Bruttomesso-Ursella, Borgo Molino mostra i gioielli

28.05.2021
5 min
Salva

La Borgo Molino Rinascita Ormelle in questa stagione sta ottenendo grandissimi risultati, sono molte le vittorie collezionate dai ragazzi del team veneto. In questo inizio di stagione le due punte di diamante sono Alberto Bruttomesso e Lorenzo Ursella, i due atleti si sono aggiudicati ben quattro vittorie a testa nella categoria Juniores. Parliamo un po’ di loro con Pavanello, il loro direttore sportivo, il quale ci tiene a precisare che i due sono ottimi amici ed i risultati ottenuti sono frutto di un duro lavoro ma anche di un reciproco aiuto, che i due ragazzi si danno ogni volta che indossano il numero sulla schiena.

La Borgo Molino ha abbastanza forza da tenere spesso in mano la corsa (foto Scanferla)
La Borgo Molino ha abbastanza forza da tenere spesso in mano la corsa (foto Scanferla)

La squadra diretta da Christian Pavanello è da più di 60 anni il riferimento nella categoria Juniores. Una società costruita con organizzazione e tanta dedizione da parte del presidente Pietro Nardin e del vicepresidente Marco Bonaldo, grazie ai quali gli atleti possono correre e divertirsi, sapendo che c’è sempre qualcuno con lo sguardo fisso sul loro futuro.

Abbiamo pensato, vista la grande serenità ed il clima amichevole della Borgo Molino, di fare un’intervista diversa, infatti i due ragazzi racconteranno l’uno dell’altro. Quindi Bruttomesso ci parlerà di Ursella e viceversa. L’idea ci è venuta parlando con Christian Pavanello, il quale ci ha detto con orgoglio che i due sono ottimi amici oltre che compagni.

Qui Ursella al Circuito di Orsago, vinto su Lava (foto Scanferla)
Qui Ursella al Circuito di Orsago, vinto su Lava (foto Scanferla)

Parola a Bruttomesso

Parliamo prima con Alberto, vicentino, più precisamente di Valdagno, che ha 17 anni e studia per diventare tecnico elettronico. Ad inizio maggio ha conquistato ad Altivole la maglia di campione regionale Veneto, categoria Juniores.

Ciao Alberto, descrivi il tuo rapporto con la squadra e con Lorenzo

La Borgo Molino è per me una famiglia, per me i direttori sportivi sono come dei padri e i miei compagni dei fratelli. Io e Lorenzo siamo molto amici, anche al di fuori della bicicletta. Ci vediamo poco a causa della distanza, ma tra ritiri e gare abbiamo costruito un rapporto molto solido.

Come descriveresti il Lorenzo corridore?

E’ uno sprinter puro, sempre pronto a lanciarsi in volata. E’ impegnato anche nella pista, ma non vorrebbe farne la sua attività principale, anche se è molto forte anche in questa disciplina.

Per Alberto Bruttomesso, arrivo imperioso alla Coppa Montes (foto Scanferla)
Per Alberto Bruttomesso, arrivo imperioso alla Coppa Montes (foto Scanferla)
Pensi che nel futuro possa continuare in tutte e due le attività?

Come detto, su pista è davvero bravo, ma non lo vedo molto convinto. Mi ha detto che non vuole abbandonarla, allo stesso tempo però non vorrebbe togliere troppo tempo all’attività su strada.

Se lo dovessi paragonare ad un corridore a chi lo accosteresti?

Visto il discorso della doppia disciplina, lo affiancherei a Viviani. So che è un corridore che ammira molto.

E ora parla Ursella

Passiamo a Lorenzo, 17 enne di Buja, come Alessandro de Marchi, al quale si ispira per la voglia di non mollare mai. Studia meccanica a Gemona del Friuli, rispetto al suo compagno è un po’ più timido, ma in bici la timidezza viene spazzata via e si trasforma in un gran combattente pronto a farsi spazio in mezzo al gruppo.

Ciao Lorenzo, ti facciamo la stessa domanda, parlaci di Alberto e di come ti trovi con lui. 

La Borgo Molino per me è casa, visto come mi fanno sentire i direttori sportivi e i compagni. Per quanto riguarda Alberto, beh lui ed io andiamo in simbiosi, mi trovo davvero bene con lui, sia in gara che fuori.

Per Ursella quattro vittorie in poco più di un mese (foto Scanferla)
Per Ursella quattro vittorie in poco più di un mese (foto Scanferla)
Descrivici il vostro rapporto in gara

Parliamo tanto, spesso ci affianchiamo per capire come stia l’uno rispetto all’altro. Questo atteggiamento ci ha permesso più volte di darci una mano a vicenda per vincere delle gare.

Alberto ti ha descritto come uno sprinter puro, tu come lo definiresti dal punto di vista sportivo?

Lui rispetto a me è un corridore più completo, ha un ottimo spunto veloce e a differenza mia va forte a che in salita, predilige le salite corte, dai 3 ai 5 chilometri. Questa è una caratteristica che gli invidio molto, perché riesce a farsi trovare davanti anche in gare con percorsi molto più impegnativi.

Pensi possa diventare un corridore da grandi Giri o da classiche?

E’ presto per dirlo, non abbiamo mai fatto grandi prove su più giorni, vero che ha una buona base di partenza viste le sue caratteristiche. Lo vedo bene però anche nelle gare di un giorno, è uno che non molla mai e questa sua mentalità lo aiuterebbe molto nei finali impegnativi.

Per Bruttomesso al Gp Rinascita 2° posto dietro Ursella (foto Scanferla)
Per Bruttomesso al Gp Rinascita 2° posto dietro Ursella (foto Scanferla)
Nonostante vi alleniate poco insieme, il vostro rapporto sembra essere molto solido, qual è il vostro segreto?

Nessun segreto, abbiamo alle spalle dei direttori sportivi bravi e competenti, questo ci aiuta a dare sempre il massimo. Non ci viene messa alcuna pressione per i risultati, lavoriamo seriamente ma allo stesso tempo ci divertiamo molto nel farlo. Penso proprio che i risultati arrivino di conseguenza in un ambiente così organizzato e tranquillo.

Carthy capitano, la politica dei piccoli passi

28.05.2021
4 min
Salva

Alla partenza da Canazei, Charly Wegelius aveva in qualche modo predetto che Hugh Carthy avrebbe dovuto stringere i denti a Sega di Ala, perché il britannico della Ef Education-Nippo preferisce le tappe con tante salite e probabilmente il solo passo di San Valentino prima del finale così duro, lo avrebbe messo in difficoltà. Detto e subito fatto, tanto che c’è voluto il super Bettiol di questi giorni per portarlo al traguardo, perdendo però più di 3 minuti da Yates. Resta comunque il fatto che il corridore del team americano, magrissimo (è alto 1,93 e pesa 69 chili) sta continuando nella progressione iniziata al Giro di Svizzera del 2019, che lo scorso anno lo ha portato sul podio della Vuelta, avendo vinto sull’Alto de Angliru.

Wegelius è tecnico in questo team sin dal 2012, quando si chiamava Garmin
Wegelius è tecnico in questo team sin dal 2012, quando si chiamava Garmin

«Lo aspettavamo a questi livelli – spiega Wegelius – ha avuto una progressione più lenta dei fenomeni e di tanti bimbi prodigio che ci sono in giro. Ha 26 anni. E’ sempre estato regolare. La tappa in Svizzera del 2019, prima di Rohan Dennis e di Bernal, poi la Vuelta sono stati dei passaggi fondamentali verso questa leadership. Ma non è facile gestire le aspettative di una squadra che lavora per te. Tutti vogliono la responsabilità, poi quando arriva si accorgono che pesa…».

Resta comunque una grande scuola…

La nostra squadra ha mentalità aperta. E’ chiaro che momenti come questi per un corridore, per un uomo sono significativi. Finora quello che accade è per lui uno stimolo positivo. Non ha buttato via energie per cause nervose e del resto viene dalla grande scuola con Rigoberto Uran, che ha insegnato a tutti in questa squadra a dare la giusta dimensione alle cose.

Primo arrivo in salita a Sestola, arriva con Bernal, Landa, Vlasov e Ciccone
Primo arrivo in salita a Sestola, arriva con Bernal, Landa, Vlasov e Ciccone
Che tipo di corridore è Hugh Carthy?

Io lo definisco un corridore all’antica. Va bene nelle tappe con più salite, che logorano di più. Il finale di Sega di Ala era buono per le sue caratteristiche, ma l’avvio era troppo veloce. Si è vista la stessa cosa sullo Zoncolan. Perché lui possa venire fuori, serve qualcosa che diminuisca l’esplosività degli altri.

Hai parlato di leadership.

Fondamentale in una squadra, ma non parliamo di un leader che batte il pugno sul tavolo perché pretende aiuto. Nelle squadre ci sono delle dinamiche, la ruota gira, tutti contribuiscono alla causa perché ne trarranno giovamento. Più che leadership, nel suo caso parlerei di credibilità verso i compagni. E’ un uomo onesto, trasparente. Ha il coraggio di chiedere aiuto. E’ diverso dal carisma di Rigo, ma piano piano troverà il modo di usare la sua voce.

Hai detto che non è come i ragazzi prodigio: è difficile farlo capire all’atleta?

E’ difficilissimo. Prima della Vuelta, si sentiva pronto, ma vedevo che viveva una frustrazione. Vedeva coetanei arrivare dal nulla e vincere. Ma il ciclismo non è come lavorare il legno, è giardinaggio e ogni pianta per crescere ha bisogno del suo tempo. E lui ora sta raccogliendo, forte proprio dell’esperienza della Vuelta.

Fino a qualche giorno fa si ragionava del podio.

Non voglio pensare che il Giro sia chiuso. Bernal sembrava inattaccabile, ma resta forte. Non so se il podio sia ancora possibile, forse no, ma siamo qui e continueremo a lottare.