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Caro Sabatini, ma davvero Jakobsen è così veloce?

12.01.2023
6 min
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Fabio Sabatini ne ha scortati di velocisti nella sua carriera. E tutti i più forti… e se un Fabio Jakobsen dichiara di essere l’uomo più veloce del mondo la cosa non può cadere a terra.

Vi riportiamo la frase dello sprinter della Soudal-Quick Step. «Se penso di essere l’uomo più veloce del mondo? Se guardi alla punta massima di velocità non tanti riescono a passarmi quando parto. E’ quello per cui mi alleno e per questo posso dire che hai ragione. Per contro, magari non sono il velocista più forte del mondo, visto che devo sempre lottare col tempo massimo. Funziona così: se vuoi essere il più veloce, devi soffrire in salita. E al Tour sono tutti così al massimo che ogni cosa è amplificata. Ma io sono fatto così e non voglio cambiare. Non per ora, almeno…».

Fabio Sabatini (classe 1985) è diventato pro’ nel 2006 alla Milram ed ha chiuso nel 2021 alla Cofidis
Fabio Sabatini (classe 1985) è diventato pro’ nel 2006 alla Milram ed ha chiuso nel 2021 alla Cofidis
Fabio, è vero dunque che Jakobsen è l’uomo più veloce del pianeta?

Sì, ci può stare, può essere vero. Però è anche vero che è stato battuto. Sulla carta, chiaramente, è uno dei velocisti più forti e attualmente credo anche il più puro. Se la gioca con Groenewegen.

Quindi sei d’accordo anche quando dice di essere il più puro attualmente?

Sì, se c’è una salitella, se non si stacca, rischia di arrivare allo sprint con “una gamba su e una gamba giù” e può essere battuto.

E per te che ne hai visti e scortati parecchi chi è stato il più veloce e il più puro?

Marcel Kittel – risponde Sabatini senza indugio – sono stato con lui alla Quick Step per due anni ed era effettivamente velocissimo.

Pensavamo più ad un vecchio McEwen, un Ewan, allo sprinter “piccolo” che ti salta negli ultimi 30 metri. Si dice che le punte maggiori di velocità le abbiano loro…

Un conto è uscire all’ultimo secondo e un conto è essere il più veloce. Un velocista come Jakobsen che fa in pieno 200-210 metri di volata e vince con una bici di vantaggio per me è il più forte. Se poi lui partendo così viene saltato nel finale perché c’è vento contro, ci sta che uno come Ewan possa saltarlo negli ultimi metri, ma non è detto che sia più veloce.

Kittel era un mostro di potenza. Era davvero difficile saltarlo una volta usciti dalla sua scia
Kittel era un mostro di potenza. Era davvero difficile saltarlo una volta usciti dalla sua scia
Insomma la velocità della volata non aumenta fino alla fine e chi salta, lo fa perché chi era davanti è “calato”…

In una volata ci sono tantissimi fattori da valutare, tante cose in ballo… E non si può dare un giudizio unico. Certo è che dopo quel che gli è successo per me Jakobsen che è tornato al suo livello è ancora più forte.

Hai scortato tanti campioni: Viviani, Cavendish, Kittel, Gaviria

Io sono passato con Petacchi, ma forse andiamo troppo indietro con il tempo. A lanciarmi in modo definitivo nel mio ruolo di apripista è stato proprio Kittel. Però credo che Cav sia il più forte, specie dopo quel che ha fatto al Tour 2021, vincendo quattro tappe e la maglia verde. Se avesse un treno come aveva alla Quick Step sono sicuro che vincerebbe ancora lui. Però gli ci servirebbe il treno…

E Viviani?

Lui forse è più un Caleb Ewan, se ce lo hai a ruota uno come lui è un problema perché ha il picco da pistard e infatti il 70% delle volate in cui lo scortavo io lo portavo “veramente corto” (vicino alla linea d’arrivo, ndr). Perché se si partiva lunghi chi gli era a ruota poteva saltarlo, in quanto il suo picco poi andava a calare. Se un Kittel lo lasciavo ai 210-220 metri, Viviani lo lasciavo ai 170-150.

Petacchi contro Cavendish, un duello fra titani. Per superare AleJet nel finale è servito un astro nascente come l’inglese
Petacchi contro Cavendish, un duello fra titani. Per superare AleJet nel finale è servito un astro nascente come l’inglese
Facciamo un gioco di fantaciclismo. Prendi tutti i velocisti con cui ti sei incontrato in carriera e supponiamo che tutti siano all’apice della carriera. Chi è il più forte?

Eh – ci pensa un po’ Sabatini – se devo fare una classifica metto primo il Peta! Alessandro quando partiva era impressionante e aveva una volata veramente lunga. Lui forse non aveva il picco più alto ma ti faceva 1.500 watt per 30”-40” e con questi valori fai una differenza pazzesca. Lui, non credo di averlo mai lasciato al di sotto dei 200 metri. Lui e Kittel fanno parte di quegli sprinter che quando li lasci e sei già lanciatissimo aumentano ancora la velocità. Poi alla pari metto Cavendish e Viviani. Gente così con un treno è davvero pericolosa!

Viste le esigenze dei percorsi attuali (con più dislivello), secondo te limitano il potenziale degli sprinter proprio nelle volate?

Certo che li limitano e lo si vede anche dalle squadre che si fanno ormai per i grandi Giri. Difficilmente una WorldTour, a meno che non sia una “novellina”, porta il velocista o il treno per il velocista. Al massimo un uomo o due gli mettono vicino. Anche perché che garanzie può dare uno sprinter? Oggi c’è sempre una salitella prima dell’arrivo. E se la supera arriva stanco in volata. Ma questo dipende anche dai punteggi dell’UCI.

Vai avanti…

Finché non cambieranno del tutto – so che sono stati ritoccati per fortuna – sarà sempre così. Meglio fare un decimo nella generale che vincere diverse tappe. Guardiamo la Vuelta di quest’anno. Ma voi lo portereste un velocista? La prima tappa è una cronosquadre, nella seconda c’è una salitella nel finale e alla terza si arriva già ai 2.000 metri di Andorra. Tante volte lo sprinter ha bisogno delle prime tappe per carburare, così rischia di finire fuori tempo massimo.

Jakobsen con Merlier (a sinistra). Da quest’anno i due corrono insieme. Per Sabatini, Jakobsen di fatto avrà un “rivale” in casa
Jakobsen con Merlier (a sinistra). Da quest’anno i due corrono insieme. Jakobsen di fatto avrà un “rivale” in casa
Torniamo a noi. Merlier ha il potenziale per impensierire Jakobsen? Alla fine è una nuova leva che arriva nella squadra dove tutti migliorano…

Sono stato sei anni in quel gruppo e vige la filosofia che va avanti “chi va più forte”. Lefevere non guarda in faccia nessuno. Sono molto d’accordo quando avete scritto che la squadra del Tour verrà decisa poche settimane prima della corsa. E’ verissimo, posso garantirlo. E se Merlier dovesse vincere le corse in quel periodo e Jakobsen dovesse perderne qualcuna state certi che in Francia portano Merlier. Se Jakobsen vuol restare alla Soudal-Quick Step deve sapere che Lefevere avrà sempre almeno due velocisti. Insomma un “problema” ce lo avrà sempre.

In quella classifica dei velocisti di prima, dove collocheresti Jakobsen?

Tra Petacchi e Kittel. Fabio è davvero potente. In una volata regolare, quando Morkov si sposta è difficile che qualcuno riesca a passarlo. Quando è successo è perché ci sono state dinamiche particolari.

Sabatini: anche in ammiraglia, non passa il mal di gambe

22.03.2022
5 min
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Sabatini è salito in ammiraglia. Di correre non aveva più voglia, era chiaro. Lo scorso anno, in un video dal Giro di Polonia, era parso chiaro che il suo viaggio nel ciclismo fosse bello e finito. Però non si chiude una porta così importante e semplicemente si cambia strada. Così, quando Cedric Vasseur ha iniziato a parlargli di un nuovo ruolo alla Cofidis, il toscano si è affrettato a prendere i primi due livelli, programmando il terzo nella prossima estate.

«Dopo la Sanremo – sorride – ho mal di gambe, soprattutto quella della frizione. Però ammetto che mi ha fatto strano arrivare in Riviera dal Turchino e vederli passare sulla Cipressa mi ha emozionato».

Fabio è un toscano atipico. La battuta pronta non manca, ma di base è un po’ brontolo anche lui come Noè. Non è mai stato (non troppo, almeno) di quelli che ti dava la risposta comoda. Pane al pane, vino al vino. E alla fine con questo modo di fare e di essere, si è ricavato il rispetto del gruppo, dei suoi capitani e dei suoi tecnici.

Al Polonia si era capito che la carriera di Sabatini come atleta fosse agli sgoccioli
Al Polonia si era capito che la carriera di Sabatini come atleta fosse agli sgoccioli
Come sei arrivato all’ammiraglia?

Il ruolo è sempre stato nell’aria. Ho parlato con Vasseur. Ho preso la tessera per poter salire in macchina. Mi hanno provato alla Tirreno per vedere come fossi e devo essergli piaciuto, visto che mi hanno chiesto di andare alla Sanremo e poi al Giro.

Il tuo ruolo è stato delineato?

Mi hanno preso per impostare i finali in volata. Sono andato a vedere gli arrivi e poi via radio trasmettevo le mie osservazioni ai direttori in corsa. Un ruolo importante, che non tutte le squadre ancora hanno capito. Ad esempio ho potuto dire che il ponticello verso l’arrivo di Terni sarebbe stato pericoloso e se restavi indietro, non rimontavi. Quando correvo con Petacchi, mandavamo in avanscoperta Andrea Agostini, che avendo corso, sapeva cosa guardare.

Ti piace?

Molto, è quello che avevo chiesto e che speravo di poter fare.

Alla Quick Step è stato anche l’ultimo uomo di Kittel. Qui nel 2017
Alla Quick Step è stato anche l’ultimo uomo di Kittel. Qui nel 2017
Hai anche interagito con i corridori?

Nelle riunioni, Roberto Damiani mi chiedeva di parlare, anche se io non volevo farlo per non entrare nei ruoli di altri. Però chiedeva il mio parere su come sarebbe potuta andare la corsa e io a quel punto rispondevo.

C’è un tecnico cui pensi di ispirarti?

Sono uno che sente tanto la corsa. Quando siamo arrivati terzi a Bellante con Lafay, avrei spaccato la macchina da quanto mi ero esaltato. Mi ispiro a direttori come Bramati, mi è piaciuto molto lavorare con Zanatta e poi con Damiani. La mia paura semmai è salire in macchina…

In che senso?

Il corridore prende cento volte più rischi di un direttore sportivo, perché la bici ha due ruotine sottili e la macchina ne ha quattro. Ma fare la discesa in mezzo ai corridori che ti passano a destra e sinistra, magari giù dal Carpegna che fuori c’erano due gradi sotto zero… Credo di non aver mai sudato tanto come quel giorno.

Nel magico 2018 di Viviani, qui alla Vuelta, lo zampino di Fabio
Nel magico 2018 di Viviani, qui alla Vuelta, lo zampino di Fabio
Ti sei mai pentito di aver smesso?

Dopo la Sanremo, mi sono detto: «Meno male che ho smesso!». Erano anni che non si faceva la Cipressa forte a quel modo. Prima le squadre venivano alla Sanremo col velocista, c’erano sempre gli attacchi e poi era tutto un inseguire. Oggi è battaglia continua. Credo di aver smesso proprio nel momento giusto. Ho smesso sereno e mi dispiace ad esempio per Visconti, che lo ha fatto con un po’ di magone. Gli ho mandato un messaggio. Io ho deciso di chiudere, quando ho capito che il mio livello era calante, quando ho capito che non avrei potuto più fare il mio lavoro.

Si dice che il direttore sceso da poco di sella capisce meglio i corridori di oggi…

E’ vero, il ciclismo è tanto diverso rispetto a 20 anni fa. Riusciamo a capire il perché di certe risposte, anche quando il corridore non ti dice la verità e vedi quel che c’è dietro. Inoltre il livello di corsa ora è così alto e la vita è così esigente che se non l’hai provato sulla pelle, fai fatica a capirlo.

Sei stato ultimo uomo di Kittel e Viviani, cosa ti pare di Cimolai e Consonni che ti troverai a guidare?

Cimo l’ho visto bene a San Benedetto, fa la vita al 100 per cento e, avendo corso con lui, lo conosco davvero bene. Conso l’ho conosciuto da un paio di anni. Sono forti, ma ancora gli manca quel picchetto in più che ti permette di vincere. Puoi trovarlo oppure no, può dipendere dalla preparazione o dalla propria natura. Tanti corridori, non parlo specificamente per loro, devono capire che è un lavoro e che ci sono altri ruoli oltre a quello del velocista. Si lavora per guadagnare e si prende di più lanciando il velocista che vince, piuttosto che facendo continui piazzamenti. Per carità però, sono scelte personali…

Cimolai e Consonni sono nella stagione delle conferme: Sabatini su questo è molto netto
Cimolai e Consonni sono nella stagione delle conferme: Sabatini su questo è molto netto
Consonni è giovane…

Ed è ancora alla ricerca della strada. Prima è stato accanto ad Elia (Viviani, ndr), ora finalmente è leader e ha il tempo necessario per capire.

Vai ancora in bici?

Volevo oggi, ma era il giorno libero di mia moglie e siamo andati fuori a pranzo. Però 3-4 volte a settimana continuerò ad andarci. Mi serve per stare bene, non certo per staccare qualcuno…

Sabatini 2021

Professor Sabatini, ci spieghi l’ultimo uomo…

12.10.2021
5 min
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A 36 anni, Fabio Sabatini dice basta, chiudendo una carriera da pro’ durata ben 16 anni. Se si guarda il suo palmarés, i numeri dicono che non c’è neanche una vittoria, ma i numeri talvolta mentono, perché i successi del toscano sono stati tantissimi. Sono le vittorie dei suoi capitani, dei velocisti che hanno dopo anno ha lanciato verso il traguardo, diventando quello che, insieme al danese Morkov, è considerato il più grande “ultimo uomo” della storia recente del ciclismo. Tante volte ha tagliato il traguardo alzando le braccia, perché quei successi erano anche suoi.

La sua figura nel gruppo mancherà e nel ripercorrere la sua storia si capisce come attraverso di lui il ruolo di ultimo uomo sia diventato un cardine delle volate, ma anche qualcosa che la frenesia del ciclismo attuale sta divorando, come tanto altro, nella ricerca spasmodica del campione giovane, del nuovo Pogacar o Evenepoel, dimenticando che questo sport è fatto di tante altre cose.

Iniziamo dalla Milram…

La nostra chiacchierata parte dall’ormai lontano 2006 e dal suo approdo alla Milram, team Professional nel quale Sabatini si ritrovò con un particolare vicino di casa, Alessandro Petacchi: «Lui è di Montecatini Terme, io sono a Camaiore, eravamo a un tiro di schioppo così ci allenavamo insieme. Con lui ho iniziato la gavetta e con Ongarato, Sacchi, Velo, Zabel costruimmo uno dei primi grandi treni per le volate. Al tempo io ero per così dire il primo vagone, ma imparai tantissimo, poco alla volta, gara dopo gara. Capii che le volate sono un meccanismo delicatissimo, dove ci sono mille incastri che devono funzionare».

Sabatini Petacchi
Compagni, avversari, ma sempre amici e vicini di casa: Sabatini e Petacchi hanno condiviso molte battaglie
Sabatini Petacchi
Compagni, avversari, ma sempre amici e vicini di casa: Sabatini e Petacchi hanno condiviso molte battaglie
Nessuno più di te può spiegare che cos’è essere l’ultimo uomo…

Devi capire tantissime cose, essere sempre attento: ci sono variabili che condizionano ogni volata, come dove spira il vento oppure le traiettorie scelte dal gruppo. Bisogna studiare le strade nei minimi particolari: oggi c’è Google Map, ci sono le tecnologie che aiutano, prima dovevi vederle con i tuoi occhi. Ricordo che alla Vuelta mandavamo l’addetto stampa Agostini a visionare gli ultimi chilometri, lui che era stato ciclista e ci raccontava la strada per filo e per segno, curva dopo curva, come prendere le traiettorie, dove chiudere la propria porzione e così via.

Ripercorriamo la tua carriera attraverso i velocisti che hai accompagnato. Iniziamo da Petacchi…

Alessandro è un fratello maggiore. Da lui ho imparato tantissimo, basti dire che per due anni mi ha anche ospitato a casa sua. Mi ha insegnato tantissimo, mi spiegava per filo e per segno la volata in ogni particolare. E’ stato il mentore ideale, quello che purtroppo tanti ragazzi che arrivano oggi al professionismo non vogliono più avere, non ascoltano più…

Daniele Bennati significa parlare del periodo alla Liquigas. 

Con lui ho iniziato davvero a fare l’ultimo uomo. Con il Benna la comunicazione era continua, diceva quando partire, quando aspettare e questa partecipazione era totale, mi sentivo veramente parte delle sue vittorie perché era il compimento di una volata fatta bene.

Sabatini Conti 2021
Sabatini è sempre stato benvoluto nel gruppo, anche dagli altri team: qui è con Valerio Conti
Sabatini Conti 2021
Sabatini è sempre stato benvoluto nel gruppo, anche dagli altri team: qui è con Valerio Conti
Poi arrivò la Cannondale e Peter Sagan…

Grande Peter, un vero funambolo. Con lui il lavoro era particolare, non serviva tanto tirargli la volata, quanto metterlo in posizione buona per partire. Capitava magari che non te lo trovavi più a ruota e dovevi andarlo a recuperare. Ma alla fine il risultato arrivava…

Hai lavorato anche per Mark Cavendish…

Non sono state molte le volate nelle quali abbiamo lavorato insieme, inoltre già allora era Morkov l’uomo deputato a tirarlo per ultimo. E’ stata però un’esperienza utile e siamo rimasto in buoni rapporti.

Poi due anni con Marcel Kittel…

Con lui si lavorava di potenza, lo portavo dai 400 ai 200 metri, ma la volata iniziava già prima dei 2 chilometri finali. Mi sono trovato bene con lui anche se il nostro era un rapporto molto professionale.

Sabatini Viviani
Con Elia Viviani tante vittorie condivise e un’amicizia profonda, che li ha resi complementari
Sabatini Viviani
Con Elia Viviani tante vittorie condivise e un’amicizia profonda, che li ha resi complementari
Infine è arrivato Viviani, alla Deceuninck e poi alla Cofidis.

E’ stato il compimento del mio lavoro: con Elia ci lega un’amicizia profonda, fatta di gioie e dolori, nottate a parlare, a condividere tutto. Quando stai oltre 100 giorni in giro per il mondo s’innesca un legame profondo. Le nostre volate sono sempre state meccanismi particolari, avevamo una parola concordata, quando la sentivo significava che dovevo lanciarlo a tutta velocità, oppure che si stava sganciando e andava recuperato. Per questo le sue vittorie mi hanno dato gioie enormi. 

Mettiamo tutto insieme: con che spirito chiudi?

Senza rimpianti, penso di essere stato bravo a capire che potevo sì forse vincere qualche corsa, trovare spazi diversi in piccole squadre, ma io volevo il meglio e potevo dare molto di più in quel ruolo specifico. Sono sempre rimasto con i piedi per terra, conscio del mio ruolo e contento di quel che ho fatto.

E’ una questione di approccio dei giovani?

Non solo. Tutti guardano solo i dati, quel che dicono i preparatori, che in base ad essi decidono se farti correre oppure no, ma si dimentica che la corsa ti accresce la condizione per quella successiva e che anche inconsciamente, in allenamento non darai mai quel “di più” che ti viene naturale in gara. I numeri non dicono tutto.

Sabatini 2010
Giro d’Italia 2010, l’americano Farrar batte Sabatini allo sprint a Bitonto. Resterà il suo risultato più alto
Sabatini 2010
Giro d’Italia 2010, l’americano Farrar batte Sabatini allo sprint a Bitonto. Resterà il suo risultato più alto
Come saranno le volate del futuro?

Io dico che presto i treni non ci saranno più. All’ultimo Tour io non c’ero e spesso abbiamo guardato le tappe con Cipollini, eravamo d’accordo che alla fine era tutta una confusione, molti sprint vedevano i velocisti compiere mille errori. Cavendish ha vinto tanto proprio perché aveva un treno eccezionale, ma quella gente, i Morkov o i Sabatini della situazione, chi li sostituirà? Io ad esempio ho cercato d’insegnare tanto a Simone Consonni, sarebbe un grande ultimo uomo.

In sintesi, che cosa serve per essere “l’ultimo vagone del treno”?

Innanzitutto acquisire esperienza nel corso del tempo e ne serve tanto. Quell’esperienza ti consentirà di improvvisare quando sei nella m…. perché raramente le cose vanno esattamente come vuoi e devi decidere in pochissimi secondi che cosa fare, sapendo che da te dipende la volata del compagno e la possibile vittoria.

Che cosa farà adesso Fabio Sabatini?

Non lo so, intanto penso di prendere il 1° livello a Firenze, vicino casa, per un futuro da diesse. Quel che è certo è che il ciclismo non lo lascio…

Ma che fine hanno fatto le ruote basse tra i pro’?

01.08.2021
6 min
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Probabilmente è più elevata la possibilità di vedere un ufo che un corridore professionista utilizzare delle ruote basse o per meglio dire a basso profilo. E’ un paragone un po’ forzato ma neanche tanto. Questa tipologia di ruota era la sola che c’era fino ai primi anni ’90 (lenticolare esclusa) e adesso invece è praticamente sparita.

I team le hanno in dotazione, ma non c’è corridore che le voglia. Alcuni neanche in allenamento. Come mai?

Alla base di questa sparizione c’è senza dubbio l’evoluzione dei materiali. Il carbonio, il materiale che domina al 99,9 per cento anche nelle ruote, è sempre più leggero e più performante. Questo ha ridotto moltissimo le differenza di pesa fra una ruota bassa e una alta. Quei 400 e passa grammi di differenza ormai si notevolmente ridotta (spesso meno di 200 grammi). E il peso sulla ruota conta più che su altre parti della bici. Il rapporto, secondo l’ingegner Marco Pinotti, è di uno a tre. Un etto in più sulle ruote ne vale tre sul telaio. E’ l’effetto della massa rotante ad amplificarlo.

La bici moderna: telaio e componenti “aero”, ruote alte e freni a disco
La bici moderna: telaio e componenti “aero”, ruote alte e freni a disco

Peso giù, profili su

Contestualmente sono anche aumentate le velocità medie e si è investito moltissimo sull’aerodinamica. Gli studi, anche empirici e non solo in galleria del vento, hanno mostrato come un cerchio più alto e più largo (cosa che si è potuto fare con una certa facilità con i freni a disco) penetri meglio nell’aria. Un cerchio con tali caratteristiche crea meno turbolenze. Senza contare che la ruota, nel suo complesso, è anche più comoda.

«Io – spiega proprio Pinotti – oggi non avrei dubbi. Anche a fronte di una bici che pesa un chilo di più prenderei quella con le ruote più alte. Basta una pendenza del 5,5 per cento e una velocità di 20 chilometri orari per colmare questo gap. L’alleggerimento dei materiali di fatto ha tagliato fuori queste ruote. Potrei montarle giusto in una cronoscalata, ma una crono estrema.

«Oggi si riesce a stare sui 7 chili anche con le bici con freno a disco e una ruota a profilo medio (35-40 millimetri, ndr). Con i freni tradizionali proprio non hai problemi e anzi tocchi il limite dei 6,8 chili».

E in effetti oggi è considerata bassa una ruota da 35 millimetri. Sotto non se ne vedono. Se pensiamo che Bernal ha scalato il Giau con delle Shimano Dura Ace da 60 millimetri, si capisce bene l’intero discorso. E uno scalatore come è noto non ama portarsi dei grammi in più.

Il parere dello scalatore 

E noi abbiamo chiesto allo scalatore per eccellenza, Domenico Pozzovivo. Tra i primi ad usare il profilo differenziato anteriore e posteriore: 35 millimetri davanti e 50 millimetri dietro.

«Io non uso più le ruote basse e il motivo è semplice: si è esasperato il concetto di aerodinamica e dell’efficienza a certe velocità. Alte velocità che fa soffrire il profilo basso. E poi visti i pesi che senso avrebbe mettere dei piombi alle bici come una volta e perdere in aerodinamica? E poi quando ti abitui ad una certa ruota che è reattiva e rigida non torni indietro. Per me è anche un aiuto psicologico alle alte velocità».

Pozzovivo racconta che in allenamento a volte le usa, o quelle basse, o quelle a medio profilo.

«Beh, in corsa gareggiamo su asfalti che sono perfetti o quasi, in allenamento non è così e una ruota bassa è più comoda, tanto più per me con il mio problema al braccio.

«Se le monterei in una cronoscalata estrema tipo Plan de Corones? No, perché non avrei le sensazioni che vorrei: cioè una bici rigida e reattiva. Troppo diverse le sensazioni che ho quando si spinge. Sarà che quando mi alzo sui pedali sono tutto buttato in avanti e con la ruota bassa non sento la bici al top».

Infine “Pozzo” fa un paragone interessante con il passato. Le prime ruote alte facevano una sorta di effetto pendolo. Quando ti alzavi sui pedali all’inizio la bici quasi non si muoveva lateralmente, “era dura”, poi all’improvviso “cadeva”. «Vero questa sensazione c’era, a ben ricordare. Ma con i nuovi materiali questo effetto brusco non c’è più. Il movimento è più progressivo ed equilibrato».

Il parere del passista

A fare da contraltare a Pozzovivo abbiamo coinvolto il suo opposto, Fabio Sabatini, passistone veloce dai tantissimi watt.

«Oggi fai quasi fatica a vedere le ruote a medio profilo. Hanno ormai lo stesso peso delle altre ma con un’aerodinamica più efficiente e anche una migliore scorrevolezza (dovuto anche la fatto che il mozzo è “più vicino” al cerchio, ndr).

«Da passista poi non mi è mai capitato di rimpiangere quelle a basso profilo. Pensate che io non le uso neanche in allenamento. Un po’ lo ammetto anche per un fatto estetico! Ma soprattutto perché devo abituarmi a fare le volate e a spingere forti in certi momenti, quindi preferisco farlo con un determinato set che poi “riconosco” in gara. Senza contare che ti ci abitui nelle discese, fatto non secondario. Perché comunque quelle con il profilo alto sono un po’ più “complicate” da gestire. Quelle basse sicuramente pieghi di più… ma tanto non le usi».

Sabatini ricorda quando “il Nieri”, come dice lui da buon toscano, saldava i raggi delle ruote a basso profilo che erano destinate alla Parigi-Roubaix, proprio per renderle più rigide e al tempo stesso più robuste. Ma con l’alto profilo non si rischia un “eccesso di rigidità”, almeno per le corse sul pavè?

«No, io credo che a fare la differenza sia il copertone e non il cerchio. E oggi con una copertura da da 28 millimetri non hai problemi. Poi con l’arrivo del disco il basso profilo è scomparso del tutto, almeno per noi pro’ Le ultime che ho usato sono state le Mavic Ksyrium ai tempi della Liquigas e comunque erano già un po’ profilate, 32 millimetri. Sono passati 10 anni da allora. E poco dopo, in Quick Step, Specialized ci spingeva ad usare quelle con profili più alti».

Peter il guastatore, scruta il cielo e vive alla giornata

10.05.2021
3 min
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Piove forte su Biella, le previsioni questa volta l’hanno detta giusta e anche i piani dei velocisti rischiano di saltare in aria. I corridori hanno una gran fretta di firmare e tornare sul pullman, per coprirsi meglio, prendere un caffè che li scaldi e per aspettare all’asciutto i minuti che mancano alla partenza. Furtivo come un cecchino e silenzioso come uno che non vuole farsi notare, Peter Sagan attraversa il raduno di partenza con lo sguardo lucidissimo.

Partenza bagnata da Biella, Ganna in prima fila
Partenza bagnata da Biella, Ganna in prima fila

Il campione slovacco fa buon viso nell’ultima stagione con la Bora-Hansgrohe e mentre c’è chi si guarda intorno per lui, il suo scopo è quello di tornare a vincere. I rapporti con Ralph Denk, il manager della squadra, non sono più dei migliori, al punto che l’altro si è tolto lo sfizio di rilasciare interviste in cui ha detto di non immaginare un futuro per Peter nella sua squadra.

Profezia Viviani

Ieri Viviani è stato piuttosto chiaro: se piove, cambia tutto. Perché gente come Ulissi e come Sagan faranno di tutto per far fuori i velocisti. Ulissi contro Sagan, come l’anno scorso ad Agrigento, anche se laggiù quel giorno c’era il sole.

L’idillio tra Peter e Ralf Denk è finito da un pezzo, si aspetta solo il nuovo anno…
L’idillio tra Peter e Ralf Denk è finito da un pezzo, si aspetta solo il nuovo anno…

«Tutti se lo aspettano – dice Peter – e allora vediamo come si mette la gara. Io sto bene. Il tempo è brutto per tutti, non mi posso lamentare. Credo che ci sono tante aspettative e per me il tempo non fa differenza. E poi adesso piove, magari all’arrivo migliorerà. Vedremo».

Un anno strano

La sensazione è che Peter abbia deciso di selezionare meglio le tappe cui puntare. Continuerà a buttarsi nelle volate, ma l’idea è quella di andare in caccia di traguardi più duri, come l’anno scorso a Tortoreto.

«Mi sembra ieri che sia finito il Giro 2020 – accenna un sorriso – e siamo di nuovo qui. Sono venuto per vincere qualche tappa e provare a conquistare anche la maglia ciclamino. L’inizio di stagione è stato difficile per il Covid. Ho fatto il massimo per essere pronto alle classiche, ma quando hanno cancellato la Roubaix, ho deciso di prepararmi bene per il Giro ed essere competitivo. La vittoria al Romandia è stata un bel segnale.

Nella crono di Torino, Peter ha fatto lo stesso tempo di Nibali
Nella crono di Torino, Peter ha fatto lo stesso tempo di Nibali

«L’importante sarà stare bene e vedremo giorno per giorno. Ieri è venuto un quinto posto in una tappa molto veloce, un buon risultato. Non sono un velocista, sono felice perché ho capito che la condizione c’è. E sono felice anche perché non sono caduto o qualcosa di peggio».

Poi si avvia. La tappa è appena partita. Ci sono da fare 190 chilometri fino a Canale e a partire dal chilometro 114 si comincerà a salire. L’aria è frizzante, ci sono 16 gradi. Appuntamento al traguardo, partiamo anche noi.

Il treno accelera e intanto Consonni fa per due

10.05.2021
3 min
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Eppure ieri qualcosa nel treno di Viviani non ha funzionato. Ci sta, alla prima volata e soprattutto con quella curva ai due chilometri e mezzo dalla fine che ha rimescolato parecchi mazzi di carte. Quello della Uae Team Emirates e probabilmente quello della Cofidis. Perché non c’era Sabatini a tirare la volata di Viviani e ha dovuto farlo Consonni? Simone rilegge lo sprint e il suo bilancio è tutto sommato positivo, come quando dal primo esame ti aspetti di capire se sia tutto sbagliato oppure ci sia una base su cui costruire. E la base giusta nella squadra francese finalmente l’hanno trovata. Al punto che se dovessero venire dei buoni risultati, non è più così scontato, come invece è parso a lungo, che la collaborazione con il gruppo Viviani non possa continuare.

Elia Viviani, SImone Consonni, mondiali Berlino 2020
Consonni e Viviani divideranno anche l’avventura olimpica, la loro intesa è cruciale
Elia Viviani, SImone Consonni, mondiali Berlino 2020
Consonni e Viviani divideranno anche l’avventura olimpica, la loro intesa è cruciale
Che volata è stata la prima a Novara?

E’ stata bella caotica, diciamo. Ci sono state parecchie manovre da assassini, però è normale. Hanno tutti la gamba fresca. Noi siamo stati davanti, ce l’abbiamo fatta, anche se probabilmente ho esagerato. Ho rimontato veramente parecchie posizioni al chilometro ed Elia sicuramente ha sentito questa accelerazione. Però dai, ci siamo, stiamo tutti bene quindi si può solo migliorare.

Come mai non c’era anche Sabatini nel finale?

Per un po’ siamo stati tutti insieme, poi onestamente in quel marasma si è rimescolato tutto. Nel casino dell’ultimo chilometro ci siamo un po’ tutti persi di vista. Dopo l’ultima curva, ho aspettato il chilometro. Ho visto che Elia mi ha preso la ruota e quindi ho fatto questa passata per portarlo al miglior posto in avanti. Insomma, ci sono dei bei velocisti ed è buono e bello essere lì davanti.

Tu come stai?

Ho avuto 2-3 giorni non troppo belli prima di venire qua. Nel senso che è arrivata tutta insieme la stanchezza, probabilmente dovuta anche all’altura e tutto il lavoro che si è accumulato. Così ho mollato, mi sono scaricato un po’ e ora sto bene.

Simone ha vissuto una primavera travagliata, ma ora è tornato a un buonissimo livello
Simone ha vissuto una primavera travagliata, ma ora è tornato a un buonissimo livello
Siete riusciti a provare un po’ il treno?

In corsa è un’altra cosa. In allenamento è difficile provarlo, perché mancano le dinamiche. Si può provare ad accelerare con calma, però la verità è che nel finale per portare il velocista davanti, fai un bel po’ di volate prima di lanciarlo. Quindi certe cose sono difficili da provare. Però è importante avere affiatamento anche fuori corsa.

Forse Novara con quelle curve non era l’arrivo giusto per debuttare col treno?

Diciamo che qualsiasi arrivo non è adatto (ride, ndr), perché sicuramente sportellate varie ci saranno sempre. Però, dai, ci siamo come squadra. Si prospetta un bel Giro…

Parigi-Nizza 2021, 5a tappa, Sam Bennett

Sabatini: «La forza di Bennett? All’80% è il treno»

11.03.2021
4 min
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Parliamo di sprint e sprinter. Ieri, un po’ a sorpresa, alla Tirreno ha vinto Van Aert che è veloce, ma non è un velocista puro, mentre alla Parigi-Nizza continua a far faville Sam Bennett, anche oggi sul traguardo di Bollene (foto di apertura). Dopo la maglia verde vinta lo scorso anno al Tour de France, l’irlandese sembra aver trovato grande sicurezza. Quest’anno ha già messo nel sacco tre vittorie. Come mai questa supremazia? Cerchiamo di fare il punto con chi le volate le vive da dentro, Fabio Sabatini (foto in apertura).

Fabio Sabatini, uomo cruciale nel treno di Viviani alla Cofidis
Fabio Sabatini, uomo cruciale nel treno di Viviani alla Cofidis

Morkov eccezionale

«In effetti – spiega Sabatini – Sam è impressionante. Perché? Perché ha il treno e finché ha questo credo sarà dura per tutti. Bennet ha Morkov che lo porta sempre lì e… non c’è niente da fare per gli altri. Non è una questione di potenza del corridore, che comunque è potente, ma del treno appunto. L’80% delle sue vittorie dipendono dalla squadra».

Alla fine passano gli anni, cambiano gli interpreti e se vogliamo anche i treni, ma l’apripista resta fondamentale. Morkov, Richeze, Guarnieri, sono importantissimi ed è quel che forse manca a Caleb Ewan, lo sprinter più puro insieme a Demare. Ieri il folletto australiano non era messo male, ma il suo compagno si è spostato quasi senza dirglielo e per di più mentre la sua velocità non era in fase ascendente. Come si è spostato, Ewan ha preso aria e dall’elicottero si è visto come abbia perso due metri presa stante. A quel punto Caleb si è schiacciato sulla bici, ha rimontato, ma ormai era tardi.

Tour de France 2020, POitiers, Peter Sagan (SVK - Bora - Hansgrohe) - Wout Van Aert (BEL - Team Jumbo - Visma) - Sam Bennett (IRL - Deceuninck - Quick Step) - Caleb Ewan (AUS - Lotto Soudal)
Ewan (Lotto) è il velocista con lo spunto veloce più alto
Tour de France 2020, POitiers, Peter Sagan (SVK - Bora - Hansgrohe) - Wout Van Aert (BEL - Team Jumbo - Visma) - Sam Bennett (IRL - Deceuninck - Quick Step) - Caleb Ewan (AUS - Lotto Soudal)
Ewan (Lotto) è il velocista con lo spunto veloce più alto

E il treno Cofidis?

Parlando di treno, Sabatini lancia indirettamente un altro spunto di riflessione: la Cofidis a che punto è? Come è messa con Viviani, tanto più se si considera che Consonni è out per infortunio e che il suo rientro non è previsto a breve?

«Noi – riprende il toscano – dobbiamo ancora correggere tante cose del nostro treno e speriamo di riuscirci presto. Riguardo all’assenza di Consonni che dire… Noi gli uomini li abbiamo, semmai come ho detto c’è da correggere alcuni, tanti, errori che possono essere piccoli ma nel finale in volata possono diventare enormi. Un esempio? Non si può partire con il treno ai meno 9 chilometri, come ieri. Dovevamo partire ai meno tre… questo era il programma».

Quando si sentono commenti del genere si può capire quanto sia complicato gestire certe situazioni in corsa. Sembra facile dire che si inizia ai meno tre. Poi la realtà, la frenesia del gruppo, la tensione sono tutt’altra cosa. E per questo motivo quando Sabatini dice che il treno conta per l’80% ha ragione.

Viviani secondo nella sesta tappa dell’UAE Tour, primo Bennett (e dietro Morkov esulta)
Sesta tappa dell’UAE Tour, primo Bennett (dietro Morkov esulta)

Sabatini apripista 

Sabatini l’ultimo uomo lo sa fare. E’ un ruolo che ha svolto per anni. Adesso è un po’ che non lo fa più, ma è qualcosa che si ha dentro oppure serve del tempo per rispolverare certe attitudini?

«Sono automatismi che si hanno dentro – conclude Sabatini – poi io ed Elia che facciamo le volate da tanti anni. Eravamo abituati ad avere il nostro treno. Ora c’è da buttarsi un po’ nella mischia e non è facile».

Il toscano però non si perde d’animo. Sa cosa deve fare e dove andare a parare: ha la personalità e l’esperienza per riordinare le cose in Cofidis. Gli serve solo qualche corsa per prendere le misure e, chiaramente, anche un Viviani che batta un colpo forte. Sin qui Elia ha colto un secondo posto all’UAE Tour proprio dietro a Bennet.

Fabio Sabatini, Volta ao Algarve 2020

“Saba” rimette sui binari il treno Cofidis

04.01.2021
5 min
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A Saba girano le scatole, non ci vuole poi molto per capirlo. Aveva quasi pronta la valigia per l’Argentina invece San Juan non si farà e questo significa restare ad allenarsi a casa. I ciclisti sono cavalli da corsa, hanno bisogno dell’avversario accanto per dare il meglio. Soprattutto se hai passato i 30 e l’allenamento porta sicuramente qualità, ma poca gioia.

A Saba – Sabatini Fabio da Pescia, classe 1985 – in realtà le scatole hanno cominciato a girare quando quelli della Cofidis lo hanno lasciato a casa dal Tour. Prendi Viviani pagandolo caro e poi nella corsa per te più importante lasci a casa l’ultimo uomo? Come una chitarra senza due corde, non può suonare bene…

Fabio Sabatini, Elia Viviani, Vuelta Espana 2018
L’amicizia con Viviani è iniziata dalla Liquigas. Qui Saba con la Quick Step alla Vuelta 2018: 3 vittorie per Viviani
Fabio Sabatini, Elia Viviani, Vuelta Espana 2018
Vuelta Espana 2018, tre vittorie per Viviani

Galeotta la Cipressa

«Ma bada che non lo sto dicendo a Enzo Vicennati perché così lo scrive – spiega – prima l’ho detto a loro. Vado diretto, non ho peli sulla lingua. Quello che ho da dire lo dico. Ho parlato con Damiani, con Vasseur non ancora. Non vado a chiedere nulla, non voglio scuse. Durante il Tour si sono accorti di aver commesso un errore e tanto basta. Il perché? Mi hanno detto perché alla Sanremo, seconda corsa dopo la ripresa, mi sono staccato sulla Cipressa. Già, vero. Peccato che avessi dovuto fare avanti e indietro per tre volte assistendo Elia che aveva avuto problemi. Di sicuro con me nella squadra del Tour, non sarebbe andata peggio. Se anche avessi iniziato all’80 per cento, avrei fatto certamente la mia parte. Mi conosco, forse loro non ancora…».

Un altro ritiro

Gennaio è cominciato nel segno della pioggia e di strade asciutte da inseguire a qualsiasi ora del giorno. La Cofidis ha svolto dei mini ritiri prima di Natale, durante i quali si sono fatte le foto e sistemati i dettagli medici e amministrativi. Poi, come ci aveva già spiegato Roberto Damiani, la squadra si sarebbe divisa in tre: una parte a Benidorm, una a Sierra Nevada e il gruppo Viviani in Argentina.

Fabio Sabatini, Tour Down Under 2019
Tour Down Under del 2019, si segnala lo spartitraffico
Fabio Sabatini, Tour Down Under 2019
Tour Down Under 2019, vigile in gruppo
E adesso?

Adesso si va in ritiro dall’11 al 21 gennaio e si comincerà probabilmente dalla Vuelta Valenciana il 3 di febbraio. Speriamo che nel ritiro il gruppo di Elia sia tutto insieme e poi che si parta. Non mi era mai capitato di fare solo 28 giorni di corsa e stare a casa ad allenarmi, soprattutto dopo un anno come l’ultimo, è davvero pesante. Quest’anno ne faccio 16 di professionismo e vedere tanti ragazzini montare in bici e andare subito forte non è passato inosservato.

Non sembri troppo gasato…

L’esclusione dal Tour mi ha segnato, è stata difficile da accettare. Sono un diesel, mi ci vuole un po’ per partire e il 2020 ha fatto vedere che a tutti quelli della mia età c’è voluto di più. Voglio ricominciare per pareggiare i conti.

Fabio Sabatini, Fernando Gaviria, Giro d'Italia 2019
Giro 2019, Gaviria ha da poco lasciato la Quick Step: Saba è stato a lungo il suo ultimo uomo
Fabio Sabatini, Fernando Gaviria, Giro d'Italia 2019
Giro 2019, con Gaviria per cui ha lavorato fino all’anno prima
Non credi che si sia chiusa un’epoca?

Ma vi pare? Ne ho parlato pochi giorni fa con Bartoli, che mi segue nella preparazione. Come valori sono migliorato, sia pure di poco. Ma i tre mesi di sosta l’anno scorso hanno scombussolato tutto, non solo a me. Viviani ha sempre vinto, con o senza treno. Dateci un anno normale e alla fine tireremo la riga.

Visto che sei la figura chiave del treno, è tutto pronto?

Pare che adesso abbiano preso anche Drucker dalla Bora, vedremo quando si faranno le prime prove. Sarà che vengo da una squadra come la Deceuninck-Quick Step in cui era tutto chiaro e schematico…

Fabio Sabatini, Tour Down Under 2020
Fabio Sabatini, al Tour Down Under le prime prove del treno Cofidis
Fabio Sabatini, Tour Down Under 2020
Al Tour Down Under il debutto in Cofidis
In gruppo di dice che il velocista che va via da lì poi non vince più…

Perché non è semplice ricreare quell’organizzazione e quella mentalità.

Per capire, Saba… Sei venuto alla Cofidis perché ti hanno coperto di euro, per seguire Elia o perché di là non ti tenevano?

Ho seguito Elia. Ci credo tanto, perché è davvero forte. Fra noi c’è un’amicizia molto profonda, questo è stato il motivo principale. Di là sarei potuto rimanere un altro anno. Ma certo va detto che, avendo questi ragazzini fortissimi da tenersi stretti, Lefevere con i più maturi ha cambiato politica e fa firmare un anno per volta. Qui mi hanno fatto un biennale, anche questo conta. Sono francesi, hanno il loro modo di ragionare.

Come ti vedi nella parte dell’atleta… maturo?

Non mi sento ancora vecchio, smetterò quando farò perdere le volate invece di farle vincere. Il mio lavoro è arrivare al finale e tenere alta la velocità fino ai 200 metri, problemi zero. Solo che nel 2020 non c’è stato modo di farlo, perché prima del Giro mi sono preso il Covid ed è morta lì. Perciò adesso vediamo di ricominciare e di farlo subito col passo giusto.

SFR, Sabatini ci spiega come le fa

13.11.2020
3 min
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Fabio Sabatini è uno degli apripista più desiderati del gruppo. Elia Viviani lo ha voluto con se dalla Deceuninck-Quick Step alla Cofidis. Toscano, fisico possente è uno di quei passistoni veloci che quando apre il gas scarica a terra molti cavalli.

Con lui, pertanto, visto che si parla di potenza andiamo a scoprire come esegue le SFR, le salite forza resistenza.

Fabio, quante volte a settimana fai le SFR?

Dipende dal periodo. Durante l’inverno o comunque lontani dalle corse due volte a settimana. Mentre nel pieno della stagione si fa un richiamo.

Servono salite non troppo dure per le SFR
Servono salite non troppo dure per le SFR
Come le esegui?

Ad inizio preparazione alterno 3′ di forza e 2′ di agilità. Poi nel corso della stagione la parte di forza va ad aumentare fino ai 5′. Non di più.

E quando fai i 2′ in agilità mantieni gli stessi wattaggi o cali?

D’inverno calo un po’, perché altrimenti non ci starei dentro con i battiti. Andrei alla soglia e sarebbe un altro lavoro. Per me che sono 76-78 chili fare 2′ a 90 anche 100 pedalate a 420 watt non è facilissimo!

In effetti! E 420 è il wattaggio che mantieni anche nella parte di forza?

Sì, quello. Magari se dimagrisco ed è lo stesso vuol dire che sono migliorato. Però è anche vero che d’inverno hai meno forza e sei meno in forma. Tutto è proporzionato.

Su che cadenza ti attesti mentre fai la parte di forza?

Ad inizio stagione Michele Bartoli, che mi segue, mi fa stare sulle 35 rpm, poi vado a salire fino alle 50 e neanche mi sembra più di fare forza!

Come ti scaldi?

Faccio una salita regolare o un medio di 15-20′ in pianura tra le 80 e le 90 rpm.

Ti capita mai di fare questi lavori durante la distanza?

Sì, anche perché io non sono uno che fa 5-6 ore sempre regolare. Ci metto sempre dentro qualcosa.

Molti dicono che con i moderni rulli, questo esercizio viene molto bene: tu li usi?

No, non ho un bel rapporto con i rulli, ma c’è chi lo fa. Però io ho la presa a casa, e quando rientro la faccio per trasformare la forza pura fatta in bici.

Oggi si cura molto l’aspetto alimentare, anche te in allenamento e il giorno prima aumenti le proteine?

Io sono “vecchio stampo” e punto più sull’equilibrio. Se mangio i miei 200 grammi di pasta va bene. Semmai preferisco prendere gli aminoacidi. Le proteine le prendo durante le corse a tappe.

Oggi molti fanno la forza anche sui rulli
Oggi molti fanno la forza anche sui rulli
Nei tuoi allenamenti forza fai anche quella dinamica?

Sì, eseguo delle progressioni più che delle volate vere e proprie. Faccio tra 5-7′ di medio (e oltre) e una volata di 20”, sugli 800 watt e di questi gli ultimi 10” li faccio veramente forte. In poche parole tendo a simulare gli ultimi chilometri di gara, quando devo tirare le volate.

Il recupero?

Ora che vanno avanti gli anni si recupera peggio! Ho fatto 20 grandi Giri e me li sento addosso, eccome. Non credo di essere vecchio però servono più attenzioni.

Fai scarico il giorno dopo?

No, perché di solito viene all’inizio del blocco. La forza va fatta quando… hai forza te e non come si diceva una volta con il muscolo stanco.