Niente Giro Next, ma Gannat prepara un’altra infornata di campioni

11.06.2024
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Una delle assenze più rumorose al Giro Next Gen è quella dell’Equipe Continentale Groupama-Fdj. Due anni fa se la giocavano e quasi tutti giorni “scrivevano” la corsa. E l’anno scorso ancora si sono ben messi in mostra. Ma i ragazzi guidati da Jerome Gannat non si sono certo arresi.

Sin qui già cinque vittorie, tutte di peso. E poi parecchi piazzamenti sempre in gare importanti, anche in Africa con i pro’ dove c’era una bella fetta del ciclismo europeo. La solidità non manca ai gruppi di Gannat che negli ultimi anni ha lanciato in assoluto il maggior numero di pro’. Lo scorso anno ha avuto un grande ricambio generazionale.

Dal 2019 Jerome Gannat è uno dei direttori sportivi della Groupama-Fdj
Dal 2019 Jerome Gannat è uno dei direttori sportivi della Groupama-Fdj
Jerome, un altro anno di rinnovamento per la tua giovane squadra, come sta andando?

Per questa stagione abbiamo avuto solo 3 innesti, tre reclute dalla categoria juniores: Maxime Decomble, Titouan Fontaine e il giovane corridore tedesco, campione europeo di montagna Max Bock. Dopo le 9 reclute del 2023 e le tre di quest’anno abbiamo un’età media di 18,9 anni. C’è solo un ragazzo di terzo anno, Brieuc Rolland, uno scalatore che si è confermato questa stagione con una vittoria a La Course de La Paix.

Complimenti!

Il nostro programma di inizio stagione è stato diverso rispetto alle altre stagioni con la partecipazione al Giro del Rwanda e tutti i corridori del team continental hanno corso una o più gare con il team WorldTour tra febbraio e marzo. Thibaud Gruel, che era con noi, si è unito alla prima squadra a metà aprile e la sua prima gara è stato il Tour de Romandie. La squadra è maturata dopo una stagione di esperienza ed ora è  più efficiente rispetto al 2023. Gruel ha vinto una tappa del Circuit des Ardennes, Noah Hobbs due tappe all’Alpes Isère Tour, Max Decomble si è laureato campione di Francia a crono, Lewis Bower una tappa alla Ronde de l’Oise e Brieuc Rolland ha vinto una tappa e la generale alla Course de la Paix. Siamo attualmente al 25° posto nell’UCI Europe Tour. Quest’anno i ragazzi sono più coinvolti in gara e la squadra influenza la corsa!

Come ai vecchi tempi insomma! Li hai già nominati più o meno, ma chi si sta distinguendo?

Brieuc è sempre costante ed è il nostro leader nelle corse in montagna e nelle classifiche generali. Sarebbe anche stato il nostro leader per il Giro Next Gen. Ha raggiunto un traguardo importante in questa stagione. Noah Hobbs ha finalmente vinto una gara: è il nostro velocista e per me era davvero un obiettivo che vincesse. Continua a progredire e sarà un velocista del futuro.

Thibaud Gruel è passato dalla continental alla WorldTour in primavera. Eccolo al Romandia
Thibaud Gruel è passato dalla continental alla WorldTour in primavera. Eccolo al Romandia
Altri?

Joshua Golliker non ha ancora raggiunto il suo massimo rendimento, ma le gare che gli piacciono stanno arrivando, penso per esempio al Giro della Valle d’Aosta. Lewis Bower ha vinto la sua prima gara con noi e in Europa e questo gli dà fiducia. In generale, tutti i ragazzi del 2023 sono progrediti e le nostre 3 giovani reclute stanno scoprendo il livello elite e maturando un po’ ogni volta.

Jerome, hai nominato il Giro Next Gen: non ci siete, perché? cosa è successo? Avevate fatto richiesta?

Sì, certo, avevamo chiesto di partecipare, perché il Giro Next Gen è la corsa più bella per gli under 23 e questo era nei nostri obiettivi di questa stagione. Come detto, avevamo Rolland per la generale e Noah Hobbs per gli sprint. A differenza degli anni precedenti in cui eravamo necessariamente invitati perché eravamo la terza squadra continental dell’UCI Europe Tour, per il 2024 eravamo in attesa di un invito da parte di RCS. A metà aprile abbiamo scoperto che non eravamo stati selezionati. È stata molto dura per noi, perché tutto il nostro calendario era orientato sul Giro. Ma abbiamo accettato la decisione.

Caspita…

Non è facile per l’organizzatore, con le tante richieste, mettere insieme un gruppo internazionale. Molte squadre chiedono di partecipare, la scelta è difficile, tutti vogliono essere presenti. Ma penso che avremmo meritato il nostro grazie al nostro passato e ai nostri risultati in gara nel 2022.

Rolland Brieuc (al centro) era il leader designato per il Giro Next gen. A sinistra Eddy Le Huitoze e a destra Noah Hobbs (foto Michel Vincent)
Rolland Brieuc (al centro) era il leader designato per il Giro Next gen. A sinistra Eddy Le Huitoze e a destra Noah Hobbs (foto Michel Vincent)
L’organizzazione vi ha fatto una comunicazione ufficiale in merito a questa esclusione?

Non so esattamente come siamo stati informati. L’organizzazione è spesso in contatto con i direttori sportivi delle squadre WT nelle diverse gare e so che ha espresso il desiderio di “ruotare” i team.

Jerome, come hai riprogettato il programma senza Giro Next? 

Il nostro programma iniziale era basato sulla partecipazione al Giro Next Gen. In particolare avevamo in programma di fare un ritiro di montagna in Valle d’Aosta almeno a maggio per prepararci adeguatamente al Giro. Era un obiettivo stagionale arrivare con una squadra pronta al 100 per cento. Nel mese di aprile il programma di Rolland è stato notevolmente ridotto. L’annuncio tardivo non ci ha permesso di trovare una gara a tappe sostitutiva, quindi abbiamo inserito il GP Gippingen Aargau (classe .1) nel nostro calendario e abbiamo mandato i nostri corridori con le rispettive nazionali per la Nations’ Cup. Ciò ha permesso a Rolland di vincere la Corsa della Pace. Due corridori, tra cui Brieuc, e Max Decomble faranno il Giro di Slovenia con il team WorldTour.

Rivedremo te e i tuoi ragazzi al Giro della Valle d’Aosta?

Sì, naturalmente! Il Valle d’Aosta è sempre stata una gara dove il team ha brillato con Thompson, Martinez, Germani, Golliker… A inizio luglio è previsto un training camp di preparazione con tutti i corridori del team proprio in Valle d’Aosta. Vogliamo fare una ricognizione di tutte le tappe. Questa sarà la gara di ripresa dopo i campionati nazionali e un obiettivo importante per i nostri scalatori: Rolland e Bock. Mentre Golliker punterà di più sulle tappe.

Gregoire, Martinez e (nascosto) Germani, durante un attacco di squadra durante il Giro U23 del 2022, con Gannat in ammiraglia
Gregoire, Martinez e (nascosto) Germani, durante un attacco di squadra durante il Giro U23 del 2022, con Gannat in ammiraglia
E invece Jerome, cosa puoi dirci dei tuoi “vecchi ragazzi”: Germani, Martinez, Grégoire, Paleni, Thompson… da chi ti aspettavi di più e da chi di meno? 

Li vedo raramente. Li ho incontrati alla presentazione del nostro team alla vigilia della Besancon Classic, tra l’altro vinta da Lenny. Questo appuntamento mi ha permesso di rivederli e di farli ritornare al nostro Performance Center di Besancon per un giorno. Hanno tutti ottimi ricordi del periodo trascorso con noi e dell’atmosfera della squadra 2022. Abbiamo formato un ottimo gruppo in quella stagione. Nel 2024, hanno tutti chiaramente compiuto progressi. Laurence Pithie ora è un corridore di successo nelle classiche. E’ stato impressionante e sarà un leader in questo tipo di gare in futuro. Ero con lui alla Gand e al Giro delle Fiandre come secondo direttore sportivo della squadra.

Pithie ha fatto un grande passo in effetti…

E poi Lenny Martinez sta confermando le sue qualità di scalatore e diventerà uno dei migliori al mondo. Penso che abbia acquisito fiducia e sicurezza. Romain Gregoire continua i suoi progressi e vince nel WorldTour, lo vedo bene alla Liegi Bastogne Liegi. Enzo Paleni ha fatto un gran Giro, anche lui è maturato fisicamente ed è molto efficace nel ruolo di gregario. Reuben Thompson è sempre presente nelle corse in montagna. E’ spesso al fianco di Lenny, ma non ha ripetuto le prestazioni del 2022. Sam Watson conferma la sua bravura nei prologhi e nei finali che “tirano”.

E poi c’è Lorenzo Germani

Eh già! Lorenzo uno dei miei preferiti. Mi ha impressionato in questa stagione. E’ sempre costante e attivo in gara. Sempre al servizio della squadra: forma una bella coppia con Gregoire.

E se Jerome Gannat potesse dare loro un consiglio, quale sarebbe?

Un consiglio? Continuate sempre in questa direzione e divertitevi a fare quello che fate, perché lo fate bene.

Cervinia, bis di Golliker. Rafferty re del Valle d’Aosta

16.07.2023
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CERVINIA – Stavolta i ragazzi del Giro della Valle d’Aosta hanno corso come i pro’: una corsa nella corsa. Per la tappa e per la generale. E a vincere queste “due corse” sono stati due nomi noti di questa 59ª edizione del “Petit Tour”: Joshua Golliker e Darren Rafferty.

L’inglesino della Groupama-Fdj ha ricordato un po’ l’impresa di Gianmarco Garofoli di due anni fa. Era in una fuga di sette e poi ad oltre 40 chilometri dall’arrivo si è scatenato e ha lasciato tutti lì andando a prendersi il prestigioso traguardo all’ombra del “Nobile Scoglio”, il Cervino.

Rafferty, trionfo meritato

Stamattina al via da Valtournanche il clan della Hagens Berman Axeon sembrava tranquillo. Il direttore sportivo Koos Morenhaut ci aveva detto che avrebbero pensato soprattutto a controllare. Che comunque ieri avevano speso tanto, ma anche che i suoi ragazzi erano compatti, motivati e gasati da questa maglia.

E così hanno fatto. Si sono gestiti, anche in questo caso, come dei pro’. Hanno impostato dei ritmi intelligenti, senza esagerare. Sono rimasti compatti e sono arrivati il più possibile vicino al traguardo. Nei tratti pedalabili di salita mettevano davanti i passisti e in quelli più duri gli scalatori. Ogni cosa girava al dettaglio.

Nel finale Rafferty è stato attaccato soprattutto da Del Toro e Faure Prost. Lui li ha tenuti, ma quando stava per andare fuorigiri… «Non sono andato nel panico – ha detto lo stesso Rafferty allo streaming ufficiale dell’evento – sapevo di avere un buon vantaggio e che non mancava poi tanto così. Così ho cercato un ritmo buono che mi consentisse di arrivare in sicurezza. Evidentemente ho pagato gli sforzi di ieri.

«Ma devo e voglio ringraziare la squadra. Siamo rimasti in cinque e non è stato poco. Di qualsiasi cosa avevo bisogno i ragazzi c’erano. E’ stato un piacere vederli lavorare per me e ne sono orgoglioso».

Rafferty quasi certamente passerà nel WorldTour. Lui non ha rivelato niente e anzi ha glissato su questa domanda, ma è probabile che lo vedremo con la EF Education – Easy Post.

Golliker (classe 2004) in azione sul Saint Pantaleon. Spesso, anche verso Cervinia, spingeva il 54 (foto Alexis Courthoud)
Golliker (classe 2004) in azione sul Saint Pantaleon. Spesso, anche verso Cervinia, spingeva il 54 (foto Alexis Courthoud)

Golliker, chi sei? 

E poi c’è questo ragazzino, Golliker. E’ un primo anno. Ha vinto due tappe su cinque. In salita spinge rapporti incredibili. Anche sul muro di Pré de Pascal aveva il 40 all’anteriore. Sembrerebbe essere quello che si dice uno scalatore puro. Ma a quanto pare lui non la pensa così.

«No – ci ha detto l’inglese – non sono uno scalatore puro, cerco solo di spingere e posso farlo anche in salita».

Pensate che Golliker va in bici da appena tre anni. Oggi dopo l’arrivo si è anche commosso e ci ha chiesto di aspettare un po’ prima di fargli le domande. Forse si è reso conto di quale impresa avesse fatto. 

«Ammetto – dice Golliker – che sono ancora sotto shock per oggi. E’ stato stupefacente. Vado in bici da tre anni, prima facevo tutti gli sport, ma ho scelto il ciclismo perché mi appassionava di più».

Golliker vive nei dintorni di Besancon, dove la Groupama-Fdj ha la sede. Una scelta dovuta anche al fatto che in Inghilterra nei dintorni di Londra dove vive non ci sono salite e c’è invece molto traffico.

Analisi di uno scalatore

Vederlo pedalare ci ha incuriosito. Uno che vince due tappe (dure) al Valle d’Aosta, per di più al primo anno, non può non essere uno scalatore, così ci siamo rivolti al suo direttore sportivo, Jerome Gannat.

Jerome, Golliker è uno scalatore puro?

No, però è un rullo compressore! Scherzi a parte, anche se si guarda la sua struttura fisica non è da vero grimpeur. Joshua non ha quel cambio di ritmo netto. A lui piace prendere il suo passo e spingere, forte.

Eppure spinge rapporti lunghi in salita. Di solito fa così chi è uno scalatore…

Vero, ma lui va così perché è potente. Anche muscolarmente. Poi è talmente giovane, ha 19 anni, che non è definito. Non ha finito di crescere, ma credo che anche fra qualche anno non sarà uno scalatore puro.

Golliker correva in Francia, lo seguivate già prima che venisse da voi?

No, sono sei mesi che lavoriamo con lui, ma è già migliorato molto. Joshua è un attaccante nato. Lui è un po’ “on-off”. Se è davanti, spinge, va via e rende al 100 per cento, ma se è in gruppo si perde un po’. Credo quasi che si annoi. E’ una questione di motivazione.

Ed è per questo che ieri nel tappone si è staccato?

Non credo. Era ancora in maglia. Io non sono rimasto sorpreso che l’abbia persa. Neanche l’abbiamo veramente difesa, conoscevamo i limiti di Joshua. In salita il gruppo poi non è andato fortissimo. Poi ci sono stati scatti a raffica e, come ho detto, Golliker non riesce a rispondervi bene. In più lui è giovane e la distanza era molto lunga.

Hai detto che non è uno scalatore puro. E allora che tipologia di corridore è?

Un corridore molto forte. Io credo che lo potremmo vedere protagonista nelle tappe davvero difficili o intermedie perché è molto forte fisicamente. Ma in generale sono cose molto difficili da valutare perché parliamo di ragazzi under 23. Lo valuteremo davvero quando lascerà la squadra continental e quanto progredirà tra i pro’. 

E invece oggi come è andata?

Gli ho detto di attaccare perché ho ripensato allo scenario dell’anno scorso quando eravamo nella stessa situazione della Hagens Berman Axeon. Gli ho detto che avrebbero lasciato andare la fuga, come facemmo noi l’anno scorso. Anche se in realtà credevo ci lasciassero più spazio e per questo ero preoccupato. Ma è andata bene.

Un inglese sul Bianco. Impresa di Golliker a Pré de Pascal

13.07.2023
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COURMAYEUR – Il Monte Bianco si può toccare con un dito dalla radura di Pré de Pascal. Il ghiacciaio del Miage ogni tanto – sin troppo spesso ahinoi – scarica blocchi di ghiaccio. Il boato rimbomba per tutta la Val Veny rompendone il tipico silenzio della montagna. Poco dopo a rompere questo silenzio è il fiatone di Joshua David Golliker che, ciondolante, si arrampica sino a quota 1.912 metri di questo spettacolare arrivo del Giro della Valle d’Aosta. Un inglese sul Bianco, un po’ come i pionieri dell’alpinismo. Tra l’altro oggi la tappa è partita proprio davanti la casa delle guide alpine di Courmayeur.

Se ieri l’antipasto era stato leggero, oggi ecco una prima tappa cattiva, durissima. Al via ci si chiedeva perché ci fossero poche squadre italiane presenti a questa gara. Una delle motivazioni addotte da più direttori sportivi è che la corsa è troppo dura e pochissimi team nostrani hanno l’uomo adatto per un tracciato tanto esigente. Forse è così, forse no, ma di certo il Valle d’Aosta non è mai stato troppo morbido.

Non solo salite, il Valle d’Aosta si conferma corsa dura sotto ogni aspetto (foto Alexis Courthoud)
Non solo salite, il Valle d’Aosta si conferma corsa dura sotto ogni aspetto (foto Alexis Courthoud)

E’ sempre Fdj

Chi invece l’uomo ce lo aveva (e chissà se lo sapeva) era la continental della Groupama-Fdj. Negli ultimi due anni i ragazzi di Jerome Gannat, il diesse, avevano dominato. Ma era un’altra squadra. Una squadra piena zeppa di campioni: da Germani a Martinez, da Gregoire a Thompson…

«Non è quella squadra – ci aveva detto stamattina Gannat – però Rolland Brieuc può far bene e forse anche un altro ragazzino». E l’altro ragazzino non ha fatto bene: ha fatto benissimo.

Joshua Golliker si è reso protagonista di un finale strepitoso. E non solo lungo la scalata finale. L’inglese è scattato quando stavano per riprendere la fuga, ad una decina di chilometri dall’imbocco della salita. Si pensava lavorasse per gli altri visto quanto spingeva forte nel fondovalle.

«Mi è sembrato un buon punto per scattare – racconta Golliker mentre aspetta di andare sul podio – c’era qualcuno della vecchia fuga e ho deciso di spingere forte. In questo modo potevo andare del mio passo e così attaccare la salita con un po’ di margine».

«Cosa pensavo durante la scalata? A niente. Ho spento il cervello e mi concentravo solo sulla cadenza». Una cadenza alta, sempre sulle 80 rpm con il 36×34 come rapporto più leggero sulla sua Lapierre. Una cadenza ottima considerando che spesso si pedalava al 13 per cento con una punta del 20.

Ragazzino terribile

Golliker è un primo anno, è del 2004, così come i primi tre di oggi. E certe prestazioni a questo livello assumono ancora più valore. 

«Joshua ha corso in Francia lo scorso anno – racconta Gannat – con una squadra di Tolosa (Team 31 Jolly Cycles, ndr) ed ha anche vinto. Lo abbiamo adocchiato e alla fine lo abbiamo preso».

«Sì, un po’ sono stupito anche io che sia riuscito a vincere, ma poco. Questa mattina vi avevo detto che avevamo due ragazzi, ebbene l’altro era lui. La scorsa settimana eravamo in ritiro da queste parti e abbiamo provato le tappe di questo Valle d’Aosta. Ho visto che pedalava bene, che stava crescendo molto di condizione. Questo poteva essere un arrivo adatto a lui».

«E poi ha giocato bene le sue carte. Lo scatto in quel punto intermedio nel fondovalle non è stato casuale. David è molto forte, ma non ha la botta secca, non ha il cambio di ritmo. In questo modo è potuto andare via di passo».

Certo che se va così, potrebbe anche tenere la maglia gialla. Ma tutto è da scoprire e lo stesso diesse francese sembra “viverla alla giornata”.

Ultimo chilometro. Faure Prost scatta e guadagna qualche secondo sui diretti avversari. Da segnalare il ritiro di uno dei favoriti: Finlay Pickering
Ultimo chilometro. Faure Prost scatta e guadagna qualche secondo sui diretti avversari. Da segnalare il ritiro di uno dei favoriti: Finlay Pickering

Faure Prost scalpita

Ma dietro i big hanno lasciato fare solo in parte. Va detto che le squadre dei favoriti hanno corso come i pro’. Un grande controllo, ranghi compatti e sgasate potenti nel finale.

E tra i favoriti c’è senz’altro Alexy Faure Prost, francese della Circus-ReUz. Nei 1.500 metri finali ha mangiato oltre 30” a Golliker.

«Oggi sono arrivato secondo dietro a un corridore che ha fatto una buona azione – ha detto Faure Prost – Per me lui non è una novità. L’anno scorso ha corso in Francia, quindi lo conoscevo e so che quando sta bene può fare grandi numeri. Magari non mi aspettavo li facesse a questo livello. Ma è anche vero che ai piedi della salita aveva già un buon vantaggio e ormai era tardi per noi».

Per molti Faure Prost è tra i favoriti, se non il favorito. Lui accetta questa affermazione, ma dice anche che ci sono altri atleti che possono fare bene e poi sono talmente giovani e il percorso è talmente duro, che è difficile fare previsioni. Però…

«Però le gambe stavano bene. Credo di averle sbloccate del tutto nell’ultima salita. Sono fiducioso per i prossimi giorni».

La sfida è appena iniziata, ci aspettano ancora tre giorni di fuoco. Durissimi, affascinanti. E la sensazione è che la Groupama-Fdj venderà cara la pelle. 

Purosangue in prima squadra, Gannat riparte dal gruppo

21.02.2023
6 min
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Avrà un bel lavoro da fare Jerome Gannat quest’anno con i tanti “ragazzini” che si ritrova attorno. Se il Team Dsm è la squadra più giovane del WorldTour, quella più giovane in assoluto tra le tre fasce di team professionistici (WT, professional e continental) è l’Equipe Continentale Groupama-Fdj: l’età media dei francesini è di 18,3 anni.

Gannat, direttore sportivo della giovane squadra, si sta già rimboccando le maniche. E lo fa con il suo consueto sorriso e con pazienza. Nelle occasioni in cui lo abbiamo visto all’opera dal vivo, abbiamo notato un tecnico pacato, che all’occorrenza sapeva richiamare tutti all’ordine, ma anche che lasciava spazio ai suoi atleti.

Emblematica fu la tappa di Peveragno dello scorso Giro U23. Tattica folle, azzardata, da parte dei suoi, ma se ci fossero riusciti avremmo parlato d’impresa storica. A volte il limite tra successo e insuccesso è molto, molto sottile.

Al netto di tutto questo, vogliamo capire come ripartirà questo team che era composto da tutti, ma proprio tutti, campioni: Martinez, Gregoire, Thompson, Germani, Paleni… Come lavoravano? Come erano riusciti a costruire quel dream team?

Jerome Gannat (classe 1970) è il diesse dell’Equipe Continentale Groupama-Fdj
Jerome Gannat (classe 1970) è il diesse dell’Equipe Continentale Groupama-Fdj
Jerome, i tuoi “cavalli purosangue” sono passati quest’inverno…

Bene! E’ l’obiettivo di una continental portare i suoi ragazzi in prima squadra dopo averli cresciuti. Il 2022 rimane per noi una stagione eccezionale visti i risultati raccolti: 29 vittorie, il 1° posto nella classifica UCI Europe Tour Continental e 8 corridori che appunto si sono uniti al team WorldTour. I corridori non sono destinati a rimanere a lungo nel nostro team di sviluppo. Al massimo possono restarci il tempo di durata di tutta la categoria under 23, ma per il momento la maggioranza rimane solo una stagione o due al massimo. Ciò significa che il processo di formazione sta funzionando bene ed è efficace. I corridori quando arrivano nella nostra squadra progrediscono. Questa è una delle nostre qualità principali.

In termini di stimoli, come riparte la squadra? 

Sappiamo che per il 2023 stiamo iniziando un nuovo ciclo con 11 nuovi corridori su una forza lavoro di 12. Nove provengono dagli juniores, due da altri team e solo Eddy Le Huitouze è ancora presente dall’anno scorso. E’ quasi una nuova squadra, un po’ come quando il team è stato creato nel 2019.

Avrai un bel da fare: devi quasi ripartire da zero…

Questo non è un problema, perché fa parte della vita di una development. Il team WorldTour ha reclutato esclusivamente corridori dal suo team continental, cioè da noi. Quella che verrà è una nuova ondata, che sempre il team WorldTour spera di portare avanti negli anni futuri. E’ una prova del successo e della fiducia della prima squadra nel suo team di sviluppo.

Giro della Valle d’Aosta: Thompson e Martinez in parata. Spesso i ragazzi di Gannat “giocavano” in corsa (foto Courthoud)
Giro della Valle d’Aosta: Thompson e Martinez in parata. Spesso i ragazzi di Gannat “giocavano” in corsa (foto Courthoud)
In che modo la Groupama-Fdj seleziona i suoi giovani corridori? In pratica: come funziona lo scouting?

Lo scouting è un’asse importante in un team di sviluppo. E’ chiaro che oggi il reclutamento sta virando verso la categoria juniores e che la competizione tra gli stessi team di sviluppo è importante. Ma noi insistiamo sulla formazione e sullo sviluppo di qualità. Il nostro team ha sede nello stesso luogo della WorldTour, a Besançon. Lì abbiamo a disposizione tutto ciò che ci serve per fare al meglio il nostro lavoro. C’è tutto il personale: allenatore, direttore sportivo, fisioterapista, osteopata… E’ un vero e proprio centro di formazione a disposizione del corridore (e dei tecnici stessi, ndr). 

Lorenzo Germani ce ne parlava con orgoglio e piacere in effetti…

Questo è un elemento di successo nella nostro progetto di crescita. Inoltre, le statistiche confermano la nostra qualità della formazione. Molti dei nostri allenatori viaggiano e seguono dal vivo le gare juniores e abbiamo sviluppato nel nostro Performance Center di Besançon, dei test per rilevare il potenziale futuro. Si tratta di una serie di test fisiologici e sul campo.

Quali sono questi test?

I nostri test a Besançon si concentrano su una valutazione del potenziale del corridore e del suo profilo di potenza fisica. Naturalmente stimando anche la sua possibile progressione. Un corridore junior anche di qualità mondiale deve continuare a progredire se desidera evolversi a livello continental, prima e WorldTour poi. 

Cosa valutate per scegliere un ragazzo? Si è parlato di seguire le gare juniores, ma ci sono solo numeri e risultati sul piatto?

Abbiamo avuto un follow-up junior per tre anni. Da 4 a 5 juniores vengono seguiti e formati dai nostri coach. Offriamo loro degli stage e li aiutiamo dal punto di vista del materiale. Al nostro training camp a Calpe, per esempio, c’erano quattro juniores. Tre corridori del nostro team 2023 provengono dal programma juniores. Inoltre, insistiamo anche con le interviste al ragazzo, cioè ci parliamo, perché è importante conoscere le qualità umane del corridore.

Per curiosità, chi sono quei tre juniores che provengono dal vostro follow-up?

Jens Verbrugghe, Ronan Augé e Thibaud Gruel. Anche Lenny Martinez, per dire, era uno di loro.

Il livello della squadra francese 2022 era talmente alto che spesso Germani svolgeva il ruolo di gregario quando sarebbe stato leader in qualsiasi altra squadra
Il livello della squadra francese 2022 era talmente alto che spesso Germani svolgeva il ruolo di gregario
Fino allo scorso anno tu e la tua squadra andavate alle gare sempre per vincere, ora quali saranno gli obiettivi?

Ogni anno insisto sul collettivo e sul gruppo. L’anno scorso, anche se c’erano corridori con un alto potenziale, abbiamo dovuto creare un collettivo e un gruppo. Dodici corridori su tredici hanno vinto almeno una gara, il che significa che era un gruppo forte e unito. Quest’anno è una nuova sfida per tutto lo staff ed è un nuovo obiettivo costruire un gruppo al di là dei risultati in senso stretto. Il ciclismo è uno sport individuale, ma che si corre in squadra. E la squadra rimane fondamentale nel nostro processo di formazione.

Di questi dodici ragazzi che hai ce n’è uno più pronto di altri?

Le prime gare saranno importanti per il nostro gruppo e, come ho detto nella risposta precedente, la nostra prima parte di stagione sarà incentrata sul concetto di gruppo. Tutti progrediranno e avranno l’opportunità di esprimersi. Anche nel 2022, ad ogni partenza di gara, la strategia prevedeva la vittoria di uno dei nostri corridori. Il briefing veniva fatto sempre in questo senso. Per questa stagione il collettivo sarà ancora più importante e insisteremo in questa direzione. La vittoria è un risultato, un elemento fondamentale nella competizione, ma può essere ignorato. Molti atleti hanno il potenziale per vincere le gare, ma le vinceranno grazie alla squadra.

«La vittoria è un risultato, un elemento fondamentale nella competizione, ma può essere ignorato». Queste parole di Gannat possono sembrare una frase fatta, ma è proprio su questo aspetto che si basa tutto il senso di un team development. Il risultato non è la vittoria o l’obiettivo, ma la formazione di un atleta. Tuttavia per perseguire tutto ciò a nostro avviso è necessario non avere la pressione del risultato stesso. Pressioni che possono arrivare “dai piani alti”, dagli sponsor… ma per farlo servono investimenti specifici. Jumbo Visma, Dsm e la stessa Groupama-Fdj ne sono esempi calzanti, permettono di disinteressarsi della vittoria come unico scopo.

Germani a Carnago: rabbia, grinta e un capolavoro tricolore

25.06.2022
4 min
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Dopo l’arrivo scoppia in lacrime Lorenzo Germani ed è comprensibile. Ha vinto il campionato italiano under 23 con un’azione che ha dell’incredibile, con metà gara in fuga. Lorenzo è uscito dal gruppo alla fine del quinto dei dieci giri previsti, a più o meno 90 chilometri dall’arrivo. 

Un’azione calcolata, meditata con una precisione scientifica. «Dietro, il gruppo andava abbastanza piano – racconta con i suoi occhi azzurri che ancora brillano dall’emozione – ed avevo paura che non saremmo riusciti a rientrare sui fuggitivi, così ho fatto da solo».

Una lettura perfetta della corsa, Germani ha fatto selezione in maniera lenta ma perentoria. Prima erano in sette e ad ogni passaggio sotto la linea dell’arrivo i compagni di avventura pian piano diminuivano. 

Dopo l’arrivo mani sul casco e commozione a non finire per Germani, il tricolore è suo (foto Benati)
Dopo l’arrivo mani sul casco e commozione a non finire per Germani, il tricolore è suo (foto Benati)

Un percorso tecnico 

Marino Amadori, cittì della nazionale under 23, ce lo aveva detto questa mattina: «E’ un percorso molto tecnico, nervoso, imprevedibile. Difficile pronosticare un vincitore, è una corsa che si presta a tante letture: può arrivare un piccolo gruppo in volata, oppure se qualcuno ha gamba può andare via da solo».

E’ stato proprio così, il corridore della Groupama FDJ Continental ha tagliato il traguardo in solitaria. Solo un corridore ha resistito più a lungo degli altri: Walter Calzoni della Gallina Ecotek.

«Sono uscito al terzo giro perché in gruppo si andava davvero piano. Allora ho pensato che sarebbe stato meglio andare piano in fuga che dietro. Così, se mi avessero ripreso sarei stato già davanti. Il secondo posto brucia – ammette con un lieve rammarico Calzoni – la bella azione rimane e oggi ha vinto un signor corridore».

Wlater Calzoni della Gallina Ecotek, per lui un secondo posto a due facce: dolce-amaro
Wlater Calzoni della Gallina Ecotek, per lui un secondo posto a due facce: dolce-amaro

Gruppo sornione

Non c’era un metro di pianura nei 17 chilometri del circuito di Carnago, provincia di Varese, dove si è corso questo campionato italiano under 23. Continui sali e scendi, strappi che mordono i polpacci, tornata dopo tornata. Mentre i professionisti, domani ad Alberobello saranno sotto la morsa di Caligola, il meteo è stato clemente con i giovani.

La corsa è partita alle 13, sotto un sole luminoso come solo d’estate. Il caldo viene alleviato da un leggero venticello fresco e dai tanti tratti boschivi del percorso. I partenti erano 175: tanti, verrebbe da pensare. Che il ritmo in gruppo non sia mai stato alto lo denota la poca selezione. Solo negli ultimi 30 chilometri si è tentato di alzare l’andatura, ma ormai era troppo tardi. Così Germani festeggia e più di qualcuno si mangia le mani.

Il gruppo ha tenuto un’andatura non elevata e questo ha favorito l’attacco da lontano di Germani e Calzoni
Il gruppo ha tenuto un’andatura non elevata e questo ha favorito l’attacco da lontano di Germani e Calzoni

L’abbraccio degli amici

Lorenzo taglia il traguardo e si perde nell’abbraccio degli amici Cristian e Gioele, coloro che lo hanno accompagnato in questa trasferta solitaria. Questa mattina avevamo visto il laziale parlare con l’ammiraglia neutra per capire in quale auto lasciare le ruote. Questo a sottolineare quanto sia stato difficile organizzarsi.

«Sono venuto qui per divertirmi – aveva detto prima del via il corridore di Roccasecca – i miei genitori non potevano venire con me e mi sono portato i miei due migliori amici. Siamo partiti ieri mattina ed abbiamo dormito a Gallarate, partivo senza pretese e torno a casa con la maglia tricolore».

Le parole faticano ad uscirgli dalla bocca, come fermate da un groppo in gola che fatica a sciogliersi.

«Non so quando realizzerà che cosa ha fatto – dice commosso il suo amico Gioele – è stato davvero incredibile, è forte e oggi lo ha dimostrato».

Lorenzo Germani con Gioele e Cristian, una trasferta tra amici che è valsa un tricolore
Lorenzo Germani con Gioele e Cristian, una trasferta tra amici che è valsa un tricolore

Via qualche sassolino dalla scarpa

Sul palco stringe i denti, quasi a ricacciare in gola le lacrime, ma la commozione è d’obbligo in questi casi. Diventa quasi contagiosa, anche chi gli sta intorno viene travolto dai sentimenti di un giovane che corre in terra francese e che ha fatto tanti sacrifici per arrivare fino a qui.

Dal Giro d’Italia under 23 era uscito con tanta rabbia nei confronti di chi aveva criticato il modo di correre della sua squadra. Questa rabbia l’ha scaricata pedalata dopo pedalata. Prima del via aveva detto: «Noi corriamo a modo nostro ed è giusto così, abbiamo trovato un ragazzo più forte ed ha vinto».

Pickrell vola su Chiavenna. E la Groupama-Fdj, cova sorniona

14.06.2022
7 min
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La Chiuro-Chiavenna, 101 chilometri, vola via in poco più di due ore. Doveva essere la tappa per mettere a posto le gambe e invece si è trasformata nella “rivincita del gruppo” nei confronti dei primi, se così possiamo dire. Una fuga di otto ragazzi che hanno mollato solo alla fine. Il gruppo tirato soprattutto da Israel-Academy e Bardiani Csf Faizanè ha ricucito e alla fine l’ha spuntata il canadese Riley Pickrell proprio della squadra israeliana.

Riley Pickrell (classe 2001) ha vinto di potenza
Riley Pickrell (classe 2001) ha vinto di potenza

Dal Pacifico a Chiavenna

Pickrell è un velocista puro. Almeno il suo fisico massiccio, con quadricipiti corti e potenti, dice questo. E tutto sommato lo conferma il canadese stesso nel ringraziare i compagni a fine tappa, parlando delle sue difficoltà in salita.

«Dopo aver superato l’ultima salita – racconta Pickrell – i ragazzi mi hanno riportato in testa. Ma non è stato facile, perché qualche volta sono scivolato indietro. Però sono arrivato all’ultima curva in seconda o terza ruota. A quel punto ho solo atteso di vedere il cartello dei 200 metri e lì ho spinto al massimo».

Pickrell viene da Victoria, cittadina su un’isola della costa del Pacifico nella British Columbia, in pratica è un po’ come Cavendish che viene dall’isola di Man. E’ la prima vittoria in Europa, è al primo Giro d’Italia U23, ma di corse a tappe ne ha già fatte tante. E lo scorso anno si è ben comportato al Giro del Portogallo.

Groupama-FDJ di rimessa

Ma forse la nota più curiosa di giornata è che tra i fuggitivi c’era anche Samuel Watson della Groupama-Fdj. Un segnale non da poco. Lo squadrone francese ha cambiato modo di correre dopo la batosta di ieri. Non ha più corso “da padrona”, come aveva fatto nella seconda e nella terza tappa, ma di rimessa.

Rimessa che però non fa rima con resa. E ce lo dicono sia il direttore sportivo Jérome Gannat, che Romain Gregoire, tra l’altro oggi terzo e affatto domo.

Jerome Gannat è il diesse della Groupama-Fdj
Jerome Gannat è il diesse della Groupama-Fdj

Esperienza preziosa

«Cosa è successo ieri? E’ successo – spiega Gannat – che ci abbiamo provato. Lenny Martinez era davanti con un vantaggio rassicurante, ma poi nel finale gli sono mancate un po’ di energie e ha avuto un principio di crisi di fame. Questo gli ha fatto perdere molto tempo nella salita finale. Se non ci fosse stata quella avrebbe perso molto, molto meno.

«In più c’era molto vento contro nella valle. Bisogna pensare che per Lenny, ma anche per Romain, questo è il primo anno nella categoria under 23. Non avevano mai fatto così tanti chilometri e cosi tanto dislivello nello stesso momento. Gli serve ancora un po’ di fondo. Quello che ha avuto Leo Hayter nel finale. E’ normale.

«Però Lenny ha mostrato di essere il più forte in salita».

De Pretto in maglia blu. Ieri ci aveva provato, ma Martinez gli aveva negato la gioia per un punto. Vincendo il Gpm è balzato in testa
De Pretto in maglia blu. Ieri ci aveva provato, ma Martinez gli aveva negato la gioia per un punto. Vincendo il Gpm è balzato in testa

Ingannati dal vantaggio?

I francesi però erano venuti in sopralluogo e tutto sommato sapevano ciò che li aspettava dopo il Mortirolo. Magari dalla macchina potevano fermarlo.

«C’erano due tappe decisive – riprende Gannat – per la classifica di questo Giro: una era quella di ieri e un’altra quella di venerdì, ma sapevamo che Lenny era tutto solo e che la discesa per lui non era un problema – ride, sapendo che è un vero funambolo e infatti ha guadagnato terreno – e che c’erano questi 30 chilometri per arrivare a Santa Caterina Valfurva».

«Gli abbiamo posto il problema, Lenny sapeva che sarebbe stata dura. Ma come faccio a dire a un ragazzo che ha 2’30” di vantaggio di fermarsi?

«Ne avevamo parlato e in funzione del vantaggio che avrebbe avuto in fondo alla discesa, avremmo deciso se continuare o fermarsi. Ma con 2’30” chi si sarebbe fermato?»

«E anche attaccare prima non avrebbe cambiato le cose. No, perché il lavoro era stato specifico per Lenny prima del Mortirolo e questa salita con queste pendenze era il terreno dove si sarebbe potuto esprimere al meglio. Non dimentichiamoci che si tratta di un giovane, che ha 19 anni. E lo stesso vale per Romain».

«Sono qui per crescere, per fare esperienza, per imparare. E di sicuro questa batosta gli servirà per il futuro. In più non dimentichiamoci che dopo il Mortirolo era diventata una sfida tra corridore contro corridore, non c’era più il gruppo. La corsa di ieri mi ha ricordato molto la vittoria di Ciccone al Giro. Uno ad uno sono saltati tutti. Per me era qualcosa di realizzabile».

La squadra francese ha mandato in fuga un uomo: sia per la tappa, sia per far correre coperti gli altri
La squadra francese ha mandato in fuga un uomo: sia per la tappa, sia per far correre coperti gli altri

Nuova tattica

Riordinate le idee, nella notte la Groupama-FDJ ha cambiato tattica. L’obiettivo è recuperare e stare nascosti, perché il Giro d’Italia U23 non è affatto finito. E loro restano la squadra più forte. Ne hanno tre fra i primi cinque, non dimentichiamo anche Reuben Thompson.

«Il Giro finisce sulla linea d’arrivo – dice Gannat – Adesso valutiamo le condizioni per vincere il “baby Giro”, che per me non è finito. Abbiamo quasi 6′ di ritardo. Un bel distacco, ma c’è la possibilità di fare qualcosa, sul Fauniera, ma anche sugli altri colli e sulle discese di alcune tappe – ride – tutto è aperto».

«Okay, Lenny ha avuto una piccola “defaillance” ieri, ma il Fauniera è una salita più adatta a lui. E’ lunga e dura (e la tappa è molto più corta e facile in precedenza, ndr). Ma bisogna vedere il vento, perché è un colle aperto, la strada è stretta. Spero solo che non sia a favore. E’ una salita di un’ora e un quarto, il tempo per guadagnare c’è. Magari per vincere la tappa va bene».

Altroché gettare la spugna: tra attacchi in discesa, vento contrario in salita, qui ci credono eccome. Covano sotto la cenere.

Gregoire (classe 2003) 2° nella generale è 1° nella classifica dei giovani. Corridore completo: ieri 2° in salita, oggi 3° in volata
Gregoire (classe 2003) 2° nella generale è 1° nella classifica dei giovani. Corridore completo: ieri 2° in salita, oggi 3° in volata

Gregoire al risparmio

Anche Gregoire non getta la spugna. Al termine della frazione di Chiavenna, Romain indossa la maglia di miglior giovane. 

«Ieri – dice Gregoire – è stata la giornata più dura che io abbia mai passato sulla bici. Ero veramente “a fuoco” negli ultimi 30 chilometri. Ho fatto di tutto per cercare di prendere il secondo posto. E sono contento di esserci riuscito perché Hayter era troppo forte per noi».

Gregoire fa chiarezza su un passaggio. Ad un tratto c’era lui all’inseguimento del compagno di squadra. Sembrava avesse staccato gli altri, ma invece era già davanti in fondo alla discesa.

«Non sono scattato. Io stavo molto bene e ho spinto, ma gli altri li avevo lasciati dietro nella discesa. In fondo mi sono trovato solo e ho pensato solo a spingere forte. E’ il contrario: sono stato ripreso».

«Il Giro non è finito – dice Romain mentre Pickrell fa festa sul podio – Sì, Leo Hayter è il più forte e sarà veramente complicato attaccarlo. Ma ci sono ancora tre tappe e può succedere qualsiasi cosa. Intanto oggi siamo rimasti più tranquilli. Watson è molto veloce e poteva fare bene in fuga, ma questo appunto ci ha consentito di restare in gruppo e risparmiare energie».

Oggi Romain ha fatto terzo, pronto a prendere l’occasione… e 4” di abbuono.

Germani ci apre le porte dello squadrone che fa già paura

06.06.2022
5 min
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Mancano pochi giorni al via del Giro d’Italia U23. La corsa rosa sta man mano trovando protagonisti e tra i nomi più gettonati in assoluto figurano quelli dei due francesi Lenny Martinez e Romain Gregoire. I due hanno un terzo compagno fortissimo, Lorenzo Germani il quale si è lasciato alle spalle un momento difficile che addirittura sembrava mettesse in bilico la sua presenza al “Giro baby”.

In pratica l’Equipe Continental Groupama-FDJ sarà il faro della corsa. Fino a qualche giorno fa restavano dei dubbi circa la presenza del figlio d’arte, Martinez appunto (suo papà Miguel ha vinto le Olimpiadi in Mtb nel 2000), ma adesso tutto è chiaro. Avranno onori e oneri della corsa… 

Lorenzo Germani (classe 2002) è alla seconda stagione nel team francese
Lorenzo Germani (classe 2002) è alla seconda stagione nel team francese
Lorenzo, ci siamo: pochi giorni al via del Giro under. Come stai?

Ho fatto la Corsa della Pace con la nazionale e le sensazioni sono state buone. Sono in crescita. Adesso c’è il Giro e già so che compito avrò: quello di aiutare la squadra.

Sei entrato subito nel pieno del discorso…

Sappiamo che abbiamo la possibilità concreta di conquistare la maglia rosa, di vincere le tappe in salita e di fare bene anche in quelle veloci.

E quale sarà appunto il tuo ruolo?

Non lo so ancora di preciso. Inizialmente cercherò di gestirmi e magari trovare qualche fuga. Poi so che dovrò lavorare. Magari sarò un battitore libero, ma certo se dovessimo avere la maglia dovrò tirare.

Siete senza dubbio la squadra più forte: come ci si sente ad avere gli occhi addosso?

Occhi addosso… noi pensiamo a fare la nostra corsa. La squadra sicuramente è ben disegnata, possiamo fare bene ovunque. Sì, siamo la squadra faro e correranno su di noi, ma per come gestiamo di solito noi la corsa non pensiamo agli avversari. A volte neanche guardiamo la starting list. Magari sembrerò uno “spaccone”, ma è per dire della mentalità che abbiamo. Per dire come interpretiamo noi le gare. Poi chiaramente è normale che in corsa man mano si gestiranno le situazioni. Però si parte per essere protagonisti.

Chi sarà il capitano: Martinez o Gregoire?

Quello che staccherà l’altro in salita! Non abbiamo un leader designato per ora.

Ma secondo te si metteranno l’uno a disposizione dell’altro o si “beccheranno”?

Vi regalo un aneddoto. Quest’anno Romain (Gregoire, ndr) ha vinto il Belvedere e quel giorno io sono arrivato poco dietro ma comunque tra i primi (settimo, ndr). Ebbene, subito dopo la corsa, appena finite le premiazioni, Romain mi ha detto: “Lorenzo, domani la corsa la facciamo per te”. Un altro corridore magari, fresco di vittoria, non lo avrebbe detto e lui sapeva bene che il giorno dopo avrebbe potuto vincere di nuovo. Poi magari lo pensava pure, ma non è quello che ha voluto dare a vedere o farmi capire. Quindi se Romain dovesse essere quello che andrà meno forte si metterà a disposizione tranquillamente. Credo che anche al Giro riusciremo a correre da squadra, come abbiamo dimostrato già in altre corse.

Tra i due chi è più “cannibale”, se così possiamo dire?

Sono due mentalità vincenti e se possono vincere entrambi vogliono farlo. Romain si vede che viene dall’Ag2R, che ha fatto gli juniores con loro che hanno già una mentalità molto professionale. Mentre Lenny da juniores in pratica ha corso da solo, però devo dire che sta imparando molto per quel che riguarda le dinamiche di squadra.

Sei nella squadra più forte con coloro che, almeno su carta, sono i favoriti. Questo un po’ ti limita? Oppure va bene così? Va bene lottare per la maglia rosa? 

Mah sapete – Germani risponde con una maturità pazzesca – io so già che non potrei vincere il Giro e da questo punto di vista non mi pesa più di tanto mettermi a disposizione. Fossi partito per vincerlo, sarebbe stato diverso. Magari sì, sarei potuto essere un po’ più libero in alcun tappe, avrei avuto più tappe su cui puntare, però vediamo strada facendo cosa viene fuori. E poi devo dire una cosa di questa squadra.

L’Equipe Continental Groupama-FDJ in avanscoperta sul Mortirolo. Germani è in giallo (foto Instagram)
L’Equipe Continental Groupama-FDJ in avanscoperta sul Mortirolo. Germani è in giallo (foto Instagram)
Cosa? 

In tutte le corse che ho fatto, prima di iniziare a tirare o di fare un determinato lavoro, il team ci ha dato la possibilità di entrare in fuga e quando ci sono riuscito ho raccolto dei buoni risultati. Insomma non si va al Giro sapendo già di dover solo tirare. E poi siamo under 23, spesso le carte si mischiano e tappe che su carta sembrano facili diventano le più difficili perché tutti ci vogliono provare o hanno la possibilità di stare davanti. Senza contare che siamo in Italia e da noi si corre più alla garibaldina.

Quindi Lorenzo ti possiamo tifare! Ti aspettiamo magari nella seconda tappa, quella di Pinzolo che è dura e la classifica, in teoria, non dovrebbe ancora essere delineata?

Eh – sospira Germani – ma anche nella prima se dovesse esserci vento… mai dire mai.

Avete fatto qualche sopralluogo? Conoscete il percorso? Gli Eolo-Kometa per esempio sono andati alla scoperta del Fauniera…

Abbiamo fatto un ritiro a Tirano, alla base dell’Aprica e del Mortirolo, pertanto abbiamo visto tutta la terza tappa, la più dura insieme a quella del Fauniera.

Germani e la scuola francese. A Besancon tra vento e crono

06.06.2021
5 min
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E mentre l’Equipe Groupama Fdj Continental è in Italia per il Giro U23, c’è un loro ragazzo che invece è rimasto in Francia, Lorenzo Germani, classe 2002 al primo anno nella categoria U23, ammesso si possa ancora definirla così. 

Con il laziale cerchiamo di capire come vanno le cose e perché non è al Giro, lui che è italiano in una squadra straniera.

Fino allo scorso anno Germani era uno junior
Fino allo scorso anno Germani era uno junior
Lorenzo, dove sei in questi giorni?

Sono in Francia. La squadra vuole che siamo qui nella sede-ritiro di Besancon (nella Francia centro-orientale, ndr).

Come ti trovi? Bidet e cibo a parte…!

Ah, ah, ah… Educatamente per andare in bagno diciamo che si va a fare una doccia! Scherzi a parte mi trovo bene. Con il tempo ho migliorato molto sia l’inglese che il francese, perché qui è così e quando sei “costretto” a parlarci fai presto. La squadra ci mette a disposizione dei corsi, ma non è mai come parlare dal vivo. Una cosa che mi piace molto dei francesi però sono le boulangerie (i panifici, ndr): sono bellissimi, dovremmo importarli in Italia. Per il resto il meteo non sempre è dei migliori, ma mi sto abituando, non abbiamo salite lunghissime per allenarci, ma non esiste pianura e il vento è una costante. Però dai, mi trovo “da Dio”. Abbiamo tutto a disposizione.

Come è fatta la sede della squadra?

Sotto ci sono magazzini, uffici, palestra… e sopra i nostri piccoli appartamenti per una o due persone. Tutti forniti con smart tv, wi-fi, cucina, bagno… sono nuovissimi.

Però! E nel modo di correre come ti trovi?

Le corse sono molto più combattute, si corre più alla garibaldina rispetto a noi e c’è meno attesa del finale. I diesse sono molto aperti di mente e ci dicono sempre che non siamo la squadra WorldTour, ma la continental. E ognuno deve avere il suo spazio. Se c’è una corsa piatta, non tiriamo per il velocista dal primo chilometro.

Tutto è più aperto…

Poi chiaramente ci sono stati casi in cui si è corso in modo diverso. Alla Rhone-Alpes per esempio avevamo la maglia di leader, c’erano anche le professional e in quel caso si lavora per difendere la maglia, in modo più tradizionale. Anche perché poi non ti vogliono nella fuga. Serve anche questo: imparare a proteggere la maglia.

Che voto dà sin qui Germani alla sua stagione?

Sono soddisfatto di alcune corse e meno di altre. Al Tour de Mirabelle per esempio speravo in una buona prestazione, ma questa gara veniva tre giorni dopo la Rhone-Alpes, una corsa a tappe di cinque giorni, tra l’altro molto intensi in cui appunto ho tirato per il nostro leader, ed ero stanco. Se penso che ho corso alcune gare con i pro’ non mi aspettavo di finirle e invece. Dai, mi dò un 6,5, promosso!

Prima hai detto che lassù il vento è una costante, stai imparando a correrci?

Caspita se s’impara! La prima cosa che ho capito è che nel ventaglio è meglio girare che stare a ruota, perché in questo caso è più probabile che resti dietro e se prendi due metri è finita. Se invece giri vai più avanti. E quando ci riesci è una gran bella soddisfazione. Ti gasi. Alla Parigi-Trois e al Circuit de Wallonie ci sono riuscito, anche se eravamo in tanti.

Giro U23, come mai non ci sei? Ti sarebbe piaciuto farlo?

Certo che mi sarebbe piaciuto, ma forse è meglio così. Non so se sono pronto per dieci giorni di gara. Io ho fatto quest’anno le mie prime esperienze con le corse a tappe, non le avevo mai fatte prima. Sono un primo anno e si potevano portare solo cinque corridori.

Per Germani è molto il lavoro a crono (foto Instagram)
Per Germani è molto il lavoro a crono (foto Instagram)
Ma non ne hai parlato con loro?

Gli ho fatto capire che mi interessava, ma non ho insistito. Se pensavo razionalmente mi dicevo che non dovevo andare, se pensavo con il cuore sì: mi dividevo tra questi due pensieri. Io mi fido di loro, è così che arriveranno i risultati. In più la squadra punta molto al Giro ed hanno portato una formazione più “grande”, più esperta. Sono tutti di terzo e quarto anno. C’è un solo primo anno, ma è stato inserito all’ultimo perché avevano bisogno di una ruota veloce.

E adesso che gare farai?

Correrò la Mont Ventoux Challenge, in cui ci saranno anche delle squadre WorldTour, poi tornerò in Italia per fare i campionati nazionali a crono e su strada. Successivamente ritornerò in Francia intorno al 5 luglio e poi dovrei fare il Val d’Aosta. Avrei dovuto fare anche la Corsa della Pace con la nazionale, ma dovevo correre con la squadra che invece alla fine ha rinunciato. Mi è dispiaciuto molto, spero non manchino altre occasioni in futuro.

Anche a crono hai detto: usate la bici da crono lassù?

Si usa, si usa. E a volte proviamo anche la cronosquadre. La media è di due o tre volte a settimana ma siamo arrivati anche a quattro.