Giro Next Gen: gli azzurri al via e le speranze di Amadori

13.06.2025
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Il cittì della nazionale under 23 Marino Amadori prepara il taccuino degli appunti e si dice fiducioso per il prossimo Giro Next Gen. Mancano poco più di ventiquattro ore al via della cronometro di Rho e poi ognuno avrà le risposte che cerca. La corsa rosa under 23 arriva dopo due prove interessanti di Nations Cup nelle quali gli azzurri guidati da Amadori sono stati assoluti protagonisti. E proprio insieme al cittì, alla vigilia di uno degli appuntamenti più importanti della stagione, facciamo un punto sulle forze dei nostri ragazzi

«Penso che per i team – dice Amadori – non ci sia gara più importante. Tour de l’Avenir, mondiali ed europei sono una faccenda diversa, riservata alla nazionale, mentre qui siamo davanti a un impegno fondamentale per tanti ragazzi. Il Giro Next Gen è il palcoscenico di riferimento nel quale mettere in mostra le proprie qualità e tanti atleti sono chiamati a fare bene in ottica futura. Noi come Italia arriviamo da due gare a tappe di Nations Cup nelle quali abbiamo dimostrato di essere competitivi. Gualdi è uno dei nomi che mi sono segnato per la classifica generale, in Repubblica Ceca ha corso bene e non era ancora al 100 per cento (in apertura sul podio finale con Pau Martì e Simon Dalby, ndr)». 

Filippo Turconi è stato protagonista di un buon inizio di stagione e ha corso molto bene anche all’Orlen Nations Cup (foto Tomasz Smietana)
Filippo Turconi è stato protagonista di un buon inizio di stagione e ha corso molto bene anche all’Orlen Nations Cup (foto Tomasz Smietana)

Risposte azzurre

Dalle due prove di Nations Cup, prima in Polonia e poi in Repubblica Ceca, l’Italia è uscita con un bottino più che soddisfacente: due vittoria di tappa e in entrambe le prove anche un podio finale. 

«Abbiamo dimostrato di essere competitivi – analizza il cittì Amadori – anche perché la concorrenza non era di certo bassa. Ci siamo scontrati con diversi ragazzi interessanti tra cui Pau Martì, che l’anno scorso è arrivato terzo al Giro Next Gen. Gualdi, Savino, Mellano e Turconi hanno fatto vedere delle belle cose. Peccato per Mellano che a causa della maturità non potrà esserci. Però dai ragazzi che ho portato con me in nazionale mi aspetto mantengano lo stesso livello, se non qualcosa in più».

Squadre italiane

Le formazioni italiane al via saranno quattordici e per i loro ragazzi la corsa di casa rappresenta un palcoscenico importante nel quale dimostrare di poter essere competitivi nel ciclismo che conta. 

«Tutti gli atleti delle nostre realtà – continua Amadori – che siano esse squadre professional, continental o di club possono fare qualcosa di interessante. Questo è il momento giusto per cercare di fare il salto di qualità e mettersi in mostra. Nelle prove con la nazionale ho portato ragazzi da ogni realtà e abbiamo fatto vedere belle cose, vuol dire che il livello di base è alto. Una cosa bella che ho notato è che tutte le formazioni italiane hanno preparato al meglio questo appuntamento correndo altre corse a tappe prima e con periodi di altura.

«Mi aspetto qualcosa – dice ancora – da ragazzi come Chesini, Nespoli, Lorenzo Masciarelli, ma anche dai tre corridori della Vf Group-Bardiani: Scalco, Paletti e Turconi. Il percorso è vario e aperto a tante occasioni differenti». 

I devo team

Dalle sedici formazioni development invitate escono una dozzina di nomi interessanti.

«Per le volate – analizza Amadori – mi aspetto qualcosa da Delle Vedove e Matteo Milan. Mi sono segnato anche il nome di Lorenzo Conforti che corre nella Vf Group-Bardiani ma è pronto per far vedere quanto vale. Una menzione speciale va fatta anche a Pietro Mattio e Federico Savino, loro sono dei riferimenti per la nazionale e sono convinto faranno un grande Giro Next Gen. Mattio sarà chiamato a lavorare per Nordhagen che viene qui per vincere visto che da quest’anno era già stato aggregato alla formazione WorldTour della Visma. Però le sue qualità le conosco bene e sono convinto che farà un lavoro eccezionale. Altro nome importante è quello di Alessandro Borgo, da lui mi aspetto di vederlo vincente almeno in una tappa». 

Per Lorenzo Finn il Giro Next Gen è un primo obiettivo e un banco di prova importante ma da vivere senza ansia (foto Twila Federica Muzzi)
Per Lorenzo Finn il Giro Next Gen è un primo obiettivo e un banco di prova importante ma da vivere senza ansia (foto Twila Federica Muzzi)

Capitolo Finn

Il campione del mondo juniores merita una parentesi tutta per sé. Le qualità non mancano ma il Giro Next Gen è un primo passaggio in un percorso di crescita ben delineato. E’ giusto che le aspettative intorno a lui siano alte ma, come detto dallo stesso Finn e come ribadisce Marino Amadori, questo è un momento nel quale imparare.

«Lorenzo Finn – conclude il cittì – è sicuramente la nostra punta in prospettiva futura, ma al momento non ci devono essere pressioni. Lui stesso è di questa idea. Si tratta della sua prima corsa a tappe di otto giorni e andrà a sfidare corridori forti e potenzialmente pronti ad altri palcoscenici. Lui sa cosa può prendere dal Giro Next Gen e penso sia un’esperienza importante anche in ottica di europeo, mondiale e Tour de l’Avenir». 

L’Italia di Amadori riparte tra vittorie, nuovi innesti e regole diverse

22.05.2025
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L’Italia di Amadori è tornata a correre e ha ripreso a macinare chilometri e risultati. Come da consuetudine il primo appuntamento dell’anno arriva nel mese di maggio e coincide con l’Orlen Nations Grand Prix. La prima prova di Coppa delle Nazioni che vede protagonista la nostra nazionale under 23. Sulle strade polacche gli azzurrini mettono in fila una serie di ottime prestazioni, coronate da due vittorie di tappa. Oltre a ciò è arrivato anche il secondo e terzo posto in classifica generale, rispettivamente conquistati da Mellano e Turconi, alle spalle dell’austriaco Marco Schrettl (in apertura foto Tomasz Smietana) 

Gli azzurri di Amadori in Palonia, da sx: Mellano, Zamperini, Filippo Agostinacchio, Turconi, Belletta e Giaimi (foto Tomasz Smietana)
Gli azzurri di Amadori in Palonia, da sx: Mellano, Zamperini, Filippo Agostinacchio, Turconi, Belletta e Giaimi (foto Tomasz Smietana)

Nuove regole, gioco diverso

Andiamo con ordine e riavvolgiamo il nastro. La stagione 2025 vede un’importante novità dal punto di vista dei regolamenti. L’UCI ha infatti deciso di escludere i professionisti dalle prove che assegnano il titolo europeo e mondiale under 23. Una scelta importante, condivisibile o meno, ma che cambia le regole del banco. Chi tiene le carte in mano, il nostro cittì Marino Amadori, vede modificare un po’ il tutto. Come giocherà i suoi assi?

«Dovrò pianificare diversamente – racconta Amadori da casa mentre prepara la seconda trasferta dell’anno – mondiali ed europei. Penso l’UCI abbia preso una decisione corretta. Quello di Zurigo è stato un mondiale semi professionistico. Trovo giusto mettere delle regole, anche se competere con i ragazzi dei devo team sarà difficile per chi arriva da formazioni continental o di club. Ma questo fa parte del gioco».

Torniamo alla prima prova di Nations Cup per i nostri under 23, che punto hai fatto una volta tornato a casa?

Ero convinto di aver messo insieme una buona squadra e sono felice di quanto raccolto. Abbiamo programmato bene l’impegno e per questo devo ringraziare le squadre e i team. Da tempo sapevo quali ragazzi avrei portato con me e conoscevamo bene i percorsi. 

Due vittorie di tappa e una classifica generale vissuta da protagonisti…

Mellano e Zamperini hanno vinto e sono molto felice per loro. Sono agli opposti della categoria. Il primo è al suo esordio tra gli under 23, mentre l’altro era alla ricerca di conferme dopo il cambio di squadra. Abbiamo vinto, largamente, anche la classifica a squadre. Segno di una buona prestazione da parte di tutti e sei i ragazzi. 

Il primo successo di tappa in Polonia lo ha firmato Ludovico Mellano, alle sue spalle Turconi e l’austriaco Schrettl (foto Tomasz Smietana)
Ludovico Mellano, Filippo Turconi, Orlen Nations Cup 2025, Italia, Mellano, Turconi (foto Tomasz Smietana)
Una formazione divisa in due tra chi ha più esperienza e chi meno, ti aspettavi una prestazione ottima dai due più giovani. Mellano e Turconi?

Ormai tra gli juniores si va forte. La scelta libera dei rapporti, la preparazione e i mezzi permettono a molti ragazzi di arrivare tra gli U23 pronti. Anzi, alcuni passano direttamente nel WorldTour. Mellano e Turconi sono stati bravi, il primo ha vinto una tappa e indossato la maglia di leader. Entrambi sono stati protagonisti fino in fondo e si sono giocati la vittoria finale. 

Con una seconda tappa da assoluti protagonisti…

Esatto. Sono stati molto bravi correndo all’attacco e dando del filo da torcere a tutti. Purtroppo il giorno dopo l’austriaco Schrettl ha dimostrato di essere altrettanto forte e ci ha tolto il primato. Così l’ultimo giorno abbiamo cambiato un po’ le carte in tavola e siamo andati per la vittoria di tappa. 

Nella quarta e ultima tappa Zamperini ha fatto brillare la maglia di campione italiano U23 conquistata lo scorso anno (foto Tomasz Smietana)
Nella quarta e ultima tappa Zamperini ha fatto brillare la maglia di campione italiano U23 conquistata lo scorso anno (foto Tomasz Smietana)
Che è arrivata con Zamperini, come lo hai visto dopo i primi mesi nel devo team dell’Arkea?

Non benissimo, ma conosco le sue qualità e ho voluto dargli fiducia. Prima di venire in Polonia abbiamo parlato e lui è stato bravo a staccare e farsi trovare pronto. Mi auguro sia la vittoria che gli possa permettere di trovare la strada giusta. 

Tra poco arriva il secondo appuntamento di stagione con la Corsa della Pace, altra prova di Nations Cup. Chi porterai con te?

Dai devo team Gualdi e Savino. Dai team continental Gabriele Bessega e Tommaso Bosio. Mentre delle formazioni di club Dario Igor Belletta e Riccardo Lorello. Proprio per Belletta ho parlato con la Solme Olmo, crediamo molto nelle sue qualità quindi abbiamo realizzato un programma ad hoc in vista del Giro Next Gen. 

Se per mondiale ed europeo le scelte sono più “bloccate” in ottica Tour de l’Avenir ci sarà spazio per tutti…

Ad esempio Turconi è un ragazzo sul quale dovremo riporre molta attenzione. E’ già professionista visto che corre nella Vf Group-Bardiani: per la prova continentale e mondiale non potrà essere schierato. Ma in vista del Tour de l’Avenir è un profilo da attenzionare.

In Boemia si riaffaccia Savino. La Soudal se lo coccola…

03.09.2024
4 min
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Ci sono piazzamenti che hanno un sapore particolarmente dolce anche in un mondo come il ciclismo dove conta solo chi vince. Per Federico Savino il 3° posto al West Bohemia Tour è uno di questi. Il suo primo risultato importante in una corsa a tappe, ma per certi versi è anche il primo squillo di assoluto rilievo nella sua avventura al devo team della Soudal.

Sarà per questo che il pisano ha perfettamente in testa ogni singolo passaggio della corsa, interpretata con una maturità che non è sfuggita agli occhi attenti dei dirigenti del team WorldTour, in fase di profondo rinnovamento.

Il podio del West Bohemia Tour con Savino terzo dietro i belgi Vaneeckhoutte, vincitore, e Lambrecht
Il podio del West Bohemia Tour con Savino terzo dietro i belgi Vaneeckhoutte, vincitore, e Lambrecht

«E’ stata una corsa caotica per molti versi, probabilmente perché non c’era una squadra talmente forte da riuscire a tenerla, quindi non era facile trovare la giusta soluzione tattica. Sapevamo però che la classifica si faceva soprattutto nella prima tappa, dopo un brevissimo prologo a cronometro dove avevo chiuso ai piedi del podio, quindi ero già ben messo in classifica. Lì sono stato attento a beccare la fuga giusta, ci siamo ritrovati in 5 a collaborare fino alla fine sorbendoci 70 chilometri di fuga, arrivando tutti alla spicciolata. Io ho chiuso ancora 4°, poi lavorando abbiamo scalato una posizione».

Eri il capitano designato prima del via?

Non è una pratica che la nostra squadra adotta, chi punterà alla classifica lo si decide in base all’evoluzione della corsa, nel corso dei giorni. Le prime due giornate mi vedevano davanti e quindi la squadra si è messa al mio servizio.

Savino aveva iniziato benissimo con il 4° posto nel prologo, a 4″ da Schwarzbacher (SVK)
Savino aveva iniziato benissimo con il 4° posto nel prologo, a 4″ da Schwarzbacher (SVK)
E come ti sei trovato nel ruolo?

Molto bene perché ho avuto da tutti i ragazzi un grande aiuto. Si sono davvero messi a disposizione, hanno lavorato duramente per tenermi nel vivo della corsa, ma anche per avere una tattica aggressiva nelle altre due tappe, conquistando la seconda tappa con Lars Vanden Heede con Raccagni Noviero quarto e vincendo anche l’ultima frazione con Senne Hulsmans. Questo andare spesso all’attacco è stato di grande aiuto perché ci ha permesso di controllare la corsa con più facilità per le posizioni di classifica. Io ero sempre vicino agli altri di classifica, il terzo posto è nato da questo.

Che cosa rappresenta per te questo podio?

Per me è una rivalsa dopo un periodo difficile. Al di là della vittoria al Circuit des Ardennes, questo podio mi dà particolare soddisfazione. Soprattutto perché dimostra che la condizione sta arrivando per il finale di stagione, sento le gambe muoversi come si deve e questo mi dà fiducia per le prossime gare. Questo è un anno importante, all’inizio speravo fosse l’ultimo nella categoria, ma è probabile che rimanga un altro anno perché vogliono che faccia ancora esperienza. Dicono che sto continuando a crescere ma vogliono che prosegua così per poi approdare nel team più grande, è l’obiettivo loro e anche il mio.

Per la Soudal una trasferta molto positiva con due vittorie di tappa, qui Hulsmans
Per la Soudal una trasferta molto positiva con due vittorie di tappa, qui Hulsmans
Ma come ti trovi nel team?

Benissimo, il fatto che sia completamente straniero non influisce minimamente anche se richiede chiaramente un cambio mentale. Ma con loro si entra in un’altra dimensione, estremamente professionale, che cura tutto nei minimi particolari. Sono trattato benissimo, non manca proprio nulla.

Questo però comporta un calendario quasi esclusivamente straniero, in Italia non ti si è visto…

E’ un po’ il bello e il brutto della scelta fatta. E’ chiaro che c’è un prezzo da pagare, si sta lontani da casa, ma il calendario che seguo è molto competitivo, sicuramente superiore a quello italiano. E’ molto impegnativo e complesso, richiede spirito di sacrificio ma non posso negare che col passare delle settimane si vede la differenza, la qualità è molto alta e permette di crescere più velocemente. Ora comunque mi aspetta un lungo periodo in Italia con gare tra cui la Rosa d’Oro e San Daniele per finire col Piccolo Lombardia.

La vittoria di Savino nella tappa del Circuit des Ardennes, unico acuto in un anno poi difficile
La vittoria di Savino nella tappa del Circuit des Ardennes, unico acuto in un anno poi difficile
Il fatto di gareggiare sempre all’estero pensi ti penalizzi anche come visibilità, ad esempio per un’eventuale convocazione in azzurro?

Tema delicato. Sicuramente mi si vede meno, so che Amadori gira molto per le gare italiane ed è normale che non possa avere contezza completa di quanto avviene all’estero. Diciamo che è un prezzo da pagare, ma che pago volentieri considerando la crescita professionale. Guardando poi quel che succede nella massima categoria, è un problema che andrà sparendo. Chiarisco che con il cittì non ho recriminazioni, d’altronde nel 2023 risultati non ne avevo fatti e il vero Savino si sta cominciando a vedere solo ora.

Nelle Ardenne svetta Savino: il Belgio ormai è casa sua

12.04.2024
6 min
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Non è la prima volta che Federico Savino vince su strade estere, ma è chiaro che il successo nella terza tappa del Circuit des Ardennes ha un sapore particolare. Perché è il primo in maglia Soudal e perché rappresenta una rarità (almeno per ora, speriamo che presto non sia così) fra i tanti ragazzi italiani che si sono diretti all’estero per correre nei devo team.

Per Savino questo è il secondo anno alla Soudal e i progressi sono evidenti (FG Photo)
Per Savino questo è il secondo anno alla Soudal e i progressi sono evidenti (FG Photo)

Parlando con Savino la prima sensazione che si ha è l’estrema consapevolezza del suo ruolo. Sembra davvero di parlare a un professionista, anche se siamo di fronte a un diciannovenne che però si sta prendendo sempre più spazio in un team importante

«L’attendevo da tempo questa vittoria – racconta – perché vedevo che stavo andando forte, ho preparato con cura la Liegi U23 di domenica prossima, ma volevo un attestato reale sulle mie condizioni. Diciamo che è una vittoria che mi sono preso di forza, anche sulla base di quant’era successo nelle tappe precedenti, sfortunate nel complesso, ma che forse mi hanno anche favorito».

La gioia del corridore pisano dopo la vittoria in solitaria (foto Alexis Dancerelle/DirectVelo)
La gioia del corridore pisano dopo la vittoria in solitaria (foto Alexis Dancerelle/DirectVelo)
Perché?

Diciamo che l’andamento delle tappe iniziali ci aveva messo fuori classifica e quindi abbiamo corso la terza puntando direttamente alla vittoria parziale. Dopo la prima scrematura, il gruppo si era fortemente assottigliato, ma noi del team eravamo tutti davanti. Ci siamo parlati e io ho detto chiaramente di sentire le gambe forti, che quel giorno potevo essere il capitano. Gli altri mi hanno assecondato e hanno controllato la corsa, ma quando a una quarantina di chilometri dall’arrivo è partito il britannico Blackmore non potevo lasciarlo andare e mi sono messo alle sue calcagna.

Hai potuto sfruttare la lotta per la classifica generale?

Direi di sì, perché davanti eravamo rimasti in quattro, ma gli altri pensavano tutti alla classifica, io avevo più libertà di azione e l’ho sfruttata. Sono partito ai meno 10 per anticipare l’ultima salita guadagnando una trentina di secondi e si è rivelata la tattica vincente.

Il ritiro prestagionale ha dato al gruppo una forte coesione. Il capitano lo si sceglie in corsa
Il ritiro prestagionale ha dato al gruppo una forte coesione. Il capitano lo si sceglie in corsa
Colpisce il fatto che ti sei imposto verbalmente sugli altri del team…

Non è proprio così, diciamo che la nostra squadra si fonda principalmente su comunicazione e onestà. Se non vado, sono il primo a mettermi a disposizione. Ma se sento che può essere la mia giornata, voglio giocarmi le mie carte. Alla fine se vince uno del team è bellissimo, che sia io o un compagno. Questo tra l’altro ci ha ripagato di molta sfortuna nelle prime settimane di gara, con due secondi posti di Magnier che potevano essere vittorie.

Tu ormai corri quasi sempre all’estero, ma sembra che ti ci ritrovi bene, considerando anche il passato come ad esempio la vittoria di tappa alla Corsa della Pace di due anni fa…

E’ vero, è un modo di correre che mi consente di avere più spazio. Sono corse frequentate sempre da gente forte e se sei davanti nelle fasi importanti, significa che vai forte anche tu. E’ un modo di correre aggressivo, o tutto o niente, si ragiona così ed è l’unica strada per crescere. In Italia spesso si punta a leggere la situazione fino allo sfinimento, quell’aspettare che a me non piace.

Il corridore toscano punta forte sulla Liegi di domenica prossima, poi correrà in Francia prima di una sosta
Il corridore toscano punta forte sulla Liegi di domenica prossima, poi correrà in Francia prima di una sosta
E’ innegabile che “ai piani alti, ossia nella squadra WorldTour le cose non stiano andando benissimo. Questo si riflette nell’atmosfera del vostro team?

No, non abbiamo pressione di nessun tipo. I dirigenti vogliono che facciamo le nostre esperienze e ci concentriamo sulle nostre corse. Anche quando qualcuno di noi sale e corre con i big, ha il compito principale di imparare. E’ chiaro che non si può essere subito pronto per un team WT, bisogna dimostrare di meritarlo. Siamo due team separati e fra noi c’è sempre un bel clima, con gli altri ogni tanto si corre e ci si allena insieme, ma non c’è un grande legame proprio perché è così che i dirigenti vogliono.

La corsa è stata vinta proprio da Blackmore, al suo terzo centro stagionale. Che impressione ti ha fatto?

Ve lo dico apertamente: quello è un campione, fa impressione per quanto va forte, può vincere dappertutto. D’altronde non conquisti 3 corse a tappe su 3 nello stesso anno se non sei davvero forte. Vi racconto un piccolo dettaglio: il giorno dell’ultima tappa era in classifica a 7 secondi dalla leadership, sapeva che gli avrebbero fatto la guerra, eppure si è andato a prendere l’abbuono vincendo in volata, lui che scattista proprio non è. Certe cose le fanno solo i fenomeni…

Per Joseph Blackmore terza corsa a tappe conquistata dopo quelle in Rwanda e a Taiwan
Per Joseph Blackmore terza corsa a tappe conquistata dopo quelle in Rwanda e a Taiwan
Sei al secondo anno alla Soudal. Ti pesa la lontananza da casa o ti sei abituato?

Entrambe le cose. E’ chiaro che non è semplice, soprattutto all’inizio stare lontano da casa per tanto tempo, ma è un’esperienza che ti fa crescere. E non parlo solo dal punto di vista ciclistico, ma anche di testa, come maturità. Ciclisticamente poi inizi a concepire le corse in maniera diversa da prima.

Ora ti aspetta la Liegi…

Sì, è un obiettivo per noi. Non si sa come la corsa può andare, ma vogliamo giocarci le nostre carte. Io poi andrò a correre il Tour de Bretagne e lì finirò la prima parte di stagione. Avere in tasca già una vittoria mi consente di affrontare queste gare più tranquillo e concentrato.

Savino, 2° da destra, ai mondiali juniores 2022, chiusi con un ritiro
Savino, primo a destra, ai mondiali juniores 2022, chiusi con un ritiro
Quando ti rivedremo in Italia?

Spero per il Giro Next Gen, se sarò convocato, ma dipende molto da come andranno le prossime gare e come poi potrò affrontare il nuovo ciclo di preparazione. Tenere questa forma tutto l’anno è impossibile, quindi vedremo come andranno le cose, anche perché non nascondo che mi piacerebbe conquistare la maglia della nazionale. Da Amadori mi sono arrivati i complimenti per la vittoria, spero di meritarne altri e di spingerlo a chiamarmi per le gare titolate…

Savino: la Soudal, il Belgio e un nuovo inizio

15.05.2023
4 min
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LE CATEAU CAMRESIS (Francia) – Tra i giovani in partenza dall’Italia a inizio stagione, c’era Federico Savino, passato alla Soudal Quick Step Devo Team. Il toscano si era messo in luce nel suo ultimo anno da junior con buoni risultati, tra cui una vittoria alla Corsa della Pace, in Repubblica Ceca.

Lo incontriamo alla partenza della Paris-Roubaix Espoirs, faccia sorridente e occhi nascosti da ampie lenti nere. Non è la sua prima corsa all’estero, ma a queste latitudini non ha mai corso, la curiosità c’è, la condizione un po’ meno.

Savino parla con Casalini della Colpack prima della partenza della Paris-Roubaix Espoirs
Savino parla con Casalini della Colpack prima della partenza della Paris-Roubaix Espoirs
Sono un po’ di mesi che ormai sei tra i belgi, come sta andando?

Tutto bene, non rimpiango la mia decisione, questo è sicuro. Alla fine la Soudal Quick-Step è una squadra a tutto tondo, siamo praticamente trattati da professionisti, quindi non posso desiderare di meglio.

Cosa intendi? 

Che tutto è curato in maniera scientifica, quasi maniacale. Non viene lasciato nulla al caso e la programmazione viene fatta in ogni dettaglio.

La condizione com’è?

Un po’ sottotono, ho avuto un infortunio al ginocchio un paio di mesi fa, ma ora è tutto rientrato. La mia presenza alla Parigi-Roubaix era in dubbio, è stato deciso tutto in fretta e furia. 

In che modo funziona la logistica con la squadra, quante volte vai in Belgio?

Poche, praticamente solo per correre, anche perché ho ancora la scuola da finire e quindi per ora la priorità è quella. Abbiamo fatto un ritiro in Spagna ad inizio anno, per il resto sono tutti allenamenti che faccio a casa. 

Una corsa difficile che inizialmente non doveva correre a causa di un infortunio al ginocchio (foto Instagram)
Una corsa difficile che inizialmente non doveva correre a causa di un infortunio al ginocchio (foto Instagram)
E’ cambiato molto il modo di allenarti?

Si tratta di un metodo molto più scientifico e preparato, devi seguire le tabelle che vengono date dall’allenatore. Facciamo tanti allenamenti in Zona 2, aggiungiamo qualche lavoro ad alta intensità ma mai fuori soglia, quelli li lasciamo per la gara. Il più grande cambiamento è, come dicevo, la programmazione. L’anno scorso mi allenavo per correre ogni domenica, è capitato spesso di arrivare a corse importanti e che mi sentissi scarico. Questo è impossibile ora, perché tutto è programmato perché si sia pronti nei momenti giusti.

Come ti rapporti con il preparatore?

Mi alleno spesso a casa, visto che sto ancora andando a scuola. Il mio preparatore di riferimento lo sento una volta ogni due giorni. Ho installato Training Peaks e lui mi carica gli allenamenti e monitora quello che faccio. Dal mio lato mi trovo gli allenamenti pronti sul Garmin e seguo quello che mi dice il computerino.

In corsa hai notato dei cambiamenti?

Sì, riesco ad essere molto più fresco in gara, se guardo i dati vedo che i numeri sono cresciuti parecchio rispetto all’anno scorso. E’ come se il fatto di allenarsi facendo ripetute ad alta intensità, ma non massimali, mi permetta di avere un livello più alto. La fatica che faccio in allenamento diventa uno standard, così in corsa è più facile spingere di più.

La Soudal-Quick Step è un mondo totalmente nuovo, dove ogni minimo dettaglio è curato alla perfezione (foto Instagram)
La Soudal-Quick Step è un mondo totalmente nuovo, dove ogni minimo dettaglio è curato alla perfezione (foto Instagram)
Per quanto riguarda l’Integrazione invece?

Non ci è data una dieta da seguire, siamo abbastanza liberi, dobbiamo rimanere in un range calorico da assumere. 

Sei passato dalla Work Service alla più grande squadra belga, che effetto ti fa?

Ad ogni corsa abbiamo gli occhi puntati addosso, tutti ci guardano: dagli appassionati agli avversari. In gruppo i miei compagni sono spesso marcati. Io mi trovo a lavorare tanto per loro, come giusto che sia, ed imparo tanto anche a livello di gestione della gara.

Il corridore classe 2004 è alto 191 centimetri e pesa 70 chilogrammi (photors.it)
Il corridore classe 2004 è alto 191 centimetri e pesa 70 chilogrammi (photors.it)
A proposito, come organizzate l’approccio tattico alla corsa?

Siamo sempre preparati, conosciamo il percorso e ci vengono segnalati i tratti pericolosi, come quelli con tanto vento. Ho imparato quest’anno – dice ridendo – cosa vuol dire fare un ventaglio, solo qui al Nord questa condizione viene sfruttata sempre. Non importa che la gara sia iniziata da dieci chilometri o che sia alla fine. Ho capito una cosa.

Cosa?

Quando c’è vento la corsa è a sfinimento, l’ho imparato sulla mia pelle ad una delle mie prime gare, sempre qui in Francia. Di fatica se ne fa tanta, ma ho appreso tanti trucchi e segreti, ed ancora ne devo scoprire.

Raccagni Noviero: «In Belgio per diventare grande»

14.11.2022
5 min
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Con l’arrivo di Andrea Raccagni Noviero si chiude il duo di junior italiani che passeranno alla Soudal-Quick Step Devo Team. Il tema dei giovani con le valigie in mano è caldo e scottante, perché pesa sul futuro del movimento italiano. 

«La mia aspirazione – racconta dal treno Raccagni – dall’inizio dell’anno, ma anche dalla scorsa stagione, era di andare a correre fuori Italia. Il movimento nostrano lo vedevo un po’ monotono, passare under 23 la considero una continuazione della categoria juniores. L’obiettivo della stagione era mettermi in mostra: su strada non ho vinto molto e fino ai mondiali su pista non avevo contatti con squadre estere. Poco prima del ritiro ho incontrato Moreno Nicoletti, il mio procuratore, ed abbiamo pensato alla possibilità di andare via. Non c’era nulla di concreto fino ai mondiali, lui aveva il contatto con la Soudal-Quick Step e in breve tempo si è concretizzato tutto».

Le maglie del Lunigiana: verde (leader) Morgado, blu (punti) Nagnier, poi (GPM) Morgado, bianca (giovani) Gualdi, arancione (TV) Raccagni, azzurra (italiani) Gualdi
Le maglie del Lunigiana: verde (leader) Morgado, blu (punti) Nagnier, poi (GPM) Morgado, bianca (giovani) Gualdi, arancione (TV) Raccagni, azzurra (italiani) Gualdi
Come ti sei sentito a trattativa conclusa?

Sentivo di aver realizzato un mio sogno. 

Da dove arriva la considerazione che hai fatto prima sugli under 23?

Quest’anno grazie al movimento con la nazionale abbiamo corso molto all’estero. Ci siamo messi alla prova su strade e percorsi diversi. Ho notato che correre delle gare internazionali era diverso rispetto a fare delle corse under 23 in Italia. 

Tra gli under 23 non hai corso però.

Vero, ma tra corridori parliamo, soprattutto noi che alla Work abbiamo la squadra under. In più le gare le vedo.

Il quartetto iridato a Tel Aviv, da sinistra Raccagni (riserva), Giaimi, Delle Vedove, Fiorin e Favero (foto Uci)
Tre componenti del quartetto iridato a Tel Aviv, da sinistra Raccagni, Giaimi e Delle Vedove (foto Uci)
Ritorniamo agli junior, quale differenza hai notato nel correre all’estero e qui?

Innanzitutto hanno già dei metodi di allenamento diversi, in Italia si pensa a fare tante ore al medio invece lì curano molto l’intensità. Anche la mentalità è differente, sono più spavaldi, ricordano il modo di correre di Van Der Poel o Van Aert, sempre “full gas”. Sono ragazzi molto forti fisicamente e mentalmente. 

Sono le squadre che insegnano a correre in quel modo…

Vero, i metodi di allenamento sono sicuramente diversi, in più fare gare internazionali e per di più a tappe ti fa crescere moltissimo. Sono abituati ad un livello superiore, per forza di cose quando noi ci scontriamo con loro soffriamo. 

Facci capire.

Vi faccio un esempio: se un corridore da noi si gioca la vittoria ogni domenica lì deve stare attento a non rimanere incastrato nei ventagli o nelle stradine. Non esiste che la corsa si giochi in volata o sull’ultima salita, c’è sempre il ritmo alto, è una guerra continua. In Italia quest’anno la cosa era un po’ diversa perché molti ragazzi hanno corso all’estero e hanno portato qui quella mentalità.

Raccagni nei suoi due anni da junior ha corso con la Work Service Speedy Bike
Raccagni nei suoi due anni da junior ha corso con la Work Service Speedy Bike
C’è più intensità?

Assolutamente. Eravamo a correre in Olanda, il ragazzo che ha vinto, Max van der Meulen, ha fatto un’azione in un tratto di curve prima di una zona di vento che ha tagliato le gambe a metà gruppo. Quelle sono tattiche preparate, studiate, cose che in Italia non si vedono. Sanno quando stare davanti, se attaccare, quando spingere…

Tu che ci hai corso contro a questi ragazzi pensi di aver già imparato qualcosa?

Ho imparato molto a livello di posizione, alla Gent-Wevelgem juniores per prendere gli strappi in pavé davanti dovevi passare sui marciapiedi… Robe da matti! La gara e la fatica vera si fanno prima di prendere lo strappo, quello è una conseguenza di tattiche e movimenti studiati prima. 

In quei Paesi fanno molta attività di ciclocross, qui in Italia si fa solo pista, manca un po’ di differenziazione?

Io stesso faccio pista e mi ha dato molto. Si sa che molti ragazzi anche vincenti, come Herzog, fanno Mtb o ciclocross. Fare quel tipo di doppia attività gli permette di dare qualcosa in più. 

Forse non è un discorso sull’immediato ma su quello che possono imparare?

Sono discipline che ti lasciano molto anche dopo, è una mentalità diversa. Se ci pensate un corridore italiano è abituato ad arrivare a fine stagione e smettere, loro attaccano il numero e si buttano nel fango. Potrebbe essere un’arma a doppio taglio, ma se impari a gestirti puoi farlo per gran parte della carriera. Sono tanti i pro’ che si dilettano nella doppia attività, basta trovare l’equilibrio giusto con la squadra. 

Si tratta di avere connessione tra tutte le sfaccettature della bici: squadra, discipline e tra categorie…

La connessione tra under 23 e professionisti è fondamentale. Un corridore italiano per passare deve vincere e essere sempre davanti, ed anche lì in alcuni casi si fa fatica. Quello che secondo me è il valore aggiunto di una Devo è che anche se non sei vincente ma vai forte, sei già dentro. Valutano altre caratteristiche, ti permettono di avere più sbocchi. E’ quello che dice Bragato nella vostra intervista.

Il ligure ha fatto parte del quartetto che ha vinto l’oro di categoria agli europei su pista nell’inseguimento a squadre (foto UEC)
Il ligure ha fatto parte del quartetto che ha vinto l’oro di categoria agli europei nell’inseguimento a squadre (foto UEC)
L’hai letta? Che ne pensi?

Mi trovate pienamente d’accordo. In Soudal-Quick Step si è già parlato di periodizzazione del piano di allenamento, vuol dire programmare i periodi per quando essere pronto ed andare forte. Sono anche dell’idea che se le squadre under 23 italiane avessero la possibilità di andare a correre in Europa ci andrebbero. Gli sponsor però non sono tutti favorevoli, i costi si alzano e le vittorie diminuiscono. In Work era differente.

In che senso?

Loro ci hanno permesso di correre molto all’estero, preferivano portarci a fare esperienza piuttosto che farci vincere una gara in una volatina qui. E’ stato un bel libro su cui studiare, e mi ha dato la mentalità e la spinta giusta per guardare, provarci fino in fondo e lanciarmi in questa esperienza. 

Cosa ti aspetti da questa nuova avventura?

Il primo anno imparerò molto e prenderò tante bastonate. Dovrò essere pronto per dare una mano ai miei compagni tra febbraio e aprile, mesi della mia prima fase di periodizzazione. Poi vedremo il secondo anno cosa potrò fare. 

E la pista?

Non vorrei abbandonarla. Abbiamo solo un velodromo, quello di Montichiari e se sei lì non puoi allenarti su strada. Ma se e quando il cittì chiamerà io risponderò presente, la maglia azzurra va onorata, sempre. 

Savino, un altro italiano all’estero: «Vi spiego il perché»

11.10.2022
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La stagione agonistica è ai titoli di coda, le gare che mancano da qui alla pausa invernale si contano sulle dita d’una mano. E’ quindi il momento, seppur cautamente, di guardare agli impegni futuri e a quel che succederà. Il tema dei giovani con la valigia in mano è caldo, è proprio questo il periodo dell’anno dove si viene a scoprire chi e perché cambierà Paese. Uno dei ragazzi che andrà oltre confine, almeno a correre, è Federico Savino: neo promesso sposo della Soudal-QuickStep Devo Team (in apertura al Giro della Lunigiana, foto Scanferla). Parlando con il suo procuratore Massimiliano Mori sono emersi dei dettagli interessanti, così ci è sembrato giusto approfondire il tutto anche con lui. 

L’incontro tra Savino ed il suo procuratore Mori è avvenuto solamente ad agosto
L’incontro tra Savino ed il suo procuratore Mori è avvenuto solamente ad agosto
Che stagione è stata?

Innanzitutto l’ho affrontata con la giusta mentalità, ovvero quella di voler far bene e divertirmi, senza l’assillo di dover trovare squadra. Ho corso con la mente libera tutta la prima metà dell’anno e buona parte della seconda, facevo il mio per andare alle corse e fare bene. Proprio per questo modo di fare sono arrivato nella parte finale di stagione con le squadre italiane abbastanza piene. Di conseguenza è emersa la necessità di trovare un procuratore

Come mai le squadre erano già piene?

Non è che fossero piene nel senso di non avere spazio. Dovete sapere che in Italia abbiamo un regolamento che non permette alle squadre under 23 o continental di prendere più di 3 corridori che hanno realizzato più di 35 punti. Io, purtroppo o per fortuna, ne ho fatti più di 35 e quindi mi sono trovato a non poter andare nelle squadre che avevo in mente.

Una regola un po’ strana questa dei 35 punti…

Non saprei, le squadre, in virtù di questa regola, scelgono quelli che secondo loro sono i tre migliori che possono prendere. In più possono accaparrarsi qualche straniero, per loro questa regola dei 35 punti non vale. Mi sono trovato a piedi, in realtà se avessi voluto una squadra l’avrei anche trovata, ma in cuor mio avevo un po’ di ambizione e mi sono trovato bloccato.

Da qui la necessità del procuratore?

Ho cercato la figura del procuratore quando ho capito che il mio futuro, ciclistico, non sarebbe stato in Italia. Il procuratore, Massimiliano Mori, l’ho trovato ad agosto. Lui mi aveva già contattato prima, ma io avevo la scuola da finire e poi ci sono state un po’ di complicazioni che hanno fatto slittare il tutto fino ad agosto. 

Che tipo di attività ti aspetti di fare?

Mi aspetto di crescere, un conto è correre solo in Italia con gente che conosci, un conto è andare all’estero dove le cose sono completamente diverse. Sono pronto a farlo e mettermi in gioco.

Tu hai fatto anche pista quest’anno, continuerai?

Fare attività su pista non è il mio obiettivo principale, mi trovo bene a correre su strada e penso che sia il mio habitat naturale. E’ anche una questione di passione, sono 12 anni che corro su strada, mentre la pista ho iniziato a farla solamente da quest’anno. 

Per il giovane pisano non è facile coordinare tutti gli impegni e probabilmente abbandonerà l’attività su pista
Per il giovane pisano non è facile coordinare tutti gli impegni e probabilmente abbandonerà l’attività su pista
Come è entrata nel tuo mondo?

Ho fatto un test a Montichiari, sono stato selezionato per formare la squadra. Sono andato un po’ di volte ad allenarmi ed ho partecipato all’europeo su pista, è stata un’esperienza davvero unica che rifarei volentieri. 

La pista può insegnare molto, sei sicuro di volerla accantonare?

Sicuramente potrebbe insegnarmi ancora tanto, ma la pista toglie tempo all’attività su strada, sia in ore di allenamento che psicologicamente. Io abito a Pisa e per andare al velodromo di Montichiari, l’unico al chiuso vicino a casa mia, ci metto 6 ore di macchina tra andata e ritorno. Se avessi una pista vicina non avrei abbandonato questa disciplina così a “cuor leggero”. Paradossalmente – dice ridendo Savino, anche se la cosa è preoccupante non tanto per lui ma per le condizioni del ciclismo italiano – ci metto meno ad andare e tornare in giornata dal Belgio piuttosto che andare a Montichiari.

Anche per questo non ti trasferirai definitivamente?

Ho parlato anche con i diesse della Quick Step, andrò su in Belgio per dei brevi periodi, soprattutto in prossimità delle corse. Trasferirsi da solo non è semplice, farlo gradualmente è la cosa più giusta da fare, ed anche loro sono d’accordo con questa scelta. Anche perché per il momento ho ancora la scuola da finire, ci sarà tempo per fare tutto.

Savino in Belgio per crescere sulle orme di Remco

29.09.2022
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Anche Federico Savino, uno degli juniores azzurri a Wollongong (in apertura con il compagno Conforti, foto Valerio Pagni), farà la valigia e andrà a correre all’estero. Destinazione Belgio, nella Soudal-Quickstep Devo Team, vivaio del team WorldTour di Lefevere. La decisione è stata presa il primo agosto, quando il toscano della Work Service-Speedy Bike aveva già vinto la tappa alla Corsa della Pace in maglia azzurra.

Aggancio Bramati

A raccontarci la scelta e gli argomenti che l’hanno determinata è Massimiliano Mori, agente di Savino ed ex professionista, cui a precisa domanda su cosa volesse fare da grande, il corridore espresse direttamente la volontà di andare all’estero.

«Quando ci siamo conosciuti – racconta Mori – me lo disse chiaramente. Così gli chiesi in quale squadra gli sarebbe piaciuto andare. Si pensava alla Groupama, il Team DSM oppure la Jumbo. Siccome però ho Cattaneo alla Quick Step-Alpha Vinyl con Bramati e sapevo che anche loro avrebbero fatto un team di sviluppo, ho chiesto proprio a Davide. Lui mi ha confermato e poi mi ha chiesto se avessi un corridore buono. Io gli ho fatto il nome di Savino e lui lo conosceva. E’ nato tutto così».

Massimiliano Mori è stato pro’ dal 1996 al 2009. E’ stato iridato juniores della 70 km a squadre
Massimiliano Mori è stato pro’ dal 1996 al 2009. E’ stato iridato juniores della 70 km a squadre
Come è proseguita?

Ho parlato con Johan Molly che è un loro talent scout e con il direttore sportivo Kevin Hulsmans. La squadra c’era già anche prima, si chiamava Team Elevate p/b Home Solution Soenens. E quando Lefevere ha deciso fare un devo team della WorldTour, ha scelto di lavorare con loro. 

Secondo te è una buona soluzione? 

Il ragazzo è alto 1,92, va forte sul passo, ma si difende bene anche in salita. La Groupama era interessata, però la tiravano lunga. Lui mi diceva di aspettare, ma alla fine, quando gli ho fatto il nome della Quick Step, s’è deciso subito.

Pochi minuti prima del mondiale. Savino è alto 1,92: sulle strade del Nord potrebbe andare a nozze
Pochi minuti prima del mondiale. Savino è alto 1,92: sulle strade del Nord potrebbe andare a nozze
Nessun dubbio?

Al primo impatto mi ha chiesto se dovesse stare in Belgio, ma hanno risposto che finché ha la scuola, non sarà necessario. Lui abita a Pisa e il volo per Charleroi c’è tutti i giorni, per cui si sfrutterà questa cosa qui. Rimarrà a casa, ma magari se ci saranno tre corse ravvicinate, rimarrà in Belgio. Secondo loro tenere ragazzi italiani fissi in Belgio è un po’ dura. Per cui finirà la scuola e poi magari a giugno starà più tempo con la squadra. Non avrà problemi a organizzarsi.

Perché subito una squadra straniera?

Può darsi che ci sia la voglia di fare esperienze che in Italia forse farebbe di meno, ma in realtà ha detto di voler andare perché pensa che sia importante per la crescita. Io devo cercare di accontentare i corridori, naturalmente non penso che sia obbligatorio andare all’estero. In Italia aveva parecchie richieste, lo volevano un po’ tutti, ma ha scelto così.

Belletta con il 21, Savino con il 22, Scalco con il 24 alla firma dei campionati del mondo
Belletta con il 21, Savino con il 22 alla firma dei campionati del mondo
Ai belgi sta bene che faccia anche pista?

Non lo so se ci punterà ancora. Questo è un pensiero mio: da quello che ho capito, forse la pista la accantonerà un po’. Agli europei non ha fatto il quartetto e non gli va di fare la riserva. Però non ne abbiamo parlato troppo chiaramente, non so cosa pensi davvero.

La famiglia che ruolo ha avuto?

Ha fatto tutto lui, di testa sua. La famiglia ha chiesto a me informazioni, se fosse un percorso giusto. Io gli ho dato le mie spiegazioni e poi ho detto bisognerà provare. Penso che sia una scelta giusta, anche perché in certe squadre vorrebbero andarci tutti.

Savino volata 2022
Alla Corsa della Pace di maggio, Savino ha vinto la tappa di Terezin, battendo Kadlec
Savino volata 2022
Alla Corsa della Pace di maggio, Savino ha vinto la tappa di Terezin, battendo Kadlec
Hanno spiegato che tipo di attività gli proporranno?

Hanno spiegato prima a me che la squadra quest’anno ha fatto il Giro d’Italia e verranno ancora per il Piva e le altre internazionali in Veneto. Io a mia volta ho spiegato tutto a Federico. E quando lui ha detto di sì, c’è stata una telefonata a tre, in cui gli hanno ripetuto quello che già sapeva. Così non ha avuto tanti dubbi, è stata una decisione veloce. Abbiamo firmato per due anni.

Tu sei stato campione del mondo juniores, quanto è cambiato il mondo dei tempi tuoi?

Tantissimo, non c’è confronto. Io facevo parte della nazionale, correvo parecchio, però non mi sognavo assolutamente di passare diretto dagli juniores, nonostante sia passato anch’io abbastanza veloce per quei tempi, avendo fatto solo due anni da dilettante. A certe cose proprio non si pensava. Ci fu solo uno della mia età, Frank Vandenbroucke pure lui del 1974, che passò direttamente, ma non c’era questo pensiero. Savino non va in una squadra di professionisti, mentre Conforti, che seguo anche io, è andato con Reverberi. I ragazzi lo chiedono, perlomeno quelli più bravi. Il pensiero ce l’hanno. Savino invece ha ascoltato quello che gli ho detto.

Savino, secondo da destra dopo Belletta, ha corso a Wollongong, ma si è ritirato
Andrà in Belgio prima di fine stagione?

Hanno già fissato un incontro prima dell’inverno. Le misure della bici le hanno già, andarci servirà per conoscere un po’ l’ambiente. Federico parla un po’ di inglese, però sia Molly sia Hulsmans, che ha corso in Italia e parla molto bene l’italiano, hanno rassicurato che la lingua non sarà un problema. Tante cose sembrano un po’ strane, il ciclismo sta cambiando veloce e devi andare dietro ai ragazzi. Proporre quello che c’è in giro. Loro sono una squadra belga, ma il fatto che gli permettano di non andare su all’inizio è una buona cosa.

Savino 2022

Savino e non solo. Salvoldi fa il punto sugli junior

11.05.2022
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Le giornate di Dino Salvoldi, queste giornate primaverili sono pressanti di impegni, forse anche più di quando si doveva occupare dell’intero settore femminile. La sua scoperta del mondo juniores va avanti, ma se agli inizi della sua avventura, nelle prime prove internazionali, doveva necessariamente basarsi soprattutto su quanto fatto lo scorso anno, ora si basa sulle sue considerazioni e sta mettendo in atto un piano che va maturando di settimana in settimana.

Il tecnico azzurro è reduce dalla trasferta alla Corsa della Pace, la gara più importante fra quelle a tappe del calendario junior, tappa della Nations Cup dove la nazionale italiana è tornata a casa con il bellissimo sigillo di tappa di Federico Savino. A dimostrazione che le sue scelte erano state indovinate.

«Sapevo che questo era un passaggio fondamentale nella stagione – dice – e ho ragionato sapendo che avremmo trovato al via il meglio della categoria internazionale. Oltretutto affrontavamo percorsi molto impegnativi, decisamente più che nelle prove italiane di questo periodo stagionale. Quindi ho deciso di optare per atleti tutti al secondo anno considerando che quelli di primo anno non hanno mai fatto corse a tappe ed era assurdo iniziare subito dalla prova più importante e difficile».

Salvoldi 2022
Prime uscite nel complesso positive per Salvoldi alla guida degli junior
Salvoldi 2022
Salvoldi lascia la nazionale donne a tre anni da Parigi e passa agli juniores
Come ti sei regolato con le convocazioni?

Mi sono basato molto non solo sulle gare, ma anche sui lavori che svolgiamo su pista. Ho quindi portato quegli elementi sui quali sto puntando in ottica quartetto, più un paio come Bozzola e Arrighetti più adatti a quel tipo di gara. Tra l’altro è lo stesso sistema messo in atto dalla Francia. Penso di fare lo stesso anche per le prossime tappe, salvo che per il Tour du Pays de Vaud che richiede maggiori attitudini per la salita. Nella prossima gara però farò un’inversione e chiamerò ragazzi tutti al primo anno.

Come giudichi la trasferta?

Quando abbiamo fatto la riunione con i ragazzi prima del via, ho spiegato loro che non avevamo una squadra adatta per puntare alla classifica, perché è evidente che in questo momento anche a livello giovanile non abbiamo specialisti delle corse a tappe. E’ una fase, dobbiamo prenderne atto. Quindi volevo una squadra che interpretasse ogni tappa come una corsa in linea, correndo in maniera coraggiosa. La crono non ci è stata favorevole, anche la tappa clou che doveva definire la classifica non è stata fortunata ma nelle altre ci siamo messi sempre in evidenza e la vittoria di Savino è stata la perla della settimana.

Savino volata 2022
Savino (Work Service Speedy Bike) precede nello sprint Milan Kadlec, ceko figlio d’arte nella tappa finale
Savino volata 2022
Savino (Work Service Speedy Bike) precede nello sprint Milan Kadlec, ceko figlio d’arte nella tappa finale
Che corridore è?

Sto imparando a conoscerlo, agli inizi su pista faticava, ma è cresciuto tantissimo e in pochissimo tempo. Ha una caratteristica peculiare: è consapevole che per fare risultato devi attaccare. In Italia abbiamo troppo la tendenza a puntare al piazzamento, per questo non si rischia per vincere. Lui ha cambiato questo atteggiamento, ci prova e questo mi piace. Tecnicamente è ancora molto grezzo, ma io penso che possa crescere molto dappertutto, soprattutto nelle prove contro il tempo su pista e su strada.

Ti sei fatto un’idea del nostro valore in confronto ai movimenti degli altri Paesi?

Sì e siamo indietro, questo è sicuro. Per questo dico che dobbiamo avere pazienza nel giudicare i ragazzi e le loro trasferte, non dobbiamo chiedere loro la luna. C’è differenza contro buona parte del gruppo e questa è data dai tipi di gare che si affrontano. Io sono convinto che da giugno in poi le cose cambieranno. Noi abbiamo a che fare con la scuola che occupa molto spazio e molto tempo, anche mentalmente e per certi versi il nostro calendario lo contempla, proponendo gare più performanti nell’estate. Per questo le prove di questo periodo sono importanti, ma secondo me dicono poco in ottica gare titolate, europei e mondiali che siano.

Belletta corsa pace 2022
Due buoni piazzamenti per Dario Igor Belletta (a sinistra), quarto e quinto in due sprint
Belletta corsa pace 2022
Due buoni piazzamenti per Dario Igor Belletta (a sinistra), quarto e quinto in due sprint
Sembra di capire però che sulla doppia attività strada+pista sei molto esigente, tieni che un numero sempre maggiore di ragazzi provi questa opportunità per poi fare la sua scelta preferenziale più avanti…

Non solo con la pista, anche con la Mtb. Lo avete visto con le prime convocazioni, con Mattio e Milesi. Coinvolgeremo sempre più biker tenendo presente che i calendari si accavallano e non è assolutamente facile abbinare le varie discipline. In un processo formativo come il loro è però fondamentale, per sviluppare le proprie attitudini. Su un concetto però batto molto: chi fa pista non deve sentirsi penalizzato per la strada. E su questo serve soprattutto la collaborazione delle società.

Herzog corsa pace 2022
La corsa è stata vinta dal tedesco Emil Herzog, con 29″ su Morgado (POR) e 35″ su Nordhagen (NOR). Bozzola 16° a 3’17”
Herzog corsa pace 2022
La corsa è stata vinta dal tedesco Emil Herzog, con 29″ su Morgado (POR) e 35″ su Nordhagen (NOR). Bozzola 16° a 3’17”
Si parla spesso del passaggio sempre più precoce di ragazzi al professionismo e da più parti si vagheggia l’allargamento della categoria a 3 anni come una delle soluzioni: saresti d’accordo?

Sarebbe una scelta intelligente, considerando che in Italia c’è un sistema scolastico diverso da molti altri Paesi, con i ragazzi che a 18-19 anni devono effettuare la maturità che è un passaggio importante nella propria vita. Ci sarebbe modo di sviluppare il talento dei ragazzi con più calma e consentire alle società di sviluppare una vera filiera. Considerando che a ben guardare, da quando passano di categoria a quando devono fare l’ulteriore salto, hanno i ragazzi a disposizione per meno di due stagioni. Perché ciò avvenga però serve un accordo regolamentare internazionale, non possiamo farlo noi autonomamente.

Quali saranno i prossimi impegni?

Avremo il 21 e 22 maggio il Trophée Centro Morbihan in Francia, dal 26 al 29 il Tour du Pays de Vaud in Svizzera e dal 9 al 12 giugno il trofeo Saarland in Germania. Saranno tutte esperienze utilissime per i ragazzi, ma intanto si continua con gli appuntamenti settimanali a Montichiari, da quelli non si prescinde…