Search

Un europeo con tutto il ciclismo? Della Casa rivendica l’idea

18.08.2023
5 min
Salva

A Glasgow era anche Enrico Della Casa, numero uno dell’Uec. Estremamente incuriosito dall’organizzazione di un evento complesso come la prima edizione di questa sorta di “Olimpiadi della bici”, per trarne ispirazione per nuove idee. A dir la verità, un evento del genere era nei programmi della federazione europea, ma proprio vedendo come in ambito più grande si procedesse per la stessa strada, non se n’era fatto più nulla.

Compressa fra il Tour de France e l’inizio della rassegna iridata, l’Uec aveva intanto allestito la prima edizione degli europei per scalatori. Si sarebbe portati a pensare a una manifestazione di nicchia, eppure di spunti ne ha dati tanti, basti pensare alla vittoria di Grosschartner, alla rinuncia in extremis di Pogacar, all’argento di Gaffuri. Il problema è stata la scarsa promozione dell’evento, praticamente se ne è cominciato a parlare appena finito il Tour e la gara era la domenica dopo…

Felix Grosschartner è stato il primo nome nell’albo d’oro degli europei per scalatori (foto Uec)
Felix Grosschartner è stato il primo nome nell’albo d’oro degli europei per scalatori (foto Uec)

«Eppure la manifestazione era in calendario dall’inizio dell’anno – ride Della Casa alla nostra puntualizzazione – ma effettivamente è risultata un po’ schiacciata nel calendario. Non poteva essere altrimenti, vista la particolarità di questa stagione. Per noi era un test, per capire le sue prospettive, soprattutto considerando che univa vari mondi del nostro panorama, da quello agonistico di vertice a quello amatoriale, tutto unito nello spazio e nel tempo. E’ stato un test, direi ampiamente superato».

L’annuncio della possibile partecipazione di Pogacar in tal senso è stata una fortuna…

Tadej aveva dato la sua disponibilità – precisa Della Casa – e questo ci ha aiutato nella pubblicizzazione dell’evento, poi non ha potuto esserci vista la stanchezza accumulata al Tour e l’imminente impegno mondiale, ma abbiamo apprezzato molto la sua volontà. E’ stata nel complesso una buona esperienza, sulla quale sicuramente ragioneremo per migliorarne l’impatto, perché è un evento che può avere un futuro.

Sui tornanti del San Gottardo gli europei per scalatori torneranno nei prossimi due anni (foto Uec)
Sui tornanti del San Gottardo gli europei per scalatori torneranno nei prossimi due anni (foto Uec)
E’ già in cantiere la seconda edizione?

Sì, resteremo al San Gottardo che ha dato la sua disponibilità per tre edizioni. Oltretutto il supporto della federazione elvetica è forte, verranno disputati lì anche i campionati nazionali, d’altronde abbiamo riscontrato molto interesse da parte di svariate federazioni e nell’ambiente l’idea è piaciuta. Abbiamo intanto avuto l’interesse del Mont Ventoux, per raccogliere l’eredità degli svizzeri, quindi il futuro è tracciato.

Manterrete questa connotazione che permette anche a chi agisce nel mondo delle Granfondo di confrontarsi con gli Elite?

L’idea è quella, anche se uno come Gaffuri è un corridore con tessera assoluta, quindi avrebbe comunque avuto diritto a partecipare. Dare a tutti la possibilità di correre è alla base di questa iniziativa, con la formula della cronoscalata tutti possono registrare il proprio tempo nello stesso giorno. Oltretutto su un tracciato gestito in tutta sicurezza il che non è poco.

Contemporaneamente ai mondiali, a Il Ciocco si sono svolti gli europei giovanili di mtb (foto Uec)
Contemporaneamente ai mondiali, a Il Ciocco si sono svolti gli europei giovanili di mtb (foto Uec)
Che cos’altro proporrete?

Quest’anno lanciamo la Coppa Europa di ciclocross per categorie giovanili, che era un’idea che avevamo da tempo e che abbiamo già rodato per un paio d’anni senza però seguirla direttamente. E’ un’iniziativa che è piaciuta perché ha un alto tasso promozionale, basti guardare a quanti ragazzi provenienti dal ciclocross siano stati protagonisti nelle varie specialità a Glasgow. Oltre non andiamo, l’Uec non ha grandissime risorse e vogliamo fare poche cose ma fatte bene.

E’ vero che una rassegna pluriciclistica come quella scozzese era nei programmi dell’Uec?

Non solo – Della Casa si fa serio – era già stabilita, la prima edizione si sarebbe dovuta svolgere a Minsk in Bielorussia nel 2021, ma poi la pandemia ha fatto saltare tutti i programmi, senza dimenticare i problemi politici nel frattempo insorti. Il calendario è già molto ricco, noi poi facciamo parte del programma della rassegna quadriennale dei campionati europei, lo scorso anno è stato un successo clamoroso. Nel 2026 vogliamo portare tutte le specialità olimpiche proprio come è avvenuto a Glasgow, ma è un impegno oneroso.

I campionati europei si svolgeranno a Drenthe (NED) dal 20 al 24 settembre (foto Uec)
I campionati europei si svolgeranno a Drenthe (NED) dal 20 al 24 settembre (foto Uec)
Quest’anno gli europei prendono il posto della rassegna mondiale come data. Questo dovrebbe dare anche maggiore impatto multimediale…

E’ un caso, avverrà nell’anno della rassegna omniciclistica, ma già dal prossimo anno torneremo alla nostra collocazione abituale di agosto, considerando anche la presenza delle Olimpiadi che rende il calendario ancora più complicato.

Che impressione ha avuto di questa rassegna scozzese?

E’ stato un grande evento – asserisce Della Casa – che ha permesso di conoscere il mondo del ciclismo a 360 gradi. Chi in Italia aveva mai sentito parlare ad esempio della ciclopalla, o del ciclismo artistico o le tante sfaccettature della bmx? Questo mondiale ha dato più visibilità del solito al nostro mondo e poi ha consentito agli atleti paralimpici di convivere con i normodotati, un grandissimo traguardo.

Quest’anno la Uec ha in programma ben 26 manifestazioni spartite fra le varie discipline (foto Uec)
Quest’anno la Uec ha in programma ben 26 manifestazioni spartite fra le varie discipline (foto Uec)
Un’idea quest’ultima che si può ripetere?

Non solo si ripeterà, ma addirittura i prossimi mondiali su strada di Zurigo 2024 abbineranno ancora i due mondi. Noi seguiamo il paraciclismo solo da due anni, non avevamo le strutture organizzative per farlo bene. La richiesta che ci arriva è di fare altrettanto e seguiremo questa indicazione per la strada, probabilmente dal 2025. Per la pista è più difficile visto quel che serve, anche a Glasgow che pure ha un impianto all’avanguardia hanno avuto problemi.

Il collezionista di maglie, Felix Grosschartner

15.08.2023
5 min
Salva

Chiamatelo collezionista di maglie. Dopo aver vestito fino a fine giugno quella di campione austriaco, Felix Grosschartner se n’è regalata un’altra, quella di miglior scalatore europeo al San Gottardo, che probabilmente non indosserà mai in corsa, ma che ha testimoniato la sua buona condizione dopo il Tour de France.

Abituato a fare il capitano alla Bora-Hansgrohe, alla Grande Boucle di quest’anno il ventinovenne di Wels si è ritagliato il nuovo ruolo di gregario con la casacca della UAE Emirates, preziosa pedina per aiutare Tadej Pogacar e Adam Yates a salire sul podio di Parigi. Durante un giorno di meritato riposo, Felix ci ha raccontato la sua campagna francese e poi ci ha parlato dei piani futuri.

Grosschartner con Adam Yates, fresco di maglia gialla. Un selfie sul bus…
Grosschartner con Adam Yates, fresco di maglia gialla. Un selfie sul bus…
Che cosa ha voluto dire la vittoria sul San Gottardo per te?

E’ stato bello conquistare il titolo di miglior scalatore europeo, ma so bene che il livello non era esattamente quello delle gare WorldTour. Arrivare primo fa sempre piacere e mi auguro che in futuro questa corsa cresca e diventi sempre più famosa e frequentata. Comunque un po’ di pressione c’era perché io arrivavo dal Tour e c’erano tanti giovani che volevano battermi, per cui è stata una bella soddisfazione riuscire ad arrivare a braccia alzate. 

Hai ricevuto anche una maglia di miglior scalatore?

Mi hanno dato una maglia, ma non so se potrò vestirla nelle gare professionistiche. Non so se la squadra ne farà una apposta, ma al massimo mi iscriverò a qualche gara amatoriale in Austria, così potrò indossarla: da noi, infatti, ci sono i campionati nazionali per scalatori. Scherzi a parte, forse è un po’ presto ed è meglio che mi dedichi al professionismo ancora per qualche stagione.

Tornando al Tour de France, com’è stata la tua esperienza da gregario?

Era la prima volta, soprattutto al servizio di un campione come Tadej, uno dei favoriti per la vittoria finale. Il lavoro duro toccava sempre a noi o alla Jumbo-Visma, per cui bisognava sempre farsi trovare pronti. Quando corri per una squadra che non ha questi obiettivi, a volte puoi concederti un po’ di riposo, ma per i gregari di Pogacar o Vingegaard è tutta un’altra storia e devi essere sempre sul pezzo, tirare sulle salite finali e cercare di rimanere sempre tra i migliori quindici di giornata.

Soddisfatto?

È stata una bella esperienza e sono contento di aver dato il mio contributo. Alla fine non abbiamo vinto, ma ottenere un doppio podio è comunque un grande risultato. Senza dubbio, combatteremo per riprenderci la maglia gialla.

Come ci aveva anticipato a Sestriere il team manager Matxin, Yates è stato il secondo capitano, non un corridore qualunque: ci racconti la corsa da dietro le quinte?

E’ stato bello perché sia Tadej sia Adam sono due persone molto disponibili. Inoltre, entrambi sanno guidare molto bene la bicicletta e questo è fondamentale nel posizionamento all’interno del gruppo, perché significa molto meno lavoro e meno stress per noi gregari.

Ci avevi raccontato quando Tadej fosse “alla mano” negli allenamenti, ti ha stupito anche corrergli al fianco da compagno al Tour?

E’ incredibile, perché sei nella corsa ciclistica più importante al mondo, eppure con lui tutto sembra così normale. Ci sono delle tattiche, le segui e molto spesso vinci grazie a lui. 

Ci racconti il buffo team radio che ha fatto il giro del web tra tigri e coccodrilli?

Ci siamo divertiti un sacco anche noi. Se l’è inventato di sana pianta il nostro compagno danese, Mikkel Bjerg e noi abbiamo improvvisato, perché in realtà non voleva dire niente ma era solo per puro divertimento. La cosa ancor più buffa è che lui non le pianifica queste cose, ma le tira fuori all’improvviso, per cui è riuscita ancora meglio. 

L’atmosfera in squadra era altissima e si è visto come avete festeggiato il doppio podio di Parigi, sapendo tutto il lavoro che c’era dietro, corretto?

Esatto. Il morale era sempre alto, persino quando Tadej ha perso terreno sul Col de La Loze, nonostante in quel momento abbiamo realizzato che non avremmo più avuto possibilità di vincere il Tour. Tadej era dispiaciuto, ma noi siamo una squadra e l’abbiamo supportato anche in quel frangente difficile. È stata dura, ma siamo ripartiti e abbiamo imparato anche da quella situazione.

Arrivato dalla Bora, Grosschartner si è messo subito a disposizione della “causa Pogacar”
Arrivato dalla Bora, Grosschartner si è messo subito a disposizione della “causa Pogacar”
Quali sono i tuoi piani adesso?

Avrei dovuto fare la cronometro mondiale, ma non mi sentivo benissimo lunedì e martedì, così ho dato forfait. Credo che le fatiche del Delfinato e del Tour si siano fatte sentire, poi con l’ulteriore sforzo al San Gottardo. Ora farò un po’ di riposo, poi mi rimetto sotto la settimana prossima, niente Vuelta. Farò la classica del Gp di Plouay a inizio settembre, poi il Giro di Lussemburgo e qualche piccola corsa, poi chiuderò la stagione in Cina, col Tour di Guangxi, che ho già fatto due volte.

Ti vedremo al Giro d’Italia l’anno prossimo, magari con Tadej?

Chissà, non ve lo so ancora dire. Vedremo, non abbiamo ancora parlato dei programmi di squadra, tra qualche mese lo saprete. 

Quali sono i tuoi hobby quando non pedali?

Passare del tempo con la mia fidanzata, oppure giocare a golf. D’inverno, invece, mi do allo sci alpinismo: a un’oretta da casa mia ci sono tutte le montagne che voglio.  

Argento all’europeo per scalatori, Gaffuri riparte da qui

08.08.2023
5 min
Salva

Nella settimana finale del Tour è iniziata a circolare la voce di un nuovo campionato europeo, riservato agli scalatori. Nato per precisa volontà della Uec ma sorto praticamente dal nulla. Un’idea che però aveva trovato qualche sostenitore di prestigio, a cominciare da Tadej Pogacar che aveva annunciato la sua presenza alla gara allestita in Svizzera, sul San Gottardo.

Conoscendo lo sloveno, c’è da pensare che effettivamente volesse partecipare una settimana dopo la conclusione del Tour, ma le fatiche della Grande Boucle, l’imminente mondiale e soprattutto il complicato avvicinamento alla corsa francese lo hanno fatto desistere, affidando la sua rinuncia all’europeo a un messaggio Instagram nel quale dava il suo sostegno al compagno di squadra austriaco Grosschartner, risultato alla fine vincitore.

Il podio europeo con Grosschartner primo, Gaffuri a 49″ e Blanc (FRA) a 1’44”
Il podio europeo con Grosschartner primo, Gaffuri a 49″ e Blanc (FRA) a 1’44”

In terra elvetica il corridore austriaco ha preceduto una vecchia conoscenza italiana, Mattia Gaffuri. Se ne erano perse le tracce, a livello assoluto, un paio di anni fa dopo alcune belle prestazioni al Giro della Valle d’Aosta, disputato nelle file del Velo Club Mendrisio. Poi più nulla, fino a questo argento che potrebbe segnare un cambiamento deciso nella sua vita.

Che cosa è successo da allora?

E’ un po’ complicato da raccontare. Io ho iniziato molto tardi ad andare in bici, a 20 anni, prima mi dedicavo al mezzofondo di atletica. In un paio d’anni avevo anche bruciato le tappe, ma non avevo raggiunto livelli tali che mi permettessero di trovare un team per la mia attività dopo la categoria, così ho deciso di concentrarmi sullo studio della preparazione atletica. Studio per la laurea in Scienze Motorie e al contempo gareggio fra gli amatori. Intanto insieme al mio amico Luca Vergallito abbiamo messo su una compagnia di coaching, Ciclismo Kompetente.

Valle d’Aosta 2021. Il lombardo si ritira nella terza tappa e decide di lasciare, senza prospettive (foto Instagram)
Valle d’Aosta 2021. Il lombardo si ritira nella terza tappa e decide di lasciare, senza prospettive (foto Instagram)
Il sogno di gareggiare nel ciclismo che conta non l’hai però messo da parte visto il risultato di domenica. Forse l’esperienza di Luca ti ha contagiato…

Un po’ è vero, il suo esempio è un’ispirazione, soprattutto quel che ha saputo fare nei primi mesi dimostrando di poter davvero competere ai massimi livelli. Voglio seguire la sua strada, sto cercando di prendere contatti con qualche realtà professionistica e conto di provare anch’io il concorso Zwift fra settembre e ottobre.

Quando hai saputo della disputa del campionato europeo e della possibilità di prendervi parte?

Una decina di giorni prima, avevo trovato un link di riferimento, mi ha incuriosito soprattutto l’opportunità di poter gareggiare a livello assoluto, poi c’era la notizia che avrebbe avuto al via anche Pogacar e chiaramente era una bella chance. La cosa che più mi ha intrigato è stata però la possibilità data anche a uno come me con la tessera amatoriale di gareggiare con gli elite, trattandosi di una cronometro. In Svizzera non c’è distinzione per le prove contro il tempo, a differenza di quanto avviene nelle gare in linea.

Il comasco aveva vinto quest’anno GF di New York, GF Montblanc e il medio della Dolomiti (foto Manuel Glira)
Il comasco aveva vinto quest’anno GF di New York, GF Montblanc e il medio della Dolomiti (foto Manuel Glira)
Che gara era?

Si trattava di una cronoscalata di 12 chilometri con partenze scaglionate ogni 2 minuti. Io ho pensato di prendervi parte anche perché sapevo di essere in un ottimo momento di forma, a inizio luglio avevo vinto il percorso medio della Maratona dles Dolomites, dovevo sfruttare l’occasione. In gara ho tenuto sempre una media molto alta, sul filo dei 400 watt per tutti i 36 minuti.

Ti aspettavi un risultato del genere?

Diciamo che in fondo al cuore ci speravo, ma non sapevo quale sarebbe stato il livello generale della competizione. Sicuramente questa medaglia d’argento mi dà ancora più motivazione per insistere, per tornare a percorrere questa strada, per continuare a prendere contatti, in fin dei conti diciamo che accresce il mio curriculum…

Sul San Gottardo Gaffuri ha tenuto medie altissime con wattaggi sempre vicini ai 400
Sul San Gottardo Gaffuri ha tenuto medie altissime con wattaggi sempre vicini ai 400
Secondo te questa idea di un confronto titolato riservato agli scalatori può avere un futuro?

Io credo di sì, soprattutto se manterrà questa possibilità di mettere a confronto diverse categorie, anche se c’erano classifiche diverse. Magari però sapendolo un po’ prima nel corso della stagione e con un po’ di promozione in più!

(e.v.) Il tema del passaggio al professionismo attraverso i canali non convenzionali è un tema caldo che non manca di suscitare dibattito. Tanti dilettanti negli anni hanno smesso perché incapaci di trovare la via giusta. Perché guidati da tecnici che non li avevano capiti. Perché, inseriti come giovani galli da combattimento in una dimensione senza altre prospettive, erano saltati di testa. Perché venivano avviati alla professione con l’imposizione del sacrificio senza coglierne la necessità. Il fatto che alcuni di loro si stiano riaffacciando a quella porta tramite Zwift e iniziative simili potrebbe essere la conferma che la scuola del dilettantismo degli ultimi 10 anni in Italia non sia infallibile. Tuttavia è necessario comprendere anche che la maturazione tecnica che si ottiene crescendo lungo lo scorrere delle categorie giovanili costituisce un patrimonio insostituibile. Ritrovarsi in un gruppo di professionisti senza avere le basi per starci significa mettere a repentaglio la propria e soprattutto l’altrui salute.