Negli ultimi tre weekend di gare ha sempre pedalato nei piani altissimi degli ordini d’arrivo e quando vede la strada salire si scatena come faceva il padre. Enrico Simoni non è solo il figlio di Gilberto, ma uno scalatore fisicamente diverso da lui, che sta finendo la stagione con una serie incredibile di piazzamenti.
La vittoria in solitaria a Piancavallo del 7 settembre si piazza nel bel mezzo dei secondi posti ottenuti prima alla Sandrigo-Monte Corno (replicando lo stesso risultato di papà “Gibo” 35 anni fa) e poi alla Orsago-Col Alt. L’ottimo stato di forma dello juniores dell’Us Montecorona è arrivato un po’ in ritardo sulla tabella di marcia per snervanti problemi fisici, però baby Simoni vuole recuperare il tempo perso. E ad occhio si direbbe che ci stia riuscendo, anche grazie ai consigli di Simoni senior.
Enrico visto da Gibo
La salita è un affare di famiglia in casa Simoni. Gilberto ci ha costruito una carriera e le due vittorie al Giro d’Italia, Enrico sta cercando di fare il suo percorso al meglio, superando anche la “montagna” del cognome importante.
«Non possiamo fare paragoni tra lui e me – puntualizza Gibo – perché apparteniamo ad un ciclismo molto diverso. Così come è differente la nostra fisionomia (Enrico è alto 1,78 metri per 57 chilogrammi, Gilberto era 1,70 per 59 chili, ndr). La sua vera forza è che non ha paura di fare fatica e in questo mi somiglia molto. Non so quali siano i suoi margini di miglioramento perché a volte faccio fatica a vederli in quegli juniores che vanno forte veramente. Potrebbe dipendere da quanta voglia abbia di continuare a fare questo sport come si deve. L’importante è che capisca che il ciclismo non è la vita, ma una esperienza, come ripeto sempre.
«Adesso vedo Enrico sereno – prosegue – perché prima avvertiva la tensione dell’essere mio figlio. Sentiva il peso di dover fare risultato a tutti i costi. I parenti e gli amici, pur dicendolo con simpatia, lo caricavano di responsabilità e inconsciamente lui si creava delle aspettative. Sono riuscito a calmarlo e dirgli di non pensarci. Lui sa che io lo sostengo in ogni cosa e so che si sta impegnando tanto. Le difficoltà sono altre».
Juniores e problemi annosi
La schiettezza è sempre stata una dote preziosa di Gilberto Simoni e gli basta un assist sul futuro di suo figlio per analizzare i problemi della attuale categoria.
«E’ vero che faccio parte della MBH Bank Colpack Ballan – dice – e che qualcuno potrebbe pensare che potrei farlo passare lì, ma è presto. Deve ancora maturare e pensare a finire bene la stagione. Non mi pongo limiti, magari potrebbe arrivare anche un team straniero. Diciamo che vorrei che non ci fossero troppe persone di mezzo nel suo trasferimento, come quello degli altri in generale.
«Negli juniores – conclude Gilberto Simoni – è tutto una pazzia, come in tutte le altre discipline di quella età. Lo sport è socialmente degradato. Ormai non è fatto più per far crescere i ragazzi, quanto invece per finalizzare l’interesse di certi tecnici o dirigenti. Lo vedo nei kart, nello sci, nel calcio. E il Coni è il primo organo che lo concede. Avete notato che si è abbassata l’età media dei ragazzi che smettono di fare sport? E’ perché si arrendono prima alle pressioni spropositate della ricerca di risultati. Spero che cambi in fretta questa tendenza».
Da un Simoni ad un altro. Enrico che tipo di corridore sei?
Sono scalatore che sfrutta la sua leggerezza, anche se non la cerco apposta. Mi trovo bene su salite lunghe e non è un caso che i risultati migliori siano arrivati su quelle che duravano 30/40 minuti o addirittura un’ora. Sto migliorando sugli scatti e sui cambi di ritmo. La vittoria di Piancavallo infatti me la sono costruita in questa maniera, giocando al meglio su queste caratteristiche che mi appartengono meno. Ho vinto anche gestendo un po’ la troppa foga di vincere. Anche perché finora non era stata una stagione semplice.
Per quale motivo?
Ho trascorso un inverno travagliato con dolori alla schiena e problemi posturali. Fino a maggio è stato un calvario, era frustrante vedere tutti che andavano in bici e facevano risultato. Mi piace spingermi al limite, ma non ero più disposto a questo tipo di sofferenza. Poi ho risolto questa noia proprio grazie al vostro articolo su Kevin Colleoni.
Cioè?
Sono risalito allo stesso studio di osteopati, che mi ha rimesso letteralmente in sesto curandomi una rotazione del bacino ed un gonfiore addominale. Mi manca solo di sistemare il problema della masticazione che farò nel prossimo inverno.
E così ti sei sbloccato definitivamente.
Esattamente. Da luglio in avanti ho avuto la svolta. Mi sono ritrovato con più energia da spendere e non ho più dovuto pensare ad altro. Sono arrivati tanti bei risultati, ma soprattutto una continuità di prestazioni e rendimento. Ora voglio solo concludere il 2024 in questo modo. Sabato ad esempio c’è una cronoscalata organizzata proprio dalla nostra società e vorrei fare molto bene visto che corriamo a Palù sulle strade di casa. Punto però anche ad una gara ondulata che ci sarà a Firenze la settimana prossima ed è aperta a tanti tipi di corridori. All’anno prossimo prossimo ci penserò più avanti.
A parte tuo padre, c’è un atleta a cui fai riferimento?
E’ vero, mi sono sempre ispirato a lui, ma ho cercato di imparare a correre guardando i suoi vecchi video e discutendone con lui. Nel presente invece mi piacciono molto Enric Mas e Joao Almeida. Lo spagnolo per una questione prevalentemente fisica dato che sono molto simile a lui. Il portoghese invece per il modo di correre visto che anche lui affronta le salite con grande regolarità. Per il resto devo ancora capire chi sono e dove posso arrivare.