Agostinacchio e Viezzi, due iridati a confronto, anche su strada

03.02.2025
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Il titolo mondiale juniores di ciclocross resta in Italia. Nel 2024 Stefano Viezzi, oggi Mattia Agostinacchio. Il friulano ci aveva messo sopra la Coppa del mondo, Mattia ha dovuto mandar giù la sconfitta nella challenge all’ultimo giorno, ma a casa tiene sempre la maglia di campione continentale, una doppietta che testimonia la sua superiorità anche perché i due percorsi, a Pontevedra e Lievin, erano profondamente diversi fra loro, per caratteristiche e condizioni del tracciato.

La rimonta di Agostinacchio nell’ultimo giro iridato è qualcosa che rimarrà impresso nella memoria
La rimonta di Agostinacchio nell’ultimo giro iridato è qualcosa che rimarrà impresso nella memoria

Il confronto fra i due viene naturale. Dal prossimo anno torneranno rivali e Pontoni già pregusta una coppia fantastica da schierare nei tavoli che contano, confrontandosi da pari a pari con quelle scuole, Belgio e Olanda, oggi meno lontane di quanto apparissero quando è salito alla carica di cittì. Parliamo però di due corridori molto diversi e metterli uno di fronte all’altro è un gioco che viene naturale e che riempirà anche le settimane e i mesi d’intervallo da qui alla ripresa delle ostilità, tanto più che ora li attende la stagione su strada.

Paolo Mei, commentatore tv per la Rai, li ha visti da vicino per tutto l’anno e conosce affinità e differenze: «Tra le prime c’è innanzitutto la classe innata, quella che permea solo pochi eletti ed è clamoroso che siano nati in Italia, entrambi, a così ridotta distanza di tempo. In scala ridotta rivediamo quel che è ormai abituale per belgi e olandesi. A me colpiscono le loro movenze, da ciclocrossisti consumati, le stesse che vedi da parte dei grandi della Coppa del mondo».

Paolo Mei, speaker per la Rcs Sport e commentatore Tv nel ciclocross
Paolo Mei, speaker per la Rcs Sport e commentatore Tv nel ciclocross
Come loro, li vedi ben predisposti anche per la strada?

Sicuramente, hanno di base una grande eleganza nelle loro movenze. Viezzi nelle sue ultime uscite mi è sembrato proprio un professionista della strada, di quelli che vedi tranquillamente emergere anche nelle classiche del Nord, tra Fiandre e Roubaix. Alla lontana ricorda molto Van der Poel e capisco come quelli della Fenix abbiano voluto portarlo nelle loro file. La sua tecnica e il suo fisico lo definiscono come un vero passistone.

E Agostinacchio?

Mattia, che tra l’altro è valdostano come me, è un altro che nelle classiche può fare molto bene, ma ha caratteristiche diverse, è più scattante. Di lui la cosa che mi colpisce è la sua professionalità, lattenzione anche per le piccole cose, la sua capacità di leggere la corsa. Ha un modo di muoversi sul percorso che mi entusiasma, la sua rimonta finale a Lievin è qualcosa che resterà negli annali, soprattutto su un percorso che non era adatto a lui. E’ un corridore modernissimo.

Nella sua evoluzione quanto ha influito il fratello?

Tantissimo, è stato un peccato non vederlo in azione a Lievin. Fra i due c’è un bellissimo rapporto e aver visto Filippo vivere le sue esperienze poco prima è stato un grande aiuto. Mattia in tal modo si è abituato prima alla vita del corridore, possiamo dire che la vive da anni pur non essendo ancora maggiorenne.

Differenze?

Innanzitutto quelle fisiche, evidenti. Viezzi è più alto, Agostinacchio più leggero e questo si traduce anche in due impostazioni di gara diverse. Stefano ricorda molto i ciclisti olandesi, Mattia è forse ancora più in evoluzione, nel senso che è da vedere come andrà avanti, che cosa diventerà. Questo lo rende particolarmente capace nel rilanciare all’uscita dalle curve, dove davvero fa la differenza sugli altri. Viezzi dalla sua ha la capacità di tenere le alte velocità per più tempo. A Lievin ha pagato scotto alla sfortuna con qualche scivolone e alla diversa esperienza rispetto a chi è alla fine della sua categoria, ma il suo quarto posto ha un valore enorme.

Per Viezzi un mondiale più che positivo, a lungo 2° e finito 4° per un calo nel finale
Per Viezzi un mondiale più che positivo, a lungo 2° e finito 4° per un calo nel finale
Viezzi ha scelto l’estero, Agostinacchio no o almeno non ancora. Questo influirà sulla loro evoluzione?

Discorso delicato. Partiamo col dire che Stefano ha fatto la scelta giusta. Se la Fenix ha deciso d’investire su di lui significa che ci crede e i risultati già danno loro ragione. Non era così scontato che a 18 anni Stefano riuscisse già a fare una top 20 in Coppa. Si sta mentalizzando per un grande club e secondo me farà bene anche su strada. Poi la vicinanza con Pontoni gli è servita tanto, mentalmente gli ha insegnato molto nell’approccio con le gare.

E Mattia?

Io credo che la scelta di restare alla Guerciotti non sia sbagliata. E’ il team più evoluto in Italia, fa grande attività all’estero, fornisce tutto quel che serve a un ciclocrossista. Non dimentichiamo che nelle sue file hanno vinto il mondiale gente come Kluge (per me stilisticamente il miglior ciclocrossista di sempre) e Djernis, non gli ultimi arrivati e entrambi facevano anche la doppia attività quando questa non era un’abitudine come oggi. Lo stesso Pontoni ha costruito lì i suoi grandi successi. Mattia è nel team giusto per crescere, poi molto dipenderà da come si evolverà la sua carriera, anche su strada.

In Coppa a Hoogerheide Viezzi aveva colto il 3° posto, dimostrando di essere già ai vertici della categoria
In Coppa a Hoogerheide Viezzi aveva colto il 3° posto, dimostrando di essere già ai vertici della categoria
A proposito di multidisciplina, anche i due ragazzi italiani sposano il ciclocross con la strada, mentre una volta si rimaneva prevalentemente nell’offroad. E’ un’evoluzione naturale e conclamata secondo te?

Io penso di sì. Ormai nella mountain bike o sei Pidcock oppure non ci vivi, non hai quelle possibilità economiche che ti dà la strada, infatti anche i bikers di livello si stanno convertendo. Nel ciclocross però girano molti più soldi che nella mountain bike perché nel Nord Europa ci hanno costruito sopra un vero circo, con team professionistici che guadagnano molto e possono pagare. Gli stessi fratelli Pezzo Rosola hanno deciso di andare contro la tradizione famigliare e Kevin spesso ha ammesso di essere rimasto nella mtb oltre il dovuto.

Agostinacchio ora lo vedremo su strada e chiaramente avrà tutti gli occhi puntati addosso…

Farà bene anche lì, ne sono sicuro e anzi non vedo l’ora, perché vederlo in gara è un vero piacere per gli occhi.. E’ un predestinato, proprio come Viezzi.

La sicurezza di ABUS per Alpecin-Deceuninck e Fenix-Deceuninck

17.04.2024
3 min
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Il brand tedesco ABUS è quest’anno il partner per quanto riguarda la sicurezza dei pro team Alpecin-Deceuninck e Fenix-Deceuninck. E proprio in virtù del ruolo di partner ufficiale per la sicurezza di entrambe le squadre, sia la maschile quanto la femminile, ABUS garantisce che sia le biciclette che le maglie di Mathieu Van der Poel, Jasper Philipsen, Puck Pieterse e tutti i membri del team siano sempre al… sicuro! 

In virtù del proprio “status”, ovvero quello di essere uno dei produttori leader a livello mondiale di tecnologie di sicurezza e soluzioni personalizzate in questo campo, ABUS protegge le proprietà delle squadre sia sul percorso di assistenza che durante le gare e gli stage di allenamento. Oltre a dotarli delle più moderne attrezzature di sicurezza, ABUS svolge anche un vero e proprio servizio di formazione a tutti i membri del team. 

Un partner affidabile

«Noi di ABUS – ha dichiarato Christian Rothe, membro del comitato esecutivo di ABUS – siamo estremamente lieti di poter supportare i team Alpecin-Deceuninck e Fenix-Deceuninck e i loro sostenitori in qualità di Partner ufficiale per la sicurezza. Sono soprattutto le squadre di alto livello ad avere un enorme bisogno di sicurezza. Mettere in sicurezza la bici di Mathieu Van der Poel durante una pausa caffè, oppure durante un giro di allenamento è una cosa, mettere in sicurezza in modo efficace un intero percorso di assistenza, compresa una flotta di veicoli utilizzati in tutto il mondo, è una sfida molto speciale e completa»

«Questa che ci si presenta – continua – è una grande opportunità per ABUS di dimostrare che i nostri due settori di business, Mobile Security e Home Security, sono perfettamente collegati tra loro e che sono in grado di offrire un concetto globale a tutto tondo per la sicurezza sia mobile che fissa».

Anche Alessandro Ballan, qui in versione… Eroico, è testimonial del brand
Anche Alessandro Ballan, qui in versione… Eroico, è testimonial del brand

«ABUS è per noi un partner molto importante – hanno ribattuto i dirigenti del team Philip e Christoph Roodhooft – ed in ogni passo che facciamo, la sicurezza delle piattaforme ricopre un ruolo vitale. Con loro siamo sicuri di lavorare con un partner che può supportarci in qualsiasi passo, con grande esperienza e storia nel mondo della sicurezza. Abbiamo esigenze diverse, nel nostro magazzino e durante i viaggi, ma con ABUS abbiamo trovato un alleato che può guidarci e supportarci in qualsiasi specifica situazione».

ABUS