LE CATEAU CAMRESIS (Francia) – Tra i giovani in partenza dall’Italia a inizio stagione, c’era Federico Savino, passato alla Soudal Quick Step Devo Team. Il toscano si era messo in luce nel suo ultimo anno da junior con buoni risultati, tra cui una vittoria alla Corsa della Pace, in Repubblica Ceca.
Lo incontriamo alla partenza della Paris-Roubaix Espoirs, faccia sorridente e occhi nascosti da ampie lenti nere. Non è la sua prima corsa all’estero, ma a queste latitudini non ha mai corso, la curiosità c’è, la condizione un po’ meno.


Sono un po’ di mesi che ormai sei tra i belgi, come sta andando?
Tutto bene, non rimpiango la mia decisione, questo è sicuro. Alla fine la Soudal Quick-Step è una squadra a tutto tondo, siamo praticamente trattati da professionisti, quindi non posso desiderare di meglio.
Cosa intendi?
Che tutto è curato in maniera scientifica, quasi maniacale. Non viene lasciato nulla al caso e la programmazione viene fatta in ogni dettaglio.
La condizione com’è?
Un po’ sottotono, ho avuto un infortunio al ginocchio un paio di mesi fa, ma ora è tutto rientrato. La mia presenza alla Parigi-Roubaix era in dubbio, è stato deciso tutto in fretta e furia.
In che modo funziona la logistica con la squadra, quante volte vai in Belgio?
Poche, praticamente solo per correre, anche perché ho ancora la scuola da finire e quindi per ora la priorità è quella. Abbiamo fatto un ritiro in Spagna ad inizio anno, per il resto sono tutti allenamenti che faccio a casa.


E’ cambiato molto il modo di allenarti?
Si tratta di un metodo molto più scientifico e preparato, devi seguire le tabelle che vengono date dall’allenatore. Facciamo tanti allenamenti in Zona 2, aggiungiamo qualche lavoro ad alta intensità ma mai fuori soglia, quelli li lasciamo per la gara. Il più grande cambiamento è, come dicevo, la programmazione. L’anno scorso mi allenavo per correre ogni domenica, è capitato spesso di arrivare a corse importanti e che mi sentissi scarico. Questo è impossibile ora, perché tutto è programmato perché si sia pronti nei momenti giusti.
Come ti rapporti con il preparatore?
Mi alleno spesso a casa, visto che sto ancora andando a scuola. Il mio preparatore di riferimento lo sento una volta ogni due giorni. Ho installato Training Peaks e lui mi carica gli allenamenti e monitora quello che faccio. Dal mio lato mi trovo gli allenamenti pronti sul Garmin e seguo quello che mi dice il computerino.
In corsa hai notato dei cambiamenti?
Sì, riesco ad essere molto più fresco in gara, se guardo i dati vedo che i numeri sono cresciuti parecchio rispetto all’anno scorso. E’ come se il fatto di allenarsi facendo ripetute ad alta intensità, ma non massimali, mi permetta di avere un livello più alto. La fatica che faccio in allenamento diventa uno standard, così in corsa è più facile spingere di più.


Per quanto riguarda l’Integrazione invece?
Non ci è data una dieta da seguire, siamo abbastanza liberi, dobbiamo rimanere in un range calorico da assumere.
Sei passato dalla Work Service alla più grande squadra belga, che effetto ti fa?
Ad ogni corsa abbiamo gli occhi puntati addosso, tutti ci guardano: dagli appassionati agli avversari. In gruppo i miei compagni sono spesso marcati. Io mi trovo a lavorare tanto per loro, come giusto che sia, ed imparo tanto anche a livello di gestione della gara.


A proposito, come organizzate l’approccio tattico alla corsa?
Siamo sempre preparati, conosciamo il percorso e ci vengono segnalati i tratti pericolosi, come quelli con tanto vento. Ho imparato quest’anno – dice ridendo – cosa vuol dire fare un ventaglio, solo qui al Nord questa condizione viene sfruttata sempre. Non importa che la gara sia iniziata da dieci chilometri o che sia alla fine. Ho capito una cosa.
Cosa?
Quando c’è vento la corsa è a sfinimento, l’ho imparato sulla mia pelle ad una delle mie prime gare, sempre qui in Francia. Di fatica se ne fa tanta, ma ho appreso tanti trucchi e segreti, ed ancora ne devo scoprire.