Filippo Agostinacchio, EF Education-EasyPost-Oalty, Liguria, novembre 2025

Filippo Agostinacchio: il WorldTour rimandato di un anno

07.11.2025
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Sulle strade della Liguria, Filippo Agostinacchio è già tornato a pedalare in vista della stagione di ciclocross. Una settimana di allenamenti passata a sfruttare il clima favorevole della costa, con un sole ancora caldo sopra la testa (nella foto di apertura durante un allenamento). 

«Ho iniziato a far girare le gambe e prepararmi per la stagione invernale – racconta il più grande dei due fratelli – sono venuto qui in Liguria insieme a un amico. Abbiamo affittato un appartamento e ci stiamo allenando lontani dal freddo di Aosta».

Filippo Agostinacchio, EF Education-EasyPost-Oalty, Liguria, novembre 2025
Filippo Agostinacchio durante uno dei primi allenamenti in maglia EF Education-EasyPost-Oalty
Filippo Agostinacchio, EF Education-EasyPost-Oalty, Liguria, novembre 2025
Filippo Agostinacchio durante uno dei primi allenamenti in maglia EF Education-EasyPost-Oalty

Il cross

Una ripresa che lo ha già visto indossare la maglia della EF Education-EasyPost-Oatly con la quale correrà nella stagione del ciclocross. Il valdostano è alla ricerca della condizione, l’esordio nel fuoristrada non è lontano e c’è da lavorare

«La ripresa degli allenamenti sta andando bene, a livello metabolico – racconta – mentre sotto l’aspetto fisico ho un problemino al ginocchio da sistemare. Nulla di grave, è un edema osseo al terzo distale del femore che mi causa un leggero fastidio. Si tratta di un problema che arriva a causa di diversi microtraumi. In bici riesco ad andare e allenarmi senza problemi, per il momento ho interrotto palestra e corsa. Metabolicamente posso lavorare e arrivare in condizione alle prime gare di ciclocross, dovrei iniziare il 7 dicembre in Sardegna».

Il 2025 per Filippo Agostinacchio è stato l’anno della consacrazione tra gli U23: qui nella vittoria di tappa al Giro Next Gen (foto La Presse)
Il 2025 per Filippo Agostinacchio è stato l’anno della consacrazione tra gli U23: qui nella vittoria di tappa al Giro Next Gen (foto La Presse)
Ti stai già allenando con la nuova divisa…

E’ quella del team di ciclocross, ha la stessa grafica di quella WorldTour. Posso indossarla per via dell’accordo “tre parti” dell’UCI, il prevede che su strada continuerò a correre con la squadra di provenienza, e per il ciclocross correrò con la EF Education-EasyPost-Oalty. 

L’anno prossimo non correrai più con la Biesse-Carrera-Premac?

In realtà qui arriva la novità, in realtà nel 2026 su strada correrò ancora con loro. Alla fine per me non si è liberato il posto nella formazione WorldTour. A causa di certe dinamiche interne al team non si è trovato il modo di farmi passare con la EF Education-EasyPost.

Nonostante gli ottimi risultati per Agostinacchio, a causa di sfortunate coincidenze, non si sono aperte le porte del WorldTour
Nonostante gli ottimi risultati per Agostinacchio, a causa di sfortunate coincidenze, non si sono aperte le porte del WorldTour
Come mai?

Perché secondo gli accordi iniziali, presi a maggio, dovevo passare nel devo team, poi la mia stagione è decollata e mi hanno detto che avrebbero preferito farmi entrare nel WorldTour. In squadra si sarebbero liberati tre posti, ma altri atleti avevano già firmato a maggio per subentrare. Dovevano uscire altri corridori ma così non è stato (Carapaz doveva essere uno di quelli, ma dopo tante voci di mercato dovrebbe proseguire con la EF Education-EasyPost, ndr). Io dovrei entrare in squadra nel 2026 come stagista e passare ufficialmente nel 2027.

Dopo una stagione dove sei andato davvero forte che effetto fa non passare professionista?

Diciamo che era l’anno sfortunato per raccogliere così tanti risultati, molte squadre cambiano licenza, visto che è finito il triennio, altre si uniscono. D’altro canto la EF Education era l’unico team che mi avrebbe fatto correre nel cross. Infatti hanno comunque messo in piedi una formazione per me e mio fratello, quindi credo in questo progetto. 

Marco Milesi e la Biesse, una volta saputo che Agostinachio non sarebbe passato pro’ lo hanno accolto per un altro anno
Marco Milesi e la Biesse, una volta saputo che Agostinachio non sarebbe passato pro’ lo hanno accolto per un altro anno
Che inverno sarà?

Se avessi saputo prima quella che poi è stata la decisione finale, avrei gestito diversamente gli ultimi mesi su strada e avrei prolungato la stagione del ciclocross. A settembre avevamo deciso insieme alla EF Education di fare due mesi intensi, poi staccare e ripartire a dicembre. Alla fine il mio calendario con la formazione di ciclocross prevederà quindici gare. Dopo l’esordio in Sardegna partirò insieme a mio fratello per il Belgio e staremo lì tre settimane per correre. Saremo in un appartamento insieme a un massaggiatore e con nostro padre come accompagnatore e diesse. 

Nel 2026 sarai elite, hai già parlato con la Biesse del calendario?

Devo ringraziarli perché appena hanno saputo della situazione, si sono messi a disposizione e mi hanno tenuto con loro. Dovremo decidere bene quali gare fare e come gestirmi, anche perché sanno che poi ad agosto dovrei andare a fare lo stagista con la EF Education-EasyPost. 

Da sinistra: Mattia Agostinacchio, Filippo Agostinacchio, EF Education-EasyPost-Oalty, ciclocross, novembre 2025
I due fratelli Agostinacchio avranno modo di correre insieme nel cross, su strada ci sarà da attendere ancora un altro anno
Da sinistra: Mattia Agostinacchio, Filippo Agostinacchio, EF Education-EasyPost-Oalty, ciclocross, novembre 2025
I due fratelli Agostinacchio avranno modo di correre insieme nel cross, su strada ci sarà da attendere ancora un altro anno
Pensi di poter vivere il 2026 su strada in maniera più tranquilla?

Di tranquillo nella mia carriera non c’è stato praticamente nulla (dice con una risata, ndr). Ho parlato con il mio procuratore e sono in contatto con Vaughters che è il general manager, quindi sono abbastanza tranquillo. Spero non ci siano problemi e di aver modo di fare le cose al meglio, a partire da questo inverno con il ciclocross.

Avrai comunque modo di stare vicino a tuo fratello?

Assolutamente, per un paio di giorni sono ancora il suo preparatore (dice ancora ridendo, ndr). Poi avrò modo di stargli vicino e aiutarlo in questo primo anno di WorldTour.

Campionati del mondo, Kigali 2025, Ben Healy

Il folletto Healy ha messo i piedi sul podio dei giganti

30.09.2025
4 min
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KIGALI (Rwanda) – Giusto per strappare il sorriso, quando alla vigilia del mondiale dei professionisti si componeva fra i pochi giornalisti italiani presenti la rosa dei favoriti o dei probabili protagonisti per l’indomani, il nome di Ben Healy entrava e usciva fra certezze assolute e grossi dubbi.

Questo mondiale così atipico, che alla fine ha avuto lo svolgimento di un tappone di montagna proponendone anche i distacchi, deve aver ricordato all’irlandese il giorno di Vire Normandie al Tour de France. Altra tappa di su e giù in cui il folletto della EF Education-EasyPost si esaltò in una guerra allo sfinimento. Tolti Pogacar ed Evenepoel, la sua corsa a Kigali è stata così: un lungo logorio da cui alla fine è uscito meglio di tutti gli altri. «Penso che il podio con Tadej e Remco – ha detto subito dopo – sia una foto davvero speciale. Insieme a uno dei più grandi e un altro che non è poi così lontano da lui».

Campionati del mondo Kigali 2025 strada professionisti, podio con Remco Evenepoel, Tadej Pogacar e Ben Healy
Terzo al mondiale come alla Liegi: per l’irlandese di 25 anni una crescita costante
Campionati del mondo Kigali 2025 strada professionisti, podio con Remco Evenepoel, Tadej Pogacar e Ben Healy
Terzo al mondiale come alla Liegi: per l’irlandese di 25 anni una crescita costante

Il tifo più rumoroso

Il dislivello del mondiale misurava 5.210 metri, quello di Zurigo 2024 si fermava a 4.210, la Liegi del 2025 ne aveva 4.365. Se a ciò si aggiungono la media altura e il fatto che si corresse all’Equatore, è intuitivo capire quale impegno pazzesco sia stato per i corridori.

«E’ stata semplicemente una gara folle – ha spiegato Healy – penso che il risultato lo rappresenti piuttosto bene. Sono riuscito a dare il massimo e arrivare al traguardo è stato davvero bello. Quello che abbiamo vissuto è stato incredibile, a dire il vero. Soprattutto sulla strada per il Mount Kigali, il tifo della gente era pazzesco, uno dei più rumorosi che abbia mai visto. Tantissima gente, è stato davvero bello».

Campionati del mondo, Kigali 2025, tifo numeroso sulle strade di Kigali
Tutti i corridori hanno rimarcato quanto sia stato travolgente l’appoggio dei tifosi lungo il percorso
Campionati del mondo, Kigali 2025, tifo numeroso sulle strade di Kigali
Tutti i corridori hanno rimarcato quanto sia stato travolgente l’appoggio dei tifosi lungo il percorso

Meglio senza le radio

Da quel tratto in poi, vale a dire dal momento in cui Pogacar ha attaccato, anche la sua indole di lottatore senza limiti ha vacillato. Da quando Tadej è sparito in cima al tratto in pavé, dietro si è trasformata in una gara da vivere pedalata dopo pedalata, sapendo che nulla è mai finito fino alla linea del traguardo.

«Penso che avere qui la radio – ha commentato – sarebbe stata un’arma a doppio taglio. Poteva andare a tuo favore e anche ritorcersi contro. Ma oggi è stata una gara piuttosto semplice, credo. Si poteva davvero vedere cosa stava succedendo intorno e non ho mai avuto dubbi su dove si trovassero gli altri. Ripeto, forse è bello avere più aggiornamenti sui distacchi, ma penso che in generale crei sicuramente più caos».

Campionati del mondo, Kigali 2025, Ben Healy a ruota di Remco Evenepoel
Healy è stato uno dei più attivi dopo il rientro di Evenepoel, ma nel finale non ha più avuto gambe per seguirlo
Campionati del mondo, Kigali 2025, Ben Healy a ruota di Remco Evenepoel
Healy è stato uno dei più attivi dopo il rientro di Evenepoel, ma nel finale non ha più avuto gambe per seguirlo

I grossi progressi di Healy

Healy racconta e ogni tanto strabuzza gli occhi: difficile dire se sia stupito per il suo risultato. Rileggendo ora i risultati di primavera è facile pensare che sarebbe stato sbagliato non infilare il suo nome nei pronostici. Quarto alla Strade Bianche, quinto alla Freccia Vallone, terzo alla Liegi e con una tappa del Tour, Ben sta facendo passi da gigante.

«Penso di aver fatto progressi anno dopo anno – spiega – anche se solo per qualche punto percentuale qua e là. Ho anche perfezionato il mio modo di correre e sicuramente un Tour come quello dell’estate scorsa mi ha dato una piccola spinta in più. Sapevo cosa dovevo fare oggi e penso che abbia funzionato alla grande».

Il Tour ha dato grande morale a Healy, con la vittoria della sesta tappa a Vire Normandie e due giorni in maglia gialla
10ª tappa Tour de France 2025
Il Tour ha dato grande morale a Healy, con la vittoria della sesta tappa a Vire Normandie e due giorni in maglia gialla

Tutti sulle ginocchia

L’ultima osservazione, Healy la dedica alla durezza della corsa e al fatto che il suo inseguimento con Evenepoel e Skjelmose avesse ormai poco altro da dare.

«Credo che fossimo tutti sulle ginocchia – ha spiegato – era molto difficile dare di più. C’era ancora qualche gamba che potesse fare la differenza? Forse mancava un po’ di convinzione di potercela fare, ma nella mia mente ha prevalso la preoccupazione. Sapevo che c’era ancora molta strada da fare e se avessi ceduto, sarei andato alla deriva. Ho preferito concentrarmi su me stesso, cercando di non scavare troppo a fondo e troppo presto, con il rischio di pagarne davvero le conseguenze».

La scelta americana degli Agostinacchio. Non solo nel cross

23.09.2025
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Mentre suo fratello Mattia è già in Rwanda alle prese con i mondiali su strada, Filippo Agostinacchio è di ritorno dal Giro di Slovacchia, una delle ultime prove della sua stagione su strada nelle file della Biesse Carrera. Il suo futuro è già segnato e passa, come quello del fratello, per l’approdo all’EF Education EasyPost, team WorldTour, ma i contorni del trasferimento sono ancora da definire.

Filippo e Mattia insieme. Nel cross continuerà il loro sodalizio, ma ora potrebbero ritrovarsi anche su strada
Filippo e Mattia insieme. Nel cross continuerà il loro sodalizio, ma ora potrebbero ritrovarsi anche su strada

Nel cross insieme, forse anche su strada

I due fratelli entreranno nella squadra americana già fra poche settimane, andando a costituire, insieme a un corridore lussemburghese, il nocciolo del nascente team di ciclocross. Dovrebbe essere questo il preludio al loro approdo anche al team su strada, ma su questo aspetto non c’è ancora l’ufficialità né è chiaro in quali termini, se nel devo team o nella squadra maggiore e questo è importante, anche per capire come i due potranno affrontare la stagione invernale.

Tante cose su cui riflettere e Filippo, rintracciato in aeroporto, si presta volentieri ai ragionamenti: «Gli americani si erano interessati a mio fratello questo inverno, già dopo la conquista del titolo europeo e poi sono andati avanti i contatti e si è sviluppato un po’ tutto. I miei risultati su strada quest’anno hanno interessato i dirigenti che hanno deciso di costruire una struttura intorno a noi per il cross. La squadra è nata solo per motivi burocratici, perché noi non avendo licenza in altre squadre nel 2025 non potevamo gareggiare con la loro maglia fino al tesseramento di gennaio. Ma volevano che facessimo l’intera stagione di cross con loro e quindi il nuovo team permette di farlo attraverso la formula del prestito temporaneo».

Intorno ai fratelli Agostinacchio la EF Education EasyPost ha costruito un team dedicato al ciclocross (foto Instagram)
Intorno ai fratelli Agostinacchio la EF Education EasyPost ha costruito un team dedicato al ciclocross (foto Instagram)
Vi hanno garantito tutto il supporto necessario, considerando che il ciclocross è una disciplina completamente nuova per loro?

Sì, il supporto è completo anche se ci sono alcuni dettagli ancora da definire e sui quali stanno lavorando. Per quanto concerne l’attività successiva, quella su strada, ancora non c’è l’ufficialità, sarà il team che penserà a fare l’annuncio e a spiegare i termini.

Voi seguirete tutta la stagione di ciclocross?

Mattia sì, la segue tutta. Appena tornato dal Rwanda inizierà subito con le prime prove italiane. Io invece finisco la stagione su strada il 19 con la Veneto Classic e poi vado in vacanza un paio di settimane e rientrerò a dicembre nel cross. Quest’anno faccio una stagione un po’ ridotta, rinunciando anche agli europei.

Filippo Agostinacchio all’ultimo Giro di Slovacchia. Quest’anno ha vinto 2 gare, con ben 11 top 10
Filippo Agostinacchio all’ultimo Giro di Slovacchia. Quest’anno ha vinto 2 gare, con ben 11 top 10
Farete una stagione più improntata al discorso internazionale?

Immagino di sì, Mattia comunque fino all’europeo farà gare in Italia, perché è al primo anno nella nuova categoria e deve recuperare un po’ di punti UCI per partire davanti nella prova continentale. Io che ho qualche punto UCI dell’anno scorso posso permettermi di andare fino a dicembre senza gareggiare. Ma da dicembre saranno solo gare internazionali, praticamente in Italia facciamo solo la Coppa del mondo che c’è in Sardegna e il campionato italiano a gennaio.

Il grande salto di qualità su strada che avete fatto quest’anno è dipeso anche da quello che avete fatto nel ciclocross?

Sicuramente e siamo d’accordo anche con il management del team per continuare. La squadra è sulla nostra lunghezza d’onda, ci fa mantenere il cross soprattutto per sviluppare le nostre attitudini su strada. Soprattutto pensando a mio fratello che sta diventando sempre più corridore da gare di un giorno e classiche. Si è visto negli ultimi anni come le due discipline si possono conciliare senza problemi, basta solo sapersi programmare.

La vittoria di Filippo al Giro della Valle d’Aosta. Le sue imprese hanno convinto la EF a investire su di lui (foto organizzatori)
La vittoria di Filippo al Giro della Valle d’Aosta. Le sue imprese hanno convinto la EF a investire su di lui (foto organizzatori)
E per te invece che cosa ti ha detto questa stagione?

Su strada ho fatto sicuramente ulteriori miglioramenti, infatti sono riuscito a vincere le mie prime gare, sia al Giro Next Gen che al Valle d’Aosta. Adesso io non so ancora bene che tipo di corridore diventerò, però ho già una consapevolezza maggiore rispetto all’anno scorso.

Questo salto di qualità in che cosa l’hai visto particolarmente?

Soprattutto a livello mentale, perché l’anno scorso a fine stagione già avevo visto che potevo stare là davanti con i migliori. Quest’anno con la Biesse ho cambiato anche calendario, sono riuscito a andare a fare più esperienze internazionali, gare che non avevo mai fatto e ho dimostrato che posso esserci, che sono a quel livello.

Mattia Agostinacchio, attualmente in Rwanda, passa U23 dopo i titoli europeo e mondiale juniores
Mattia Agostinacchio, attualmente in Rwanda, passa U23 dopo i titoli europeo e mondiale juniores
Il fatto che tu e tuo fratello continuiate la vostra attività insieme quanto è importante?

Beh, sicuramente è una bella cosa. Poi Mattia è giovane, quindi penso che qualche anno di guida gliela potrò fare ancora, almeno a livello di supporto morale. Penso che sia più importante per lui, ma anche per me è bello averlo in squadra. Ogni tanto gli dico qualcosa, ma soprattutto nel cross, qualche piccola accortezza tattica, qualche cosa che sbaglia ancora, ma fa tutto parte del processo di apprendimento. E’ comunque un under primo anno, quindi le esperienze le deve fare, deve anche sbagliare. Ma ha una capacità innata di leggere la corsa che io per esempio non avevo.

Schwarzsee, in Svizzera si brinda al giorno di Albanese

17.06.2025
3 min
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La seconda tappa del Tour de Suisse porta il nome di Vincenzo Albanese, 28 anni, che sul traguardo di Schwarzsee centra la prima vittoria WorldTour. Il giorno dopo la vittoria di Gregoire, la gara a tappe elvetica proponeva ugualmente un percorso vallonato con circa 2.700 metri di dislivello, con salite brevi e impegnative come il Guggisberg, l’Heitenried e il Rechthalten. Strappi da classiche, prima di affrontare gli ultimi chilometri di salita verso il traguardo.

«Mi sentivo bene fin dall’inizio – ha detto il toscano – il mio ruolo oggi era quello di aprire la strada a Madis Mihkels, ma negli ultimi due chilometri Quinn Simmons e altri ragazzi hanno attaccato e io li ho seguiti. Poi ho visto che mancavano 200 metri al traguardo e mi sono lanciato a tutta velocità verso l’arrivo. Questa è la mia prima vittoria WorldTour e vedremo cosa succederà nei prossimi giorni».

La fuga dei tre che ha condizionato la seconda tappa dello Svizzera
La fuga dei tre che ha condizionato la seconda tappa dello Svizzera

L’attacco di Simmons

Tre corridori in fuga dall’inizio. Silvan Dillier, Jonas Rutsch e Mauro Schmid, che non hanno mai superato i due minuti di vantaggio. Sulla salita del Guggisberg, Dillier si è arreso. Il gruppo ha fatto il forcing sull’Heitenried, con la Tudor Pro Cycling in testa per fiaccare i velocisti. Schmid ha lasciato indietro il compagno di fuga Rutsch, ma pochi chilometri dopo, anche lui si è arreso. E’ stato a quel punto che la EF Education-EasyPost ha preso l’iniziativa, per lanciare Madis Mihkels. Mentre erano quasi certi che il gruppo fosse lanciato verso lo sprint, Jan Christen è partito a due chilometri dal traguardo e con lui si è avvantaggiato Quinn Simmons. L’americano ha giocato davvero bene la sua carta, ma è calato, consegnandosi alla rimonta di Albanese, che ha vinto dando la sensazione di non aver neppure speso tutto.

«Devo ringraziare i miei compagni di squadra – ha detto Albanese – che hanno fatto un lavoro fantastico dall’inizio alla fine. Sono davvero felice. Christen ha attaccato quando mancavano circa due chilometri all’arrivo e Neilson Powless ha chiuso il gap. Poi nell’ultimo chilometro Quinn Simmons e un altro corridore hanno attaccato, io ho seguito l’americano e poi ho sprintato negli ultimi 200 metri».

Vincenzo Albanese è nato a Salerno, ma sin da piccolo si è trasferito il Toscana. Correrà con la Ef fino al 2027
Vincenzo Albanese è nato a Salerno, ma sin da piccolo si è trasferito il Toscana. Correrà con la Ef fino al 2027

Il momento d’oro del team

La squadra si è presa cura di lui per tutta la giornata. Negli ultimi 20 chilometri, Vincenzo e i suoi compagni di squadra hanno preso il controllo del gruppo, posizionando l’italiano e il velocista Madis Mihkels sulla testa della corsa e assicurandosi che tutti i fuggitivi venissero ripresi. Il piano iniziale prevedeva che Albanese aprisse la strada al compagno, ma quando sono iniziati gli attacchi sulla salita verso il traguardo, Vincenzo è rimasto calmo. E’ saltato sulle ruote degli attaccanti, si è fatto largo, ha accelerato e ha vinto la corsa.

«Con la squadra mi trovo molto bene – ha detto Albanese – abbiamo anche vinto a Gippingen tre giorni fa con Powless. Questo è un momento importante per noi perché tra due-tre settimane inizia il Tour de France, quindi tutto bene. Ora vediamo cosa succederà nei prossimi giorni».

Per il toscano si tratta della prima stagione con la Ef Education-EasyPost, dopo il primo assaggio di WorldTour lo scorso anno con la maglia della Arkea-Samsic. L’italiano non vinceva una corsa dal Tour du Limousin del 2022, quando ancora correva con il Team Eolo-Kometa. L’anno scorso, Albanese non ha preso parte ad alcun Grande Giro, così che la sua ultima partecipazione a una grande corsa risale al Giro d’Italia del 2023. La squadra americana non ha ancora diffuso la lista dei candidati alla partenza del Tour, ma certo una tappa al Giro di Svizzera, su un arrivo comunque impegnativo, è la conferma che Albanese è al punto giusto.

Carapaz il più deluso? Forse sì, ma già pensa alla maglia a pois

09.06.2025
5 min
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E’ stato il più deluso, il meno espansivo… Forse a 32 anni suonati Richard Carapaz si è reso conto dell’enorme occasione persa. Se ieri per Del Toro avevamo parlato di consapevolezza, questo vale ancora di più per Carapaz.

Il corridore della EF Education-EasyPost ha fatto il punto della sua corsa. «Abbiamo perso una grande opportunità – spiega Carapaz con un tono asettico, ma anche laconico – possiamo però ancora lottare per qualcosa di grande e di importante, ma questa è andata». In questi giorni di riposo, per lui è tempo di guardare avanti, ma prima va metabolizzata questa sconfitta.

Carapaz (classe 1993) a Roma dove per la terza volta in carriera è salito sul podio del Giro
Carapaz (classe 1993) a Roma dove per la terza volta in carriera è salito sul podio del Giro

Quel feeling col Giro

«Il Giro d’Italia è la mia corsa preferita – ha continuato Carapaz – l’ho sempre detto. Qui sono sempre andato bene. Ho vinto una volta la generale, ho sfiorato un podio e altre due volte ci sono salito. Ho vinto quattro tappe e da qui voglio ripartire».

C’è un’immagine del campione olimpico di Tokyo che ci torna in mente ed è il suo volto verso Sestriere. Pedalava a bocca chiusa, con l’espressione che era il ritratto della delusione. Gli occhi erano nascosti dagli occhiali, ma il taglio della bocca diceva molto. Chissà quali erano i suoi pensieri in quel momento.

«Abbiamo fatto vincere il più intelligente, non il più forte. Alla fine Del Toro ha perso il Giro. Non credo che sappia ancora correre bene. Sono molto soddisfatto di essermi ritrovato e di aver lottato di nuovo per un Grande Giro. Nella mia situazione, non è facile ritrovarsi a lottare con i migliori. Me ne vado con la sensazione di essere tornato sul podio in un grande Giro e soprattutto per il lavoro svolto qui, segno che avevamo fatto bene anche il cammino di avvicinamento».

Lo scatto violento di Carapaz all’inizio del Colle delle Finestre. Oltre alle discussioni tattiche questo è stato forse il “rumoroso” errore che porta dentro di sé
Lo scatto violento di Carapaz all’inizio del Colle delle Finestre. Oltre alle discussioni tattiche questo è stato forse il “rumoroso” errore che porta dentro di sé

Fuorigiri sul Finestre?

In qualche modo tutti, a partire da Carapaz stesso, sapevano che la grande salita piemontese avrebbe deciso le sorti della corsa. E’ vero che sin lì era stato l’unico ad attaccare veramente Del Toro, ma a parte il giorno di Brentonico, in cui più che esser stato bravo lui era andato in difficoltà il messicano, non lo aveva mai messo in crisi. Anzi, nei finali aveva perso i secondi di abbuono. Del Toro, vuoi per caratteristiche fisiche, vuoi per l’età, era più esplosivo di lui.

Restava solo il Colle delle Finestre, dunque, temuta anche in casa UAE Emirates. Salita lunghissima, ad alta quota, a fine Giro: ci si giocava tutto lì. Secondo gli esperti, uno di questi Johan Bruyneel, oltre alla questione dei battibecchi tattici tra i due, il vero grande errore di Carapaz è stato lo scatto all’inizio del Finestre. Uno scatto troppo violento che forse ha pagato più di quel che si è pensato e scritto.

Le volte successive in cui ci ha provato non aveva più quella brillantezza per fare la differenza. Sì, qualche spinta, ma mai con quel dente più duro che ti permette di dare continuità e velocità all’azione. Cosa che invece è riuscita a fare Simon Yates. E forse questa è la cosa che più di tutte pesa a Carapaz.

C’è un dato molto interessante che va analizzato. Un dato che riguarda direttamente Simon Yates a dire il vero, ma che può dare importanti indicazioni circa il fuorigiri di Carapaz. Dal momento dello scatto di Richard, Yates ha impiegato quasi 4 minuti per rientrare su di lui e su Del Toro, sprigionando 430 watt medi con una punta di 660 watt (dati Velon).

Sono valori importantissimi per un corridore di 57-58 chili quale è Yates. Pensate dunque che attacco aveva portato poco prima Carapaz, che non si discosta troppo dal peso dell’inglese. Anche Jens Voigt, commentatore dalla moto di Eurosport, aveva immediatamente sottolineato questo aspetto. Ci sta quindi che poi i gli attacchi di Carapaz non fossero più così violenti da poter staccare Del Toro. E innescando di conseguenza tutto quello che poi ormai ben conosciamo.

All’uscita dalla mix zone di Roma Carapaz non ha salutato i suoi fans che lo acclamavano da ore. Era davvero deluso
All’uscita dalla mix zone di Roma Carapaz non ha salutato i suoi fans che lo acclamavano da ore. Era davvero deluso

Tra Tour e rinnovo

Carapaz da dopo il Giro si è ritirato nel suo silenzio e nel suo mondo. Anche sui social non è più apparso. Ora l’obiettivo è recuperare. Prima di congedarci però aveva fatto una battuta sul suo futuro in EF. «Non ho ancora firmato, ma credo che in questi giorni, e dopo questo comunque buon Giro, lo firmerò». Carapaz ha anche sottolineato il buon lavoro fatto dalla sua squadra, di cui ha detto che la parola d’ordine sin dall’Albania è stata provare, e provare ancora… E tutto sommato, di questo gli va dato atto. Anche se col senno di poi anche loro potevano inserire un uomo in fuga nel giorno del Sestriere. Ma di questo già ne avevamo parlato con il direttore sportivo Juan Manuel Garate.

Da quanto sembrava, Carapaz doveva fare anche il Tour de Suisse, ma lui ha tagliato corto: «No, ora recupero e poi andrò direttamente al Tour de France». In Francia, l’obiettivo non sarà la classifica generale, bensì bissare la maglia a pois, re dei GPM, conquistata l’anno scorso.

Honoré: «Sono contento di come abbiamo corso. Tutto o nulla!»

08.06.2025
5 min
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La mente e i pensieri degli appassionati e degli addetti ai lavori sono ancora focalizzati sulla tappa di Sestriere. In particolare ricorrono le immagini della scalata del Colle delle Finestre, quella che fondamentalmente ha deciso l’edizione 108 del Giro d’Italia. Lo scatto di Yates, quando ancora si era lontani dalla cima e dall’arrivo di Sestriere, ha scombussolato i piani. Dietro Del Toro e Carapaz hanno giocato sulla forza dei nervi. Il risultato è che entrambi hanno perso l’occasione per vincere il Giro. 

Per capire cosa sia successo nell’ultima settimana della Corsa Rosa siamo andati da Mikkel Honoré. Il danese della EF Education-EasyPost ci racconta i pensieri all’interno della squadra americana, che per qualche giorno ha dato l’impressione di poter vincere il Giro con il loro capitano Richard Carapaz.

Riavvolgiamo il nastro sul Giro della EF EasyPost e lo facciamo con Mikkel Honoré
Riavvolgiamo il nastro sul Giro della EF EasyPost e lo facciamo con Mikkel Honoré

Prima salite e prime verità

Il Giro è andato avanti sui nervi fino al termine della seconda settimana. Archiviato il secondo giorno di riposo il gruppo ha affrontato il primo vero arrivo in salita: San Valentino. Una scalata che ha aperto qualche dubbio sulla tenuta della maglia rosa. Del Toro ha mantenuto il primato ma la sua leadership non è apparsa così solida come in precedenza. 

«Dopo il giorno di riposo – ci racconta Honoré mentre torna verso casa – Carapaz è stato bravo a capitalizzare quello che è stato il primo arrivo in salita. Ha messo tutti gli avversari al limite, complice anche il lavoro fatto dalla Ineos nei chilometri precedenti. Quel giorno siamo tornati al bus con un ritardo più che dimezzato dalla maglia rosa. Forse è mancata la tappa che potesse dare il colpo definitivo alla classifica».

Nel giorno di San Valentino, Carapaz ha dimostrato di essere il più forte in salita
Nel giorno di San Valentino, Carapaz ha dimostrato di essere il più forte in salita
Cosa intendi?

Sarebbe servito un altro arrivo in salita. In totale il Giro non ha visto molti arrivi di questo tipo, ne avrò contati tre: quello di Tagliacozzo, San Valentino e Champoluc. Ma una salita difficile come quella di San Valentino, nel finale, non c’è stata più. 

Credi sarebbe stato utile?

Per fare la differenza contro uno squadrone come la UAE direi di sì. Abbiamo provato a fare una tattica diversa sul Colle delle Finestre prendendolo di petto e facendo esplodere la corsa. Anche nella tappa del Mortirolo abbiamo attaccato, avevamo Steinhauser in fuga come appoggio. Carapaz è arrivato su di lui, ma poi dietro c’era la UAE con tre uomini più Del Toro. Ci eravamo accorti, durante la scalata del Mortirolo, che la maglia rosa non fosse proprio brillante.

Anche nella tappa di Bormio Carapaz ha provato ad attaccare, ma la UAE ha chiuso bene: lo ha ammesso lo stesso Honoré
Nella tappa di Bormio Carapaz ha provato ad attaccare, ma la UAE ha chiuso bene: lo ha ammesso lo stesso Honoré
Guardando indietro c’è qualcosa che cambieresti?

Tatticamente siamo stati perfetti, per il tipo di squadra che avevamo e per il percorso abbiamo fatto il massimo. Non penso ci siano stati errori, ed è la cosa che mi rende più felice. 

Alla fine la differenza l’ha fatta il Colle delle Finestre e la tattica della UAE…

Ha vinto il più furbo, colui che ha fatto l’attacco giusto al momento giusto. Peccato per noi, ma penso che chi ha perso di più sia la UAE. Erano in maglia rosa e hanno visto sfumare il Giro. Magari Del Toro era al limite sul Colle delle Finestre, ma non penso vista la volata che ha fatto a Sestriere. 

Il momento dell’attacco di Simon Yates sul Colle delle Finestre, Del Toro e Carapaz esitano e il britannico vola verso la conquista del Giro
In squadra che sensazioni c’erano?

Noi eravamo convinti, io per primo, di avere il corridore più forte. Lo sapevamo dal primo giorno. Ero consapevole anche della forza di Del Toro, a chi mi chiedeva di dire i favoriti io rispondevo di non sottovalutare il giovane messicano. 

Quanto eravate preoccupati da Yates?

Se un corridore occupa il terzo posto al Giro d’Italia vuol dire che è forte. Ma per come abbiamo corso e per come stava Carapaz noi abbiamo guardato solamente al primo posto. L’idea era di provare a vincere, tra secondi e terzi cambiava poco.

Sorridono tutti, ma Del Toro e Carapaz riusciranno prima o poi a spiegarsi?
Sorridono tutti, ma Del Toro e Carapaz riusciranno prima o poi a spiegarsi?
Per questo Carapaz non ha seguito l’attacco di Yates sul Colle delle Finestre?

Ha provato a chiudere, infatti lui e Del Toro sono arrivati a pochi secondi da Yates, ma sul più bello il corridore della UAE non ha dato il cambio per provare a ricucire. Però tutte le volte che Carapaz ha provato ad attaccare è sempre stato seguito da Del Toro

Che sentimenti c’erano in squadra dopo Sestriere?

C’era una sensazione strana. Credevamo nella maglia rosa e avevamo un sogno e sapevamo di avere le carte giuste per realizzarlo. Era la nostra occasione. Non si sa quando ne capiterà un’altra così concreta per vincere il Giro, penso lo stesso valga per Del Toro. Alla fine abbiamo corso come ci eravamo detti. Anzi, se Del Toro avesse chiuso su Yates, sarei stato più arrabbiato. Sarebbe stato il segno che stava correndo per il secondo posto. Abbiamo rischiato tutto pur di vincere ed è stato giusto così.

Parola agli sconfitti. Le tattiche di UAE e EF Education

31.05.2025
5 min
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SESTRIERE – L’epilogo più incredibile (e inaspettato) del Giro d’Italia ha lasciato gioie e dolori. Se Simon Yates conquista il suo secondo grande Giro dopo la Vuelta 2018, facendo scoppiare la festa in casa Visma-Lease a Bike, dall’altra parte c’è chi è deluso e deve incassare la sconfitta: parliamo della UAE Emirates di Isaac Del Toro e della EF Education-EasyPost di Richard Carapaz.

Le ammiraglie sono parcheggiate silenziose un chilometro più a valle rispetto all’arrivo. Si lavora nel silenzio dei meccanici che caricano le bici sui motorhome, mentre i bus viaggiano verso Roma da stamattina. Altri bus messi a disposizione dall’organizzazione porteranno i corridori dal Sestriere all’aeroporto di Torino e da lì a Roma.

A fine tappa, dopo premiazioni ed interviste, ecco tornare un timido sorriso a Del Toro abbracciato dalla stampa e dai tifosi sudamericani
A fine tappa, dopo premiazioni ed interviste, ecco tornare un timido sorriso a Del Toro abbracciato dalla stampa e dai tifosi sudamericani

Baldato e il sogno sfumato

E’ in questo contesto, con il Giro appena concluso e una classifica ribaltata che vede primo Simon Yates con 3’56” su Del Toro e 4’43” su Carapaz, che inizia a parlare Fabio Baldato, diesse della UAE Emirates.

«Tra i due litiganti il terzo gode – inizia Baldato, sinceramente dispiaciuto – I due si sono controllati in modo stretto, le indicazioni erano quelle, solo che ad un certo punto bisognava provare a seguire Yates, ma non era neanche così facile. Il rivale numero uno era Carapaz».

Baldato racconta poi la scalata del Colle delle Finestre del suo atleta. Una scalata impegnativa, ricca anche di grande tensione emotiva, e l’inaspettata azione del corridore della Visma è stato forse l’imprevisto in più. Le squadre oggi conoscono i dati e le caratteristiche degli avversari e, vista la quota, la salita lunga e quanto dimostrato nei giorni precedenti, era comprensibile marcare Carapaz, almeno sino ad un certo punto.

«No, no che dati: in tappe così i dati non contano nulla. Isaac ha sempre saputo tutto sui distacchi e quant’altro succedeva in corsa – riprende il diesse della UAE – tanto è vero che ad un certo momento gli abbiamo detto che stava perdendo la maglia e infatti lui ha anche provato a rimettersi sotto. Quello che doveva fare lo ha fatto, ma alla fine sono mancate le gambe».

Sia UAE che EF hanno preferito restare compatte e non mettere uomini in fuga
Sia UAE che EF hanno preferito restare compatte e non mettere uomini in fuga

Ma l’uomo in fuga?

Ed ecco una questione tattica non secondaria. La Visma ha messo un uomo tra i 39 della fuga, nello specifico Wout Van Aert; la UAE Team Emirates no. Forse un corridore ci stava bene.

Baldato è netto: «Yates non ha vinto il Giro perché aveva il compagno davanti, perché quando lo ha raggiunto noi avevamo già 2’20” di ritardo. Poi è chiaro: sapere che davanti c’è Van Aert aumenta le forze, perché nel fondovalle sapere di avere un uomo così è qualcosa di prezioso e può darti molto di più. E poi per come l’ho visto entrare in fuga, non penso neanche che lo abbiano fatto apposta. Wout è stato bravo ad uscire bene dall’attraversamento di un paesino. C’era un tratto in ciottolato e da lì si è ritrovato nel drappello davanti».

Anche la EF Education ha scelto di non mettere nessun uomo in fuga e chissà se anche per loro, magari con uno Steinhauser, tanto per citare un uomo che va bene in salita e ha fondo, le cose potevano cambiare. Alla fine hanno fatto il forcing violento all’attacco del Finestre, ma per meno di un chilometro. Magari uno sforzo così poteva farlo anche qualcun altro.

Ma non siamo qui a dire quale uomo doveva mettere davanti la EF. La questione, anche per loro, è del compagno in fuga come punto di appoggio. Loro hanno preferito restare compatti.

«La squadra – spiega Garate – ha provato a fare quello che volevamo, restare compatti e fare un’andatura molto forte all’inizio del Finestre per provare a staccare Del Toro. C’era un controllo ovvio su Richard da parte di Del Toro. Richie ha provato a staccarlo, non ci è riuscito. A quel punto è stato come giocare a poker. Yates ha provato a partire due o tre volte e sempre ha chiuso Carapaz, ma ad un certo punto abbiamo detto: “Okay, se non chiudi mai te, adesso non chiudo neanch’io. Io lo perdo, ma può darsi che lo perdi anche tu”».

«Verso fine scalata del Finestre abbiamo deciso così e gli ultimi tre chilometri di salita abbiamo fatto un’andatura per non fare rientrare i compagni di Del Toro, pensando che poi Isaac avrebbe tirato da solo nella valle. Però anche loro alla fine hanno deciso di aspettare. Dietro stavano rinvenendo Majka e McNulty e anche un terzo compagno, però era difficile capire i distacchi da loro. Noi li abbiamo passati in salita con l’ammiraglia e sapevamo che erano abbastanza lontani, anche un paio di minuti. Con Van Aert davanti non puoi avere dubbi e aspettare altri due minuti per cercare di chiuderne quattro. Noi a quel punto non potevamo fare altro che stare a ruota e lasciare la responsabilità a loro».

Juan Manuel Garate ha parlato a fine tappa
Juan Manuel Garate ha parlato a fine tappa

Garate, nessun rimpianto

Oggi Carapaz ha perso il Giro come lo vinse al contrario nel 2019, approfittando della lite fra Nibali e Roglic. Quando lo inquadravano e mancavano ancora una decina di chilometri si vedeva che aveva un muso lungo.

«Se è stata una questione di mancanza di gambe? No, le gambe di Richard – dice Garate – c’erano. E’ stata una questione tattica. Io non ti “faccio la gara” per rimanere secondo, perché secondo al Giro Carapaz ci è già arrivato (nel 2021, ndr). No, noi siamo venuti qui per vincere questo Giro e penso che abbiamo corso per farlo fino alla fine».

Carapaz e Del Toro si sono parlati e punzecchiati spesso. Garate riferisce che Richard ha solo spiegato a Isaac la sua tattica e quindi il perché non tirava. «Ma – aggiunge – non so cosa abbia chiesto Del Toro a Carapaz».

«Se abbiamo rimpianti? No, assolutamente zero. Non ce l’abbiamo fatta perché Del Toro stava bene e chiudeva su Richie sempre. Per il resto è andata così, ma sono molto orgoglioso dei ragazzi e di tutta la squadra».

Battistella: i primi passi all’EF e l’esordio in Francia

07.02.2025
4 min
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Dopo tanta attesa e un inverno diverso, sia per il cambio di maglia che per la nascita della piccola Mia, Samuele Battistella ha messo il numero sulla schiena a ha iniziato la stagione. In Francia, all’Etoile de Besseges, breve corsa a tappe che si snoda a sud nel dipartimento del Gard. 

«E’ partita anche la mia sesta stagione da professionista – ci ha raccontato il giorno prima dell’esordio – per quanto riguarda le sensazioni non è tanto differente dagli altri anni, ormai ci sono abituato. Devo dire che ho una motivazione maggiore visto il cambio di squadra, voglio dimostrare il mio valore».

Samuele Battistella, EF Education-EasyPost
Samuele Battistella, EF Education-EasyPost

Il metodo americano

Battistella è passato dall’Astana Qazaqstan team alla EF Education-EasyPost, fondamentalmente da una formazione dalla grande impronta italiana a una che di azzurro ha ben poco. 

«In EF – spiega il veneto – ho trovato un mondo molto organizzato dove tutto è schematizzato e incastrato in caselle. Un modo di lavorare molto americano. Mi trovo bene con questo metodo, mi piace sapere cosa farò e in quale periodo. Compagni e staff sono tutti preparati e pronti. Rispetto agli anni precedenti la programmazione della stagione è diversa, farò molta più preparazione a casa e meno gare. Tutto mi sembra più mirato ad arrivare alle corse al massimo della condizione».

La EF Education Easy-Post al via dell’Etoile de Besseges 2025
La EF Education Easy-Post al via dell’Etoile de Besseges 2025
Facci un esempio di cosa vuol dire per te un’organizzazione schematica…

Tutto è calibrato sulla coesistenza tra l’allenamento e l’alimentazione, in squadra sanno come devo arrivare per essere al meglio. Ognuno ha un nutrizionista che coordina la parte di alimentazione e integrazione con gli allenamenti. Attraverso un’applicazione ci dicono cosa fare.

Come funziona?

Il tutto è guidato da preparatore e nutrizionista. Il primo tramite Training Peaks ci lascia un piano di allenamento. Da quel momento interviene il nutrizionista, che tramite l’applicazione Hexis inserisce la dieta da seguire. 

EF Education Easy-Post, Etoile de Besseges 2025: Carapaz e Battistella
EF Education Easy-Post, Etoile de Besseges 2025: Carapaz e Battistella
Chi sarà il tuo preparatore ora che hai cambiato squadra?

Mi allenerà Michele Bartoli, che collabora con la EF Education-EasyPost da qualche stagione. Sono molto fiducioso del suo metodo di lavoro, già ci conosciamo un po’ e comunque lui segue corridori di grande livello.

Come sarà strutturato il tuo calendario?

Sarò al via delle gare più adatte alle mie caratteristiche, la cosa importante è che ci saranno dei lunghi periodi a casa per arrivare pronto. Il calendario prevede tanti appuntamenti diversi tra loro, con gare WorldTour e corse di secondo livello nelle quali provare a fare risultato. 

A Besseges l’uomo di classifica al momento è Van Der Berg che si trova a 10″ da Magnier vincitore della prima tappa (qui in foto)
A Besseges l’uomo di classifica al momento è Van Der Berg che si trova a 10″ da Magnier vincitore della prima tappa (qui in foto)
Cosa ti aspetti dal debutto a Besseges?

E’ una gara che serve per tornare a respirare l’atmosfera del gruppo e riprendere il feeling con la strada. Ci sarà una bella squadra e sarò in supporto dei miei compagni che potranno fare bene, le mie chance arriveranno più avanti. 

Trovi anche Carapaz, hai già avuto modo di conoscerlo?

Sì, nel ritiro di novembre. E’ uno che non pretende troppo da squadra e compagni, questo aiuta a non metterci troppa pressione. Si fida di noi e sa cosa possiamo dare. 

Sarai al suo fianco al Giro d’Italia?

Sono stato inserito nella lista lunga, se ci sarò cercherò di dare il giusto supporto a Carapaz e di fare bene in qualche tappa. Anche se il mio sogno nel cassetto, se devo guardare un appuntamento che mi piace, è il campionato italiano per il sogno e l’ambizione di indossare la maglia tricolore. 

Battistella: l’addio (amaro) all’Astana e il rilancio con la EF

08.11.2024
6 min
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La vita di Samuele Battistella sta per cambiare colore, passando dall’azzurro al rosa. Questo perché dopo quattro stagioni passerà dall’azzurro dell’Astana Qazaqstan Team al rosa della EF Education-EasyPost. E in secondo luogo perché tra poche settimane, un paio per la precisione, appenderà il fiocco rosa in casa. Il corridore veneto e la sua fidanzata Alessia diventeranno genitori, un passo importante che non può che occupare i pensieri di entrambi in questo inverno speciale e ricco di cambiamenti. 

«Proprio in questo momento – racconta Battistella – sono in auto che sto andando a prendere la mia fidanzata, mi fate un po’ di compagnia. Facciamo una piccola gita insieme di qualche giorno, di per sé è stato un inverno tranquillo visto che è al nono mese di gravidanza. Ci stiamo rilassando».

Tra pochi giorni Battistella e la sua fidanzata Alessia diventeranno genitori
Tra pochi giorni Battistella e la sua fidanzata Alessia diventeranno genitori

Fiocco rosa

In casa Battistella allora ci si appresta a festeggiare ed appendere un fiocco rosa. L’emozione aumenta, come la consapevolezza del grande passo che lui e Alessia stanno per fare.

«Pensare di diventare papà – ammette felice – è una sensazione strana, particolare. Me ne sto rendendo conto ora, visto che manca davvero poco. Prima ero immerso nella stagione di gare. E’ una bella emozione, non so bene a cosa andrò incontro, qualcosa di veramente grande probabilmente. Il piccolo problema è che la scadenza è prevista per il 20 novembre e io il 19 dovrei andare al primo ritiro con la EF, per poi ritornare il 25. La squadra mi ha già detto che mi aiuterà in tutto, quindi stiamo pronti a partire dopo o tornare prima. Ma il ritiro non si può saltare, ci sono le visite mediche, vedremo i materiali. In più sono nuovo».

Al Giro dei Paesi Baschi il veneto aveva trovato la condizione giusta, cogliendo buoni piazzamenti
Al Giro dei Paesi Baschi il veneto aveva trovato la condizione giusta, cogliendo buoni piazzamenti
Andiamo al ciclismo, che 2024 è stato?

Ero partito molto bene con due belle prestazioni alla Parigi-Nizza e al Giro dei Paesi Baschi che avevano fatto ben sperare. Poi mi sono fermato per preparare il Tour de France, al quale alla fine non ho partecipato. Inoltre a fine agosto mi sono rotto la clavicola. Non è stata una stagione buona, ma una via di mezzo. 

Mazzoleni a inizio anno ci aveva detto che non avresti dovuto fare un Grande Giro.

I programmi di dicembre non lo prevedevano. Poi dopo i risultati di Nizza e Paesi Baschi sono stato inserito nella squadra che avrebbe poi corso il Tour de France. Una decina di giorni prima, al Giro di Svizzera, mi sono ammalato e la squadra mi ha escluso. Insomma non ho praticamente fatto quanto avevo programmato. 

Tra Parigi-Nizza e Giro dei Paesi Baschi anche un sesto posto al GP Miguel Indurain
Tra Parigi-Nizza e Giro dei Paesi Baschi anche un sesto posto al GP Miguel Indurain
Quando è arrivata la proposta della EF?

Presto, ad aprile avevo già firmato. Ho avuto tutto il tempo di immagazzinarla e da fine stagione ho pensato già al futuro. Sono contento perché il team mi ha cercato per propormi un ruolo importante, vogliono un corridore come me e sono intenzionati a darmi spazio. 

Dopo quattro anni lascerai l’Astana, cosa ti porti dietro?

Mi dispiace andare via perché dopo tanto tempo mi sentivo come a casa. Quello che mi porterò in EF è la consapevolezza che nel WorldTour senza programmare bene l’attività non vai da nessuna parte. Non si possono fare le corse senza lavorarci bene ed è quello che sento di aver fatto nel 2023 e nel 2024. 

I risultati ottenuti gli erano valsi un posto per il Tour, nonostante a inizio anno non fosse nei piani
I risultati ottenuti gli erano valsi un posto per il Tour, nonostante a inizio anno non fosse nei piani
Di te stesso, invece, cosa hai capito?

Che al di fuori di quei quattro o cinque mostri sacri, possono arrivare lì davanti e giocarmela. E con il supporto della squadra penso possa arrivare ancora un passo in più. 

Hai firmato per due stagioni con EF, a 26 anni diventa un passo importante per la tua carriera. 

Con il 2024 ho chiuso il mio quinto anno da professionista, anche se il primo è stato il 2020 e non me la sento di contarlo. Sono più che sicuro del mio sviluppo, non sono giovane ma nemmeno vecchio (ride, ndr) quindi posso dare il massimo. Mi conosco ormai bene e inizio due anni nei quali potrò avere le giuste occasioni per fare ottime cose. 

Un malanno al Tour de Suisse ha poi precluso la sua partecipazione alla Grande Boucle
Un malanno al Tour de Suisse ha poi precluso la sua partecipazione alla Grande Boucle
L’Astana ha provato a trattenerti?

Quando abbiamo parlato, non ho nascosto di aver già firmato con il nuovo team, ho voluto essere onesto con loro. Sono rimasto professionale e un serio professionista fino in fondo. Anche quando mi sono rotto la clavicola a fine stagione non ho tirato i remi in barca. Anzi, mi sono allenato a fondo per recuperare. Dal lato del team invece non sento di aver avuto lo stesso trattamento. 

Perché?

Sentivo che non gli importasse più di avermi come corridore, il rapporto era cambiato. Posso capire, ma l’esclusione a una settimana o poco più dal Tour de France mi ha ferito. Al Giro di Svizzera mi sono ammalato e l’ultima tappa non l’ho corsa, anche con il parere del medico. Ho visto dalla squadra un atteggiamento che non mi è piaciuto, come se fossi inaffidabile dato che mi ammalo spesso, a loro modo di dire. 

Battistella ha cercato nuovamente la miglior condizione nel finale di stagione, ma senza riuscirci
Battistella ha poi cercato nuovamente la miglior condizione ma senza riuscirci
Forse la firma di un nuovo contratto da aprile ha raffreddato effettivamente il rapporto. 

Può essere, sicuramente non mi sono sentito aiutato e coinvolto come prima. A dicembre non dovevo fare il Tour, poi sì viste le prestazioni in primavera, e infine ancora nulla per una febbre al Giro di Svizzera. 

Tu saresti andato alla Grande Boucle?

Sì. Non sapremo mai come sarebbe andata. Magari la prima settimana avrei fatto più fatica, ma poi credo che sarei tornato sui miei livelli. Anche perché avevo lavorato tanto, sono stato con la squadra 23 giorni a Sierra Nevada. Non ero mai stato così tanti giorni in altura. Tutto il lavoro è stato perso, perché poi a luglio non ci sono corse. Quindi mi sono fermato perché non avrei mai tenuto la condizione fino a fine stagione. Nel momento in cui stavo tornando ai miei valori mi sono rotto la clavicola. 

Quindi, meglio rimboccarsi le maniche e ripartire verso il 2025.

Penso che tutte le fatiche fatte in una stagione siano oro colato per quella successiva. Non ho mai mollato e la voglia è di ripartire forte.