SELCUK (Turchia) – Uliveti e coltivazioni di pesche si susseguono senza sosta lungo l’anello di 156 chilometri che parte e arriva da questa cittadina nel Sud-Ovest dell’Anatolia, Selcuk la moderna Efeso. L’area archeologica ci attende subito dopo la tappa. Dopo aver ascoltato quanto detto dalla guida, tra colonne, templi e teatri ci viene da pensare che dopo i Greci e i Romani, ora tocca agli XDS-Astana dominare questa antica città.
Il Tour of Turkiye aggredisce questa frazione, forte anche del riposo forzato del giorno precedente: tappa sospesa per troppa pioggia… non senza una certa coda di polemiche.
C’è vento in basso nelle vallate più grandi, ma all’improvviso le strade larghe diventano prima strette, poi strettissime e il vento cala un po’. Si va nella Turchia più autentica, fatta di case vecchie, contadini e… gente con lo smartphone in mano pronta a riprendere i corridori. Si respira un’aria di una genuinità strabordante e si ammirano paesaggi bellissimi.
Strappi cattivi
Il finale è tosto per davvero. Due salite che non regalano nulla, specie la prima. Ci sono strappi anche al 15 per cento. Davanti restano i migliori 15 atleti di questo Tour of Turkiye e tre di questi sono della XDS-Astana: Wout Poels, Harold Martin Lopez e Fausto Masnada.
Tra i 15 c’è anche Giovanni Carboni. L’italiano va forte, fortissimo… Alla fine sarà quinto. Un piazzamento che non lo soddisfa.
«Sono partito troppo presto – racconta l’atleta della Unibet – la gamba c’era, ma forse dovevo aspettare. Tanto più che altri avevano compagni di squadra. Ma l’altro giorno, nella tappa regina, ho perso del tempo a causa di alcune cadute e volevo recuperare un po’. Ci proveremo ancora, vedremo cosa uscirà fuori».
Masnada tira, cuce, rilancia e poi lascia fare a Lopez. A circa 1.800 metri dal traguardo Lopez se ne va e va a prendersi la tappa. Lo segue Poels, giusto per non perdere la leadership. Primo e secondo. A distanza di cinque mesi e 2.500 chilometri vediamo realizzarsi le parole che ci aveva detto Maurizio Mazzoleni a Denia, in Spagna, questo inverno: che avrebbero corso in un certo modo, andando a caccia di punti in corse magari meno note, ma pesanti. E il Tour of Turkiye appartiene alla categoria “.Pro“, la più importante dopo quella WorldTour.
Bentornato Masnada
Che bello rivedere il bergamasco davanti, attivo nella corsa. Tanto più che il suo lavoro ha contribuito a far vincere un compagno di squadra, Harold Martin Lopez.
«Mi fa piacere essere qui – racconta soddisfatto Masnada – alla fine, dopo tre anni con parecchi problemi fisici, sembra che sto ritrovando un po’ il colpo di pedale. Faccio fatica, non sono brillante come una volta, però oggi avevo una motivazione in più. Dato che abbiamo il leader e il secondo in classifica, stiamo correndo da vera squadra. Per cui ho ritrovato anche il piacere di lavorare per i capitani e di godermi la corsa e le sue dinamiche. Quando si concretizza ti senti valorizzato.
«Oggi (ieri, ndr) ho fatto quello che mi è stato chiesto e le gambe hanno risposto abbastanza bene. Come l’altro giorno siamo riusciti a concretizzare il lavoro, e questo dà morale. Anche perché in queste gare, anche se non sono di primissimo piano, si fa parecchia fatica e non è semplice controllare la corsa. Ci restano ancora due tappe e il nostro velocista, Matteo Malucelli, potrà dire la sua nelle volate che restano».
Ora Fausto Masnada torna al grande ciclismo: sarà al Giro d’Italia. «Da qui andrò direttamente in Albania, con un volo da Istanbul lunedì».
La Pantera Rosa dell’Ecuador
E poi c’è il vincitore, Harold Martin Lopez. La prima cosa che gli chiediamo è come dobbiamo chiamarlo: Harold o Martin? E lui: «In Ecuador sono Martin, in XDS-Astana sono Harold!». Sempre Masnada ci ha detto che Lopez ha un grande motore e che è un bel prodotto del vivaio XDS-Astana.
«Ho trovato una squadra che investe anche sui giovani – ha concluso Masnada – Nel ritiro invernale c’era sempre anche la squadra Continental e questo lavoro di gruppo mi è piaciuto. Adesso Harold ha fatto il salto di qualità, penso che da noi ci sia un ambiente giusto per far nascere nuovi talenti».
Poi eccoci a Lopez. Quando parla lo fa con un ottimo italiano, appare sicuro e spontaneo: due caratteristiche non da poco.
«Sinceramente mi aspettavo di vincere – ammette con schiettezza – ho iniziato la stagione con una brutta caduta in Australia (porta ancora i segni sul volto, ndr) e sono stato fermo due settimane. Però poi ne ho fatte quattro a tutta in Ecuador. Mi sono allenato e sono tornato bene, avevo tanta voglia e sono subito andato forte, sia alla Milano-Torino che al Catalogna che ancora al Giro di Grecia: l’ho vinto. Quindi arrivavo qui in Turchia con tanta grinta. Ero ed avevo una squadra motivata. Qui in Turchia avevo fatto secondo nella tappa regina e oggi toccava a me».
Lopez è un altro figlio delle Ande, uno scalatore puro. Piccolo ma potente, con due cosce così. E soprattutto è un giovane: parliamo di un classe 2000. Ha tanta voglia di imparare e anche per questo ama stare con gli italiani. Masnada lo ha ribattezzato “Pantera Rosa”… In Ecuador esce spesso con Richard Carapaz.
«Richard è un mio amico – dice – e anche lui mi dà tanti consigli. Dopo che sono arrivato secondo in una tappa in Grecia mi ha detto che ero proprio un dilettante, perché avevo fatto lo sprint con le mani sulle leve».