Europeo gravel, la data contestata. Risponde Della Casa

01.10.2024
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Le discussioni sulla concomitanza del 13 ottobre tra gli europei gravel e la prova finale dell’importante circuito Gravel Earth Series in Spagna, sottolineate da Mattia De Marchi (che ha rinunciato alla convocazione azzurra per non perdere l’occasione iberica) tengono ancora banco nell’ambiente. Tanto è vero che è stato un tema discusso in maniera anche più ampia, inerente tutti gli influssi che l’attività e lo sviluppo della nuova disciplina devono avere, proprio negli ultimi giorni iridati a Zurigo.

La concomitanza di europei e finale del Gravel Earth Series ha scatenato forti polemiche
La concomitanza di europei e finale del Gravel Earth Series ha scatenato forti polemiche

Tra una riunione e l’altra, il presidente della Uec Enrico Della Casa non si è tirato indietro ed anzi ha voluto dire la sua sull’argomento, sottoponendosi di buon grado a una serie di domande.

De Marchi nella sua intervista afferma che la data dell’europeo è stata scelta in funzione del Lombardia…

E’ vero, non ho difficoltà ad ammetterlo. Siamo alla seconda edizione e trovare una buona collocazione non era facile. Abbiamo pensato che posizionarlo il giorno dopo la Classica Monumento, per contiguità territoriale, potesse essere una buona scelta, ma non solo pensando ai corridori, a chi se la sentisse di doppiare. E’ anche una scelta pensata per il pubblico, per convogliare tanti appassionati da una parte all’altra del Nord Italia e favorire afflusso di pubblico ad Asiago.

Mattia De Marchi è stato molto critico sulla scelta della data per Asiago, rinunciando all’azzurro
Mattia De Marchi è stato molto critico sulla scelta della data per Asiago, rinunciando all’azzurro
Una scelta che ha destato non poche polemiche…

Ne siamo consci – ammette Della Casa – sapevamo che avremmo scontentato qualcuno, ma è un prezzo da pagare per l’affermazione di questa disciplina, che per ora resta molto legata alla strada, sicuramente più di quanto lo sia alla mountain bike. Le discussioni sulla data non ci hanno lasciato indifferenti, teniamo presente che siamo solo alla seconda edizione. Il prossimo anno valuteremo con molto anticipo la data e la posizioneremo magari anche in un periodo diverso, riguardando tutto il calendario del gravel nel suo insieme.

Il gravel guarda alla strada, ma sta anche seguendo una propria via autonoma?

E’ un processo ancora agli inizi, i numeri di specialisti puri sono ridotti, anche se è indubbio che si stia avanzando in tal senso. Per questo dico che la vicinanza alla strada è ancora una necessità, più che alla mountain bike dove le differenze sono più marcate. Bisogna capire che per noi è ancora un evento nuovo, dobbiamo capire come arrivare a soddisfare tutte le esigenze, a cominciare da quella della partecipazione elevata dal punto di vista numerico che è un “must” per il prossimo appuntamento di Asiago. Sappiamo che commettiamo errori, è un prezzo da pagare al noviziato.

L’appuntamento continentale di Asiago verrà il giorno dopo del Lombardia. Quanti atleti doppieranno?
L’appuntamento continentale di Asiago verrà il giorno dopo del Lombardia. Quanti atleti doppieranno?
Da parte dei vari Paesi c’è una maggiore attenzione?

Sì, indubbiamente e noi dobbiamo spingere perché ci sia una buona attività nazionale – sentenzia Della Casa – facendo le cose per gradi. Organizzare è difficile, ma è solo facendo, sbagliando che si impara. Capisco che intorno all’europeo siano sorte tante critiche, ma spesso prima di parlare bisognerebbe mettersi dalla parte di chi organizza, conoscendo le difficoltà a cui si va incontro…

Avete pensato in futuro di allestire una challenge di appuntamenti continentali, sull’esempio delle World Series?

No e non tanto perché il movimento sia ancora composto da numeri troppo esigui. Noi come UEC abbiamo risorse ridotte, non solo dal punto di vista economico ma anche di forze effettive da impiegare. Vogliamo fare poche cose ma fatte bene. Stiamo spingendo sui nuovi circuiti di mtb, la Coppa Europa per cross country e downhill, non possiamo disperdere risorse e concentrazione. Fra 3-4 anni vedremo a che punto sarà l’evoluzione del gravel e riesamineremo l’idea. In questo momento è importante che ci si muova a livello locale, che sorgano piccole challenge nazionali che possano attrarre il maggior numero di praticanti, che possano soprattutto contribuire alla crescita numerica del movimento. E’ questo il nostro obiettivo comune.

Della Casa garantisce che il prossimo anno il calendario dovrebbe essere rivisto nelle sue date principali
Della Casa garantisce che il prossimo anno il calendario dovrebbe essere rivisto nelle sue date principali
In definitiva a che punto è il gravel?

In una fase di crescita molto forte, lo confermano anche le aziende e lo testimoniano i dati di vendita. Noi dobbiamo andare incontro a questo flusso, che possiamo vedere girando ogni domenica e accorgendoci di quanti modelli ci siano sulle strade e sui sentieri, ogni settimana più della precedente. Su un aspetto però voglio porre l’accento: è importante che ogni singola federazione spinga sulla crescita attraverso l’organizzazione di sempre nuovi appuntamenti, ma tenendo sempre come primo punto discriminante la sicurezza, sulla quale non si deve transigere…

Il gravel secondo Marengo e un messaggio per Pontoni

14.09.2024
4 min
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L’intervista a Mattia de Marchi e un commento sotto ad un nostro post sui social hanno aperto lo scrigno del gravel. Una disciplina che è nata per vivere la bicicletta in maniera diversa, all’avventura e che il ciclismo ha fagocitato rendendola, nei suoi appuntamenti iridati, una branchia del professionismo. Tra coloro che si sono “convertiti” al gravel c’è anche Umberto Marengo. Terminata la carriera da pro’ nel 2022 ha iniziato una nuova vita, fatta di un lavoro normale e di gravel.

«Prima – ci spiega nella sua pausa pranzo – c’è stato il capitolo della mountain bike, nel 2023. Mi è servito come anno di transizione, nel quale ho imparato a muovermi nel fuoristrada. Il gravel è quel mix divertente fatto di passione e uno spirito di avventura e condivisione. Ne parlavo con l’organizzatore della Monsterrato (da quest’anno rinominata Monsterrando, ndr), l’evoluzione dell’agonismo nel gravel è incredibile. C’è l’aria competitiva, ma lo spirito rimane sereno e tranquillo. Al centro rimane la passione per la bici, lontano dalla strada e dai suoi tanti stress».

La passione verso questa disciplina è sbocciata alla Serenissima Gravel nel 2022
La passione verso questa disciplina è sbocciata alla Serenissima Gravel nel 2022
Come ti sei appassionato a questa disciplina?

E’ successo l’ultimo anno da professionista, nel 2022, quando ho corso la Serenissima Gravel. Mi sono presentato al via senza sapere cosa fosse e alla fine ho fatto anche bene, sono arrivato ottavo o nono. Ricordo di essermi divertito parecchio e nel farlo avevo scoperto una nuova disciplina. Nel 2023, una volta chiusa la Androni, ho corso in mtb ma il pallino del gravel mi era rimasto. 

Ci sei arrivato quest’anno…

Grazie al posto in cui lavoro da novembre, un negozio di bici. Hanno una squadra, si chiama MenteCorpo, mi hanno proposto un calendario gravel e ho detto subito di sì. E’ stato un cambio di mentalità, quando esco su sterrati la mente si libera, stai nel tuo mondo e ti diverti. Chiaro che ci sono passaggi tecnici e difficili, ma è un confronto che riguarda se stessi e le proprie abilità. In strada c’è l’automobilista che ti chiude oppure il traffico, insomma si è più nervosi. Nel gravel non litighi con nessuno (ride, ndr) al massimo con te stesso se cadi.

Marengo grazie al team MenteCorpo ha potuto gareggiare con maggiore continuità nel gravel
Marengo grazie al team MenteCorpo ha potuto gareggiare con maggiore continuità nel gravel
Come riesci a far quadrare lavoro e preparazione?

Lavorando a tempo pieno, le ore per uscire in bici sono limitate, ma riesco a fare tutto. Il più delle volte pedalo in pausa pranzo o nel fine settimana se non corro. 

I risultati sono arrivati, tra cui il quinto posto ai campionati italiani e il settimo alla Monsterrando.

Mi ero posto l’obiettivo di andare forte, o comunque al massimo delle mie possibilità. Sto andando bene e il sogno sarebbe quello di partecipare al mondiale o all’europeo. I punti per qualificarmi alla prova iridata sono arrivati, quindi il sogno continua. Sarebbe bello anche per com’è andata la mia carriera su strada, sarebbe una soddisfazione a livello morale. 

Alla Monsterrando, il 31 agosto, ha chiuso in settima posizione
Alla Monsterrando, il 31 agosto, ha chiuso in settima posizione
Con questa professionalizzazione del gravel lo vedi ancora un obiettivo possibile?

Diciamo che le dinamiche di convocazione mi mettono un po’ con i piedi per terra, tanto che con il cittì Pontoni non ci ho mai parlato direttamente. Le priorità vanno verso altri corridori, quindi viene difficile convocare Marengo. Sarebbe bello però avere, al mondiale o all’europeo, qualche corridore in più che fa parte di questo mondo. 

Invece arrivano i professionisti. 

La nazionale è fatta da chi fa risultato. Chi fa il corridore di professione ha un’altra gamba rispetto a me che lavoro otto ore al giorno e vado in bici quando riesco. Però credo di aver dimostrato che vado forte. Non sono contrario ai professionisti nel gravel, ma penso che debba essere un’esperienza per entrambi. Il ciclista prova qualcosa di nuovo, mentre chi corre già nel gravel ha la possibilità di fare una gara accanto a dei campioni. 

Nonostante il tempo limitato da dedicare agli allenamenti, i risultati non mancano: il sogno sarebbe una convocazione in azzurro
Nonostante il tempo limitato da dedicare agli allenamenti, i risultati non mancano: il sogno sarebbe una convocazione in azzurro
Più spazio a chi vive questa disciplina tutto l’anno?

Sarebbe bello, ma questa cosa deve partire da chi fa le convocazioni. Pensate di avere in nazionale due professionisti e per il resto chi fa gravel tutto l’anno ad alti livelli. Una nazionale mista permette a tutti di fare un’esperienza bellissima a mio modo di vedere. Ma serve tutelare chi fa gravel come prima disciplina.

La settimana dei titoli di gravel. Pontoni pianifica le nazionali

26.09.2023
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La stagione del ciclocross è in rampa di lancio, anzi già qualcosa si è mosso sia in Italia che in Svizzera, ma Daniele Pontoni in questo momento è concentrato sul gravel. Non bastasse il mondiale dell’8 ottobre nella Marca Trevigiana, l’UEC ha inserito anche il neonato europeo esattamente una settimana prima, in Belgio, ma con i calendari strada e marathon di mtb ancora in pieno svolgimento. Far quadrare il cerchio è davvero difficile, molto più di quanto lo fu lo scorso anno.

Daniel Oss al centro fra i cittì Celestino e Pontoni. Il trentino vuole tornare sul podio mondiale
Daniel Oss al centro fra i cittì Celestino e Pontoni. Il trentino vuole tornare sul podio mondiale

Pontoni non nasconde le difficoltà, ma parte da un concetto base: «Saremo presenti ad entrambe le manifestazioni, questo è certo. Non so ancora con chi, ma saranno due squadre diverse anche se ci saranno corridori che doppieranno e questo perché i due tracciati di gara avranno caratteristiche differenti. Il mondiale è stato disegnato su un tracciato impegnativo, che sono sicuro farà selezione, con strappi brevi e duri che alla lunga si faranno sentire».

Mentre l’europeo?

E’ un percorso più scorrevole, dove i passisti potranno avere buon gioco. Nella scelta mi baserò sulle caratteristiche dei singoli e sulla strategia da adottare per ognuna delle due gare. Non nascondo che dobbiamo puntare al podio, soprattutto per la gara iridata che corriamo in casa, come abbiamo già fatto lo scorso anno.

L’europeo a una settimana di distanza dal mondiale è secondo te un vantaggio o uno svantaggio?

Dipende da come lo si guarda. Io voglio prenderlo come una prova generale e non mi riferisco solamente agli atleti che gareggeranno, ma anche allo staff, a noi che saremo fuori gara. Sarà un modo per prendere sempre più confidenza con la specialità e la tipologia del mezzo, ben diverso sia da una bici da strada che da una mountain bike. Il gravel sta correndo nel suo cammino di affermazione, è difficile tenere il passo, ogni occasione va sfruttata al massimo.

Ma il progresso sta procedendo geograficamente di pari passo?

No e questo mi dispiace. Da noi, in Europa ma ancor più in Italia, c’è ancora un po’ di scetticismo, anche se vedo che cominciano a nascere team specifici e questo è un passo basilare per l’affermazione della specialità. In America sono molto più avanti, si sta affermando una cultura, esattamente com’era avvenuto nella mountain bike.

Il ceko Petr Vakoc quest’anno primo a Swieradow-Zdroj e alla Monsterrato, tappe delle World Series
Il ceko Petr Vakoc quest’anno primo a Swieradow-Zdroj e alla Monsterrato, tappe delle World Series
Lo scorso mondiale aveva visto gli stradisti avere vita facile, chiaramente con una preponderanza per quelli abituati alla multidisciplina. Pensi che quest’anno ci saranno più specialisti puri nelle parti alte della classifica?

Io credo di sì, ma credo anche che, se l’europeo si presta a una soluzione simile, il mondiale vedrà contendersi il titolo ancora gente che viene dalla strada. Chi viene dal WorldTour ha un colpo di pedale superiore anche a chi frequenta la mountain bike, c’è una disparità di forze e ne dovrò tenere conto nelle convocazioni. Credo però che ci sarà qualche inserimento in più da parte di chi frequenta unicamente le corse di gravel.

Ti sei fatto un’idea di chi saranno i favoriti?

Difficile dirlo non sapendo chi sarà al via, credo comunque che Belgio e Olanda presenteranno in entrambi gli eventi formazioni molto qualitative perché so che ci tengono molto. C’è poi l’incognita legata a Van Aert, se sarà al via l’8 ottobre al mondiale, il favorito d’obbligo sarà lui, anche per la voglia di mettere fine alla collezione di secondi posti

Van Aert ha vinto l’Houffa Gravel con grande facilità. Il mondiale sarebbe un riscatto in un anno difficile
Van Aert ha vinto l’Houffa Gravel con grande facilità. Il mondiale sarebbe un riscatto in un anno difficile
Hai già in mente chi schierare?

Qualche nome ce l’ho già, ma non sarebbe giusto farli prima di ufficializzare le squadre, anche se è chiaro che Oss, vicecampione mondiale in carica, non potrà non esserci. Quel che posso garantire è che presenteremo squadre popolate di gente con la voglia di far bene, perché correre un mondiale in casa ha un valore particolare in qualsiasi specialità. Il problema sono le concomitanze, considerando che ci sarà la Tre Valli che coinvolge molti team del WorldTour al maschile e al femminile e c’è la Coppa del mondo di mountain bike negli Usa. Noi comunque ci sapremo far valere, non ho dubbi.