Su pista sta sbocciando un talento. Ecco Davide Stella

21.09.2023
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Può essere a buon diritto considerato come una delle grandi sorprese di questa stagione ciclistica azzurra, perché prima dell’estate così ricca di podi, Davide Stella era uno dei tanti ragazzi pieni di speranze e poco altro. Agli europei su pista di Anadia ha però collezionato la bellezza di tre titoli in poco più di 24 ore, nello scratch, nell’eliminazione e nel chilometro da fermo. Poi ai mondiali di Cali ha conquistato un bronzo sempre nell’eliminazione.

Parlando con il giovanissimo friulano, le sorprese diventano quasi una costante, a cominciare dai suoi inizi ciclistici, certamente dovuti alla passione che già allignava in famiglia (il padre è un amatore) ma che partono dalla scuola, seguendo un percorso che vorremmo fosse la regola e non l’eccezione, nel ciclismo e non solo.

«Un giorno alle elementari – racconta – si presentarono dei signori con un volantino, che promuoveva un corso per bambini invitandoli a fare un test. Ci andai e mi piacque subito, anche perché le bici per me non erano una novità. Così continuai e la passione non è mai venuta meno, anzi…».

Davide Stella nella sua estate ha conquistato 3 ori europei e un bronzo mondiale
Davide Stella nella sua estate ha conquistato 3 ori europei e un bronzo mondiale
E la pista quando l’hai iniziata?

A 10 anni, l’affrontavo con la bici da strada le prime volte, ma già l’anno successivo avevo quella specifica a scatto fisso. Pedalavo sulla pista di Portogruaro, almeno una volta a settimana e trovavo lì tanti ragazzi della mia età. Devo però dire che tutto è cambiato quando sono passato sotto la guida di Nunzio Cucinotta, il diesse del team Gottardo Giochi Caneva che è anche il mio allenatore e mi ha trasmesso questa forte passione per la pista.

Quando hai iniziato con la pista quelle curve paraboliche non ti facevano un po’ paura?

Bella domanda… All’inizio mi faceva un certo effetto, poi ho cominciato a prendere confidenza. Ogni volta che sono caduto mi sono rimesso in piedi e ho ricominciato, proprio per non dare spazio alla paura. Ogni tanto però qualche dubbio mi viene, soprattutto nelle gare di gruppo che sono quelle che affronto maggiormente.

La vittoria nell’eliminazione ad Anadia contro lo sloveno Erzen (foto UEC)
La vittoria nell’eliminazione ad Anadia contro lo sloveno Erzen (foto UEC)
Come ti spieghi questa pioggia di medaglie che ti è arrivata addosso?

Non mi ha sorpreso, era l’obiettivo per il quale ho lavorato tanto sin da inizio stagione seguendo le indicazioni del cittì Salvoldi. Lui era molto fiducioso e mi ha spinto a insistere. Ho fatto sessioni di allenamento specifico ogni settimana sin dallo scorso inverno e per prepararmi sono anche stato in Slovenia, in un velodromo non troppo lontano da casa. I risultati si sono visti.

Ti abbiamo sempre visto impegnato in specialità di gruppo, come mai non nel quartetto?

Sono scelte del tecnico, ma questo non significa che io non abbia lavorato e non lavori per l’inseguimento a squadre. Quando si fa allenamento con il gruppo azzurro affrontiamo tutti la specialità, poi va in gara chi è più forte. Lo stesso vale per la madison, a me ad esempio è capitato anche di gareggiare insieme a Sierra e mi sono trovato molto bene.

La vittoria di Stella al GP Comune di Villadose, primo suo successo 2023 in gara nazionale (foto Facebook)
La vittoria di Stella al GP Comune di Villadose, primo suo successo 2023 in gara nazionale (foto Facebook)
Qual è la specialità che ti piace di più?

La mia preferita è l’eliminazione, ma per certi versi è anche quella che odio di più, forse perché mi fa venire sempre alla luce qualche dubbio, qualche timore d’incidente. Prima di farla sono sempre un po’ teso. Ma poi è anche quella che mi dà maggiore soddisfazione.

Una tua particolarità è anche quella che su pista puoi passare indifferentemente dalle discipline endurance a quelle di velocità…

Oltre al chilometro ho fatto anche la velocità olimpica. Riesco a spaziare molto, ma preferisco comunque le gare endurance, anche se devo migliorare le mie doti di resistenza. Eliminazione e madison sono comunque le gare che mi piacciono di più, anche per il carico di strategia che si portano dietro.

Il friulano ha privilegiato la pista quest’anno, ma conta di dare più spazio alla strada nel 2024 (CBPhotos)
Il friulano ha privilegiato la pista quest’anno, ma conta di dare più spazio alla strada nel 2024 (CBPhotos)
Finora abbiamo parlato dello Stella specialista della pista e l’impressione è che a differenza degli altri privilegi questa alla strada…

E’ sicuramente stato così quest’anno, proprio perché avevo delle ambizioni importanti e anche perché con la scuola di mezzo non potevo disperdere troppo tempo ed energie. Dopo i mondiali in Colombia però sono tornato alla strada e con la forma che avevo è subito arrivata una vittoria in una gara nazionale, il GP Comune di Villadose. Su strada sono uno sprinter puro: l’arrivo in volata è il mio pane.

La prossima stagione continuerai a concentrarti sulla pista?

Vedremo, intanto penso a finire bene questa annata, poi decideremo. Certamente proseguirò sul doppio binario, anche perché su pista c’è la possibilità di raggiungere il sogno olimpico che per chi fa sport è tutto.

Alla scoperta di Anita Baima, iridata nipote d’arte

01.09.2023
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Se è vero che i mondiali juniores su pista ancora una volta hanno avuto in Federica Venturelli la condottiera azzurra, è vero anche che pochi si sarebbero aspettati di trovare fra le plurimedagliate Anita Baima. Diciassette anni, nata a Cirié in Piemonte, Baima ha sangue ciclisticamente nobile nelle vene, considerando che il suo prozio è Franco Balmamion, vincitore di due Giri d’Italia (1962-63). Anita lo ha salutato come meglio non poteva, portando a casa una maglia iridata.

Baima è stata protagonista assoluta e la cosa ha preso molti alla sprovvista, considerando che agli europei di categoria la si era vista solamente nell’eliminazione, conclusa con un argento. Ma la spiegazione c’è.

«In primavera, nella prova di Nations Cup su strada in Olanda sono caduta alla seconda tappa rompendomi la clavicola. Sono stata costretta a un periodo di inattività e agli europei non ero ancora entrata in condizione, quindi sono stata schierata solo in una prova. Direi però che mi sono rifatta con gli interessi…».

Fase finale dell’eliminazione, Baima coglie di sorpresa la Sharp partendo da lontano
Fase finale dell’eliminazione, Baima coglie di sorpresa la Sharp partendo da lontano
Quante gare hai fatto?

A Cali ne ho disputate tre: lo scratch del primo giorno concluso con un argento, poi l’eliminazione dove ho vinto e l’omnium chiuso al quarto posto.

Partiamo allora dalla prima gara…

Sapevo che nello scratch avevo le caratteristiche adatte per emergere. E’ stata una gara tirata che alla fine mi ha lasciato un po’ d’amaro in bocca. Quando stavo cercando la posizione e stavo per lanciare la volata, c’è stata una caduta e la corsa è stata neutralizzata. Quando si è ripartiti mancavano solo 2 giri e non c’era tempo per trovare la posizione di prima, ho dovuto arrangiarmi.

Il giorno dopo toccava all’eliminazione…

Qui avevo il dente avvelenato per l’esito degli europei. E’ la gara che mi piace di più. All’inizio facevo un po’ fatica a carburare, poi ho sentito la gamba sempre più forte e quando siamo rimaste io e la britannica Sharp non ho voluto correre rischi partendo da lontano, sapevo che era stanca.

Il podio dell’eliminazione, con la piemontese fra la Sharp (GBR) e la Mizutani (JPN)
Il podio dell’eliminazione, con la piemontese fra la Sharp (GBR) e la Mizutani (JPN)
Nell’omnium?

Lì ero piuttosto stanca io. Sono arrivata alla corsa a punti al quarto posto a 4 lunghezze dal podio, ma non avevo abbastanza benzina per recuperare. Ho dato tutto ma non è stato sufficiente.

Hai preso parte a tre prove endurance, come mai non eri nel quartetto, è una specialità che non contempli?

Al contrario, il lavoro in pista era incentrato sull’inseguimento a squadre, solo che l’infortunio primaverile mi aveva messo fuori squadra per gli europei. Ai mondiali Villa ha tenuto della squadra che ha vinto il titolo continentale solo Venturelli e Toniolli, ma per me hanno preferito che facessi le prove di gruppo. Il cittì ci ha detto che voleva innanzitutto che ognuna di noi avesse occasione di gareggiare e fare esperienza. Il quartetto è una bellissima specialità, spero di rientrarci.

Molti ti hanno scoperto per i tuoi risultati su pista, ma anche su strada non vai certo male, considerando l’8° posto alla Gand-Wevelgem…

Sinceramente non saprei scegliere fra le due specialità, anche la strada mi piace molto, purtroppo quest’anno ho avuto poche occasioni per gareggiare ma spero da ora in poi di rifarmi e avere più possibilità. A cominciare dal Giro di Lunigiana.

La Baima impegnata nello scratch, chiuso al secondo posto dietro l’australiana Duncan
La Baima impegnata nello scratch, chiuso al secondo posto dietro l’australiana Duncan
Che tipo di ciclista sei nelle gare in linea?

Innanzitutto sono veloce, infatti non ho paura di buttarmi in volate di gruppo, ma certamente preferisco quelle a ranghi più ridotti. In salita tengo bene, almeno su quelle non troppo lunghe. Sicuramente preferisco le corse d’un giorno, anche perché non ho molta esperienza per quelle a tappe.

Come sei arrivata a fare la ciclista? Ti hanno influenzato i trascorsi in famiglia?

La nostra è sempre stata una famiglia legata al ciclismo. Pedalavano i miei cugini e io, appena smesse le rotelle a 3 anni, mi sono ritrovata a seguirli e gareggiare in una prova promozionale per i più piccoli. Dicono che mi ero divertita così tanto che volevo subito rifarla, così non ho più smesso. Ora corro per la Bft Burzoni VO2 Team Pink e spero di fare sempre meglio.

Poche le sue uscite su strada, ma alla Gand-Wevelgem ha dimostrato di che pasta è fatta
Poche le sue uscite su strada, ma alla Gand-Wevelgem ha dimostrato di che pasta è fatta
Ora che hai una medaglia d’oro mondiale per le mani, che pensieri ti vengono?

Se la guardo mi suscita molta speranza, anche perché sono al primo anno di categoria e con tutto quello che è successo ho portato a casa bei risultati, sono sicura che il prossimo anno con un pizzico di fortuna in più si potranno fare davvero belle cose.

E se ti chiedessero di scegliere?

Come ho detto prima non voglio, si possono fare entrambe e tutti sanno che la pista è fondamentale per la strada, soprattutto per elementi come me che puntano sulla velocità ed esplosività. Non per niente il mio idolo è Elisa Balsamo, che corre e vince dappertutto…

Fiorin è pronto per un’estate a gas aperto

08.06.2023
4 min
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«Sentiamoci domani mattina alle 9, chiedo un permesso a scuola per uscire dall’aula e rispondere al telefono». Le giornate di Matteo Fiorin sono sempre strapiene, fra lo studio al Liceo Scientifico Sportivo di Carate Brianza (a 7 chilometri da casa) e le svariate attività ciclistiche (e su questo punto torneremo fra poco) e trovare uno spazio per raccontarsi non è facile. Parliamo di un corridore di 17 anni che si sta mettendo sempre più in luce, che quest’anno già portato a casa 5 vittorie su strada, ultima il Trofeo Bornaghi dell’ultimo weekend (foto Instagram di apertura), ma che non guarda solo alla strada.

Fiorin, che corre per il Pool Cantù GB Junior Team, infatti è una delle colonne della nazionale su pista di Salvoldi, con la quale ha già portato lo scorso anno il quartetto dell’inseguimento ai vertici mondiali e durante la settimana, fra Dalmine e Montichiari, Matteo lavora sodo per ripetersi fra gli europei di Anadia (Portogallo) dall’11 al 16 luglio e per i mondiali di Cali (Colombia) dal 23 al 27 agosto. Ma non solo per il quartetto vista la duttilità del lombardo, campione europeo nell’eliminazione (foto di apertura Uec) e capace ad esempio di vincere la madison a Gand insieme a Juan David Sierra nello scorso aprile.

Se gli si chiede una preferenza fra pista e strada, Fiorin (che è stato anche tricolore esordienti nel ciclocross) non ha comunque dubbi: «Nel velodromo ho sempre ottenuto buoni risultati, ma la strada è il mio vero amore, dove sogno di diventare davvero qualcuno».

Ai mondiali pista juniores del 2022 arriva quarto nella prima corsa a punti della carriera (foto UCI)
Ai mondiali pista juniores del 2022 arriva quarto nella prima corsa a punti della carriera (foto UCI)
Questo significa che come per tanti la pista resta un amore giovanile da abbandonare?

No, anzi. Di sicuro vorrei continuare a farla perché ti dà quella marcia in più che su strada serve, soprattutto per chi come me è un velocista. La pista riesce sempre a darti quell’intensità negli scatti che può fare la differenza, la strada a sua volta è utilissima per le gare al velodromo per permetterti di avere resistenza e ritmo.

Quando hai iniziato ad andare su pista?

La mia prima gara l’ho fatta da giovanissimo, poi da esordiente ho iniziato a gareggiare e allenarmi con lo scatto fisso. D’altronde io sulla bici ci sono praticamente nato: a 2 anni avevo già abbandonato le rotelle e a 3 ho fatto la mia prima gara.

Il quartetto iridato 2022, con Fiorin c’erano Favero, Delle Vedove, Giaimi e Raccagni Noviero (foto Lariosport)
Il quartetto iridato 2022, con Fiorin c’erano Favero, Delle Vedove, Giaimi e Raccagni Noviero (foto Lariosport)
Te la ricordi ancora?

Proprio quella no, ma ricordo una volta che a una gara non volevano farmi partecipare perché ero troppo piccolo, allora feci tante storie che decisero di farmi partire dopo tutti gli altri. Era a batterie e si qualificano i primi 10, io ne rimontai tantissimi ma alla fine finii 11°. Erano tutti stupiti, perché avevo solo 3 anni e mezzo…

Torniamo un attimo alla pista. Tu sei componente del quartetto, che ruolo hai?

Sono l’uomo di lancio, quello che deve all’inizio pilotare il quartetto verso la velocità di base e poi fare una seconda tirata più lunga possibile al massimo ritmo fino a esaurimento, prima di staccarmi. Di solito arrivo fino ai 3 chilometri, noi gareggiamo sulla distanza olimpica dei 4.

La volata vincente alla Coppa di Primavera, battendo Durelli e Donati della Ciclistica Trevigliese
La volata vincente alla Coppa di Primavera, battendo Durelli e Donati della Ciclistica Trevigliese
Su strada invece che caratteristiche hai?

Sono il classico sprinter che ama le volate di gruppo, ma riesco a tenere bene anche sugli strappi corti. Quando c’è più salita mi stacco, per questo preferisco adoperarmi prima per aiutare i compagni e tirare per loro. Comunque sto migliorando anche su quell’aspetto.

Chi ha iniziato prima fra te e tua sorella (Sara Fiorin, appartenente al team Devo della Uae Adq)?

Prima io, lei mi ha seguito a ruota venendo a vedere le mie gare. Anche lei è molto veloce, abbiamo un po’ le stesse caratteristiche. Capita anche che ci alleniamo insieme, quando io non ho scuola perché lei abitualmente si allena al mattino. Infatti non vedo l’ora che la scuola finisca così potremo uscire insieme.

Matteo, campione europeo 2022 nell’eliminazione, con sua sorella Sara, del Team Uae Adq
Matteo, campione europeo 2022 nell’eliminazione, con sua sorella Sara, del Team Uae Adq
Ti parla del mondo che si vive nel UAE Team Adq?

Lei fa parte di una squadra molto organizzata, sta vivendo esperienze eccezionali e quando me le racconta io sogno a occhi aperti. E’ una bellissima realtà che spero un giorno diventi la mia, ma io non voglio fermarmi a questo. Io sogno di vincere una grande corsa, ad esempio la Milano-Sanremo, ma non basta solo essere veloci e resistenti, quella è una corsa dove anche se sei il più forte devi avere una robusta dose di fortuna.

Mondiali pista: l’ultimo oro se lo prende Viviani

16.10.2022
5 min
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Campione del mondo nell’eliminazione, come l’anno scorso ma con qualche brivido in più. Un contatto che l’ha costretto a cambiare bici. Poi un altro, ma non c’era più il tempo per fare altro che pedalare e anche forte. Così Elia Viviani ha chiuso col botto la spedizione azzurra ai mondiali di Saint Quentin en Yvelines, mettendo un’altra bella ciliegina sulla torta.

«Finire così – dice – è veramente bello. Arrivavo dalla delusione dell’omnium (settimo finale, ndr). Volevo almeno una medaglia e oggi volevo ripetere il titolo dell’anno scorso. Sappiamo che l’eliminazione è una gara che mi sta bene e che mi viene facile, però un mondiale è sempre difficile da vincere. Ci sono state due situazioni pericolose, ma le ho schivate per fortuna bene. E poi una bellissima selezione finale. Secondo me dagli ultimi 5 chilometri è stata una vera e propria battaglia, quindi l’ultimo sprint mi è venuto perfetto. Uno contro uno, io secondo e la rimonta nel rettilineo opposto. Volevo guadagnare nel dritto, perché la mia impressione era che in curva non si riuscisse a passare. Per questa ragione ho anticipato lo sprint, sorprendendo Strong. E’ andata come pensavo. La voglia di vincere era tanta…».

Ogni gara la sua storia

Li chiamano sport di situazione perché, come per le prove su strada, non c’è il cronometro a scandire il risultato. L’eliminazione forse è il più selvaggio. L’ultimo che passa sulla riga finisce fuori. Inesorabilmente. Giro dopo giro. E se ieri nell’eliminazione dell’omnium a un certo punto Elia, sfinito, aveva quasi rinunciato a lottare, oggi era dentro o fuori.

«A un certo punto ho rotto la prima bici – racconta – e l’ho cambiata con la seconda, ma lo stesso mi sembrava che qualcosa non andasse. Poi c’è stato un altro contatto, ma sapevo che non potevo fermarmi e cambiarla un’altra volta, perché avrei perso. Quindi ho continuato così. Non ho verificato ancora coi meccanici cosa sia successo, però ha funzionato fin sulla riga e questo è l’importante. Secondo me rispetto allo scorso anno, è stata molto più caotica come eliminazione. Forse a livello di valori è stata anche meno dura, ma più pericolosa, più combattuta. Ogni gara ha la sua storia. Ieri ho finito solo quarto nell’eliminazione dell’omnium e qualche preoccupazione nella testa era venuta. Però quando corri per una medaglia, sicuramente la motivazione è totalmente diversa».

La rabbia giusta

C’era una rabbia da ultima spiaggia nei suoi occhi, la stessa che aveva spiegato molto bene al microfono di Stefano Rizzato durante il record dell’Ora di Ganna. Parlando di Pippo e delle sue motivazioni, proprio Viviani aveva sottolineato come non ci sia nulla di meglio di un periodo difficile perché il campione inquadri l’obiettivo.

«Oggi ci ho messo tutta la cattiveria che mi era rimasta. Quando si finisce così – dice – è il migliore dei modi per terminare l’anno. Un altro anno tribolato, che finisce in bellezza. Quando si vestono questi colori (dice carezzando le strisce iridate sulla maglia, ndr) non si può dire che la stagione sia andata male. Quella su strada è stata sicuramente negativa, perché un corridore come me non può vincere solo due corse e neanche di prima fascia. Quindi lavorerò per tornare al top anche lì. Intanto godiamoci questa maglia, ovviamente con l’obiettivo di Parigi. Sono dove volevo essere. Per cui stasera andrò alla festa che mi hanno preparato e la settimana prossima mi godrò il matrimonio. Dicono che da sabato prossimo sarò in gabbia, per cui festeggiamo questa sera, poi vedremo…».

Il cerchio si chiude

A incoronare la vittoria di Viviani, forte di un mondiale di quattro ori e tre argenti, Marco Villa ha iniziato a tirare le somme, pensando però al suo primo pupillo.

«Sono felice per Elia – dice il cittì azzurro della pista – ieri ci era rimasto male per l’omnium, ma oggi ha dimostrato di saperci fare, arrivando al top in questi eventi. Vincere o piazzarsi non è facile, in più ci avviciniamo alle qualifiche olimpiche e tutti portano i migliori. Due su due al mondiale vuol dire esserci. Lui è un ragazzo speciale, un pilastro del gruppo, lo si è visto dalla festa che ha ricevuto dai compagni. Sono cresciuto come tecnico con lui e spero che pure lui sia cresciuto con me. Oggi finalmente l’ho visto vincere al mondiale, perché nel 2021 ero in Grecia per la premiazione del quartetto. Oggi ho chiuso un cerchio. Sono emozionato per le vittorie e per il gruppo. Non cambierei nessuno di loro».

Belletta 2021

Tra allenamenti e scuola, Belletta prepara il ritorno

08.02.2022
5 min
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Ci sono due aspetti che restano impressi nel parlare con Dario Igor Belletta: il primo è la sua grande educazione, fattore non comune in un ragazzo che esce dall’adolescenza con i giusti valori. Il secondo è la sua grande determinazione nel volere fortemente un futuro nel ciclismo, ma non sacrificando anche altre strade professionali e quindi orientato a restare concentrato sullo studio. Se mettiamo insieme le due cose, abbiamo le basi di quello che potrebbe essere un campione.

La sua vittoria all’ultimo Gran Premio Liberazione è ancora davanti agli occhi di tutti. La sua volata prepotente, quel gesto con gli indici verso il cielo a ricordare una ragazza che non c’è più, Silvia Piccini, ennesima vittima di un incidente stradale mentre era in bici, ennesimo tributo pagato a una sicurezza stradale ben lontana da un parametro accettabile. Non è stato un gesto fine a se stesso, il rischio per Dario è un compagno quotidiano delle sue uscite e la chiacchierata parte proprio da questo concetto

Belletta Liberazione 2021
Il gesto toccante di Belletta all’arrivo del GP Liberazione ha dato al successo un significato profondo
Belletta Liberazione 2021
Il gesto toccante di Belletta all’arrivo del GP Liberazione ha dato al successo un significato profondo

«Molti, all’indomani della mia vittoria romana, hanno sottolineato la mia abitudine a uscire la mattina presto, prima della scuola – racconta il corridore del GB Junior Team – E’ una scelta fatta anche in funzione del traffico: io cerco sempre di allenarmi fuori dagli orari di lavoro. Abito alla periferia Ovest di Milano, sono strade molto trafficate, dove si rischia sempre molto. Per quanto fai attenzione, per quanto ci possa essere qualcuno in supporto o si possa essere in compagnia, è un pericolo. Le responsabilità? Sono di tutti, perché come gli automobilisti sono disattenti, spesso lo sono anche i ciclisti, dimenticando che in gioco c’è la vita».

Molti ragazzi della tua età, che hanno un talento per emergere nello sport, lo privilegiano rispetto allo studio, tu invece procedi con lo stesso impegno su entrambe le strade. Come fai?

E’ questione di testa. Io non voglio pensare che una scelta sia migliore dell’altra, so che se nel ciclismo le cose andranno bene dovrò dedicarmici appieno, ma spero che quel momento arrivi il più tardi possibile, per ora va bene così. Io frequento il Liceo Scientifico Bramante a Magenta e vorrei un domani frequentare la facoltà di Scienze Motorie per restare nel mondo del ciclismo anche dopo la fine della carriera, ma per ora è un’idea come tante. La scuola è comunque fondamentale, su questo non si discute.

Belletta Omnium 2021
Conquista a Dalmine del titolo tricolore juniores: nel 2021 Belletta si è anche laureato iridato nell’eliminazione
Belletta Omnium 2021
Conquista a Dalmine del titolo tricolore juniores: nel 2021 Belletta si è anche laureato iridato nell’eliminazione
Tra l’altro questo è l’anno degli esami di maturità…

Già, il che rende tutto un po’ più complicato, soprattutto per la parte primaverile della stagione, ma non voglio assolutamente mettere le mani avanti, voglio far bene nelle gare che mi aspettano anche se dovrò concentrarmi anche sullo studio.

Il 2021 è stato un anno molto ricco di soddisfazioni per te, ma anche impegnativo.

Infatti ho chiuso molto stanco, dovevo recuperare e mi sono dedicato più allo studio, ma l’inverno dal punto di vista della preparazione è stato molto proficuo, ho gettato le basi per la nuova stagione anche se non è stato semplice. Appena avevo ripreso la bici in mano ho contratto il Covid, con qualche lieve sintomo, sono stato 15 giorni in quarantena. Per fortuna sono riuscito a mantenermi fisicamente in forma, anche quando ho staccato non l’ho fatto mai del tutto, forse anche per l’entusiasmo che la stagione mi ha trasmesso.

Belletta Dondeo 2021
La vittoria nella Coppa Dondeo è stata una delle sue perle del 2021 (foto Francesco Sessa)
Belletta Dondeo 2021
La vittoria nella Coppa Dondeo è stata una delle sue perle del 2021 (foto Francesco Sessa)
Prima parlavamo di scelte, ma anche nel ciclismo sei diviso fra strada e pista…

E anche in questo caso non vedo la necessità di privilegiare l’una al posto dell’altra, perché sono convinto che siano speculari, possano convivere e dare un reciproco contributo per crescere. Oltretutto la pista mi diverte moltissimo, l’eliminazione (dove ha conquistato l’oro mondiale di categoria, ndr) è davvero uno sballo…

Ma non è una specialità olimpica. Dove pensi di poter dire la tua in una gara a cinque cerchi?

L’omnium e la madison, ma si tratta di un sogno poter partecipare alle Olimpiadi. Lo vedo come qualcosa di molto lontano, devo crescere tanto. Ammiro tantissimo Elia Viviani per quello che ha fatto, è un esempio di come tattica e potenza possano e debbano convivere per emergere.

Belletta Mondiali 2021
Ai mondiali di Leuven Belletta ha chiuso 33°, dopo che era stato 5° ai Campionati Italiani
Belletta Mondiali 2021
Ai mondiali di Leuven Belletta ha chiuso 33°, dopo che era stato 5° ai Campionati Italiani
Ora sei al secondo anno junior ed è la fascia d’età dove ormai procuratori e squadre professionistiche mettono gli occhi sui migliori talenti in circolazione. Tu che tipo di corridore sei?

Sicuramente penso di emergere di più nelle classiche d’un giorno, ma più che altro perché non ho ancora grandi esperienze nelle corse a tappe. Lo scorso anno ho fatto il Giro del Friuli e sono finito 5° e miglior primo anno, penso quindi di poter dire la mia anche su questo tipo di prove. In salita mi difendo bene, lo scorso anno però l’ho un po’ trascurata nella seconda parte dell’anno pensando ai mondiali, per privilegiare l’esplosività.

Se si parla di sogni, qual è il tuo?

Sono di Milano, per uno come me partire quasi da casa per raggiungere la Riviera Ligure e vincere sarebbe un’emozione incontenibile. La Milano-Sanremo non ha eguali: non mi sono mai perso una partenza…

Apri gli occhi Elia, è tutto vero! Sei il re dell’eliminazione

24.10.2021
5 min
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Elia Viviani è così. Bianco o nero. Prendere o lasciare. E’ capace di arrovellarsi su stesso e di esaltarsi con un niente al tempo stesso. Una fenice in grado di rinascere dalle sue cenerei. E’ bastato l’odore di vittoria, il bronzo dell’Omnium di ieri sera che il veronese è rinato. E oggi si è laureato campione del mondo nell’eliminazione.

L’abbraccio con la sua fidanzata, Elena Cecchini
L’abbraccio con la sua fidanzata, Elena Cecchini

Eliminazione e divertimento

E’ uscito il campione che è in lui. E stasera ha dimostrato, semmai ce ne fosse stato bisogno, che non si è campioni olimpici per caso. 

Oggi in pista nell’eliminazione ha sfoggiato una grinta che non vedevamo da tempo. Una lucidità pazzesca e soprattutto una gamba fotonica. La volata finale contro il portoghese Iuri Leitao è un compendio di potenza. Ai 200 metri è dietro, scatta, lo affianca e in uscita di curva è in grado ancora di uscire più forte. Il portoghese si rialza ed Elia ha persino il tempo di controllare. Un capolavoro.

«Dopo tanti tentativi – ha detto Viviani a fine mondiale – dopo dieci anni, perché tanti ne sono passati dall’ultima maglia iridata, ne è arrivata un’altra. L’eliminazione è la gara che mi diverte di più. C’è quel mix di tecnica, di forza, di tattica e di astuzia. La gara di ieri nell’omnium ha mostrato che se non hai le gambe non vai da nessuna parte, non la vinci.

«E’ una soddisfazione grandissima. Probabilmente i ragazzi mi spingono a dare di più. Perché vederli con la maglia iridata del quartetto ti dà più grinta e forza di volontà per arrivare a vestire anche tu quella maglia».

Mondiale in crescita

Questo mondiale non si era aperto bene per Viviani. Lo scratch non era andato come voleva, nonostante in pista avesse dimostrato una buona condizione. I dati e le sensazioni come ci disse anche Bragato non erano male. E questo non aveva fatto altro che aumentare un po’ la tensione. Cosa spesso lui fa da solo su se stesso: tipico dei grandi campioni. 

Il cittì Villa magari avrebbe preferito averlo prima, per qualche specifico in più, ma non ha potuto. Alla fine sono stati lo scratch, prima, e l’omnium, poi, a dargli il colpo di pedale adatto. Sono state la rifinitura ideale. Ma per questo alla base deve esserci un’ottima condizione. E tra i tanti azzurri (e azzurre) viste a Roubaix, lui e Simone Consonni ci sono sembrati i meno stanchi.

Nell’omnium ieri lo avevamo visto pimpante nella prova di apertura, di nuovo lo scratch. Lo aveva concluso in terza posizione, ma soprattutto era sempre stato nel vivo della corsa. Era andato in fuga aveva controllato. E nel finale se non fosse stato per un doppiato forse avrebbe potuto ottenere di più. Si era battibeccato un po’ nei giri di scarico dopo l’arrivo proprio con Leitaio, quarto. Poi si era affidato ai massaggi di Simone Bertini si era riposato nel bus azzurro parcheggiato a ridosso del velodromo, anziché tornare in hotel come molti altri, e si era rituffato sul parquet.

Ultimo giro, Viviani mette il portoghese nel mirino. E lo divora in volata. E’ il momento chiave della corsa
Ultimo giro, Viviani mette il portoghese nel mirino. E lo divora in volata. E’ il momento chiave della corsa

Sensibilità tecnica

In questi giorni abbiamo visto dalla zona stampa e dalle tribune un Elia davvero concentrato. Capillare in ogni scelta. Un leader. I meccanici hanno cambiato molti set di ruote. «Elia è molto sensibile – ci ha detto Giovanni Carini – in particolare è molto attento a quali ruote utilizzare. Non ha lasciato nulla al caso».

E dopo il fattaccio delle bici rubate sono dovuti intervenire ancora. Nel furto, infatti, sono sparite due bici personali su strada, ma soprattutto la De Rosa che avrebbe dovuto utilizzare per omnium ed eliminazione. Da contratto, infatti, nelle gare individuali Viviani deve pedalare su questa bici e non sulla Pinarello. Per fortuna si trova alla grande con entrambe. Quelle due bici private le aveva portate il personale della Cofidis proprio alla nazionale azzurra approfittando dei pullmini che rientravano in Italia. Questi passaggi di materiali avvengono spesso dietro le quinte.

Classe infinita

Ma torniamo in pista. Il bello di un campione è questo. Non te lo aspetti, ma lui c’è. Esce. Emerge. La classe non la puoi sopire quando ce l’hai dentro, quando è parte di te.

Il giro finale con il tricolore al collo è l’ovazione di un velodromo ad un campione con la “C” maiuscola. L’abbraccio con la sua Elena (Cecchini, ndr), le tante critiche, l’aver dovuto correre fino all’ultimo per la Cofidis in lotta per la Coupe de France, il furto delle bici… Non era facile. Ma Elia è stato più forte di tutto questo. 

Oggi si è mostrato attento in gara. Sempre. Ha centellinato energie. Ha corso con l’occhio cattivo dei giorni migliori, l’occhio dei giorni di Rio 2016.

«Credo sia stato il mondiale più bello della storia per l’Italia – ha concluso Viviani – mai così tante medaglie e tante maglie. Sono orgoglioso di far parte di questo gruppo. E non è l’apice secondo me, perché abbiamo ancora dei margini di miglioramento. Il nostro obiettivo adesso deve essere Parigi 2024».

Ma la serata non è finita. Tripudio Paternoster

21.10.2021
4 min
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Ma cos’è, un sogno? Non abbiamo neanche finito la sbornia del quartetto d’oro che subito dopo ecco anche l’argento di quello femminile e soprattutto un altro oro. Letizia Paternoster campionessa del mondo nell’Eliminazione. Una delle prove più vibranti dell’intero programma della pista.

Letizia sempre guardinga nelle posizioni di testa
Letizia sempre guardinga nelle posizioni di testa

Eliminazione sorniona

Eppure, la gara era partita quasi in sordina. Il francese Grondin aveva vinto lo Scratch e dopo la bolgia i decibel nel velodromo erano scesi. Ma intanto questo gruppo di ragazze girava, girava… Girava e mentre noi con un occhio scrivevamo del quartetto, con l’altro seguivamo la gara appunto. E la maglia azzurra della trentina era sempre davanti.

Eliminata una bielorussa, una norvegese, una lituana… restano in sei, in cinque, in quattro e la Pater è sempre dentro. Ed anche bene…

«Sì – dice Letizia a fine gara – ero in controllo, perché volevo che fosse così. Volevo riprendermi la mia vita. Stavo bene, ho corso bene. Ho cercato di stare sempre davanti e quando poi nel finale sono rimasta da sola con la Kopecky quasi non ci credevo. Mi sono tornati in mente questi due anni orrendi che ho passato e mi sono detta: questa è mia. Devo prendermela questa vittoria».

E così, come un’ex sprinter navigata la Paternoster già prima del suono della campana si è portata in alto sulla curva e poi in avanti. Quando è scesa verso la corda ha guardato la sua avversaria fissa negli occhi per tutto il tempo del rettilineo. All’ingresso dell’ultima curva davanti c’era lei. Ma per tenerla quella posizione serve gamba. La volata è da agonista pura. La belga riesce giusto ad affiancarla ma senza mai arrivarle neanche all’altezza della spalla. All’uscita della curva il vantaggio è netto. Letizia Paternoster è d’oro.

La trentina anche sul podio del team pursuit (argento alle spalle della Germania)
La trentina anche sul podio del team pursuit (argento alle spalle della Germania)

La rinascita

Letizia è visibilmente commossa. Alterna momenti di sorriso, ad altri di pianti a singhiozzo. Ci sta. Sta vivendo un momento di forti emozioni. E soprattutto emozioni contrastanti. Viene da due anni con diverse problemi: cadute, una mano rotta in seguito ad un incidente stradale, il Covid…

«E’ stato davvero fantastico per me. Una liberazione. Ci credevo tanto, lo sognavo tanto e quando ho tagliato il traguardo ero frastornata.

«Questa è la mia rinascita, dopo due anni bruttissimi. Lo dovevo a me stessa con tutto il male che ho passato. Ho vissuto un momento davvero buio che è difficile da spiegare a parole. E’ stato eterno. Ma è scattato quel “clack” in testa già da un mesetto, forse anche un po’ di più. Cosa lo ha fatto scattare? La voglia di riprendere in mano la mia vita».

«Volevo tantissimo questa corsa. Ho iniziato a pensarci dall’Europeo ma forse anche da prima. Dario Broccardo me lo aveva detto: proviamo a farne una ma a farla bene. Avevo l’opportunità della vita. Dino (Salvoldi, ndr) ha creduto in me… – fa una pausa – Dino ha sempre creduto in me e questa la devo a lui, a Dario, al mio ragazzo, a Miki, a Manuel Quinziato il mio mentore… perché sono stati gli unici in questi due anni terribili a starmi vicino. Gli altri se ne sono andati… purtroppo».

Tra quartetto ed eliminazione

Nel pomeriggio, appena iniziata la sessione pomeridiana le ragazze azzurre avevano girato in cinque. Si facevano prove di quartetto. Prove alle quali ha preso parte anche Letizia, nonostante dovesse fare l’Eliminazione. Sembra si stessero verificando le condizioni di Martina Fidanza, alle prese con un raffreddore. Ma una volta che Martina ha dato l’okay Letizia si è potuta concentrare sulla sua prova. 

«Sì – dice la Paternoster – mi avete visto parlare con Salvoldi perché ieri avevo fatto il quartetto con le ragazze, avevo fatto la qualifica e oggi avevo la mia gara. Giustamente abbiamo optato per questo cambio. Al mio posto è entrata Chiara Consonni. Alla fine mi porto a casa un argento e un oro. E’ incredibile!».