Gaia Tormena è rimasta a terra. In procinto di partire per Palangkaraya, in Indonesia, per andare a difendere la sua maglia iridata di XC Eliminator, ha saputo che tutto è stato annullato a causa degli incendi della vicina Malaysia (appiccati appena concluso il Tour de Langkawi) per liberare i terreni nelle piantagioni, che hanno generato fumi che hanno invaso tutta la regione teatro dei mondiali.
Così, in attesa degli europei del 29 ottobre in Turchia e di una nuova destinazione iridata per novembre, con la valdostana c’è stato più tempo per analizzare non tanto la caccia al Grande Slam di XCE sempre sfuggitole (intanto la Coppa del mondo è già in carniere), ma il connubio fra Mtb e strada, dove quest’ultima sembra uscirne un po’ penalizzata. E Gaia si presta volentieri ad affrontare un tema per certi versi delicato, facendo parte di un team Devo del WorldTour.
Come giudichi la stagione che hai appena vissuto fra strada e Mtb?
La definirei una stagione complicata. Sono 5 anni che sono nel “mondo dei grandi” e finora mi era sempre venuto tutto facile, non ho mai avuto grandi problemi e quindi mi son sempre sentita sulla cresta dell’onda. Quest’anno diverse vicende legate alla bici e non, mi hanno portata ad una piccola crisi, più mentale che fisica. Sono però contenta di averla apparentemente superata e di aver ritrovato il mio equilibrio in questo finale di stagione. Non tutti i mali vengono per nuocere e da quest’anno credo comunque di aver imparato tanto, soprattutto per quanto riguarda il mondo della strada che era fino ad ora per me un po’ sconosciuto. Quindi direi che a questa stagione darei un 7, non di più.
La tua stagione è stata un continuo passare dalla Mtb alla strada e viceversa: quali difficoltà incontri nel cambiare continuamente specialità?
La difficoltà più grande sta forse nella preparazione. E’ importante riuscire a periodizzarla a seconda degli appuntamenti e degli obiettivi a seguire. Anche l’organizzazione non è semplice. Se fino all’anno scorso dovevo sempre avere una valigia pronta, quest’anno ne dovevo avere due.
Che esperienza stai vivendo al UAE Development Team e che aspirazioni hai relative alla strada?
Sono sicuramente grata ed entusiasta di poter correre con una maglia come quella del UAE Development Team e mi rendo conto che ci sono tantissime ragazze che vorrebbero essere al mio posto. Questo mi sprona ad impegnarmi al massimo per migliorare. Quest’anno sono stata al servizio delle mie compagne, per il futuro il sogno sarebbe quello di avere la squadra a disposizione per provare a sprintare io.
Finora hai affrontato solo 11 giorni di gare su strada, pressoché tutti nella parte primaverile della stagione: è una scelta adottata con il team?
Assolutamente sì, la scelta di quest’anno è stata quella di sostituire le gare di XCO che fino all’anno scorso facevano parte del mio programma di avvicinamento alla Coppa del mondo XCE con delle gare su strada. Avevamo già concordato che la mia stagione da stradista sarebbe stata anomala. In primavera ho corso sulle ruote strette, adesso sono un paio di mesi che sono concentrata solo sull’Eliminator.
Pur considerando i tuoi successi nella Mtb, il team ti chiede un impegno maggiore su strada?
E’ chiaro che vorrebbero vedermi correre di più su strada perché sappiamo tutti bene che più si corre, prima si migliora. Però come primo anno non abbiamo voluto esagerare. Il mio corpo ha dovuto adattarsi ai nuovi carichi di lavoro e il rischio era quello di fondere il motore invece che farlo spingere come dovrebbe.
Tutti ti conoscono per i tuoi successi nell’Eliminator, ma su strada che caratteristiche hai e quali sono i percorsi che ti piacciono di più?
Non so ancora bene che tipo di stradista possa definirmi, la cosa certa è che non sono una scalatrice! Potrei dire che il mio punto forte siano le volate, anche se nella realtà dei fatti sono consapevole di avere i watt ma di peccare a livello di tecnica/tattica. Riesco a reggere anche alcuni piccoli strappetti, su questo voglio lavorarci tanto in vista del prossimo anno. E poi riesco a guadagnare in discesa (merito della mtb). Il mio percorso ideale non l’ho ancora trovato, ma di sicuro mi piacciono le gare piatte in cui stare ben coperta in gruppo e dare tutto alla fine.
Fino allo scorso anno si era parlato di te anche per un possibile impiego nella velocità su pista o nel Bmx con le Olimpiadi all’orizzonte: sono progetti ancora in piedi?
Quello della BMX è stato un esperimento. Non ho più lavorato per questa disciplina negli ultimi anni. E’ bella, divertente, magari mi riuscirebbe anche bene, ma già solo per arrivare a chiudere una pista di Coppa del mondo con un tempo decente, facendo tutti i salti mi ci vorrebbe almeno un anno. Il progetto pista l’ho trascurato quest’anno dato l’impegno con la strada, ma mi piacerebbe continuasse in futuro.
I tuoi successi nell’Eliminator stanno andando di pari passo con la sua evoluzione: è una specialità che a tuo avviso si sta affermando e che cosa servirebbe per darle più popolarità?
Secondo me sta crescendo, ma a passi piccoli piccoli. Ogni anno abbiamo qualcosa in più ma per fare il vero salto di qualità avremmo bisogno di più promozione e attenzione mediatica e di grandi nomi di altre discipline che ci facciano conoscere. Anche i percorsi dovrebbero passare allo step successivo. Quello di Aalen quest’anno ad esempio era già next level rispetto ai percorsi soliti. C’erano salti con grandi gap e questo ha portato centinaia e centinaia di persone a vedere la gara. Dobbiamo acquisire professionalità e credibilità.
Quanto è contato l’ingresso nell’Esercito per la tua carriera sportiva?
Entrare a far parte dell’Esercito ha fatto sì che io in primis acquisissi credibilità. L’Eliminator viene visto come una disciplina minore e un hobby per i rider. Grazie alla fiducia datami dall’Esercito, ho potuto dimostrare che non sono una ragazza che si allena e gareggia per hobby in una disciplina minore, ma un’atleta che si impegna tutti i giorni per diventare la migliore. Una ciclista che ha dei sogni e che ci mette l’anima in quello che fa come qualsiasi altro professionista. Sono orgogliosa di vestire la loro maglia e di aver già portato 3 vittorie in Coppa del mondo e la classifica generale di specialità. Ora cercherò di conquistare una medaglia anche agli europei o ai mondiali in segno di riconoscimento del costante supporto datomi durante l’anno.
Tra le tue tante vittorie, una che ti è rimasta più nel cuore?
Ne ho 3 o 4 che mi hanno davvero tanto emozionato, ma se devo sceglierne una la prima non si scorda mai. Villard-de-Lans, maggio 2019, prima Coppa del mondo XCE, prima vittoria e tante tante lacrime dopo il traguardo. Una volta tornata a casa andavo in bici con i miei amici e mi chiedevano di portarmi dietro la medaglia per vederla. Ancora oggi mi emoziono a pensarci.