Analizziamo la Aurum Magma di Bais, in vista del Giro

29.04.2022
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Con tutta probabilità Davide Bais, corridore del Team Eolo-Kometa parteciperà al prossimo Giro d’Italia, la conferma arriverà nei prossimi giorni. Vediamo le scelte tecniche e anche le curiosità legate alle bici Aurum della squadra di Ivan Basso e Alberto Contador.

La Aurum Magma di Davide Bais
La Aurum Magma di Davide Bais

Una Aurum Magma 56 per Bais

Aurum Bikes è un marchio relativamente nuovo e fornisce le biciclette al Team Eolo-Kometa. Lo shape delle tubazioni è accattivante, quasi elegante, per bici non banali in fatto di design e forme. La bicicletta è ben proporzionata nelle quote geometriche, con lo sterzo mai troppo corto, taglia per taglia. C’è tanto spazio per il passaggio della gomma posteriore, con quei foderi obliqui che cambiano volume man mano che scorrono verso il basso.

Il blocco del reggisella (27,2 millimetri di diametro) è annegato tra orizzontale e piantone, seat-tube che non si prolunga verso l’alto, ma è in linea proprio con il profilato orizzontale. La forcella ha gli steli dritti, è panciuta nella parte alta e magra in quella bassa.

Tutto Enve

Come per il 2021 l’allestimento è firmato Enve: ruote e cokcpit, seat-post incluso. Le ruote sono la versione “full Enve”, ovvero quelle con il mozzo dell’omonimo brand e la predisposizione è per il tubolare (Vittoria da 26).

Davide Bais usa un reggisella ad off-set 0 e una sella corta Prologo Scratch M5 Nack. Attacco e manubrio sono in carbonio, ma non sono integrati. La zona dello sterzo ha un’asola frontale per il passaggio della guaine dei freni.

Con la trasmissione Sram

Rispetto all’anno passato non c’è più la trasmissione Shimano, ma un pacchetto Sram Red eTap AXS. Il doppio plateau anteriore è 52-39, mentre i pignoni sono 10-33, combinazione comune a buona parte dei corridori Eolo-Kometa. Vincenzo Albanese utilizza le corone anteriori 54-41. Il bilanciere del cambio posteriore è CeramicSpeed. I pedali sono i Look Blade.

Contador Magma

Magma, gioiellino per la Eolo-Kometa

19.04.2021
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Alberto Contador e Ivan Basso hanno creato il loro marchio di biciclette: Aurum. L’obiettivo dei due campioni è quello di realizzare le migliori biciclette da corsa combinando: aerodinamica, rigidità, comfort, peso e maneggevolezza. Il primo modello è la Magma, che è in dotazione al team professional Eolo-Kometa.

Geometria equilibrata

Contador e Basso hanno voluto che la Magma fosse una bicicletta completa, dalle ottime prestazioni su tutti i terreni. Per fare questo i due campioni si sono confrontati da subito con gli ingegneri e i progettisti descrivendogli la loro idea di bicicletta perfetta, quella sulla quale avrebbero da sempre voluto gareggiare. Il primo elemento per ottenere una bicicletta equilibrata è la geometria. L’esperienza di Contador e Basso nei migliori WorldTour del mondo, li ha portati a conoscere l’importanza di un corretto adattamento sulla bici e la necessità di dover cambiare la posizione anche più volte durante l’anno. Proprio per questo Magma è stata realizzata usando componenti standard. Il reggisella e il manubrio di matrice tradizionale permettono una maggiore semplicità delle regolazioni e di cambi di alcuni componenti, tipo l’attacco manubrio.

Il telaio Magma nel colore Glacial Blue
Il telaio Magma nel colore Glacial Blue

Guidabilità perfetta

Un punto chiave della Magma è l’avantreno, infatti questa parte è fondamentale per la qualità di guida del mezzo. La forcella ha due offset differenti in base alla misura del telaio. In questo modo sia le misure più piccole che le più grandi beneficeranno della migliore guidabilità possibile. Anche i valori di Stack e Reach dimostrano che la Magma è stata pensata sia per la ricerca delle performance, ma con un occhio particolare al comfort. Infatti, Contador e Basso affermano che sulle lunghe distanze non basta solo la rigidità, ma un buon comfort in sella porta a migliori prestazioni. A conferma di questo concetto basta pensare che la Magma è stata ottimizzata per montare coperture da 25 o da 28 millimetri, anche se è possibile arrivare fino a 30 millimetri.

Per quanto riguarda il carro posteriore i foderi orizzontali oversize corti contribuiscono ad avere una maggiore reattività, soprattutto in salita, mentre il movimento centrale con un baricentro più basso e un passo della bici abbastanza generoso, portano a un assetto migliore e a una stabilità maggiore nei tratti veloci, soprattutto in discesa.

Erik Fetter impegnato sulla sua Magma
Erik Fetter impegnato sulla sua Magma
Erik Fetter impegnato sulla sua Magma
Erik Fetter impegnato sulla sua Aurum Magma alla Coppi e Bartali 2021

Aerodinamica

Anche l’aerodinamica ha avuto il suo peso nella progettazione della Magma, infatti è stata progettata usando un software CFD avanzato e testato in galleria del vento. In questo modo gli ingegneri hanno adattato le forme dei tubi generate dal computer alle condizioni reali. Una caratteristica aerodinamica è l’Head Tunnel, che canalizza i cavi dei freni attraverso il telaio, direttamente dal manubrio. Questa soluzione è stata scelta per favorire l’aerodinamica frontale e anche per facilitare il montaggio e le regolazioni della posizione.

Ben visibile l’Head Tunnel che canalizza i cavi nel telaio
Ben visibile l’Head Tunnel che canalizza i cavi direttamente nel telaio

Carbonio giusto nei punti giusti

La rigidità torsionale è un altro punto chiave sul quale Contador e Basso hanno puntato molto. Per arrivare ad un ottimo risultato sono stati selezionati una serie di fibre di carbonio diverse e tecniche di stampaggio avanzate.  Gli stampi in acciaio di alta precisione hanno consentito pressioni di stampaggio più elevate del normale, spremendo più resina dalla fibra. Le anime in schiuma rivestite in lattice hanno creato un interno pulito e senza imperfezioni. Aurum ha così sviluppato la tecnologia ECT: Experience Carbon Technology. Questa tecnologia utilizza sei diversi tipi di fibra di carbonio che vengono applicate in maniera diversa nelle zone varie parti del telaio. In pratica si è cercato di mettere le fibre giuste nei posti giusti per un equilibrio tra peso, rigidità e comfort. Grazie all’ECT ogni dimensione del Magma è stata progettata e sviluppata individualmente, con un programma di laminazione e gradi di fibra di carbonio specifici. Il risultato è un telaio che in taglia 54 pesa 805 grammi.

In fase di sviluppo

Per le prove contro il tempo Aurum sta ancora sviluppando il suo telaio, che proprio Alberto Contador sta provando per mettere a punto gli ultimi dettagli.

Vincenzo Albanese nella cronometro di San Benedetto del Tronto
Vincenzo Albanese nella cronometro di San Benedetto del Tronto
Vincenzo Albanese nella cronometro di San Benedetto del Tronto
Vincenzo Albanese nella cronometro di San Benedetto del Tronto della Tirreno Adriatico

La scheda tecnica

GruppoShimano Dura Ace Di2
RuoteEnve
PneumaticiVittoria
ManubrioEnve
SellaPrologo
ReggisellaEnve
PedaliLook

Componentistica

La Magma della Eolo-Kometa è montata con il gruppo Shimano Dura Ace Di2, ma con la guarnitura fornita da Rotor. Per quanto riguarda le ruote, i manubri e i reggisella troviamo i prodotti marchiati Enve. Per le selle sono state scelte le Prologo che offre un’ampia scelta di modelli. Come pneumatici Frapporti e compagni possono sfruttare la tecnologia di Vittoria, mentre per i pedali ci sono i sempre affidabili Look.

Bontrager RSL 37

Ruote WorldTour: aerodinamica first

06.11.2020
5 min
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Nel “pacchetto dei materiali”, le ruote (e le gomme) contribuiscono più di ogni cosa alla scorrevolezza. Le gomme sono il contatto della bici con l’asfalto, le ruote sono l’avanzamento: va da sé che loro efficienza è fondamentale. Dicevano i “vecchi” meccanici: «Meglio una bici più pesante ma con buone ruote, che un telaio leggero ma ruote pesanti che non scorrono». E per questo l’aerodinamica conta più di tutto.

Profili da 60 millimetri per Demare
Profili da 60 millimetri per Demare

Aerodinamica “first”

Se il discorso del peso è “relativamente” superato, oggi i marchi lavorano soprattutto nella direzione dell’aerodinamica. Le velocità medie crescenti inducono ad insistere su questa direzione. Con le fibre attuali il peso è abbastanza leggero per tutte le ruote, a parità di materiale utilizzato.

A fare la differenza sono i profili, che a loro volta sono legati all’aerodinamica. Più il profilo è alto e meglio è, questo lo sappiamo. Quello che invece sta cambiando è che le sezioni diventano sempre più larghe. Il canale interno è anche di 21 millimetri e procedendo verso i raggi alcuni modelli “spanciano”, arrivando anche a 27 millimetri di proiezione interna, per poi appunto restringersi verso i raggi. E’ il cosiddetto “effetto goccia”.

Le Enve della NTT: profilo differenziato tra anteriore e posteriore
Le Enve della NTT: profilo differenziato tra anteriore e posteriore

Effetto goccia

Quando la pioggia cade dal cielo ha nella sua parte verso terra, cioè quella che prende vento, la porzione più larga. Questo concetto è stato più che ripreso nella vela. In Coppa America è stato talmente ottimizzato che le imbarcazioni ormai vanno quasi più forte di bolina (controvento) che di poppa (vento a favore). In bici ci si sta arrivando.

Questo effetto poi si lega moltissimo con lo scarico dell’aria. Il cerchio anteriore più grande consente a quello posteriore di essere più libero.

I grandi brand che guarda caso supportano i team WorldTour investono molto su questo tipo di ricerca. E il rapporto con i loro corridori è ormai costante.

In gruppo si parla molto bene delle ruote Enve e Lapierre. Il marchio francese sta lavorando molto più che sul Cx (coefficiente di penetrazione) sulla capacità di scarico dell’aria. Enve invece così come Specialized sta insistendo sulle differenze tra anteriore e posteriore: sia dei profili che delle larghezze.

«Questa soluzione – dice Giampaolo Mondini, tecnico Specialized che lavora a stretto contatto con i corridori – oltre ad avere effetti aerodinamici positivi, aiuta molto nella stabilità in caso di vento laterale o trasversale, la situazione che si verifica più spesso».

Profili alti anche nelle tappe di montagna
Profili alti anche nelle tappe di montagna

Addio profilo basso

Diamo adesso un numero molto semplice che rende l’idea di quanto si possa risparmiare con una ruota efficiente. Già a 20 chilometri orari l’aerodinamica conta, soprattutto se si viaggia in salita dove quella velocità, unitamente alla pendenza, indica uno sforzo intenso. Ebbene si va più forte con una ruota da 35 millimetri piuttosto che con una bassa, nonostante quei 100-110 grammi in più.

Nonostante ciò, questo tipo di profilo sta quasi sparendo. Sempre Mondini conferma: «Le Roval di Specialized erano da 32 millimetri ma ormai viste le medie elevate anche in tappe di salita, quasi nessuno utilizza questo profilo, salvo rari casi. Si preferisce comunque quello da 50 millimetri. Ormai le bici sono talmente leggere che non si ha l’esigenza di limare peso qua e là, pertanto si può lavorare sull’aerodinamica. Dai nostri test abbiamo visto che il punto di rottura nella scelta tra una ruota aero e una bassa avviene a 23 chilometri orari, mentre il peso incide con pendenze dal 7,5 per cento in su».

In base a questi dati e alle velocità medie si capisce perché solo in rari casi si vedono profili bassi, cioè da 32-35 millimetri. Sotto in pratica proprio non si va più. 

Roval: sezione esterna larga 35 millimetri all’anteriore e 30 al posteriore
Roval: sezione esterna larga 35 millimetri all’anteriore e 30 al posteriore

Dati, mozzi, raggi

I cerchi poi non solo sono alti o bassi, dritti o spanciati, ma hanno anche altri particolari. C’è chi propone un profilo variabile, come le Princeton usate da Ganna. Chi i puntini effetto “pallina da golf”, chi appunto la forma a goccia. In più ci sono in ballo i raggi. Tralasciando la tre-raggi e la lenticolare, che si vedono solo nelle crono, ci sono ruote che vanno da 12 a 24 raggi. Raramente oggi si supera questo numero.

Si presta più attenzione al non disperdere energie, piuttosto che a limare altri grammi. Inutile fare ruote leggere se poi flettono. A tal proposito si lavora molto sui mozzi e sul loro raccordo con i raggi. Corima ne è un esempio con le MCC Dx.

«Nel 2008 – conclude Mondini – iniziammo a lavorare con le ruote Roval. Non avevano una campanatura, erano dritte. Sì, erano leggere e aerodinamiche, ma bastava alzarsi sui pedali e il cerchio fletteva a tal punto che toccava sui pattini freno. Iniziando a lavorare a stretto contatto con i professionisti negli anni siamo arrivati ad avere un prodotto efficiente in tutte le direzioni: peso, aerodinamica, rigidità, scorrevolezza. Questo sia nella ruote che in altro. Oggi per noi di Specialized la Sl7 è la bici “definitiva”, aero e leggera. Ebbene la proponiamo in due setup: quello “Alpinist” con ruote da 32 millimetri in su e quello “Rapid” con profili da 50 anteriore e 60 posteriore. Entrambi con clincher o tubeless per noi più scorrevoli».

Cadex 42 tubolar

Le ruote sulle strade del Giro d’Italia

23.10.2020
4 min
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Nel ciclismo moderno l’efficienza aerodinamica e la scorrevolezza sono diventati i fattori più importanti da ricercare, quasi più della leggerezza. In quest’ottica le ruote hanno acquisito una grandissima importanza. Non è un caso che i corridori cambiano il tipo di ruote in base al percorso o alle condizioni climatiche. Questo permette di variare l’assetto delle biciclette, potremo dire che lo stesso telaio offre sensazioni diverse in base alle ruote che si montano. Noi di bici.PRO abbiamo dato uno sguardo alle ruote usate dai team al Giro d’Italia.

Ruote per tutti

Un elemento che ci è saltato subito all’occhio è che non ci sono ruote particolari o fatte su misura, ma sono tutti modelli che si trovano in commercio. Questo è dovuto a più fattori, innanzitutto la qualità dei materiali moderni, i processi produttivi evoluti e la ricerca e sviluppo sempre più spinta. Inoltre bisogna ricordare che i telai e i componenti che usano i professionisti devono essere per regolamento materiali che si trovano in commercio. Quindi non vedremo più la ruota fatta solo per il singolo corridore come avveniva fino ad alcuni anni fa.

Le Roval Rapide CLX 50 della Deceuninck Quick-Step
Le Roval Rapide CLX 50 in dotazione alla Deceuninck Quick-Step e la Bora-Hansgrohe

Cerchi alti e larghi

Partiamo dalle ruote con profili più alti, fra queste spiccano le Roval Rapide CLX 50 in dotazione alla Bora-Hansgrohe e alla Deceuninck-Quick Step. Queste ruote vantano un profilo differenziato di 51 millimetri all’anteriore e 60 millimetri al posteriore con un peso rispettivamente di 649 e 751 grammi per un peso complessivo di 1.400 grammi. La larghezza del canale interno è di 21 millimetri per entrambi i cerchi. Il mozzo è Roval con cuscinetti DT Swiss EXP. Le Roval sono disponibili per solo copertoncino e freno a disco.

Le Enve 5.6 in dotazione alla NTT Pro Cycling
Le Enve 5.6 in dotazione alla NTT Pro Cycling con profili differenziati

Profili differenziati anche per le Enve SES 5.6 in dotazione alla NTT Pro Cycling. In questo caso oltre al profilo diverso c’è anche la larghezza del canale differente. La ruota anteriore ha un’altezza di 54 millimetri con una larghezza del canale esterno di 29 millimetri, mentre per la posteriore il profilo è di 63 millimetri con una larghezza di 28 millimetri. C’è da dire che la larghezza del canale interno è di 19 millimetri per entrambe le ruote. La scelta dei profili e della larghezza esterna diversi è fatta per migliorare l’aerodinamica soprattutto in caso di vento laterale. Il peso nella versione tubolare è di 1.372 grammi.

Le Black Inc Sixty sono ruote dal profilo di 56 millimetri
Le ruote Black Inc Sixty con profilo da 56 millimetri in dotazione alla Israel Start Up Nation

Alto profilo anche per le Black Inc Sixty in dotazione al Team Israel Start Up Nation. In questo caso il profilo è 56 millimetri per entrambe le ruote con una larghezza esterna del cerchio di 30 millimetri, che diventano 21 interni. La forma del cerchio è stata ideata per lavorare aerodinamicamente al meglio con pneumatici da 25 e 28 millimetri di larghezza. Il peso è di 1.575 grammi.

Le Bora One 50 di Campagnolo con raggiatura G3
Le Bora One 50 di Campagnolo hanno una raggiatura G3 tipica del marchio italiano

Profilo da 50 millimetri per le Campagnolo Bora One della Lotto Soudal. Le ruote italiane hanno una larghezza esterna del cerchio di 24,2 millimetri e sono disponibili sia per tubolare che per copertoncino/tubeless. Le prime pesano 1.348 grammi, mentre le seconde si attestano a 1.507 grammi. Il mozzo monolitico in alluminio è dotato di cuscinetti USB (Ultra Smooth Bearings). Da sottolineare la raggiatura G3 alla ruota posteriore tipica di Campagnolo.

Le Zipp 303 NSW con la superficie stile pallina da golf
Le Zipp 303 NSW vantano una superficie che richiama la forma delle palline da golf

Profilo leggermente più basso per le Zipp 303 NSW in dotazione al Team Movistar. Queste ruote vantano un’altezza di 45 millimetri con il profilo innovativo NSW (Net Speed Weaponry) dotato della tecnologia ABLC Sawtooth. In pratica si tratta del rivestimento fatto come una pallina da golf. Questo permette di migliorare la resistenza e la stabilità in caso di vento laterale, in quanto si creano dei mini vortici sulla superficie del cerchio. La larghezza esterna del cerchio è di 28,5 millimetri per un peso di 1.425 grammi.

Il Team CCC ha in dotazione le ruote Cadex 42 Tubolar con un cerchio dalla forma pensata per massimizzare l’aerodinamica e la velocità. Il profilo è di 42 millimetri con una larghezza esterna di 23 millimetri. I raggi sono in carbonio con profilo aero e i mozzi sono sempre di Cadex ad alta scorrevolezza. Peso di 1.242 grammi. Oltre alla versione tubolare c’è anche quella per copertoncino/tubeless dal peso di 1.327 grammi.

Doppi comandi per la BMC di Pozzovivo

22.10.2020
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La Bmc Teammachine Slr_01 di Domenico Pozzovivo nasconde molte chicche. Una bici quella della NTT Pro Cycling che spicca per la pulizia del suo design e per la qualità, must del brand svizzero. 

Comandi accessibili

Il lucano come è noto ha grossi problemi di postura dovuti all’incidente dello scorso anno. Per esempio non riesce a distendere bene il braccio sinistro. A tal proposito una delle cose che risalta all’occhio è il doppio comando del cambio. Oltre alle classiche leve, Domenico ha scelto anche i bottoncini all’interno della piega. Il gruppo Shimano Dura Ace Di2 consente questa soluzione, molto comoda per i velocisti e spesso utilizzata nelle classiche del pavé quando non sempre si può staccare le mani dal manubrio. In questo caso a quanto pare anche per chi ha una mobilità in qualche modo limitata.

Il disco anteriore da 180 millimetri
Il disco anteriore da 180 millimetri

Altro elemento di spicco che si può legare alla situazione posturale del Pozzo è la scelta dei dischi. Davanti infatti Domenico monta un disco con diametro da 180 millimetri. Una misura davvero grande per una bici da strada e ancor di più se si pensa che il suo peso è inferiore ai 60 chili.

Rigidità e guidabilità

Il telaio BMC Teammachine Srl_01 è veramente rigido e leggero, tanto più nella misura 51 che adotta il Pozzo. Per questo ha scelto tubolari Vittoria Corsa Graphene 2.0 da 25 millimetri, gonfiati a 8 bar davanti e a 8,5 dietro. Le ruote? Le Enve full carbon con profilo da 35 millimetri. Leggere e ben guidabili. E a proposito di guidabilità, il rake della sua forcella è di ben 48 millimetri. Uno scostamento importante, ma vista la qualità del telaio e delle ruote la scorrevolezza e la reattività nei rilanci non sono compromessi.

Il manubrio è integrato e “made in Bmc”. Ha una larghezza di 400 millimetri e la misura dell’attacco è di 110. I comandi del cambio sono regolati in modo simmetrico. Eventuali asimmetrie (sempre legate al problema del braccio) non si notano.

Il nastro grippante sulla sella della prima bici
Il nastro grippante sulla sella della prima bici

Rapporti da scalatore

La sella è la Selle Italia Flite, posizionata tutta in avanti. Va segnalato che nella prima bici c’è applicato un nastro aderente, su quella di scorta invece questo nastro non è presente.

Vista la sua statura, Pozzovivo utilizza pedivelle da 170 millimetri, con sensore integrato per potenza e cadenza. I rapporti scelti per la tappa di oggi, ricca di salite tra cui lo Stelvio, sono l’11-30 al posteriore e il 53-39 all’anteriore. Da scalatore puro Pozzo non rinuncia alle “vecchie” dentature. Per esempio Almeida ha scelto un 36.