Cataldo, l’esperienza al servizio del team

21.10.2020
4 min
Salva

Dario Cataldo, il veterano che non molla. Oggi l’abruzzese ci ha provato. E’ entrato nella fuga dei 28 e ad un tratto, dopo il Bondone se ne è anche andato da solo. Un’azione per sé, ma soprattutto per il suo team, la Movistar.

Dario, che Giro è senza un capitano?

Uscivo dal Tour e non avevo pianificato questo Giro, ero stanco. Sono partito soprattutto per stare vicino ai ragazzi. Per noi della Movistar questa stagione era particolare visto che sono andati via molti leader. Si è voluto fare delle scelte per i prossimi anni, perché le vittorie vanno costruite nel tempo e non solo cercate sul momento. E così al Giro ci sono i giovani e alla Vuelta i nostri assi.

Oggi però sei andato in fuga. Avevate programmato di andarci in quattro?

Siamo qui per attaccare. Più eravamo davanti e meglio era. Per quel che mi riguarda c’è servita un po’ di esperienza per gestire le forze in gara. Dopo una partenza così intensa e lo sforzo fatto bisognava subito analizzare i corridori che c’erano per capire che situazioni potevano crearsi. E si vedeva che c’era gente molto forte.

Cataldo (35 anni) in fuga verso Madonna di Campiglio
Cataldo in fuga verso Madonna di Campiglio
Quindi cosa avete fatto?

Allora abbiamo studiato un piano alternativo per provare a cogliere la vittoria. Dovevamo sfruttare la nostra superiorità numerica. Ho deciso di lanciarmi in discesa. Speravo venissero a prendermi più tardi così i miei compagni sarebbero stati a rimorchio e una volta che mi avessero ripreso ci sarei stato io. Non volevamo lo scontro faccia a faccia nella salita finale ma non ci siamo riusciti.

Hai parlato di analizzare i volti e allora ti chiediamo chi vedi bene tra gli uomini di classifica?

Nibali e Pozzovivo è normale che attendano queste tappe. Sono stati tutto il Giro a cercare di risparmiare energie. Il problema è che si sono ritrovati con gente che va più forte in salita e a crono. Ora è difficile per loro. Mi sorprende Almeida: sapevamo che tenesse, ma non in un tappone come quello di oggi. Adesso fa paura. A Piancavallo sono emerse delle Vam altissime. E se esce dalle montagne con poco svantaggio dalla sua ha la crono finale.

La tappa sarà stata dura, ma dietro non lo hanno attaccato…

Ecco, questo è un limite del ciclismo. Anche a me, che sono corridore, dalla tv sembra che vadano piano. Oggi i corridori sono composti, stabili, ben messi in sella, non si percepisce la velocità. Ma posso assicuravi che non andavano piano. L’ho visto di persona quando mi hanno ripreso. Se il ritmo fosse stato più basso ci avrebbero provato almeno nel finale.

A 5 chilometri dal traguardo Almeida ha detto a Kelderman che non aveva più uomini. E così Wilco ha messo a tirare Hindley. Strano, non trovi?

Non posso esprimermi perché non ho assistito. Ma se davvero le cose sono andate così posso dire che è un modo ingenuo di correre. Se hai la maglia rosa isolata e non l’attacchi, finisci che la porti in carrozza.

Alla vigilia dello Stelvio, su chi punteresti 100 euro per la vittoria finale?

Su Tao Geoghegan Hart perché si è mostrato solido: forte in salita e a crono. E poi non lo stanno considerando. Inoltre ha una squadra (Ineos-Grenadiers, ndr) fortissima.

Alberto Torres, Dario sta molto vicino all’ex pistard spagnolo
Alberto Torres, Dario sta molto vicino all’ex pistard spagnolo
Vendendo quel che è successo a Piancavallo, abbiamo la sensazione che Hindley possa scattare a 10 chilometri dallo Stelvio e fare il vuoto…

La Sunweb ne ha due davanti e può far bene. Negli ultimi anni chi aveva due uomini in classifica e ha giocato bene le sue pedine ha vinto. Però bisogna saperlo fare. 

Gli ci vorrebbe un Cataldo insomma! Tu cosa farai il prossimo anno?

Ho ancora un altro anno di contratto in Movistar. Continuerò a sfruttare le occasioni e a stare vicino ai giovani. Qui al Giro mi sta colpendo Albert Torres. Viene dalla pista, è al primo grande Giro ma si muove bene in gruppo, ha margine. Può essere un uomo importante per le vittorie di un capitano. Perché certi corridori sono indispensabili per i successi dei leader. Anche Einer Rubio sta facendo un “master universitario”.

Androni Giocattoli, all’assalto coi giovani

19.10.2020
4 min
Salva

L’Androni Giocattoli di Gianni Savio e del suo ds, Giovanni Ellena, è al Giro d’Italia con una squadra a dir poco giovane. Mai come quest’anno il team del manager piemontese si è affidato ai ragazzi. Nel giorno di riposo, proprio Ellena, ci dice qualcosa di più.

Giovanni, un’Androni giovane…

Sì, la nostra è stata una scelta ponderata. Abbiamo fatto una valutazione in base alla condizione dei nostri atleti. I più esperti, Belletti e Gavazzi non erano stati bene. Belletti 20 giorni prima del Giro ha avuto una faringite piuttosto seria. Insieme allo staff sanitario che ha valutato la situazione dell’ultimo mese e mezzo abbiamo scelto gli otto uomini che ci davano più garanzie.

Simon Pellaud in fuga. Lo svizzero ha attaccato spesso
Pellaud in fuga. Lo svizzero ha attaccato spesso
Senatori a casa, dunque…

Per noi che abbiamo sempre puntato sui giovani, può essere un’opportunità in più. Perché non puntare su un Mattia Bais? L’aver portato Alexander Cepeda è stato un investimento per la squadra. Questo ragazzo due giorni fa mi ha guardato in faccia e mi ha detto: Giovanni, che pensi, come sto andando? Io gli ho risposto che aveva imparato più in questi 15 giorni che nei tre anni precedenti.

Cosa può fare l’Androni Giocattoli in questo Giro?

Manca la settimana più dura e due tappe sono difficilissime. Continueremo a fare dei tentativi è nel nostro Dna. Ne parlavo qualche giorno fa con Savio. Quando abbiamo portato al Giro per la prima volta Ballerini, Vendrame o Masnada loro già avevano almeno un anno di professionismo. Oggi non possiamo paragonare i nostri ragazzi a loro.

Conta molto un anno in più?

Sì. Nella tappa di Dowsett, per esempio, non dico che avremmo vinto ma saremmo andati più avanti, godendo di un’altra visibilità. Simone Ravanelli si era staccato proprio con Dowsett che, posso garantire, era il meno forte della fuga. Eppure quando sono rientrati Ravanelli è rimasto lì e Dowsett ha allungato. Questa è solo esperienza.

Per Cepeda e Restrepo un caffè prima del via
Per Cepeda un caffè prima del via
Pellaud e Bais sembrano i più vivaci. Un giudizio su di loro?

Sono due attaccanti nati. Simon Pellaud è più esperto rispetto a Bais. Mattia ieri è rimasto tra due gruppetti. Lo affianco con l’ammiraglia e vedo che mena. Vuole rientrare su quello davanti. Gli ho dovuto dire io di aspettare il drappello dietro. Stava sprecando energie preziose per i giorni a venire. Simon un errore simile non lo avrebbe commesso. Viene da due anni di WorldTour, era alla Iam. Hanno numeri simili. In futuro possono essere uomini importanti per team importanti. Con un pizzico di fortuna magari un successo lo raggiungono.

Questa vostra consapevolezza è un limite o un punto di forza?

Un punto di forza. Quando ti guardi allo specchio devi sapere di chi sei e cosa hai. Non posso andare da Bais stasera e dirgli domani devi vincere perché tu correvi con il Cycling Team Friuli e conosci queste strade. Psicologicamente lo distruggerei. Se poi si ritrova in fuga e si può giocare la tappa il discorso cambia. Ma è tutt’altro approccio.

Giovanni Ellena durante la riunione
Ellena durante la riunione
Con i giovani bisogna tatto…

Io seguo i sudamericani. Non posso trattare Cepeda come Bernal. Hanno storie e culture ciclistiche diverse. Bernal aveva assaggiato un po’ di gare internazionali con la Mtb. Parlava un po’ d’inglese. Sapeva utilizzare i file degli allenamenti. Cepeda parte da zero. Quando è arrivato a fine luglio, tanto per rendere l’idea, gli abbiamo dovuto spostare la sella di 4 centimetri. Un’enormità per un pro’.

Sarai soddisfatto a fine Giro se…

Se i ragazzi continueranno a correre con questo atteggiamento e questa voglia d’imparare. Nella tappa di Brindisi, quella corsa a 51 di media e con i ventagli, nella riunione gli ho detto: guardate che non è banale. Non siamo capaci in queste condizioni. Stasera rischiamo di essere uno in meno. Ho preso la cartina. Gli ho fatto vedere da dove arrivava il vento. Li ho resi consapevoli dei ventagli. Cepeda mi guardava con due occhi che sembrava il personaggio di un fumetto. Non sapeva neanche cosa fossero i ventagli. In corsa sono stati bravi e alla fine hanno chiuso davanti. Altri più esperti, senza questa voglia, non sarebbero rimasti lì.