EDITORIALE / Quanto pesa la maglia rosa?

13.05.2024
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NAPOLI – Primo giorno di riposo. Mentre i corridori ricaricano le batterie di un Giro che finora non ha fatto mancare fatica ed emozioni, noi facciamo un passo indietro e torniamo al giorno di Fossano. Riprendiamo un tema che si potrebbe a buon diritto ritenere superato e che invece continua ad agitare i nostri lettori con numeri sbalorditivi. Quel giorno riportammo su Facebook e su Instagram una considerazione di Paolo Bettini a proposito della condotta di Pogacar, già in maglia rosa, che seguendo l’attacco di Honoré, cercò di anticipare i velocisti.

Ebbene, sia nelle prime ore e ancora adesso, quel tema e quel post continuano a smuovere opinioni. Per chi ne mastica, i 3.205 “Mi piace”, le 149 condivisioni e 1.395 (per ora) commenti su Facebook sono il segno di un argomento che ancora interessa e divide. Su Instagram, dove raramente si avviano grandi discussioni, i numeri parlano di 1.198 “Mi piace” e 66 commenti. Dati ancora in evoluzione, se volete in modo sorprendente.

Bettini ha mosso un appunto più che logico alla maglia rosa, ma forse il ciclismo è ormai lontano da certe logiche
Bettini ha mosso un appunto logico alla maglia rosa, ma forse il ciclismo è ormai lontano da certe logiche

Le parole di Bettini

Bettini, per chi non lo sapesse, è stato campione olimpico, ha vinto due mondiali, due Liegi, due Lombardia e la Sanremo. Una carriera da 62 vittorie, cui si aggiungono quattro anni da tecnico della nazionale. E’ un personaggio credibile, competente e che merita rispetto. Davanti a lui però si è schierato con prepotenza il popolo dei sostenitori di Pogacar, il cui tono è diventato presto incandescente. Che cosa aveva detto Paolo?

«A mio parere sono azioni che non deve fare – disse dopo Fossano – a me non è piaciuto. Non per il gesto atletico, chapeau, lo sappiamo che è un fenomeno, ma attenzione perché il Giro è lungo. In una tappa come questa, doveva lasciar giocare gli avversari, starsene dietro e non esporsi perché le azioni come queste poi ti rendono antipatico. Già sei forte e già vinci tutto, vuoi anche una tappa per velocisti facendo un’azione come questa? Attenzione, perché se arriva il giorno che lo trovano in difficoltà e inizia a girare il gruppo, gliele fanno suonare alla grande e a volte è più difficile gestire una tappa veloce che non una tappa di montagna (…) Non sto parlando di fair play, qui si sta parlando di gara».

Finita la prima settimana di Giro: finora la UAE Emirates ha corso da padrona in difesa della maglia rosa e spesso all’attacco
Finita la prima settimana di Giro: finora la UAE Emirates ha corso da padrona in difesa della maglia rosa e spesso all’attacco

Lo stile del leader

Il discorso di Bettini non è di stampo mafioso, come ha tuonato qualcuno, ma richiama un codice non scritto del gruppo che evidentemente non è più così attuale. In qualche modo stamattina lo ha sottolineato anche Bugno, sia pure con toni diversi. Se Pogacar in maglia rosa fa incetta di tutto quello che c’è in palio, si è chiesto Gianni, come farà ad avere buoni rapporti in gruppo?

Il fatto che dopo Bettini abbia parlato anche Bugno, rende palese che il ricambio generazionale esploso nel 2020 coinvolge i tifosi e probabilmente anche le ammiraglie e le reazioni del gruppo.

Non si sono mai visti campioni come Indurain, Contador, Nibali, Bernal, Froome, Pantani, Dumoulin, Roglic, Vingegaard, Quintana e persino Armstrong, che quanto a ingordigia non scherzava, mettersi a sprintare per i traguardi volanti. Si è sempre pensato che se un leader fa così, vuol dire che non si sente tranquillo dei risultati che potrà ottenere. Negli ultimi due Tour, Pogacar ha corso in questo stesso modo, ma alla fine ha pagato nel testa a testa con Vingegaard. Qui al Giro finora non ha lasciato nulla a nessuno e questo, applicando i canoni della tradizione e in assenza di un avversario davvero temibile, suona insolito.

Dieci anni fa quel che ha detto Bettini sarebbe stato di un’ovvietà disarmante, in un ciclismo che aveva nella durezza e nel galateo non scritto i suoi punti chiave. Il leader più forte ha sempre diviso la torta con il resto del gruppo. E se pure alla fine, oltre alla rosa vinceva la maglia della montagna e quella a punti, lo faceva con i risultati delle tappe decisive. Nel mezzo, c’erano 10-12 giorni in cui il palco era anche per gli altri, per la gioia dei loro sponsor.

Giro 1998: Pantani non aveva ancora la maglia rosa, ma a Selva lasciò la vittoria a Guerini
Giro 1998: Pantani non aveva ancora la maglia rosa, ma a Selva lasciò la vittoria a Guerini

Il diritto di Pogacar

D’altra parte ha ragione Roberto Damiani, quando ne difende la libertà di vincere come e quando gli pare. Ravvisando anche l’incapacità di fare pace con le proprie aspirazioni di chi reclama sempre tutto e il contrario di tutto.

«Pogacar è un campione – dice – uno che quando sente il profumo di vittoria va a cercarla, bello che sia così. Abbiamo martellato per anni quei campioni calcolatori che facevano solo il Giro o solo il Tour e adesso ce la prendiamo con questo che vince le classiche e poi viene a vincere il Giro? Chapeau a lui. Sinceramente non lo conosco, probabilmente gli ho detto tre volte ciao, però tanto di cappello».

Fossano, terza tappa: Pogacar attacca e stana Thomas. Inizia tutto così
Fossano, terza tappa: Pogacar attacca e stana Thomas. Inizia tutto così

Il ciclismo che cambia

Interpellato nei giorni successivi per commentare le reazioni alle sue parole, Bettini ha aggiunto di aver ricevuto messaggi e audio da parte di alcuni direttori sportivi dall’ammiraglia, seccati dell’andazzo di questo Giro e disposti a fare lo sgambetto alla maglia rosa qualora se ne presentasse l’occasione.

Nei giorni scorsi avete letto di un Pogacar nervoso, qualcuno ha anche ironizzato. Fra le ammiraglie si sussurra e si cerca di capire, fra giornalisti si fa lo stesso. Si dice che ciò sarebbe dovuto al fatto che lo sloveno non si stia divertendo a dominare in lungo e in largo, ma che questo gli venga imposto dalla squadra. Sono voci: lasciano il tempo che trovano, ma potrebbero spiegare i sorrisi più rari e la minore disponibilità della maglia rosa con i tifosi e con la stampa. Non deve essere facile essere guardato con fastidio e portare avanti una posizione che si condivide a stento. Al contrario, quanto sarebbe fastidioso doversi giustificare e quasi scusarsi per l’esercizio del proprio diritto di vincere?

Ciò detto, sulle ammiraglie ci sono davvero tecnici con il “pelo” per attuare le tattiche minacciate? Il ciclismo non è più fatto così, valuteremo successivamente se aggiungere l’avverbio purtroppo o fortunatamente. Siamo di fronte a uno sport che si decifra attraverso numeri e formule ripetibili. Che ha fatto della scienza e sempre meno della tattica il suo punto di partenza. Però il mal di pancia è sempre lo stesso e ricorda quello che si respirava nell’ambiente al Giro del 1999, quando si pensò che Pantani stesse esagerando. Anche Marco si trovò in mezzo alle rimostranze dei colleghi e alla posizione forte contro di lui di alcuni team. Anche in quel caso fu la squadra a spingerlo?

Il genio napoletano! Pogacar ha radunato attorno a sé un popolo di tifosi accesissimi
Il genio napoletano! Pogacar ha radunato attorno a sé un popolo di tifosi accesissimi

Se fosse tricolore…

Peccato che sia fallito il piano del Giro di portare alla partenza anche Evenepoel. La presenza di un rivale molto forte avrebbe reso meno evidente il gap fra la maglia rosa e il resto del gruppo. Di certo, infilandosi in queste dinamiche e non avendo ancora affrontato le giornate davvero difficili del Giro, la corsa sembra tutto fuorché noiosa.

Tadej è di un altro pianeta. La tirata data ieri nell’ultimo chilometro dalla maglia rosa dimostra che ha forze traboccanti e forse anche per il miglior Vingegaard quest’anno sarebbe duro tenerlo a bada. E allo stesso modo in cui siamo certi di questo, un’altra consapevolezza si fa largo mentre si ragiona su questo Giro e il fatto che rischi di perdere interesse: se Pogacar fosse italiano, lamentele ce ne sarebbero certamente di meno.

Nella testa di un velocista: 6 minuti nel matrix con Angelo Furlan

04.03.2022
6 min
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Nella testa di un velocista, guida d’eccezione Angelo Furlan, 17 vittorie da professionista (in apertura quella del Delfinato 2009 su Boonen) e oggi coach, biomeccanico e organizzatore di academy per bambini con AngeloFurlan360. Ci aveva incuriosito un suo post su Facebook su cosa significhi essere uno sprinter.

«Essere velocisti – ha scritto il 20 febbraio – ogni anno 365 giorni di sacrifici per 20 secondi di puro orgasmo e poi… riparti da capo. Tanto dura quanto affascinante. Non ho rimpianti, ma l’ultimo km… Sì, quello mi manca da matti; l’adrenalina le endorfine… Rifarei tutto dalla A alla Z. Il ciclismo è la vita amplificata; è scuola di vita accelerata all’ennesima potenza. Niente scuse impari a dover prendere decisioni sotto pressione in un millesimo di secondo, sgomitare, evitare le cadute, ad assumerti le tue responsabilità nelle sconfitte e nelle vittorie… Impari a non trovare scuse. Impari ad impegnarti di più senza trovare alibi».

Per scaricare l’adrenalina, oggi Furlan si dedica alle discese in mountain bike (foto Facebook)
Per scaricare l’adrenalina, oggi Furlan si dedica alle discese in mountain bike (foto Facebook)

Dimensione matrix

Poteva bastare ed è piaciuto di certo ad oltre 700 follower. Si capiva però che ci fosse dell’altro. Per cui abbiamo accettato di fare un giro nella sua testa, scoprendo quello che Angelo definisce il matrix.

«Velocista non smetti mai di esserlo – dice – sono otto anni che ho smesso e applico tutto quello che ho imparato. Ci sono continue analogie tra la vita del corridore e quella del lavoro, dai corsi che organizzo agli altri progetti. Però mi manca l’adrenalina dello sprint. Il frizzantino di quando entri in quel matrix e trovi la pace dei sensi in quella fase che agli altri provoca terrore. Ti annusi con gli altri, riconosci i loro movimenti. Anche nella vità è così. Ti sposti a destra, vai a sinistra, freni e rilanci. Lo scalatore va in bici per il panorama, noi per quell’adrenalina. Credo di poter dire che di base il velocista sia bipolare».

Quel pizzico di follia che affiora nelle foto sui social assieme a Ferrigato per promuovere inziative
Quel pizzico di follia che affiora nelle foto sui social assieme a Ferrigato per promuovere inziative
Spiegati meglio.

Il velocista vive di paradossi. E’ una persona calmissima, nasconde agli altri il mondo che ha dentro. Come nel film “A Beautiful Mind”. Per essere velocista non basta avere gambe grosse e picchi altissimi, peraltro una tipologia di velocista che sta sparendo. Devi avere qualcosa dentro, una sorta di settimo senso. Non so come spiegarlo. Velocista si nasce e non si smette di esserlo. Lo vedo quando sono in macchina e quello davanti sbaglia una curva o mi scopro a immaginare la traiettoria più breve per arrivare prima.

Lo tiene nascosto fino a un certo punto, hai mai osservato gli occhi di un velocista?

No, cosa fanno?

Anche quando è a riposo, non stanno mai fermi. Sono veri scanner. Come si fa a convivere con quest’ansia?

Devi trovare il modo per sfogarla, altrimenti diventa qualcosa di pericoloso. Io ad esempio prendo la mountain bike e faccio le mie belle discese a filo di rocce. Pratico sport che richiedono un’attenzione estrema. Se in qualche modo non liberi la bestia che hai dentro, rischi la tristezza o di andare giù di testa.

Quando c’erano Cipollini e Petacchi – dice Furlan (a destra in maglia Alessio) – il terzo era quello che sopravviveva ai colpi del finale
Con Cipollini e Petacchi – dice Furlan (a destra in maglia Alessio) – il terzo era quello che sopravviveva ai colpi del finale
Un tuo collega un giorno raccontò che in volata sembra di vivere tutto al rallentatore.

Diventa tutto chiaro, hai i sensi così amplificati che riesci a vedere anche quello che succede alle tue spalle. Capisci chi frena, chi si sposta. Io lo chiamo il matrix…

Ce lo racconti?

Entri in un’altra dimensione. Adesso mi prenderanno per matto, ma mi è capitato più volte di vedermi dal di fuori. Raggiungevo lo stesso tipo di introspezione nelle tappe alpine, in cui la scelta era fra morire o staccare l’anima dal corpo. Di solito era la seconda, perciò mi risvegliavo dopo un’ora e mezza che in qualche modo ero rientrato nel tempo massimo ed ero arrivato in hotel. E sì che per noi anche la volata era una fase eterna. Quando c’erano Cipollini e Petacchi con i loro treni, noi altri arrivavamo alla volata già finiti. Il terzo era quello che usciva dall’incontro di boxe fatto di gomitate e scatti per tutti gli ultimi 10 chilometri. Garzelli un giorno venne a dirmi che non si capacitava di come facessimo.

Alla Parigi-Tours del 2010, secondo dietro Freire, terzo Steegmans: sul podio, gradini invertiti
Alla Parigi-Tours del 2010, secondo dietro Freire, terzo Steegmans: sul podio, gradini invertiti
Cosa succede quando guardi una volata in tivù?

Mia moglie dice ai bambini di uscire dalla stanza perché papà ha da guardare la volata. E io mi trasformo.

Potresti avere la bestia dentro perché pensi di non aver dato tutto?

No, in realtà no. Ho fatto 13 anni da professionista e sempre al massimo livello. Ho smesso per restare in famiglia. Non ho nostalgia del preparare la valigia e per questo non ho fatto il diesse, ma sapevo che quella parte non sarebbe più tornata. Smettere è stato un inizio. Sono sempre nel ciclismo e la seconda carriera mi sta dando quasi più soddisfazioni della prima. L’unica cosa che mi brucia è quando Freire mi passò sul filo alla Parigi-Tours del 2010.

Furlan racconta che in salita scindeva l’anima dal corpo per riuscire ad andare avanti
Furlan racconta che in salita scindeva l’anima dal corpo per riuscire ad andare avanti
Ti capita mai di fare volate con gli amici?

Sì, ma devo stare attento, perché mi si chiude la vena e rischio di fare disastri (ride, ndr). Mi sono allenato per una vita con Fabio Baldato, che è un amico al pari di Andrea Ferrigato. E dopo un po’ che pedalavamo, Fabio mi faceva spostare sulla sinistra perché non mi rendevo conto sistematicamente di dargli gomitate e di spingerlo verso il ciglio.

Ci voleva pazienza con te…

Qualcuno ti sceglie per essere velocista. Quando vedi una riga che taglia la strada, chiunque o qualsiasi cosa si frapponga fra te e lei, è un nemico. Non distingui più i colori, vedi solo la riga. Alla Vuelta del 2002 in cui vinsi due tappe, non volevo i compagni davanti, ma dietro, per dirmi cosa accadesse alle mie spalle.

Il contrario del treno…

Ero un velocista da trincea, le volte che ho vinto con il treno non sono state altrettanto belle.

Greipel ricorda ogni volata? Possibile. Qui il tedesco lo batte al Turchia del 2010
Greipel ricorda ogni volata? Possibile. Qui il tedesco lo batte al Turchia del 2010
Petacchi ammise di non essere un velocista, ma un corridore potente che con il treno diventava imbattibile.

Analisi corretta, anche se un po’ di predisposizione deve esserci. Pozzato poteva essere come Petacchi a livello di numeri, ma non faceva le volate perché aveva paura. Lo stesso Cancellara oppure Backstedt.

Di recente Greipel ci ha detto di ricordare tutte le volate che ha vinto.

Ha ragione. Io ho rimosso dalla mente tante salite che ho fatto, ma delle volate ricordo anche gli odori.

Cover Vota l'Impresa 2020

“Vota l’impresa” su Facebook e vinci Santini

05.12.2020
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Prima edizione del contest Vota l’impresa 2020. Un giochino che gli amici ricorderanno essersi svolto per alcuni anni su altri profili e che da quest’anno si sposta su bici.PRO

Nella gallery che segue vedrete le 36 immagini che corrispondono ad altrettanti momenti dell’insolita e a suo modo stupenda stagione 2020. A seguire potrete anche leggere a quali imprese si riferiscono.

Quello che ci preme ribadire ora è il sistema di votazione, già illustrato su Facebook, piattaforma su cui si svolgerà il contest.

Il regolamento

Il concorso si articola in quattro turni.

Al termine di ogni sotto-periodo, il post sarà nascosto, i voti saranno contati e la griglia sarà ricomposta.

1° turno: 5-7 dicembre

Si scelgono 18 immagini (le 18 che avranno raccolto meno voti saranno escluse).

2° turno: 8-10 dicembre

Si scelgono 9 immagini (le 9 che avranno raccolto meno voti saranno escluse).

3° turno: 11-13 dicembre

Si scelgono 3 immagini (le 6 che avranno raccolto meno voti saranno escluse).

4° turno: 14-16 dicembre

Si potrà esprimere un solo voto fra le 3 immagini rimaste. Questo stabilirà l’ordine del podio. Oltre a votare la preferenza, dovrete però argomentarla.

Le tre motivazioni più originali a giudizio della redazione di bici.PRO avranno un fantastico premio messo in palio dal Maglificio Santini.

Ma adesso basta parlare. Ecco di quali imprese parliamo…

1 – Ganna centra il quarto mondiale dell’inseguimento

Si avvicina il limite dei 4 minuti: 4’01″934. Arriva il nuovo record del mondo sui 4.000 metri di Berlino.

2 – Wout Van Aert alla Strade Bianche

Dopo la tappa al Tour del 2019, la star del ciclocross mondiale conquista la corsa toscana che più si adatta alle sue caratteristiche. Sorpresa o vittoria annunciata?

3 – Evenepoel al Giro di Polonia

Dopo il lockdown infila Burgos e Polonia. Questo è l’arrivo solitario di Bukovina, con il numero 75 del compagno Jakobsen, caduto nella prima tappa.

4 – Van Aert alla Milano-Sanremo

Il belga batte Alaphilippe allo sprint, approfittando di qualche incertezza di troppo del francese in finale. Per il belga un grandioso salto di qualità.

5 – Formolo al Delfinato

Dopo l’inattesa quarantena negli Emirati, Davide vince in maglia tricolore la tappa di Saint Martin de Belleville.

6 – Lombardia di Ferragosto, vince Fuglsang

Mancano gli scalatori, partiti alla volta del Tour de France, ma dopo la Liegi 2019, altra perla.

7 – Nizzolo tricolore

Il ginocchio è finalmente guarito, se ne era accorto al Tour Down Under e alla Parigi-Nizza. A fine agosto, vince a Cittadella.

8 – Nizzolo d’Europa.

Dal Veneto il tricolore va fino in Francia e batte Demare nella volata che vale la maglia di campione europeo.

9 – Alaphilippe vince a Nizza

La dedica al papà morto commuove il Tour. Julian non è nella forma del 2019, ma vuole fortemente la tappa e la maglia gialla di Nizza. Missione compiuta!

10 – Roglic a Orcieres Merlette

E’ il primo arrivo davvero duro della Boucle, 4ª tappa. Primoz vince in volata, dietro spunta Pogacar.

11 – Pogacar vince a Laruns

Roglic vuole la maglia gialla e la prende. Ma Tadej, anche lui sloveno e quasi 10 anni più giovane, centra la prima vittoria al Tour.

12 – Grand Colombiere, ancora Pogacar

Roglic capisce che il ragazzino non gioca a fare secondo. Dove potrà arrivare?

13 – Miguel Angel Lopez al Col de la Loze

Scavalca Uran in classifica generale, salendo al terzo posto. Per il colombiano, che ha vinto il Tour de l’Avenir e un Giro di Svizzera, prima tappa al Tour.

14 – Tadej Pogacar alla Planche des Belles Filles

Qui si fa la storia. Parte come una furia nella crono e senza riferimenti si prende tappa e Tour.

15 – Filippo Ganna ai mondiali crono

Prima maglia iridata di specialità per un italiano, che arriva a Imola dopo 4 mondiali dell’inseguimento e l’argento nella crono 2019. Una progressione travolgente.

16 – Anna Van der Breggen, doppietta ai mondiali di Imola.

Prima la crono e poi la strada. Il gioco di squadra con la compagna Van Vleuten taglia le gambe a Elisa Longo Borghini, peccato!

17 – Alaphilippe iridato

Aveva dichiarato di puntare al mondiale, malgrado il cambio di percorso avesse addolcito la sfida iridata. E’ di parola e nell’ultimo giro compie il capolavoro. Chapeau!

18 – Ganna, tappa e maglia al Giro d’Italia

Pippo non si fa pregare e azzecca la prova perfetta a Palermo. Il viaggio non poteva iniziare meglio.

19 – Demare, 4 tappe al Giro

Con Guarnieri e altri quattro uomini tutti per sé e mette su strada il treno perfetto. Oltre alle tappe, la maglia ciclamino.

20 – Agrigento, arrivo per Ulissi

Diego colpisce da grande corridore. Prima fa corsa dura con Valerio Conti poi piega tutti con il suo scatto. Alle sue spalle Sagan, che gli rende merito.

21 – Ganna a Camigliatello Silano

Dedicato a chi pensava che fosse solo un cronoman. Va in fuga e vince in solitudine, contro pioggia e salita. Lacrime all’arrivo.

22 – Roglic primo a Liegi

Non è da tutti riprendersi da una botta come quella del Tour, ma Primoz ce l’ha fatta. Batte Alaphilippe sulla riga.

23 – Sagan a Tortoreto

Non vinceva da oltre un anno, così quando Peter vince sul traguardo abruzzese per i suoi tifosi è vero spettacolo.

24 – Altra crono, sempre Ganna

A Valdobbiadene, terza vittoria al Giro per Pippo, che rifila 26″ al compagno Dennis.

25 – Tao Geoghegan Hart conquista Piancavallo

Al mattino 11° in classifica, a sera sale in 4ª posizione. Scalata record sul monte friulano. Secondo Martinelli, vincerà lui il Giro.

26 – Mathieu Van der Poel vince il Fiandre

Battuto allo sprint Van Aert. Vittoria meritata e… giusta. Il belga infatti ha attirato nel tranello della moto Alaphilippe, che è caduto. Lo stesso VdP l’ha scampata per un soffio…

27 – Jai Hindley vince il tappone ai Piani di Cancano

Dopo il grande lavoro di Dennis sullo Stelvio, l’australilano vince la tappa. Kelderman ancora in rosa, Hindley a 15″ e Geoghegan Hart a 17″.

28 – Cerny da solo ad Asti

E’ senza squadra. La CCC chiude, la vittoria tiene viva la speranza. Il contratto con Deceuninck-Quick Step arriverà a breve…

29 – Tao Geoghegan Hart vince a Sestreiere

Batte Hindley e dimentica il fairplay dei Laghi di Cancano. I due hanno pari tempo, il Giro si gioca a crono.

30 – Tappa a Ganna, maglia rosa a Geoghegan Hart

La vittoria nella cronometro finale di Milano significa che alla fine del suo primo Giro d’Italia, Pippo è ancora forte.

31 – Il team Ineos-Grenadiers vince il Giro

Lo fanno attaccando e divertendosi. L’assenza di un leader schematico come Thomas e la presenza di Tosatto in ammiraglia hanno compiuto il miracolo.

32 – Elisa Longo Borghini maglia tricolore

Trionfa su strada a Breganze dopo la vittoria della crono a Cittadella e dopo il 3° posto ai mondiali di Imola, il 3° al Giro d’Italia e il 2° posto agli europei.

33 – Roglic a Moncalvillo

Seconda vittoria dopo Arrate: Primoz non lascia niente a nessuno. E forse ripensando al Tour si sarà anche pentito di essere stato così gentile nei primi sconti con Pogacar. Carapaz è nel mirino.

34 – David Gaudu a La Covatilla

Dopo la vittoria a La Farrapona, per la Groupama, la suggestione di un erede in arrivo per Pinot.

35 – Roglic mette il suggello sulla Vuelta

Vince la crono con arrivo in salita all’indomani dell’Angliru, dove è parso soffrire mentre in realtà stava controllando. A Mirador de Ezaro, Carapaz si arrende.

36 – Elisa Balsamo due ori agli europei su pista

Una stagione spaziale. Campionessa d’Europa U23 su strada, poi omnium e madison in pista. Nel mezzo anche l’ultima tappa della Ceratizit Challenge by La Vuelta.