Europeo gravel, la data contestata. Risponde Della Casa

01.10.2024
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Le discussioni sulla concomitanza del 13 ottobre tra gli europei gravel e la prova finale dell’importante circuito Gravel Earth Series in Spagna, sottolineate da Mattia De Marchi (che ha rinunciato alla convocazione azzurra per non perdere l’occasione iberica) tengono ancora banco nell’ambiente. Tanto è vero che è stato un tema discusso in maniera anche più ampia, inerente tutti gli influssi che l’attività e lo sviluppo della nuova disciplina devono avere, proprio negli ultimi giorni iridati a Zurigo.

La concomitanza di europei e finale del Gravel Earth Series ha scatenato forti polemiche
La concomitanza di europei e finale del Gravel Earth Series ha scatenato forti polemiche

Tra una riunione e l’altra, il presidente della Uec Enrico Della Casa non si è tirato indietro ed anzi ha voluto dire la sua sull’argomento, sottoponendosi di buon grado a una serie di domande.

De Marchi nella sua intervista afferma che la data dell’europeo è stata scelta in funzione del Lombardia…

E’ vero, non ho difficoltà ad ammetterlo. Siamo alla seconda edizione e trovare una buona collocazione non era facile. Abbiamo pensato che posizionarlo il giorno dopo la Classica Monumento, per contiguità territoriale, potesse essere una buona scelta, ma non solo pensando ai corridori, a chi se la sentisse di doppiare. E’ anche una scelta pensata per il pubblico, per convogliare tanti appassionati da una parte all’altra del Nord Italia e favorire afflusso di pubblico ad Asiago.

Mattia De Marchi è stato molto critico sulla scelta della data per Asiago, rinunciando all’azzurro
Mattia De Marchi è stato molto critico sulla scelta della data per Asiago, rinunciando all’azzurro
Una scelta che ha destato non poche polemiche…

Ne siamo consci – ammette Della Casa – sapevamo che avremmo scontentato qualcuno, ma è un prezzo da pagare per l’affermazione di questa disciplina, che per ora resta molto legata alla strada, sicuramente più di quanto lo sia alla mountain bike. Le discussioni sulla data non ci hanno lasciato indifferenti, teniamo presente che siamo solo alla seconda edizione. Il prossimo anno valuteremo con molto anticipo la data e la posizioneremo magari anche in un periodo diverso, riguardando tutto il calendario del gravel nel suo insieme.

Il gravel guarda alla strada, ma sta anche seguendo una propria via autonoma?

E’ un processo ancora agli inizi, i numeri di specialisti puri sono ridotti, anche se è indubbio che si stia avanzando in tal senso. Per questo dico che la vicinanza alla strada è ancora una necessità, più che alla mountain bike dove le differenze sono più marcate. Bisogna capire che per noi è ancora un evento nuovo, dobbiamo capire come arrivare a soddisfare tutte le esigenze, a cominciare da quella della partecipazione elevata dal punto di vista numerico che è un “must” per il prossimo appuntamento di Asiago. Sappiamo che commettiamo errori, è un prezzo da pagare al noviziato.

L’appuntamento continentale di Asiago verrà il giorno dopo del Lombardia. Quanti atleti doppieranno?
L’appuntamento continentale di Asiago verrà il giorno dopo del Lombardia. Quanti atleti doppieranno?
Da parte dei vari Paesi c’è una maggiore attenzione?

Sì, indubbiamente e noi dobbiamo spingere perché ci sia una buona attività nazionale – sentenzia Della Casa – facendo le cose per gradi. Organizzare è difficile, ma è solo facendo, sbagliando che si impara. Capisco che intorno all’europeo siano sorte tante critiche, ma spesso prima di parlare bisognerebbe mettersi dalla parte di chi organizza, conoscendo le difficoltà a cui si va incontro…

Avete pensato in futuro di allestire una challenge di appuntamenti continentali, sull’esempio delle World Series?

No e non tanto perché il movimento sia ancora composto da numeri troppo esigui. Noi come UEC abbiamo risorse ridotte, non solo dal punto di vista economico ma anche di forze effettive da impiegare. Vogliamo fare poche cose ma fatte bene. Stiamo spingendo sui nuovi circuiti di mtb, la Coppa Europa per cross country e downhill, non possiamo disperdere risorse e concentrazione. Fra 3-4 anni vedremo a che punto sarà l’evoluzione del gravel e riesamineremo l’idea. In questo momento è importante che ci si muova a livello locale, che sorgano piccole challenge nazionali che possano attrarre il maggior numero di praticanti, che possano soprattutto contribuire alla crescita numerica del movimento. E’ questo il nostro obiettivo comune.

Della Casa garantisce che il prossimo anno il calendario dovrebbe essere rivisto nelle sue date principali
Della Casa garantisce che il prossimo anno il calendario dovrebbe essere rivisto nelle sue date principali
In definitiva a che punto è il gravel?

In una fase di crescita molto forte, lo confermano anche le aziende e lo testimoniano i dati di vendita. Noi dobbiamo andare incontro a questo flusso, che possiamo vedere girando ogni domenica e accorgendoci di quanti modelli ci siano sulle strade e sui sentieri, ogni settimana più della precedente. Su un aspetto però voglio porre l’accento: è importante che ogni singola federazione spinga sulla crescita attraverso l’organizzazione di sempre nuovi appuntamenti, ma tenendo sempre come primo punto discriminante la sicurezza, sulla quale non si deve transigere…

Un europeo con tutto il ciclismo? Della Casa rivendica l’idea

18.08.2023
5 min
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A Glasgow era anche Enrico Della Casa, numero uno dell’Uec. Estremamente incuriosito dall’organizzazione di un evento complesso come la prima edizione di questa sorta di “Olimpiadi della bici”, per trarne ispirazione per nuove idee. A dir la verità, un evento del genere era nei programmi della federazione europea, ma proprio vedendo come in ambito più grande si procedesse per la stessa strada, non se n’era fatto più nulla.

Compressa fra il Tour de France e l’inizio della rassegna iridata, l’Uec aveva intanto allestito la prima edizione degli europei per scalatori. Si sarebbe portati a pensare a una manifestazione di nicchia, eppure di spunti ne ha dati tanti, basti pensare alla vittoria di Grosschartner, alla rinuncia in extremis di Pogacar, all’argento di Gaffuri. Il problema è stata la scarsa promozione dell’evento, praticamente se ne è cominciato a parlare appena finito il Tour e la gara era la domenica dopo…

Felix Grosschartner è stato il primo nome nell’albo d’oro degli europei per scalatori (foto Uec)
Felix Grosschartner è stato il primo nome nell’albo d’oro degli europei per scalatori (foto Uec)

«Eppure la manifestazione era in calendario dall’inizio dell’anno – ride Della Casa alla nostra puntualizzazione – ma effettivamente è risultata un po’ schiacciata nel calendario. Non poteva essere altrimenti, vista la particolarità di questa stagione. Per noi era un test, per capire le sue prospettive, soprattutto considerando che univa vari mondi del nostro panorama, da quello agonistico di vertice a quello amatoriale, tutto unito nello spazio e nel tempo. E’ stato un test, direi ampiamente superato».

L’annuncio della possibile partecipazione di Pogacar in tal senso è stata una fortuna…

Tadej aveva dato la sua disponibilità – precisa Della Casa – e questo ci ha aiutato nella pubblicizzazione dell’evento, poi non ha potuto esserci vista la stanchezza accumulata al Tour e l’imminente impegno mondiale, ma abbiamo apprezzato molto la sua volontà. E’ stata nel complesso una buona esperienza, sulla quale sicuramente ragioneremo per migliorarne l’impatto, perché è un evento che può avere un futuro.

Sui tornanti del San Gottardo gli europei per scalatori torneranno nei prossimi due anni (foto Uec)
Sui tornanti del San Gottardo gli europei per scalatori torneranno nei prossimi due anni (foto Uec)
E’ già in cantiere la seconda edizione?

Sì, resteremo al San Gottardo che ha dato la sua disponibilità per tre edizioni. Oltretutto il supporto della federazione elvetica è forte, verranno disputati lì anche i campionati nazionali, d’altronde abbiamo riscontrato molto interesse da parte di svariate federazioni e nell’ambiente l’idea è piaciuta. Abbiamo intanto avuto l’interesse del Mont Ventoux, per raccogliere l’eredità degli svizzeri, quindi il futuro è tracciato.

Manterrete questa connotazione che permette anche a chi agisce nel mondo delle Granfondo di confrontarsi con gli Elite?

L’idea è quella, anche se uno come Gaffuri è un corridore con tessera assoluta, quindi avrebbe comunque avuto diritto a partecipare. Dare a tutti la possibilità di correre è alla base di questa iniziativa, con la formula della cronoscalata tutti possono registrare il proprio tempo nello stesso giorno. Oltretutto su un tracciato gestito in tutta sicurezza il che non è poco.

Contemporaneamente ai mondiali, a Il Ciocco si sono svolti gli europei giovanili di mtb (foto Uec)
Contemporaneamente ai mondiali, a Il Ciocco si sono svolti gli europei giovanili di mtb (foto Uec)
Che cos’altro proporrete?

Quest’anno lanciamo la Coppa Europa di ciclocross per categorie giovanili, che era un’idea che avevamo da tempo e che abbiamo già rodato per un paio d’anni senza però seguirla direttamente. E’ un’iniziativa che è piaciuta perché ha un alto tasso promozionale, basti guardare a quanti ragazzi provenienti dal ciclocross siano stati protagonisti nelle varie specialità a Glasgow. Oltre non andiamo, l’Uec non ha grandissime risorse e vogliamo fare poche cose ma fatte bene.

E’ vero che una rassegna pluriciclistica come quella scozzese era nei programmi dell’Uec?

Non solo – Della Casa si fa serio – era già stabilita, la prima edizione si sarebbe dovuta svolgere a Minsk in Bielorussia nel 2021, ma poi la pandemia ha fatto saltare tutti i programmi, senza dimenticare i problemi politici nel frattempo insorti. Il calendario è già molto ricco, noi poi facciamo parte del programma della rassegna quadriennale dei campionati europei, lo scorso anno è stato un successo clamoroso. Nel 2026 vogliamo portare tutte le specialità olimpiche proprio come è avvenuto a Glasgow, ma è un impegno oneroso.

I campionati europei si svolgeranno a Drenthe (NED) dal 20 al 24 settembre (foto Uec)
I campionati europei si svolgeranno a Drenthe (NED) dal 20 al 24 settembre (foto Uec)
Quest’anno gli europei prendono il posto della rassegna mondiale come data. Questo dovrebbe dare anche maggiore impatto multimediale…

E’ un caso, avverrà nell’anno della rassegna omniciclistica, ma già dal prossimo anno torneremo alla nostra collocazione abituale di agosto, considerando anche la presenza delle Olimpiadi che rende il calendario ancora più complicato.

Che impressione ha avuto di questa rassegna scozzese?

E’ stato un grande evento – asserisce Della Casa – che ha permesso di conoscere il mondo del ciclismo a 360 gradi. Chi in Italia aveva mai sentito parlare ad esempio della ciclopalla, o del ciclismo artistico o le tante sfaccettature della bmx? Questo mondiale ha dato più visibilità del solito al nostro mondo e poi ha consentito agli atleti paralimpici di convivere con i normodotati, un grandissimo traguardo.

Quest’anno la Uec ha in programma ben 26 manifestazioni spartite fra le varie discipline (foto Uec)
Quest’anno la Uec ha in programma ben 26 manifestazioni spartite fra le varie discipline (foto Uec)
Un’idea quest’ultima che si può ripetere?

Non solo si ripeterà, ma addirittura i prossimi mondiali su strada di Zurigo 2024 abbineranno ancora i due mondi. Noi seguiamo il paraciclismo solo da due anni, non avevamo le strutture organizzative per farlo bene. La richiesta che ci arriva è di fare altrettanto e seguiremo questa indicazione per la strada, probabilmente dal 2025. Per la pista è più difficile visto quel che serve, anche a Glasgow che pure ha un impianto all’avanguardia hanno avuto problemi.

U23 donne, categoria in rampa di lancio anche su strada

01.10.2021
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In occasione della conferenza stampa di presentazione dei mondiali australiani 2022 si è parlato anche della categoria U23 donne. Una categoria che di fatto su strada “non esiste” per l’Uci.

Quella sera, in un lussuoso hotel di Leuven, ha preso parte a questa conferenza stampa anche Enrico Della Casa, presidente della Uec e anche vicepresidente Uci. Ebbene con lui abbiamo approfondito questo discorso che, a quanto pare, ha radici ben fondate. Insomma non si tratta solo di “gender equality”, ma ci sono discorsi tecnici alle spalle.

Enrico Della Casa oltre ad essere il presidente Uec, da qualche giorno è anche uno dei vicepresidenti Uci
Enrico Della Casa oltre ad essere il presidente Uec, da qualche giorno è anche uno dei vicepresidenti Uci
Enrico, si è parlato di poter vedere le donne U23 già a Wollongon il prossimo anno: è così? Cosa bolle in pentola?

Se ne è parlato, ma per ora dico subito che non c’è nulla di ufficiale. L’Uci ha detto che le donne elite e U23 potrebbero partire insieme e fine gara potrebbero essere assegnate due maglie: una alla prima elite e una alla prima under. Una corsa, due classifiche separate. Ma, ripeto, non c’è nulla di ufficiale.

La Uec però non fa così…

No, noi già da qualche anno abbiamo visto che il formato delle under 23 funziona. Avevamo il timore di una scarsa partecipazione, invece non è stato così. A Trento nella crono delle under c’erano 35 partenti e più o meno le stesse erano le elite, dunque dei buoni numeri. Molte Nazioni ci spingono a chiedere all’Uci di introdurre questa categoria anche ai mondiali. Vuol dire che ce n’è bisogno.

Perché?

Per proteggere le ragazze. Per dare loro delle possibilità in più. Questa categoria è un cuscinetto. E soprattutto in pista in termini di sviluppo fisico si troverebbero a fare un bel salto.

Nel cross e nella Mtb però questa categoria già esiste nell’Uci…

In Mtb ce l’hanno da anni. Nel cross, noi in Uec introducemmo le under 23 nel 2015, accorpandole con le junior. Poi dal 2017 facemmo due partenze distinte. L’unica imposizione che abbiamo introdotto è che se un’atleta decide di gareggiare con le elite, non può più tornare indietro. E devo dire che è una regola approvata anche dalle singole Nazioni. Serve più che altro a non far scegliere all’atleta se partecipare a questa o a quella categoria in base alla sua condizione (o alle caratteristiche del percorso più o meno congeniali, ndr). In tal senso mi viene in mente la fortissima biker svizzera Sina Frei. Lei ha corso tutti gli anni che doveva tra le under 23 pur avendo la possibilità di competere ad alto livello con le elite. Questo cosa significa? Che questa categoria serve. E a noi dice che va supportata.

Perché non c’era in passato?

Forse per il timore di non avere numeri sufficienti. E fu anche un timore nostro, bisogna dirlo. Ricordo che in commissione strada qualcuno più “vecchio” si disse contrario.

Nella Mtb la categoria U23 donne già esiste. Ecco l’austriaca Mona Mitterwallner nei recenti mondiali in Val di Sole
Nella Mtb la categoria U23 donne già esiste. Ecco l’austriaca Mona Mitterwallner nei recenti mondiali in Val di Sole
E poi si va verso la parità dei sessi in tutto…

Esatto. Guardate l’Uci: il prossimo anno ai mondiali, la crono delle donne elite misurerà la stessa distanza di quella degli uomini elite. Un qualcosa che noi abbiamo introdotto già nel 2019. Percorsi uguali per juniores, under 23 ed elite, maschili e femminili. Tra l’altro una soluzione molto apprezzata anche dalle Tv. L’eurovisione ci ha detto che è un buon fomat: gare che durano un’ora e via. E poi va bene anche agli organizzatori che hanno un solo percorso da gestire.

Quanto incide sui costi questa categoria?

Bah, sui dorsali da stampare e sulla benzina delle staffette! No, a livello finanziario praticamente non incide se non davvero in minima parte, semmai richiede un maggiore sforzo organizzativo, più forza umana.

L’introduzione di questa categoria consente alle ragazze di crescere più gradualmente?

Io piuttosto dico che serve a proteggere le piccole nazioni. Pensiamo a quelle ragazze di Federazioni meno sviluppate che a 19 anni si ritroverebbero con le grandi. Un salto grande, forse esagerato, che alla lunga potrebbe spingerle a lasciare, potrebbero perdere motivazione. Mentre se sai di gareggiare con delle tue coetanee è diverso. Tu sai che per quattro anni il livello è quello. Per me, ripeto, è molto importante soprattutto per la pista, in cui l’età della maturazione è un po’ più in là. In Uec facciamo un europeo l’anno e già questo serve a motivare le under 23 (e le altre categorie). Abbiamo introdotto questa categoria anche nella Bmx, in cui l’età della maturazione è più bassa. Figuriamoci quanto ci crediamo…

Insomma anche in sede Uci, la Uec e il crescente movimento femminile potranno farsi sentire e portare avanti questo bel progetto. Il successo mediatico ed organizzativo visto a Trentino 2021 (in apertura Vittoria Guazzini regina della crono U23 femminile) la dice lunga.

Europei di Trento: arriva Simoni e ne ha per tutti

19.07.2021
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Qualche giorno fa a Milano è stato sollevato il velo sull’estate a due ruote del Trentino. E così, oltre a svelare l’approdo della Coppa del mondo di ciclocross a Vermiglio, si è parlato molto dei campionati europei, che (fra cronometro e strada) si svolgeranno a Trento dall’8 al 12 settembre.

In attesa di descriverveli nei dettagli quando saremo più vicini all’appuntamento, appena il discorso è arrivato alla prova degli uomini, ha destato qualche stupore il fatto che essa si correrà sulla distanza di 179,2 chilometri, tipica a partire dal 2019 ma decisamente insolita vista l’importanza del titolo che assegna. Perciò se nessuna reazione l’annuncio del chilometraggio ha suscitato in chi era al corrente dell’abitudine ormai invalsa, agli ex atleti presenti è sorta qualche perplessità.

Ecco l’altimetria della prova in linea dei professionisti
Ecco l’altimetria della prova in linea dei professionisti

Italiani ed europei

Se Francesco Moser si è limitato a dire che quando correva lui, le corse erano tutte mediamente più lunghe, Simoni ha fatto un’interessante distinzione. Il trentino in particolare ha puntato l’attenzione su quella che a suo dire è un’incomprensibile differenza fra gli europei e i campionati italiani e con questo argomento si è rivolto al presidente Dagnoni.

«Ho sempre detto – spiega Simoni – che 250 chilometri a fine giugno per il campionato italiano non sono per i corridori e tantomeno per il pubblico. Non a caso, negli ultimi anni non l’ho mai fatto. Per bene che lo finisci, poi stai male per tre giorni, perché si corre ormai nelle giornate più calde dell’anno. C’è poca gente e secondo me chi si occupa dei calendari, non ci sta capendo molto. E se la data è bloccata, allora caliamo la distanza, perché 180-200 chilometri sono ancora respirabili. Oltre no».

Gilberto Simoni, seduto accanto a Francesco Moser ha parlato della lunghezza della gara (foto Giacomo Podetti)
Gilberto Simoni, seduto accanto a Francesco Moser ha parlato della lunghezza della gara (foto Giacomo Podetti)

Uec ed Eurovisione

Il tema della distanza in effetti è singolare. La prima edizione degli europei, vinti da Sagan a Plumelec, si corse sulla distanza di 232,9 chilometri e così fino al 2018 con i 230,4 chilometri di Glasgow. La riduzione avvenne l’anno dopo, nel 2019 ad Alkmaar, con la vittoria di Viviani sulla distanza di 172,6 chilometri. Il perché lo abbiamo chiesto al presidetnte della Uec, l’italiano Enrico Della Casa.

«Si prese la decisione a fine 2018 – conferma – insieme all’Eurovisione. Decidemmo di limitare il chilometraggio della prova su strada degli uomini elite, mettendo il tetto dei 180 chilometri. Si voleva vedere se ne sarebbero derivate gare più vivaci e senza quelle fughe un po’ noiose in partenza, tipiche ad esempio dei mondiali. Il risultato finora ci sta dando ragione, perché le corse sono state interessanti e le hanno vinte tutti grossi nomi.

«Nello stesso contesto, si è deciso di uniformare per tutti la lunghezza delle crono: uguali per tutti e in un range tra i 20 e i 30 chilometri. Molti dicono che per i pro’ siano brevi, ma è divertente vedere i confronti sui tempi che fanno i più giovani dopo aver corso sullo stesso percorso dei grandi. Per ora è così, se poi il Direttivo vorrà ripensarci, dopo Trento faremo il punto della situazione».

Borracce e rifiuti

Simoni precisa che l’europeo di Trento sarà duro e che la sua attenzione resta focalizzata sulle gare tricolori. Il ciclismo, dice, non ha una visione compatta. Si cambia per compartimenti isolati ed è dura convincere qualcuno della bontà dell’innovazione di un altro.

«E’ tutto uguale a quando ero esordiente – il trentino rincara la dose – quando non ci si rendeva conto di far parte di questo mondo. Prendiamo il discorso delle borracce. Vi pare normale che ancora le buttino? Ed è normale tirare una borraccia addosso a qualcuno? Possono mettere tutte le green zone che vogliono, ma diventano discariche. Credo che i corridori potrebbero prestare più attenzione a queste cose e portarsi i rifiuti all’arrivo. Non tanto per loro, ma per l’esempio che danno.

«Il fatto che si vieti di tenere le braccia come nelle crono per un professionista magari è un’ingiustizia, ma quando vedo che lo fanno anche i giovanissimi, allora dico che non va. Tempo fa ero in Friuli a una gara di giovani. Eravamo in mezzo alle montagne e c’era uno che non saliva neanche a spinta. E cosa ha fatto quando è arrivato in cima? Ha buttato le borracce. L’esempio deve partire dall’alto…».

Enrico Della Casa, presidente Uec, ha spiegato il perché del limite a 180 chilometri (foto Giacomo Podetti)
Enrico Della Casa, presidente Uec, ha spiegato il perché del limite a 180 chilometri (foto Giacomo Podetti)

I diritti degli atleti

Però non si può puntare sempre il dito sui corridori e Gilberto lo sa bene, avendo ben chiaro il ricordo di quando era ancora in gruppo.

«Vi faccio l’esempio delle volate – dice – che a me piacciono molto. Mi piace vedere queste sfide spalla a spalla, in cui a volte ci può scappare la caduta. Bisognerebbe vietare il contatto, soprattutto se c’è chi esagera. Ma mentre sono a pensare a queste cose, mi viene da pensare che il Tour al contrario esalta le cadute. Quando presentano l’edizione dell’anno dopo, le prime immagini del video che proiettano sono sempre dedicate alle cadute più spettacolari. Se però succede che i corridori si lamentano per la sicurezza, magari ragazzi che neanche guadagnano fortune, le loro ragioni non vengono mai ascoltate. Perché? Non fanno parte dello stesso gioco? Se il Tour esalta le cadute va bene, mentre se un corridore si lamenta per la sicurezza no? E’ questo che non mi va giù. Il mondo del professionismo dovrebbe essere il meglio dello sport, ma certe volte…».

Della Casa 2021

Della Casa: «La Coppa Europa deve dare spazio a tutti»

18.06.2021
4 min
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Il progetto va avanti. Le obiezioni portate in sede italiana dal Ct Fausto Scotti non sono cadute nel vuoto, anzi entrano a far parte del bagaglio con il quale la Coppa Europa di ciclocross prepara il suo esordio nel prossimo inverno. L’agenda di queste ore per il presidente dell’Uec Enrico Della Casa è estremamente ricca, ma la nuova idea relativa al ciclocross è alla base della sua azione, anche perché non si tratta di un’idea estemporanea.

«Il Covid ci ha notevolmente rallentato – spiega Della Casa – il progetto infatti è del gennaio 2020 e avevamo intenzione di presentarlo a tutte le nazioni europee a marzo, ma poi come noto si è fermato tutto e quindi abbiamo dovuto posticipare l’idea di oltre un anno e senza poter dare quell’impronta che avremmo voluto. Dobbiamo andare avanti un po’ per gradi, ma il suo lancio è fondamentale nell’ottica della promozione del nostro mondo».

Giro d'Italia ciclocross 2021
Tappa del Giro d’Italia Ciclocross a Porto Sant’Elpidio: l’Uec pensa di coinvolgere in Coppa un paio di gare italiane
Giro d'Italia ciclocross 2021
Tappa del Giro d’Italia Ciclocross a Porto Sant’Elpidio: l’Uec pensa di coinvolgere un paio di gare italiane
Com’è stata accolta l’idea dalle varie federazioni?

Molto bene perché soprattutto si è ben compreso che la nostra volontà era quella di proporre qualcosa di intermedio. Vogliamo inserirci fra l’attività locale e quella di vertice, costituita da Coppa del Mondo e grandi eventi, quasi del tutto localizzati in Belgio e Olanda. Molte nazioni non hanno budget sufficienti per affrontare questi eventi e la Coppa Europa può essere il giusto tramite per crescere a costi contenuti. 

Che formula avete pensato per la Coppa?

Noi ci siamo ispirati soprattutto all’identico circuito riservato alla Bmx e agli Europei giovanili di Mtb: vogliamo soprattutto che non sia una challenge riservata solo alle nazionali, che si debba essere selezionati, ma che sia aperta anche alle rappresentative locali e alle formazioni private. Deve essere un modo per fare esperienza vera, in Paesi dove altrimenti mancherebbe un reale confronto per crescere.

Coppa Mondo Tabor 2020
La Coppa Europa dovrebbe svilupparsi in più Paesi, a ovest come a est (qui a Tabor, Repubblica Ceka)
Coppa Mondo Tabor 2020
La Coppa Europa dovrebbe svilupparsi in più Paesi, a ovest come a est (qui a Tabor, Repubblica Ceka)
A quante prove avete pensato?

L’idea di base era di 12 gare nel corso dell’anno, ma per questa prima stagione crediamo che già averne 4-5 sarà un grande risultato. E’ un’edizione forzatamente sperimentale, che ci servirà per trovare i giusti equilibri. Noi vogliamo attirare piccole realtà organizzative che possano attraverso la Coppa Europa fare il salto di qualità a livello internazionale. 

Un’obiezione portata al lancio di quest’iniziativa è legata al timore che il calendario diventi troppo oneroso per i più giovani, considerando gli impegni scolastici che, con l’allontanarsi della pandemia, dovrebbero diventare più massicci e in presenza…

Proprio per questo abbiamo scelto di non allestire eventi nuovi, ma di chiedere a organizzatori di gare già esistenti di aderire al progetto, in modo da non intaccare il totale degli impegni agonistici dei ragazzi. Non solo: noi pensiamo che essi non debbano essere sottoposti a lunghe trasferte che toglierebbero tempo agli studi, potrà quindi capitare anche la contemporaneità di prove di Coppa in zone diverse dell’Europa, strutturando il sistema di punteggi e classifiche in modo da tutelare tutti.

Europei ciclocross 2020
Tra gli obiettivi della challenge quello di far uscire il ciclocross dal dualismo Belgio-Olanda che rischia di schiacciarlo
Europei ciclocross 2020
Tra gli obiettivi della challenge quello di far uscire il ciclocross dal dualismo Belgio-Olanda che rischia di schiacciarlo
In questo modo si può uscire dal duopolio Belgio-Olanda che caratterizza in modo molto stringente il mondo del ciclocross?

Belgio e Olanda restano i riferimenti assoluti, ma come detto per molti sono quasi irraggiungibili, noi dobbiamo dare modo a tutti di fare attività internazionale, sfruttando Paesi come Spagna, Francia, la stessa Italia dove l’attività è tanta e di ottimo livello organizzativo. A lungo andare questo potrà anche influire su un nuovo disegno delle gerarchie internazionali, con campioni sparsi per i vari Paesi, ma ci vuole tempo.

Con l’ingresso nella Coppa Europa della categoria allievi, solamente il ciclismo su strada non ha manifestazioni internazionali loro riservate. Ci state pensando?

Sì e abbiamo già due progetti in cantiere, uno simile alla Coppa Europa di ciclocross e un altro che sia un evento europeo a sé stante, forse non un vero e proprio campionato europeo ma una sorta di festival continentale della categoria, che coinvolga i ragazzi con le loro famiglie. Il problema con il ciclismo su strada è che abbiamo limiti di partecipazione, non possiamo pensare a eventi per migliaia di competitori. Dobbiamo prendere le misure, per questo sono due cantieri aperti.

Giro d'Italia Sant'Elpidio ciclocross

Coppa Europa, per Scotti una buona idea arrivata tardi

16.06.2021
4 min
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La notizia emersa a inizio settimana è passata un po’ inosservata, forse perché questo non è certo periodo di ciclocross, eppure ha una forza dirompente: la Uec ha approvato la costituzione della Coppa Europa, nuovo circuito internazionale riservato alle categorie giovanili, dalla neonata Under 17 fino agli Under 23, tutti in gara alla domenica e ai Master, che invece affronteranno la gara al sabato.

Tra i fautori dell’idea in tempi non sospetti c’è il responsabile tecnico della nazionale Fausto Scotti, che però non appare molto convinto dai primi sviluppi: «Per ora sono solo linee guida, ma ci sono alcuni passaggi che non mi convincono e conto di parlarne direttamente con il presidente dell’Uec Enrico Della Casa, a cominciare dalla tempistica».

Scotti Giro d'Italia CC 2021
Fausto Scotti, Ct della nazionale di ciclocross, era stato fra i primi a lanciare l’idea della Coppa Europa
Scotti Giro d'Italia CC 2021
Fausto Scotti, Ct della nazionale di ciclocross, era stato fra i primi a lanciare l’idea della Coppa Europa
Che cosa non va?

L’annuncio del circuito è arrivato quando tutti i calendari, sia dell’Uci che quelli nazionali, sono stati ufficializzati e si tratta di calendari già molto ricchi di prove. Ora, introducendo anche la Coppa Europa, i ragazzi non avranno praticamente soste per tutto l’anno. Inoltre bisognerà vedere chi si sobbarcherà l’onere organizzativo considerando che solo di diritti ci sono 2.500 euro da versare. A ciò si aggiunga che potrebbe verificarsi la contemporaneità fra gare di Coppa del Mondo e di Coppa Europa, a quel punto che scelte deve fare una Federazione?

L’Uec per ora ha aperto la campagna di sottoscrizione fino al 30 giugno, tempo limite per effettuare le richieste, ti aspetti che ne arriveranno tante?

Non lo so, ma quel che è certo è che andava stabilito un tetto di prove disponibili. Uci e Uec diciamo che non sempre vanno nella stessa direzione. Un’altra cosa che dalle linee guida non si evince è se le gare saranno come quelle di Coppa del Mondo, ossia con la partecipazione esclusivamente di atleti delle nazionali, o aperte a tutti, il che metterebbe i ragazzi a rischio di cadute e incidenti.

Giro d'Italia ciclocross 2021
Calendario davvero ricco per il ciclocross nel 2021-22, con ben 19 gare nazionali
Giro d'Italia ciclocross 2021
Calendario davvero ricco per il ciclocross nel 2021-22, con ben 19 gare nazionali
Hai avuto modo di confrontarti con i tuoi colleghi stranieri?

Ho parlato con i tecnici di Belgio e Francia e sono perplessi come me. D’altronde in Italia abbiamo il calendario più ricco in assoluto, tutti hanno richiesto la gara nazionale per prevenire annullamenti dovuti all’eventuale pandemia. In questo modo ci sono 19 date occupate, senza contare che sono state stabilite ben 16 tappe di Coppa del Mondo. Il problema non è di poco conto: abbiamo a che fare con ragazzi che hanno la scuola, ogni trasferta significa partire al giovedì, quanti giorni di lezione salteranno? Bisogna pensare anche a questo, poi ci sono i costi di trasferta.

A quanto ammontano?

Il calcolo è presto fatto: considerando una decina di corridori in totale fra le varie categorie, bisogna prevedere almeno 6 meccanici e un massaggiatore più due accompagnatori, non bastano 6.000 euro. Noi con quel budget svolgiamo tutta l’attività interna…

Della Casa Europei 2019
A sinistra Enrico Della Casa, appena nominato presidente Uec: la Coppa Europa è la prima novità
Della Casa Europei 2019
Enrico Della Casa, appena nominato presidente Uec: la Coppa Europa è la prima novità
Quindi è un’idea da bocciare…

Non ho detto questo, ma bisogna saperne di più e modularla in base alle reali esigenze delle categorie giovanili. Io sono da sempre fautore di un’attività di qualità, di confronti internazionali per crescere, ma bisogna farlo a ragion veduta. Io avevo anche dato la disponibilità ad organizzare gli Europei Giovanili nell’ultimo inverno, in piena pandemia, poi non se n’è fatto nulla.

Quindi che cosa proponi?

Di rivedere il progetto, magari lanciandolo per questa stagione solo a livello sperimentale e proporlo in una versione più definita il prossimo anno. Noi siamo sempre pronti a dare una mano alla Uec, soprattutto perché dare ai ragazzi occasioni di confronto è sempre un bene, ma senza appesantirli troppo, sono sempre ragazzi…

Enrico Della Casa

Della Casa presidente UEC?Ecco cosa dice…

06.12.2020
4 min
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L’investitura di Enrico Della Casa da parte di Renato Di Rocco è il filo conduttore di un lavoro iniziato sette anni orsono. 

Della Casa è segretario generale dell’Unione Ciclistica Europea e il nostro presidente federale, che a sua volta è vice presidente dell’Uci, lo ha “proposto” come candidato ideale in vista delle prossime elezione nella primavera 2021. Un “endorsement” avrebbero detto gli inglesi.

Salve Della Casa: come nasce l’idea della candidatura Uec?

Ad oggi la candidatura non è ancora aperta. Ufficialmente la corsa si aprirà il 22 dicembre prossimo e si chiuderà il 5 febbraio, vale a dire 30 giorni prima dell’elezione. Pertanto non posso parlare più di tanto, però l’idea è concreta. Sono al fianco di Di Rocco da molti anni, lavoriamo in squadra.

ciclocross sabbia
Tanto ciclocross nel futuro della UEC
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Tanto ciclocross nel futuro della UEC
Sicurezza, giovani, calendari, tasse.. c’è molto sul banco.

Sicurezza, la Uec non agisce tanto sui regolamenti e non ha potere su determinate decisioni, quelle spettano all’Uci. Io posso dire che sono in questo ente dal 2013 e da allora abbiamo organizzato sempre più eventi. Abbiamo fatto parecchio, specie per i settori della Mtb, della Bmx e continueremo a lavorare in queste direzioni. Abbiamo un calendario, tra coppe e campionati, corposo che ha assunto una propria identità.

Quali sono i settori in cui intervenire?

C’è da lavorare su tutto. Su Mtb e Bmx abbiamo fatto molto con le Coppe europee giovanili e il prossimo passo è quello di estendere il progetto al ciclocross. Il cross è una disciplina che sta crescendo molto, che riscuote interesse sempre in più Paesi e non solo in Olanda e in Belgio. L’idea è quella d’ideare una Coppa Europea per le categorie allievi, junior e U23, non quella elite perché per questa categoria c’è già un calendario strutturato. Noi vogliamo estendere questa attività anche alle nazionali che non hanno troppa possibilità di gareggiare in campo internazionale, che non riescono ad organizzare eventi importanti. Vogliamo “esportare” il cross nei Paesi crescenti. Come? Organizzando eventi low cost, magari dandogli anche una mano in quanto a logistica. 

Ma come portare i giovani a viaggiare? Non è facile. Spesso le squadre giovanili non hanno i fondi…

Ipotizziamo una gara per “settore”, per esempio Portogallo, Spagna e Sud della Francia. E poi una zona balcanica, il Nord Europa con Paesi scandinavi e baltici… Si potrebbero appoggiare le rispettive Federazioni e i vari comitati organizzatori. Poi proprio perché le squadre giovanili non hanno molti fondi per poter viaggiare immaginiamo queste aree, affinché gli spostamenti si possano ridurre al massimo, partendo il venerdì sera dopo la scuola e rientrando la domenica sera. Per questo le corse sarebbero la domenica mattina. E poi parliamo di una gara per settore, non di 50 corse.

C’è già un bel lavoro in ottica giovani…

Sì, i nostri eventi per loro partono dall’età di 7 anni, nella Bmx. Presto ci sarà anche un calendario europeo per le categorie esordienti ed allievi per quel che riguarda la downhill, come c’è già per il cross country. Chiaramente Dh con dei tracciati adatti alle loro esigenze. E non è finita…

Prego…

Vogliamo lanciare un circuito di eventi su pumptrack e promuovere il ciclismo artistico. Di questa disciplina ci sono i campionati europei da 20 anni, ma la visibilità non è molta.

Insomma si vuole anche rifare la “faccia” al ciclismo, per cui la bici non è solo fatica, ma c’è anche l’aspetto ludico?

Più che altro si vuol dare il giusto riconoscimento a chi pratica queste discipline perché vi si lavora sodo e per molte ore.

ciclismo artistico
Ciclismo artistico
ciclismo artistico
Ciclismo artistico
E la strada?

Quella va da sé. Sulla strada l’interesse è sempre alto. Dico solo che da quando abbiamo introdotto il campionato europeo per i professionisti, dal 2016 abbiamo quadruplicato gli ascolti. I team nazionali e gli stessi corridori amano partecipare a questo evento. Certo, non siamo un mondiale e neanche vogliamo esserlo, ma la qualità dei partecipanti è sempre buona. Siamo una via di mezzo tra il mondiale e gli eventi nazionali. E poi fare queste gare è uno stimolo anche per le Federazioni.

In che senso?

Quando si prendono medaglie internazionali, le Federazioni possono andare dai rispettivi Governi e Comitati olimpici e chiedere i fondi. Perché questi vengono assegnati solo in base ai risultati. Alla fine si genera un meccanismo virtuoso: più gare, più risultati, più fondi… e il movimento cresce.

Sicurezza, se ne parla sempre molto. Cosa si può fare?

Come detto non è nostra competenza, però l’idea è quella di coinvolgere molto di più il CPA e portarli già a tre mesi dalla data di svolgimento a fare i sopralluoghi dei percorsi.

Ultima domanda: ma un pensiero a candidarsi alla Fci lo ha mai fatto?

Ah, ah… no! C’è già tanto da fare in Europa. Non è mai stata un’ipotesi presa in questione, anche perché io sono cresciuto in campo internazionale e non avrei le conoscenze del tessuto italiano. 

Cadel Evans Greta Ocean Race

Calendario 2021, vince l’ottimismo

20.11.2020
3 min
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Che calendario ci sarà nel 2021? Se ci si volta indietro, ancora si sentono gli speaker, tanto la stagione è finita tardi, ma se si guarda avanti ecco che quella nuova non è così lontana. L’effetto covid però non solo non si è fermato, ma continua a porre punti interrogativi a dir poco giganteschi anche sul 2021. Tuttavia l’esperienza acquisita quest’anno da tutto il circus del ciclismo (team, organizzatori, Enti…) a qualcosa è servita.

Niente allarmismo

La situazione della pandemia su scala mondiale non è certo rosea nonostante l’annunciato arrivo del vaccino nei primi mesi del 2021. Se si dovesse organizzare adesso, partendo da zero sarebbe un bel problema. Sarebbe come tornare indietro di 10 mesi: nessuno sapeva come fare.

San Juan 2020, l’arrivo nell’autodromo Villicum
San Juan 2020, l’arrivo nell’autodromo Villicum

I calendari sono messi in discussione, tanto più dopo la rinuncia neanche così recente delle gare australiane e asiatiche, a partire dal Tour del Langkawi la più importante di quella zona. Queste infatti sono le prove che da diversi anni tengono a battesimo l’inizio della stagione del grande ciclismo. 

Lo stop dell’Australia è legato soprattutto ad una logistica lunga e costosa. La grande isola (quasi un Continente) è molto attenta ai flussi e alle contaminazioni da sempre, figuriamoci in questo periodo. A team, media, addetti ai lavori sarebbero stati imposti troppi giorni di isolamento preventivo. Pertanto Down Under e la Cadel Evans Great Ocean Race (foto in apertura) hanno dato l’arrivederci al 2022.

Argentina salva!

Sorride, invece, l’altra parte (ciclistica) del mondo. Almeno per ora infatti è stata confermata la Vuelta a San Juan in Argentina (24-31 gennaio), “l’alter ego” dell’Australia, nonostante il virus in Sud America viaggi più spedito che in Oceania. 

Gli organizzatori hanno previsto la bolla e potranno usufruire della logistica di un autodromo, il Villicum a una mezz’ora d’auto da San Juan. L’occhio lungo di Giovanni Lombardi (da sempre vicino all’organizzazione) e di Roberto Amadio durante i mondiali di Imola ha acceso sin da allora la speranza concreta di vedersi disputare questa bellissima corsa, che tra l’altro senza il DownUnder rischia di avere un super parterre. E in tal senso vince anche Marco Selleri. E’ stato il primo a riallestire eventi (Extragiro, luglio) e la sua speranza era anche quella di dare fiducia agli altri colleghi affinché facessero lo stesso: ci è riuscito! Sempre in Sud America, in calendario ci sono poi diversi campionati nazionali e il Giro di Colombia (9-14 febbraio).

In Medio Oriente semaforo verde anche per Oman (9-14 feabbraio), l’anno scorso fermata per la morte del sultano Qaboos bin Said, e UAE Tour (21-27 febbraio) dove scoppiò la pandemia anche in gruppo.

L’anno scorso la classica ligure si disputò regolarmente
L’anno scorso la classica ligure si disputò regolarmente

Della Casa e l’Europa

Quindi che calendari ci aspettano?

«La mia opinione – dice Enrico della Casa, segretario generale della UEC – è che le gare si faranno e saranno molte, specie in Europa. Come abbiamo visto il discorso della bolla ha funzionato e le corse siamo riusciti a portarle a casa. 

«I nostri eventi, vale a dire i campionati europei e alcune altre gare che controlliamo direttamente, sono tutti confermati per il 2021: strada, pista, ciclocross, Mtb e Bmx. Per la presenza del pubblico bisognerà attendere, immagino, soprattutto per quanto riguarda la pista che si svolge in ambiente chiuso. Però abbiamo dimostrato che con la buona volontà e le giuste competenze le corse si organizzano».

La prima gara in Europa, che in teoria dovrebbe ritrovare una centralità più forte che mai, sarà il Gp Valencia il 24 gennaio (addirittura una novità per i pro’), poi man mano tutte le altre “classiche”: le gara maiorchine, l’Etoile de Besseges, la Valenciana… fino ad arrivare al Trofeo Laigueglia, prima gara in Italia, in programma  il 3 marzo.