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Valtellina Bike Magazine: un territorio tutto da sfogliare

29.04.2023
5 min
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«La Valtellina è perfetta per avvicinarsi gradualmente alla bicicletta, è una destinazione da scoprire sulle due ruote, iniziando dal fondovalle, seguendo il Sentiero Valtellina o la Ciclabile Valchiavenna, fino a scalare le grandi montagne».

Parole che hanno scolpita l’esperienza, parole di un atleta che a soli 11 anni ha scalato lo Stelvio. Ivan Basso è tra gli innumerevoli interpreti che hanno dato il proprio contributo alla realizzazione del Valtellina Bike Magazine 2023

Un contenitore di racconti, iniziative e itinerari che si districano tra le infinite bellezze di un luogo unico come quello della Valtellina. Pagine da sfogliare che fanno pregustare una vasta proposta di spunti, salite ed eventi in grado di fare innamorare di uno sport e un territorio. 

Un contenitore di emozioni

Una raccolta suddivisa in 76 pagine, che racchiudono in modo sintetico, ma allo stesso tempo dettagliato, una serie approfondita di offerte che un territorio come la Valtellina è in grado di regalare. 

«E’ un magazine – dice Lucia Simonelli, project manager di Valtellina Turismo – specializzato sulle due ruote. Questa idea è nata dalla necessità di sintetizzare in un unico racconto che rinnoviamo di anno in anno, tutta l’offerta legata alle due ruote che c’è in Valtellina. Siamo convinti che questo territorio sia il paradiso della bici e molte volte è difficile far scoprire quanto ci sia in questo meraviglioso scenario. Il magazine contiene tutto il filone del cicloturismo, mtb, ciclismo su strada, gravel e ovviamente tutta la rassegna eventi.

«Siamo arrivati ormai quasi ad una stampa di 20.000 copie per la versione italiano/inglese più altre 4.000 copie per la versione italiano/tedesca. E’ prevista inoltre una condivisione durante il Giro d’Italia con uno stand Valtellina che si troverà al villaggio di partenza. Un’altra iniziativa invece si lega a più di 150 negozi specializzati nella vendita bici nel Nord Italia».

Le salite che hanno fatto la storia del ciclismo circondano la Valtellina
Le salite che hanno fatto la storia del ciclismo circondano la Valtellina

Racconti ed eventi

Gli eventi e le iniziative che sono contenute nella proposta turistica sono svariate. La Reatica Classica, un angolo che unisce Lombradia e Svizzera a colpi di pedale. Enjoy Stelvio Valtellina, 14 date dove è possibile affrontare passi iconici come appunto Stelvio, Gavia e tanti altri senza lo stress del traffico. E ancora, la Gravel Marathon, il Melavì Ebike Festival, il Wine Bike Tour, e molto altro.

«In questi anni – prosegue Lucia Simonelli – il magazine si è evoluto anche sotto il punto di vista editoriale. In questa edizione abbiamo ospitato le recensioni di ambassador, amanti del territorio e atleti professionisti. Appassionati delle due ruote che amano percorrere la Valtellina in bicicletta. Questo racconto in prima persona delle salite più iconiche fa sì che il lettore si possa immedesimare nelle esperienze prima di viverle in prima persona.

«Abbiamo trovato grande disponibilità da parte di queste persone e ovviamente anche dagli atleti pro’ come Andrea Bagioli o ex come Ivan Gotti. Sono conoscitori e primi fruitori di questo territorio e hanno quindi piacere di parlarne e raccontare le emozione che provano nell’attraversarlo».

Il territorio è accessibile con bici da strada, gravel, Mtb ed ebike secondi diversi gradi di difficoltà
Il territorio è accessibile con bici da strada, gravel, Mtb ed ebike secondi diversi gradi di difficoltà

Enogastornomia e benessere

Lo sport è sinonimo di benessere. Un mezzo in grado di veicolare gli appassionati verso uno stile di vita sano. Oltre a questo il territorio italiano ha la fortuna di godere un’educazione alimentare e prodotti tipici che si sposano perfettamente con lo stesso obiettivo. Nello specifico la Valtellina è produttrice di prodotti tipici che sono pilastri della buona e sana alimentazione.

«La proposta della Valtellina – spiega Lucia Simonelli – è un’offerta integrata. Chi viene sul nostro territorio lo fa per le inziative legate alla bici, ma viene comunque richiamato dai sapori e dalle nostre peculiarità enogastronomiche. I nostri prodotti tipici, come per esempio nello specifico la Bresaola della Valtellina IGP, è uno dei prodotti che si presta molto bene ad una dieta sana e anche un ottimo ristoro per coloro che vanno in bici. Nella sezione di quest’anno abbiamo approfondito la Bresaola e le sue proprietà, ma abbiamo parlato anche del pane di segale e dei suoi benefici, dello yogurt intero e della Cupeta, dolce con miele e noci».

I momenti di convivialità non mancano anche grazie alle attività rivolte all’enogastronomia. Non manca neppure la birra artigianale
I momenti di convivialità non mancano. E non manca neppure la birra artigianale

Cicloturismo e territorio

La Valtellina è quindi un ecosistema pronto ad accogliere le due ruote con luoghi appositamente studiati, salite che hanno fatto la storia, ma anche iniziative ed eventi aperti a tutti.

«Sicuramente – conclude Simonelli – tutta la parte del cicloturismo ha un grande potenziale. Le ricerche che vengono svolte a livello nazionale e internazionale lo dimostrano. Le persone stanno sposando sempre di più queste modalità di scoperta del territorio. Inoltre come sappiamo la bici è un mezzo sostenibile che permette di addentrarsi in luoghi che normalmente non sarebbero accessibili se non a piedi. La ricetta perfetta sta nell’insieme di tutti questi fattori abbinati a un territorio come la Valtellina che si presta tantissimo ad offrire diversi percorsi e possibilità per amanti della bici ma anche a neofiti e principianti».

Valtellina

Piganzoli e la Valtellina: è vero amore

21.03.2023
5 min
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Passeggiate, pedalate e panorami. Davide Piganzoli ama ogni metro della sua Valtellina e lo si percepisce dal modo in cui ce l’ha raccontata. Il classe 2002 di Morbegno, si è innamorato del ciclismo pedalando su una bici da corsa a 8 anni rivolgendo lo sguardo ai colossi da scalare che costellano la galassia della Valtellina.

La passione per la bici è di casa, infatti Davide è compaesano e compagno di squadra di Francesco Gavazzi di qualche anno meno giovane (38 anni). I due pro’ della Eolo Kometa Cycling Team viaggiano per il mondo a correre qua e là e per loro il ritorno a casa ha sempre qualcosa di magico e intimo. Saliamo in sella con Piganzoli per percepire questo attaccamento alla terra e il suo amore per le strade di casa. 

Piganzoli qualche giorno fa è andato alla scoperta della tappa di Santa Cristina al prossimo Giro U23
Piganzoli qualche giorno fa è andato alla scoperta della tappa di Santa Cristina al prossimo Giro U23

Valtellinese DOC

«Sono nato a Sondrio, ma vivo a Morbegno. Mio papà è della Val Gerola e mia mamma di Cosio. I nonni della Val Gerola». Piganzoli ha da sempre respirato l’aria pura della Valtellina, e come lui genitori e nonni. Il suo albero genealogico fonda le sue radici in questo territorio unico. 

«Ho iniziato a correre in bici a 10 anni – dice – ho iniziato da G5. Prima ho fatto un po’ di corsa a piedi e calcio. Da esordiente ho iniziato un po’ a scoprire quelle che erano le salite intorno a casa. Poi da allievo e così via. Tutt’ora ne scopro di nuove e oltre alle salite mitiche come Stelvio, Gavia, Mortirolo, mi piacciono anche quelle un po’ meno conosciute, ma altrettanto belle».

A renderlo però un valtellinese DOC, alla domanda quale sia il piatto tipico, non ha esitato un secondo, pronunciando con un sorriso: «I pizzoccheri! Su questo non ci si può di certo lamentare. Per quanto riguarda i vini invece mentre si pedala si è accompagnati dalle viti e dalle cantine che accarezzano le colline. Io non bevo e non sono un amante, ma so che il vino dalle mie parti lo sanno fare eccome».

Le salite preferite 

I passi da queste parti si “sprecano”: Passo Gavia, Passo del Mortirolo, Passo Forcola, Passo San Marco, Salita ai Laghi di Cancano, Passo dello Stelvio, Passo dello Spluga e infine Salita a Campo Moro. Salite protagoniste del ciclismo che accolgono ogni anno migliaia di ciclisti e appassionati. Luoghi che grazie all’iniziativa Enjoy Stelvio Valtellina sono pedalabili senza il traffico in totale tranquillità.

«A me piacciono molto – dice Piganzoli – le salite al nord. Quindi in direzione di Livigno, per esempio lo Stelvio. Ho la ragazza ad Aprica e quindi faccio spesso Mortirolo e Gavia. Amo fare un po’ quelle che sono le salite storiche del ciclismo. Poi ce ne sono altre un po’ meno conosciute ma belle da scoprire come quella di Teglio oppure la salita di Eita che sale da Grosio. Sono quasi tutte impegnative e pendenti come piacciono a me».

«Se dovessi consigliarne una ad un ciclista che viene da queste parti, gli proporrei sicurante Gavia e Stelvio in quanto rappresentano due colossi e che hanno scritto pagine di storia del ciclismo passato e moderno. Almeno una volta nella vita vanno fatte».

Un luogo tranquillo

Se grazie a Enjoy Stelvio Valtellina pedalare da queste parti lo si può fare con la totale assenza delle macchine, durante l’anno la Valtellina rimane un contesto poco contaminato dalle quattro ruote.

«Di traffico – spiega Piganzoli – in Valtellina ce n’è poco. In questi giorni mi sono allenato in Toscana e sulla riviera romagnola e devo dire, senza nulla togliere a questi posti che hanno tanti altri pregi, che c’è una bella differenza. Quando torno a casa posso pedalare in tranquillità e le strade sono bellissime e si possono percorrere in modo scorrevole. Mi piace molto arrivare in cima alla salita e apprezzare il panorama. Per me non è solo bici ma qualcosa in più, è una fortuna godere di queste viste dopo essersele guadagnate con fatica e sudore

Piganzoli per un breve periodo della sua vita e carriera è andato in Spagna alla Fundacion Contador dove ha conosciuto un’altra cultura per le due ruote. «I nostri paesaggi – spiega – specialmente quelli della Valtellina, ma ovviamente sono di parte, sono bellissimi e anzi possiamo essere orgogliosi nei confronti di tutti. Certo magari da paesi come la Spagna possiamo imparare come ci si comporta nei confronti dei ciclisti, qua a volte sembra quasi che facciamo un dispetto agli automobilisti, mentre là aspettano un tuo segnale per sorpassare».

La Valtellina un paradiso naturale tra Passi e sentieri trekking
La Valtellina un paradiso naturale tra Passi e sentieri trekking

I pro’ sotto casa

I professionisti sono approdati in Valtellina innumerevoli volte e lo hanno fatto passando sotto casa di Davide Piganzoli, facendolo incuriosire e innamorare di questo sport. «Vedere passare – racconta Piganzoli – il Giro d’Italia sotto casa ha sicuramente aiutato ad avvicinarmi al ciclismo. Quando andavo a vederlo sui passi mitici o alle partenze e arrivi, sapevo che quei momenti me li sarei portati dietro per tutta la vita. Sono andato sullo Stelvio, all’Aprica e ovviamente alla partenza da Morbegno».

“Hai voluto la bici, ora pedala”. Un proverbio vecchio e ridondante ma che da queste parti acquisisce un risvolto romantico che sembra quasi di barare nei confronti di altri luoghi. «L’estate è un vero e proprio paradiso. Le temperature fresche e il contesto la rendono un luogo magico. L’inverno quando è più freddo mi piace girare intorno a casa e fare passeggiate e trekking. Amo la montagna in ogni sua sfumatura».

Valtellina

Enjoy Stelvio Valtellina, salite magnifiche da godersi senza traffico

04.03.2023
5 min
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Un incontro tra uomo e natura, con la sottile ma non invasiva intromissione della bicicletta. Con l’appuntamento Enjoy Stelvio Valtellina torna nei mesi di giugno, luglio e settembre la manifestazione non competitiva, gratuita e senza obbligo di registrazione, aperta a tutti. Un ricco calendario di chiusure al traffico motorizzato delle più iconiche e belle strade montane della provincia di Sondrio. Saranno protagonisti: Passo Gavia, Passo del Mortirolo, Passo Forcola, Passo San Marco, Salita ai Laghi di Cancano, Passo dello Stelvio, Passo dello Spluga e infine Salita a Campo Moro. 

Sarà possibile pedalare in totale spensieratezza senza il numero sulla schiena
Sarà possibile pedalare in totale spensieratezza senza il numero sulla schiena

L’iniziativa 

Un modo di intendere il turismo in sella che si va ad abbracciare al concetto di sostenibilità e fruibilità di contesti intoccabili come quelli che la natura della Valtellina offre. L’iniziativa, promossa in origine da Ersaf – Parco Nazionale dello Stelvio, ha visto crescere negli anni l’interesse e la partecipazione da parte degli appassionati, tanto da far aumentare gradualmente il numero di salite chiuse al traffico. La novità dell’estate 2023, sarà l’aggiunta del Passo Forcola di Livigno.

Un’occasione imperdibile per godere, ciascuno secondo le proprie capacità, di questi percorsi unici. Enjoy Stelvio Valtellina vuole infatti offrire a tutti, sportivi preparati o semplici appassionati dell’attività nella natura di montagna, la possibilità di godere delle emozioni che si provano percorrendo, in piena tranquillità, le splendide sequenze di tornanti che si arrampicano su alcune fra le più belle montagne italiane.

Territorio per tutti

Dietro a Enjoy Stelvio Valtellina c’è il lavoro e la sinergia di un territorio che mette a disposizione e vuole condividere le proprie bellezze con il fine di valorizzare un contesto naturale unico e prezioso.

«Le strade che salgono alle alte quote del Parco Nazionale dello Stelvio – afferma Franco Claretti che del Parco è il direttore – hanno una storia ed hanno permesso fin da tempi lontani il collegamento tra genti e culture diverse. Oggi permettono di godere di paesaggi in cui la natura e la presenza umana si sposano in una bellezza che non ha eguali altrove. Ancora una volta Enjoy offre a tutti gli appassionati di bicicletta e di sport nella natura la possibilità di godere appieno di questi scenari e dell’emozione di ripercorrere le strade del grande ciclismo.

«Strade riservate agli sportivi, senza l’interferenza del traffico motorizzato. E’ bello per noi pensare che un’iniziativa nata nel Parco abbia assunto un contesto provinciale e che offra oggi, da un capo all’altro della Valtellina e della Valchiavenna, la possibilità di svago all’insegna della sostenibilità e della valorizzazione di questo bellissimo territorio». 

«Con questo ricco calendario di chiusure al traffico – dichiara il presidente di Valtellina Turismo Roberto Galli – la Valtellina si conferma sempre di più una meta appetibile per il cicloturismo, un settore in costante e continua crescita. Di anno in anno Enjoy Stelvio Valtellina cresce in termini di partecipazione e questo permette di avere sul territorio appassionati che, oltre a scalare i nostri grandi passi alpini, vivono e godono appieno l’offerta turistica della nostra destinazione, in primis enogastronomia e natura».

Paesaggi mozzafiato da godersi nella pace della natura
Paesaggi mozzafiato da godersi nella pace della natura

Il calendario

Nei giorni dell’iniziativa, grazie alla chiusura al traffico motorizzato dei percorsi interessati, i protagonisti saranno solo ciclisti e camminatori o chiunque, con le proprie forze, vorrà mettere alla prova le proprie capacità su queste salite storiche.

Il calendario si suddivide in tre mesi. A partire da sabato 3 giugno il Passo Gavia vedrà la strada chiusa dalle 8,30 alle 12,30 da Santa Caterina Valfurva e da S. Apollonia. Sabato 3 e domenica 4, il Passo Forcola dalle 8 alle 16 da Parcheggio Alpe Vago a Livigno. Sabato 10 il Passo San Marco dalle 8,30 alle 12,30 da Albaredo per S. Marco e da Mezzoldo. Venerdì 16 Passo del Mortirolo dalle 8,30 alle 12,30 da Mazzo di Valtellina. Sabato 17 la Salita ai Laghi di Cancano dalle 8,30 alle 12,30 da Fior d’Alpe, in Valdidentro. Domenica 18 il Passo dello Stelvio dalle 8,30 alle 12,30 da Bagni Vecchi a Bormio. 

A luglio, domenica 2 il Passo dello Spluga dalle 8 alle 12 da Campodolcino, in Valchiavenna. Venerdì 14 il Passo Gavia dalle 8,30 alle 12,30. Sabato 15 il Passo del Mortirolo dalle 8,30 alle 12,30. Infine venerdì 21 la Salita ai Laghi di Cancano dalle 8,30 alle 12,30.

A chiudere il calendario ci sarà il mese di settembre con venerdì 1 la Salita ai Laghi di Cancano dalle 8,30 alle 12,30. Sabato 2 il Passo dello Stelvio in concomitanza con la 21a edizione della Scalata Cima Coppi, strada chiusa dalle 8 alle 16 da Bagni Vecchi, Bormio e da Trafoi da Santa Maria Val Mustair. Domenica 3 il Passo Gavia  e domenica 24 la Salita a Campo Moro dalle 8,30 alle 12,30 da Franscia-Lanzada, in Valmalenco.

Valtellina

Ritorno in Valtellina per altre quattro conquiste

30.06.2022
8 min
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Il viaggio in Valtellina prosegue e nostra guida d’eccezione è ancora Francesco Gavazzi, corridore di casa, maglia della Eolo-Kometa che a quest’area geografica è legata con corda doppia.

Nell’articolo precedente, ci siamo occupati di quattro salite importanti della Valtellina come Campo Moro, Passo San Marco, Passo dello Spluga e Mortirolo. Sia queste sia le prossime sono al centro di Enjoy Stelvio Valtellina 2022, un’operazione che in giorni prestabiliti prevede la chiusura dei passi al traffico, per lasciare via libera ai ciclisti. Perciò, dopo aver annotato che per ragioni di causa maggiore la chiusura dello Spluga per il 3 luglio è stata cancellata, oggi allarghiamo l’azione e ci occupiamo della scalata dei Laghi di Cancano, dello Stelvio, di Bormio 2000 e del Gavia.

Gavazzi, che in questi giorni è a riposo dopo il campionato italiano e tornerà in gruppo alla fine dell’estate, si rimbocca le maniche e inizia il racconto.

Dopo il Giro d’Italia e quello di Slovenia, Gavazzi ha corso l’italiano
Dopo il Giro d’Italia e quello di Slovenia, Gavazzi ha corso l’italiano

Laghi di Cancano

La salita parte a 1.341 metri sul mare e arriva a 1907. Sono 8,2 chilometri con dislivello di 566 metri e pendenza media del 6,9 per cento. Il ciclismo la scoprì prima con il Giro Donne e successivamente, nel 2020, con il Giro dei professionisti che si corse in ottobre. Tappa dello Stelvio, vittoria di Hindley su Geoghegan Hart e maglia rosa ancora al compagno Ackermann.

«Adesso è diventata famosa – sorride Gavazzi, che in Valtellina ci vive – mentre prima non la conosceva nessuno. E’ la meta classica di chi è a Livigno, ma anche a Bormio. Si può prendere da diversi punti, ma alla fine si ricongiungono tutti. Il bello è che vedi sempre le Torri di Fraele e per questo lo scenario è uno dei più belli. Fra le novità degli ultimi anni, che rendono questa strada ancora più gettonata, c’è la possibilità di arrivare in cima. Adesso si possono fare quei 2-3 chilometri lungo il lago con la strada risistemata e c’è anche il bar.

«Mi piace molto andare lassù. E’ impegnativa, ma te la godi. La strada è stretta ed è bello. La salita larga passa di meno, se penso ai drittoni dell’Alpe di Pampeago, mi viene male. La salita con tanti tornanti come Cancano ti offre più riferimenti e permette di prendere meglio il ritmo».

SOLO PER LE BICI

I Laghi di Cancano saranno dedicati alle bici il 23 luglio e il 2 settembre (ore 8,30-12,30 da Fior d’Alpe).

Lo Stelvio

Sua maestà lo Stelvio. Quota 2.758, il valico stradale più alto d’Europa. Finché i cugini francesi, convinti che la vita sia un fatto di misure, decisero di batterlo, costruendo una strada inutile in cima alla Bonette, che permise di salire fino a quota 2.802. In barba all’ambiente, all’ecologia e al buon senso.

Lo Stelvio ha tre versanti. Quello della Valtellina (da Bormio), quello iconico di Prato allo Stelvio e quello Svizzero, l’Umbrail, che si prende da Santa Maria e in passato era la… palestra dei test per Armstrong. Il versante di Bormio è quello che ha le gallerie in basso, i 30 tornanti e la celebre Cantoniera. Pendenza media del 7,6 per cento (massima 14), 21,5 interminabili chilometri e dislivello di 1.533 metri.

«Lo Stelvio – sorride Gavazzi – è lo Stelvio a prescindere dai versanti. Probabilmente quello di Prato è il più storico, ma da Bormio è più battuto dai corridori, è lunghissimo e devi prenderlo con una certa filosofia. Quando arrivi sopra i 2.000 metri, senti la mancanza di ossigeno. Negli ultimi 5-6 chilometri senti che sei limitato e non è una bella sensazione».

Sullo Stelvio, l’assenza di ossigeno si fa tangibile dopo la Cantoniera: non si arriva mai (foto Parco Nazionale dello Stelvio)
Sullo Stelvio, l’assenza di ossigeno si fa tangibile dopo la Cantoniera: non si arriva mai (foto Parco Nazionale dello Stelvio)

L’aria che manca

E’ una salita che ha fatto la storia del ciclismo, lanciando campioni verso la gloria e respingendone malamente altri. E l’alta quota è il fattore spesso discriminante, forse più delle pendenze.

«I corridori ne soffrono anche di più – spiega Gavazzi – perché siamo costretti ad andare forte, non puoi metterti di passo ad aspettare che finisca. Quando arrivi all’ultima Cantoniera, hai ancora un quarto d’ora di gara e ti sembra di non arrivare

«Ho fatto tanti ritiri pedalandoci sopra – prosegue – e il consiglio è di andare sempre tranquilli. E’ la salita che tutti vogliono fare. Fra giugno, luglio e agosto a qualunque ora incontri ciclisti anche non allenatissimi. Non è il Mortirolo che ti respinge con le pendenze: se anche non sei al top, ti metti con la santa pazienza e lo fai. Nei nostri giri, una delle distanze classiche è Livigno, Forcola, Stelvio, Bormio, Foscagno, Livigno. Vengono fuori 6 ore. In certi allenamenti puoi anche fare qualche lavoro, ma è allenante anche solo farlo in bici. Sono gli allenamenti migliori, quelli che preferisco. Meglio ancora se in compagnia».

SOLO PER LE BICI

Lo Stelvio sarà chiuso per Enjoy Stelvio Valtellina nei tre versanti sabato 3 settembre per la manifestazione Scalata Cima Coppi, 20ª edizione (8-16 da Bagni Vecchi, Trafoi, Santa Maria Val Mustair).

Lo Stelvio da Bormio ha 30 tornanti. Pendenza massima del 14 per cento (foto Parco Nazionale dello Stelvio)
Lo Stelvio da Bormio ha 30 tornanti. Pendenza massima del 14 per cento (foto Parco Nazionale dello Stelvio)

Bormio 2000

A Bormio 2000, Simoni urlò così forte che i suoi insulti all’indirizzo di Cunego coprirono persino la voce dello speaker. Era il Giro del 2004 e la corsa arrivò lassù, con vittoria del veronese in maglia rosa. Da allora non ci sono più stati arrivi, in cima a questa salita della Valtellina che parte dalla cittadina delle terme e in 9,8 chilometri arriva a quota 1.938 con una pendenza media del 7,5 per cento e tratti al 9.

«Non è lunga né impossibile – spiega Gavazzi – perché sono una decina di chilometri regolari. Ha tanti tornanti non stretti e arrivi dove iniziano le piste da sci. In cima c’è un cannone sparaneve utilizzato come fontana, una sorta di monumento agli sport invernali. E’ la salita ideale per fare i lavori, tanto che fra luglio e agosto vedi passare un sacco di pro’. La strada è bella, la pendenza regolare. Oltre ai lavori ci si fanno bene anche i test».

SOLO PER LE BICI

Bormio 2000 sarà riservata alle bici sabato 23 luglio (14-16,30 da località Eira).

Passo Gavia

Il Gavia è uno dei giganti della Valtellina su cui si è scritta la storia del ciclismo. Una volta, fino al 1995, non era nemmeno asfaltato del tutto e quella stradina era terreno di sfide mitiche. Il versante di Bormio misura 25,6 chilometri, che diventano 14 se si parte da Santa Caterina Valfurva. La quota di arrivo è di 2.621 metri, la pendenza media è del 5,5 per cento, ma non mancano i tratti a doppia cifra.

«Penso che con lo Stelvio e il Mortirolo – prosegue Gavazzi – il Gavia sia tra le salite più belle e storiche del ciclismo. A essere sincero, il versante di Bormio non l’ho mai fatto in corsa, si fa sempre da Ponte di Legno che è più dura e più lunga. Invece dalla parte di Bormio sono sempre sceso, mentre lo faccio spesso in allenamento. Soprattutto quando sono a Livigno o sullo Stelvio. E’ un po’ particolare, perché comunque tutti lo considerano da Santa Caterina Valfurva, ma arrivarci da Bormio è già una bella salita. Se però lo consideriamo da Santa Caterina, allora non è lungo, perché si parte già da 1.800 metri di altezza».

Sulla cima del Gavia, i laghetti e la neve compongono uno scenario da favola (foto Parco Nazionale dello Stelvio)
Sulla cima del Gavia, i laghetti e la neve compongono uno scenario da favola (foto Parco Nazionale dello Stelvio)

Fra cielo e terra

Sulla cima ci sono laghetti e un rifugio, che negli ultimi tempi è preso d’assalto da cicloturisti con pedalata assistita. Un’osservazione che ai puristi può far storcere il naso, ma che ha fatto esplodere il marketing del cicloturismo.

«E’ una salita dura e non costante – prosegue Gavazzi – una rampa poi spiana, una rampa dura e poi molla. Però è bella, perché sei in mezzo alle montagne. C’è poca vegetazione essendo in alto, quindi vedi tutte le vette che ti circondano. C’è il ghiacciaio che vedi sulla sinistra e poi il finale, la parte più facile, dove ci sono anche un paio di laghetti. E’ una bella salita proprio da godere, anche per i cicloamatori».

Il Giro d’Italia scala più spesso il Gavia dal versante bresciano, per scendere su Bormio e la Valtellina (foto Parco Nazionale dello Stelvio)
Il Giro d’Italia scala più spesso il Gavia dal versante bresciano, per scendere su Bormio e la Valtellina (foto Parco Nazionale dello Stelvio)

«E’ dura, ma non impossibile. Non è lunghissima – conclude Gavazzi – quindi alla fine tra tutte forse è quella dove ti puoi divertire un po’ di più. Se vuoi forzare, puoi farlo. Se vuoi andare con un bel passo, puoi farlo. E’ un’altra salita su cui trovi tantissimi appassionati che salgono. E in cima la sosta al Rifugio Bonetta è una tappa di rito, con la classica Coca e crostata, Coca e panino».

SOLO PER LE BICI

Il Gavia sarà riservato alle bici domenica 24 luglio (8,30-12,30 da Santa Caterina Valfurva e Sant’Apollonia), domenica 4 settembre agli stessi orari e dagli stessi punti.

Valtellina, i primi quattro giganti a ruota di Gavazzi

15.06.2022
8 min
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Quando fai il ciclista professionista e nasci in Valtellina, probabilmente non potresti accettare di pedalare sotto un cielo diverso. Si ha questa sensazione parlando con Francesco Gavazzi, pro’ dal 2007 e oggi alla Eolo-Kometa. Così dopo aver descritto Enjoy Stelvio Valtellina, con il corridore di Morbegno iniziamo un’ideale lunga… uscita sulle salite più rappresentative del progetto. Come abbiamo già raccontato, in alcuni giorni dell’estate, esse saranno chiuse, lasciando strada aperta alle bici…

«Sono belle strade – dice – con meno traffico rispetto a Bergamo e Como. Riesci ad allenarti bene e in sicurezza. Ci sono salite storiche che è un piacere fare e il cicloturismo sta letteralmente esplodendo. Non abbiamo soltanto salite. Infatti, parallele alla statale, ci sono stradine secondarie in pianura, per cui ci sono percorsi per tutti».

Gavazzi è in Slovenia per la prima tappa della corsa che rivedrà in gruppo Tadej Pogacar. Con lui buona parte del team che ha corso il Giro: Fortunato e Albanese, Rosa, Ravasi e il giovane Fancellu uscito bene dalla Adriatica Ionica Race.

Francesco Gavazzi è nato nel 1984 ed è professionista dal 2007
Francesco Gavazzi è nato nel 1984 ed è professionista dal 2007

Campo Moro, occhi e cuore

Cominciamo da qui, il Passo Campo Moro, affrontato pochi giorni fa dal Giro U23. La salita vera e propria inizia da Lanzada e da lì si sale per 15,1 chilometri. Quota di partenza 977 metri, arrivo a 1.990, per un dislivello di 1.013 metri e pendenza media del 6,7 per cento (massima del 7,8). 

«In realtà la salita inizia prima di Lanzada – dice Gavazzi – perché per il primo tratto si risale la Valmalenco che è pedalabile. Non è una salita che faccio spesso, ma per i suoi scenari è una di quelle che più ti resta dentro. Ci starebbe davvero bene un arrivo del Giro.

«A Lanzada si comincia a salire veramente e in alto si trova una serie di gallerie, poi un laghetto e uno scenario davvero bellissimo. Mi è capitata di rifarla qualche mese fa, dopo un bel pezzo che non andavo, e sono arrivato in cima dicendomi che avevo fatto bene ad andare.

«In alto c’è un piazzale, ai piedi della diga che chiude la valle, punto di ritrovo per gli escursionisti che lasciano l’auto e iniziano a camminare. La strada finisce lì – chiude Gavazzi – probabilmente ci sono sentieri adatti per la mountain bike, ma la bici da corsa si ferma a quel piazzale. Non c’è niente, solo una fantastica natura».

SOLO PER LE BICI

La salita di Campo Moro è stata già chiusa in favore delle bici il primo giugno e lo sarà ancora il 6 luglio (ore 8-12) e il 7 settembre (stesso orario).

La strada che arriva a Campo Moro finisce ai piedi della diga: panorama bellissimo (foto Valtellina Turismo)
La strada che arriva a Campo Moro finisce ai piedi della diga: panorama bellissimo (foto Valtellina Turismo)

Passo Spluga, tornanti in serie

Il Passo dello Spluga è lungo 30,1 chilometri, parte da quota 329 metri e arriva a 2.114 per un dislivello di 1.795 metri e pendenza media del 7,95 per cento (massima del 10,7).

Sullo Spluga, dal versante svizzero, il Giro passò lo scorso anno nella 20ª tappa. La salita su cui Caruso ringraziò Pello Bilbao per il gran lavoro e poi prese il largo verso la vittoria all’Alpe Motta. Il versante italiano fu invece proposto dal Giro d’Italia U23 del 2020, quando i corridori arrivarono a Monte Spluga, un paio di chilometri prima dello scollinamento, con vittoria di Pidcock.

«Il versante italiano – spiega Gavazzi – è lunghissimo. Il vero Spluga inizia da Campodolcino. Di recente è stata costruita una variante con meno curve, ma la salita classica ha tanti tornantini in pochi chilometri. Una salita che ti permette di goderti il panorama. Non ha tratti impossibili, ma passi lungo il lago, poi il paesino con le case di pietra. Dalla Svizzera è più breve perché inizia a 1.200 metri. Però quando arrivi al laghetto, con tutte le montagne attorno, sembra davvero di essere in un quadro».

SOLO PER LE BICI

Il Passo Spluga doveva essere riservato alle bici il prossimo 3 luglio, ma la manifestazione è stata annullata per cause di forza maggiore, lo sarà di nuovo il 4 settembre (ore 8-12).

Passo San Marco, la strada di casa

Il Passo San Marco parte proprio da Morbegno a quota 250 metri, è lungo 26,6 chilometri e scollina a 1.992 metri, per un dislivello di 1.742 metri. Pendenza media del 6,5 per cento, massima del 12.

«Il San Marco è la mia salita – Gavazzi si gasa – vivo praticamente ai suoi piedi, anche se sono originario di Talamona, e ne faccio un po’ ogni giorno.  E’ lunghissima e il Giro la fece una decina di anni fa, in una tappa che poi passava in provincia di Bergamo. E’ una salita vera. Inizialmente va su regolare, poi si stringe e per 3 chilometri va su al 10-12 per cento, poi si stabilizza. Io impiego un’ora 15′, per cui un amatore ci sta anche un’ora e mezza.

«La sua caratteristica è che quando arrivi ai 3 chilometri dalla cima, succede come sullo Stelvio: vedi la cima e non arrivi mai. Un calvario, per fortuna almeno è riparata dal vento. Da noi in bassa valle è la salita più importante, quella della conquista. E’ un po’ un vanto. E se sei forte e vuoi allungare, allora puoi fare il giro largo, scendendo verso Bergamo, poi Lecco e su lungo il lago».

SOLO PER LE BICI

Il Passo San Marco, la salita di casa di Gavazzi, sarà chiusa al traffico sabato prossimo (18 giugno, ore 8-11,30), quindi allo stesso orario il 17 settembre.

Mortirolo, inferno o paradiso?

Il Mortirolo , quota 1.852 metri sul livello del mare, l’abbiamo tenuto per ultimo, giusto per ingolosire gli amanti delle salite. Ha più versanti, ognuno fatto a modo suo e scopriremo a breve che i corridori stanno alla larga in allenamento dai più duri, che sono invece… costretti a fare in corsa.

I fronti più pedalati sono quello di Mazzo, poi Tovo, Monno, Grosio e la Dritta Contador. Altri versanti vengono scoperti periodicamente, poiché la base del valico è immersa fra vigneti e frutteti, solcati da stradine che confluiscono nei rami principali.

«Per fortuna – sorride Gavazzi, come avendo schivato un pericolo – da casa mia sono 70-80 chilometri, per cui è fuori portata. Però quando sei in ritiro a Livigno, finisci con lo scalarlo spesso, ma il versante di Mazzo l’ho fatto solo in corsa. Di solito vado da Grosio, che almeno non è impossibile. Non è che da Mazzo non ti alleni, però è troppo duro. E poi rispetto alle altre salite della zona, non hai grossi panorami intorno, perché è tutto nel bosco. Lo fai perché è storico, ma immagina di pedalare con questa rampa tipo garage davanti agli occhi».

Per conquista e per orgoglio

Qui viene fuori la differenza fra chi la sfida se la cerca per dimostrare qualcosa, a se stesso o agli altri, e chi va in bici per mestiere e da certe… provocazioni può stare alla larga.

«E’ sicuramente così – ammette Gavazzi – per fare il Mortirolo bisogna essere bene allenati, motivati e avere i giusti rapporti. Sulla bici che ho a casa, ho il 39×25 e il 27 su un’altra ruota. Così sono al limite, un amatore deve usare il 36 o il 34 davanti. E’ lungo, non si fa velocità. Ci sono ciclisti come puntini a pochi metri uno dall’altro, ma quei pochi metri sono secondi e anche minuti.

«Il versante di Grosio è il più battuto. E’ una salita vera, vedi la valle, passi un paesino con la chiesetta. Anche noi cerchiamo salite nuove, ma è vero che per il tipo di lavori che dobbiamo fare, non abbiamo mai il tempo di guardarti intorno. E quando capita, perché magari stai facendo una distanza senza lavori specifici, è una sorpresa. Vedi cose che non pensavi ci fossero e capisci anche i cicloturisti che salgono lassù sgranando gli occhi. Il Mortirolo lo fai perché vuoi andarci in cima. Per avere la foto col cartello o per vedere il monumento a Pantani. E’ un pellegrinaggio da eroi, pedali e non vedi l’ora di arrivare in cima».

SOLO PER LE BICI

Il Mortirolo, meta super ambita, sarà chiuso per 2 ore il 24 luglio con formula “Only for the bravest”, solo per i più coraggiosi, dalle 14 alle 16,30. Poi di nuovo il primo settembre, dalle 8,30 alle 12,30.

Il ciclismo è esploso, anche sul Mortirolo si vedono sempre più famiglie (foto Parco Nazionale dello Stelvio)
Il ciclismo è esploso, anche sul Mortirolo si vedono sempre più famiglie (foto Parco Nazionale dello Stelvio)

E’ l’amore/odio fra il ciclista e la salita, il ciclista e la sua stessa bici. Quando la fatica è tanta, il primo istinto è di appenderla al chiodo o gettarla nel dirupo. Poi arrivi in cima, respiri, ti rendi conto di quello che hai fatto, ti senti importante, ti guardi intorno e si ripete il miracolo. In Valtellina accade in cima a ogni salita. Il paradiso per la bici non potrà mai diventare un inferno.

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