Bettiol è ripartito. Ora nel mirino il Tour e le Olimpiadi

01.06.2024
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Alla Boucles de la Mayenne, corsa a tappe in Francia di categoria 2.Pro, Alberto Bettiol ha ottenuto la sua seconda vittoria stagionale. Il toscano, nella regione della Valle della Loira, ha anche conquistato la sua prima vittoria in una corsa a tappe. Ora si trova a Livigno, per sistemare la gamba in vista del Giro di Svizzera e del conseguente Tour de France.

«Sono in ritiro da qualche giorno – dice Bettiol – e ci rimarrò fino a giovedì, poi venerdì 7 giugno correrò il Grosser Preis des Kantons Aargau. Con il Giro di Svizzera che partirà due giorni dopo, domenica. Questo di Livigno, per motivi logistici, è l’ultima parte di allenamento prima del Tour, visto che la Grande Boucle inizierà il 29 giugno da Firenze».

Bettiol alla Boucles de la Mayenne ha vinto anche la classifica generale
Bettiol alla Boucles de la Mayenne ha vinto anche la classifica generale

Vittoria importante

Bettiol ha collezionato la seconda vittoria stagionale in Francia, un buon modo per tornare alle corse dopo la pausa primaverile. 

«E’ stato un buon primo passo – continua Bettiol – diciamo pure il miglior risultato che potessi fare. Mancavo dalle gare da qualche settimana, non avevo ben in mente quale potesse essere il mio livello attuale. Questa vittoria me la tengo stretta, significa che le cose stanno andando bene ma non mi monto la testa. Gli obiettivi veri sono altri e arrivano ora».

La campagna del Nord di Bettiol è stata positiva, con un Fiandre corso da protagonista
La campagna del Nord di Bettiol è stata positiva, con un Fiandre corso da protagonista
Come hai gestito la pausa dopo le Classiche?

Sono tornato dalla famiglia in Toscana, mancavo da tanto tempo e tornare è sempre bello. Non ho mai smesso di allenarmi, ho solamente abbassato i ritmi. Il primo di maggio sono andato in ritiro con la squadra a Sierra Nevada prima di andare in Francia e riprendere il feeling con le corse. 

E’ un 2024 che ti vede spesso presente tra i primi in gara, hai cambiato qualcosa durante l’inverno?

Per quanto riguarda gli allenamenti no. Penso di aver avuto una maggiore continuità, data dall’assenza di intoppi o sfortune. L’unica caduta della stagione è arrivata ad Harelbeke. Della prima parte di stagione sono soddisfatto, forse avrei potuto fare meglio il finale delle Classiche. 

Durante la pausa primaverile c’è stato il tempo per una visita alle Frecce Tricolore (foto Instagram)
Al Tour con quali ambizioni andrai?

Spero di arrivarci in forma, sto lavorando per questo. E’ la gara che precede le Olimpiadi, le motivazioni non mancheranno. Sarebbe fantastico riuscire a vincere una tappa, per due volte ci sono andato vicino. Poi non dimentichiamoci che la Grande Boucle parte dall’Italia, precisamente da Firenze. Con grandi probabilità sarò l’unico corridore toscano in gruppo, esserci è un’occasione unica. Tanto che da quando c’è stata l’ufficialità ho chiesto alla squadra di poter partecipare. 

La maglia gialla a Firenze può essere un obiettivo?

E’ dura, molto dura. Ma non si sa mai. Il circuito finale è tosto con tanto dislivello, ma siamo al Tour, ci saranno i migliori corridori al mondo. La maglia gialla è la più ambita in gruppo, tutti vorranno conquistare la prima. 

Nel 2022, a Mende, Bettiol ha sfiorato il suo primo successo al Tour de France
Nel 2022, a Mende, Bettiol ha sfiorato il suo primo successo al Tour de France
E dopo il Tour arrivano le Olimpiadi, che gara sarà?

Strana, l’Olimpiade è sempre strana. Per far bene bisognerà avere fondo e penso sia impossibile controllarla. Nella mia testa assomiglia ad una tappa della terza settimana del Tour, con un fuga di 30 corridori che si gioca la vittoria.

Il tuo nome, nei tre che Bennati dovrà diramare, è il più gettonato.

Ufficialmente non sono ancora stato selezionato. Ne ho parlato con il cittì e siamo d’accordo, come tutti del resto, che la miglior gara per preparare le Olimpiadi è il Tour. La corsa a cinque cerchi arriva esattamente due settimane dopo l’arrivo di Nizza. Allenarsi a casa e pensare di simulare un Tour è impossibile, tutti i migliori passeranno da lì. 

Bettiol Tokyo 2021
Il toscano era presente anche alle Olimpiadi di Tokyo 2021, è stato il migliore degli italiani: 14°
Bettiol Tokyo 2021
Il toscano era presente anche alle Olimpiadi di Tokyo 2021, è stato il migliore degli italiani: 14°
Tu hai già un’esperienza olimpica alle spalle, a Tokyo 2021, può essere un vantaggio?

Non direi. Quella di Tokyo non era un’Olimpiade, eravamo tutti isolati e lontani dal villaggio. A Parigi ci sarà più possibilità di vivere il clima olimpico, vivendo di più “Casa Italia” ed entrare in contatto con tutti gli atleti medagliati. 

Anche a livello di corsa era tanto diversa?

Era molto simile ad un mondiale. C’erano molti più atleti in corsa e le squadre, per quanto ridotte, erano più attrezzate. Noi come Italia avevamo cinque atleti a Tokyo 2021, mentre a Parigi saremo in tre. Le dinamiche cambieranno tanto rispetto a tre anni fa: i chilometri erano 234 con un percorso più duro. A Parigi correremo su una distanza maggiore, 275 chilometri, ma saranno meno impegnativi. Sarà tutto diverso.

Tutti per le tappe, senza Carapaz non cambiano i piani

09.07.2023
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La EF Education-Easy Post è una delle squadre più interessanti di questo Tour de France e per assurdo lo è ancora di più dopo che aver perso il suo leader: Richard Carapaz. La squadra americana infatti è piena zeppa di grandi attaccanti. Corridori di qualità che possono andare a caccia di tappe.

Qualche giorno fa il loro team manager, Jonathan Vaughters, un po’ a sorpresa, ha detto che il ritiro del loro leader non ha poi sconvolto così tanto la squadra della Grande Boucle.

Richard Carapaz sul traguardo di Bilbao col ginocchio sanguinante. Vaughters ha detto che Carapaz è tornato subito in Ecuador
Richard Carapaz sul traguardo di Bilbao col ginocchio sanguinante. Vaughters ha detto che Carapaz è tornato subito in Ecuador

Tutti per le tappe

Moreno Moser fa ci aveva detto di comprendere bene le scelte fatte dallo stesso team manager, vale a dire, portare tutta questa qualità anche a scapito di aiutare Carapaz.

«Siamo al Tour, ci sono due corridori che già prima del via si sapeva che si sarebbero giocati la generale, meglio puntare dunque sui traguardi parziali».

E tutto sommato il manager ha dato ragione al nostro esperto. Qualche giorno dopo il ritiro aveva detto a Cyclisme Actu che: «Vero, il morale dopo la perdita di Carapaz non è al 100 per cento, ma non è basso. E’ al 90 per cento».

L’americano aveva ribadito che la squadra era a caccia di tappe e che la loro corsa sarebbe cambiata ben poco dopo l’abbandono del campione olimpico, rivelando che anche Carapaz infatti puntava alle tappe.

Neilson Powless è per ora il leder della classifica dei Gpm, ma riuscirà a tenere questa maglia fino a stasera? (foto Instagram)
Neilson Powless è per ora il leder della classifica dei Gpm, ma riuscirà a tenere questa maglia fino a stasera? (foto Instagram)

Maglia a pois

E così tutto appare più lineare. Neilson Powless che va alla ricerca della maglia a pois. E ci va con criterio. Attacca, guadagna terreno e una volta agguantati tutti i punti dei Gpm necessari si ferma e si fa riprendere dal gruppo per non sprecare energie. Con l’incredulità del suo compagno di fuga. Questa è storia della terza frazione.

Powless ha cercato di restare davanti anche sui Pirenei, cercando di tenere le ruote di quel treno chiamato Wout Van Aert. Allo scollinamento del Tourmalet non è riuscito a fare la volata, ma è comunque transitato in quarta posizione, sufficiente per rivestirsi di bianco e rosso.

«Quando ho visto quella fuga dovevo esserci – ha detto l’americano ai microfoni del Tour – ma sapevo che sarebbe stata dura. Quando assaggi la maglia a pois è difficile farne a meno. So che sarà difficilissimo mantenerla. Vorrei farlo fino a domenica (oggi, ndr)». Nel pomeriggio si va sul Puy de Dome, salita storica e durissima.

Da Bettiol ci si attendono grandi cose. Il toscano sta correndo bene sin qui
Da Bettiol ci si attendono grandi cose. Il toscano sta correndo bene sin qui

Bettiol e Uran

C’è poi Alberto Bettiol, che in più di qualche occasione ha messo il naso davanti. E’ successo a San Sebastian e in parte ieri, seppur non ha trovato il varco – e forse le gambe – giuste. Alberto è un diesel ed è uno dei pochissimi ad aver corso anche il Giro d’Italia. La squadra ha grande fiducia in lui e le occasioni non gli mancano.

E da un veterano, perché tale è ormai Alberto per questa squadra, ad un altro: Rigoberto Uran. In gruppo i suoi colleghi ci dicono che va forte, ma i Pirenei lo hanno respinto. E dicono anche che dopo la prima frazione di montagna, avendo capito di non averne, “Rigo” si sia messo in modalità cacciatore di tappe.

Ha incassato un grande ritardo e risparmiato energie. Il problema è che i big qui vogliono tutto. Anche quando lasciano spazio – e non lo lasciano – alla fuga, poi vanno talmente forte che recuperano distacchi enormi in pochi chilometri.

Magnus Cort scatta un selfie coi compagni. L’atmosfera è buona: ora serve “solo” la vittoria (foto Instagram)
Magnus Cort scatta un selfie coi compagni. L’atmosfera è buona: ora serve “solo” la vittoria (foto Instagram)

Garanzia Cort?

Restano il giovane James Shaw, Esteban Chaves, l’esperto Andrei Amador e forse l’atleta più forte, Magnus Cort. Anche lui ha disputato il Giro e ha lasciato il segno a Viareggio, tappa molto simile a tante di quelle che ci sono nella porzione centrale di questo Tour de France.

Sin qui non si è mosso. Al Giro aveva fatto la stessa cosa. Lui è uno che fa male. Lo scorso anno aveva vinto a Megeve, nel cuore delle Alpi. Tuttavia la sua condizione non sembra essere al top e su di lui circolano voci di mercato che lo vorrebbero in direzione del connazionale Vingegaard.

«I ragazzi stanno bene – ha proseguito Vaughters – chiaramente non abbiamo più nessuno per la classifica generale, ma le tappe erano il nostro obiettivo sin dall’inizio. Cercheremo di stare attenti e di correre bene nelle tappe in cui la fuga avrà più possibilità di arrivare».

E non è un caso che ieri i suoi ragazzi, visto che la fuga non ha avuto scampo, e non sono riusciti a prenderla, nel finale si siano rialzati. Solo Bettiol, 47°, e Chaves hanno provato a tenere duro, gli altri hanno fatto gruppetto e sono arrivati ad oltre 6′. Energie risparmiate. Il Tour si corre anche così, con la strategia di Vaughters.

Healy, l’irlandese naif che non sente ragioni

23.05.2023
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In un Giro d’Italia finora piuttosto scarno di storie belle, chi certamente non ha deluso le aspettative della vigilia è stato Ben Healy. L’irlandese è arrivato alla corsa rosa sull’onda delle due prestazioni nelle Classiche del Nord. Si capiva che i suoi piazzamenti all’Amstel dietro Pogacar e alla Liegi di Evenepoel non erano stati casuali. In Italia l’irlandese dell’EF Education EasyPost ha corso con autorità, da vero cacciatore di tappe senza sprecare un’oncia di energia, portando a casa una vittoria e un secondo posto che sa di occasione perduta. E potrebbe non essere finita qui.

Healy, irlandese dal 2016 ma precedentemente britannico, è la colonna sulla quale poggia il ciclismo dell’Isola, che nel corso della storia ha sempre avuto, pur a fronte di un movimento molto ridotto, grandi campioni, da Kelly a Roche per citarne qualcuno. Proprio il figlio di Stephen, quel Nicolas che per molti anni è stato protagonista nel circo delle due ruote, conosce bene Healy e può darne un ritratto inedito.

Rintracciamo Roche a Dallas, ennesima tappa di un autentico giro del mondo da novello Phileas Fogg, al seguito del massimo circuito mondiale del gravel che gli ha restituito la voglia di correre dopo il ritiro dello scorso anno e l’approdo al Trinity Racing, proprio dove ha conosciuto Healy.

Nicolas Roche, tecnico del Trinity Racing ma ancora in attività nel gravel
Nicolas Roche, tecnico del Trinity Racing ma ancora in attività nel gravel

«Effettivamente in Irlanda abbiamo avuto spesso corridori di spicco – afferma Roche – pur senza un grande movimento alle spalle. Non c’è solo Healy, non dimentichiamo Bennett che ha collezionato vittorie e sta tornando in auge. Oppure Dunbar, che reputo uno dei migliori per le corse a tappe. A dir la verità c’era stato un buco dai tempi di mio padre e Kelly, ma nel nuovo secolo siamo spesso riusciti a metterci in mostra».

Hai citato Bennett e Dunbar, rispetto a loro vedi differenze in Healy?

Il primo è un velocista, il secondo un corridore da classifica, Healy non è così facilmente inquadrabile. E’ un corridore moderno, di quelli che non ha paura e al Giro lo sta dimostrando. Per certi versi è un corridore un po’ atipico e dal carattere tutto particolare.

Healy ha un’ottima propensione per le crono. Lo scorso anno è stato 6° agli Europei
Healy ha un’ottima propensione per le crono. Lo scorso anno è stato 6° agli Europei
Quando lo hai conosciuto?

Al campionato irlandese del 2020. Al venerdì era in programma la prova a cronometro, lui gareggiava fra gli under 23 ma vinse con un tempo di 45” migliore del mio, utile per vincere fra gli elite. Quando lo vidi non mi capacitavo come facesse ad andare così forte: casco messo male in testa, i capelli lunghi che uscivano fuori da tutte le parti, un manubrio super stretto che non capivo come facesse a tenere la posizione. Due giorni dopo ci siamo trovati di fronte nella gara in linea, ma non c’è stata storia: è andato via dopo 30 chilometri e se n’è fatti 120 da solo. Dietro chiedevo aiuto per andarlo a prendere, ma nessuno tirava così ho chiuso secondo a 2’37”. Io venivo dal Tour, ero un po’ stanco, ma la verità è che aveva fatto un numero impressionante. E aveva appena compiuto vent’anni…

Poi lo hai rivisto?

L’anno dopo è approdato al Trinity Racing, con cui ero già in contatto. Vinse una tappa al Giro d’Italia di categoria, si vedeva che correva in maniera facile. Nell’ambiente dicevamo che era una vera bestia, per come tirava… Tutti parlano della sua esplosione di quest’anno, io certamente non ne sono rimasto stupito.

La caratteristica dell’irlandese è la voglia di attaccare, provando a sgretolare il gruppo
La caratteristica dell’irlandese è la voglia di attaccare, provando a sgretolare il gruppo
Secondo te che prospettive ha, corridore da classiche o da grandi giri?

Io penso che abbia davanti tutte le possibilità. E’ uno che a cronometro va forte e questo è un aspetto fondamentale se vuoi fare classifica. Bisogna vedere che cosa sa fare in alta montagna, ma non è questo Giro il test ideale, vista anche la classifica e soprattutto le sue scelte di queste due settimane. Infatti ha giustamente privilegiato la caccia alle fughe giuste per le tappe. Per il resto è uno molto bravo a limare e, come si è visto anche nelle classiche, è anche molto furbo il che non guasta. C’è però un aspetto da considerare…

Quale?

E’ diverso correre pensando alla classifica. Se ti poni obiettivi saltuari puoi puntare tutto per quelli, essere al 120 per cento nel giorno giusto. Se punti alla maglia devi essere sempre almeno al 99 per cento, non puoi permetterti errori, cedimenti. Devi essere sempre davanti, portarti addosso il peso della responsabilità che non è poco. La squadra a quel punto gira per te, non puoi tradirla. Io penso che su di lui si possa investire, ma deve farlo lui stesso, in questi 3-4 anni, per capire se può diventare un corridore da grandi giri.

Nelle classiche del Nord Healy ha colto il podio alla Freccia del Brabante e all’Amstel
Nelle classiche del Nord Healy ha colto il podio alla Freccia del Brabante e all’Amstel
Dicevi che il Giro attuale non è un test probante in tal senso…

A parte che ha speso molto, bisogna vedere se se la sente di spremersi per aiutare Carthy, se ne ha le forze fisiche ma soprattutto mentali. Io dico che la Vuelta potrebbe essere un banco di prova ideale in tal senso, una corsa dura ma con salite più corte. Potrebbe provare a vedere come va ampliando il raggio delle sue aspettative.

Caratterialmente che tipo è?

Non è uno che parla tanto, è molto discreto, fa un po’ di testa sua. Lo scorso anno agli europei ero stato chiamato come manager della nazionale. Ricordo che il giorno della cronometro pioveva, io lo seguivo ma non stava molto ad ascoltare. Si organizzava per conto suo, ha una maniera d’interpretare il mestiere un po’ naif, ma evidentemente funziona…

Prima le Ardenne poi il Tour per Carapaz, leader unico

10.03.2023
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Che fine ha fatto Richard Carapaz? L’asso ecuadoriano ha esordito col botto in questa stagione, vincendo il campionato nazionale. Esordio stagionale che ha coinciso con il debutto nella sua nuova squadra, la EF Education-Easy Post. 

A febbraio dunque il re del Giro d’Italia 2019 viaggiava con le ali spiegate. Poi però ecco che la salute ci ha messo lo zampino. Carapaz ha avuto problemi con le tonsille: stop di tre settimane e necessità di rivedere il tutto. 

Carapaz (classe 1993) ha vinto il titolo nazionale davanti a Alveiro Cepeda e Alexander Cepeda (suo compagno)
Carapaz (classe 1993) ha vinto il titolo nazionale davanti a Alveiro Cepeda e Alexander Cepeda (suo compagno)

Riparte dall’Italia

Fa strano infatti vedere uno dei contendenti dei grandi Giri e delle classiche delle Ardenne non essere né alla Parigi-Nizza, né alla Tirreno-Adriatico.

«La sua malattia lo ha rallentato parecchio – spiega il suo direttore sportivo Charly Wegelius – Carapaz è rimasto in Ecuador più a lungo. E’ arrivato in Europa da poco. Abbiamo dovuto rivedere il suo calendario chiaramente. 

«Debutterà alla Milano-Torino il 15 marzo e poi andrà al Catalunya, ma il fatto che ormai sia qui “con noi” è un bel segno. Significa che tutto è sotto controllo. Anche se devo dire, che pur avendolo visto poco, ci siamo sempre mantenuti in contatto in questi mesi».

Almeno dalle sue parti Carapaz ha potuto approfittare del buon clima, dell’altura e anche della presenza di diversi connazionali. Spesso laggiù c’è più di qualche corridore con lui negli allenamenti lunghi e tutto sommato un po’ di “alegria” sudamericana non guasta mai.

Dopo tre stagioni alla Ineos-Grenadiers il campione olimpico è passato alla EF di Wegelius. Ha un contratto fino al 2025 (foto Instagram jcueva7)
Dopo tre stagioni alla Ineos il campione olimpico è passato alla EF di Wegelius. Ha un contratto fino al 2025 (foto Instagram jcueva7)

Carapaz leader

In EF Easy-Post un uomo come Carapaz era forse il corridore che mancava. Il vero leader, quello di personalità. E’ vero che c’è Rigoberto Uran, ma il “vecchio” Rigo non è più un ragazzino e, almeno su carta, Carapaz dà ben altre garanzie.

«Per noi – va avanti Wegelius – Rigo è Rigo. E’ più di un corridore. Credo che resterà con noi per sempre, anche dopo il termine della sua carriera. E’ un corridore importante per il ciclismo e per la EF. Certo, Carapaz aggiunge molto alla squadra. E’ un atleta forte e di qualità e sono convinto che potrà fare bene.

«Sto imparando a conoscere Richard – va avanti il diesse inglese – Da quel che ho visto, valorizza moltissimo il gruppo. Vedo che si tiene in contatto con i compagni e le persone della squadra, partecipa… Poi da buon sudamericano preferisce i rapporti reali a quelli via internet. Ma io sono sicuro che da adesso in poi, quando starà in pianta stabile con noi, si troverà bene. E’ già parte del gruppo».

Ma soprattutto per la prima volta nella sua carriera Richard potrà essere (e sentirsi) il leader unico. Ruolo che non ha mai potuto avere in Movistar prima e in Ineos poi. E questo non è poco, specie se si è sensibili, come ci dicono essere Carapaz.

Al Tour de France, Pogacar ha giocato di fino contro Vingegaard e Carapaz
Al Tour de France, Pogacar ha giocato di fino contro Vingegaard e Carapaz

Ardenne e Tour

Ma dove potrà fare bene? Wegelius parla di Tour de France, senza mezzi termini. Anche se non sarà facile visto che Vingegaard punta sul Tour, Pogacar punta sul Tour, e anche atleti un filo al di sotto di questi due fenomeni fanno rotta sulla Grande Boucle, vedi Mas. Forse per Carapaz il Giro poteva essere un’occasione ghiotta. Però va anche ricordato che alla fine proprio Carapaz, oltre a Vingegaard e Mas è stato uno dei tre atleti in grado di stuzzicare Pogacar in salita. Ricordiamoci del Tour 2021, in particolare dei Pirenei…

«Abbiamo scelto il Tour – conclude Wegelius – perché si adatta molto bene alle sue caratteristiche. C’è poca crono e molta salita. Prevediamo due picchi di condizione per Carapaz: uno per le Ardenne e uno appunto per il Tour che, ripeto, ha un percorso nervoso sin da subito e può essere buono». 

Piccolo e Pino Toni: un binomio ormai indissolubile

15.12.2022
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Il ritorno di Andrea Piccolo aveva suscitato molte reazioni, tutte positive e quasi sbalordite. La rapida scalata che ha portato il giovane corridore dal nulla assoluto del caso Gazprom alla Drone Hopper ed infine alla EF Education Easy Post ha fatto capire lo spessore dell’atleta. Se a tutto ciò si aggiunge che è avvenuta in soli 24 giorni di corsa, dal 26 giugno al 16 ottobre, il tutto diventa ancora più da capire e raccontare. 

Pochi giorni fa è stato Pino Toni a spiegarci quanto ci sia di eccezionale in questo ragazzo, che da junior aveva il segno del talento tatuato addosso. Alcune vicissitudini hanno cercato di portarlo lontano, ma un’atleta di questo spessore è in grado di ritornare sulla strada maestra. Pino Toni ha preso Piccolo a maggio e non lo ha più lasciato, anche ora che il WorldTour sarà casa sua. 

Il ritorno alle corse è avvenuto al campionato italiano, quarto e una grande iniezione di fiducia (foto Drone Hopper/Sirotti)
Il ritorno alle corse è avvenuto al campionato italiano (foto Drone Hopper/Sirotti)

Le parole del preparatore

Le parole di Pino Toni il giovane lombardo le aveva lette appena pubblicate, così quando gli abbiamo chiesto di commentarle insieme a noi, il tutto è diventato molto più semplice. 

«Sono parole ed opinioni – dice Piccolo – che ci eravamo già dette in privato, sicuramente è un piacere essere descritto così anche in pubblico, vuol dire che Pino ci crede davvero. Lui di questo mondo ne sa molto, ha tanta esperienza maturata in diverse squadre, maturata in molti anni quindi sicuramente ci ha fatto l’occhio».

Per simulare il ritmo corsa Piccolo ha fatto molti chilometri dietro moto scortato da Pino Toni
Per simulare il ritmo corsa Piccolo ha fatto molti chilometri dietro moto scortato da Pino Toni
Avete iniziato a lavorare ma quando vi siete incontrati per la prima volta?

A marzo sono andato via dai Carera e sono passato con Giuseppe Acquadro, in quel momento uscivo dalla Gazprom e mi hanno presentato Pino. 

Come è stato arrivare a stagione in corso?

Abbiamo parlato molto e dal confronto sono nati spunti interessanti. Dal suo punto di vista penso sia stato bravo a prendere un corridore già allenato e trovare subito la strada giusta per lavorare. Mi ha iniziato a seguire quando io stavo facendo il mio Giro d’Italia a casa, cento ore di allenamento in 21 giorni. Era la risposta a quel momento difficile, ho trovato motivazione ponendomi un obiettivo personale. 

Pino ci ha detto che la sua sorpresa è arrivata al campionato italiano, era la tua prima gara dopo mesi e sei arrivato quarto.

La più grande difficoltà che ho avuto quando ho iniziato a lavorare con Pino era il fuori soglia. Non correndo da molto tempo, non ero in grado di produrre quel tipo di sforzo che ti arriva solo in corsa. Per sopperire a questa mancanza abbiamo fatto molto dietro moto.

La prima corsa con la EF è stato il Tour de l’Ain ad inizio agosto
La prima corsa con la EF è stato il Tour de l’Ain ad inizio agosto
E’ servito, no?

Sicuramente il lavoro fatto mi ha dato una grande mano, ma correre è un’altra cosa. Ad un certo punto della corsa stavo meglio in salita che in pianura. Andare a tutta in salita quando si è in corsa o in allenamento è la stessa cosa, non si può andare oltre un certo valore. In pianura, invece, è completamente diverso, perché i cinquanta all’ora li puoi fare solo in corsa. Bisogna anche essere allenati per reggere quelle frequenze a quella velocità. 

Hai corso molto ed in breve tempo, saltando da una gara all’altra…

L’obiettivo era proprio quello, fare tante gare ed allenarsi il meno possibile, questo per un paio di mesi. Alla fine di questo periodo era prevista una pausa per allenarmi meglio e alzare l’asticella. Il 2022 è stato l’anno del ritorno alle gare, non mi importava dove e come, era fondamentale tornare ad attaccare il numero. 

Il 2023 che hanno sarà? Pino ha detto che doveva andare a parlare con lo staff delle EF…

Ora l’obiettivo è tornare a correre con un criterio, cercando dei risultati in determinate gare. Il calendario ed i programmi di lavoro saranno più definiti, già posso dire che le classiche delle Ardenne potranno essere interessanti. Sarà davvero importante programmare, correre tanto mi è servito, ma se voglio alzare ancora di più l’asticella dovrò curare molto anche gli allenamenti a casa. I grandi corridori fanno così, guardate Vingegaard, non corre per due mesi ma poi si presenta alle gare pronto.

L’ultima gara della stagione è stata la Japan Cup Cycle Road il 16 ottobre
L’ultima gara della stagione è stata la Japan Cup Cycle Road il 16 ottobre
Tornare nel WorldTour come ti ha fatto sentire?

Tranquillo, sono felice di essere qui ma non sento pressione. Io faccio tutto al meglio, se metto tutto me stesso nelle cose che faccio non posso recriminarmi nulla. 

Allenarsi con consapevolezza è fondamentale, questo tu lo sai fare.

Al giorno d’oggi se non ti sai allenare a casa è difficile rimanere ad un livello alto. Tutti i corridori di punta si allenano bene ed arrivano alle corse pronti. Per me la bici è un passione quindi non mi pesa fare tante ore di allenamento o lavori specifici. Oggi (martedì, ndr) da me ha nevicato e per non perdere la giornata ho fatto due sessioni sui rulli. Ovviamente bisogna lavorare nel modo corretto, ed avere al mio fianco Pino mi permette di pensare che io lo stia facendo. 

Che rapporto hai maturato con lui?

Ormai mi sento di poter dire che fa parte di me e spero di lavorare con lui per molti anni. Mi ha dato tanta fiducia e una grande motivazione, e per questo lo ringrazio. 

Il rientro di Piccolo e Innocenti: i pro e i contro

05.12.2022
6 min
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Il 2022 è stato un anno intenso e ricco di rientri. Quello che ci ha lasciati più sorpresi, per continuità e prontezza, è quello di Andrea Piccolo. Prima alla Drone Hopper e poi subito promosso nel WorldTour con la EF Education Easy Post. Nella pausa invernale, però, c’è stato spazio per un altro bell’annuncio: il ritorno di Innocenti con la Technipes-#InEmiliaRomagna

I due corridori hanno avuto un passato, nelle categorie minori, di tutto rispetto. Entrambi hanno vinto il Giro della Lunigiana: Piccolo nel 2019 ed Innocenti nel 2017. Un passato accomunato da un grande talento ed un presente più difficile. Un’altra cosa che accomuna i due è l’aver lavorato con Pino Toni, che parlando del loro motore, ci disse di aver sempre riscontrato valori molto interessanti.

Piccolo è stato fermo per 6 mesi a causa del problema Gazprom (foto Instagram)
Piccolo è stato fermo per 6 mesi a causa del problema Gazprom (foto Instagram)

L’occhio del preparatore

Cosa vide Pino Toni nei due? Lo chiediamo direttamente al preparatore toscano che ripescando nella memoria, e riallacciandosi con il presente, ha le idee chiare.

«Ora come ora – racconta – di Piccolo ho più informazioni, anche perché lo alleno io. Mi è stato proposto di seguirlo dopo il caso Gazprom, abbiamo parlato un po’ e da allora lavoriamo insieme. Innocenti l’ho visto quando era tra i dilettanti, gli ho fatto qualche test, lui era davvero forte, quello che è successo dopo non me lo spiego. Io non penso sia un dopato, non ne aveva minimamente bisogno…»

Piccolo è tornato con continuità alle corse in maglia Drone Hopper, qui al Trofeo Getxo dove è arrivato secondo alle spalle di Ayuso
Piccolo è tornato con continuità alle corse in maglia Drone Hopper, qui al Trofeo Getxo dove è arrivato secondo
Parliamo prima di Andrea Piccolo, da junior era davvero forte…

Ha sempre fatto bene, sia da junior che da dilettante – ci dice Pino Toni – la sua sfida continua con Tiberi era affascinante. Erano i due punti di riferimento del movimento italiano. Da ragazzino Andrea (Piccolo, ndr) l’ho visto poco anche perché io allenavo Tiberi. Però vedevo spesso le corse e la cosa che mi ha sempre sorpreso è stato l’atteggiamento, la fame e la cattiveria che aveva erano incredibili.

Poi c’è stato lo stop, anzi due: quello con l’Astana e il caso Gazprom.

Il dopo Astana per lui è stato complicato, ma lo ha gestito da sportivo vero, da chi sa cosa vuole. E anche il caso Gazprom non lo ha aiutato. E’ tornato a correre a giugno, dopo mesi di pausa, al campionato italiano, ed è arrivato quarto. Quel risultato ha stupito molto, ma è sintomo che il motore c’è ancora ed oltre alle doti fisiche si aggiungono grandi capacità di concentrazione e di lavoro

Che corridore è?

E’ il tipo di corridore giovane e moderno, si sa allenare ed è capace di fare fatica in allenamento. I corridori al giorno d’oggi devono sapersi allenare perché non puoi andare alle corse e non avere gamba, ti stacchi subito. Bisogna riuscire a soffrire in allenamento per poi dire la tua alle corse

Per Piccolo (al centro) subito la chiamata dal WorldTour, dal 1° agosto approda alla EF (foto Instagram)
Per Piccolo (al centro) subito la chiamata dal WorldTour con la EF (foto Instagram)
Che impressione ti ha fatto? 

Un mio collega in Katusha, Popov, mi ha chiesto se fossi disposto a lavorare con lui. Prima ho guardato i file ed abbiamo fatto delle prove, era incredibile. A dicembre 2021 pesava 74 chili, 8 in più di ora, e i test erano già sorprendenti, questo vuol dire che ha davvero un gran motore. 

Lui ha ripreso a correre da giugno e da allora è stato un continuo crescendo…

Piccolo è un corridore che può andare bene nelle classiche e nei grandi Giri: va forte a crono, cura molto quella disciplina. Da agosto a ottobre è sempre arrivato davanti, scendeva dall’aereo e andava a correre e lo trovavi sempre tra i primi. Questo è sintomo di un grande recupero e di una voglia fuori dal comune. Non ha ancora vinto, per farlo bisogna iniziare a lavorare sul particolare, a concentrarsi su un obiettivo. Il 9 dicembre vado a Girona per parlare con il capo performance della EF per capire il programma di lavoro e il calendario. 

L’11 novembre siamo andati a casa di Innocenti, il suo ritorno meritava di essere raccontato
L’11 novembre siamo andati a casa di Innocenti, il suo ritorno meritava di essere raccontato

Il ritorno di Innocenti

Andrea Innocenti ha alle spalle una storia tanto travagliata che meriterebbe un romanzo a puntate. Il corridore toscano torna a correre dopo 4 anni, un periodo lunghissimo, quasi interminabile. Ma concentriamoci solamente sull’aspetto tecnico, che cosa potrà fare, a che punto lo ritroviamo?

«Lui è stato fermo quattro anni – racconta Pino – sono tanti. Sinceramente è il primo corridore, di cui sono a conoscenza, che torna alle corse dopo un periodo così lungo. 

Il 2017 è l’anno migliore per Innocenti, con 9 vittorie, fra cui il Lunigiana (duzimage)
Il 2017 è l’anno migliore per Innocenti, con 9 vittorie, fra cui il Lunigiana (duzimage)
Ha già ripreso a correre, al Giro del Friuli, e non è andata male.

No, anzi. Questi sono segnali positivi, vuol dire che i numeri li ha, poi per quello che so si è allenato molto. Bisogna vedere dove può arrivare, lo stop è stato sicuramente un handicap, non si può negarlo. 

Lo hai testato più volte, che ci avevi visto?

Era davvero incredibile, un gran motore ed una mentalità da vero corridore. Anche da ragazzino era molto curioso, faceva domande, voleva capire. Sono tanti i corridori che hanno i numeri, ma poi non hanno la testa per spingersi oltre. Sia Piccolo che Innocenti mi hanno sempre dato la sensazione di avere la mentalità giusta per diventare dei signori corridori. Te lo fanno capire che per loro non è un gioco. 

Anche Innocenti era uno dei punti di riferimento del movimento italiano…

Assolutamente, lo ha detto tante volte anche Cassani. Ed il fatto che ritorni a correre con lui alla Technipes-#InEmiliaRomagna vuol dire che ci credono ancora. E’ rientrato in una continental, ma lo staff che c’è in quel team è di altro livello: Coppolillo, Chicchi, Chiesa, Malaguti come preparatore… Insomma, è ben supportato. 

Durante lo stop di 4 anni, Innocenti non ha mai abbandonato la bici (foto Instagram)
Durante lo stop di 4 anni, Innocenti non ha mai abbandonato la bici (foto Instagram)
Quattro anni sono tanti…

E’ difficile tornare, sono 4 anni di fatiche e delusioni mancate, è un buco nella sua carriera. Innocenti è un vero atleta, lo è sempre stato. Su questo non c’è nulla da dire. Non rientra nel professionismo, ma anche nelle continental si va forte.

Possono ancora essere il futuro del ciclismo italiano?

Dopo quello che hanno attraversato, devono capire quale possa essere il loro ruolo in questo mondo. Sicuramente sono due che partono con la mentalità di voler essere dei vincenti, poi si vedrà. Sono giovani, Piccolo è più avvantaggiato perché ha ripreso da qualche mese e questa potrà già essere una stagione di conferme. Innocenti non deve farsi prendere dalla fretta, se i risultati arriveranno bene, ma al momento deve andare alla ricerca del colpo di pedale.

Vision Metron 91 e TFW: le ruote del campione europeo

05.11.2022
3 min
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Quando si tratta di corse contro il tempo, è il cronometro a fare da padrone: il solo arbitro tra la sconfitta e la vittoria. Ogni centesimo pesa come un macigno, così diventa fondamentale lo sviluppo di materiali e di prodotti sempre più performanti. Vision, affiancata da Cannondale, ha lavorato in questa direzione creando una nuova coppia di ruote Metron.

Il profilo molto alto della Metron 91 è stato scelto dopo numerosi test in laboratorio
Il profilo molto alto della Metron 91 è stato scelto dopo numerosi test in laboratorio

La novità Metron 91

Canale interno da 21 millimetri, per accogliere copertoni stretti e scorrevoli. Il design della ruota è stato sviluppato in galleria del vento, ogni dettaglio è votato all’aerodinamica. L’altezza del cerchio è di 91 millimetri, come suggerisce il nome stesso, questo perché è la misura che si è dimostrata più aerodinamica dopo i vari test di laboratorio. Il vantaggio in termini di tempo è di ben 15,8 secondi su distanze di 40 chilometri. 

La cura dei dettagli è la base per emergere, Vision lo sa ed è così che ha curato anche il mozzo. Si tratta di un PRS con cuscinetti ceramici speciali, per aumentare ancor di più la scorrevolezza. Il peso della ruota anteriore è di 938 grammi. 

Le grafiche e gli adesivi sono studiati per ridurre le turbolenze e gli attriti
Le grafiche e gli adesivi sono studiati per ridurre le turbolenze e gli attriti

Metron TFW

E’ la più famosa delle ruote di Vision, affermata tra gli specialisti nelle prove contro il tempo. Presenta un nuovo aggiornamento ed un ridimensionamento nel peso. In Vision, infatti, si è lavorato molto per portare la Metron TFW a fermare la bilancia a soli 958 grammi. Viene realizzata interamente a mano con carbonio 100 per cento italiano. 

Stefan Bissegger utilizzerà questi nuovi prodotti durante tutte le prove contro il tempo nella prossima stagione
Stefan Bissegger utilizzerà questi nuovi prodotti durante tutte le prove contro il tempo nella prossima stagione

Personalizzata

Per costruire un brand solido e di successo bisogna saper anche valorizzare il proprio lavoro. Vision ha così deciso di creare una grafica completamente personalizzata. Ed è così che sulle ruote in dotazione al team EF Education Easy Post appaiono i colori della maglia di campione europeo, fresca conquista dello svizzero Bissegger. Anche la produzione si fa speciale, infatti sticker e vernici sono realizzati con materiali a ridotta resistenza aerodinamica, con un trattamento superficiale anti turbolenze.

Vision 

La lunga battaglia di Valgren, corridore più che mai

21.10.2022
5 min
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19 giugno 2022. Ultima tappa de La Route d’Occitanie. Una gara come tante. Una caduta come tante. Troppe. Una caduta di troppo per Michael Valgren. Non un corridore qualsiasi, visto che stiamo parlando di un vincitore di Amstel, del bronzo mondiale 2021, insomma di un grande specialista delle classiche. Si capisce subito che le cose non vanno. E’ come una marionetta a cui abbiano tagliato i fili. Forse i soccorritori non se ne rendono subito conto, nello spostarlo e caricarlo sull’ambulanza potrebbero (e il condizionale è d’obbligo) non essere state usate tutte le accortezze del caso.

Il responso immediato è molto pesante: frattura del bacino, lussazione all’anca e un ginocchio a pezzi con tutti i legamenti rotti e anche il menisco. Un bilancio pesantissimo, Valgren lo accetta con l’atteggiamento di chi è ai piedi di una grande salita alpina, sapendo la grande fatica che lo aspetta ma per nulla disponibile a tirarsi indietro.

L’ultimo piazzamento di Valgren, 2° nella seconda tappa della Route d’Occitanie. Due giorni dopo, il crack…
L’ultimo piazzamento di Valgren, 2° nella seconda tappa della Route d’Occitanie. Due giorni dopo, il crack…

Il rischio di una protesi

Il cammino è lungo, lento, insidioso. Fatto di momenti difficili. Drammatici. Come quando il medico gli si è posto davanti e gli ha parlato in maniera cruda: «Michael, la situazione è difficile. La tua anca è a rischio necrosi (morte delle cellule dell’osso, ndr), il che comporterebbe la sua sostituzione con una protesi. Non posso dirti ora se questo avverrà, una risposta ce la potrà dare solamente il tempo. Ma ne occorrerà tanto…».

Sono passate molte settimane da allora e la vita di Michael Valgren è completamente cambiata. L’ha raccontata lui con toni anche drammatici un paio di mesi fa in un’intervista al canale danese TV2 Sport: «Convivo con questo rischio ma non sono nervoso, so che ho un cammino da compiere, non so dove mi porterà, ma so che devo farlo. So che il 15-20 per cento delle persone che hanno subìto un infortunio quantomeno simile al mio hanno dovuto mettere la protesi, ma a questo non voglio pensare.

«Amo il mio lavoro e sto facendo tutto quel che posso per riprendere. Non voglio finire la mia carriera per colpa di un infortunio. Sto lavorando duramente per quel che posso».

Il trionfo all’Amstel 2018, battendo in uno sprint a 3 Kreuziger e Gasparotto
Il trionfo all’Amstel 2018, battendo in uno sprint a 3 Kreuziger e Gasparotto

Giorni fra Tv e fisioterapia

Altro tempo è trascorso. Al Tour è seguita la Vuelta e poi i Mondiali e poi le corse di fine stagione. Tutte viste dalla televisione, nel suo “eremo” di lavoro come chiama il luogo dov’è ancora ricoverato e dove da quattro mesi ormai sta combattendo la sua battaglia. La sua quotidianità è dettata dalla fisioterapia: corre per tre volte un quarto d’ora e poi tanti esercizi per rinforzare bacino e ginocchio.

«Qualche giorno fa – ha raccontato il danese – sono arrivato a completare il giro completo della pedalata e mi dovete credere: nel mio cuore c’era una gioia enorme, superiore anche a quella di una grande vittoria su strada».

Il podio di Leuven 2021 come ultima gioia, terzo dietro Alaphilippe e Van Baarle
Il podio di Leuven 2021 come ultima gioia, terzo dietro Alaphilippe e Van Baarle

La mancanza della bici

Sono passati mesi da quel terribile responso, ma la risposta non è ancora arrivata. Serviranno altri mesi per sapere che non servirà una protesi e altro tempo ancora per tornare a essere un ciclista. Valgren parla proprio di questo, va avanti per la sua strada considerando quel che serve fare, ma è l’identità in questo momento il suo pensiero motivazionale: «Non essere su una bici, non essere un ciclista? Non voglio neanche pensarci.

«La mia vita però è cambiata tanto, sono passato da 25-30 ore settimanali in sella a settimana al quasi nulla e questo sento che non mi fa bene al sistema cuore-polmoni, per questo ogni conquista, ogni minuto in più passato in movimento è un’iniezione di fiducia. L’allenamento dà energia, io mi sentivo svuotato senza. Gli esercizi di fisioterapia non sono la stessa cosa: sono la mia arma contro il dolore fisico, mi danno la spinta, ma mi manca il sudare, il faticare, il sentire il cuore. Ma sentirlo davvero…».

Valgren è nato il 7 febbraio 1992 a Osterild. Nel WT dal 2014. Da pro’ ha vinto 8 corse
Valgren è nato il 7 febbraio 1992 a Osterild. Nel WT dal 2014. Da pro’ ha vinto 8 corse

«Mi rivedrete…»

Rispetto a qualche settimana fa la situazione sembra migliorata, la sua mobilità è aumentata. La squadra, l’EF Education EasyPost non gli ha mai fatto mancare il suo sostegno. Lo ritiene sempre uno dei suoi effettivi di punta, lo aspetta fiduciosa. Come lo aspettano i tifosi, quei tanti che attraverso la sua carriera fatta di sfide coraggiose, di attacchi e di inseguimenti. Di 8 vittorie, alcune delle quali pesanti. Dal 2018 ai mondiali non era mai andato oltre l’11° posto, quelli di Wollongong li ha visti di notte, davanti allo schermo con un groppo in gola grosso così. La sua scalata alpina è ancora lunga, ci sono tanti tornanti da affrontare, ma Michael ha ancora tanta forza dentro di sé: «Aspettatemi, prima o poi tornerò…».

Padun: «I problemi sono alle spalle, ora guardo avanti»

05.08.2022
4 min
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Mark Padun si era lanciato in questa nuova avventura in maglia EF Education EasyPost con tutta la voglia di riscattarsi. Le prospettive hanno sempre parlato di un buon corridore che però difficilmente ha trovato la continuità necessaria per emergere del tutto. Tutto sembrava iniziato per il meglio con la WorldTour americana, uno dei team a rischio “retrocessione”

Una buona preparazione ed un debutto in Spagna al Gran Camino che aveva dato riscontri più che positivi: terzo posto nella classifica generale e vittoria di tappa nella cronometro conclusiva.

Poi, da marzo ad aprile solamente due corse: Tirreno-Adriatico e Giro dei Paesi Baschi con un DNF (un ritiro) a sancire che qualcosa non stesse andando nel verso giusto. Tra maggio e giugno ha corso al Delfinato e la Route d’Occitanie, finendo solo la prima ma in maniera completamente anonima.

La stagione di Padun era inizia bene: una vittoria (a crono) e il podio finale al Gran Camino
La stagione di Padun era inizia bene: una vittoria (a crono) e il podio finale al Gran Camino

Ennesimo stop

Incontriamo Padun al bus del team alla partenza della quinta tappa del Tour de Pologne. Volto magro e squadrato e poca voglia di scherzare, un paio di brevi battute con i meccanici e risale sul bus a sistemare le ultime cose. Quando scende ha addosso spessi occhiali neri che non lasciano trasparire alcuna emozione. 

«Ora sto bene – dice subito – ma nel mezzo sono stato malato, per un lungo periodo non riuscivo a stare bene. Ho avuto l’influenza, con quattro giorni di febbre alta, ma non era Covid, ho fatto dei tamponi ed erano tutti negativi. Fatto sta che nonostante mi fossero passati i sintomi mi sono sentito debole per le 3-4 settimane successive. Ero comunque motivato a ricercare la condizione migliore, avevo voglia di rifarmi e di essere di nuovo competitivo».

Padun (classe 1996) ci è apparso molto magro, come non si vedeva da tempo (foto Instagram)
Padun (classe 1996) ci è apparso molto magro, come non si vedeva da tempo (foto Instagram)

Altura a doppia faccia

Quando un corridore è in cerca della condizione va in altura per lavorare in maniera serena e senza distrazioni. Ma quando ti alleni senza essere al cento per cento della condizione fisica e mentale rischia di farsi del male.

«A maggio non ho corso – racconta appoggiato alla sua Cannondale bianca – sono andato in altura per quattro settimane perché volevo riprendermi ed allenarmi forte, ma quando vai in ritiro e stai male poi le cose vanno anche peggio, questo è stato un errore di valutazione mio.

«Quando sono tornato alle corse ero finito. Sono andato al Delfinato e l’ho finito per miracolo. Nei miei programmi, concordati ad inizio stagione con la squadra c’era il Tour de France, una gran bella occasione che però è sfumata a causa dei continui problemi».

Nella crono del Polonia l’ucraino si è piazzato al decimo posto
Nella crono del Polonia l’ucraino si è piazzato al decimo posto

Il prossimo futuro

Al Tour de Pologne Padun ha ritrovato compagni e corse, il sorriso arriverà, si spera. Ora Mark si gode il ritorno alle corse e qualche certezza in più e guarda ai prossimi impegni con fiducia. L’ora della partenza si avvicina e il corridore ucraino si allontana lentamente in sella alla sua bici, ma prima ci scambiamo ancora qualche battuta.

«In questi ultimi due mesi sono stato sempre meglio. Non ho fatto viaggi, sono rimasto a casa e mi sono allenato in maniera adeguata.

«Alla EF sto bene, con i compagni mi sento a mio agio e questo è un buon punto. Sono qui perché nonostante tutto potrei fare la Vuelta, ma sarà la squadra a decidere ovviamente. Spero in una buona seconda parte di stagione, è ora di avere un po’ di fortuna».