SARZANA – La partenza dell’ultima tappa del Giro della Lunigiana, per molti corridori, è stata una passerella per salutarsi e scherzare sulle fatiche di questi giorni. Tra i primi della classifica generale, vinta poi dal francese Bisiaux, i sorrisi erano meno accesi. Nei pressi del foglio firma si aggirava, con la maglia della rappresentativa del Trentino, Elia Andreaus. E’ il fratello piccolo di Marco, e la somiglianza è così marcata che si potrebbero confondere. In un’intervista di qualche mese fa Marco ci aveva raccontato del fratello, al primo anno da junior e molto forte.
Adattamento difficile
Con l’introduzione dei rapporti liberi però il salto dagli allievi alla categoria juniores si fa sentire maggiormente. Le gare si fanno più impegnative e il livello degli avversari è alto, così questi appuntamenti internazionali servono a prendere le misure e crescere.
«E’ difficile – dice con una risata Andreaus – poi anche io ho avuto un po’ di problemi. Cambiano la categoria, le distanze in gara e i rapporti. Passare dal 52×16 al 53×10 (il rapporto usato in gara al Lunigiana, ndr) non è facile. Bisogna adattare gli allenamenti e capire come gestire questa scelta sempre più ampia».
Cosa hai fatto tu per adattarti a questa nuova categoria?
Ho aumentato le ore di allenamento e modificato tanto il modo di andare in bici. Quest’anno ho iniziato ad usare un po’ le tabelle.
Come ti trovi?
Sinceramente preferivo come ci allenavamo l’anno scorso, che ci si tirava un po’ il collo – ride – ma decideva tutto Maurizio (Fondriest, ndr). Ci seguiva in moto o in macchina e dava il ritmo lui.
Tuo fratello Marco ti da una mano?
C’è rivalità – ride ancora – cerco di ristabilire tutti i record che ha fatto. Da esordiente e allievo qualcuno l’ho battuto.
Com’è avere un fratello grande che va in bici?
Mi fa da riferimento, mi dà qualche consiglio, minimo e indispensabile, altrimenti lo batto subito! Per ora mi pongo l’obiettivo di vincere qualche corsa, ci ho provato un paio di volte.
Qualche pedalata insieme l’avete fatta?
Sì sì. Qualche uscita insieme c’è stata, con noi sono venuti anche Maurizio Fondriest e Thomas Capra.
Essere al Giro della Lunigiana ti permette di imparare molto però, no?
Assolutamente, non è come le corse normali in Italia. Il livello è molto più alto, quindi. Non è la mia prima corsa internazionale, ho già corso l’Eroica, il Trofeo Emilio Paganessi e poi il Lunigiana. Le gare sono molto più tirate, si fa tanta fatica, ma così mi piace di più!
Maurizio Fondriest è con voi qui al Lunigiana, com’è averlo accanto?
Ci dà molti consigli, soprattutto per queste corse internazionali: cose come correre davanti e divertirsi. Oppure di non stare passivi.
Fondriest è procuratore di tuo fratello, tu che rapporto hai con lui?
L’ho conosciuto quando ero esordiente, al secondo anno. E’ una figura davvero importante, ci sentiamo praticamente dopo tutte le corse. Gli racconto com’è andata e in che modo ho corso e lui mi dice cosa ho sbagliato o, invece, ho fatto giusto.
Le pedalate con lui come sono?
Belle. Ci riempie di racconti e aneddoti, io poi sono curioso e ascolto sempre. E’ molto presente, spesso viene a mangiare da noi oppure vado da lui con mio fratello. Avere un punto di riferimento come lui per me è stimolante.