Il peso del cognome. Axel Merckx sa cosa significa

26.09.2023
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Nella sua intervista/confessione, Ben Wiggins, uno degli astri nascenti del ciclismo mondiale aveva parlato della fortissima pressione derivante dal fardello del suo cognome. Per gestirla aveva scelto appositamente di accettare l’invito dell’Hagens Berman Axeon per lavorare con Axel Merckx, che più di ogni altro sa che cosa significa confrontarsi con un passato importante.

Per questo abbiamo voluto sentire il manager belga, considerando che nel suo team militano molti prospetti di grande interesse, dei quali ci siamo anche occupati e che ha una grande capacità nel gestire situazioni difficili ma con tante prospettive interessanti come quella del britannico iridato su pista e protagonista della stagione juniores su strada.

Axel Merckx, 51 anni, bronzo olimpico nel 2004 e dirigente all’Hagens Berman Axeon dal 2012
Axel Merckx, 51 anni, bronzo olimpico nel 2004 e dirigente all’Hagens Berman Axeon dal 2012
Il prossimo anno arriverà Ben Wiggins: che idea ti sei fatto del britannico?

La prima cosa che mi ha colpito è che in fatto di esperienza è molto più giovane, direi quasi acerbo rispetto alla sua età. E’ solo il terzo anno che interpreta il ciclismo in maniera convinta, ma la sua anche per questo è una bella storia. Non è mai facile fare lo stesso mestiere del padre, nel ciclismo ancora meno. Ne abbiamo parlato a lungo, io con la mia esperienza personale posso sicuramente aiutarlo a trovare la propria strada.

Ben ha detto ripetutamente di essere stato attratto dalla possibilità di lavorare con te perché sai bene che cosa significa avere il peso di un cognome tanto importante.

La pressione negativa c’è, inutile negarlo. Ogni volta che il risultato non arriva – afferma Merckx facendo riferimento al proprio passato – è normale che tutti dicano “non è come suo padre”. Fa parte dei rischi del mestiere. E’ importante che trovi la sua strada, che riesca piano piano a far capire di essere diverso, un altro corridore rispetto a suo padre. Deve riuscire a emergere per quello che è, senza guardare a chi c’era prima, a dimostrare quel che vuole e può fare. Capisco che senta la pressione, cercherò di aiutarlo a sentirla sempre meno.

Wiggins è stato protagonista su strada e su pista. Ma sente la pressione legata al suo nome
Wiggins è stato protagonista su strada e su pista. Ma sente la pressione legata al suo nome
Come si lavora con un corridore che ha avuto un genitore campione?

Non è più difficile, è solo diverso perché bisogna confrontarsi con una pressione mediatica differente rispetto a qualsiasi altro corridore, una pressione che c’è a prescindere dai risultati. Ben sa che senza quel cognome non avrebbe i giornalisti che si interessano a lui, le tante interviste, i tanti articoli. Con quel cognome sarà sempre sotto i riflettori dei media ma soprattutto della gente. E’ un fastidio certe volte, lo so bene, ma se vai forte diventa qualcosa di molto meno impattante.

Come giudichi questa stagione per il tuo team?

Una buona stagione – risponde Merckx – abbiamo fatto 7 vittorie, conquistato una corta importante come il Giro della Val d’Aosta, una tappa al Giro Next Gen. La nostra è una squadra molto giovane, sapevamo che avere la stagione perfetta è praticamente impossibile, ma possiamo dirci soddisfatti perché nel complesso i nostri ragazzi sono cresciuti.

Per Morgado una prima stagione da U23 ricca di impegni e soddisfazioni. Ora approda all’Uae Team Emirates
Per Morgado una prima stagione da U23 ricca di impegni e soddisfazioni. Ora approda all’Uae Team Emirates
A inizio stagione avevamo parlato con te dell’ingresso di Herzog e Morgado nel team. Come sono andati finora?

Morgado è partito subito bene, con la vittoria al Tour of Rhodes e da lì ha vissuto un’ottima stagione a dispetto di un problema al ginocchio che gli è costato in pratica quasi tutto aprile e maggio. E’ tornato in forma per il Giro ed è stato molto importante per la vittoria di Rafferty in Val d’Aosta, andando poi a conquistare l’argento ai mondiali che per un primo anno fra gli U23 è una gran cosa. Ora farà il salto nel WorldTour, avrà bisogno di tempo ma penso che potrà fare molto bene anche in tempi brevi.

L’impressione che si è avuta è che Morgado si sia ambientato più in fretta nella nuova categoria. Merito suo o Herzog ha avuto più problemi?

Il tedesco non ha avuto una buona stagione – sottolinea Merckx – ma certamente non per colpa sua. Ha sempre avuto problemi di salute che gli hanno impedito di raggiungere la miglior forma. Infatti ha corso molto meno e si è fermato a fine luglio. Anche questo fa parte del mestiere, io credo che sia stata da questo punto di vista una stagione utile perché ha imparato tanto. Non penso che abbia sofferto la tanta pressione derivante dal fatto di essere un campione del mondo juniores, ha solo bisogno di tempo per trovare la sua dimensione. Anche lui passerà nel WorldTour, sono sicuro che alla Bora Hansgrohe gli daranno il tempo necessario.

Annata difficile per Emil Herzog, ma in Germania credono molto in lui e passa già nel WorldTour
Annata difficile per Emil Herzog, ma in Germania credono molto in lui e passa già nel WorldTour
La vittoria di Rafferty al Giro della Val d’Aosta ti ha sorpreso, lo ritieni un corridore con un futuro nelle corse a tappe?

Sicuramente per le corse brevi è già un ottimo prospetto. E’ un corridore che ha grinta, non ha paura di attaccare, ha vinto il Val d‘Aosta proprio perché ha corso d’istinto, ha preso la corsa di petto, senza aspettare le fasi finali. Ha un modo di interpretare le gare che mi piace tanto, ma si vede che da un paio d’anni l’irlandese è in netta crescita e trova nelle corse a tappe la sua dimensione. Andrà all’Education EasyPost e credo che proprio nelle brevi stage race potrà già distinguersi.

Nel tuo team non ci sono corridori italiani, come mai?

La storia dice così, ma dal prossimo anno ne avremo due, provenienti dall’attività junior, che vogliamo far crescere e che annunceremo nei prossimi giorni.

Rafferty protagonista assoluto al Giro della Val d’Aosta. Anche lui entra nel 2024 fra i grandi
Rafferty protagonista assoluto al Giro della Val d’Aosta. Anche lui entra nel 2024 fra i grandi
L’ingresso di Jayco nel vostro team che cosa cambierà?

Non molto, se non il nome della società. E’ una collaborazione con il loro team WorldTour che non ci trasforma in un Devo team, continuiamo ad avere rapporti anche con altre squadre. Servirà però ai ragazzi per avere una strada privilegiata verso la massima serie, ci confronteremo spesso con i direttori sportivi della Jayco AlUla ma la squadra continua ad essere completamente in mano mia. E’ un investimento per crescere, noi come struttura ma soprattutto i ragazzi.

Auto Eder rimodellata, Schrot cerca nuovi Herzog

18.06.2023
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Ricordate l’Auto Eder? La formazione satellite della Bora-Hansgrohe aveva caratterizzato tutta la scorsa stagione degli juniores, soprattutto grazie al campione del mondo Emil Herzog ma anche ai suoi compagni di squadra, l’estone Pajur in primis, protagonisti anche nelle classiche italiane. Andato via il tedesco all’Hagens Berman Axeon (sempre nell’orbita della formazione WorldTour tedesca), la formazione è stata profondamente rinnovata, con 6 elementi nuovi su 8.

Finora, con la prima metà della stagione andata ormai in archivio, le cose sono andate un po’ diversamente, con 7 vittorie in tutto, 5 delle quali conquistate però nella gara di casa a Cottbus e una sola nel quadro della Nations Cup, con il polacco Krystof Kral primo nella semitappa in linea dell’Eroica. Christian Schrot, il direttore sportivo che si divide fra i ragazzi e la squadra maggiore (sarà infatti in ammiraglia al Tour de France) si aspettava comunque queste difficoltà.

La volata imperiale del polacco Krystof Kral all’Eroica juniores (foto Fruzzetti)
La volata imperiale del polacco Krystof Kral all’Eroica juniores (foto Fruzzetti)

«L’anno scorso abbiamo avuto molti ragazzi forti che sono andati via, quindi abbiamo dovuto rivedere l’assetto della squadra. Abbiamo visto che la generazione del 2006 è molto promettente, ma è chiaro che, confrontati con i secondo anno necessitano di esperienza e pazienza. Quest’anno siamo, penso, una delle squadre più giovani e dobbiamo lavorare soprattutto in prospettiva».

Avete ben 7 nazionalità diverse in un gruppo così ristretto: come riuscite ad unire un gruppo così diversificato?

Prima di tutto, facciamo scouting intensivo, quindi investiamo davvero molto tempo nel trovare i talenti, parlare con loro, le famiglie, studiare la loro attività perché per noi la personalità e il carattere sono elementi importanti. Quindi cerchiamo davvero di trovare persone che possano lavorare insieme come una squadra ma che siano anche talenti eccezionali per il futuro. Non è così facile, ma penso che abbiamo dimostrato negli ultimi anni che è un sistema che funziona. Quando lavoriamo insieme, la lingua principale è l’inglese, quindi tutti i corridori parlano inglese, non è un problema.

Karl Kurits, estone, due volte vincitore all’Internationale Cottbuser Junioren
Karl Kurits, estone, due volte vincitore all’Internationale Cottbuser Junioren
Come mai nel team non c’è e non c’è mai stato un italiano, quando invece sono normalmente presenti nella Bora?

Noi cerchiamo anche talenti italiani, speriamo di averne in futuro, ma finora non è capitato. Molti pensano sia un problema di regole con la Federazione italiana, ma non è così. Non ci sono ostacoli burocratici. E’ più un problema legato alla logistica, so che per i ragazzi italiani potrebbe essere difficile seguire la scuola avendo frequenti trasferte estere anche per lunghi periodi. Ma è un problema risolvibile, se troviamo l’elemento giusto. Siamo aperti ai talenti italiani, saremmo felici di averne anche nel nostro team.

Finora sei soddisfatto della stagione o si poteva ottenere di più, soprattutto nelle prove di Nations Cup?

Penso che siamo andati abbastanza bene, proprio considerando il fatto che siamo una squadra giovane. Siamo molto ben sistemati per lo sprint, con due buoni velocisti con Karl Kuritz e Krystof Kral. Poi abbiamo alcuni bravi specialisti contro il tempo, come Duarte Marivoet che ha vinto il titolo belga. Quindi penso che al momento siamo abbastanza versatili e anche verso i mondiali e gli europei potremo avere nostri atleti in evidenza. Quello che non abbiamo al momento è davvero uno scalatore puro: non c’era nessuno in quella fascia d’età che pensavamo potesse essere interessante.

Duarte Marivoet, campione belga a cronometro, sta crescendo come ottimo passista
Duarte Marivoet, campione belga a cronometro, sta crescendo come ottimo passista
Continui a seguire i ragazzi dello scorso anno che sono usciti dal team e come si stanno adattando alla nuova categoria, Herzog in particolare?

Sono ancora nella nostra struttura virtuale Bora-Hansgrohe, quindi sono ancora connessi a noi. Non abbiamo una struttura propria sotto i 23 anni, ma abbiamo strutture partner con cui stiamo lavorando e tutti stanno andando bene finora. Noi ci concentriamo sullo sviluppo, non siamo stressati dal risultato. Quindi Mathieu Kockelmann, Emil Herzog, Romet Pajur stanno tutti bene e stanno preparando una buona estate.

Herzog, Pajur, Vlot, fra loro chi ha i mezzi maggiori per emergere?

Quando parliamo di gare classiche e anche di corse a tappe, Herzog è probabilmente un talento molto grande, ma anche Pajur, penso che sia un ottimo velocista e corridore da classiche, soprattutto quelle più piatte. Quindi questi direi sono i due che si distinguono davvero dai risultati degli ultimi anni.

Paul Fietzke in trionfo a Cottbus, scortato dai compagni di squadra
Paul Fietzke in trionfo a Cottbus, scortato dai compagni di squadra
Dei ragazzi di quest’anno chi vedi già maturo per grandi risultati, magari per lottare per l’oro ai mondiali?

Paul Fietzke, vincitore della corsa a tappe di Cottbus, è quello che si è messo in maggiore evidenza, ma anche Kral che è in crescita di forma esponenziale e Marivoet, che l’anno scorso fu quarto agli europei e ottavo nel mondiale nella cronometro. La scorsa settimana, alla Classique des Alpes è stato tutto il giorno in fuga. Ho molta fiducia in loro.

Per te che hai esperienza anche nel WorldTour, quanto è bello e quanto è difficile lavorare con ragazzi così giovani?

E’ sempre stato il mio sogno e anche la mia passione lavorare con i giovani. Quindi lo faccio da molto tempo e per me è interessante vedere come crescono e come si sviluppano, lavorare anche per aggiustare il cammino a loro vantaggio. Questo è per me, penso, il più grande piacere di essere un allenatore a questo livello, perché poi vedi i risultati negli anni.

Morgado è pronto per la caccia alla maglia rosa

10.06.2023
5 min
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Strano destino, quello di Antonio Morgado. Portoghese di 19 anni, da almeno un paio sta ottenendo grandi risultati, eppure finora è passato un po’ sotto traccia. Basti pensare allo scorso anno: seconda piazza alla Corsa della Pace e al Trophée Morbihan, vittoria alla Vuelta Ribera de Dueno, ma di lui si ricorda soprattutto la piazza d’onore alle spalle di Herzog e il passaggio con quest’ultimo all’Hagens Berman Axeon. Quasi fosse un valletto…

Eppure parliamo di un signor corridore, che al suo primo anno da under 23 si sta mettendo in luce come grande specialista delle corse a tappe tanto che molti lo accreditano come il grande favorito del Giro Next Gen in partenza. Proprio alla vigilia della corsa rosa, Morgado ha aperto le porte ai suoi pensieri, partendo dalle differenze riscontrate al passaggio di categoria.

«Le differenze ci sono, si sentono perché la concorrenza è maggiore e soprattutto è cresciuto il livello. Ci si trova ad affrontare salite più grandi e maggiori chilometraggi, ma mi pare di essermi adattato subito nella maniera migliore, il successo al Tour of Rhodes in Grecia mi ha dato molta consapevolezza».

Morgado è al primo anno all’Hagens Berman Axeon, qui con Herzog e il connazionale Tavares
Morgado è al primo anno all’Hagens Berman Axeon, qui con Herzog e il connazionale Tavares
Ti ritieni uno scalatore?

Forse adesso no, o almeno non come vorrei, ma in futuro il mio obiettivo è essere un bravo scalatore, di quelli che riescono a fare la differenza nelle corse a tappe.

Proprio nelle gare di più giorni ti stai mettendo in particolare evidenza. Quali pensi siano le tue doti che ti permettono di emergere?

Diciamo che sto mostrando di avere potenza per le salite brevi e resistenza agli sforzi e questa è una parte di me che mi piace davvero tanto. Ma come detto c’è ancora molto da fare.

Morgado con Herzog: rivali agli ultimi mondiali, ora sono compagni di squadra e buoni amici
Morgado con Herzog: rivali agli ultimi mondiali, ora sono compagni di squadra e buoni amici
Tu sei nello stesso team di Herzog che lo scorso anno ti tolse il titolo mondiale: come sono i rapporti fra voi?

Sono molto buoni, siamo entrati in confidenza e c’è una buona amicizia. Per ora abbiamo programmi diversi, lui sta correndo più nelle prove d’un giorno perché io vengo da un infortunio ad aprile che mi ha tenuto fuori dalle corse per un paio di mesi e passando per le corse a tappe la condizione arriva prima, comunque devo dire che in queste ultime mi trovo più a mio agio.

Come ti trovi nel team di Axel Merckx?

Mi sento benissimo. Mi piace molto questa squadra, credo sia quella giusta per crescere e arrivare dove voglio. I miei compagni di squadra sono davvero amichevoli e comprensivi, soprattutto coloro che hanno più esperienza e fanno un po’ da guida. Il primo anno fra gli under 23 non è facile perché ci sono tanti cambiamenti, anche come impostazione e mentalità, ma in un team simile tutto diventa più semplice da affrontare.

La posizione in bici del lusitano non è delle più accattivanti, ma è molto efficace, a cronometro e in salita
La posizione in bici del lusitano non è delle più accattivanti, ma è molto efficace, a cronometro e in salita
Come sei arrivato al ciclismo, quando hai iniziato?

Come tanti sono stato invogliato dalla famiglia, da mio padre che ogni fine settimana prendeva la sua bici per qualche giro, io a 5 anni ho cominciato a seguirlo in qualche gara e volevo fare come lui. Inizialmente mi piaceva la mountain bike, mi divertivo di più, poi dopo qualche anno mi ha preso la bici da strada e non ho più cambiato, infatti non pratico altre specialità, mi dedico solo a questa.

Che cosa sai della storia del ciclismo portoghese?

Non così tanto, ma conosco il ciclista più grande, so quanto Joaquim Agostinho abbia influito sull’evoluzione del ciclismo del mio Paese, ma non vado molto in là, non ne so tantissimo.

Un piccolissimo Morgado alle sue prime armi, seguendo la passione del padre
Un piccolissimo Morgado alle sue prime armi, seguendo la passione del padre
Quanto è popolare il ciclismo in Portogallo adesso?

E’ molto cresciuto nell’attenzione dei media e della gente, siamo molto seguiti. La cosa importante è che più persone vedono il ciclismo e soprattutto più persone lo praticano. Penso che sia anche frutto dei buoni risultati che Almeida sta ottenendo fra i professionisti in mezzo a così tanti campioni.

C’è un corridore che è per te un modello al quale ti ispiri?

Mi piacciono le abilità di Almeida, è un ragazzo davvero in gamba ed anche una bella persona, molto amichevole quindi, sì, diciamo che vorrei arrivare ai suoi livelli, lo vedo come un obiettivo più che come un idolo.

Ma considerando le tue caratteristiche e facendo riferimento sempre ai corridori lusitani, pensi di essere più simile all’ex iridato Rui Costa o ad Almeida?

Probabilmente il mio modo di correre è più vicino a quello di Rui Costa ma in futuro il mio obiettivo è essere come Joao, raggiungere i suoi risultati e se possibile fare anche meglio.

Antonio con la maglia del CC de Bairrada, con cui è emerso come uno dei migliori junior al mondo
Antonio con la maglia del CC de Bairrada, con cui è emerso come uno dei migliori junior al mondo
Tu hai già vinto in Italia il Lunigiana, ora ti attende il Giro Next Gen: che cosa ti aspetti?

Veniamo in Italia con molte ambizioni perché abbiamo una squadra forte e penso che abbiamo la possibilità di provare in alcune tappe a fare la differenza e finire tra i primi cinque. Chiaramente spero di essere io l’uomo da classifica, so che molti mi danno addirittura per favorito, ma di partenza non abbiamo capitani, sarà la corsa a definire le gerarchie, siamo tutti forti e quindi vengo innanzitutto per aiutare la squadra.

Ultima domanda. Qual è la gara che sogni di vincere?

Una sola, il Tour de France. E’ quella che fa davvero la differenza.

Negrente erede di Herzog. Ma la scuola viene prima

17.04.2023
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Quando vinci il Giro di Primavera a San Vendemiano, hai già dimostrato di valere. Non serve neanche andare tanto indietro nel tempo e nell’albo d’oro, lo scorso anno a vincere fu un certo Emil Herzog, che qualche mese dopo si sarebbe laureato campione del mondo juniores. Forse le aspirazioni di Mattia Negrente non andranno così lontano, ma se vinci come ha vinto lui, significa che la stoffa c’è, tanto è vero che non sono pochi i team che ci hanno messo gli occhi sopra.

Negrente a questa gara ci teneva tantissimo, era il suo obiettivo sin dallo scorso anno: «Ero arrivato 14°, ma secondo fra quelli del primo anno e considerando la partecipazione straniera sapevo che era un risultato importante. Domenica è stata la vittoria più importante e bella, perché ci avevo puntato tanto, sapevo che il suo percorso così nervoso mi si addiceva e non ho sbagliato nulla».

Il podio del Giro di Primavera, con Negrente fra Turconi e il francese Decomble (foto Italiaciclismo)
Il podio del Giro di Primavera, con Negrente fra Turconi e il francese Decomble (foto Italiaciclismo)
Come l’hai interpretata?

Ho lasciato che nei primi giri lavorassero le altre squadre, sono rimasto nel gruppo pensando a risparmiare più energie possibili, poi quando la corsa si è accesa, ho aperto il gas e mi sono fatto trovare pronto al penultimo giro, quando è nata la fuga decisiva. Eravamo in tre e ci siamo dati cambi regolari, questo ci ha favorito, poi in volata ho fatto valere le mie doti da pistard.

Nell’ambiente dicono che, oltre che per le tue doti prettamente fisiche, ti stai mettendo in evidenza per come sai dirigere la squadra, per l’acume tattico che dimostri…

Penso sia una dote importante se si ambisce ad avere un futuro in questo sport. Nel team (la Assali Stefen Makro, ndr) siamo soprattutto Thomas Capra ed io gli uomini deputati a puntare al risultato, i compagni si sono sempre dimostrati disponibili perché le vittorie sono prima di tutto effetto del lavoro di tutti. Domenica ha funzionato davvero tutto alla perfezione.

Come sei arrivato a questo punto?

Seguendo le orme di mio fratello, come tanti. Ha 8 anni più di me, per seguirlo i miei genitori mi portavano da piccolo così ho iniziato a correre già da G2. Ho provato anche altri sport, il tennis, il calcio, ma se devo dirla tutta con il ciclismo è stato amore a prima vista e mai tradito…

Negrente, veronese nato il 28 maggio 2005, è considerato un ottimo leader nel suo team
Negrente, veronese nato il 28 maggio 2005, è considerato un ottimo leader nel suo team
Dal punto di vista tecnico ti sei fatto un’idea di che corridore puoi essere?

Bella domanda, il fatto è che non lo so ancora… Sicuramente vado bene sulle salite, quando non sono troppo lunghe e altrettanto sicuramente sono veloce, anche per arrivi di gruppo, ma un conto è esserlo a questi livelli e alla mia età, un altro è capire quale potrà essere il futuro.

Hai accennato alle tue doti di pistard…

La pista mi piace tantissimo e l’ho sempre ritenuta una parte importante dell’attività, tanto quanto la strada. L’ho fatta già da giovanissimo, come allievo ho fatto collezione di titoli regionali in più discipline, lo scorso anno ho vinto il titolo italiano nel quartetto. Quest’anno ho già frequentato l’ambiente della nazionale e non vedo l’ora che arrivino i campionati italiani.

Quali sono le discipline dove ti trovi più a tuo agio?

Innanzitutto il quartetto dell’inseguimento, grazie alle mie doti di recupero. Quando faccio una tirata, mi basta poco stando dietro ai compagni per recuperare ed essere pronto per un’altra tornata a tutta. Poi amo l’omnium, perché ha tante discipline tutte diverse fra loro, dove devi essere anche scaltro nella gestione delle energie.

Il quartetto veneto tricolore nel 2022, con Negrente anche Favero, Rosso e Delle Vedove
Il quartetto veneto tricolore nel 2022, con Negrente anche Favero, Rosso e Delle Vedove
Quanto è difficile abbinare il ciclismo con i suoi tempi alla scuola?

Tantissimo, è questo il vero sacrificio. Per fortuna ho le agevolazioni come studente-atleta per cui posso uscire un’ora prima due volte a settimana. Inoltre ho le interrogazioni programmate e questo mi aiuta molto per la gestione dei tempi. Spesso, considerando gli allenamenti pomeridiani, mi preparo la sera il riso e in questo modo pranzo a scuola per essere poi pronto per andarmi ad allenare appena tornato a casa e cambiato.

Che cosa dicono i tuoi compagni di scuola, vedono questi come privilegi?

No, ormai sono al quarto anno e sanno quel che faccio, anzi mi sono di sostegno, mi aiutano con le interrogazioni e nella gestione del tempo. Non ho mai riscontrato invidie particolari.

E il team?

Mai avuto problemi neanche con la squadra. Sanno che, se serve, meglio saltare un allenamento e pensare a studiare. La scuola viene prima, lo dicono sempre e anch’io la penso così.

Il veneto ha iniziato a vincere da giovanissimo. Qui nel 2019 a Bionde di Salizzole (Photobicicailotto)
Il veneto ha iniziato a vincere da giovanissimo. Qui nel 2019 a Bionde di Salizzole (Photobicicailotto)
Sei al secondo anno junior e la vittoria di San Vendemiano non è passata inosservata. Si è fatto avanti qualche team per il passaggio di categoria?

Sì, ma anche prima c’erano contatti, in questi giorni però mi hanno chiamato molti dirigenti. Io comunque voglio stare tranquillo, non voglio scegliere per ora. Magari nelle prossime settimane arriva qualche altra chiamata, la stagione non è certo finita a San Vendemiano…

Anche team esteri? Il fatto di avere pochi riferimenti qui in Italia non è uno svantaggio?

Secondo me no, non solo dal punto di vista professionale, ma anche di crescita personale. Andare all’estero significa crescere, confrontarsi con altre culture, essere costretti a parlare inglese e quindi entrare in un mondo più globalizzato. E’ un’esperienza che dà molti stimoli, se ci sarà la possibilità non dirò certo di no. Inoltre ci si confronta con metodologie differenti che si vede bene che portano risultati.

Dopo aver centrato il tuo primo obiettivo, ora a che cosa pensi?

Vorrei vestire la maglia azzurra, sarebbe un onore enorme, lo sogno da tanto tempo e voglio provare quelle sensazioni. Spero di meritarmela, per mondiali o europei, su pista o su strada. Va bene qualsiasi cosa…

Artuso alla Bora, alla guida di una “all star”

07.01.2023
5 min
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L’avventura di Paolo Artuso fra i diesse della Bora Hansgrohe è iniziata ormai già da oltre un paio di mesi. Il tecnico veneto si è già perfettamente integrato nei meccanismi del team tedesco. Team che parte per il 2023 con grandi obiettivi dopo aver portato a casa uno dei tre grandi Giri della scorsa stagione, la corsa rosa con la splendida cavalcata di Jai Hindley.

Artuso è entrato subito nel cuore del team: a lui sono stati affidati 6 componenti della squadra da seguire direttamente, poi si alternerà con gli altri diesse per le varie corse del calendario: «Abbiamo iniziato la preparazione già a ottobre con un primo ritiro sul ghiacciaio austriaco di Soelden, quello abitualmente teatro della prima gara di Coppa del Mondo di sci alpino. Quella è stata soprattutto un’occasione per conoscersi e gettare le basi della nuova stagione. Poi a dicembre abbiamo fatto due settimane di stage a Maiorca, fino al 21 dicembre (foto di apertura, ndr) e lì si è lavorato molto, sia su strada con lavori di fondo ma anche curando la tecnica su pista e svolgendo test di laboratorio».

Artuso insieme a Schachmann: il rilancio del tedesco è una delle sfide del tecnico italiano
Artuso insieme a Schachmann: il rilancio del tedesco è una delle sfide del tecnico italiano
Come vi siete regolati nella programmazione della stagione di ogni singolo atleta?

Questo è un aspetto che mi ha interessato molto. Sin dal primo ritiro abbiamo cercato di responsabilizzare al massimo ogni singolo componente del team, dicendogli di stilare un proprio calendario. Poi li abbiamo comparati cercando di accontentarli nella misura resa possibile anche dalle esigenze della squadra, In questo modo abbiamo stilato il 90 per cento del calendario 2023, poi naturalmente tutto andrà verificato in corso d’opera, ma ognuno ha una base su cui lavorare e ha visto molte delle sue aspettative accontentate.

Come mai una scelta così anticipata?

Questa programmazione è un aspetto molto importante perché ci consente di programmare i periodi di altura in relazione agli impegni di ognuno, posizionandoli nella maniera più conveniente e strutturando la preparazione in modo da portarli nella forma migliore quando serve.

Hindley si è convinto a puntare tutto sul Tour. Obiettivo un bel piazzamento nella corsa più prestigiosa
Hindley si è convinto a puntare tutto sul Tour. Obiettivo un bel piazzamento nella corsa più prestigiosa
Parliamo della programmazione di Hindley: l’australiano voleva difendere la sua maglia rosa al Giro, ma le caratteristiche del Tour sono più adatte a lui e quindi verrà indirizzato verso la Grande Boucle. L’australiano è convinto della decisione?

Non ci sono stati attriti. Anche Jai sa bene che il suo punto debole sono le cronometro e in tal senso la differenza fra i due percorsi è notevole. Capiamo il corridore, è normale voler provare a difendere il simbolo del primato, ma sappiamo che su quel percorso ci saranno corridori più forti e attrezzati. Hindley andrà al Tour sapendo di non essere il favorito e di correre per la prima volta in una gara che è diversa da tutte le altre. Dovrà fare esperienza e magari puntare a un obiettivo plausibile: arrivare nei primi 5 sarebbe per lui un grande risultato considerando la sua costanza nell’arco delle tre settimane.

La Bora Hansgrohe mantiene quindi una conformazione specifica per le corse a tappe, sulla falsariga della Ineos…

Il team aveva fatto questa scelta un paio d’anni fa ponendosi come obiettivo vincere un grande Giro nell’arco di un quadriennio. Ha raggiunto già al primo anno e questo dimostra come la strada intrapresa all’indomani dell’addio al team di Sagan sia quella giusta. La stagione scorsa è stata davvero ottima, ma la fame di successi è aumentata.

Il trionfo mondiale di Herzog: il giovane tedesco è stato affidato ad Artuso per la preparazione
Il trionfo mondiale di Herzog: il giovane tedesco è stato affidato ad Artuso per la preparazione
La sensazione però è che questo progetto sia profondamente radicato. Anche nella filiera giovanile ci sono corridori che sembrano costruiti per le prove a tappe, come lo stesso campione del mondo junior Herzog.

Tra l’altro curerò io il tedesco. E’ un ragazzo fortissimo fisicamente ma ha profondi margini di miglioramento. Essendo naturalmente acerbo, deve arrivare al top senza fretta. Con i giovani bisogna lavorare con calma, senza esasperazioni. Questo per lui sarà il primo anno da U23, molto cambierà rispetto alla sua passata stagione e non deve avere l’ansia di strafare. Ha tutto il tempo per crescere.

Quali sono i corridori che ti sono stati affidati?

Innanzitutto Jungels, che arriva nel team e che ho subito visto essere un fenomeno. Ha avuto molti problemi fisici che ha finalmente risolto, io dico che deve solo ritrovare l’abitudine alla vittoria. Lui è l’uomo giusto per centrare grandi successi in linea. Poi c’è Buchmann, corridore che dopo un 2022 opaco va recuperato perché ha grandi potenzialità nelle corse a tappe. Anche Schachmann viene da una stagione fisicamente complicata, io voglio riportarlo ai suoi livelli, quelli che gli hanno permesso di lottare per grandi vittorie. Ho poi Konrad, austriaco che ha vinto poco ma ha grandi mezzi: lui è abituato a lavorare per gli altri, si sacrifica molto ma io dico che è un jolly e può anche sorprendere in prima persona. Infine ci sono Bennett, che alla Vuelta è tornato a svettare, e Koretzky, il giovane biker francese anche lui nuovo acquisto. E poi come detto Herzog come “aggiunta”.

Su Konrad Artuso ha le idee chiare: l’austriaco dovrebbe mirare più in alto
Su Konrad Artuso ha le idee chiare: l’austriaco dovrebbe mirare più in alto
Sembra veramente una “all star” per le corse a tappe quella che hai in mano, ma non si può non notare che non ci sono italiani…

I giovani interessanti ci sono anche in Italia, devono solo trovare il giusto spazio. Da noi ad esempio Aleotti ha davvero bei numeri, al Giro la sua presenza è stata fondamentale e sta crescendo nella maniera giusta. Anche Fabbro in salita è uno che dice la sua. I giovani ci sono: io vengo dalla Bahrain Victorious e lì ho potuto vedere di persona gente come Milan e Zambanini siano due ragazzi dalle potenzialità enormi. Bisogna solo stare attenti a non guardare sempre e solo i risultati, che non dicono tutto. Ogni anno è a sé. Magari questo sarà un anno ciclisticamente più azzurro.

Herzog e Morgado, gioielli appuntiti nella mani di Axel Merckx

11.10.2022
4 min
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E’ un po’ come se Pantani e Simoni si fossero ritrovati nella stessa squadra. Forse era l’unico modo per farli smettere di prendersi per i capelli. E lo stesso vale per Emil Herzog e Antonio Morgado. I due più forti juniores della stagione (senza dimenticare Vlad Van Mechelen) si ritroveranno fianco a fianco nella Hagens Berman Axeon di Axel Merckx. La squadra che tanto bene abbiamo conosciuto quest’anno al Giro under 23.

Entrambi infatti passano di categoria ed entrambi non intendono limitare le loro ambizioni. Ma di certo se in corsa se le sono date, come è stato anche a Wollongong, dovranno più spesso trovare il modo di darsi la mano, come hanno fatto sempre a Wollongong ma dopo l’arrivo. Una mano invece se la dovranno dare in gara.

Axel Merckx con Leo Hayter dopo l’impresa dell’inglese a Santa Caterina Valfurva che ha deciso il Giro U23
Axel Merckx con Leo Hayter dopo l’impresa dell’inglese a Santa Caterina Valfurva che ha deciso il Giro U23

Il lavoro di Axel

E’ di certo una bella sfida per Axel, ma il direttore sportivo belga ha mostrato un grande “savoir faire” con i suoi ragazzi. Sempre pacato, sempre tranquillo lo abbiamo potuto ammirare dal vivo come si comportava alla partenza e all’arrivo delle tappe del Giro U23. Alcune voci danno Merckx come team manager della nuova Lotto Soudal, che si chiamerà Lotto-Dstny. Ma per ora sono solo voci. E pertanto ragioniamo su ciò che è concreto.

Ma come potranno aiutarsi? Probabilmente un’idea Merckx già ce l’ha ed è quella di sfruttare, o meglio esaltare, le loro caratteristiche.

Più esplosivo e scalatore (che detta così potrebbe sembrare una contraddizione) il portoghese, più passista e resistente il tedesco.

E si è visto anche al mondiale. Morgado che esplode sulla salita, Herzog che lo riacciuffa in discesa. Entrambi sono comunque atleti davvero completi e che sembrano essere pronti per il salto tra gli under 23.

Magari con loro due in squadra, Merckx potrà correre da protagonista al Giro U23 o in altre corse a tappe rispetto a come ha fatto quest’anno, quando quel ruolo era nelle mani della Groupama-Fdj. Ciò nonostante si è portato a casa la maglia rosa con Leo Hayter.

Antonio Morgado e Emil Herzog sul rettilineo di Wollongong. primo il tedesco, secondo il portoghese
Antonio Morgado e Emil Herzog sul rettilineo di Wollongong. primo il tedesco, secondo il portoghese

Su Emil

Messo su carta, il lavoro con Emil Herzog potrebbe sembrare più facile, se non altro per affinità ambientali: climatiche e in senso stretto e culturali tra il mondo tedesco e quello belga del direttore sportivo. Ma in teoria questo non è un problema, visto che storicamente in questa squadra ci sono stati atleti di tante nazionalità differenti.

«Emil – ha detto Axel – è uno dei migliori corridori junior in circolazione. Penso che abbia avuto uno degli anni migliori nella categoria junior di sempre e non possiamo che essere entusiasti di averlo con noi.

«Ho parlato bene con Emil: ha capito che possiamo aiutarlo a progredire e questa consapevolezza è molto importante. È una grande speranza per il futuro e per ciò che è possibile».

Su Morgado

C’è poi Antonio Morgado. Il portoghese è campione nazionale. Il suo profilo ricorda molto quello di un altro portoghese che da qualche anno conosciamo bene: Joao Almeida. Non è la prima volta che Axel e il suo staff vanno a pescare da quelle parti. Anzi…

«Antonio ha ottenuto grandi risultati sia a livello nazionale che internazionale. E’ molto aggressivo quando corre (e il Lunigiana insegna, ndr) e i suoi risultati lo dimostrano. Non vediamo l’ora di aiutarlo a fare il prossimo passo nel calendario internazionale degli under 23».

Per entrambi quindi non c’è che iniziare a lavorare, ma come? O meglio: ma quanto? L’unica incognita che versa su quanto Axel, e il suo collega, l’ex pro’ Koos Moerenhout, è il tempo.

Sembra infatti che Morgado abbia già in pugno un contratto con la UAE Emirates per il 2024 e che Ralph Denk , il team manager della Bora-Hansgrohe, rivoglia al più presto il suo atleta. Scriviamo rivoglia in quanto la Auto Eder, la squadra juniores di Herzog, è la filiera giovanile della Bora.

Alle radici di Herzog: Schrot presenta l’iridato juniores

30.09.2022
5 min
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Probabilmente in Germania un campione come Emil Herzog lo aspettavano da anni. Al di là della medaglia d’oro conquistata a Wollongong nella prova in linea (con robusto contorno del bronzo a cronometro), il quasi 18enne di Simmerberg ha caratterizzato tutta la stagione, conquistando la bellezza di 12 successi solo nelle prove internazionali Uci.

E’ chiaro che le aspettative su di lui sono tante, ora che passa di categoria approdando fra gli under 23 nelle file della Hagens Berman Axeon, guidato da quell’Axel Merckx che ha già dimostrato di saperci fare con i giovani nel prepararli a una grande carriera fra i pro’. Parlando con il suo diesse all’Auto Eder, Christian Schrot, è netta la sensazione che, messa da parte la gioia per il successo australiano, già si pensi al futuro considerandolo un “work in progress”.

Schrot ed Herzog, con cui quest’anno ha vinto ben 4 corse a tappe internazionali (foto team)
Schrot ed Herzog, con cui quest’anno ha vinto ben 4 corse a tappe internazionali (foto team)

Tante chance per vincere

«Il suo successo non mi ha sorpreso, il percorso era ideale per uno come lui, forte in salita ma soprattutto esplosivo. A dir la verità puntavo molto su di lui e sull’estone Pajur (finito 15° proprio dietro al nostro Scalco, ndr), entrambi miei atleti all’Auto Eder. Emil aveva svariate opzioni al suo attivo: un arrivo ristretto, la possibilità di fare selezione, alla fine lo sprint a due è stata la soluzione ideale. Sapevo che a quel punto non avrebbe fallito».

Che tipo di persona è Herzog, come lo definiresti?

E’ soprattutto uno scalatore, ma è anche molto rapido e può dire la sua in certi tipi di volate, senza considerare poi le sue capacità a cronometro. Per questo attualmente non si può dire con precisione che corridore è, se sarà più adatto ai grandi giri o alle classiche. Fondamentale in questo senso sarà l’esperienza che accumulerà fra gli under 23, allora capiremo che tipo di corridore può essere, d’altronde i risultati che si ottengono fra gli junior sono sì importanti, ma bisogna anche saperli soppesare.

Il Team Auto Eder al GP Ruebliland in Svizzera, con Herzog in maglia di campione tedesco e Schrot all’estrema destra (foto team)
Il Team Auto Eder al GP Ruebliland in Svizzera, con Herzog in maglia di campione tedesco e Schrot all’estrema destra (foto team)
E dal punto di vista umano, ci si lavora bene insieme?

Sì e credo che questa sia la sua grande forza. E’ un ragazzo che sa far gruppo, non ha grilli per la testa, è molto semplice. Il suo carattere è un’arma a suo favore, questo è sicuro.

E’ pur vero però che quest’anno Herzog ha vinto ben 4 corse a tappe internazionali, tra cui la Corsa della Pace. Questo significa che ha una particolare predisposizione?

Le sue caratteristiche ben si sposano con le corse a tappe, proprio perché va forte sia in salita che a cronometro, non ha punti deboli e finora ha assimilato bene anche gli sforzi ravvicinati. A lui le gare in più giorni piacciono molto, ma come detto bisogna andarci piano e dargli il tempo di maturare.

Per Herzog anche il titolo nazionale junior di mtb, a dimostrazione della sua poliedricità (foto Ehrard Goller)
Per Herzog anche il titolo nazionale junior di mtb, a dimostrazione della sua poliedricità (foto Ehrard Goller)
Da qualche parte già c’è chi lo paragona ai campioni tedeschi del passato, come Thurau o Ullrich. C’è un modello al quale può essere assimilato?

Domanda difficile. Ognuno è differente a suo modo e avendo lavorato con Emil e guardando al passato non saprei proprio a chi paragonarlo, per me è un corridore speciale che si sta disegnando una strada tutta sua.

Ma nel suo Paese come è considerato?

E’ molto conosciuto nell’ambiente ciclistico, questo è certo, ma anche a livello assoluto è considerato uno dei migliori giovani sportivi tedeschi, anche perché è davvero un polivalente. Non va forte solo su strada, ma ha vinto titoli nazionali anche nella Mtb e addirittura nello sci di fondo a passo pattinato. Tutte esperienze che sicuramente lo hanno aiutato nella sua affermazione e in questo un po’ si distacca dagli esempi del passato.

Il 17enne di Simmerberg ha vinto titoli nazionali giovanili anche nello sci di fondo (foto Facebook)
Il 17enne di Simmerberg ha vinto titoli nazionali giovanili anche nello sci di fondo (foto Facebook)
Pensi che avrà difficoltà nel salto di categoria?

Dovrà abituarsi, mettere da parte tutto quel che ha fatto e aprire una pagina nuova, affrontando le nuove esperienze con umiltà e con la voglia di imparare che certamente non gli manca. Io penso che già in breve tempo metterà il suo marchio anche nella categoria superiore.

Herzog passa di categoria, ma che cosa lascia fra i più giovani? Ci sono altri Herzog all’orizzonte?

Non alla sua altezza, stiamo parlando di un campione del mondo che ha vinto tanto quest’anno. Il movimento tedesco è molto brillante, questo è sicuro, ma non ci sono prospetti che lasciano intendere di poter raggiungere le stesse vette. Non dimentichiamo però che parliamo di atleti molto giovani e non tutti maturano allo stesso tempo. E poi magari l’esempio di Emil farà nuovi proseliti…

Juniores: Herzog stronca Morgado. Scalco primo dei nostri

23.09.2022
5 min
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Chissà per quanto tempo Herzog e Morgado parleranno ancora dell’arrivo del mondiale juniores di Wollongong. I due infatti dal prossimo anno correranno insieme alla Hagens Berman Axeon di Axel Merckx: si conoscevano e non si fidavano l’uno dell’altro.

«Sapevo di essere più veloce – ha sorriso Herzog su una sedia della sala stampa – ma non mi fidavo e ho provato a staccarlo per essere tranquillo. Avrei preferito vincere con più margine per esserne sicuro. Invece non ho mai fatto uno sprint tanto tirato e incerto. Ancora non ci credo».

Il tedesco tanto atteso

Avevamo definito Emil Herzog il talento che i tedeschi aspettano da 20 anni. Il suo ruolino di marcia 2022 è notevole. Su 5 corse a tappe, ne ha vinte 4. Corre alla Auto Eder, vivaio della Bora Hansgrohe e al bottino di stagione vanno aggiunti due bronzi a crono: agli europei e qui ai mondiali.

Antonio Morgado di corse a tappe ne ha fatte 6, ne ha vinte 2 e per 3 volte è arrivato secondo. Fra le vittorie, ricordiamo il recente Giro della Lunigiana. Per questo nessuno si è stupito quando il portoghese ha attaccato all’inizio dell’ultimo giro e il tedesco si è messo in caccia sulla scalata rimasta di Mount Pleasant.

«Il mondiale era un obiettivo – racconta Morgado – ma sapendo di non essere il più veloce, ho provato ad arrivare da solo. Solo che Herzog è stato più forte. Quando mi ha preso, ci siamo detti di collaborare per andare insieme all’arrivo. Invece ha provato a staccarmi all’ultimo chilometro. Nonostante ciò, su quell’arrivo in pianura restava più veloce lui. Per questo ho provato a partire lungo, ma non c’è stato niente da fare».

Morgado, vincitore del Lunigiana, ha provato a prendersi il mondiale con la forza
Morgado, vincitore del Lunigiana, ha provato a prendersi il mondiale con la forza

A suo agio nella pioggia

Dopo aver vinto, Herzog ha continuato a urlare con le braccia larghe come Hulk. Nonostante le tante vittorie, è davvero parso lui il più incredulo per il risultato.

«Quando ho visto che Morgado era andato via – racconta – ho capito di dover chiudere da solo il buco. Appena l’ho preso, mi ha detto che aveva un principio di crampi, ma che ugualmente avrebbe fatto lo sprint. E’ partito lungo e sono subito scattato anche io e l’ho passato ai 15 metri. Mi piace quando piove, perché tutto diventa più tecnico. Si conquista vantaggio nelle discese e nelle curve».

Dopo l’arrivo Herzog era felicissimo, ma anche incredulo
Dopo l’arrivo Herzog era felicissimo, ma anche incredulo

Pesante per il Tour?

Nonostante tante vittorie e tanto talento, ma forse sapendo che è meglio essere cauti con programmi, sogni e promesse, quando gli chiediamo dove voglia arrivare, Herzog va cauto.

«Il mio sogno è vincere grandi corse – sorride – ma di certo non il Tour de France, perché sono troppo pesante (alto 1,83, per 74 chili, ndr). Penso alla Tirreno e semmai allo Svizzera, corse che mi si addicono di più e in questa direzione darò il meglio di me…».

Salvoldi è al primo mondiale da tecnico degli junior: il suo incarico è iniziato da meno di un anno
Salvoldi è al primo mondiale da tecnico degli junior: il suo incarico è iniziato da meno di un anno

Nodo azzurro

E l’Italia? I nostri sono ripartiti da Dino Salvoldi, chiamato prima di tutto perché insegni il metodo di lavoro a una categoria che gira a velocità differenziate. Il nuovo cittì alla vigilia ragionava sul fatto che attaccare un’etichetta sia sbagliato. Non si può dire a priori se sia giusto o meno assecondare certi passaggi. Qualcuno è pronto per diventare professionista a 18 anni, qualcuno no. Impedirgli di farlo significa privarli di una importante chance di carriera. E per tutti gli altri, ci sono comunque le altre gare del calendario.

Idem dicasi per l’attività, da noi troppo centellinata. Perché facciano certe esperienze, se i club non si muovono perché agli sponsor locali non interessa correre all’estero, deve intervenire la nazionale, ma potrebbero farlo anche i Comitati regionali. Come accade in Francia.

Ritmo subito alto

Il migliore dei nostri è stato Matteo Scalco, quattordicesimo, che a due giri dalla fine era ancora nel gruppo di testa e dal 2023 sarà con Reverberi.

«Già dai primi giri – racconta dopo l’arrivo – il ritmo della gara è stato veramente alto. Il gruppo si è rotto in vari tronconi e dopo tre giri eravamo rimasti solo Belletta e io. Abbiamo cercato di tenere in salita, finché le gambe hanno ceduto. Ero venuto con grandi aspettative, ma non è una novità che gli altri vadano così forte, li avevamo già visti. Tra noi eravamo belli uniti, con l’obiettivo di correre insieme perché era l’unico modo per difendersi. Ma con la partenza così veloce ci siamo subito disuniti. Lo strappo è duro, anche perché se scollini con soli 10 metri dai primi, ti trovi in fondo alla discesa che hai 10 secondi e quindi devi andare a tutta per cercare di rientrare. Un percorso che non si riesce a respirare».

Herzog, il talento che i tedeschi attendono da vent’anni

24.07.2022
5 min
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Nove vittorie internazionali in stagione condite da altre 11 Top 10. Successi di peso come la Corsa della Pace o l’Ain Bugey Valromey Tour, ma anche il titolo nazionale su strada che fa curiosamente il paio con quello nella mountain bike e come ciliegina sulla torta il bronzo europeo in una rassegna, quella di Anadia, che nel complesso non è andata come voleva. Il soggetto del discorso è Emil Herzog, che molti ritengono il miglior junior attualmente sulla piazza, in una generazione che ha dimostrato a più riprese di essere ricchissima di talenti.

Emil Herzog, maggiore età ancora da raggiungere, è il capitano dell’Auto Eder, la formazione tedesca U19 propaggine della Bora Hansgrohe fra i più giovani. I “capi” lo guardano già con grande attenzione e molti nel team vorrebbero farlo passare subito pro’, saltando la categoria under 23, facendogli fare anni di apprendistato come sta avvenendo con un altro talento tedesco, Marco Brenner. Ma Emil non è favorevole.

«Almeno un anno nella nuova categoria vorrei farlo – dice – per crescere con più calma e a livelli consoni. La Bora è una grande squadra, l’aspirazione per ogni ciclista tedesco. Oltretutto la sede non è neanche lontana da dove vivo, ma mi sembra troppo presto».

Herzog Mtb
Campione nazionale mtb, l’obiettivo del tedesco è centrare il titolo mondiale in 3 specialità (foto Instagram)
Herzog Mtb
Campione nazionale mtb, l’obiettivo del tedesco è centrare il titolo mondiale in 3 specialità (foto Instagram)

Il suo idolo? Maximilian Schachmann

Probabilmente Herzog verrà parcheggiato alla Hagens Berman Axeon. Lì verificheranno se anche nella categoria superiore può essere un fattore come lo è stato fra gli juniores. Già dal primo anno si era capito che nel tedesco c’è del talento, evidente soprattutto nelle corse a tappe, con la seconda piazza nella Corsa della Pace dietro il norvegese Hagenes, che si sarebbe poi laureato campione del mondo, ma davanti a Uijtdebroeks e Gregoire, tutta gente che sta facendo mirabilie nelle categorie superiori.

Gli addetti ai lavori tedeschi hanno già iniziato a paragonarlo a grandi nomi del passato: per la sua propensione alle prove a cronometro, sono stati tirati in ballo personaggi come Thurau e Ullrich, ma Herzog ha un preciso riferimento: «Ammiro molto Maximilian Schachmann, è un grande corridore, fortissimo in salita, spero di poterci correre presto insieme».

Herzog Primavera 2022
Anche nelle classiche in linea Herzog sa inventare: qui vittoria in solitudine al Trofeo di Primavera (foto Fotobolgan)
Herzog Primavera 2022
Anche nelle classiche in linea Herzog sa inventare: qui vittoria in solitudine al Trofeo di Primavera (foto Fotobolgan)

Il vero corridore completo

Herzog però ha caratteristiche un po’ diverse, che possono portarlo ben più in alto di quanto già non sia il due volte vincitore della Parigi-Nizza.

«Credo di essere un corridore completo, veloce – spiega – che va molto forte sul passo e in pianura e anche in salita. Rispetto agli scalatori puri io ho più peso da portar su (è alto 1,83 e pesa 74 chili), ma questo non significa che parto battuto, devo solo soffrire e sacrificarmi di più…».

E’ proprio questa sua completezza che lo sta facendo emergere nelle gare a tappe. La squadra, che pure vanta tante “bocche da fuoco”, lo considera la punta di diamante.

Il tedesco, come molti ciclisti delle nuove generazioni, ha nella multidisciplina un credo irrinunciabile. Anzi ci è praticamente nato: inizialmente si è dedicato allo sci alpino e al pattinaggio (è stato campione nazionale di categoria non più tardi di due anni fa). Praticava il ciclismo come alternativa estiva per tenersi in forma. Più la mountain bike che il ciclismo su strada, dove ha iniziato a competere solamente alla soglia dei 15 anni. Rispetto ad allora la mtb l’ha un po’ messa da parte. Ma neanche tanto, se si pensa che il suo sogno per la seconda parte di stagione è vincere ben 3 titoli mondiali: in linea e a cronometro a Woollongong ma prima ancora nella rassegna offroad…

Herzog La Thuile 2022
In Italia lo abbiamo visto vincere anche nella tappa degli Internazionali d’Italia Mtb a La Thuile (foto organizzazione)
Herzog La Thuile 2022
In Italia lo abbiamo visto vincere anche nella tappa degli Internazionali d’Italia Mtb a La Thuile (foto organizzazione)

Obiettivo migliorare in salita

«Soffrire non mi fa paura – ha raccontato Herzog in occasione della sua ultima vittoria all’Ain Bugey Valromey Tour – sono anche andato in crisi, ma sapevo che dovevo gestirmi in salita per recuperare in discesa che è il mio forte, dove posso sfruttare la capacità di guida appresa in mtb. Questa non è una gara come le altre, è un piccolo Tour de France, non ci sono altre gare così lunghe nella categoria. La salita pesa, ma la mia ambizione è vincere pure lì. Vorrei essere uno di quei corridori capaci di vincere allo sprint, a cronometro e in salita».

Non per niente le gare alle quali tiene di più sono proprio quelle dove quest’anno non ha vinto, la Parigi-Roubaix di categoria dove comunque è arrivato quinto e la Classique des Alpes dove si è ritirato: «La Roubaix mi ha davvero impressionato. Per vincere devi andare oltre i tuoi limiti, spingere al massimo».

Herzog Europei
Pur non al meglio, ha vinto il bronzo agli europei di Anadia nella crono, a 35″ da Kockelmann (LUX)
Herzog Europei
Pur non al meglio, ha vinto il bronzo agli europei di Anadia nella crono, a 35″ da Kockelmann (LUX)

Soffrire sì, mai arrendersi

Era particolarmente atteso agli Europei, invece si è dovuto accontentare del bronzo a cronometro: «Era troppo caldo – spiega – ho sofferto tantissimo. Ho fatto quel che potevo con le gambe che avevo. Poi il percorso non era ideale, con tante buche, bisognava fare tanta attenzione e era difficile rilanciare dopo le curve. Aver preso una medaglia in quelle condizioni significa molto. Anche al Tour du Pays de Vaud ero andato male in due tappe, ma la crono l’avevo vinta. Ho capito che non bisogna mai darsi per vinti, anche quando le gambe non girano e la forma non è quella che vorrei. Bisogna provarci comunque, perché io non mi arrendo mai».