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Non solo ciclismo per la Israel femminile. Sentite qua…

25.10.2022
6 min
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Una vera e propria multinazionale del pedale. La prossima Israel Premier Tech Roland non sarà una formazione qualunque nel WorldTour femminile. Anima e corpo sono un mix di culture. Tra dirigenza e roster c’è tutto ciò che si può intendere per globalizzazione.

La licenza e la proprietà resteranno svizzere, ma nel 2023 saranno più corposi i sostegni degli investitori israeliani e canadesi con l’intenzione di proseguire nel tempo. Quattro grossi marchi (Cogeas, Roland, Israel e Premier Tech) che hanno stretto un rapporto di collaborazione che non si limita al solo ciclismo inteso come sport.

La nuova Israel

«Prima eravamo solo fidanzati – esordisce sorridendo Ruben Contreras, presidente del team svizzero e proprietario della Cogeas – mentre ora è come se noi sponsor ci fossimo sposati. Fino all’anno scorso avevamo un impegno forte, ma in parte limitato. Adesso abbiamo fatto il salto in avanti. Se nel 2022 il nostro era un progetto embrionale, o comunque per gettare le basi, dall’anno prossimo passiamo allo step successivo. Vogliamo fare sul serio, anche sul piano societario, tant’è che abbiamo fatto un accordo di otto anni, per crescere in modo graduale. Anzi, vi posso dire che per il 2024 abbiamo già avanzato delle proposte a due atlete molto importanti per venire da noi. Aspettiamo una loro risposta dai loro agenti, intanto noi vogliamo fare vedere come lavoriamo».

Per il momento scordiamoci di sapere chi possano essere queste due ragazze. I nomi che abbiamo fatto sono stati rispediti al mittente con simpatia da Contreras, persona dalla battuta pronta e che incarna quello spirito di internazionalità. Cinquantacinque anni di Losanna, nelle sue vene scorre anche il sangue centro-americano di El Salvador per le origini del padre. Proprio col numero uno del team svizzero abbiamo approfondito la mission che stanno sviluppando.

Alla Liegi 2022 presentate sul palco sia la Israel maschile che quella femminile
Alla Liegi 2022 presentate sul palco sia la Israel maschile che quella femminile
Ruben, che tipo di società sta nascendo?

Abbiamo in mente un buon programma tra ciclismo agonistico e azioni umanitarie. Nel 2023 avremo in pratica due team. Quello WorldTour ed uno Devo Continental per un totale di 27 ragazze. Nella formazione minore vogliamo formare delle atlete. Le abbiamo prese dall’Uganda, Rwanda, Etiopia, Ucraina, Afghanistan e Italia (sarà Ginevra Vezzi, ndr). Dietro c’è una scelta dovuta dal senso sociale perché non si può pensare solo agli affari. Molte di queste ragazze le stiamo aiutando ad allontanarsi dai problemi delle loro Nazioni, per avere una vita normale ed inseguire un sogno attraverso la bicicletta.

Qual è stato l’input per questa operazione?

Ne parlavo da tempo con Sylvan Adams, proprietario di Israel, filantropo e colui che di fatto ha regalato alla sua federazione il velodromo di Tel Aviv in cui si sono corsi i recenti mondiali juniores. Lui è un grande appassionato di ciclismo come me e anche lui voleva fare qualcosa attraverso questo sport. Ha finanziato l’uscita di 400 persone dall’Afghanistan per venire in Europa e scappare dalle mani dei Talebani che limitavano terribilmente la loro vita. Mi sono unito a lui nel lanciare questo messaggio di pace, dando la possibilità a queste persone di avere libertà di parola, di fare sport, di studiare e di crescere senza oppressioni. In mezzo al gruppo c’erano anche ragazze che volevano correre in bici. E a quel punto mi sono attivato per il loro campionato nazionale.

Ci racconti pure…

Lo abbiamo organizzato ad Aigle, dove c’è la sede dell’UCI e a pochi chilometri da casa mia. E’ stata una bella festa e soprattutto un bel segnale. Il futuro di questi popoli, afflitti da guerra o regimi totalitari, si può cambiare. Tutti assieme possiamo fare qualcosa. Sotto il punto di vista tecnico, ha vinto Fariba Hashimi (davanti alla sorella Yulduz, ndr). Lei inizierà il 2023 nel nostro Devo Team, poi dal 15 luglio si aggregherà alla squadra WT e le faremo correre il Tour de France. Sarà la prima volta di un atleta afgano in assoluto sulle strade francesi.

Il roster della prima squadra intanto sta cambiando pelle…

Esattamente. Abbiamo preso nove nuove ragazze, tra cui quattro italiane che conosco bene. Le capitane sulla carta saranno Baur, campionessa nazionale in carica, e Dronova che ha fatto seconda alla terza tappa del Romandia per pochissimi centimetri. Però puntiamo forte, per diversi motivi, su Vieceli, Pirrone, Collinelli e Magri. Abbiamo preso anche la vietnamita Nguyen che nel 2018 era stata capace di battere allo sprint nientemeno che Wiebes e Balsamo (alla Dwars door de Westhoek, ndr). Non avremo più Zabelinskaya, figlia del mitico Soukhorutcenkov (medaglia d’oro alle olimpiadi di Mosca, ndr) e per me come una sorella minore. Ha 42 anni, diventava impegnativo per lei e noi volevamo ringiovanire. Lavorerà per la federazione uzbeka, ma ci ha dato la disponibilità di darci una mano quando ne avremo bisogno.

La vostra squadra come sarà strutturata?

Avremo uno staff di 30 persone. Avremo dottori, nutrizionisti, fisioterapisti e altre figure per entrambe le nostre formazioni. Il diesse sarà Sergey Klimov mentre il preparatore atletico sarà Fabio Vedana. Lui ha collaborato per anni con la federazione svizzera di triathlon ed ha un centro a Settimo Milanese dove tutte le nostre atlete passeranno per fare i test. Abbiamo cercato di non lasciare nulla al caso. Vogliamo fare bene.

Tamara Dronova sfiora il colpaccio al Romandia. Seconda al fotofinish dietro Marta Lach della Ceratizit
Tamara Dronova sfiora il colpaccio al Romandia. Seconda al fotofinish dietro Marta Lach della Ceratizit
Obiettivi per il 2023?

Non ci manca che fare il grande risultato. Quest’anno abbiamo fatto tanta esperienza pur facendo buone prestazioni. Sentiamo di essere sulla strada giusta. Vincere una tappa a Giro, Tour o Vuelta sarebbe il massimo così come centrare una classica. Ma mi accontento di vincere una qualsiasi gara e crescere come squadra. Cogliere un successo con una delle ragazze su cui stiamo investendo adesso sarebbe più importante di uno raggiunto con un eventuale arrivo di un grosso nome.

Elena Pirrone, voglia di rilancio con la Israel femminile

24.10.2022
6 min
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«Spero di tornare presto ai miei livelli. Sarebbe anche ora». L’incipit dell’articolo ce lo dà proprio lei a metà della nostra chiacchierata. Elena Pirrone cambia aria. Lascia la Valcar-Travel&Service e dal 2023 correrà nel WorldTour con la Israel Premier Tech Roland.

A ben pensarci è stata una stagione piuttosto difficile quella appena trascorsa dalla 23enne di Laives. Tuttavia l’ex iridata junior 2017 di strada e crono è riuscita a concludere il 2022 con belle sensazioni e con un incoraggiante settimo posto alla Tre Valli Varesine Women. Per Pirrone entrare nella cosiddetta “off season” con un buon morale è probabilmente il primo punto da cui ripartire per l’anno prossimo. Di quello che l’aspetta e di ciò che è passato abbiamo parlato con lei durante il suo primo giorno di riposo assoluto.

Sulle strade della Tre Valli Varesine, Pirrone ha colto un incoraggiante 7° posto (foto Ossola)
Sulle strade della Tre Valli Varesine, Pirrone ha colto un incoraggiante 7° posto (foto Ossola)
Elena partiamo dalla strettissima attualità. Pensavamo di trovarti in vacanza all’estero e invece no…

In effetti sarei dovuta andare a Parigi per qualche giorno poi, complice qualche imprevisto, sono rimasta a casa. Vi dirò che la cosa non mi dispiace però. Onestamente è difficile avere voglia di prendere ancora un aereo dopo che per tutta la stagione sei in giro. Poi, a causa dei tanti stop che ho avuto quest’anno, ero riuscita a fare una settimana di mare in Toscana a luglio pur portando la bici. Diciamo che non ne sentivo il bisogno di fare altre vacanze lontano. Fino al 5 novembre starò a riposo poi riprenderò ad allenarmi.

A cosa sono stati dovuti i molti stop di cui parlavi?

Ad una serie di cose. Ho sempre inseguito la condizione. E’ stato un tira e molla. Dopo la preparazione invernale, a inizio gennaio ho preso il Covid. Sono rimasta ferma per diversi giorni, poi ho ricominciato in pratica col ritiro a Calpe con la nazionale. Ho ritrovato una discreta forma alla Vuelta Valenciana. Alla terza tappa però mi sono volate addosso mentre io avevo schivato la caduta. Lì per lì non riuscivo a agganciare la scarpa al pedale, ma sono ripartita. Al traguardo però mi faceva male la caviglia sinistra e si temeva una lesione ad un tendine. Per fortuna non era così, ma sono dovuta restare ferma due settimane facendo esercizi al piede ed allenamenti poco intensi.

Ne hai avuti altri dopo?

Sì, purtroppo. Alla Strade Bianche ho fatto solo 50 chilometri con un gran male. Ho saltato le classiche del pavé perché era già prestabilito dal programma iniziale e ho fatto rotta sulle Ardenne. Anche lì però altri problemi. All’Amstel mi si è infiammata la cartilagine del ginocchio destro. Ho finito la corsa benino, ma quando sono scesa dalla bici avevo un forte dolore alle ginocchia. Ho ripreso a maggio e solo a Burgos, verso fine mese, ho ritrovato un buon ritmo pur avendo fatto una grande fatica. Ci ho messo poi tanto ad entrare in forma. Al campionato italiano sono stata a lungo in fuga. Stavo bene, ma a luglio non ho corso, saltando Giro e Tour. Poi da agosto a ottobre ho corso il 60 per cento delle mie gare avvertendo finalmente buone sensazioni. Alla Tre Valli Varesine ho fatto una prestazione che non facevo da tanti anni. Sono contenta.

Com’è stato convivere con questa situazione?

Non facile, ma ho la testa dura, me lo hanno sempre detto, fin da quando ero ragazzina. Partivo alle gare WT dove andavano tutte come ventole, mentre io faticavo senza avere quella necessaria continuità di ritmo. Ci voleva tanta pazienza. Lo sapevo e sono sempre ripartita senza fretta. In tutto ciò devo ringraziare la Valcar che mi ha sempre aspettato e capita, anche nel 2021 quando sono iniziati i primi problemi fisici.

Che annate sono state quelle con loro?

Ho fatto tanta esperienza, non posso che ringraziarli anche per questo. Nella Valcar sono maturata come persona ed atleta. Lascio la squadra sapendo di essere cresciuta per merito loro. Mi dispiace di non aver potuto dare quello che so che posso dare.

Ora ti aspetta la nuova avventura con la Israel Premier-Tech Roland. Com’è andata la trattativa?

Anch’io come vi ha detto Yaya (Sanguineti, ndr) ho iniziato a fare dei pensieri quando ho saputo che molte compagne sarebbero andate via. Però io dovevo pensare a me, a ritrovare condizione e risultati per potermi eventualmente proporre meglio. Solo ad agosto mi sono realmente guardata attorno, capendo che forse era giunto il momento per cercare nuovi stimoli. Non avevo alcun procuratore, però in quei giorni mi sono affidata all’agenzia GGLL Promotion che mi ha subito aiutata molto (è l’agenzia di Luca Mazzanti, ndr). Ho avuto diverse proposte ma alla fine ho scelto la formazione svizzera (contratto biennale, ndr).

Come mai hai deciso di andare lì?

Hanno mostrato molto interesse per me. So che hanno molta voglia di crescere e creare un buon gruppo tra atlete e staff. Stanno ringiovanendo un po’ il roster e puntano a fare risultati. Personalmente non avrò alcun ruolo in particolare, vedremo quando faremo il primo ritiro a Girona a dicembre. Mi fa piacere conoscere nuove compagne. Ci sarà Sofia (Collinelli, ndr), con cui non ho mai corso, e ritroverò sia Lara (Vieceli, ndr), mia compagna nel mio primo anno da elite alla Astana Women sia Silvia (Magri, ndr), che era con me in Valcar fino all’anno scorso.

Europei 2021, crono U23. Oro a Guazzini, bronzo a Pirrone. Per la bolzanina è stata l’ultima volta in nazionale
Europei 2021, crono U23. Oro a Guazzini, bronzo a Pirrone. Per la bolzanina è stata l’ultima volta in nazionale
Quali obiettivi ti sei posta per il 2023?

Ne ho diversi, che possono essere tutti uno la conseguenza dell’altro. A prescindere dal programma gare, la priorità sarà tornare a fare buone prestazioni con regolarità. I risultati poi potrebbero venire da sé. Dare il massimo e prendere il massimo dalle corse in cui posso farlo. Cercherò di rilanciarmi a crono, nelle quali mi è mancata la pedalata dell’Elena di una volta. Ho la volontà di riconquistarmi un posto in nazionale in quella specialità, anche su strada. Vorrei parlare con Paolo e Marco (rispettivamente il cittì Sangalli e il cittì delle prove contro il tempo Velo, ndr) non appena avrò il mio calendario agonistico. Come dicevo, le motivazioni non mi mancheranno.

Vittoria Guazzini, la notte in bianco e poi la crono dei sogni

09.09.2021
5 min
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Nomen omen. La seconda giornata degli Europei di Trento si apre con una Vittoria, di nome e di fatto, sul primo gradino. La prova a cronometro per donne under 23 va all’azzurra Guazzini che batte la tedesca Hannah Ludwig (campionessa uscente) di 39”. A completare il podio e la festa italiana c’è Elena Pirrone (a 46”) autrice di una seconda parte di gara in totale rimonta, scalzando la polacca Marta Jaskulska (a 51”) che già pregustava la medaglia di bronzo.

Al suo arrivo la toscana Guazzini – dopo aver scambiato un paio di battute di circostanza – ci aveva lasciato per andarsi a sedere sulla hot seat, col gesto delle dita incrociate sia per lei sia per la sua compagna di club e nazionale. Nel frattempo la bolzanina Pirrone, terza provvisoria, attendeva gli ultimi arrivi mentre alle transenne cercava di recuperare energie e fiato. Alla fine, quando hanno tagliato il traguardo sia la polacca che la tedesca, le nostre italiane si sono corse incontro per un abbraccio liberatorio. Oro e bronzo per due atlete che sanno come, nelle categorie giovanili, si vincono medaglie.

Un’altra raffica di medaglie per Dino Salvoldi, qui con Pirrone e Guazzini
Un’altra raffica di medaglie per Dino Salvoldi, qui con Pirrone e Guazzini

Vittoria, da Tokyo a Trento

Ce le portano in mixed zone, sono raggianti e hanno ragione di esserlo. Le sentiamo. 

Vittoria, questo di oggi è un podio quasi simile a quello degli Europei junior a Brno nel 2018: prima tu, seconda Ludwig e terza stavolta la tua compagna Pirrone. Una maggiore soddisfazione rispetto ad allora.

Sì, fino alla fine facevo il tifo per Elena (quarta all’intermedio a 2” dal podio, ndr) perché so che lei ci teneva molto e sono contentissima per questo doppio risultato. Hannah (Ludwig che correrà nella nuova Uno-X Pro Cycling Team nel prossimo biennio, ndr) è una atleta molto forte, sapevo che era la favorita ed essermi riconfermata anche in questa categoria ovviamente mi rende molto felice. Significa che i valori sono quelli, siamo buone atlete e speriamo di riconfermarci anche tra le elite.

Tra le elite sarà quello di continuare in questa specialità, portando risultati.

La cronometro mi piace molto. Anche se quando ho finito ho detto che le crono non sono belle, perchéè effettivamente bisogna un po’ volersi male per arrivare al traguardo esauste (ride, ndr). Ma il bello del ciclismo è questo. Spero, anzi sicuramente continuerò a lavorare su questa specialità.

E per il mondiale invece?

Non so ancora il cittì che scelte farà, intanto mi godo il momento. Domani farò la prova in linea, spero di recuperare perché sarà abbastanza impegnativa. Per il mondiale aspetterò di sapere cosa deciderà Salvoldi.

L’anno prossimo correrai nella Fdj Nouvelle Aquitaine Futuroscope. Un passaggio importante con l’opportunità di crescere.

Sì, ho fatto questa scelta per vedere cosa c’è al di fuori delle squadre italiane e sono contenta di averla fatta. Sono però altrettanto contenta di questi tre anni fatti nella Valcar Travel&Service perché mi hanno permesso di crescere in tutta tranquillità. Ci tengo a ringraziare il presidente Valentino Villa, il mio allenatore Davide Arzeni che con me hanno avuto tanta pazienza, mi hanno capita, ascoltata. Questa vittoria è anche per loro.

Quanti margini di miglioramento ti senti di avere?

Non so, spero tanti. Sicuramente con l’età, andando avanti, alcuni aspetti più professionali potrei migliorarli. Però per il momento credo che un po’ di spensieratezza faccia bene. Arriverà comunque il momento in cui dovrò limare su tutto.

Concentrazione prima della partenza per Vittoria Guazzini
Concentrazione prima della partenza per Vittoria Guazzini
Da Tokyo ad oggi, che percorso è stato soprattutto a livello morale?

L’obiettivo principale di quest’anno erano le Olimpiadi, ma era dall’inizio dell’anno che avevo fatto un cerchietto a questa giornata. Per scaramanzia non lo avevo mai sbandierato più di tanto, ma ci tenevo veramente. Stanotte è stato difficile dormire perché sentivo un po’ la pressione, volevo regalare un grande alla mia famiglia (si commuove un po’ mentre lo dice, ndr). 

Dopo le Olimpiadi hai staccato la spina, più per una questione mentale che fisica. 

Sì, ci voleva, sono stata un po’ a casa tranquilla con la mia famiglia. Forse qualcuno ha storto il naso per questo ma ne avevo bisogno, mi serviva e un po’ onestamente ho dovuto farmelo scivolare addosso. Poi ho ripreso a correre il Olanda, in Spagna e sono venuta qui. 

A chi dedichi questo successo?

A tutte le persone che mi hanno sostenuto, alla mia famiglia che anche loro come me hanno fatto tanti sacrifici.

Pirrone, filo ripreso

Ora è il turno di Elena Pirrone, che intanto abbraccia suo padre e sua sorella e poi ci raggiunge.

Elena uno splendido bronzo conquistato nella tua regione. Raccontaci la tua gara…

Non è stato facile, da subito ho fatto molta fatica. Sono partita senza aspettarmi nulla in realtà ma mi sono detta «Elena vai a tutta e vediamo cosa ci salta fuori». Sono contenta di essere qui, di aver potuto dimostrare quello che valgo, soprattutto perché l’anno scorso avevo avuto una brutta delusione agli Europei (nella stessa prova finì quarta a 3” dal podio, ndr). Mi ci voleva proprio questo podio, mi dà morale per il finale di stagione, mi apre una speranza per il mondiale. Spero di essere convocata per la crono. Poi sono felice perché ha vinto una mia compagna di squadra e sono contenta per lei.

E non poteva mancare l’abbraccio fra Vittoria Guazzini ed Elena Pirrone con Saul Barzaghi, fisio della nazionale
E non poteva mancare l’abbraccio fra Vittoria Guazzini ed Elena Pirrone con Saul Barzaghi, fisio della nazionale
Arrivavi da un periodo altalenante.

Sì, è stato un anno non tanto facile, mi sembra di essere sulle montagne russe. Ultimamente però stavo ritrovando una buona forma, la mia solita pedalata. Speriamo di continuare così e che il prossimo anno sia migliore.

Ti vediamo piuttosto tirata rispetto al passato. I tuoi margini di crescita quali sono?

Per quanto riguarda la cronometro c’è ancora tanto da lavorare, come spingere di più il rapporto e tanti dettagli da perfezionare. Ma credo di essere sulla buona strada. Mentre invece su strada la salita è una parte fondamentale, quindi lavorerò molto su quello. Sì, sono più magra di prima ma devo ancora perdere qualcosina nel peso.

A proposito della prossima stagione, dove sarai?

Rimango in Valcar, ho firmato ancora per un anno e poi si vedrà. Anzi colgo l’occasione per ringraziare la mia squadra che mi è stata molto vicina in questi anni.

Elena Pirrone

Pirrone: «Volevo solo sfidare papà in bici…»

01.12.2020
4 min
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Elena Pirrone è il presente e il futuro del ciclismo femminile italiano. La bolzanina viene da un paio di stagioni non al top. Due annate a rincorrere la condizione, ma se si vince un mondiale a crono e uno in linea non è una casualità (accadde nel 2017 quando era juniores). Significa che la stoffa c’è, che l’atleta deve solo adattarsi al passaggio di categoria. In più la stagione così particolare di certo non l’ha aiutata e lei ha sofferto più di altre la quarantena.

Il suo direttore sportivo alla Valcar, Davide Arzeni dice che Elena non si tira mai indietro, che è una combattente nata e al tempo stesso una ragazza generosa nel confronti del team.

Elena Pirrone
Elena Pirrone, piccolissima, alle corse tra mamma Barbara e papà Renato
Elena Pirrone
Elena, piccolissima, alle corse con papà Renato

Il ciclismo nel Dna

«In effetti – racconta Elena – sono stata abituata sin da piccola ad attaccare, a fare la corsa e non a subirla. Sono impulsiva. E questo non va bene, anche se a volte proprio d’impulso si ottengono bei risultati o magari si coglie la fuga giusta. Davide mi dice di ragionare un po’ di più ma non è facile farlo in quei pochi secondi in corsa, quando devi decidere se andare o meno».

Pirrone è una ciclista completa. Va certamente forte sul passo e anche sulle salite non troppo lunghe è tosta da staccare. E’ quella che si definirebbe una passista scalatrice.

La sua storia con il ciclismo nasce da piccolissima. Sorridiamo quando ci dice che il fatto che diventasse una ciclista fosse già scritto nel suo Dna.

«E’ genetica! Mia mamma Barbara ha corso. Idem i miei zii e lo stesso papà, Renato. Lui prima era un agonista e poi un amatore. Arzeni mi dice: vieni alla Roubaix che con il cognome di tua madre, Moser (anche se con l’accento diverso), la vinci!

«Mi sono innamorata di questo sport vedendo papà. Lo accompagnavo alle gare da quando avevo 10 mesi. Da piccola vedevo il gruppo sfrecciare e tutti quei colori delle maglie, delle bici erano… coinvolgenti. Solo che io volevo solo sfidare papà con il mio triciclo rosso, al quale sono ancora affezionata. E lui mi diceva: aspetta che cresci. Così a forza d’insistere mi hanno iscritto ad una squadra locale, l’Alto Adige».

Lo scorso anno è stata bronzo agli europei a crono U23
Lo scorso anno è stata bronzo agli europei a crono U23

Solo grandi obiettivi

Elena sta maturando, vuol lasciarsi alle spalle le difficoltà che si è trascinata dietro dalla quarantena. Era stata male, non era covid, ma si era dovuta fermare.

«Voglio iniziare a raccogliere dei veri risultati. Non mi sono fermata completamente in autunno, in quanto sono stata ferma cinque settimane a maggio. Per ora faccio ancora poca salita. Di solito preferisco quelle più brevi di 3-4 chilometri, ma dalle mie parti la scelta è ampia. Se devo farne di più lunghe vado sulla Mendola o verso l’Altopiano del Renon. Come detto, in autunno mi sono riposata ma senza mollare del tutto, anche perché nella mia testa ci sono le classiche delle Nord, le Ardenne soprattutto. E ho anche una piccola speranza per Tokyo. Senza contare che gli Europei poi si svolgeranno in casa e poi ci sono anche i mondiali».

Tokyo, Europei, mondiali, classiche: tutti grandi obiettivi. Segno di una mentalità vincente. Per perseguirli Pirrone sta lavorando molto anche sulla parte mentale: migliorare tatticamente, migliorare nelle gestione della sua vita di atleta e curando molto l’alimentazione.

«Ho capito – dice Elena – che il peso è la cosa che fa la differenza. E se negli ultimi due anni ho faticato a trovare la condizione dipendeva da quello. Messo a posto questo punto, sono certa che sarò tranquilla».

Elena Pirrone
Pirrone e l’ex iridata Van Vleuten sul Gavia
Elena Pirrone
Pirrone e l’ex iridata Van Vleuten sul Gavia

Longo Borghini nel cuore

«Elisa è il mio idolo. Un po’ ci assomigliamo. Lei attacca sempre, ci prova, non molla mai… io sono un po’ più veloce. Una cosa che mi “super gasa” è che correndo entrambe per la Polizia abbiamo lo stesso casco, gli stessi occhiali e a volte capita che mi dicano: ti ho scambiato per Elisa. E mi vengono gli occhi a stellina! Mi piacciono molto anche Elena Cecchini e Tatiana Guderzo. Lei al mondiale di Innsbruck (il primo da elite per Elena, ndr) mi ha aiutato davvero molto. Però, non me ne vogliano le altre, Elisa è la prima per me.

E tra le straniere?

«Van der Breggen – dice senza pensarci – ha uno stile unico, sempre composta agilissima. E la Van Vleuten: devi spararle per mandarla piano! Quando si alza sui pedali… ciao. A Livigno ci siamo allenate insieme. Abbiamo fatto il Gavia e poi lei ha proseguito per il Mortirolo. Ha una testa: se deve fare dieci, fa dieci. Non credo che rispetto a loro a noi italiane manchi qualcosa, semmai loro hanno altre strutture e più squadre femminili ed è questo nel complesso a fare la differenza».