sento proprio vecchio, però l’età avanza anno dopo anno.

Che stagione ci possiamo aspettare quest’anno da te?

Da parte mia c’è sempre quell’entusiasmo, come quando sono passato professionista. Cerco di dare il massimo per me e per la squadra. Parto ben concentrato, poi è chiaro che i problemi e le sfortune varie non puoi pianificarle. Però ci si mette il massimo.

Hai cambiato preparatore: è uno stimolo ulteriore? Questo cambio ti può dare di più non solo a livello tecnico, ma anche a livello mentale?

Ho cambiato preparatore, anche perché la squadra ha questa equipe molto valida e me l’hanno consigliato loro stessi. Non ho avuto problemi a cambiare. Ho avuto Paolo Alberati sin da quando son passato professionista e non mi sono trovato per niente male con lui. Mi ha fatto crescere. Vedremo quest’anno come andrà, fino ad ora procede tutto bene.

Ci sono differenze nella preparazione?

Un po’ sì. Vedo che rispetto all’anno scorso di questi tempi sono un po’ più avanti.

Ma fai più lavori, più chilometri… specifichiamo questa differenza.

Parlo di test, di valori registrati. Parto da un gradino in più rispetto all’anno scorso. In ritiro con il team ho incrementato il lavoro iniziato da qualche settimana.

Fiorelli con Gabburo, ormai sono i veterani del team
Fiorelli con Gabburo, ormai sono i veterani del team
Ti vediamo magro, tonico. Tu stesso ne hai parlato apertamente con noi diverse volte delle tue difficoltà nel perdere peso… Anche questo conta, no?

Sì, va meglio. Anche Roberto (Reverberi, ndr) me lo ha detto che sono messo bene. E’ la prima volta che i medici, facendomi la Bia e la plico, mi hanno detto che non devo perdere chili e neanche grammi. E questo facilita non poco la preparazione in generale.

Perché?

Perché un conto è cominciare anche per dimagrire e quindi dover andare in deficit. E un conto è pedalare solo per fare i lavori o le tue uscite. Adesso in bici mangio quello che devo mangiare. Questo fa sì che la gamba sia piena e che i lavori riescano bene. Un’altra cosa che mi piace è che non sto lì a fare caso sempre a cosa devo mangiare e a cosa no.

Questo è un ottimo step mentale…

Assolutamente sì. Può sembrare una cosa banale, ma non lo è. Sono già diversi mesi che collaboro con una nuova nutrizionista, Erica Lombardi. Abbiamo trovato un accordo dopo il Giro d’Italia. Ma è come la preparazione. Un conto è cambiare durante la stagione e un conto è farlo all’inizio. Per questo abbiamo lavorato passo dopo passo. A questo peso gli abbiamo dato una bella limata! E i risultati si vedono.

Insomma non devi più rincorrere una condizione. Come hai detto: un conto è lavorare per la forma e un conto è per perdere peso…

Ed è la differenza rispetto agli anni precedenti. Pensavamo che contasse solo essere magri. Per carità, è vero: il peso conta, però se io devo allenarmi per perdere peso è come il cane che si morde la coda. Se vincesse solo il corridore che è più magro, allora tanto vale che stare a casa a fare la dieta e basta. Non posso sbagliare allenamenti perché devo essere magro. Adesso invece quando mi alleno penso solo all’allenamento e non a dimagrire. E se mi devo allenare bene, devo mangiare. In passato mi sono capitate delle giornate in cui prendevo delle “scimmie atomiche”, perché giustamente dovevo andare in deficit per prendere quei chili di troppo. Però chiaramente non riuscivo a lavorare bene. E neanche li assimilavo certi lavori, mancava la forza e tutto il resto.

Sin dai tempi in cui era un dilettante, Fiorelli è stato sempre molto potente, sia in volata che sugli strappi brevi (photors.it)
Sin dai tempi in cui era un dilettante, Fiorelli è stato sempre molto potente, sia in volata che sugli strappi brevi (photors.it)
Cambiamo argomento. Cambiando coach, hai cambiato anche metodologia?

Mi segue il dottor Andrea Giorgi, interno al team. Sin qui ho notato più resistenza. E su questo aspetto stiamo lavorando. La salita secca, certo non lunga, non mi manca e non mi mancava neanche prima. Lo sforzo di 10′, che poi è quello che serve a me, andava bene. Ma avere più resistenza, mi consente di avere più brillantezza in quelle fasi dopo tanti chilometri. La prima cosa è non arrivare finito sotto la salita. Poi per la parte più specifica, per quei 10-20 in più watt ci lavoreremo più in là.

Hai cerchiato in rosso una gara in particolare? O comunque un periodo di picco?

Se dovessi dire una corsa, direi una tappa al Giro d’Italia: per me, per la squadra e per tutti. Ho un bel periodo di avvicinamento al Giro e si punta su quello. Ma di solito in quella fase ho sempre raccolto buoni risultati, come per esempio al Giro di Sicilia. Quindi se non fosse una tappa del Giro, una al Sicilia andrebbe benissimo lo stesso. Poi è ovvio che una tappa al Giro… è una tappa al Giro.

Prima del Giro pensi di fare un picco, ipotizzandolo ad inizio stagione, o optate per una crescita graduale fino alla corsa rosa?

Per come stiamo andando, sicuramente non partirò piano… sperando di non avere problemi o sfortune varie. Parto per dire la mia. Specialmente ad inizio stagione, non farò corse che non sono adatte alle mie caratteristiche, partirò con il coltello fra i denti.

Palandri tiene duro, il Gragnano resta un esempio da seguire

20.12.2023
5 min
Salva

I migliori under 23 italiani ormai cercano all’estero l’opportunità per crescere e trovare la strada verso il WorldTour. Ora cominciano a farlo anche gli junior, con Finn che ha aperto la strada. Tutto ciò non fa che rendere la vita ancora più difficile a quei team italiani di categoria che sono sempre stati la base, l’humus del ciclismo nostrano. Carlo Palandri ne è un po’ l’emblema, con il lavoro che da tantissimi anni svolge con il suo SC Gragnano e che è risaltato in questo 2023 anche grazie alle imprese di Garibbo (nella foto di apertura).

Proprio la storia di Garibbo, l’elite rimasto a gareggiare nelle prove open eppure capace di emergere fino a trovare un’opportunità in extremis con il team Technipes, squadra continental, è lo spunto per capire come Palandri e il suo team riescano ancora a navigare in acque tumultuose, in un ciclismo che è molto cambiato rispetto a quando, tanti anni fa, il dirigente toscano intraprese il suo viaggio.

Carlo Palandri in una foto del 2005, con il compianto Franco Ballerini
Carlo Palandri in una foto del 2005, con il compianto Franco Ballerini

«Cambiato in maniera enorme – dice – ci troviamo oggi insieme a poche altre squadre in una categoria che per quello che si vede è destinata a sparire. Noi teniamo duro, ma abbiamo visto molte squadre rassegnarsi e cedere. Ci sono troppe contraddizioni, lo stesso fatto che le continental prendono corridori, fanno attività pro’ e poi vengono a competere nelle nostre gare è un controsenso che non ci aiuta».

Voi come vi siete adattati?

Sappiamo che i migliori talenti, o per meglio dire coloro che emergono subito sono accaparrati dalle squadre WT tramite i team Devo, quindi andiamo a cercare fra ciò che rimane. Potremmo parlare di quarte-quinte scelte, ma esprimeremmo un concetto sbagliato: sono corridori che non trovano spazio ma che possono crescere, recuperare, emergere. Lo stesso Garibbo aveva provato ad andare in una continental e non gli avevano dato chance, con noi ha dimostrato quel che vale. Un corridore come lui può dare tanto, eppure a 25 anni lo considerano vecchio dimenticando che c’è chi matura a 27 anni e vince grandi corse.

Una delle vittorie dell’Sc Gragnano nel 2023, con Lorenzo Cataldo al GP Poggia alla Cavalla (foto Fruzzetti)
Una delle vittorie dell’Sc Gragnano nel 2023, con Lorenzo Cataldo al GP Poggia alla Cavalla (foto Fruzzetti)
Perché allora insistere su questa strada?

Perché quando hai questa passionaccia non te la togli dalla pelle… Io penso sempre a mettere a disposizione dei ragazzi tutto quel che serve per emergere e posso dire che abbiamo a disposizione, ad esempio sono fiero del mio staff tecnico con Marcello Massini che è un autentico totem, un’enciclopedia vivente di ciclismo e un giovane come Alberto Conti che al suo fianco sta imparando tutto il possibile. Il lavoro con i ragazzi è capillare, ciò fa sì che possano crescere.

Che tipo di corridori cerchi?

Guardo innanzitutto alle storie: corridori che per qualsiasi problema nel corso della loro carriera non hanno trovato le condizioni ideali, hanno affrontato incidenti, si sono persi ma avevano dentro di sé un grande potenziale. Un esempio è Fiorelli, che con noi è rinato e ha trovato casa nel ciclismo che conta, noi abbiamo creduto in lui quando nessuno lo voleva più.

Il team nel 2024 sarà composto da una decina di corridori, tutti U23
Il team nel 2024 sarà composto da una decina di corridori, tutti U23
Voi avete nel vostro team corridori elite, oltre i 23 anni e non ce ne sono molti in giro, anche perché le occasioni per gareggiare non sono poi tante…

E’ una categoria che va rapidamente sparendo. Nel 2024 non ne avremo, punteremo invece a far maturare quegli atleti presi lo scorso anno fra gli juniores, per questo abbiamo scelto di non procedere ulteriormente sul mercato, vogliamo dar loro la possibilità di migliorare ancora e di mettere a frutto quel che hanno imparato. Il problema è dato anche dalle gare italiane: riflettevamo a bocce ferme su come esse siano sempre meno appassionanti, troppo controllate, non aiutano la crescita dei corridori. Così quelli che emergono passano troppo presto e dopo un paio d’anni, se non confermano aspettative enormi, vengono buttati via.

Quanto pesa la differenza economica con i grandi team?

La differenza c’è e ci sarà sempre, ma come si dice “si confeziona la camicia secondo la propria taglia”. Soldi ce ne vogliono e tanti, perché l’attività ormai si fa soprattutto in trasferta, all’estero, è solo lì che puoi far fare ai ragazzi il salto di qualità. Quel che manca sono i corridori, viviamo in un bacino che si è andato restringendo troppo e chi opera ai vertici non fa nulla per agire in controtendenza. Bisognerebbe dare ai ragazzi valide alternative al trasferimento all’estero, anche perché siamo di fronte a persone in formazione, che devono anche completare la scuola. Non è un mondo facile, ma non si può rimanere inerti.

Pier Giorgio Cozzani, uno degli elementi sui quali Palandri fa affidamento per la nuova stagione
Pier Giorgio Cozzani, uno degli elementi sui quali Palandri fa affidamento per la nuova stagione
Che cosa vi attendete dal 2024?

Abbiamo ridotto la squadra perché fare la doppia attività è ormai impossibile. Invece così possiamo gareggiare con 5-7 corridori a volta, dando fiducia ai nostri ragazzi. Io sono convinto che gente come Lorenzo Boschi o Alessio Ninci, per fare due nomi, potranno darci grandi soddisfazioni. Inoltre siamo anche alle prese con grandi cambiamenti burocratici imposti dalla nuova legge sullo sport che sta cambiando l’ordinamento burocratico delle società e che impone moderazione.

Fiorelli su Sciortino: «Fare il ciclista è difficile se nasci al Sud»

08.11.2023
5 min
Salva

La notizia del ritiro di Carlo Sciortino ha aperto il sipario su un mondo lontano dagli occhi di molti ma sul quale è giusto porre l’accento. Lasciare il ciclismo a 18 anni perché si fa fatica a stare lontani da casa e ci si accorge di essere distanti dal mondo degli under 23. Molti taglierebbero corto dicendo «se non sei pronto a fare sacrifici non puoi andare avanti in questo sport». Ma i sacrifici non sono uguali per tutti, questo lo si vede. I ragazzi che abitano nelle regioni del Nord corrono e vanno a scuola all’interno della stessa provincia.

Due anni fa Sciortino e Fiorelli si incontravano in un bar di Palermo per parlare di ciclismo e futuro
Due anni fa Sciortino e Fiorelli si incontravano in un bar di Palermo per parlare di ciclismo e futuro

L’esempio di Fiorelli

Uno che di questo ha sofferto, ma al tempo stesso ne ha fatto una forza, è Filippo Fiorelli. Ora il corridore della Green Project-Bardiani-CSF Faizanè si trova nella sua Palermo ancora nel limbo tra vacanze e ripresa. Con Fiorelli e Sciortino avevamo fatto una bella intervista che si chiudeva così: «Il 17enne (Sciortino, ndr), parlando con Fiorelli, ha gli occhi colmi di speranza, di voglia di fare, di sogni… che vede concretizzati nel professionista-amico». Quei sogni Sciortino li ha messi da parte, e questo deve far male a noi, perché non siamo più in grado di far sognare un giovane

«Ho incontrato Sciortino a fine stagione – racconta Fiorelli – e abbiamo avuto modo di parlare e confrontarci. Da un punto di vista l’ho assecondato perché lo capisco, non è facile stare lontano dagli amici, dalla famiglia e dalla propria terra. Sono queste le cose che ti pesano di più. La cosa più importante è la salute, se stai male non fai le cose al 100 per cento e non serve a nulla. Dall’altra parte, però, gli ho detto che avrebbe potuto aspettare di finire la scuola e vedere come sarebbe andato un anno fatto “normalmente”».

Negli anni da dilettante Fiorelli deve un grande grazie ai sostegno della famiglia (photors.it)
Negli anni da dilettante Fiorelli deve un grande grazie ai sostegno della famiglia (photors.it)
Ma il problema della distanza non si sarebbe azzerato.

Vero. Lo vedo su me stesso, soprattutto in questo periodo di preparazione dove ancora la bici la uso per fare delle passeggiate o uscite molto blande. Mi piace farle nella mia terra perché esco con degli amici amatori, qualche junior e non sono mai solo. E’ piacevole avere compagnia quando si va in bici, anche per non pensare troppo agli impegni. 

Anche tu sei stato e stai spesso lontano da casa. 

So cosa significa e pesa anche a me, per questo mi piace tornare qui in Sicilia appena posso. Però, per dove sono arrivato, è tutto più semplice perché da professionista il calendario è gestito in maniera diversa. Si lavora a blocchi di corse, una volta finiti me ne torno qui e sto bene. Quando sei dilettante questa cosa non succede, il calendario è più fitto, devi correre tutti i giorni e non hai occasione di tornare mai a casa. Ora quando ho voglia prendo l’aereo e torno, chiaro che c’è anche l’aspetto economico.

Uno dei momenti più difficili nel 2017, quando i risultati non arrivano a causa di diverse problematiche
Uno dei momenti più difficili nel 2017, quando i risultati non arrivano a causa di diverse problematiche
Sono sempre spese…

Ora sono libero visto anche il contratto che ho con la Green Project, ma se sono qui devo fare una statua d’oro a mia madre. L’ho pensato spesso, fare quello che ha fatto lei è stato come iscrivere un figlio all’università. A mia sorella hanno pagato gli studi, a me hanno pagato la vita da ciclista. Mia madre credeva in me e anche se non capiva bene quello che facevo vedeva che i risultati arrivavano e quindi era tranquilla. 

Si vive tutti in maniera diversa, con la consapevolezza che una famiglia intera sta facendo sacrifici importanti.

Ho sempre pensato che quando un siciliano va al Nord per correre, non va per divertirsi: non è un passatempo. Cosa che invece accade per molti ragazzi che sono vicini a casa e corrono in bici per passione. Io per la mia famiglia facevo dei veri e propri sacrifici. 

Filippo Fiorelli_Giro2020
Nel 2020 il passaggio tra i professionisti con la Bardiani, a 26 anni
Filippo Fiorelli_Giro2020
Nel 2020 il passaggio tra i professionisti con la Bardiani, a 26 anni
Come hai visto Sciortino quando ci hai parlato?

Tranquillo. Quando arrivi a prendere una decisione del genere ci rifletti per mesi, non è una cosa che arriva all’improvviso. 

C’è un punto in cui tu hai capito che ce l’avresti fatta?

Quando fare il ciclista è diventato il mio lavoro, arrivi a quel punto in cui non puoi tirarti indietro, devi andare avanti per forza, perché ce l’hai fatta. Capisco molto di più Sciortino che altri corridori che sono arrivati a correre tra i pro’ e dopo sei mesi hanno deciso di smettere…

Una volta tra i grandi le motivazioni vengono da sé, il problema è arrivarci
Una volta tra i grandi le motivazioni vengono da sé, il problema è arrivarci
Anche tu hai avuto i tuoi momenti difficili?

Certamente, nel 2017 volevo mollare, perché mi sentivo troppo lontano dalla mia famiglia. Quello fu un anno problematico dove ho preso la mononucleosi e non andavo forte come avrei voluto. Mi trovavo alla Beltrami e non ero sereno, così sono tornato in Toscana, alla Gragnano Sporting Club, dove le corse erano più adatte a me. Nel 2019 con loro ho vinto spesso arrivando a correre nel 2020 alla Bardiani. 

Una grande differenza si nota nel mondo degli juniores, che in Sicilia è un movimento ridotto.

Tutto questo lo dicevo a Sciortino. Gli ho sempre detto che quando fosse andato a correre con gli under 23 sarebbero state solo sberle. Qui sei abituato a vincere, ma al Nord il ritmo è diverso, mentalmente è difficile, arrivi a fare tanta fatica. Lo dico spesso: il ciclismo è il 70 per cento testa, 20 per cento cuore e 10 per cento gambe

Il ciclismo dei giovani dell’ottantenne Massini

03.10.2023
5 min
Salva

Nicolò Garibbo è l’ultimo talento sul quale Marcello Massini ha messo le mani e i suoi successi continuano a inorgoglirlo. Ufficialmente, passati gli 80 anni, Massini ha messo da parte l’ammiraglia, ma resta nello staff del Gragnano Sporting Club e continua a vivere di ciclismo, ma alla sua maniera. Quella imparata quando correva ai tempi di Gimondi e di Bitossi. Con l’amore di un artigiano del ciclismo.

E’ pur vero che, parlandoci, non sembra proprio di avere a che fare con un ultraottantenne perché lo spirito è più giovane di quello di tanta gente ben più giovane di lui. Nell’ambiente Massini è famoso proprio perché sa cavare il meglio dai corridori quando il tempo scorre e c’è il rischio che rimangano incompiuti, che non approdino sul palcoscenico principale.

Per Garibbo la speranza che tanti risultati portino anche attenzione da parte di qualche team pro’ (foto Federazione Kosovo)
Per Garibbo la speranza che tanti risultati portino anche attenzione da parte di qualche team pro’ (foto Federazione Kosovo)

«Con i giovani ho lavorato tanto – spiega il diesse toscano – ma il ciclismo è cambiato, oggi i grandi team vanno direttamente a cercare gli juniores e se li prendono, a noi che cosa resta? Abbiamo dovuto cercare una via alternativa e secondo me lavorare con ragazzi un po’ più grandi, ma che possono ancora dare tanto è una gratificazione ancora maggiore».

Chi sono questi ragazzi?

Corridori che nel corso della loro carriera giovanile hanno avuto problemi. Chi è maturato tardi, chi è rimasto per un periodo al palo magari per qualche infortunio, chi non ha trovato l’aggancio giusto per passare. In questo progetto però devo dire grazie a tutta la società, dal presidente Carlo Palandri ai diesse Alberto Conti e Andrea Marinai che supportano queste idee. Si prestano per venire incontro alle esigenze dei ragazzi, spesso mettendo da parte anche le legittime aspirazioni della società.

Il Gragnano Sporting Club ha ottenuto molti risultati quest’anno, non solo grazie a Garibbo
Il Gragnano Sporting Club ha ottenuto molti risultati quest’anno, non solo grazie a Garibbo
Garibbo ne è un esempio…

Ha avuto una stagione fantastica, senza mai un calo, sempre sul pezzo. Nella società ci sono tanti che possono avere una buona carriera, lui già adesso ha un valore intrinseco che ne fa un professionista fatto e definito, deve solo trovare chi creda in lui.

E’ più difficile lavorare con simile materiale, proprio in considerazione del ciclismo attuale che consuma tutto a grande velocità?

Sì, ma è anche più gratificante. Un esempio è Fiorelli: non aveva risultati, noi abbiamo sempre creduto in lui e nelle sue possibilità e in due anni è cresciuto esponenzialmente, ha trovato posto alla Green Project Bardiani CSF Faizané e sta avendo una buona carriera, addirittura con qualche estemporanea uscita in mountain bike (è stato terzo all’ultima Etna Marathon, ndr). Anche lui ha sofferto, anche lui quando ha superato la soglia U23 rischiava di rimanere a piedi, ma il lavoro ha pagato. Non sarà l’ultimo…

Massini insieme a Filippo Fiorelli, a lungo suo corridore poi approdato alla Green Project Badiani
Massini insieme a Filippo Fiorelli, a lungo suo corridore poi approdato alla Green Project Badiani
I team professionistici vi danno retta?

Con fatica, con tanta fatica. Si guarda ai giovani e li si vuole subito vincenti, basta che da junior vincono un paio di volte che ecco che trovano l’ingaggio. Ma la gavetta dov’è? Il problema è che noi dobbiamo trovare il modo di far risaltare i nostri.

E quindi vi trovate quasi costretti a fare anche attività all’estero…

Quando un corridore diventa Elite, scopre che non tutte le gare del calendario italiano sono open. Andare all’estero è quasi obbligatorio, ma devo dire che è anche utile. Noi siamo stati in Kosovo e lì abbiamo sviluppato contatti importanti per avere ulteriori inviti il prossimo anno. Le gare estere sono una vetrina essenziale, anche perché la concorrenza è molto più qualificata.

Quando Massini era sull’ammiraglia Magniflex, qui col compianto Riccardo Biagini
Quando Massini era sull’ammiraglia Magniflex, qui col compianto Riccardo Biagini
C’è un altro Garibbo all’orizzonte nel vostro team?

Abbiamo tanti giovani validi, ma che stanno maturando piano piano, per questo dico che Nicolò Garibbo invece è pronto, ha tutto per fare una buona carriera anche fra i professionisti.

Dall’alto della sua esperienza, era quindi più facile portare un corridore a essere professionista?

Prima sì. C’era più quantità, più scelta fra i corridori giovani, si aveva anche più pazienza nell’aspettare che maturavano. Nel 1986 alla Magniflex avevamo 10 ragazzi, di loro 8 sono passati pro’ e hanno avuto anche carriere importanti, come Tafi, Lelli, Baronti… Ora invece si cerca il Pogacar a tutti i costi dimenticando che magari vinci il Tour a 21 anni, ma chi ci dice che fra dieci anni sarà ancora lì e ancora a quei livelli?

Rinaldo Nocentini, in giallo al Tour 2009, uno dei tanti talenti scoperti dal tecnico toscano
Rinaldo Nocentini, in giallo al Tour 2009, uno dei tanti talenti scoperti dal tecnico toscano
Preferirebbe un ciclismo più tranquillo?

Preferirei un ciclismo meno esasperato, che rispetti l’età di ragazzi di 19-20 anni che devono ancora maturare e non parlo solo dal punto di vista ciclistico, ma come uomini. Rischiamo così di avere atleti di 27-28 anni che sono spremuti, che hanno già dato tutto. Cresceranno o finiranno come Sagan? A 19 anni vinceva già, ma anche se ha un curriculum lunghissimo è da qualche anno che è sul viale del tramonto. Io ho un’altra idea di ciclismo, un po’ diversa…

A luglio con la Green Project: si corre e si programma

11.07.2023
4 min
Salva

Continuiamo il nostro viaggio con chi a luglio non è al Tour de France. Dopo aver ascoltato la Corratec-Selle Italia è la volta di bussare a casa Green Project-Bardiani. Il direttore sportivo Alessandro Donati è di ritorno dal Sibiu Tour, una delle corse maggiori al di fuori della Grande Boucle: è lui che ci spiega i progetti estivi della sua squadra.

Fiorelli, qui con Cav all’arrivo del Giro a Roma, è stato tra coloro che hanno corso di più: sin qui 57 giorni di corsa
Fiorelli, qui con Cav all’arrivo del Giro a Roma, è stato tra coloro che hanno corso di più: sin qui 57 giorni di corsa

Fiorelli stakanovista

«In questo periodo di luglio siamo praticamente divisi in gruppi – spiega Donati – per cui ci sono quelli che hanno fatto il Giro d’Italia e hanno corso un po’ di più. Questi ragazzi hanno tirato dritto dopo la corsa rosa fino al campionato italiano e ora riposano. Eccezione fatta per Filippo Fiorelli che è arrivato sino al Sibiu. Ora però sia lui che gli altri si riposeranno e poi inizieranno a preparare la seconda parte di stagione».

Fiorelli osserverà un periodo di stacco e poi salirà in altura fino a metà agosto. I suoi compagni del Giro, o comunque di quel gruppo, invece sono un po’ più avanti rispetto al siciliano, avendo staccato un po’ prima. E’ dunque probabile che li rivedremo in gara una settimana, dieci prima prima.

«Con Fiorelli ci saranno alcuni dei nostri giovani tra cui Pellizzari».

«Per il resto siamo impegnati comunque in altre gare, smistando gli altri corridori. Alcuni per esempio stanno gareggiando in Cina, al Quinghai Lake, ed è questa una corsa particolare. E’ dura, ma soprattutto è in altura (si toccano i 4.000 metri di quota, ndr) e si cerca di sfruttarla al massimo dal punto di vista della preparazione».

«E poi c’è il gruppo dei giovani. Loro avranno il Tour d’Alsazia in Francia e lo Sazka Tour in Repubblica Ceca. In queste due gare mischieremo un po’ gli atleti facendo un mix di esperti e del gruppo giovani».

Alessandro Donati (classe 1979) è sull’ammiraglia dal 2016 e dal 2020 nel gruppo dei Reverberi
Alessandro Donati (classe 1979) è sull’ammiraglia dal 2016 e dal 2020 nel gruppo dei Reverberi

Nuova programmazione

Luglio pertanto è un passaggio importante della stagione. Si corre, si recupera, si costruisce e si sperimenta anche come i mix di cui ci ha detto Donati. Tutto sommato è il giro di boa e si iniziano inevitabilmente a tracciare i primi bilanci. Ma soprattutto si guarda avanti. Specie per le squadre italiane da fine agosto in poi il calendario nostrano è ricco di gare.

«La programmazione – va avanti Donati – avviene secondo i calendari e s’imposta ad inizio stagione, ma non copre tutta l’annata… anche perché inevitabilmente ci sono degli imprevisti: cadute, malattie e qualcosa cambiamo. Inoltre una squadra come la nostra in alcuni casi prima di programmare deve attendere gli esiti degli inviti da parte di questa o quella corsa. In base a questi inviti si fanno poi formazioni e programmi. Di base facciamo programmi a due, tre mesi per ciascun atleta».

E qui riemerge l’annoso tema delle difficoltà delle professional del poter programmare a lungo termine, un po’ per il numero ridotto di corridori e un po’ per la questione appunto degli inviti. Anzi, che in casa Green Project il Giro d’Italia è una quasi certezza e questo in qualche modo determina una grossa traccia per tecnici, coach e atleti.

E infatti lo stesso Donati aggiunge: «Nella nostra programmazione intanto pensiamo ad arrivare al Giro d’Italia, poi da lì tiriamo una prima grossa riga. Senza contare che da noi il Giro va meritato, per cui valutiamo i nostri atleti mese per mese».

Non solo gare, i ragazzi sono pronti a salire in montagna. Qui Marcellusi (foto Stefano Spalletta)
Non solo gare, i ragazzi sono pronti a salire in montagna. Qui Marcellusi (foto Stefano Spalletta)

Quasi da zero

Dicevamo dunque che luglio è un mese di ripartenza, una sorta “d’inverno nel pieno dell’estate”, ma Donati non è del tutto d’accordo con questa massima.

«Luglio è un mese in cui bisogna recuperare, ma non ripartire da zero come nel periodo invernale. I corridori non devono arrivarci finiti come si dice in gergo. Bisogna staccare al momento giusto per poi tornare ad essere competitivi già alla prima gara, nell’arco di sei settimane».

«Dico sei settimane perché ci sono le due di scarico e le quattro di carico. In questo periodo dell’anno ci vuole meno tempo per tornare al 100 per cento».

Infine una curiosità. Ma con i grandi team WorldTour che sono concentrati sul Tour è più facile per le professional vincere o cogliere un buon risultato? Magari le formazioni che le WT portano ad un Sibiu, ad un Giro d’Austria sono meno agguerrite, non tanto negli atleti, ma nel contorno… mettiamola così.

«Purtroppo no: non sono distratti dal Tour! Oggi – conclude Donati – ogni gara è come una finale di Champions League. Tutte le squadre vogliono fare punti, vogliono vincere. Le WorldTour hanno 30 corridori e in molti casi anche le continental, mischiano i loro atleti, pertanto hanno forze fresche, stimoli e vengono sempre per vincere, mai per partecipare. Così diventa difficile ottenere risultati. E questo costringe di fatto anche noi ad essere sempre al 100 per cento».

Green Project: avvicinamento mirato al Giro d’Italia

24.04.2023
4 min
Salva

La Green Project Bardiani CSF Faizanè sarà chiamata ad attaccare al prossimo Giro d’Italia, l’obiettivo è quello di mettersi in mostra. Il ritmo e la competizione si alzano sempre di più e per le formazioni professional diventa più complicato mettersi in mostra.

«L’anno scorso – racconta Roberto Reverberi – lo abbiamo approcciato in un modo e ci sono state rivolte un sacco di critiche, perché non andavamo in fuga nelle tappe di pianura. Ci eravamo ripromessi di non spendere energie per niente nelle tappe pianeggianti, dare tutto nelle frazioni più mosse, dove c’era la possibilità di andare all’arrivo».

Zoccarato è un corridore potente e di fondo. Lo scorso anno al Giro fu sfortunato. E’ chiamato al riscatto
Zoccarato è un corridore potente e di fondo. Lo scorso anno al Giro fu sfortunato. E’ chiamato al riscatto

Le difficoltà del 2022

Nel 2022 i ragazzi di Reverberi si erano ritrovati dimezzati fin dall’inizio, nonostante ciò i risultati non sono mancati. Dobbiamo anche ricordarci che vincere non è così semplice, soprattutto per chi parte con il ruolo di cacciatore di tappe.

«Avevamo perso Zoccarato fin da subito – ricorda il team manager – e lo stesso Fiorelli lo perdemmo presto. Il primo si ritirò alla settima tappa, il secondo, invece addirittura prima, alla quinta. Non è stato facile rimettere le cose a posto. Nonostante ciò siamo riusciti a portare a casa tanti buoni piazzamenti: il secondo posto di Gabburo a Napoli e il quarto a Treviso. Poi Tonelli si è piazzato terzo al Santuario di Castelmonte. Questo per dire che nelle tappe di nostro interesse ci siamo sempre mossi bene.

«Tra l’altro Covili nel finale di Giro è riuscito ad entrare tra i primi 25 nella classifica generale ed a Cogne si è messo in luce con un buon sesto posto».

Luca Covili (classe 1997) proverà a curare la classifica generale al Giro. Una piccola rivoluzione in casa Green Project. e uno stimolo in più
Covili proverà a curare la classifica generale al Giro. Una piccola rivoluzione in casa Green Project. e uno stimolo in più

Più forti nel 2023?

Lo stesso Roberto Reverberi, nel proseguire il suo discorso, ci tiene a dire che, a suo modo di vedere, la squadra è migliorata tanto.

«Quest’anno – continua – abbiamo una squadra più forte rispetto all’anno scorso. Il percorso ci potrebbe anche dare una mano, non ci saranno molti arrivi in volata. Fiorelli, che è il nostro uomo veloce, non è tuttavia un velocista puro. Frazioni più miste e nervose danno una mano a squadre come le nostre. Ormai la tecnologia fornisce dati in tempo reale per tutto e si fa fatica a prendere di sorpresa il gruppo. E’ più semplice mirare a qualche tappa e cercare di massimizzare gli sforzi.

«L’idea è anche quella di provare a fare un po’ di classifica con Covili, cercando di entrare nei quindici, senza troppe pressioni. L’anno scorso in questo periodo non andava così forte, eppure fece un Giro discreto. Ora sta bene, quindi mi aspetto che possa fare qualcosa in più, poi lui è un diesel, migliora chilometro dopo chilometro».

Martin Marcellusi (classe 2000) ha buone opportunità che Reverberi lo porti al Giro. Il laziale è un vero combattente
Martin Marcellusi (classe 2000) ha buone opportunità che Reverberi lo porti al Giro. Il laziale è un vero combattente

Tutti all’attacco

Gli altri corridori in maglia Green Project non dovranno perdere lo spirito battagliero che li ha sempre contraddistinti. E’ vero che bisogna programmare bene gli sforzi, ma allo stesso tempo, quando si decide che bisogna andare in fuga ci devono provare tutti

«I restanti sette – spiega Reverberi – saranno votati all’attacco. Ho guardato in generale le frazioni, ma non sappiamo ancora quali scegliere. Vedremo di volta in volta in base alle caratteristiche dei ragazzi. La cosa certa è che non sarà uno solo a cercare la fuga, ma tre o quattro, è difficile rispondere a dieci, venti attacchi. Nella tappa che ha portato da Diamante a Potenza, ci furono tantissimi tentativi prima di che andasse via la fuga.

«Non dimentichiamoci anche che ci sono i giovani – aggiunge – Magli, che è arrivato sesto al Giro della Città Metropolitana di Reggio Calabria, e Marcellusi. Quest’ultimo potrebbe essere uno dei nomi che vedrete al Giro d’Italia. E’ stato un po’ sfortunato a inizio stagione, perché a Majorca stava bene, ma è caduto e si è rotto la clavicola. Ha ripreso e ha avuto altri problemi, al Giro di Sicilia è andato bene. Marcellusi è uno che combatte bene ed in più è in grado di interpretare la corsa, potrebbe essere molto utile».

Comfort, la parola d’ordine per la scelta della sella

10.01.2023
5 min
Salva

Uno degli interventi tecnici più delicati che si verifica d’inverno è il cambio della sella. E chi va in bici, anche solo in modo amatoriale, sa bene quanto sia importante questo componente, figuriamoci se si è un professionista. 

Vuoi perché ci sono nuovi sponsor tecnici, vuoi perché ci sono nuovi modelli ma in qualche modo i corridori sono chiamati a scegliere la sella, anche solo per confermare la loro scelta. Ma su che basi avviene questa scelta? Comanda il comfort? La biomeccanica? Oppure i corridori guardano al peso? Vogliono una sella sulla quale si è “fissi” o una sella sulla quale si può fare un movimento antero-posteriore?

Per rispondere a tali domande abbiamo coinvolto tre atleti con tre diverse caratteristiche. Un passista, Salvatore Puccio. Un velocista, Filippo Fiorelli. Uno scalatore, Alessandro Verre.

Puccio e la sua Fizik

Partiamo dal corridore della Ineos-Grenadiers. Puccio è un passista longilineo, che da anni utilizza la stessa bici e lo stesso brand per la sella. Eppure anche lui qualche tempo fa ha cambiato la sua Fizik.

«Per tanti anni – dice Puccio – ho utilizzato la Fizik Airone (sella sulla quale ci si poteva muovere avanti-indietro per antonomasia, ndr), poi due stagioni fa ho cambiato posizione. A quel punto sentivo che non era più ideale. Ma non c’erano problemi con la sella di per sé. Non c’erano i classici “foruncoli” al soprassella o cose simili.

«In quel momento stavano arrivando le selle 3D e così a fine anno, nell’off-season, ho voluto testarne una. Mi sono fatto preparare dai meccanici un reggisella con una di queste selle ed ho iniziato a pedalarci. Mi sono trovato subito benissimo. E il comfort è la prima cosa che guardo, non il peso. Se sbagli sella poi rischi di portarti dietro dei problemi per tutto l’anno e per cosa? Per pochissimi grammi, che poi nel mio caso la Antares è anche molto leggera».

Puccio racconta di un comfort migliore, diverso, che consente di stare comodi anche variando la posizione e le intensità dello sforzo.

«Con questi nuovi materiali puoi stare più in punta, ed è un po’ più dura, o più indietro, ed è un po’ più morbida e pertanto la sella si adatta allo sforzo che stai facendo. Fare 4 ore e 3.000 metri di dislivello in allenamento con le mani sulle leve e un certo sforzo è sicuramente diverso che fare 150 chilometri a tutta in pianura al Tour con le mani basse.

«La cosa bella è che con questo materiale la sella non cede mai. E te ne rendi conto soprattutto quando passi dalla bici di allenamento a quella da corsa. A volte sembravano diverse, ma di fatto è quel millimetro della sella che non cede più».

Fiorelli e la sua Selle SMP

Filippo Fiorelli invece la sella l’ha cambiata proprio in questo inverno. Anche il corridore della Green Project-Bardiani non aveva nessun problema con la sua precedente sella, ma Selle SMP aveva presentato un nuovo modello e lui lo ha voluto provare.

«Noi – dice Fiorelli – che abbiamo Selle SMP possiamo scegliere fra tantissime selle, una qualsiasi di quelle che ci sono in gamma. Io ho sempre usato la F20C, ma questo inverno ho voluto provare la nuova VT 20C. Mi sembrava fosse più confortevole, così l’ho provata e in effetti l’ho trovata subito molto più comoda.

«L’ho montata quando ho ricominciato ad andare in bici a novembre, in questo modo almeno avrei avuto il tempo di abituarmi». 

Fiorelli anche parla di comfort. E anche lui chiama in causa la biomeccanica.

«La VT20C si adatta molto bene alle caratteristiche del mio bacino e delle mie ossa ischiatiche. Ho preferito questo modello senza guardare né peso, né altro: solo comodità».

La Selle Italia di Verre

E da un velocista passiamo ad uno scalatore, Alessandro Verre. Il corridore della Arkea-Samsic va nel segno della continuità… nonostante il cambio di bici (da Canyon a Bianchi), il lucano è rimasto fedele alla Selle Italia Flite.

«Di solito – spiega Verre – ci viene presentata una rosa di selle dai meccanici e dall’azienda. Ad esempio, nell’ultimo ritiro fatto a dicembre i ragazzi di Selle Italia sono venuti a proporci la nuova SLR 3D. Io però alla fine ho scelto la Flite in quanto più morbida e più comoda. Questa sella la utilizzavo già lo scorso anno e in qualche modo ci ero più abituato. Ho provato anche l’altra ma con questa mi sentivo più a mio agio. Credo che la SLR 3D si addica più a chi già utilizza la SLR normale, visto che hanno una forma simile».

E comfort è la parola d’ordine anche per Verre.

«Cerco di guardare il comfort, ma anche la mia struttura fisica. Credo che limare il peso su una sella non sia così importante come farlo per altri componenti delle bici. E poi basta pensare che una borraccia piena sono circa 500 grammi…

«Io sono stato fortunato a trovare immediatamente il giusto feeling con la sella. Quando sei a tutta non pensi alla posizione, ma a dare il massimo e con la Flite mi sono trovato bene in tutte le situazioni».