Scotti riparte: dal 29 settembre sarà Giro delle Regioni

09.09.2024
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Cambiare tutto perché non cambi nulla. Per certi versi, Fausto Scotti ha fatto suo il celebre motto del Gattopardo nell’impostare la nuova stagione del suo impegno nel ciclocross italiano. Dopo 15 anni stop al Giro d’Italia e largo spazio al Giro delle Regioni che dopo due edizioni di prova ne raccoglie l’eredità, riproponendo però la stessa formula del suo predecessore. Ce n’è abbastanza per chiedere lumi, fermo restando che la creatura di Scotti rimane il fondamento dell’attività sui prati, che prenderà il via dalla fine del mese.

Fausto Scotti, a sinistra, propone la terza edizione del Giro delle Regioni in 6 tappe fino al 21 dicembre
Fausto Scotti, a sinistra, propone la terza edizione del Giro delle Regioni in 6 tappe fino al 21 dicembre

«Il Giro d’Italia aveva ormai dato tutto quello che poteva. Il cambiamento è dovuto alla presa d’atto che sono cambiate le forme di contribuzione: oggi i Comuni hanno molti vincoli e pochi fondi a disposizione per le manifestazioni sportive, per le Regioni non è così e quindi dovevamo dare loro spazio, vetrina per la loro attività di promozione sportiva».

Una scelta però nel segno della continuità con il Giro d’Italia…

Sì, anche se con nuovi fondi cercheremo anche di venire incontro alle società, di aiutarle mettendo a disposizione fondi per le trasferte. Il problema vero sono le risposte alle richieste: la Federciclismo da una parte accetta tutte le proposte organizzative che arrivano, basti pensare che ci sono ben 11 gare internazionali nell’arco della stagione, quelle nazionali non si contano neanche, ma ai circuiti viene dato il vincolo di non più di 6 prove e questo per noi è stato un limite molto forte.

La struttura del team di Scotti sarà di supporto a ognuna delle 6 prove del circuito
La struttura del team di Scotti sarà di supporto a ognuna delle 6 prove del circuito
Ci saranno cambiamenti rispetto alla precedente challenge?

In futuro sì, ma sarà anche in base all’evoluzione dell’attività in Italia. Noi eravamo pronti a questo passaggio, per dare alle regioni un riscontro immediato, ma anche le società ci avevano espresso la necessità di qualche cambiamento e noi vogliamo accontentarle, nei limiti del possibile. Noi potevamo allestire anche 10 tappe e comunque avremmo dovuto dire di no ad alcuni, questo limite stoppa l’iniziativa di molte entità. Siamo comunque riusciti a inserire nel circuito due gare internazionali e questo è un risultato importante.

Il calendario ricalca molto quello dell’ultima edizione del Giro d’Italia…

Sono organizzatori con cui lavoriamo da anni, che hanno dimostrato grandi capacità soprattutto in sinergia con la nostra struttura per dare a tutti coloro che verranno il massimo in termini di qualità dei servizi. Dal 29 settembre andremo in sequenza ogni domenica per la prima parte con Corridonia (organizzazione del Bike Italia Tour), poi il 6 ottobre a Sappada (Bandiziol Cycling Team) e Osoppo (Jam’s Bike Team Buja) il 13 per due eventi friulani di grande spessore. Poi si riprenderà a novembre con San Colombano Certenoli (allestimento del Velo Val Fontanabuona) il 3 e il 9 a Cantoira (Gs Brunero 1906). Infine chiusura sotto Natale, il 21 a Gallipoli per la regia del Caroli Hotels.

Il Friuli proporrà due tappe in sequenza, il 6 ottobre a Sappada e il 13 a Osoppo
Il Friuli proporrà due tappe in sequenza, il 6 ottobre a Sappada e il 13 a Osoppo
Avevate avuto proposte da organizzatori nuovi?

Tante e questo dispiace, avremmo potuto anche allestire un’altra challenge, ma non c’erano le date disponibili e neanche le forze, da parte del mio gruppo. Gli enti pubblici vogliono investire e mi dispiace che non si comprenda come poi questi fondi che sarebbero disponibili finiscano a finanziare altri sport. Noi avevamo proposte da Umbria, Basilicata, Valle d’Aosta solo per fare qualche esempio, organizzatori pronti e regioni in appoggio, ma abbiamo dovuto declinare l’offerta. Quelli che sono stati scelti sono organizzatori che ci sono al fianco da anni, non potevamo chiudere loro la porta in faccia.

Sulla spiaggia di Gallipoli ci sarà la tappa conclusiva, proprio sotto le festività natalizie
Sulla spiaggia di Gallipoli ci sarà la tappa conclusiva, proprio sotto le festività natalizie
Accennavi agli impegni del tuo team. Questi non si esauriscono però con il Giro delle Regioni…

Inizieremo il 2025 con addirittura tre giorni di gare a Follonica: spazio alle prove tricolori per il team relay e le categorie giovanili e alla domenica la gara internazionale del Memorial Scotti dedicata a mio padre. Noi di progetti ne avevamo tanti e molto ambiziosi. Ad esempio la tappa di Coppa del Mondo a Torino, sfumata davvero per piccole procedure, ma il rapporto con le istituzioni e con Flanders Classic è forte e torneremo alla carica il prossimo anno. Mi dispiace invece che sia tramontata la candidatura di Roma per i mondiali 2026, ma il Comune non ha dato le garanzie necessarie e noi ci saremmo dovuti esporre con l’Uci per 50 mila euro senza adeguate garanzie. E’ stata un’occasione gettata via.

Chiuso il Regioni, Scotti rilancia con grandi progetti

08.01.2024
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Su un inedito percorso disegnato nel parco del Divino Amore a Roma, si è conclusa la seconda edizione sperimentale del Giro delle Regioni di ciclocross. Attenzione all’aggettivo perché ha un forte peso nel progetto di Fausto Scotti, che chiude la sua stagione di impegni organizzativi e già si proietta verso un nuovo anno che si prospetta ricchissimo di sorprese.

Dopo le grandi sfide del Giro d’Italia, Scotti ha messo su due confronti nazionali, prima a Gallipoli in Puglia e poi a Roma, lasciando però da parte il tradizionale teatro delle Capannelle per scegliere un nuovo approdo: «Quando si fanno queste scelte si sa bene a che cosa si va incontro – afferma l’ex cittì della nazionale – avevamo un percorso tutto nuovo da disegnare, strutture da studiare e con il tempo che abbiamo avuto, con il fango che si è creato è venuto fuori un ciclocross di stampo belga. E’ un teatro ideale per un grande evento, dove c’è tutto anche se una struttura come Capannelle, dove tutto è davvero nello spazio di pochi metri, è molto più facilmente gestibile».

Grande giornata per la Cycling Café con le vittorie di Cominelli e Bulleri (foto Bit&Led)
Grande giornata per la Cycling Café con le vittorie di Cominelli e Bulleri (foto Bit&Led)
A conti fatti ti puoi ritenere soddisfatto dell’andamento della challenge?

Certamente sì, considerando che per il secondo anno consecutivo abbiamo potuto mettere in piedi un’edizione fortemente ridotta, solo due prove allestite soprattutto per dimostrare di esserci. In Puglia abbiamo avuto numeri leggermente inferiori alle nostre aspettative, ma a Roma sono arrivati in oltre 350 pur avendo il giorno prima un’altra importante prova nazionale in Friuli. Proprio il problema delle concomitanze è ormai improcrastinabile per la federazione. Non si possono dare concessioni di calendario nazionale a 50 gare quando solo un terzo rispettano davvero tutti i dettami e soprattutto non si può continuare su questa strada delle concomitanze che penalizzano tutti.

Che prospettive ci sono per questo circuito?

Molto buone perché già ho ricevuto richieste e penso che il prossimo anno avremo intanto due nuove prove, in Basilicata e Campania. Perché funzioni servono però soldi e infatti siamo in contatto con due grandi sponsor che hanno mostrato interesse, se entreranno potremo davvero mettere in pratica le nostre idee. Ma noi guardiamo all’attività complessiva: basti pensare che per il Giro d’Italia abbiamo ricevuto 15 nuove richieste. I nostri progetti però vanno ben oltre…

Al Regioni erano presenti tutte le categorie con spazio anche per i più piccoli per avvicinarli al ciclocross (foto Bit&Led)
Al Regioni erano presenti tutte le categorie con spazio anche per i più piccoli per avvicinarli al ciclocross (foto Bit&Led)
A che cosa puntate?

Oltre alle challenge abbiamo due grandi idee. La prima è allestire un grande weekend a inizio 2025 legato ai Campionati Italiani giovanili, con 4 e 5 gennaio per le prove tricolori e il 6 gennaio per un evento internazionale, il tutto nel bellissimo teatro di Follonica nostro storico partner per il Giro d’Italia. Il secondo è ancora più ambizioso: vogliamo portare la Coppa del mondo a Torino.

Un colpo di scena. Da che cosa nasce?

Grazie all’esperienza e alla collaborazione del gruppo di Cantoira possiamo mettere su una struttura e un tracciato che saranno pienamente all’altezza del massimo evento internazionale a tappe. Ho già parlato con Flanders Classics e c’è grande disponibilità in merito anche perché ho presentato un progetto molto meno economicamente oneroso di quello di Vermiglio. Avremo bisogno dell’ok di Comune e Regione dove c’è grande sensibilità verso le due ruote, sperando che il Tour de France non assorba tutte le risorse ma diventi anzi un volano per nuove iniziative. Poi avremo bisogno di un grande sponsor con il quale condividere questa grande opportunità.

La prima tappa era stata a Gallipoli con la nazionale italiana al via, qui Elisa Ferri (foto organizzatori)
La prima tappa era stata a Gallipoli con la nazionale italiana al via, qui Elisa Ferri (foto organizzatori)
Torniamo al Giro delle Regioni. Agonisticamente che cosa hai trovato?

Io guardo sempre le gare con occhio molto tecnico e sono rimasto letteralmente elettrizzato soprattutto dalle gare giovanili. Ci sono ragazzini che hanno una tecnica impressionante, c’è un livello generale che è molto alto e se questi ragazzi trovassero strutture adeguate che permettessero loro di fare regolare attività avremmo veri fuoriclasse polivalenti. Per farli maturare serve però una struttura che attualmente il ciclismo non ha, per questo dico che andrebbe rivisto tutto il sistema, legato a concezioni ormai vetuste. Fra tutti segnalo un nome: Nicola Carrer, pugliese vittorioso fra gli Esordienti 1° anno, mi ha davvero impressionato.

E nelle categorie assolute?

Si vede che ormai siamo in piena atmosfera Tricolori, c’è stato un bello spettacolo. Nella gara principale ha vinto Cominelli che è in grande forma battendo Antonio Folcarelli che mi stupisce sempre, lui che al mattino si alza quando è ancora buio per lavorare al mercato, eppure se guardate bene è il più costante di tutti, non esce mai dai primi 5. Fra le donne ha trionfato la Bulleri, completando la grande giornata della Cycling Café ma dietro è emersa la lucana Dalila Langone, ancora junior eppure capace di far sua la classifica generale.

Il podio femminile con a sinistra Dalila Langone, prima nella classifica generale e sorpresa della challenge (foto Bit&Led)
Il podio femminile con a sinistra Dalila Langone, prima nella classifica generale e sorpresa della challenge (foto Bit&Led)
Ora che gli impegni agonistici sono finiti, che farà Fausto Scotti?

Si rimette subito a lavorare perché c’è già da impostare la nuova stagione e come si è visto di carne al fuoco ce n’è davvero tanta. Oltretutto mi stanno arrivando anche molte offerte dall’estero, per allestire gare e non solo, anche da grandi team professionistici. Insomma, non c’è tempo per fermarsi…

Giro archiviato, ma Scotti è già un passo avanti

03.12.2023
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Neanche il tempo di festeggiare la chiusura del Giro d’Italia che Fausto Scotti si è rimesso subito all’opera, per la prima delle due tappe del Giro delle Regioni. L’evento di Gallipoli di oggi ha una valenza particolare, ospitando anche la nazionale italiana di Daniele Pontoni (suo successore alla guida tecnica del ciclocross italiano) presente in Puglia per uno stage.

D’altro canto la mente di Scotti è sempre in movimento e i programmi si susseguono a ritmo enorme: «Se vedeste la mia scrivania… Il bello è che anche subito dopo la chiusura del circuito mi arrivano richieste per ospitare tappe del Giro».

Fausto Scotti, da sempre a capo del Giro d’Italia Ciclocross, ora si lancia in una nuova avventura
Fausto Scotti, da sempre a capo del Giro d’Italia Ciclocross, ora si lancia in una nuova avventura
Come giudichi quest’edizione del Giro?

Non posso che essere soddisfatto, i numeri ci hanno ancora una volta premiato. Molti mi chiedono quale sia il segreto della nostra challenge: io credo che sia nella professionalità nostra e dei vari comitati locali. Noi cerchiamo di offrire un circuito diversificato, che propone a ogni tappa di volta in volta un percorso pedalabile o uno più impegnativo. Ora dobbiamo già ragionare sulla prossima edizione: le località che hanno ospitato le 6 tappe hanno chiesto la riconferma, ma ce ne sono anche altre 13 che hanno fatto richiesta…

Il fatto che il Giro si esaurisca nei primi due mesi rappresenta un problema?

Di per sé no, ma allargando il numero di prove dovremo trovare altri spazi. La Federazione autorizza challenge fino a 6 gare, ma noi faremo richiesta per averne 8. Vogliamo provare a dare risposte alle società, agli sponsor e a tutti coloro che investono in questo movimento e che non possono essere trascurati. Il problema però è più profondo…

La rassegna rosa ha offerto tracciati molto diversi fra loro, alcuni più tecnici, altri molto semplici (foto organizzatori)
La rassegna rosa ha offerto tracciati molto diversi fra loro, alcuni più tecnici, altri molto semplici (foto organizzatori)
In che senso?

Nel calendario ci sono 55 gare nazionali. Dopo il Covid non si è più tornati indietro: chiunque fa richiesta, la vede accettata. Ma quante di queste gare hanno davvero i titoli per essere nel calendario nazionale? Vogliamo parlare di sicurezza? Dalle società mi arrivano testimonianze assurde, di gare che hanno pochi numeri (ma questo sarebbe il meno), nessuna cura dei percorsi, né dei servizi. Bisogna mettersi in testa che per allestire una gara di livello bisogna investire. Non puoi pensare di avere meno di 250-300 metri di transenne nella zona di arrivo. Poi servono almeno 10 postazioni per i box, messi in sequenza e lunghi dai 15 ai 30 metri. E così via, altri dettagli. Bisogna offrire qualità. A San Colombano c’era un giudice svizzero che organizza gare nazionali nel suo Paese, ci ha invitato da lui per portare la nostra professionalità…

Nel corso della challenge, non tutti hanno realmente seguito l’evolversi del circuito, gareggiando in qualche prova e basta. Questo non intacca il suo valore?

Io non credo, perché noi guardiamo innanzitutto ai numeri e questi ci hanno premiato con centinaia di concorrenti a ogni tappa. Il problema degli elementi di spicco che non lottano per la classifica ha molteplici ragioni. Intanto dopo la prima metà del circuito si sa già chi potrà competere per la vittoria e quindi c’è chi va a cercare gloria altrove. Poi il nostro circuito fatalmente si va ad accavallare con gare internazionali, con le prove di Coppa. Vedi Viezzi, che ha vinto le prime due tappe e poi si è dedicato con grande profitto al massimo circuito mondiale.

Luca Paletti è stato uno dei pochi pro’ che ha affrontato la challenge con continuità (foto organizzatori)
Luca Paletti è stato uno dei pochi pro’ che ha affrontato la challenge con continuità (foto organizzatori)
Le sei tappe saranno quindi confermate?

L’orientamento è sicuramente quello. Tarvisio è stata una rivelazione, certamente lontana geograficamente e onerosa, ma ha offerto un’inaugurazione di primissimo livello. Inoltre l’accoppiata con Osoppo è davvero quanto di meglio si possa avere a inizio stagione. Corridonia ha proposto un percorso veloce e tecnico, ora ci hanno chiesto per il 2024 di poter ospitare la tappa finale. Follonica è ormai una classica, un percorso unico che può essere seguito con lo sguardo nella sua interezza, credo anzi che ci si possa davvero investire sopra per un grande evento. Cantoira ha molto da offrire, soprattutto nella formula nuova che abbiamo congeniato quest’anno togliendo in due drittoni in salita. San Colombano è stata la degna chiusura: una gara rivoluzionata che ha stupito tutti.

E ora si è già ripartiti…

Con il Giro delle Regioni volevamo raccogliere un po’ delle richieste messe da parte nella costruzione del Giro d’Italia, ma non ci sono spazi nel calendario, quindi abbiamo proposto due tappe, quella pugliese e Roma a inizio gennaio. Il nostro progetto però va oltre, è molto ambizioso. Noi vogliamo allestire una gara in almeno 6 regioni, invitando i Comitati regionali e offrendo loro un contributo dai 500 ai 1.000 euro con un montepremi di almeno 20 mila euro. Dovrebbe essere uno stimolo per le categorie giovanili e l’attività locale, ma dobbiamo trovare spazi.

Francesca Baroni, vincitrice della prima tappa a Tarvisio. Poi si è orientata verso le gare estere (foto Billiani)
Francesca Baroni, vincitrice della prima tappa a Tarvisio. Poi si è orientata verso le gare estere (foto Billiani)
Il Giro delle Regioni è al secondo anno, ma anche questa quindi è un’edizione sperimentale.

Per quest’anno abbiamo ricalcato la formula del Giro d’Italia, ma il progetto come detto va molto oltre ed è focalizzato sulle categorie giovanili, infatti inseriremo anche i più piccoli oltre alle categorie per disabili mentali. Possiamo fare tanto, ma la Federazione deve sostenerci non tanto economicamente, quanto dandoci libertà di movimento e mostrando attenzione nella compilazione del calendario. Mi permetto di dare un suggerimento: servirebbe un delegato tecnico con competenza sui percorsi, che li ispezioni con anticipo e consigli le migliorie necessarie. Far crescere il movimento passa da queste decisioni…

Il Giro di cross chiude nel segno di Folcarelli

27.11.2023
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La novità dell’inserimento del GP Valfontanabuona in Liguria ha chiuso i battenti della 15esima edizione del Giro d’Italia di ciclocross. Un’edizione serrata, con due blocchi di gare ogni domenica, 3 a ottobre e 3 a novembre, che nel corso del loro sviluppo hanno portato a gareggiare tutto il meglio del movimento. Pochi però sono stati coloro che non hanno guardato alle singole tappe ma all’intero sviluppo della challenge. Fra questi Antonio Folcarelli.

Foto di gruppo per i vincitori della challenge, chiusasi in Liguria dopo 6 prove
Foto di gruppo per i vincitori della challenge, chiusasi in Liguria dopo 6 prove

Centrato l’obiettivo del tris

Il laziale è un cliente affezionato della creatura di Fausto Scotti, aveva già vinto la maglia rosa due volte in passato e ne aveva fatto un suo obiettivo stagionale. Due volte vincitore, a Corridonia e Cantoira e sempre sul podio, era già sicuro del successo prima della tappa finale di San Colombano Cernetoli: «Gara dura, dove Bertolini e Agostinacchio sono partiti forte insieme a Leone, io sono riuscito a riprendere quest’ultimo e poi ho pensato a chiudere sul podio per mantenere una certa continuità e legittimare ancor di più la mia maglia rosa».

La challenge era un obiettivo non solo per lui: «Ci teneva molto mio padre e anche tutto il team – afferma il figlio di Massimo Folcarelli, pluricampione del mondo master e titolare del team Race Mountainne avevamo fatto un appuntamento focale nella stagione, per questo già alla prima prova ero abbastanza preparato. Credo che la mia sia stata la vittoria della continuità, anche se ho visto che col passare delle settimane la mia condizione è andata sempre in crescendo».

Per Folcarelli è la terza vittoria al Giro d’Italia, dopo quelle del 2018 e 2019 (foto organizzatori)
Per Folcarelli è la terza vittoria al Giro d’Italia, dopo quelle del 2018 e 2019 (foto organizzatori)

In difesa dei biker

Folcarelli ha tenuto fede alle sue caratteristiche, quelle di un ciclocrossista figlio diretto della mountain bike, che privilegia i percorsi più altimetricamente duri, agilità e forza si mixano alla perfezione: «Tarvisio e Cantoira sono stati i miei percorsi preferiti, non è un caso se si pedalava in montagna, attraverso quelle caratteristiche che mi esaltano. Io preferisco i tracciati dove si fa selezione, quelli più veloci, dove conta quasi esclusivamente il ritmo non fanno molto per me. In Liguria era un po’ così, ma era anche un percorso insidioso, bisognava essere molto attenti nella guida».

La formula del circuito e delle gare favorisce chi viene dalla Mtb? Il ciclocross si è sviluppato negli ultimi anni soprattutto grazie all’interesse degli stradisti, significa che gli equilibri si sono spostati? «Dipende da quel che si intende. Molti pensano che il calendario si concilia meglio con chi gareggia in mtb piuttosto che su strada, ma a guardare meglio ci si accorge che non è così, considerando che nella mountain bike si finisce a ridosso della stagione del ciclocross e quando questa finisce ci sono già eventi importanti nelle ruote grasse, soprattutto in Italia. E’ importante saper trovare i propri spazi per il riposo, che tu sia stradista o biker. Io mi sono fermato una decina di giorni prima di salire su una bici da ciclocross».

Per Eva Lechner un ritorno al successo che fa ben sperare, battendo in un acceso duello la rientrante Corvi
Per Eva Lechner un ritorno al successo che fa ben sperare, battendo in un acceso duello la rientrante Corvi

Il sogno della maglia azzurra

La stagione del laziale, che continua a dividere la sua attività ciclistica con il lavoro al banco del mercato insieme al padre, continua ora con il Giro delle Regioni, la nuova creatura di Scotti: «Ma mi attendono anche le due tappe finali del Mastercross, sono secondo in classifica e chissà che non riesca a fare doppietta, sarebbe un bel passaggio della mia carriera. Poi sarò alla Coppa del Mondo a Vermiglio dove vorrei farmi vedere, anche per agguantare una maglia della nazionale che, per chi fa quest’attività, deve sempre essere l’obiettivo, anche se lontano».

A San Colombano il Giro ha proposto un vero antipasto dei campionati italiani, ben poche infatti le assenze. Nella gara open la vittoria se la sono giocata Bertolini e Agostinacchio e alla fine è stato il valdostano della Tsa Tre Colli a vincere con uno sprint di potenza sfruttando l’ingresso davanti nella prima curva. A Folcarelli il terzo posto condito dalla vittoria nella classifica generale davanti a Cafueri, primo fra gli Under 23 pur dopo una prestazione leggermente in calo rispetto alle altre.

Lo sprint vincente di Agostinacchio su Bertolini: un antipasto dei campionati italiani? (Foto organizzatori)
Lo sprint vincente di Agostinacchio su Bertolini: un antipasto dei campionati italiani? (Foto organizzatori)

Un altro figlio d’arte…

Sfida a due anche fra le donne, fra Lechner e Corvi, le punte di due generazioni differenti e alla fine è stata la più matura altoatesina a spuntarla mentre dietro Gariboldi ha pensato a difendere la maglia rosa dall’assalto di Borello, che alla vigilia era dietro di soli 2 punti e questa era l’unico esito davvero in bilico della challenge. Fra gli juniores maglia rosa per Giacomo Serangeli e Giada Martinoli, ma attenzione a un nome nuovo che arriva dagli allievi, quello di Patrik Pezzo Rosola. Se buon sangue non mente…

Le difficoltà del ciclocross. Scotti ne ha per tutti…

30.10.2023
6 min
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Con i protagonisti della strada a riposo e in giro per il mondo per le vacanze, l’attenzione è tutta incentrata sul ciclocross. L’attività sui prati è già entrata a pieno regime, con tappe di Coppa del Mondo ogni fine settimana abbinate a prove degli altri principali circuiti. Non ci sono naturalmente i grandi protagonisti. Van der Poel ha già annunciato che tornerà sui prati solo nella seconda metà di dicembre per la serie di gare del periodo natalizio. Probabilmente sia Van Aert che Pidcock, gli altri “tenori” seguiranno la stessa impostazione.

Per Van Aert e VDP un inverno con poche gare, come ormai prassi vista l’attività su strada
Per Van Aert e VDP un inverno con poche gare, come ormai prassi vista l’attività su strada

E’ chiaro quindi che fino ad allora seguiremo “un altro sport”, con altri protagonisti ma con la consapevolezza che i valori espressi non sono quelli assoluti. Un trend che si sta allargando. Fra le donne, dove continua il netto dominio olandese, c’è chi come la Van Anrooij comincia a selezionare le sue apparizioni. In Italia poi è ormai chiaro come il panorama di praticanti di vertice si sia ulteriormente ristretto. Il ciclocross continua ad essere visto come un fastidioso intermezzo per i nostri ciclisti.

Su questo e tanto altro abbiamo ragionato con Fausto Scotti, organizzatore del Giro d’Italia ma per anni commissario tecnico azzurro e profondo conoscitore del movimento da tutta una vita. Partendo proprio dalle considerazioni internazionali: «I tre campioni li vedremo sempre meno spesso. La loro stagione su strada è troppo intensa, ma non lasceranno l’attività sui prati e questo non solo per una questione di passione. Ogni gara vale per loro un ingaggio dai 15 ai 25 mila euro, è un’attrattiva di non poco conto, ma che sta anche creando squilibri».

Fausto Scotti, ex cittì azzurro, oggi organizzatore del Giro d’Italia di ciclocross
Fausto Scotti, ex cittì azzurro, oggi organizzatore del Giro d’Italia di ciclocross
In che senso?

Agli altri, a quelli che tirano la carretta per tutta la stagione resta poco, ma da parte loro c’è anche una certa rassegnazione sapendo del loro strapotere, anche se sono convinto che col tempo anche Thibau Nys salirà a quel livello, d’altro canto anche lui fa strada. I team dal canto loro hanno tutto l’interesse a lasciarli lavorare in pace e favorire le loro uscite nel ciclocross perché hanno ritorni d’immagine anche fuori stagione, con gli sponsor che vengono così gratificati nei loro investimenti. Gli organizzatori? Loro con gli introiti per ogni gara vedono i loro investimenti negli ingaggi ampiamente coperti. Hanno d’altronde protagonisti che ad ogni gara se le danno di santa ragione ma sempre nel reciproco rispetto. Ti garantiscono lo spettacolo.

Perché allora non seguire questa strada anche in Italia?

Intanto perché è un paragone improponibile considerando i nomi, ma anche a livello internazionale non tutto funziona. Questa continua volontà di portare la Coppa in America ad esempio non va. I team, piuttosto che programmare una trasferta simile preferiscono investire su un ritiro prestagionale in più che gli costa meno e coinvolge più gente. Guardate quanti sono andati a Waterloo, anche tra belgi e olandesi non erano così tanti.

Thibau Nys, vincitore della prima di Coppa negli Usa. Scotti è pronto a scommettere su di lui
Thibau Nys, vincitore della prima di Coppa negli Usa. Scotti è pronto a scommettere su di lui
Torniamo in Italia: spesso si sono criticati i diesse perché negano i permessi ai loro atleti per l’attività invernale, Si diceva che con l’avvento della multidisciplinarietà stava cambiando questa cultura, ma oggi senti i ragazzi più giovani che dicono che non vogliono più fare ciclocross per curare la preparazione per la strada. Allora di chi è la colpa?

E’ un discorso che coinvolge tanti attori e tante responsabilità. Iniziamo dai procuratori, che prendono i ragazzi da quando sono allievi, li lasciano correre nelle varie discipline ma appena possono li indirizzano verso quelle più remunerative. Faccio l’esempio di Fiorin che da ragazzo faceva un po’ tutto e che viene da una tradizione familiare dove il ciclocross era molto apprezzato, il padre l’ha quasi svezzato sui prati. Ora che è junior però viene spinto a fare solo strada e pista perché lì può emergere e soprattutto ha maggiori obiettivi, anche olimpici.

E i team che voce hanno?

I team guardano ai soldi, chi ha i campioni li coccola e chi non li ha cerca altre strade. In Italia come si diceva si dà molta colpa alle squadre ma io con loro ho lavorato per anni. Guardate Reverberi: a Paletti non ha messo limitazioni, ma qui è la famiglia che comincia ad avere perplessità, perché il ragazzo d’inverno rischia di avere un’attività ancor più stressante, fra allenamenti per la strada e le trasferte del fine settimana.

Luca Paletti sta gareggiando con regolarità, una rarità fra i pro’ italiani (foto Lisa Paletti)
Luca Paletti sta gareggiando con regolarità, una rarità fra i pro’ italiani (foto Lisa Paletti)
Che cosa servirebbe allora per dare un’inversione di tendenza?

Semplice: una vagonata di denaro. Per fare un team di primo piano che agisca su tutto, come l’Alpecin, servono decine di milioni di euro e dove sono gli sponsor italiani che possono investire tanto? Che cosa si garantisce loro?

Torniamo però al punto di prima, gli stessi ragazzi che sono contrari anche a fare qualche semplice gara per allentare la preparazione. Toneatti ad esempio vuole concentrarsi sulla strada…

Qui entriamo in un altro campo: la consapevolezza di sé dell’atleta. Davide era nato come ciclocrossista, i suoi risultati li ha ottenuti lì, è con quelli che l’Astana l’ha preso. Ora rinuncia alla disciplina dove aveva più chance di emergere per puntare alla strada dove le porte sono obiettivamente chiuse.

Per la Realini il ciclocross è ormai un bel ricordo. Ma siamo sicuri che qualche gara senza assilli non sia utile?
Per la Realini il ciclocross è ormai un bel ricordo. Ma siamo sicuri che qualche gara senza assilli non sia utile?
E in campo femminile?

Avviene un po’ lo stesso. La Realini ormai non fa più ciclocross, con lei ho parlato a lungo, non è per pressioni esterne ma più per delusioni avute in questo ambiente, ad esempio la mancata convocazione per i mondiali americani. La Persico ha staccato la spina e forse farà qualche gara fra dicembre e gennaio, ma il 2024 è anno olimpico e lei può ambire non solo a partecipare a Parigi. Sono tutte cose che devi mettere nel conto: Silvia ha pagato l’attività nel ciclocross in questa stagione faticando a trovare la miglior forma perché non si era fermata mai. Lei al mondiale potrebbe anche far bene, ma le servono almeno 5-6 gare per trovare la forma.

Poi però ci sono casi come la Venturelli che reclama addirittura la possibilità di competere anche d’inverno perché le dà la carica per affrontare la preparazione…

Ma lei è junior, siamo sicuri che le cose non cambieranno passando di categoria? Io credo che la vedremo sempre meno nel ciclocross per privilegiare strada e pista, perché i suoi orizzonti sono già proiettati verso Los Angeles 2028, lì potrà davvero scrivere pagine storiche per tutto lo sport italiano. Intanto però non credo che quest’anno la vedremo spesso sui prati…

In Italia l’attività è aumentata, i praticanti anche, ma mancano reali investimenti (foto Lisa Paletti)
In Italia l’attività è aumentata, i praticanti anche, ma mancano reali investimenti (foto Lisa Paletti)
Fa bene Pontoni a lavorare quasi esclusivamente sui giovani?

Che altro dovrebbe fare? Talenti veri non ce ne sono, quelli che abbiamo come Bertolini si sono persi inseguendo fantasmi come una convocazione olimpica nella mtb penalizzando quella che era la sua via preferenziale. Puoi lavorare sulle categorie giovanili, far crescere i ragazzi, poi loro prenderanno la direzione più redditizia e certamente non è il ciclocross perché chi ci investe sopra?

Scotti riparte, il Giro d’Italia di ciclocross è pronto

15.08.2023
6 min
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Neanche il tempo di mettere da parte le emozioni mondiali e già si parla di ciclocross. L’inizio della stagione invernale è più vicino di quanto si pensi, ma Fausto Scotti e il suo staff sono abituati a iniziare molto prima. Quest’anno il Giro d’Italia scatta già il 1° ottobre e sarà un vero viaggio attraverso il Paese, anche se le aspirazioni del tecnico romano vanno ben oltre, come vedremo.

La manifestazione è al suo 15° anno e già questo è un traguardo importante e prestigioso, difficilmente nella specialità si è andato tanto lontano soprattutto considerando la complessità data dal mettere insieme tante realtà diverse fra loro. Pur essendo così “anziana”, stiamo parlando di una realtà in continua espansione e lo si capisce dal numero di richieste da parte degli organizzatori locali.

Fausto Scotti, ex cittì azzurro, da 15 anni al timone della challenge rosa
Fausto Scotti, ex cittì azzurro, da 15 anni al timone della challenge rosa

«Ce ne sono arrivate almeno 12 degne di essere prese in considerazione – spiega Scotti – ossia che avevano tutti i crismi di serietà organizzativa e strutturale che richiediamo per entrare a far parte del circuito, ma in generale le richieste sono di gran lunga maggiori. La challenge però si compone di 6 gare perché è la Federazione che ha imposto un tale limite massimo, quindi ci siamo dovuti uniformare».

Quali tappe avete quindi scelto per quest’anno?

Partiremo da Tarvisio (UD) il 1° ottobre e nelle due domeniche successive saremo rispettivamente a Osoppo (UD) e Corridonia (MC). La seconda metà del Giro sarà a novembre, il 12 a Follonica (GR), il 18 a Cantoira (TO) e il 26 a San Colombano Cernetoli (GE).

La locandina del Giro con le sei tappe previste, metà in ottobre e metà a novembre
La locandina del Giro con le sei tappe previste, metà in ottobre e metà a novembre
Rispetto allo scorso anno cambia la metà delle sedi…

Tarvisio era già da 2-3 anni che voleva entrare e finalmente abbiamo potuto accoglierla nella nostra famiglia. A Cantoira eravamo già stati, poi gli organizzatori avevano puntato a ottenere i campionati italiani senza riuscirci e ora rientrano nel Giro, d’altronde ci eravamo trovati molto bene. San Colombano è una novità assoluta ed è un piacere concludere la nostra avventura in Liguria, dove si disputano effettivamente poche gare nel calendario nazionale, ma tutte di qualità.

Chi è rimasto fuori?

In tanti, qualcuno ci darà una mano nell’altra nostra challenge, il Giro delle Regioni, ma c’è un aspetto che voglio sottolineare: prima di scegliere ogni tappa, contattiamo i vari comitati regionali e procediamo di concerto con loro come ero abituato a fare da tecnico della nazionale. Dalle realtà regionali ho sempre avuto grandissimo supporto. Inoltre il Giro non sarebbe possibile senza tutta la struttura che da anni mi dà una mano: noi affianchiamo i vari comitati locali attraverso una sinergia che ha fatto la fortuna di questo circuito.

Cantoira ritorna nel quadro del Giro d’Italia col suo percorso disegnato tra le case
Cantoira ritorna nel quadro del Giro d’Italia col suo percorso disegnato tra le case
Il calendario nazionale è sempre più fitto. Il Giro era abituato a svolgere la sua attività nella prima parte della stagione proprio per trovare spazi, ma le date cominciano a riempirsi anche in quei periodi?

Assolutamente sì, diventa sempre più difficile trovare spazi, considerando che abbiamo oltre 40 gare nazionali concentrate in pochissimi mesi. Il Giro però è sempre attesissimo: nelle prime tappe arriviamo ad avere almeno 900 iscritti fra le varie categorie e se consideriamo che il movimento italiano nel suo complesso conta poco più di 3.000 praticanti si capisce bene quanta sia l’attenzione e la voglia di partecipare. Per questo quando prendiamo contatto con gli organizzatori locali guardiamo molto all’aspetto logistico: portare in una località, tra atleti e accompagnatori, più di 2.000 persone può essere fatto solo se troviamo una ricettività adeguata, sia nei numeri che nella qualità.

Da che cosa dipende questo?

Io credo che sia diretta emanazione del prestigio che ci siamo ritagliati nel tempo. Molte società mi hanno detto che la loro partecipazione al Giro è richiesta direttamente dagli sponsor, perché siamo in grado di garantire una vetrina che altre organizzazioni non hanno. Poi non dobbiamo dimenticare che ogni gara ha al suo interno spazi anche per i più giovani: noi siamo l’unica challenge che dà ai G6 lo stesso spazio e la stessa attenzione delle categorie più grandi, ma l’aspetto promozionale non deve mai essere dimenticato.

Marco Pavan vincitore a Osoppo nel 2020. La località friulana è ormai un “must” per il Giro d’Italia
Marco Pavan vincitore a Osoppo nel 2020. La località friulana è ormai un “must” per il Giro d’Italia
Quando inizia il lavoro di assemblaggio delle varie tappe?

Inizia? Praticamente non si finisce mai. Posso dire che non c’è giornata durante l’anno nella quale non ci sia qualche telefonata con organizzatori, società, gente che chiede informazioni, anche solo per le convenzioni con gli alberghi. E’ un lavoro a ciclo continuo, posso dire che m’impegna quasi più questo che quello che svolgevo da commissario tecnico della specialità…

Rispetto al passato, questo Giro ha una forte presenza nel Nord Italia…

Nel corso della storia del circuito, abbiamo toccato 18 regioni. Mi mancano solo le isole. La Sardegna l’abbiamo sfiorata lo scorso anno, ma poi i contatti che avevamo non sono approdati a una conclusione positiva ma ci riproveremo. In Sicilia invece sono stato la scorsa settimana, parlando con il comitato regionale, enti locali e organizzatori per trovare una sede per il prossimo anno e sono fiducioso. Io vorrei completare il “mio” Giro portando la challenge anche nelle due regioni mancanti, sarebbe come chiudere il cerchio.

A Corridonia come nelle altre sedi, c’è sempre tantissima gente, tra locali, biker e accompagnatori
A Corridonia come nelle altre sedi, c’è sempre tantissima gente, tra locali, biker e accompagnatori
Il Giro d’Italia è alla sua quindicesima edizione. Rispetto alla prima quante cose sono cambiate?

Ricordo agli inizi, quando andammo a Lecce con 273 agonisti in gara, se guardo i numeri che raggiungiamo ora la differenza è evidente. Insieme al Giro è cresciuto tutto il movimento, ora quasi ogni regione ha un’attività larga, intensa, abbiamo spinto anche regioni confinanti a mettersi insieme nell’allestimento dei loro calendari, tutto per andare vicino ai praticanti.

Che cosa ti aspetti dalla prossima edizione?

Che esca fuori qualche nuovo talento, qualche giovane che poi possa approdare all’estero per svolgere l’attività nella maniera giusta. Purtroppo in Italia soffriamo per due aspetti: il primo è la mancanza di un vero e proprio team internazionale, che sia all’altezza dei più forti del nord Europa. Il secondo, ancor più grave, è la mancanza di una vera cultura fuoristradistica: la multidisciplinarietà da noi è una bella parola, ma alla resa dei conti i team guardano solo alla strada. Una storia come quella del giovane Philipsen, che a Glasgow ha vinto il titolo junior sia su strada che in mtb da noi non può realizzarsi.

Notizia bomba: rinasce con Scotti il Giro delle Regioni

24.12.2022
5 min
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Dopo il gran finale del Giro d’Italia di ciclocross a Gallipoli, Fausto Scotti è già proiettato verso il futuro e si tratta di un futuro denso di prospettive, perché l’ex cittì della nazionale italiana ha tirato fuori dal cassetto un grande progetto: la rinascita del Giro delle Regioni.

Va chiarito subito: rispetto alla creatura del compianto Eugenio Bomboni, la corsa a tappe che portava in Italia tutti i migliori talenti del dilettantismo mondiale, i punti in comune, salvo il nome, sono pochissimi. L’idea di Scotti va molto più in là, arrivando a toccare tutte le discipline ciclistiche e coinvolgendo addirittura altre discipline sportive in una sinergia che, in un futuro abbastanza prossimo, vada addirittura a solleticare un mondo tanto fondamentale per la pratica sportiva quanto purtroppo attualmente lontano da essa: la scuola.

Il Giro delle Regioni avrà vita diversa dal Giro d’Italia, che ha già chiuso l’edizione 2022 (foto Paletti)
Il Giro delle Regioni avrà vita diversa dal Giro d’Italia, che ha già chiuso l’edizione 2022 (foto Paletti)

La spiegazione del progetto è abbastanza complessa. Scotti prende spunto proprio dal ciclocross perché sarà la prima delle discipline coinvolte: «Intanto abbiamo brevettato l’idea, era un passo necessario perché non ci venisse copiata e già in questa stagione lanceremo una sorta di sua sperimentazione attraverso le altre due gare nazionali da noi organizzate, le prove di Noci (BA) disputata ieri e di Roma, il Memorial Scotti che torna finalmente a Capannelle l’8 gennaio».

Non c’è il rischio di un doppione del Giro d’Italia?

Il Giro vive di luce propria e andrà avanti per la sua strada, ha una propria formula consolidata negli anni. L’idea del Giro delle Regioni nel ciclocross ha basi diverse, dev’essere qualcosa che funzioni come rilancio di sport e turismo insieme e che coinvolga anche altre realtà sportive. Negli anni, girando per trovare località per il Giro, sono entrato in contatto con molti sindaci e presidenti regionali tutti alla ricerca di iniziative rivolte alla comunità. Ho pensato a un progetto, ma doveva essere molto di più rispetto a quanto fatto finora. Ho contattato consiglieri federali di altri sport, ho anche parlato con Abodi prima che diventasse Ministro dello Sport e ho dato forma all’idea di costruire un contenitore aperto anche ad altre discipline sportive.

L’ippodromo romano delle Capannelle ospiterà la seconda tappa, domenica 8 gennaio
L’ippodromo romano delle Capannelle ospiterà la seconda tappa, domenica 8 gennaio
In che forma?

La mia idea è che ogni tappa del Giro delle Regioni debba coinvolgere varie discipline. Faccio un esempio: se organizziamo alla domenica il ciclocross, perché non abbinare al sabato una corsa campestre, dando così linfa anche a quel movimento? L’atletica sta vivendo un grande periodo di rinascita, ma nel cross, soprattutto in ambito nazionale, c’è ancora bisogno di sostenere l’attività. Possiamo farlo insieme e altre discipline possono abbinarsi con loro iniziative. Ogni gara diverrà una sorta di festival sportivo aperto a tutti.

Sarà già in questa forma il Giro che prenderà vita?

Non ci sarebbe il tempo materiale. Intanto iniziamo mettendo un punto fermo, ricordando ad esempio che Capannelle ha una grande tradizione anche nell’atletica, avendo ospitato campionati italiani e addirittura un mondiale negli anni Ottanta. Saranno due tappe sperimentali, per far vedere che siamo già operativi e che il cammino è stato intrapreso: avremo classifiche, maglie da assegnare come in ogni challenge, ma l’idea va molto oltre di essa.

Il logo del Giro delle Regioni, un marchio che dovrebbe comprendere varie discipline
Il logo del Giro delle Regioni, un marchio che dovrebbe comprendere varie discipline
Si tratta di sforzi organizzativi non da poco…

Infatti un principio alla base del Giro, per qualsiasi disciplina sia coinvolta, è che si deve lavorare in sinergia tra varie società. Unire ciclocross e atletica significa unire realtà organizzative diverse ma con tanto in comune, significa ammortizzare molte spese, significa anche coinvolgere più sponsor e soprattutto smuovere varie zone del Paese.

Veniamo alla strada…

Il Giro delle Regioni su strada ha una storia prestigiosa, Bomboni lo conoscevo bene, ha lavorato molto anche con mio padre – spiega Scotti – Ripetere la sua esperienza non è possibile perché – e lo abbiamo verificato direttamente – i costi per una gara a tappe sono insostenibili. E’ invece più fattibile allestire una challenge che colleghi 4-5 classiche nazionali, ad esempio fra gli junior. Anche in questo caso però bisogna pensare a sinergie da mettere in atto, con gare podistiche su strada ma anche con altre discipline sportive e soprattutto bisogna incentivare l’attività giovanile, quindi prevedendo iniziative per i più piccoli. Un’idea che sarebbe interessante mettere in pratica sarebbe ad esempio collegare queste classiche mettendo come premio borse di studio, magari coinvolgendo Poste Italiane o una banca.

Enrico Battaglin, ultimo vincitore del Giro delle Regioni nell’ormai lontano 2010
Enrico Battaglin, ultimo vincitore del Giro delle Regioni nell’ormai lontano 2010
Hai parlato di un progetto che deve coinvolgere anche le scuole…

Bisogna smuovere l’attività nei plessi scolastici, collegandoli alle società sportive, facendo svolgere iniziative che li mettano in sana competizione. Parlando con Abodi è tornata alla luce l’idea dei Giochi della Gioventù che è stata la base del boom sportivo italiano. Rimettiamoli in gioco, partendo però dalle basi, iniziando con manifestazioni locali, che in questo modo uniscano anche i più piccoli e coloro che stanno diventando o sono già diventati campioni. Sempre unendo le forze e pensando anche a coinvolgere la Tv, ma non in diretta. Meglio una differita intera e ben confezionata, capace di coinvolgere di più.

All’estero, cross più duri e tecnici? Risponde Scotti

20.11.2022
6 min
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Alibi o causa? La spedizione europea di Namur ha visto levarsi alcune critiche ricorrenti. Tra queste quella sollevata da molti sulle differenti tracciature dei percorsi tra Italia e il resto d’Europa. L’opinione degli appassionati e alcuni addetti ai lavori si è indirizzata nel puntare il dito sul movimento cross italiano che non stimola questi aspetti. A farne le maggiori spese ci sarebbero stati gli juniores che hanno disputato una prova sotto le aspettative, del cittì in primis. Per rispondere e analizzare questa provocazione ci siamo affidati a chi è stato tecnico azzurro per sedici anni, attuale responsabile del Giro d’Italia Ciclocross, Fausto Scotti.

Partiamo da un quesito fondamentale, all’estero si traccia diversamente dall’Italia?

Dipende di quali percorsi si parla. Perché se noi andiamo a vedere le gare di Coppa del mondo e Superprestige è tutto completamente diverso. Se si considera che in quelle manifestazioni non ci sono amatori e categorie giovanili, si ribalta il discorso. 

Fausto Scotti, ex cittì del cross, ci spiega supervisiona le tracciature del Giro d’Italia
Fausto Scotti, ex cittì del cross, ci spiega supervisiona le tracciature del Giro d’Italia
In sostanza, in Italia non si traccia mai solo per i pro’?

Al Giro d’Italia abbiamo fatto anche tappe dove c’erano percorsi impegnativi. Bisogna considerare il fatto che quando si traccia il percorso, non ci passano solo gli agonisti ma anche i G6, gli amatori, gli esordienti e gli allievi. Bisogna andare con molta cautela. Si deve tracciare un percorso adatto a tutti. Se tu fai una rampa da percorre solo a piedi asciutta vanno tutti su. Quando è bagnata, se no hai i chiodi sotto le scarpe, non riesci a salire.

Quindi è un paragone sbagliato?

Esatto, è sbagliato in partenza. Se si vanno a vedere le tappe di Coppa del mondo che abbiamo organizzato e prendiamo come esempio quella di Fiuggi, nessuno stava in piedi, nemmeno i professionisti. Perché in quel caso vai ad organizzare in un contesto completamente diverso. 

Nel resto d’Europa come funziona per le categorie giovanili?

All’estero è molto diverso. Quando fanno una prova Superprestige, la gara giovanile di contorno è a 80/100 km. Noi le abbiamo sempre fatte il giorno prima o la mattina stessa sullo stesso percorso. 

Le contropendenze sono alcuni tra i punti più tecnici di Namur
Le contropendenze sono alcuni tra i punti più tecnici di Namur
Al Giro non ve lo potete permettere?

Le tappe al Giro d’Italia sono nate per fare crescere il movimento giovanile e poi d’appoggio ci sono gli agonisti. Non possiamo permetterci di fare tracciature al livello di Coppa del Mondo. Lo potremmo anche fare ma dobbiamo ragionare con la testa di chi gareggia e tra questi ci sono i bambini e gli amatori. Quest’anno sono cambiate le norme attuative, ma fino all’anno scorso potevano partire con qualsiasi bicicletta. 

Come si risponde alle critiche di chi dice che qui da noi ci sono solo “piattoni”?

Devi sempre costruire un percorso pensando non egoisticamente a fare una cosa spettacolare, ma che vada bene a tutti. Lo puoi fare anche tutto piatto, perché alla fine sono i corridori a fare la differenza. Noi ci mettiamo 5 minuti a fare un percorso duro e tecnico. Ci basterebbe spostare le fettucce. 

A Ovindoli la Bulleri ha detto che ha trovato un percorso duro e diverso dal solito. Quindi è possibile farlo in alcune tappe?

Abbiamo avuto un settembre e ottobre caldissimi. I percorsi del Giro d’Italia erano molto veloci e asciutti. Se si fa il paragone, gli anni scorsi c’era talmente tanta acqua che non si vedeva il corridore a dieci metri. E’ logico che a Ovindoli abbiamo scelto una collina, ma siamo stati comunque molto cauti a non farlo eccessivamente duro, perché qualora ci fosse stata pioggia sarebbe stato un problema salire in cima. Non abbiamo inserito ostacoli artificiali o rampe da fare a piedi, ma era comunque molto impegnativo. Nel caso di Ovindoli il dislivello era di 50 metri ogni giro. Gli elite che hanno fatto 12 giri hanno trovato le difficoltà.

Qui Van der Haar in una caduta all’europeo
Qui Van der Haar in una caduta all’europeo
Esempi come Masciarelli che si sono trasferiti all’estero, per la precisione in Belgio, potrebbero essere emulati per poter imparare il ciclocross più duro e tecnico?

Masciarelli ha fatto una scelta di vita trasferendosi là con tutta la famiglia. Ma non è andando in Belgio che si diventa dei fenomeni su certi tipi di percorsi. La palestra la si può fare dappertutto. Ci sono molte gare in Belgio monotone e piatte, poi sono i corridori a renderle spettacolari. Gli atleti più forti fanno il ritmo e ad arrivare davanti sono sempre gli stessi.

Un tema che ha tenuto banco è la tecnicità del percorso di Namur che ha penalizzato molto i nostri juniores non abituati su questi percorsi…

Dove ci sono tracciature impegnative e tanto fango, vedi Namur, ti rendi conto che c’è da guidare e la differenza la fai su due contropendenze. Dietro quella tracciatura c’è l’esperienza di Erwin Vervecken pluricampione del mondo di cross, che ha disegnato su un percorso dove si facevano gare ci motocross. Se si va a vedere l’ordine d’arrivo, dal quarto in poi ci sono distacchi incredibili. Passa un altro giro e arrivano sei o sette corridori a giri pieni, applicando l’80%, vanno fuori tutti. Van Der Haar sbagliava ad ogni giro la contropendenza. Sono allenamenti che bisogna fare durante l’arco della settimana.

Da ex cittì, prendendo come esempio gli juniores all’europeo, pensi che la delusione derivi da una mancata preparazione e percorsi del genere?

Un tecnico come Pontoni non ha nessuna colpa, gli sta permettendo di correre all’estero, di fare punti e di farli partire il più avanti possibile. La critica devono recepirla i ragazzi e riflettere su cosa serva per essere all’altezza di un percorso del genere. Io mi allenavo per i percorsi in cui non andavo bene, non mi allenavo sul percorso dove ero forte. I ritmi che ci sono adesso sono elevatissimi. Se non si è preparati tecnicamente e fisicamente, è inutile andarsi a scontrare con atleti dall’altra parte dell’Europa, che più degli italiani hanno fame, non pretendono troppo e di questa disciplina ne fanno un lavoro.

Davide Toneatti ha dimostrato le sue doti tecniche su queste tracciature
Davide Toneatti ha dimostrato le sue doti tecniche su queste tracciature
Pontoni senza colpe. Sono i nostri giovani a doversi preparare meglio…

A Daniele bisogna fargli chapeau per quello che sta facendo e per come sta lavorando. Sta portando i ragazzi a correre per fare punti. Sono scelte che a inizio carriera ho fatto anche io. Ho poi capito che non ne valeva la pena. Facevamo gare internazionali dove non invitavamo nessuno straniero per far fare punti ai nostri. Alla fine mi sono ritrovato con quattro dei nostri in Coppa del mondo a partire in prima fila, vedendoli dopo pochi giri nelle retrovie. La colpa dei risultati non va mai data al tecnico. Non parliamo di una squadra di calcio dove ci sono a disposizione 20 atleti e devi decidere lo schema. Nel cross una volta che li hai convocati, se la devono giocare in prima persona. 

Responsabilità massima in mano agli atleti, non bisogna nascondersi dietro alibi tecnici quindi?

E’ anche un discorso di impegno. Se facessero solo ciclocross sarebbero più concentrati e completi. Si sa, i talenti più forti vengono sempre rubati dalla strada. Lo stiamo vendendo anche adesso nella categoria femminile: Persico, Arzuffi, Realini. Bertolini sta ricominciando, i Braidot non ci sono più, Dorigoni rientrerà a breve. Sono tutti corridori cresciuti con noi, che hanno poi iniziato a fare un’attività polivalente e si sono allontanati. Ci mancano gli specialisti che si fermano a luglio, ricominciano ad agosto e a settembre sono già pronti. 

A Ovindoli svettano Pavan e Bulleri, puntando all’azzurro

14.11.2022
5 min
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Archiviato il ricchissimo ottobre con 4 gare in 5 domeniche, il Giro d’Italia di ciclocross ha affrontato la sua penultima tappa inerpicandosi ai 1.350 metri di altitudine di Ovindoli, nel Parco del Sirente-Velino. La gara abruzzese ha confermato quella tendenza già vista a inizio stagione e che gli organizzatori della challenge, l’ex cittì Fausto Scotti in testa, hanno già evidenziato: la particolare struttura del calendario italiano, unita alla necessità da parte dei corridori italiani di trovare punti per il ranking Uci, va impoverendo via via le gare nazionali. I team si dirigono all’estero, seguono obbligatoriamente il calendario internazionale (con dispendio di risorse non da poco) e questo pesa nell’evoluzione del circuito.

Per Scotti la ricerca di punti Uci all’estero è un ostacolo alla partecipazione nelle gare italiane (foto Lisa Paletti)
Per Scotti la ricerca di punti Uci all’estero è un ostacolo alla partecipazione nelle gare italiane (foto Lisa Paletti)

Pavan svetta nella pioggia

Assenti tutti i reduci dagli europei di Namur, hanno trovato spazio altri protagonisti. Ecco così che Marco Pavan colleziona un altro successo in una stagione che sta prendendo una bella piega. Il torinese si è involato già dopo due giri, neanche un quarto di gara per compiere una gara tutta in solitaria, con il laziale Antonio Folcarelli rimasto sempre a mezzo minuto ma incapace di chiudere il gap. Per Pavan la maglia rosa è sempre più salda: «Tra freddo e pioggia non è stato semplice venirne a capo, con questa vittoria la conquista della challenge è più concreta e per questo ringrazio la mia famiglia e il team Cingolani». Marco non lo dice, ma spera anche che queste prestazioni convincano Pontoni a dargli una chance.

Terza vittoria al Giro d’Italia per Pavan che ora può amministrare per il successo finale (foto Paletti)
Terza vittoria al Giro d’Italia per Pavan che ora può amministrare per il successo finale (foto Paletti)

Bulleri in partenza per l’Est

Proprio la caccia a una maglia azzurra tiene viva l’attenzione di molti. Soprattutto nella categoria Elite dove il cittì per sua stessa ammissione è costretto a muoversi random, in attesa di portare a compimento il cammino intrapreso con le categorie giovanili. Ne è conscia Alessia Bulleri, la portacolori elbana della Cycling Cafè che vincendo a Ovindoli si è avvicinata alla leadership dell’assente Rebecca Gariboldi: «Io ci spero, ma per porre una candidatura importante devo farmi vedere anche all’estero, per questo ora abbiamo in programma un trittico di gare in Slovacchia». Torniamo al discorso iniziale.

La toscana si è trovata molto a suo agio sul percorso abruzzese: «Era duro e con tanti strappi, ben diverso da quelli che siamo abituati a trovare in Italia, con tanti piattoni e ritmi veloci. Qui c’era da spingere sui pedali in salita e questo mi ha favorito».

Prima vittoria stagionale nel ciclocross per la Bulleri che ora parte per la Slovacchia (foto Paletti)
Prima vittoria stagionale nel ciclocross per la Bulleri che ora parte per la Slovacchia (foto Paletti)

La nostalgia per la mtb

Questo inizio di stagione di ciclocross è stato proficuo per la Bulleri, grazie anche a una chiusura di stagione su strada forzatamente anticipata: «Una caduta dopo che avevo ritrovato la condizione a seguito della lunga sosta per covid mi ha costretto a rinunciare a tutta la parte finale di stagione, così ho iniziato la preparazione un po’ prima e i risultati si vedono. Mi è spiaciuto perché nel complesso l’annata su strada non era stata male: tra febbraio e marzo avevo anche colto due terzi posti nella Coppa di Spagna, poi il covid aveva fermato tutto».

La scelta di continuare tra ciclocross e strada non la rinnega: «La prossima sarà la quinta stagione con l’Eneicat RBH Global, la mia squadra spagnola, poi vedremo cosa fare, anche perché non nascondo che un po’ di nostalgia per la mountain bike ce l’ho e qualche buona proposta mi era anche arrivata per tornare al mio primo amore. Ma ho un contratto firmato e voglio onorarlo nel migliore dei modi».
Intanto a livello giovanile il ribollire è costante e un nuovo talento si propone all’attenzione: è quello di Alice Sabatino (Jam’s Bike), terza a Ovindoli e prima fra le junior con un successo che la porta a un solo punto dalla leader, Nelia Kabetaj. Per i tricolori del 15 gennaio si prospetta davvero una sfida al calor bianco con tante protagoniste a cercare di farsi vedere dietro le due primedonne Corvi e Venturelli.

Mattia Stenico, talentuoso trentino che sta emergendo nel ciclocross come nella mtb (foto Paletti)
Mattia Stenico, talentuoso trentino che sta emergendo nel ciclocross come nella mtb (foto Paletti)

Nuovi giovani all’orizzonte

Motivi d’interesse emergono anche dai pari età e non solo per l’esito della gara di Ovindoli. Non è un segreto che Pontoni guardi con particolare interesse alla categoria e abbia molto poco gradito la controprestazione generale degli azzurrini a Namur, quindi prospetta per le prossime tappe di Coppa del Mondo un profondo cambio di scelte.

Ettore Prà pone con autorità la sua candidatura dopo la vittoria abruzzese, al termine di una gara nella quale ha provato a lungo a staccare il resto della compagnia, anche con l’aiuto del compagno di colori all’Hellas Monteforte Francesco Bertini, ma la maglia rosa Mattia Stenico (Gs Sorgente Pradipozzo) è rimasta sempre a un tiro di schioppo. I due sono ora separati da un solo punto in vista della finalissima di Gallipoli del 18 dicembre, quel giorno i motivi d’interesse non mancheranno di certo.