Pistard Oro: la serie vincente di Miche per la nazionale

24.02.2023
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La differenza è nei dettagli, soprattutto quando ci si gioca tutto sul filo di pochi decimi: Miche e la nazionale di pista lo sanno bene. Dopo i successi maturati sul parquet in questi ultimi anni, nasce la nuova serie Pistard Oro. Frutto di continui test per garantire agli atleti azzurri sempre le migliori performance e risultati, necessari per competere ad alti livelli. 

«La collaborazione con la Federazione – spiega Paolo Bisceglia, responsabile marketing Michedura da cinque anni. Si tratta di un grande onore per noi, azienda italiana, essere accanto alla nazionale pista del nostro Paese. E’ un lavoro gratificante ma di grande impegno, che ci spinge a migliorare ogni volta».

Ingranaggi al CNC

Gli ingranaggi sono ottenuti dalla lavorazione a CNC della lega Ergal 7075-T6, che vengono poi trattati con finitura sandblasted, così da aumentare la rigidità del materiale. Si tratta di una lavorazione fondamentale perché, gli atleti, nei brevi ed intensi sforzi su pista, imprimono una grande forza sulle parti meccaniche. Con questo trattamento ogni singolo watt viene trasmesso a terra. 

«Questi ingranaggi della serie Pistard Oro – continua Bisceglia – sono disponibili in dentature da 64, 65, 66, 67 e 68 denti. Tra poco ne faremo anche due in più: da 69 e 70 denti. Tempo fa era impensabile ampliare così tanto la dentatura. L’ampia scelta è dovuta alla grande quantità di discipline e alle esigenze, diverse, che derivano da quest’ultime. La grande marcia in più a livello di sviluppo è arrivata dopo i grandi successi di Tokyo 2020 e dai campionati del mondo di Roubaix 2021. A questi si aggiungono le medaglie dei recenti europei. Infatti, la finitura in anodizzazione nera e la caratteristica marcatura dorata rende gli ingranaggi Pistard Oro pezzi unici, celebrativi dei risultati ottenuti dalla Nazionale Italiana».

Le rifiniture dorate vogliono celebrare i numerosi successi della nazionale pista
Le rifiniture dorate vogliono celebrare i numerosi successi della nazionale pista

Pignoni: si parte dal 13

Nella gamma Pistard Oro sono presenti anche i pignoni, sui quali si è voluto lavorare sulla riduzione degli attriti, per massimizzare la fluidità e la scorrevolezza dei componenti. In questo caso, per la loro realizzazione, viene usato l’acciaio ad alte resistenza e durezza. La lavorazione CNC elimina tutte le rugosità, in modo che la catena non soffra nemmeno la più piccola resistenza nelle fasi di innesto e disinnesto. 

«Nelle fasi successive – spiega Bisceglia – ogni pignone viene trattato con WC/C, questo processo riduce del 75% gli attriti meccanici, e senza l’utilizzo di alcun tipo di olio. In pista si lavora in assenza di lubrificazione, tale trattamento migliora efficacia e scorrevolezza, contribuendo anche ad esaltare le caratteristiche di durezza del materiale. Si raggiunge così la massima sopportazione degli elevati carichi meccanici a cui i singoli denti sono sottoposti in fase di spinta da parte del pistard. Pensate che nella fase di accelerazione si parla di picchi di potenza maggiori ai 2000 watt.

«Naturalmente – continua – lo sviluppo di pignoni e ingranaggi va di pari passo. Con l’aggiunta di maggiori dentature degli ingranaggi si passa a misure diverse per il pignone. Spariscono le dentature da 12 e 11 a favore di quelle da 13, questo perché un pignone più grande offre maggiore appoggio alla catena in fase di presa».

I pignoni posteriori vanno dal 13 al 18, più denti vuol dire maggiore rotondità di pedalata e più appoggio per la catena
I pignoni posteriori vanno dal 13 al 18, più denti vuol dire maggiore rotondità di pedalata

Studi e test

«Tutta la componentistica – conclude Bisceglia – è studiata da noi di Miche nei vari laboratori prima di passare in pista. Una volta in mano agli atleti ed i tecnici della nazionale, inizia la fase dei test. Loro infatti provano il tutto e forniscono dei feedback. Paradossalmente, in pista non è tanto la leggerezza che fa la differenza, ma l’efficienza. La catena, per esempio, è diversa da quella usata in strada. Non avendo la necessità di cambiare rapporto si ha una maglia più rigida e di conseguenza più pesante di 50-70 grammi».

Miche

A lezione da Scartezzini, vero maestro della madison

22.02.2023
5 min
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La trasferta europea di Grenchen ha avuto molti momenti centrali, anche nella sua conclusione. La madison maschile era la prova conclusiva della rassegna e la meccanica della corsa, soprattutto la splendida conduzione tattica da parte della coppia italiana ha stupito tutti. Di fianco allo straripante Consonni, alla quarta medaglia della settimana, è stato posto Michele Scartezzini, in sostituzione del malato Elia Viviani ricostituendo la coppia argento iridata nel 2021. E i due hanno risposto presente, con un argento brillantissimo.

Sui social i commenti sono stati entusiastici anche, forse soprattutto nei confronti di quest’ultimo: “Ha portato tutti a scuola di madison” è stato uno dei giudizi più lusinghieri ed è un fatto che l’azzurro sia uno degli interpreti più esperti della specialità. In questi giorni già a Jakarta, impegnato per la prima di Nations Cup valida per le qualificazioni olimpiche, Scartezzini rivive non senza emozione quella cavalcata.

«E’ stata una delle madison più dure – ricorda – uno sforzo molto intenso. Mi fa piacere che il mio impegno sia stato notato sui social, a me questa specialità è sempre piaciuta perché si basa molto sull’esperienza che si acquisisce col tempo e la pratica. Ricordo la prima volta che mi hanno chiamato a farla, nella nazionale juniores, finii secondo e capii subito che quella prova così tecnicamente particolare poteva “prendermi”. Poi andai ai mondiali, Collinelli era il cittì e Villa suo collaboratore: di quella gara ricordo che gli australiani volavano, sembravano fare un altro sport…».

Scartezzini, qui con Consonni nella madison europea, è fra i più esperti in questa prova
Scartezzini, qui con Consonni nella madison europea, è fra i più esperti in questa prova
Come sei riuscito a impratichirti così tanto?

Gareggiando. E’ l’unico modo. I tecnici azzurri mi dissero che, viste le mie capacità dovevo investire sulla prova partecipando alle Sei Giorni, così iniziai il mio girovagare invernale. In quelle gare le madison sono fondamentali, si viaggia a ritmi folli. Inizialmente affrontavo le gare per espoirs, quelle che si disputano prima delle serate per professionisti. Sono state una scuola fondamentale.

Oltretutto si gareggia in velodromi sempre diversi…

Vero, prendiamo quella di Gand, la più dura. Pista piccola, cambiano tutti i parametri. E’ lì però che capisci come infilarti nel gruppo, come cambiare in ogni situazione, come tagliare le curve. Quando mi sono trovato a gareggiare su pista grande mi veniva tutto più facile.

C’è un segreto nell’affrontare le madison?

E’ la gara dove testa e gambe hanno un rapporto più equilibrato. Io dico sempre che dove le gambe non arrivano, puoi compensare con la concentrazione, la tecnica, la strategia. Si fa sempre tanta fatica, bisogna sapersi gestire nell’arco dell’intera gara, pensando anche che non ci sei solo tu, ma l’equilibrio deve esserci anche con il compagno.

Per lui come per gli altri del gruppo pista la trasferta in Argentina è stata decisiva per affinare la gamba
Per lui come per gli altri del gruppo pista la trasferta in Argentina è stata decisiva per affinare la gamba
Con Consonni l’affiatamento è ormai collaudato…

La prima gara in coppia che abbiamo fatto è stata ai mondiali 2021 e abbiamo conquistato l’argento. In 5 gare la peggiore è stata ai mondiali dello scorso anno, quando siamo finiti ai piedi del podio, quindi si può dire che siamo una coppia affidabile. Ci compensiamo bene.

Avete un ruolo definito?

Molti pensano che le volate debba farle tutte lui, ma in una madison non funziona così. Bisogna come detto equilibrarsi: io sono abbastanza veloce e posso alternarmi con lui. E’ il paradosso di questa specialità: su strada fra lui e me non c’è partita, vincerebbe 10 volate su 10, su pista invece sono in grado di alternarmi, soprattutto in certe situazioni, per questo bisogna sempre saper leggere la corsa.

Con Consonni, Michele ha corso 5 madison. Qui, ai mondiali 2022, il piazzamento peggiore: 4°…
Con Consonni, Michele ha corso 5 madison. Qui, ai mondiali 2022, il piazzamento peggiore: 4°…
Come vi siete gestiti a Grenchen?

Prima della partenza avevamo pensato di cambiare un po’ tattica rispetto alle altre volte, sfruttando anche la sua eccezionale condizione di forma. Di solito partiamo gestendo la gara, invece a Grenchen abbiamo subito cercato di fare molti punti nelle prime volate per poi gestire la situazione e attaccare nel finale, quando gli avversari sarebbero andati in crisi per la fatica. Simone infatti ha attaccato da lontano, prendendo gli avversari di sorpresa.

Il modo tattico di interpretare le madison è cambiato con il nuovo regolamento, che attribuisce punti al posto dei giri conquistati?

Moltissimo, sono gare completamente diverse. Ci sono ad esempio coppie che puntano tutto sulle volate, le fanno praticamente tutte, ma è molto dispendioso. Di regola bisogna comunque provare a farne un buon numero guardando però anche quel che succede, perché conquistare un giro può mandarti in fuga in classifica o rilanciarti. Bisogna sempre avere mille occhi.

Guazzini e Balsamo, bronzo europeo a dispetto di alcuni errori ancora da correggere
Guazzini e Balsamo, bronzo europeo a dispetto di alcuni errori ancora da correggere
Grenchen ha dimostrato anche che fra la prova maschile e femminile c’è ancora un gap tecnico, al di là del bellissimo bronzo conquistato dalle azzurre.

La madison femminile è una specialità ancora recente, deve entrare nel sangue delle ragazze e ci vuole tempo. La scelta di Villa di farci alternare in allenamento è la più sensata per farle crescere. In una madison femminile l’occhio attento si accorge che le ragazze sono meno spericolate in certe occasioni, ma ci sono anche ragazze che non valutano i rischi e si buttano rischiando tantissimo. Oltretutto c’è anche un fattore fisico diverso, legato alla spinta che ci si dà, quella delle ragazze è giocoforza meno vigorosa. Ma se guardiamo alle prime madison femminili, la differenza con il passato è enorme.

La formula olimpica non vi premia: c’è il rischio che coppie acclamate debbano restare a casa…

E’ un sistema che non mi piace. Portare a Parigi solo 5 componenti costringe il cittì a fare scelte dolorose. Dipende dagli obiettivi. La Francia ad esempio sembra orientata a spingere molto su omnium e madison, noi chiaramente siamo vincolati al quartetto detentore del titolo. Ha però ragione Villa nel dire che vuole la medaglia in tutte le prove: bisogna provarci, questi mesi saranno fondamentali per capire qual è la strada giusta per riuscirci.

Quaranta lancia Predomo: «Nel keirin ha già fatto storia»

17.02.2023
5 min
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La spedizione italiana agli europei di Grenchen ha portato a casa 7 medaglie. Certamente le imprese del quartetto olimpionico e di Consonni (primatista di trofei conquistati con 4 medaglie al collo) sono state le più evidenti, ma c’è un risultato che a livello tecnico pesa più di altri: il quarto posto di Predomo nel keirin e non solo per la giovanissima età del talento della velocità italiana.

Mattia Predomo è appena passato fra gli under 23: lo scorso anno da junior ha conquistato due mondiali e due europei
Predomo è appena passato U23: lo scorso anno da junior ha conquistato due mondiali e due europei

Alle radici del keirin

Bisogna andare un po’ indietro con la storia, fino alle radici del keirin, introdotto a livello internazionale a cavallo degli anni Ottanta visto il grande successo che otteneva in Giappone, dove era uno dei principali oggetti di scommesse. Allora la scuola italiana della velocità era ancora fulgente, ma i nostri specialisti faticarono ad abituarsi a questo nuovo tipo di corsa, molto diverso da quello della velocità uno contro uno. Nella prima edizione mondiale, 1980, Guidone Bontempi colse comunque l’argento, poi Octavio Dazzan e ancor più Claudio Golinelli (iridato nel 1988-89) e Federico Paris salirono sul podio, ma nel nuovo secolo nessuno è riuscito nell’impresa.

Men che meno agli europei, nati solo nel 2010 e per i quali il risultato di Predomo è quindi il migliore nella storia. Lo stesso tecnico di settore Ivan Quaranta è ancora sorpreso del risultato: «Poco importa che la squalifica del francese l’abbia fatto avanzare di un posto, la sua è stata una prestazione eccezionale e per certi versi lascia persino un po’ d’amaro in bocca…».

Il keirin non è mai stato favorevole all’Italia nel nuovo secolo. Predomo invertirà la rotta?
Il keirin non è mai stato favorevole all’Italia nel nuovo secolo. Predomo invertirà la rotta?
Spiegati meglio…

Mattia è stato innanzitutto sfortunato nel sorteggio, prendendo il numero 1 e quindi dovendo partire davanti a tutti. Questo ci ha costretto a montare un rapporto leggermente più duro che lo ha penalizzato nel finale. Quando Lavreysen è partito, Predomo non è riuscito a rilanciare subito. All’ultima curva il francese ha dato una codata e tutti si sono alzati, lui no. Infatti si vede che passa sotto e recupera: altri 5 metri ed era secondo…

Che significato ha il suo risultato?

Enorme, non dobbiamo dimenticare che un mese e mezzo fa era ancora junior. Mattia ha interpretato questi europei al meglio. Anche nel torneo di velocità ha perso di pochissimo da Yakovlev, che gareggia per Israele, ma è il miglior russo in circolazione ed è finito quarto, poteva benissimo esserci lui. Oltretutto lo aveva battuto 10 giorni prima ad Anadia. Inoltre, nei 200 metri lanciati che valevano come qualificazione si è migliorato di 3 decimi che a quei livelli è un’eternità.

Tugnolo e Bianchi davanti nella velocità a squadre, dove c’è stato un nuovo record italiano
Tugnolo e Bianchi davanti nella velocità a squadre, dove c’è stato un nuovo record italiano
Che europeo è stato?

Di alto livello, non c’è che dire. Non dimentichiamoci che la concorrenza che c’è nel nostro continente non esiste assolutamente negli altri, dove ci sono scuole che dominano. Qui c’è da lottare anche per un singolo piazzamento. Questo per certi versi non ci favorisce in ottica olimpica.

Parliamo proprio di questo: con Grenchen iniziava il cammino di qualificazione che nel settore passa prevalentemente per la velocità a squadre…

Noi abbiamo davvero fatto il massimo possibile, i ragazzi hanno portato a casa il record migliorandosi di mezzo secondo in un anno. Se si guardano i tempi, ora siamo a un paio di decimi dalla Germania, una forza trainante del settore. C’è fiducia per il futuro anche se dobbiamo essere consapevoli che il cammino è difficilissimo: noi siamo obiettivamente la decima squadra al mondo e a Parigi andranno in otto. Ma se guardiamo più in là, considerando quanto c’è anche a livello giovanile, al di là della scuola olandese non c’è molto altro: Francia e Gran Bretagna faticano a trovare ricambi, lo stesso Hoogland inizia ad accusare l’età. Noi abbiamo un terzetto ancora under 23, non dimentichiamolo.

Miriam Vece resta l’esponente di punta del movimento femminile che fatica a trovare ricambi
Miriam Vece resta l’esponente di punta del movimento femminile che fatica a trovare ricambi
Come giudichi la prestazione femminile?

Il discorso è diverso. Il nostro obiettivo era partecipare con un terzetto capace di fare una prestazione regolare. La presenza della Barbieri era pensata proprio sapendo che è una che può chiudere in maniera regolare, ma non è chiaramente una specialista. Se hai una prima e una seconda atleta di buon livello, un’atleta veloce come lei può dare il suo contributo. Dobbiamo arrangiarci, visto lo scarso reclutamento.

E’ una situazione diversa rispetto ai maschi?

Completamente. Nel ciclismo femminile in piena evoluzione, tutte cercano giustamente un futuro su strada, quindi passano nel caso attraverso le gare endurance su pista. Chi vuoi allora che faccia velocità, a cui puoi al massimo garantire una maglia e trasferte all’estero, ma certamente non uno stipendio di quelli che cominciano a girare anche fra le donne?

Bianchi ha chiuso 5° nel chilometro da fermo, confermandosi un ottimo interprete della specialità
Bianchi ha chiuso 5° nel chilometro da fermo, confermandosi un ottimo interprete della specialità
Torniamo allora ai maschi: vedendo Bianchi chiudere quinto nel chilometro da fermo, tu che hai un prestigioso passato su pista non senti dolore per la cancellazione di questa gara dal programma olimpico?

Certo, non solo per questa. Sono gare che erano parte della tradizione. Bianchi è uno specialista che sa però spaziare anche nelle altre prove, non dimentichiamo che è campione europeo U23 nel keirin. Peccato che domenica mattina avesse la febbre, non ha potuto essere nel pieno della forma per affrontare il torneo a cui teneva di più.

E ora che cosa vi aspetta?

Il primo passo lo abbiamo fatto, ma ora ci sono le tre tappe di Coppa del Mondo, dove ruoteremo gli uomini. Nella prossima andranno Minuta, Napolitano e Stefano Moro, io voglio che corrano un po’ tutti e facciano esperienza, anche perché alla fine conteranno due risultati su tre. Faremo bene anche lì, ne sono sicuro.

Le critiche di Villa e una suggestione: «Torna la Sei Giorni»

16.02.2023
5 min
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Uno dei grandi pregi di Marco Villa, tale da renderlo uno dei più acclamati e vincenti tecnici azzurri omnisport, è il fatto che, analizzando un evento, vada al di là dai successi e delle medaglie per mettere l’accento su quel che non ha funzionato. L’Italia a Grenchen ha portato a casa 7 medaglie, di cui ben 5 provenienti dalle discipline olimpiche (più che nell’edizione precedente di Monaco 2022), ma il cittì azzurro ha tenuto a fine manifestazione a sottolineare quello che servirebbe all’Italia per salire ancora di livello.

Villa ha messo il dito sulla piaga degli impianti. Montichiari dal 2018 (e neanche per tutto il tempo a seguire) è stato utilizzabile per gli allenamenti, ma non è regolarizzato a norma di sicurezza per l’organizzazione di gare e questo rappresenta un grave handicap nella preparazione invernale.

«Durante l’inverno Nazioni come Gran Bretagna o Danimarca fanno un’attività regolare – afferma il tecnico azzurro – allestiscono anche i campionati nazionali e quindi sono arrivate agli europei molto più rodate. Noi abbiamo bisogno che i ragazzi e ancor di più le ragazze facciano attività d’inverno, perché gli allenamenti sono una cosa, ma certi meccanismi li acquisisci solo gareggiando».

Il velodromo di Montichiari non è ancora agibile per le gare. Lo sarà per il prossimo inverno?
Il velodromo di Montichiari non è ancora agibile per le gare. Lo sarà per il prossimo inverno?
C’è possibilità che il nodo Montichiari possa essere sciolto in tempo per il prossimo inverno, per impostare nella maniera migliore la preparazione olimpica?

Ne ho parlato con il presidente Dagnoni che mi ha garantito che farà tutto il possibile per rendere l’impianto pienamente operativo. Ma non solo: abbiamo anche parlato – ed è sua ferma intenzione – di allestire a Montichiari una prova in più giornate. L’obiettivo sarebbe una vera Sei Giorni, ma magari anche avere 3 o 4 giorni di gare sarebbe utilissimo. E magari portare a Montichiari nei mesi freddi anche i campionati nazionali darebbe un motivo in più per partecipare. Non parliamo solo di impianti, infatti, perché il problema è più profondo.

In che misura?

Guardate l’edizione dei tricolori dello scorso anno a San Francesco al Campo: vedere gare di omnium con 10 corridori, una madison con sole 5 coppie fa davvero male, non rispecchia le potenzialità del nostro movimento. Non ho visto in quell’occasione un solo team under 23 che abbia portato un ragazzo a gareggiare. Inutile girarci intorno: è ancora un problema di cultura, la pista viene da molti dirigenti vista come un fastidio e questo è profondamente sbagliato.

Consonni è stato il grande protagonista di Grenchen, con 2 ori e 2 argenti
Consonni è stato il grande protagonista di Grenchen, con 2 ori e 2 argenti
Molti lamentano di non avere l’attrezzatura…

E’ un falso problema. Per i campionati giovanili, che si svolgevano a Noto e quindi non proprio dietro casa, abbiamo portato in Sicilia due pullmini pieni di bici e i meccanici della nazionale. Bastava fare richiesta e si poteva gareggiare con le bici appropriate e il giusto seguito tecnico. Il problema non è certo quello. Io penso che se potessimo fare attività invernale, quindi lontano dalla stagione su strada, ci sarebbero molte più possibilità, oltretutto per gli atleti sarebbe una perfetta aggiunta alla preparazione. CI stiamo muovendo in tal senso.

Nelle analisi post evento hai sottolineato come nelle specialità tecniche siamo stati deficitari in alcuni aspetti…

C’è una mancanza di abitudine a certi tipi di sforzo: in finali come quelle di Grenchen devi sopportare fatiche oltre il limite, la gara ti abitua ad affrontare quei 10″-15” dove devi tenere duro per fare la differenza. Nella gara della madison femminile ad esempio ho visto tanti errori, cambi sbagliati nella fase centrale nei tempi e nei modi, l’ultima volata fallita perché è mancato il cambio finale quando si poteva anche agguantare l’argento. Tutto ciò è normale, se non provi in gara ripetutamente. Nell’avvicinamento alle Olimpiadi bisognerà affinare i sincronismi e migliorare la tecnica se vorremo competere per le medaglie. C’è poi un altro problema…

Per Guazzini e Balsamo un bel bronzo nella madison, ma per Villa c’è ancora molto da lavorare
Per Guazzini e Balsamo un bel bronzo nella madison, ma per Villa c’è ancora molto da lavorare
Quale?

Per gareggiare nelle specialità serve che ragazzi e ragazze ottengano 250 punti Uci, ma durante la stagione su strada trovare il tempo per gareggiare su pista non è facile. Avere delle occasioni invernali risolverebbe la questione senza colpo ferire e darebbe la possibilità di affinare la pratica.

A proposito di errori, la finale del quartetto maschile a dispetto della vittoria ha mostra anche qualche errore. Che cosa hai detto ai ragazzi?

Quest’anno abbiamo con noi il Gruppo Performance che consente di rivedere ogni singola gara al video nel minimo dettaglio. L’abbiamo esaminata minuziosamente e ho mostrato loro quel che non è andato: con Lamon abbiamo deciso di cambiare qualcosa rispetto a Tokyo, ora fa due giri e mezzo di lancio invece di due, il che gli consente di spendere ancora qualcosa per lanciare il quartetto, ma chiaramente va a discapito della sua seconda parte di rilancio. Bisogna dargli il tempo per recuperare, ma a Grenchen non è stato fatto, perché Milan e Ganna non hanno cambiato nei tempi giusti. Bastava tirassero mezzo giro meno a testa e avrebbero dato a Francesco la possibilità di dare un secondo strattone prima di staccarsi. Sono cose che abbiamo rivisto con i ragazzi, per capire dove hanno sbagliato e che cosa fare le prossime volte.

Villa e il quartetto olimpionico: nella finale vinta non tutto è andato liscio
Villa e il quartetto olimpionico: nella finale vinta non tutto è andato liscio
Sei soddisfatto della trasferta elvetica?

Certamente, il bilancio è lusinghiero, soprattutto per i quartetti che servono per stabilire le quote di qualificazione per Parigi 2024. Io ribadisco: voglio andare in Francia con l’obiettivo di 6 medaglie, Consonni ha dimostrato che possiamo essere competitivi dappertutto. Ma dobbiamo lavorare tanto perché succeda.

Ora si riparte…

Domenica voliamo a Jakarta in Indonesia per la prima tappa di Nations Cup e per formare la nazionale ho avuto bei problemi. Basti pensare che per le ragazze avrò a disposizione solo Fidanza e Zanardi del gruppo di Grenchen, per il resto mi sono affidato alle under 23. In campo maschile toccherà a Lamon, Bertazzo, Scartezzini, Pinazzi e Boscaro correre il quartetto, anche Moro resta a casa per sfruttare la buona condizione su strada. Ma non andiamo certo per essere semplici comparse…

Balsamo e la pista, storia di un amore profondo

09.02.2023
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MONTICHIARI – Dicono che il primo amore non si scorda mai. Forse è una frase un po’ inflazionata però chi corre in pista lo fa per un rapporto profondo con questa disciplina. Oggi pomeriggio a Grenchen il quartetto azzurro femminile si gioca l’accesso alla finale dell’europeo e fra loro c’è Elisa Balsamo, una che ha la pista nel cuore e dove ha vinto tanto.

Ogni volta che ci capita di vedere da vicino la nazionale di Villa in un velodromo non possiamo fare a meno di constatare come gli atleti siano più rilassati rispetto al proprio club. Certo, non manca la tensione per l’evento da preparare, ma per molti di loro è come se fossero in una sorta di comfort zone in cui produrre prestazioni e risultati. Balsamo respira questa atmosfera fin da quando era esordiente. Per dire, tanto tempo fa nell’ambiente della pista è nato il soprannome “Barzi” che Alzini affibbiò scherzosamente ad Elisa. Ecco quindi che abbiamo voluto fare una chiacchierata con la 24enne cuneese per approfondire questo suo sentimento.

Balsamo in pista ha vinto quattro ori europei tra inseguimento a squadre, americana e omnium
Balsamo in pista ha vinto quattro ori europei tra inseguimento a squadre, americana e omnium
Che rapporto hai con la pista?

E’ una passione che mi porto dietro da parecchi anni. Ho iniziato quando ero piccolina. Mi è sempre piaciuta molto e mi sono sempre divertita molto. Inoltre credo che allenarsi in pista sia funzionale per la strada. Nei giorni scorsi ci siamo ritrovate a Montichiari per preparare gli europei, ma in inverno è bello ritrovarsi in pista con le altre ragazze e poter girare assieme.

Hai detto più volte che la pista non la lascerai mai. Perché?

Come dicevo la pista mi piace tanto e mi diverte. L’adrenalina che dà la pista o quella di un quartetto è completamente diversa da quella che si prova su strada.

Ci sono differenze tra un quartetto e un treno per la volata?

Sì ed è abbastanza grossa. Nell’inseguimento a squadre non si può sbagliare nulla. Bisogna avere la capacità di prendersi le proprie responsabilità. Decidere quanto tirare, ad esempio. E poi pensare come squadra. Questa è la cosa più importante. Perché se un’atleta è forte, ma non pensa alla squadra del quartetto, non arriva da nessuna parte. E’ proprio questo che mi piace. Se riesci a trovare un buon equilibrio con le tue compagne sai che se un giorno tu non stai tanto bene, ci sarà qualcuna di loro pronta ad aiutarti e tirare un po’ di più. Se invece sei tu a stare meglio allora puoi compensare.

Oro. Balsamo tira il quartetto con Guazzini, Fidanza e Consonni al mondiale 2022
Oro. Balsamo tira il quartetto con Guazzini, Fidanza e Consonni al mondiale 2022
Quanto è diversa questa sintonia con le compagne della nazionale e quelle della tua Trek-Segafredo?

L’affiatamento c’è anche nel club in cui corri, però su una gara da 140 chilometri si nota di meno. In pista su 16 giri massimali lo vedi subito, mentre su strada un’atleta può avere un attimo di crisi e può riprendersi. Oppure una riesce a passare la salita e rientrare in discesa. Sono dinamiche diverse, di sicuro una squadra è fatta, sia in pista che su strada, per essere una squadra. Quindi sono tutti importanti.

Dove nasce la perfezione di un quartetto?

Sia all’interno che all’esterno dell’anello. C’è bisogno di tanta fiducia per fare un quartetto e se non c’è si rischia di compromettere tutto. Il bel legame che c’è fra noi ragazze ci aiuta e ci permette di tirare fuori quel qualcosa in più in gara. Parlo del mio caso personale, ma il mondiale 2022 è stato il classico esempio in cui la testa fa la differenza. Arrivavamo tutte da una stagione su strada impegnativa. Io ad ottobre ero stanca, considerando che avevo iniziato a febbraio però il desiderio di poter fare bene anche per le altre mi ha spinto a dare quel famoso qualcosa in più.

Balsamo chiacchiera con Cristian Salvato a Montichiari nella rifinitura pre-europeo
Balsamo chiacchiera con Cristian Salvato a Montichiari nella rifinitura pre-europeo
Pesa più una maglia iridata su strada o una in pista?

Il valore della maglia per me è il medesimo, si è sempre campioni del mondo. Indubbiamente su strada ci sono più occasioni per poterla indossare. All’europeo indosseremo il body arcobaleno e anche nelle prove di Nations Cup a cui parteciperemo. Su strada forse c’è un po’ più pressione però sono certa che quando correremo a Grenchen ce l’avremo comunque, perché il peso della maglia è sempre quello.

Te lo saresti aspettato che la pista avrebbe ricoperto questo ruolo nella tua carriera?

Vi dirò di sì. Quando ero giovane mi vedevo più in pista che in strada. Forse perché in pista servono meno resistenza e più esplosività quindi da giovane riesci a portare a casa più risultati importanti. I primi anni su strada invece sono sempre un po’ traumatici. Ad esempio su pista esiste da tanto tempo il campionato europeo U23 e questo ti aiuta ad introdurti nella categoria. Normale che i risultati migliori siano arrivati prima in pista. Poi ho scoperto che anche su strada potevo togliermi delle belle soddisfazioni.

Alzini, Fidanza e Balsamo mostrano il nuovo body iridato che useranno a Grenchen col quartetto
Alzini, Fidanza e Balsamo mostrano il nuovo body iridato che useranno a Grenchen col quartetto
Cosa direbbe Elisa Balsamo ad una esordiente che magari fa poca pista o niente?

Andare ad allenarsi in pista lo consiglio sempre perché è molto divertente. Ti permette di fare qualcosa con le altre ragazze che su strada non puoi o non riesci a fare perché devi fare attenzione alle auto. In pista si può lavorare sulla tecnica, sulla sensibilità e sulla capacità di conoscere se stessi. Penso che questo sia particolarmente importante. Poi quando si è giovani allenarsi sia funzionale alla attività su strada. Sono cose complementari.

Considerando che ti ha fatto vincere tanto, la pista ha un posto in particolare nella tua scala di valori?

Oddio, secondo me bisogna dare il giusto peso alle cose (ci risponde sorridendo, ndr). Sto dedicando più tempo alla strada e penso che sia normale così. In pista ci torno quando dobbiamo preparare appuntamenti importanti come questo europeo. Il ciclismo è importante ed in questo momento è una parte della mia vita, ma ogni tanto c’è anche di meglio da fare (chiude ridendo senza esitare a scambiare qualche battuta con noi e con le compagne che le passano vicino, ndr)

Il futuro del quartetto maschile nei piani di Villa

07.02.2023
6 min
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MONTICHIARI – Europei con vista sulle Olimpiadi. La rincorsa per Parigi 2024 inizia domani a mezzogiorno dal Velodromo Tissot di Grenchen. Tra l’impianto svizzero e quello di Saint Quentin en Yvelines ci sono circa seicento chilometri, ma per la nazionale azzurra la strada che porterà in Francia dovrà passare prima anche da Indonesia, Egitto e Canada per la Nations Cup. Intanto il cittì Marco Villa (in apertura a Montichiari con Viviani, che oggi compie 34 anni) ha diramato le convocazioni.

Nessuna novità rispetto alla nostra visita a Montichiari. Se nella velocità le scelte sono obbligate e se tra le donne i ruoli sono quasi già tutti assegnati, adesso il tecnico cremasco dovrà decidere come impiegare gli uomini nelle varie prove. Una base c’è. Proviamo quindi a capire meglio con Villa quali idee ha in testa per gli europei e per il futuro del quartetto, che punta al suo secondo trionfo continentale.

A Grenchen l’obiettivo sarà riscattare l’europeo 2022
A Grenchen l’obiettivo sarà riscattare l’europeo 2022
Marco a che punto è in generale il quartetto maschile?

E’ allo stesso punto del femminile. Ci sono quattro campioni olimpici (Ganna, Milan, Lamon e Consonni, ndr). C’è anche Viviani che col sistema olimpico deve provare anche lui ad essere competitivo col quartetto. C’è anche Bertazzo che è campione del mondo. Insomma chi farà l’inseguimento a squadre alle Olimpiadi dovrà essere competitivo anche nelle altre prove. Ad esempio, le ragazze sono più polivalenti sotto questo aspetto. Negli uomini ho Milan e Ganna che ad oggi non hanno fatto gare di gruppo, ma sono indispensabili nel quartetto. Quindi se uno sa fare i conti, per gli altri tre posti non c’è tanta scelta.

Abbiamo visto Ganna con Scartezzini nella madison di Fiorenzuola. In previsione di Parigi 2024 state già facendo dei pensieri?

Con Pippo ci stiamo già lavorando, ma non da questi europei. Per i mondiali di agosto vedremo, di sicuro in funzione olimpica dovrà testarsi. La mia idea sarebbe quella di fargli correre un paio di Sei Giorni durante l’inverno, ammesso che la sua squadra sia dello stesso mio parere.

L’altro indispensabile che hai nominato è Milan.

Indubbiamente è molto forte, altrimenti non sarebbe campione olimpico, medagliato ai mondiali e non sarebbe qua nel nostro gruppo. Mi fa piacere questa evoluzione di Jonathan, la stessa che hanno fatto Ganna, Consonni e ai tempi anche Viviani. Ci tengo a rimarcare subito che questa è l’ennesima dimostrazione che qui non si viene per perdere tempo, quanto piuttosto per fare un lavoro parallelo di crescita dell’atleta su strada. Noi non deviamo la carriera dell’atleta e questi risultati mi riempiono d’orgoglio.

Che tipo di corridore è Milan su strada?

Ho sempre detto in tempi non sospetti che non va paragonato a Ganna. Pippo è Pippo. Jonathan è più velocista, più finisseur e meno cronoman, anche se ha vinto il tricolore U23 proprio perché è forte. Se ci sono degli sprinter più forti di lui non lo so, posso dire che è diverso da altri come sono diversi tutti. Milan ha una volata lunga in progressione, data più dalle sue caratteristiche che dal lavoro in pista. Jonathan a differenza di Pippo ha preso anche medaglie nel chilometro. Non è un Groenewegen che esce all’ultimo, né Viviani che fa le volate di rimonta. A me è venuto subito un paragone con Petacchi e Cipollini più che a un Boonen, quantomeno nelle volate. Poi se sarà più competitivo ad una Sanremo, una Gand o solo su tappe piatte, ce lo dirà il tempo.

Torniamo ai tre posti vacanti per Parigi. Uno di questi il cittì Villa lo assegnerà a Viviani, che sarebbe alla sua quarta Olimpiade?

Di certi non c’è nessuno. Elia può essere il quinto. Deve dimostrare di essere riserva del quartetto qualora dovesse succedere qualcosa lassù ad uno dei titolari. Manlio Moro è un altro che può entrare nel quartetto, ma se entra lui devo rivedere chi farebbe la partenza. Lamon è uno che parte bene e ci ha fatto vincere le Olimpiadi come gli altri tre. In più sa fare bene la madison e l’omnium. Bertazzo è uno dei migliori che ho per la seconda posizione, una delle più dure. Dovrà lavorare però per le gare di gruppo. Consonni aveva la seconda posizione a Tokyo. Scartezzini corre benissimo la madison, ma bisogna vedere se può tornare nel quartetto.

Col quartetto hai vinto un europeo, un mondiale ed una Olimpiade. Stai pensando ad un ricambio generazionale?

E’ normale farlo. Ho Boscaro che è un buon chilometrista, sa fare le corse a punti ed è campione europeo U23 dell’eliminazione. C’è Pinazzi che è campione europeo U23 nell’inseguimento a squadre con lo stesso Boscaro, Manlio Moro e Galli. Mattia corre bene lo scratch, l’omnium e anche la corsa a punti se vuole. Spero che quest’anno lui diventi un’altra sorpresa nelle gare su strada. Ci sono gli juniores che sono passati U23, come Belletta o Delle Vedove. Non sono spaventato del ricambio. Spero bene nella mentalità delle squadre, che possano venirci incontro. Hanno davanti degli esempi per cui, come dicevo prima, venire qua non è una perdita di tempo.

Sembra che stiano rispondendo bene questi nuovi ragazzi.

Ad esempio Belletta ce l’ho avuto due anni fa, mentre l’anno scorso il tecnico degli juniores non ero io (è Dino Salvoldi, ndr). Altro esempio, Ganna, Consonni, Pinazzi, Lamon e Scartezzini me li sono portati da juniores in avanti. La mia speranza quindi è che si fidino a passare con un tecnico che non hanno mai conosciuto prima, anche per una questione di approccio.

Ivan Quaranta col gruppo velocità degli europei. Sullo schermo si studia dove migliorare
Ivan Quaranta col gruppo velocità degli europei. Sullo schermo si studia dove migliorare
Alla vigilia degli europei, qual è lo stato d’animo di Marco Villa?

Non siamo mai partiti convinti di vincere una medaglia o di essere già battuti. E’ un gruppo, sia maschile che femminile, che può conquistare qualsiasi prova. E non ce n’è una più difficile dell’altra. Anzi, grazie all’impegno di Ivan Quaranta correremo gli europei con buone prospettive nella velocità. Siamo qua come Italia, una delle Nazioni che è tornata ad essere competitiva su tutto e che fa paura un po’ a tutti. I titoli vinti ne sono la testimonianza. E’ la prima gara dell’anno e non so come siano gli avversari. Così come loro non sanno come stiamo noi. Dobbiamo fare attenzione a tutti, d’altronde quando arrivi a disputare la prima qualifica olimpica, il livello si alza per forza di cose. Nessuna nazionale arriverà sprovveduta. Vedremo chi starà meglio.

Villa e il gruppo femminile. Un anno di lavoro e di risultati

04.02.2023
5 min
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MONTICHIARI – Nel parterre del velodromo di Montichiari c’è tanta gente che opera scrupolosamente per il primo appuntamento del 2023 della nazionale della pista. Il cittì Marco Villa si consulta con tutti i tecnici dello staff. Appare sereno anche se ha ancora con qualche dubbio che riguarda il quartetto femminile. Se il rientro dalla Vuelta a San Juan gli ha consegnato buone indicazioni per gli uomini, per le donne può solo beneficiare dei riscontri avuti nei vari ritiri.

Come abbiamo detto ieri, gli europei di Grenchen saranno la prima prova di qualificazione olimpica. Rispetto al passato ci si giocherà tutto in 5 appuntamenti anziché 10 e quindi la rassegna continentale svizzera diventa ancor più importante. Sentiamo quindi cosa ci ha detto Villa nello specifico sul gruppo femminile.

Il cittì Villa deve scegliere chi schierare nel quartetto
Il cittì Villa deve scegliere chi schierare nel quartetto
Marco come sta procedendo l’avvicinamento?

In generale è un po’ anomalo perché sarà la prima gara dell’anno. Le ragazze hanno lavorato bene. Siamo partiti a novembre con i ritiri in Sicilia, poi due a Calpe più i ritiri che hanno fatto con le rispettive squadre. Abbiamo fatto volumi importanti su strada e la specializzazione l’abbiamo svolta qui a Montichiari.

Sono stati consegnati i body iridati alle ragazze del quartetto (in apertura Alzini, Fidanza e Balsamo). Chi lo comporrà?

Non lo so ancora, valuterò in questi giorni. Avrò a disposizione sette ragazze (Alzini, Balsamo, Barbieri, Fidanza, Guazzini, Paternoster e Zanardi, ndr) che faranno tutte le specialità in programma. Ognuna di loro può essere inserita nel quartetto. Giovedì hanno fatto delle prove e un’idea me la sono fatta.

Per quanto riguarda le altre discipline sai già chi schierare?

Sì, in questo caso sono un po’ più sicuro. Zanardi farà la corsa a punti. L’omnium vorrei farlo fare a Barbieri. Questa decisione perché non lo ha fatto al mondiale. Fidanza farà lo scratch. L’eliminazione dovrebbe correrla Paternoster. Per quanto riguarda la madison cambierò. Ai mondiali l’avevano fatta Barbieri e Consonni, mentre in questo caso sceglierò altre due ragazze. Sto pensando a Balsamo, Fidanza o Guazzini per formare la coppia dell’americana. Come ho sempre detto a loro, saranno decisioni basate non solo sullo stato di forma, ma anche su una sorta di turnover rispetto alle gare disputate negli eventi precedenti.

Martina Fidanza con i rilevamenti dell’aerodinamica curata da Luca Oggiano
Martina Fidanza con i rilevamenti dell’aerodinamica curata da Luca Oggiano
Queste rotazioni sono fatte anche in ottica Parigi 2024?

Sì, perché voglio continuare a conoscerle, cercando di rispettare gare e titoli. E’ un anno che ho in mano anche il gruppo femminile. Le ho sempre viste correre, ma le guardavo con un altro occhio e chi le sceglieva usava chiaramente altri occhi. Ora che devo selezionarle io, voglio vederle correre su più specialità. Le occasioni non sono tante e devo sfruttare queste corse.

Come stanno prendendo le ragazze questo turnover?

Forse questo dovreste chiederlo a loro (dice sorridendo, ndr). Io lavoro così, questo è il mio metodo. I maschi li ho conosciuti così, facendoli ruotare e prendendomi le mie responsabilità. E farò altrettanto con le donne, sempre senza mancare di rispetto all’atleta. Questi tipi di test sono comunque basilari per ottenere delle indicazioni.

Fabio Masotti con alcune ragazze del quartetto
Fabio Masotti con alcune ragazze del quartetto
Com’è lavorare così staccati, senza avere mai il gruppo al completo?

Non è facile. Avrei preferito averle tutte assieme, ma non posso. Né con i maschi né con le donne. Consonni era qui a Montichiari giovedì, ma è dovuta andare con la sua formazione per correre il UAE Tour, visto che per loro è la gara di casa. Zanardi verrà a Montichiari per allenarsi con Masotti e mercoledì ci raggiungerà a Grenchen visto che correrà sabato. La nazionale ha una certa priorità, ma le squadre di club ne hanno una maggiore. Da parte mia c’è massimo rispetto per le società. Come ho fatto per i maschi, anche con le donne vorrei far vedere che si possono fare bene strada e pista.

Con i team maschili ti va riconosciuto che sei sempre stato bravo a tenere i rapporti. Con quelli femminili come sta andando?

Non è tutto merito mio, direi che è più un dato di fatto per come vanno le cose. Lo sapete anche voi che non posso avere gli atleti per quindici giorni prima di un europeo o mondiale. In questi anni ho dovuto attivare un sistema e una metodologia che fossero compatibili con il calendario della strada, in modo da averli a disposizione quel paio di giorni prima per perfezionare i lavori. Con le formazioni femminili mi sto trovando bene, è solo una questione di abitudine. I maschi ormai mi chiedono in anticipo quando potersi trovare tutti assieme, per poi impostare il proprio calendario. Spero che possa succedere altrettanto con le donne. Anzi…

L’argento europeo 2022 del quartetto con Fidanza, Zanardi, Barbieri, Paternoster e Guazzini
L’argento europeo 2022 del quartetto con Fidanza, Zanardi, Barbieri, Paternoster e Guazzini
Cosa?

Le ragazze dall’anno scorso mi hanno chiesto più programmazione di date certe e noi gliela stiamo dando. Però pur avendo date certe, avete visto che Guazzini è dovuta andare alla presentazione del suo team, Consonni e Zanardi sono a correre. Quindi come vedete, non è un problema di Villa o delle ragazze: è un problema di accavallamento di date. E con questo dobbiamo conviverci.

Ci riesci bene?

Dobbiamo imparare a conviverci tutti, soprattutto quando farò delle scelte. Perché tutti si farebbero la prima domanda giustificata. Come ha fatto Villa a fare le scelte se un giorno eravamo in quattro e il giorno dopo c’erano due ragazze diverse dal giorno prima? E’ vero, ma come faccio a scegliere se non ho sempre tutte le ragazze a disposizione?

Villa con le ragazze del quartetto: Fidanza, Alzini, Barbieri, Guazzini, Consonni e Balsamo
Villa con alcune ragazze del quartetto: Fidanza, Alzini e Barbieri
Vista la domanda che ti fanno, qual è il criterio che il cittì Marco Villa utilizza?

Più che la mia esperienza, è la fiducia che ho nei miei collaboratori, che mi aiutano a fare questo tipo di scelte. Tant’è che se io devo fidarmi delle atlete, loro devono fidarsi di me. I dubbi poi ce li ho sempre. Li sciolgo sommando diversi parametri. Vado col cronometro, che è sempre una cosa certa. Vado a sensazione. Vado con gli allenamenti di mesi fa. Vado con le gare già fatte l’anno scorso. Poi mi facilitano il compito le ragazze stesse, come quando Barbieri al mondiale si è chiamata fuori dal quartetto perché ha visto che non era all’altezza dopo l’europeo. In ogni caso, essendo il cittì, le decisioni alla fine toccano a me.

Paternoster, la riscossa è iniziata a Grenchen

12.10.2021
4 min
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«Sapevo e ho sempre detto che a Tokyo non potevo essere la miglior Paternoster, per cui ringrazio Salvoldi per avermi dato fiducia. A un tratto ho pensato che non sarei andata. Magari i mondiali saranno un bel momento di riscatto».

Colline del Prosecco

Primo pomeriggio sulle colline trevigiane. A Ca’ del Poggio è stata appena presentata una serie di nuove tecnologie con le quali saranno confezionate le divise delle Fiamme Azzurre. Per questo nel resort in cima al celebre Muro si sono ritrovati gli atleti della Polizia Penitenziaria. Con Letizia, appunto, ma anche l’oro olimpico di Lamon, Scartezzini, Bastianelli, Cecchini e Guderzo.

Manca una settimana all’inizio dei mondiali pista di Roubaix, l’atmosfera è rilassata. E poi, dato che l’azienda che produce le divise ne realizza anche per l’automobilismo, agli atleti è stata offerta la possibilità di un giretto nell’auto di Giandomenico Basso, campione italiano rally. E qui l’adrenalina scorre più copiosa del Prosecco sulle colline che l’Unesco ha inserito nel suo patrimonio

Buio alle spalle?

I campionati europei hanno in qualche nodo segnato la svolta. A Tokyo le cose non sono andate come Salvoldi si aspettava e c’è da capire se la convocazione sia venuta a tutela dell’atleta da cui tanto ci si aspetta o non sia stata piuttosto per lei un’esposizione eccessiva che nel gruppo azzurro ha creato qualche tensione di troppo.

Agli europei un buono spirito di squadra: qui Paternoster gioisce per le compagne del quartetto
Agli europei un buono spirito di squadra: qui Paternoster gioisce per le compagne del quartetto

«Lo ripeto – ammette la trentina – a Tokyo non c’era la miglior Letizia, non sono state le Olimpiadi il punto di ripartenza. Vedo piuttosto i campionati europei di Grenchen delle scorse settimane. Ora finalmente posso dire che il momento nero è finito. E posso dirlo in base alle mie sensazioni. Potrei anche dire che ho svoltato alle Olimpiadi, vista l’importanza dell’evento. Ma non sarebbe vero. Ora invece sono veramente felice e veramente serena. E quando hai queste due cose per la testa, puoi lavorare come vuoi e dove vuoi».

Argento preziosissimo

A Grenchen è arrivato finalmente il primo risultato tutto suo: l’argento nell’eliminazione che ha segnato il ritorno su un podio dopo due anni di buio. La risalita è stata lenta e non è ancora completa: il post Covid ha presentato un conto per lei carissimo.

La convocazione a Tokyo forse è stata prematura e ha creato tensioni in squadra
La convocazione a Tokyo forse è stata prematura e ha creato tensioni in squadra

«Faccio fatica a trovare quale sia stato il momento peggiore degli ultimi tempi – dice – ma penso i 40 giorni di febbre col Covid. Non vedevo via d’uscita, ho passato il momento più buio della mia vita. Adesso però si volta pagina e l’inverno che arriva sarà molto importante. Lavorerò con tanta costanza e non vedo l’ora di raggiungere in ritiro la mia Trek-Segafredo per il primo ritiro di dicembre in Spagna. Non toglierò la pista dalla mia vita, ma voglio concentrarmi per bene anche su strada».

Posto da ritrovare

Prima che si concludesse il carosello sull’auto da corsa, che Letizia ha apprezzato davvero tanto perché quando è scesa dalla Skoda bianca aveva gli occhi fuori dalle orbite per la felicità, la trentina ha lasciato la compagnia e si è diretta verso Montichiari, dove le altre azzurre la aspettavano per le sedute pomeridiane di lavoro. Forse si pensava che finito il Covid, il suo valore tornasse a galla rapidamente da solo. In realtà il recupero è stato lungo e solo ora si può cominciare a parlare di un’atleta ritrovata.

Sul finestrino della Skoda da rally, Paternoster e i nomi degli altri atleti presenti
Sul finestrino della Skoda da rally, Paternoster e i nomi degli altri atleti presenti

I mondiali saranno uno step da seguire con attenzione, ma la vera sfida sarà tornare al top il prossimo anno e riconquistare un posto importante in nazionale. Lei lo sa. Sa che nel frattempo altre individualità sono cresciute fino a toccare livelli altissimi.

Sorride. Dispensa serenità. E se fino a pochi mesi fa fa in fondo agli occhi potevi riconoscere il dubbio, ora sembra di scorgere la spensieratezza di un tempo.