Si chiama “Seeking Excellence: Cycling Heritage” il documentario che Orbea e Lotto Dstny hanno presentato nei giorni scorsi con l’obiettivo di celebrare al meglio i valori e le aspirazioni comuni che uniscono l’azienda basca al team belga. Il documentario arriva al termine di una stagione davvero ottima per la Lotto Dstny, la prima corsa su biciclette Orbea. Seppur non faccia parte del WorldTour, la squadra belga ha infatti terminato l’anno al nono posto della classifica UCI per team, mettendo alle sue spalle ben dieci formazioni WorldTour.
La Lotto Dstny ha terminato la stagione al nono posto nella classifica UCI dedicata ai teamLa Lotto Dstny ha terminato la stagione al nono posto nella classifica UCI dedicata ai team
Passione per il ciclismo
Il documentario mette in relazione la ricca eredità ciclistica dei Paesi Baschi e del Belgio, due territori caratterizzati dalla comune passione per la bicicletta. Una passione che si può realmente toccare con mano ogni qualvolta si corre sulle strade di questi due territori che letteralmente vivono di pane e ciclismo.
Il documentario racconta degli oltre 40 anni di storia della Lotto nel mondo ciclismo professionistico in qualità di sponsor, un periodo davvero lungo. Contemporaneamente celebra i 200 anni di Orbea, un marchio nato come produttore di armi fino a diventare oggi una cooperativa impegnata nell’innovazione nel mondo della bicicletta e un punto di riferimento per la comunità basca. Orbea investe infatti nella manutenzione dei sentieri, collabora con organizzazioni come UNICEF e favorisce lo sviluppo del ciclismo femminile, insieme a molti altri progetti.
Il ciclismo femminile e il suo sviluppo sono un tema caro anche alla Lotto Dstny, così come la formazione di giovani talenti belgi.
Come evidenzia il comunicato stampa inviato da Orbea “Entrambe le organizzazioni concordano nel dare priorità al sostegno del potenziale umano rispetto ai benefici economici immediati”.
Sulle strade di tutto il mondo capita spesso di vedere la ikurriñas, la bandiera ufficiale dei Paesi BaschiSulle strade di tutto il mondo capita spesso di vedere la ikurriñas, la bandiera ufficiale dei Paesi Baschi
Il meglio di Orbea
Guardando “Seeking Excellence: Cycling Heritage” si possono vedere i corridori della Lotto Dstny sottolineare l’importanza di poter contare su biciclette in grado di supportarli al meglio in gara. Stiamo parlando di modelli come Orca e Orca Aero, progettati entrambi per rispondere al meglio alle esigenze delle gare più dure del circuito WorldTour.
Nel documentario viene inoltre celebrata la somiglianza tra le culture ciclistiche basche e belghe. In entrambi i territori la passione per il ciclismo coinvolge ogni aspetto della vita, sia che si tratti di competizioni internazionali che di semplici spostamenti quotidiani da effettuare naturalmente in sella ad una bicicletta.
A confermarlo è un membro dello staff Orbea nel corso del documentario: «E’ emozionante vedere le ikurriñas (la bandiera ufficiale dei Paesi Baschi, ndr) e le bandiere delle Fiandre sventolare insieme nelle gare. Ciò mostra quanto cose abbiamo in comune come comunità ciclistiche».
“Seeking Excellence: Cycling Heritage” non solo rende omaggio al passato di Orbea e della Lotto Dstny, ma guarda anche al futuro, evidenziando l’attenzione di tutte e due le realtà per l’innovazione tecnologica, l’impatto sociale e lo sviluppo del talento.
Anche Vincenzo Albanese è entrato nei meccanismi dell’Arkea-B&B Hotels e si trova a correre lontano dall’Italia come capita al suo compagno e connazionale Luca Mozzato. Quando lo chiamiamo, è arrivato da pochi minuti nella Loira, regione del Nord della Francia dove oggi parte la Boucles de la Mayenne. Una breve corsa a tappe molto vicina alle caratteristiche tecniche di Albanese.
«Sono arrivato da una decina di minuti – racconta – e tra poco andrò a provare il percorso del prologo (che si corre oggi, ndr). Mi sono messo in viaggio martedì sera, ho fatto tappa a Parigi e ho preso il treno per arrivare fino a qui. Rispetto agli anni scorsi viaggio molto di più: da un lato è stressante, ma mi piace venire a fare queste gare nel Nord».
Albanese sta collezionando una lunga serie di gare tra Francia e Belgio (foto DirectVelo/Ronan Caroff)Albanese sta collezionando una lunga serie di gare tra Francia e Belgio (foto DirectVelo/Ronan Caroff)
Primo anno nel WT
Per Albanese il 2024 è stato l’anno del debutto in un team WorldTour, lo ha fatto a 27 anni con una lunga esperienza alle spalle. Il mondo dalla prospettiva dei grandi assume dettagli differenti, sfumature che si notano e che Albanese ci racconta…
«Un po’ di differenze ci sono – prosegue nel racconto – in un team WorldTour abbiamo molta più organizzazione e un calendario più ampio. Fino all’anno scorso le gare sulle quali puntare erano quelle, ora la cosa bella è che se sbagli una corsa ne hai altre dopo per rifarti. In una professional il calendario è ristretto e se sbagli… Ciao, ci si rivede l’anno prossimo. Per quanto riguarda le tipologie di corse che ho fatto, direi che sono contento, sto mettendo da parte tanta esperienza e ho scoperto un calendario interessante tra Francia e Belgio».
L’esordio sulle pietre nel WT è arrivato ad Harelbeke: 9° (foto Instagram/GettyImages)L’esordio sulle pietre nel WT è arrivato ad Harelbeke: 9° (foto Instagram/GettyImages)
E’ arrivato anche l’esordio sulle pietre nel WT, con l’E3 Saxo ad Harelbeke…
Una bellissima gara, nella quale sono andato senza particolari aspettative e ho portato a casa il nono posto. Ero tranquillo all’inizio, Mozzato mi ha dato i giusti consigli e sono partito sereno.
Che consigli ti ha dato?
In generale durante la stagione tanti. Ma il più prezioso è arrivato proprio ad Harelbeke perché io non avevo la più pallida idea di cosa aspettarmi. Mozzato mi ha preso, mi ha messo da parte e mi ha detto di stare sempre davanti. Mi ha anche indicato il punto dove sarebbe esplosa la corsa e indovinate? E’ esplosa esattamente lì.
Il fascino delle pietre ha subito conquistato AlbaneseIl fascino delle pietre ha subito conquistato Albanese
Quanto è importante per te avere una figura come Mozzato accanto?
Molto. Con lui ho un gran bel rapporto e ci si diverte anche. Cosa che male non fa, soprattutto se stai lontano da casa per una o due settimane. Capita che si passino 15 giorni fissi in Belgio e avere la giusta compagnia aiuta a superare le giornate.
Poi è arrivato il Fiandre.
Una corsa unica, fantastica. Una delle più belle e spettacolari che abbia mai fatto. Mi sono anche comportato bene, arrivando 28°. Non dico che ci sia stato un po’ di rammarico, ma quasi: ero nel gruppo con Mozzato, ho forato e sono rimasto coinvolto in una caduta, peccato. Magari avrei potuto lottare per una posizione migliore. Ma già essere lì sugli ultimi muri con i superstiti di giornata e dietro solo all’alieno Van Der Poel è stato bello.
Ottimo esordio anche al Fiandre, con il 28° posto finale«Una corsa unica e affascinante» (foto Instagram/GettyImages)Ottimo esordio anche al Fiandre, con il 28° posto finale«Una corsa unica e affascinante» (foto Instagram/GettyImages)
Arkea-B&B Hotels, squadra francese con tanti corridori del Nord e al Fiandre i primi due sono italiani.
Ci abbiamo pensato anche noi! I diesse alla fine della corsa ridevano e scherzavano proprio su questo. Si potevano aspettare di tutto tranne che i primi due atleti del team a tagliare il traguardo saremmo stati noi.
Una prima stagione nel WT che ti ha permesso di scoprire anche gare nuove…
Mi piacciono molto le gare nel Nord, sono adatte a me. Ho ancora un anno di contratto e la prossima stagione voglio tornare e riprovarci.
Ci hai detto dei viaggi, in un team WT ti sposti molto, ti pesa?
Vero che viaggiamo tanto, ma dipende da che corridore sei. Io sono uno da corse di un giorno o brevi gare a tappe quindi mi sposto parecchio, ma poi riesco a tornare a casa. Poi chiaro che se ho una serie di corse in Belgio o in Francia rimango su, per comodità. Succederà così anche dopo la Boucles de la Mayenne, visto che dopo pochi giorni sarò al Circuit Franco-Belge. Tanto quando decidiamo di restare al Nord non siamo mai soli, ci sono altri atleti o lo staff che si ferma.
In questi mesi ha ottenuto ottime prestazioni, qui alla Paris-Camembert (foto DirectVelo/Micael Gilson)In questi mesi ha ottenuto ottime prestazioni, qui alla Paris-Camembert (foto DirectVelo/Micael Gilson)
Esattamente un anno fa eri nel mezzo del Giro, ti manca?
Visto il clima di ieri no (ride, ndr). In realtà grazie a queste esperienze ho capito di non essere un corridore adatto alle grandi corse a tappe. Preferisco concentrarmi sulle corse di un giorno o gare di una settimana, sono più adatte alle mie caratteristiche. Fino ad ora ho messo nelle gambe tanti giorni di gara, ma mirati sul tipo di corridore che sono.
Il calendario ora cosa prevede?
Tirerò fino al campionato italiano, passando per Francia, Belgio e Giro di Svizzera. Poi mi fermerò per la pausa di metà stagione, farò cinque giorni senza bici e un lungo periodo di altura. In teoria dovrei tornare alle corse tra metà luglio (Giro dell’Appennino, ndr) e inizio agosto. Dovrei fare buona parte del calendario italiano di fine stagione.
Il 2024 ha portato l’arrivo ufficiale di Primoz Roglic alla Bora-Hansgrohe.Nel frattempo il team tedesco ha cambiato fornitore di abbigliamento, tornando a Sportfuldopo due stagioni con Le Col. Federico Mele, Head of Global Marketing di Sportful, ci spiega come si è ricostruito il binomio e in che modo si è lavorato per fornire ai corridori il materiale necessario.
Il training camp di gennaio è servito per le foto ufficiali, ma Sportful ha lavorato fin da ottobre con BoraIl training camp di gennaio è servito per le foto ufficiali, ma Sportful ha lavorato fin da ottobre con Bora
Nuovo colore
La grande differenza rispetto al 2023 è il cambio di colore per la divisa del team. Si è passati da colori freddi a tonalità più accese. E’ rimasto il verde scuro, ma si è passati dal nero e rosso al verde lime.
«Partiamo dal presupposto – esordisce Mele – che gli atleti della Bora useranno i capi che già abbiamo in catalogo. Ovviamente quello che cambia sono le grafiche e la colorazione. In base a questo possiamo dire che in Bora c’era la volontà di cambiare grafica passando dal rosso al verde lime. Il motivo è una maggior ricerca di visibilità in gruppo e sulle strade in allenamento. Con le tecnologie a disposizione non ci sono problemi nel creare e modificare i colori. Così, una volta che ci hanno detto di voler usare il verde lime, noi abbiamo proposto diverse tonalità e il team ha scelto quella che vedete».
Un nuovo colore nella divisa del team tedesco: ecco che arriva il verde limeUn nuovo colore nella divisa del team tedesco: ecco che arriva il verde lime
Divisa estiva
La parte di maggior importanza è ricoperta dalla divisa estiva, che viene utilizzata per tutto l’anno.
«Iragazzi useranno due maglie – ci spiega Mele – la prima è la Bomber Jersey, un capo dal taglio classico. La seconda invece è la Light Jersey, pensata per climi più caldi. I pantaloncini a disposizione di Bora saranno il modello LTD: dotati di uno dei fondelli meglio strutturati per chi pedala. Per il team tedesco abbiamo pensato a due colorazioni: il classico verde e il nero, da abbinare alle maglie di leader e campione nazionale».
«Gli atleti avranno a disposizione – continua – anche una maglia a maniche lunghe: la Thermal LS Jersey. Questa solitamente non viene usata tanto in corsa, dove solitamente preferiscono la comodità delle maniche corte, quanto piuttosto in allenamento, essendo pensata per le temperature invernali. Invece di utilizzare maglia, manicotti e gilet, si indossa solo la maglia a maniche lunghe».
Intanto al Tour Down Under, con Welsford la prima vittoria per il nuovo binomio Sportful-BoraLe maglie estive a disposizione sono due: nella foto precedente il modello Bomber, questa è la LightIntanto al Tour Down Under, con Welsford la prima vittoria per il nuovo binomio Sportful-BoraLe maglie estive a disposizione sono due: nella foto precedente il modello Bomber, questa è la Light
Freddo e corse
Il vestiario per una squadra WorldTour deve essere completo e coprire tutte le fasi della stagione. Si corre ad ogni latitudine, a partire dal Nord, ma Sportful ha una soluzione che, semplicemente dal nome, fa intuire il suo utilizzo.
«Per il freddo – prosegue Mele – i ragazzi della Bora utilizzeranno la collezione Fiandre,con due giacche: una a maniche corte e l’altra a maniche lunghe. A queste si aggiunge uno smanicato, la Pro Wind Vest. Ovviamente nella collezione Fiandre sono inclusi anche gli accessori contro il freddo: manicotti, gambali lunghi e corti. Ad ultimare il vestiario in dotazione alla Bora ci sono il cappellino e la fascetta da indossare in bici.
Per il freddo e le corse del Nord Bora utilizzerà i prodotti della collezione FiandreI corridori useranno due giacche diverse: una a maniche lungheL’altra, invece, a maniche corteTra i tanti accessori anche diverse misure di gambali: i knee warm, più corti e quelli integrali (in foto)Per il freddo e le corse del Nord Bora utilizzerà i prodotti della collezione FiandreI corridori useranno due giacche diverse: una a maniche lungheL’altra, invece, a maniche corteTra i tanti accessori anche diverse misure di gambali: i knee warm, più corti e quelli integrali (in foto)
Misure e incontri
I primi contatti tra Sportful e Bora, per preparare la stagione 2024, sono iniziati ad ottobre, appena finite le corse.
«Sono stati fatti diversi fitting a più riprese – racconta Federico Mele – a partire da ottobre quando siamo andati a fare delle prime misure. Poi sono venuti loro in azienda e infine abbiamo fatto le ultime misurazioni al ritiro di dicembre. Con gli atleti di ora, sempre attivi, è possibile fare test e misurazioni anche in pieno inverno, è difficile trovare il corridore fuori forma. Già al ritiro di dicembre Roglic e compagni erano tirati e in forma.
«Per le misure partiamo da una taglia di base e da lì si capisce se devono essere fatte delle personalizzazioni. Negli atleti di spicco come Roglic, Vlasov e Hindley non sono state fatte modifiche, hanno una fisionomia piuttosto standard».
Roglic è uscito fortissimo dal ritiro di Sierra Nevada e ieri è salito in testa al Delfinato. I guai al ginocchio sembrano superato. Ora fa rotta sul Tour
Le Fiandre, non sono solamente un territorio profondamente legato al ciclismo, ma anche un posto dove il meteo non è sempre clemente. Per pedalare al meglio su queste strade è necessario essere coperti nella maniera corretta. Vento, freddo e pioggia sono all’ordine del giorno, come successo alla Gran Fondo “We Ride Flanders” che abbiamo avuto modo di pedalare il sabato prima della corsa dei pro’.
La fantasia della maglia Flanders Classics di Sportful è ispirata alle corse del NordLa fantasia della maglia Flanders Classics di Sportful è ispirata alle corse del Nord
La collezione di Sportful
Sportful è un marchio che nel tempo ha studiato e trovato diverse soluzioni, sempre degne di nota, per ogni categoria e ogni situazione. Non è un caso che da loro sia nata la collezione Flanders Classics, una serie di capi che aiutano i ciclisti ad esprimersi al meglio rimanendo sempre riparati.
Si parte dalla maglia: con un design ispirato dalle gare del Nord più iconiche e avvincenti. E’ realizzata con un tessuto elastico e traspirante che permette di dissipare il calore. Allo stesso tempo ha una grande comodità, grazie alla presenza di tessuto Elastan. Comprende anche delle ottime caratteristiche tecniche, le maniche sono tagliate a vivo. Si tratta di un prodotto leggero, utile sia quando le temperature si alzano, sia quando, come nelle Fiandre, il freddo ed il vento si fanno sentire. Durante la nostra pedalata abbiamo utilizzato solamente la maglia con sopra la gabba.
Le bretelle sono composte per il 72% da Poliestere e per il restante 28% da ElastanLe bretelle sono composte per il 72% da Poliestere e per il restante 28% da Elastan
I pantaloncini
La collezione Flanders Classic si compone anche dei pantaloncini, un prodotto dal compromesso eccezionale tra qualità e prezzo. Estremamente confortevole, realizzato con tessuto Lycra con grammatura 210gr/mq. Non sono presenti cuciture in vita e questo si sente con il passare delle ore in sella. Il fondo gamba, con silicone applicato direttamente al tessuto, non cede mai e tiene sempre la posizione. Nonostante la grande quantità di pioggia subita non è mai passata umidità all’interno, permettendo così alle gambe di rimanere al caldo.
Il fondello utilizzato da Sportful è il nuovo Bodyfit Pro MD, creato con multi-densità a due strati. In sella non crea alcun fastidio, non facendo mai percepire la fatica della seduta.
La Flanders Pro Jacket LS mantiene il corpo dell’atleta caldo e asciutto in ogni condizioneLa Vest, invece, grazie alla sua leggerezza può essere utilizzata tutto l’annoLa Flanders Pro Jacket LS mantiene il corpo dell’atleta caldo e asciutto in ogni condizioneLa Vest, invece, grazie alla sua leggerezza può essere utilizzata tutto l’anno
Il pezzo forte
La Flanders Pro Jacket è l’indumento che abbiamo apprezzato di più, viste anche le condizioni meteo. La temperatura non è mai andata al di sopra degli undici gradi, con vento e acqua.
E’ realizzata da Sportful con tessuto Polartec Neoshell che la rende impermeabile, antivento e di ottima traspirabilità. Si tratta di un prodotto elastico, soprattutto nella parte della schiena e delle spalle, per assecondare al meglio tutti i movimenti del ciclista. Le cuciture sono nastrate, così da garantire la massima impermeabilità. Il colletto, nella parte posteriore, ha una porzione di tessuto più alta, questa evita che l’acqua penetri all’interno anche quando si è in presa bassa.
Completano la collezione Flanders Classics tanti altri indumenti tra cui i calziniEcco anche i guantiniInfine ci sono i manicotti, in tessuto Thermodrytex PlusCompletano la collezione Flanders Classics tanti altri indumenti tra cui i calziniEcco anche i guantiniInfine ci sono i manicotti, in tessuto Thermodrytex Plus
Gli altri accessori
La collezione Flanders Classics si compone anche di altri utili accessori: manicotti, calze, guantini e la Vest. Quest’ultimo è il capo giusto quando si cerca la massima protezione dal vento. E’ utile durante tutto l’anno, le sue dimensioni ridotte gli permettono di essere inserito comodamente nelle tasche posteriori.
La settimana che va dal Giro delle Fiandre alla Parigi-Roubaix è detta “settimana santa” e quest’anno con la Pasqua di mezzo lo è nel vero senso della parola! Ma come vengono gestiti questi questi sette giorni che separano i due monumenti del pavè? A darci un’idea di come vadano le cose è Andrea Pasqualon.
Il corridore della Bahrain-Victorious ci ha raccontato il suo andirivieni tra Belgio e Italia. Della necessità di recuperare, ma anche di riportare su di giri il motore.
Pasqualon (classe 1988) impegnato al Fiandre di domenica scorsa. Il veneto lo ha chiuso al 36° correndo in appoggio a Mohoric e WrightPasqualon (classe 1988) impegnato al Fiandre di domenica scorsa. Il veneto lo ha chiuso al 36° correndo in appoggio a Mohoric e Wright
Andrea, tra Fiandre e Roubaix: come hai gestito questa settimana? Partiamo dal post gara di domenica scorsa…
Ho preso il volo per l’Italia la sera stessa dopo la corsa. Volevo tornare a casa per staccare un po’, stare in famiglia e uscire davvero in tranquillità nei giorni successivi.
Cosa hai fatto dunque il lunedì e il martedì?
Lunedì riposo totale. Ed era proprio quello che mi serviva, perché domenica scorsa è stata proprio dura, dura… Corse come il Fiandre sono super stressanti. Poi si è visto che velocità abbiamo fatto, le cadute… E i volti degli altri a fine corsa la dicevano lunga. Lunedì ho passato gran parte del tempo sul divano.Il martedì ho fatto due ore e mezza molto easy. Mi sono reso conto di essere ancora stanco, tanto che stavo vedendo un film con mia figlia e mi sono addormentato sul divano di nuovo. E questo la dice lunga.
Mercoledì?
Sono tornato in Belgio. Mi sono allenato quassù. E ho fatto un’uscita non troppo lunga con piccoli lavori di riattivazione. Sessioni di 10′-15′. Mi sono voluto allenare anche per fare il massaggio. Mi massaggia Pierluigi Marchioro e con lui, veneto come me, si parla di in dialetto, si scherza, si stacca in qualche modo. Ma nei due giorni a casa, essendo caduto, sono andato anche dall’osteopata. Per questo, ripeto, sono tornato in Belgio il mercoledì di buon ora.
Pasqualon con il massaggiatore Marchioro, conosciuto ai tempi della nazionale U23Pasqualon con il massaggiatore Marchioro, conosciuto ai tempi della nazionale U23
Giovedì ricognizione? In questi casi avete una tabella di lavoro? Come si fa?
Esatto: ricognizione. Abbiamo provato gli ultimi 120 chilometri della Roubaix. Non c’è una tabella vera e propria ma si cerca di fare i segmenti in pavè di buon passo, ma sempre in sicurezza (si veda il caso Guazzini con il bacino rotto nella recon, ndr). E’ importante fare la ricognizione per individuare le pressioni ideali, i rapporti e per individuare le linee più sicure, capire dove c’è un po’ d’erba e dove invece si può stare sulla “schiena d’asino”. E poi io durante la ricognizione ho il compito di parlare molto con i ragazzi e di comunicare con l’ammiraglia affinché scrivano il più possibile, prendano appunti.
Un ruolo di responsabilità…
E’ molto importante conoscere ogni insidia. Poi è chiaro che in corsa non riesci a passare sulla linea migliore o che pensavi di fare, però hai idea delle condizioni che ti aspettano in quel tratto di pavè.
Quando avete fatto il briefing tecnico?
Tra venerdì e sabato soprattutto. Se ne è parlato anche prima, ma il venerdì abbiamo rivisto i filmati delle passate edizioni, c’era più relax e si parlava con tranquillità.
La recon di giovedì scorso. Momento cruciale della “settimana santa” (foto Instagram)La recon di giovedì scorso. Momento cruciale della “settimana santa” (foto Instagram)
Andiamo avanti con la preparazione: venerdì cosa hai fatto?
Una girata tranquilla, un paio d’ore. Dal venerdì soprattutto l’obiettivo principale è diventato il recupero. Alcuni compagni hanno fatto riposo assoluto. Io lo avevo fatto lunedì e quindi una sgambata l’ho fatta.
Ieri, sabato?
Più o meno la stessa cosa. Un’oretta e mezza con pausa caffè.
Fronte alimentazione: come hai gestito questa settimana?
Nei primi due giorni post Fiandre ho fatto lo scarico di carboidrati. Quindi ne ho mangiati molti in meno, a vantaggio di proteine e verdure. Verdure che servono soprattutto per riempire la pancia, per ovviare al senso di sazietà. Poi dal mercoledì sera, anche in vista della “recon” impegnativa del giovedì abbiamo iniziato a rimangiare i carboidrati. Serve la gamba piena.
E nei giorni successivi?
I carboidrati sono andati ad aumentare, sempre di più. Mentre calavano le verdure. In particolare il sabato: tanti carboidrati sin dal mattino. Io mangio anche 500 grammi di pasta in bianco. Dopo tanti anni di riso in bianco e pollo, preferisco non utilizzare troppo i condimenti, sono diventato un po’ delicato di stomaco, diciamo così. Comunque si arriva alla mattina del via con un bel carico glicemico, perché c’è da spendere moltissimo.
Pasqualon ha ribadito l’importanza di individuare la linea migliore tra “erba” e schiena d’asinoPasqualon ha ribadito l’importanza di individuare la linea migliore tra “erba” e schiena d’asino
E gli integratori?
Diciamo che i sali minerali ancora non si usano molto, tanto più che quassù siamo sui 10°-12°. Ho utilizzato le proteine post gara o allenamento e gli aminoacidi essenziali, sempre prima e dopo gli allenamenti. Ma va detto che ormai questi sono contenuti nelle proteine e da soli non si prendono più molto spesso.
Abbiamo parlato di preparazione e alimentazione: e i pensieri tra Fiandre e Roubaix, Andrea?
Bisogna cercare di staccare tra questi due super monumenti. Queste corse esigono una concentrazione massima, neanche paragonale ad una tappa di un grande Giro. Anche la mente deve essere libera. Ogni istante, ogni elemento come il vento, una curva, uno spartitraffico può essere decisivo. E per questo aspetto, ma in generale direi, è molto importante dormire bene e tanto.
Tu a che ora vai a dormire in queste situazioni?
Verso le 22. Passo una mezz’oretta al telefono. Ma proprio in questa settimana ho letto il libro di Sonny Colbrelli (Con il cuore nel fango, ndr), della sua Roubaix. E’ stato bello rivivere le sue emozioni, quel che ha vissuto in carriera e in quei giorni. Oggi fa un po’ effetto vederlo a bordo strada a darci le borracce. Mi sarebbe piaciuto molto lavorare anche per lui. Essere il suo gregario di lusso, tanto più che in passato siamo stati compagni di squadra.
L’azione di Lotte Kopecky sull’Oude Kwaremont, che ha deciso il Giro delle Fiandre, è stata potenza pura. La campionessa belga si è tolta dalle ruote l’unica atleta che era riuscita a rimanere con lei: Silvia Persico. La bergamasca del UAE Team ADQ ha chiuso poi quarta sul traguardo di Oudenaarde, seconda delle italiane, dietro a Elisa Longo Borghini.
«Tutto sommato – ci racconta mentre sta andando a fare i massaggi – sono felice del mio quarto posto. Per i primi due giorni dopo la corsa ero leggermente amareggiata, poi mi è passata, alla fine ho dato tutto quello che avevo».
Dopo il Koppenberg si sono avvantaggiate in quattro, in ordine: Reusser, Kopecky, Persico e Wiebes Dopo il Koppenberg si sono avvantaggiate in quattro, in ordine: Reusser, Kopecky, Persico e Wiebes
Koppenberg primo punto chiave
Sulle pietre del Koppenberg la corsa delle donne si è accesa. Persico e tre atlete della SD Worx, tra cui Lotte Kopecky, si sono avvantaggiate, complice una caduta nelle prime posizioni che ha causato un rallentamento in gruppo.
«Lo avevamo già visto dalla ricognizione – ci confida – che il Koppenberg sarebbe stato un punto chiave della corsa. Abbiamo provato a farlo a piedi, capendo fin da subito che ripartire su quelle pendenze sarebbe stato difficilissimo. L’obiettivo, concordato con i diesse nelle riunioni pre gara, era prenderlo nelle prime posizioni. Chiara (Consonni, ndr) mi ha dato una grande mano nel tratto di pianura che precedeva il Koppenberg.
«E’ uno dei Muri più impegnativi del Fiandre, lungo, con pendenze toste, anche se lontano dal traguardo risulta decisivo. Per molte delle mie compagne rappresentava una finish line, il posto nel quale terminare il loro lavoro. Dalla tattica prestabilita saremmo dovute rimanere in tre della UAE ADQ: Bastianelli, Consonni ed io. Chiara però quel giorno non si sentiva bene e così si è messa a nostra disposizione».
Silvia Persico nella morsa della SD Worx ha tenuto testa a Wiebes e KopeckySilvia Persico nella morsa della SD Worx ha tenuto testa a Wiebes e Kopecky
Fra tre fuochi
«Sul Koppenberg – afferma – è successo quello che avevamo pensato in partenza. Una mezza caduta in testa al gruppo ha messo in croce le altre. Così davanti, oltre a me, sono rimaste tre atlete della SD Worx: Kopecky, Wiebes e Reusser.
Persico all’inizio ha collaborato con le compagne di fuga, senza farsi intimorire. L’occasione era ghiotta e mettere più secondi possibili con le inseguitrici era fondamentale.
«Anche dalla macchina – continua Silvia Persico – mi hanno detto di collaborare. E’ stata la mossa giusta a mio modo di vedere, non sono rimasta passiva a subire il ritmo delle avversarie, ma mi sono data da fare. Certo, sarebbe stato meglio non essere in mezzo ad atlete della stessa squadra, ma è andata così. Sono dell’idea che anche se mi fossi messa a ruota, non sarebbe cambiato nulla. In quell’azione non ho sprecato tante energie, ho sempre cercato di andare il più regolare possibile. Una volta sul Taaienberg – prosegue la bergamasca – si è staccata Wiebes. Ho respirato un po’ e siamo andate via ancora del nostro passo».
Le inseguitrici hanno agganciato la Persico solamente sul PaterbergLe inseguitrici hanno agganciato la Persico solamente sul Paterberg
Oude Kwaremont: il giudice
Sulla strada verso l’Oude Kwaremont dal trio di testa si è staccata anche Reusser, e così si è formato il duo Persico/Kopecky. Le inseguitrici non riuscivano a guadagnare terreno, complici la fatica ed il poco accordo. Lotte Kopecky ha preso in testa il penultimo muro, l’Oude Kwaremont, ed ha imposto il suo ritmo. Silvia Persico ha tentato di tenere il passo, ma la pedalata della belga era più incisiva.
«Kopecky – conferma Persico – ha avuto una marcia in più sull’Oude Kwaremont. Lo avevo visto già dai Muri precedenti, ma in quel caso ero riuscita a rimanere agganciata perché lo sforzo era di breve durata. La differenza in quei due chilometri è stata tanta, le mie gambe non hanno retto. Kopecky ha fatto la differenza proprio dove serviva molta forza, non ho potuto fare nulla. Una volta staccata ho deciso di andare su regolare e di aspettare il gruppetto dietro di me, che mi ha raggiunto solamente sul Paterberg».
In volata la bergamasca è stata anticipata da Vollering e Longo Borghini: quarto posto finaleIn volata la bergamasca ha concluso quarta, dietro a Vollering e Longo Borghini
Volata beffarda
La volata del gruppetto è stata vinta da Demi Vollering che ha coronato una grande giornata per la SD Worx. Una doppietta come quella delle Strade Bianche, ma questa volta a posizioni invertite. Alle spalle dell’olandese si è piazzata Elisa Longo Borghini, per Silvia Persico è arrivato un quarto posto, con qualche rammarico, forse.
«Non è stata la mia migliore volata – ammette – ma ero davvero poco lucida. Sarebbe stato meglio battezzare la ruota della Vollering. In più, ho fatto un errore di valutazione nel lanciare lo sprint e sono partita troppo tardi, per saltare la Longo mi sarebbero serviti due o tre metri in più di strada. Tuttavia, il rettilineo di Oudenaarde è difficile da interpretare, perché la strada scende leggermente ma poi spiana. Ti invoglia a partire ma poi rischi di rimanere piantata nel mezzo. Alla fine mi sono confrontata anche con Arzeni ed entrambi ci siamo ritenuti soddisfatti. La corsa è stata studiata e gestita nel migliore dei modi. Ora mi aspettano un po’ di giorni di allenamento a casa e poi ripartirò in vista delle Ardenne».
Jonathan Milan saluta il pavé e fa rotta sulla pista. Primo appuntamento a Hong Kong. Buon debutto al Nord. Si è ritirato, ma ha ben lavorato per il team
L’hotel della TotalEnergies si trova dieci minuti fuori dal paese di Kortrijk, lontano dalla folla e dallo stress del Giro delle Fiandre. Dalla strada si vede un mulino antico, costruito con mattoni bianchi, le sue pale di legno sono attente guardiane dell’ingresso. E’ venerdì pomeriggio, Peter Sagan è atterrato poche ore prima a Lille ed è appena arrivato in hotel, il tempo di qualche massaggio e poi la cena con i compagni di squadra.
L’attacco manubrio di Sagan è estremamente pronunciato, alla ricerca della massima posizione aerodinamicaL’attacco manubrio di Sagan è estremamente pronunciato, alla ricerca della massima posizione aerodinamica
L’ultimo Fiandre
Per il campione slovacco si tratta dell’ultimo giro sui muri delle Fiandre, che ha domato nel 2016 davanti a Cancellara e Vanmarcke. Come affronterà questa sua ultima danza sui muri? Quali saranno le scelte tecniche fatte dal tre volte campione del mondo? Saliamo sul camion dei meccanici e Jan Valach, diesse di riferimento di Peter, ci illustra le scelte tecniche sulla Specialized Tarmac dello slovacco, molto simile a quella già utilizzata alla Gand-Wevelgem (foto in apertura)
«Sagan – ci racconta – ha un fisico particolare, con un busto molto lungo e le gambe, invece, più corte. Infatti se guardate la sua bici ha una distanza sella manubrio sproporzionata rispetto a quella tra sella e movimento centrale. Anche l’attacco manubrio è pronunciato, per andare alla ricerca della massima aerodinamicità».
Il camion officina della TotalEnergies si fermerà al Nord fino alla RoubaixEcco le ruote di scorta per Sagan, da caricare sulla prima ammiragliaIl camion officina della TotalEnergies si fermerà al Nord fino alla RoubaixEcco le ruote di scorta per Sagan, da caricare sulla prima ammiraglia
La scelta dei rapporti
Avevamo già parlato delle nuove scelte legate alla corona anteriore, il numero di denti aumenta, quasi in proporzione alle medie di gara sempre maggiori. Anche in una corsa dura come il Fiandre la tendenza è la stessa.
«Davanti – riprende Valach – monterà il 54-39, nella prima parte completamente pianeggiante le velocità saranno già alte. Per quanto riguarda la moltiplica più piccola si è deciso di montare il 39 perché gli sforzi che bisogna fare sui muri sono brevi ed intensi. Scegliere il 36 sarebbe stato controproducente. Il pacco pignone del Dura Ace a undici velocità va dall’11 al 30, per un discorso di sviluppo metrico penso proprio che la più corta delle combinazioni usate sarà 39×27. Arrivare ad usare il 30 vorrebbe dire salire troppo agile, non riuscendo ad imprimere così la giusta forza sui pedali».
Il profilo della ruota anteriore è più schiacciato, per aumentare l’aerodinamicaIl profilo è da 50 millimetriIl profilo posteriore è più tondo, così da essere maggiormente resistenteIl profilo della ruota anteriore è più schiacciato, per aumentare l’aerodinamicaIl profilo è da 50 millimetriIl profilo posteriore è più tondo, così da essere maggiormente resistente
Ruote e tubeless
Uno dei dettagli che si notano anche ad occhio nudo sulla bici di Sagan è la scelta delle ruote: particolare.
«Per la ruota anteriore – racconta il diesse – la scelta è andata verso un profilo da 50 millimetri, con una conformazione del profilo più piatta. Una caratteristica studiata per avere un miglior flusso d’aria ed una maggior efficienza aerodinamica. Al posteriore, invece, il profilo è da 55 millimetri ed il cerchio ha una forma più tonda. Questo perché la forza della pedalata viene scaricata tutta lì, serve quindi tanta rigidità per non perdere nemmeno un watt.
«La scelta dei copertoni – conclude – è andata verso dei tubeless con sezione da 28 millimetri. Per la pressione dovremo vedere a seconda del meteo, ma con gara asciutta dovremmo rimanere intorno ai 5,0 bar».
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Le Fiandre sono uno dei territori più legati al ciclismo, la serie di corse che si svolgono lassù è innumerevole. Nella prima parte di stagione, spesso i corridori si trovano tutti lì per darsi battaglia. Visti i continui spostamenti c’è una squadra che ha pensato di stabilire nel cuore di questo territorio una base logistica: la Bahrain Victorious. Una villa indipendente dedicata all’intera campagna del Nord, lunga quasi un mese (foto in apertura di Charly Lopez). Un centro logistico e di ritrovo fondamentale, dove seguire i propri ritmi entrando in sintonia con le Fiandre, lontani dagli alberghi e dal caos.
Durante i ritiri nella villa i corridori e lo staff decidono insieme le strategie della corsa (foto Charly Lopez)Sul soppalco ci sono i tre lettini che i massaggiatori utilizzano per i vari trattamenti (foto Charly Lopez)Durante i ritiri nella villa i corridori e lo staff decidono insieme le strategie della corsa (foto Charly Lopez)Sul soppalco ci sono i tre lettini che i massaggiatori utilizzano per i vari trattamenti (foto Charly Lopez)
Una seconda casa
Nella villa, situata nella cittadina di Zwevegem, corridori e staff della Bahrain si ritrovano ogni anno, vivendo come una grande famiglia in questa casa condivisa.
«La squadra – racconta Sonny Colbrelli, che ha potuto viverla prima da corridore ed ora da membro dello staff – l’ha presa nel 2022. Sapevo che Miholjevic era andato in perlustrazione per trovare un posto che fosse vicino a tutte le partenze delle varie corse. Lo cercava in una posizione riservata, ad uso esclusivo della squadra, gli hotel sono comodi ma quando stai praticamente un mese nello stesso posto hai bisogno di un alloggio tutto tuo.
«Ho fatto in tempo a viverla da corridore – continua Colbrelli – l’anno scorso, nel periodo tra Omloop e Kuurne. E’ estremamente produttivo avere a disposizione una villa del genere, in hotel devi stare da solo in stanza o al massimo con un compagno. Questa casa ti dà la possibilità di socializzare, è una villa enorme dove corridori e staff stanno insieme. E’ il giusto rifugio per amalgamare il gruppo».
I momenti insieme vengono utilizzati per creare un gruppo solido ed unito (foto Charly Lopez)I momenti insieme vengono utilizzati per creare un gruppo solido ed unito (foto Charly Lopez)
Tutti insieme
Passare un mese lontano dalle proprie famiglie fa parte dell’essere un corridore, ma, non per questo, non va considerato il lato umano. I rapporti personali servono per creare il giusto ambiente nel quale trovare la migliore condizione fisica e mentale. Le migliori prestazioni partono proprio dalla grande serenità interna dell’atleta stesso.
«E’ bello – racconta ancora il vincitore della Roubaix – perché la sera capita spesso di ritrovarsi tutti insieme sul divano, che è enorme, e guardare i finali delle varie corse. Sia quelle da fare, che di quelle appena concluse. Quando eravamo in hotel lo potevi fare autonomamente, ma non sempre avevi voglia. Tutti insieme è più divertente, magari ci scappa la battuta o lo spunto interessante. Sono presenti otto camere ed ognuna ha la propria doccia ed il bagno privato. Sono convinto che altre squadre ci copieranno in futuro. Per gli allenamenti è un vero toccasana, si ha la possibilità tutti i giorni di allenarsi sulle strade delle corse che man mano si vanno a fare».
Questa villa è il centro logistico della Bahrain Victorious durante la campagna del Nord (foto Charly Lopez)I momenti vengono gestiti dalla squadra, a seconda dei momenti e delle esigenze (foto Charly Lopez)Questa villa è il centro logistico della Bahrain Victorious durante la campagna del Nord (foto Charly Lopez)I momenti vengono gestiti dalla squadra, a seconda dei momenti e delle esigenze (foto Charly Lopez)
Lavorare meglio
Come anticipato da Colbrelli questa villa è un grande vantaggio anche per lo staff, il quale al posto di lavorare in condizioni estreme può concedersi più tempo. Pierluigi Marchioro, massaggiatore della Bahrain, nel 2022, ha seguito da qui i corridori.
«E’ davvero una bella casa – ci dice – tutti riusciamo a lavorare con molta più calma dopo una gara o un allenamento. I tempi ce li gestiamo in autonomia, magari i massaggi si possono fare tranquillamente dopo cena, nessuno ci corre dietro. Durante la campagna del Nord della scorsa stagione eravamo presenti in quattro massaggiatori, il cuoco, il fisioterapista ed i meccanici. Ognuno di noi aveva lo spazio per lavorare in serenità: al piano terra, nella stanza dove alloggiavo, mettevo il lettino per i massaggi. L’osteopata lavorava in corridoio, mentre nel soppalco stavano gli altri tre massaggiatori. I meccanici, poi, sono coloro che “ringraziano” maggiormente perché quando si dorme in hotel lavorano all’aperto, ed in Belgio piove spesso. In questa villa, invece, hanno la possibilità di mettersi al coperto e, grazie al maggior spazio logistico, possono portare molti più pezzi di ricambio. Oltre alle due solite bici si porta qualche telaio in più, in caso di problemi o eventuali cadute senza considerare tutte i vari componenti più piccoli».
«Parte dello staff alloggia comunque in hotel – riprende Marchioro – nella villa dormono i corridori, un massaggiatore, il cuoco ed il dottore. Io sono un po’ all’antica e mi piace rimanere a contatto con i ragazzi, posso sempre dare una mano o fare qualche cura extra in caso di necessità. Se il cuoco ha bisogno di qualcosa dal camion cucina posso andare io a prenderlo, oppure vado a fare la spesa. Insomma, il nostro “rifugio” è davvero super funzionale».
I ragazzi del CTF ce lo avevano anticipato alla partenza della Coppa San Geo, era stato Andreaus a darci la notizia che a marzo sarebbero andati a correre in Belgio. Renzo Boscolo, qualche settimana dopo, ci aveva confermato la trasferta al Nord. Uno dei corridori che è stato nelle Fiandre nei giorni scorsi è Bryan Olivo, al secondo anno con la formazione friulana.
I ragazzi del CTF venerdì 17 marzo hanno corso la Youngster Coast Challenge, questo il passaggio sul Kemmelberg (foto helene_cyclingpix)I ragazzi del CTF hanno corso la Youngster Coast Challenge, questo il passaggio sul Kemmelberg (foto helene_cyclingpix)
Quanto siete stati in Belgio?
Cinque giorni, siamo partiti martedì per tornare sabato, il giorno dopo la Youngster Coast Challenge. Ieri abbiamo preso un altro volo per il Belgio e domani correremo la gara più importante: la Gent-Wevelgem under 23.
Dove avete alloggiato?
Siamo stati nella casetta che usa la Bahrain Victorious come appoggio quando corre la campagna del Nord.
Come si è divisa la vostra settimana?
Martedì, il giorno in cui siamo arrivati in Belgio, abbiamo fatto una prima uscita, con un bell’allenamento sui muri del Fiandre: siamo stati sull’Oude Kwaremont e sul Paterberg.
Nella giornata di martedì, appena atterrati, subito una pedalata sui muri delle FiandreI ragazzi del CTF hanno alloggiato presso la casetta usata dal Team Bahrain VictoriousNella giornata di martedì, appena atterrati, subito una pedalata sui muri delle FiandreI ragazzi del CTF hanno alloggiato presso la casetta usata dal Team Bahrain Victorious
Che cosa hai provato a pedalare su quelle pietre?
Una grandissima emozione, solcare le stesse pietre dove i più grandi si sfidano durante il Giro delle Fiandre è incredibile. Sono estremamente duri! Dalla televisione non sembra, ma una volta che ci sei sopra la fatica si sente.
Abbiamo visto che siete andati anche al velodromo di Roubaix.
Non ci siamo negati una pedalata nel velodromo più famoso del mondo, anche se devo ammettere che i muri delle Fiandre mi hanno colpito di più. Non saprei bene per quale motivo, però a parità di silenzio sui muri si respira proprio l’aria del Nord.
I giorni successivi?
Mercoledì abbiamo fatto un sopralluogo degli ultimi 80 chilometri della Gent che correremo domani. Sarà una corsa dura, ci saranno da affrontare quattro o cinque muri in soli 30 chilometri.
Pedalare sui muri è difficile, ci si scompone, bisogna rimanere seduti per imprimere la massima forzaUn primo assaggio di Nord per il CTF, che tornerà in questi giorni per correre la Gent-Wevelgem U23Pedalare sui muri è difficile, ci si scompone, bisogna rimanere seduti per imprimere la massima forzaUn primo assaggio di Nord per il CTF, che tornerà in questi giorni per correre la Gent-Wevelgem U23
Essersi allenati su quelle strade è stato utile?
Direi di sì. Dalla televisione i muri non sembrano duri, poi una volta che ci pedali sopra diventa tutto più complicato. Personalmente ho utilizzato un rapporto più duro rispetto al solito. In più bisogna stare attenti e compatti sulla bici, le pietre ti fanno scomporre in sella, ma se ti alzi in piedi la ruota dietro slitta e non vai avanti. Allo stesso modo, però, non devi irrigidirti, altrimenti senti tutti i sobbalzi e soffri il doppio.
Da questo punto di vista aver disputato la Youngster Coast Challenge è stato un bell’allenamento?
Si è trattata di una bella preparazione, dalla quale abbiamo imparato tanto. Ne parlavo con i miei compagni i giorni dopo, il risultato non è stato soddisfacente, ma siamo motivati nel tornare e fare bene, questo già dalla Gent-Wevelgem.
Giovedì un rapido giro anche nel Velodromo di RoubaixGiovedì un rapido giro anche nel Velodromo di Roubaix
Che corsa è stata?
Tosta, perché anche se era presente un solo muro, il Kemmelberg, non ci si poteva rilassare. Era un susseguirsi di strade strette, curve, ventagli, insomma una prova continua. La grande differenza con l’Italia è che da noi ogni tanto in corsa puoi rilassarti, lì mai. Se lo fai finisci in coda al gruppo, e nel momento in cui succede è un attimo che perdi la corsa. Le squadre straniere, come Uno-X e Lotto Dstiny, erano sempre le prime a “giocare” con il vento aprendo il gruppo.
Intanto avete preso le misure.
Ci siamo ambientati, anche se la gara in sé non è andata esattamente nel migliore dei modi. Abbiamo corso sempre nelle prime posizioni, per tutto il giorno, ma nel finale ci siamo persi e la volata non è andata bene (il migliore del CTF è stato Buratti: 21°, ndr). Le corse in Belgio sono così, puoi lavorare tanto per poi non raccogliere nulla.
Damiano Caruso entra a tutta forza nel Giro, che correrà in appoggio di Landa. Il Romandia gli ha dato la conferma della forma. Poi si penserà a Tokyo...