Tiberi e i pro’: il percorso di crescita continua

12.11.2022
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L’appuntamento con Antonio Tiberi slitta in avanti di qualche ora e dal primo pomeriggio si passa alla sera. Il motivo è semplice: sfruttare quelle poche ore di luce e di pausa dalla pioggia per fare una breve uscita in bici.

«Non era la prima – ci dice Tiberi da casa sua – stamattina pioveva, inoltre ho un po’ di congiuntivite e quindi ho preferito uscire più tardi. Sono alla seconda settimana di ripresa dell’attività, devo dire che sto bene, per ora si fa meno fatica (racconta con una risata, ndr). Si fanno uscite non troppo lunghe, qualche sessione di palestra e delle camminate, giusto per rimettersi in moto».

Nel 2019 Tiberi ha vinto il mondiale juniores nella prova a cronometro
Nel 2019 Tiberi ha vinto il mondiale juniores nella prova a cronometro
Inizi il tuo terzo anno da pro’ come consideri il tuo percorso fino ad ora?

Allora, la mia sensazione è che la crescita sia andata in maniera abbastanza regolare. Non ho bruciato delle tappe, ho fatto tutto in ordine. Il primo anno ho preso il ritmo con la categoria, sia in senso fisico che mentale. La scorsa stagione, invece, mi sono trovato meglio, conoscevo già lo staff, ho imparato meglio la lingua e dopo un anno in gruppo mi sento più tranquillo. Sono pronto a scalare la classifica dall’interno

Tu sei stato uno di quelli che è passato molto presto, correndo solo pochi mesi negli U23…

Per me è stata l’esperienza giusta. In questi due anni da professionista mi è mancata un po’ di esperienza ma “dall’interno”. 

In che senso?

Se avessi corso qualche anno in più da U23 avrei imparato qualcosa, ma più legato alla categoria. Io mi sono voluto mettere alla prova nel professionismo, che è sempre stato il mio obiettivo da raggiungere. Diciamo che ho focalizzato la mia crescita entrando subito nel mondo di mio interesse.

Antonio Tiberi, Trofeo San Vendemiano 2020
Tiberi ha corso solo una pochi mesi negli under 23, nel 2020, vincendo il Trofeo San Vendemiano (foto Scanferla)
Antonio Tiberi, Trofeo San Vendemiano 2020
Tiberi ha corso solo una pochi mesi negli under 23, nel 2020, vincendo il Trofeo San Vendemiano (foto Scanferla)
E con la Trek senti di aver fatto la scelta giusta?

Il discorso che ho fatto prima varia tantissimo in base alla squadra. La cosa più importante è che se un ragazzo ha la possibilità di passare da junior a pro’ lo possa fare con il team giusto. Io sono stato indirizzato anche dai miei procuratori, i Carera, che mi hanno aiutato molto a trovare la squadra giusta per me.

Che squadra è?

Sia lo staff che i diesse sono tranquilli e calmi, mi hanno sempre dato il tempo di crescere. Al mio primo anno non mi hanno mai messo il fiato sul collo, né per vincere né nel lavorare per la squadra. Giustamente, l’anno scorso, il livello dello sforzo richiesto è aumentato, ma tutto in proporzione agli obiettivi. 

Quali sono?

L’aspettativa è quella di vincere, uno che vede da fuori pensa che vista la mia età non mi saranno date le opportunità. Ma quelle arrivano, devi dimostrare di meritarle, come al Giro di Ungheria.

La prima corsa con la Trek-Segafredo è arrivata nel 2020: la Freccia del Brabante (foto Instagram)
La prima corsa con la Trek Segafredo è arrivata nel 2020: la Freccia del Brabante (foto Instagram)
Da quella vittoria però sono passati tanti mesi, hai avuto altre occasioni per metterti in luce?

Da dopo l’Ungheria le occasioni non sono mancate, in altre gare ero lì pronto a giocarmela. Se non arriva la vittoria non vuol dire che non mi sia stata data l’opportunità di cercarla

Da U23 hai più chance: di sbagliare, di muoverti, di metterti in mostra…

Da under ogni domenica hai un’opportunità, le gare sono sempre aperte. Se un corridore fa più anni da under è chiaro che arriva a vincere di più, anche per il semplice fatto di essere più grande degli altri. Però poi arrivi al professionismo a 23-24 anni, arrivarci a 20 come ho fatto io è diverso. Come detto prima ho preferito entrare prima tra i grandi e farmi il mazzo raggiungendo il mio livello direttamente dal professionismo, rinunciando a qualche vittoria. Ho ancora tanto da fare e da maturare, come carattere sono lontano da corridori come Evenepoel o Ayuso. Si vede che loro hanno una mentalità più “adulta”. 

I conti si fanno alla fine, non all’inizio.

Assolutamente, però entrare in questo mondo fin da subito mi ha fatto rendere conto a quale livello vorrei arrivare. 

Dunbar Tiberi 2022
Il primo successo è arrivato nel 2022 all’ultima tappa del Giro di Ungheria, davanti a Dunbar
Dunbar Tiberi 2022
Il primo successo è arrivato nel 2022 all’ultima tappa del Giro di Ungheria, davanti a Dunbar
Quei due che hai nominato li hai visti alla Vuelta, che esperienza è stata?

Mi sono sentito come quando fai un esame e ti rendi conto di come funziona realmente. E’ una cosa che ti ridimensiona e ti fa capire quale sia il livello intorno a te. L’ho presa, vista, ed elaborata in maniera positiva. 

Non tutti però hanno questa capacità.

Vero, alla fine la squadra mi ha aiutato a capire questa cosa, a Madrid erano abbastanza soddisfatti di come sono andato. Era la mia prima presenza in un grande Giro. Qualche buona prestazione l’ho fatta, sia per me che per i miei compagni.

Olivo, di recente ci ha detto che se arrivasse l’occasione di passare la coglierebbe, visto che potrebbe essere l’unica. Anche per te è stato così?

Dipende da te se è l’unica o meno, per me credo non lo sarebbe stata. Nei pochi mesi fatti da under avevo visto che il livello era adatto a me, tanto che ho anche vinto qualche gara (come a San Vendemiano, ndr). La proposta della Trek non l’ho vista come una cosa inaspettata. 

Prima della Vuelta Tiberi è andato al Tour de Pologne ad affinare la preparazione
Prima della Vuelta Tiberi è andato al Tour de Pologne ad affinare la preparazione
La Colpack dove hai corso da under non faceva un calendario estero, dall’anno prossimo sì. Secondo te cambia qualcosa?

Se già da under riesci a trovare una squadra che ti permette di correre gare internazionali in giro per l’Europa diventa un percorso di crescita diverso. Quando sono andato alla Trek non ho pensato al calendario più vario, perché questo era un dato scontato. Però per passare nel WorldTour devi essere pronto.

Ovvero?

Nel senso che non tutti i ragazzi a 20 sono in grado di passare ad una squadra WorldTour. Fare una vita del genere è difficile, stare a casa un mese o due all’anno è complicato. Io l’ho vissuta abbastanza bene, non so se per una cosa di carattere, ma non soffro troppo lontano dalla famiglia. Mi trovo bene anche da solo, anche questo fa parte della crescita

Parlando con Ulissi è emerso come il primo anno lui abbia corso poco, anche tu hai aumentato gradualmente i giorni di corsa. 

Anche questi fanno parte del programma di crescita, al primo anno non ti fanno superare un tetto di gare. Io ne ho fatte 54. Nel 2022, complice la Vuelta sono passato a 68, nel 2023 dovrei arrivare intorno agli 80. Inizierò dal Tour Down Under, poi UAE Tour e le gare in Italia.

Dubbi, sorrisi e Olimpiadi: quanti pensieri nella testa di Remco

16.06.2021
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Il Giro del Belgio non è forse la corsa più complicata del mondo, né tantomeno la sola ad essere andata in scena nella prima decade di giugno, ma vincere è sempre la miglior medicina, anche se ti chiami Remco Evenepoel e in qualche modo appartieni già alla mitologia ciclistica.

Il fuoriclasse della Deceuninck-Quick Step sta mostrando sempre più il suo lato umano. Quello che tutti noi credevamo essere un corridore invincibile, quasi un “robot progettato” per vincere, dopo la famosa caduta al Giro di Lombardia della scorsa estate ha rivisto i suoi valori e sul podio di Beringen, dove terminava la corsa, per poco non ci scappava la lacrimuccia. La mazzata del Giro, per chi come lui era abituato a vincere facilmente, deve averlo cambiato in qualche modo. Di sicuro lo ha fatto maturare e una volta che avrà recuperato in tutto e per tutto, questa esperienza gli tornerà utile. E lo renderà più forte. In fin dei conti dopo 18 giorni dalla caduta verso Sega di Ala questo ragazzo ha vinto una (breve) corsa a tappe.

Marchand “ringrazia” Remco per aver tirato molto nella fuga della 1ª tappa. Sullo sfondo Ghys esulta
Marchand “ringrazia” Remco per aver tirato molto nella fuga della 1ª tappa. Sullo sfondo Ghys esulta

Ritorno alla vittoria

Ma vediamo cosa ha combinato Evenepoel al Baloise Belgium Tour, il nome corretto del Giro del Belgio. Nella prima ondulata frazione è stato secondo, preceduto di un soffio da Ghys, ma sempre nel vivo della corsa. E’ andato in fuga e la fuga è arrivata. Un bel segnale dopo il mesto ritiro del Giro d’Italia. Già quella sera, voci di chi gli stava intorno dicevano di averlo visto con altri occhi.

La luce intorno al tunnel si è fatta ancora più chiara il giorno successivo. La seconda frazione infatti prevedeva una crono individuale di 11,2 chilometri. E lì Remco, che ha provato piccole novità tecniche in chiave olimpica, ha davvero mostrato al suo Paese di essere tornato.

«Il giorno prima ho corso per la classifica – ha detto Evenepoel ai microfoni di Rtbf, riferendosi al fatto che nella fuga aveva tirato molto più dei suoi due compagni di attacco – ma nella crono volevo vincere. E’ stato importante aver sviluppato certi livelli di potenza dopo l’incidente del Lombardia. E’ un grande sollievo aver vinto la cronometro e la classifica generale. Ringrazio davvero tutti coloro che mi hanno sostenuto in questo periodo difficile. Ora posso tornare a guardare al futuro». 

Il secondo giorno si è rifatto vincendo la crono di Knokke-Heist con 2″ su Lampaert
Il secondo giorno si è rifatto vincendo la crono di Knokke-Heist con 2″ su Lampaert

Tra Giro e Olimpiadi

«Tornare a guardare al futuro»: parole di chi si è tolto un peso dallo stomaco. Con questo successo in tasca Remco potrà allenarsi con maggiore serenità. 

«Io volevo essere pronto per l’inizio del Giro e arrivare qui dopo aver fatto bene nella corsa rosa – ha detto Evenepoel sempre a Rtbf – però ho visto che ho recuperato bene, che abbiamo fatto un buon lavoro, difficile, ma che ha funzionato».

Prima però ci sono da affrontare i campionati nazionali, sia a crono che su strada. Ma Remco sembra molto più interessato a quelli contro il tempo, che tra l’altro si corrono oggi pomeriggio. Lui partirà alle 16,18.

«Non vedo l’ora di correre la crono di domani – ha detto ieri Remco – sarà l’ultima prima dei Giochi. La distanza sarà la stessa, è un buon esame. Sento di avere forza e velocità nelle gambe».

In realtà la crono belga è leggermente inferiore (circa 37 chilometri) rispetto ai 44 e passa chilometri di Tokyo. Ma poco cambia.

Per Evenepoel è la seconda vittoria nel Giro del Belgio
Per Evenepoel è la seconda vittoria nel Giro del Belgio

Ancora tanto lavoro

Ma a bocce ferme il corridore della Deceuninck ha parlato anche del suo futuro e ha fatto un punto più generale del suo stato di forma.

«Ho ancora del lavoro da fare in termini di esplosività e d’intensità – ha continuato a dire Remco a Rtbf – La crono dei campionati nazionali sarà un test anche dal punto di vista atletico. E’ da un po’ che sono tornato a spingere e a fare fatica, ma non sono ancora il Remco di prima della caduta. La differenza è che prima potevo accelerare anche dopo i lunghi sforzi».

«Dovrei andare in altura ma non so per quanto tempo. Perché se vai in quota non puoi fare certi tipi di lavori molto intensi. Probabilmente andrò in Spagna. Mentre parto a inizio luglio per Tokyo».

E quest’ultimo è un aspetto molto interessante. Come mai così presto? C’è da giurarci che lavorerà molto con i materiali. Già durante il Giro fonti Specialized ci avevano detto che Remco sarebbe addirittura tornato negli Usa prima di andare a Tokyo. Magari la sua partenza è così anticipata perché arriverà in Giappone direttamente dagli Usa. Chissà?

L’importante è che Remco abbia ritrovato il sorriso. La squadra lo ha celebrato alla grande e in tal senso non sono passate inosservate le parole di Mark Cavendish dopo l’ultima frazione in Belgio. «Nella mia carriera ho corso con molti campioni ma Remco e Wiggins hanno qualcosa in più. Hanno una determinazione una concentrazione incredibili. Sono rispettosi e ridono anche – e infine rivolgendosi a Remco stesso, Cav ha aggiunto – Non cambiare ragazzino».

Bertolini: «Pidcock? E’ come Van der Poel»

22.09.2020
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Thomas Pidcock, detto Tom, è il nuovo fenomeno che avanza. Dopo Van de Poel, Evenepoel, Van Aert ecco un altro esponente della multidisciplinarietà piombare nel ciclismo dei grandi. Il prossimo anno vedremo l’inglese in maglia Ineos-Grenadier. Fino all’anno scorso il ragazzo di Leeds ha militato nella squadra U23 di Bradley Wiggins, appunto il Team Wiggins (quest’anno era alla Trinity Racing).

Tuttavia, proprio l’ex maglia gialla 2012 lo ha sconsigliato di accettare la proposta del suo ex team. Perché? Forse Sir Brad conosce il carattere del suo atleta e i metodi della Ineos e ha reputato incompatibile il “matrimonio”.

Per provare a saperne qualcosa di più abbiamo chiamato in causa Gioele Bertolini, uno dei crossisti (e biker) più forti d’Italia.

GP Sven Nys 2020. Da sinistra: Pauwels Sauzen, Mathieu Van Der Poel e Thomas Pidcock

Dalla strada al cross e non solo

«Pidcock è più forte di Van der Poel!», ha detto senza mezze misure il valtellinese. «E’ un vero fenomeno. L’ho visto in azione e fa paura. La cosa che mi colpisce di più di questi atleti è la loro capacità di passare dalla strada al cross, dalla crono alla Mtb e di essere subito pronti. Di solito ci si mette almeno un paio di gare per raggiungere il top, loro invece vanno subito fortissimo. Hanno un feeling pazzesco. E Tom per assurdo è ancora meglio di VdP. Mathieu ha impiegato un anno buono per essere forte in Mtb. Anche nel Cx di certo non lo batti sulla tecnica. Tom gira sulla pump track e fa downhill. Tuttavia non lo vedo ancora al pari di Remco Evenepoel, almeno su strada. Ci vedo più un Van der Poel proprio perché sa passare da una disciplina all’altra».

Tom superava gli avversari con una tale facilità che sembrava di un’altra categoria

Bertolini racconta anche che Pidcok però non è un simpaticone. Alla Transmaurienne (gara pre covid) ha rimediato 30′ di penalità per aver discusso con un giudice. C’erano stati dei problemi nella chiamata dello start e lui lo ha spintonato con la ruota. E anche in altre occasioni non è stato un pozzo di simpatia. Spesso se ne stava concentrato per i fatti suoi.

Quel mondiale in Danimarca…

«Quest’anno, nonostante sia giovane è già cresciuto molto, anche in MTB. Alla Transmaurienne nella tappa iniziale, molto lunga e dura, è arrivato secondo dietro a Leonardo Paez (il campione del mondo Marathon, ndr). Ha vinto il Giro d’Italia U23, ha fatto un numero agli europei sempre su strada. E ha corso il mondiale a Imola coi pro’. Magari potrà fare anche le Olimpiadi in Mtb il prossimo anno, ci sta».

«L’ho visto per la prima volta a Bogense, al mondiale di cross in Danimarca nel 2018. Era al primo anno tra gli U23 quando nel rettilineo risaliva gli avversari con una facilità disarmante. Sembrava di un’altra categoria. E’ entrato ai box, ha cambiato la bici con la calma di un veterano e quando è rientrato ha continuato a saltare gli altri al doppio della velocità».