Da quando ci sono state le nuove elezioni federali gli impegni di Dino Salvoldi sono triplicati, anzi si è perso il conto di quanto lavoro ci sia da fare. Il tecnico azzurro, che ha mantenuto l’incarico con la categoria juniores, sia su strada che su pista, si è visto aggiungere anche la gestione di under 23 ed elite, sempre su pista. Per capire il calibro dei suoi impegni basta sapere che ieri mattina è andato a Trieste insieme a Marco Velo per vedere il percorso dei campionati italiani juniores. Nel pomeriggio, invece, era a Montichiari per lavorare con gli under 23 su pista.
Intercettiamo Salvoldi mentre da Trieste si sposta a Montichiari, il tratto di strada ci dà il tempo di parlare della categoria juniores. La stagione è appena iniziata ed è arrivato anche il primo impegno per la nazionale.
«Siamo stati alla E3 Saxo di categoria – racconta il cittì – prima prova di Nations Cup a cui prendiamo parte riservata agli juniores. E’ stato un bel test, nel quale ho portato ragazzi al secondo anno nella categoria. Una scelta dettata dal fatto che la stagione sia appena iniziata e non ho ancora avuto tanti riscontri. La gara è stata bellissima, interamente svolta sul percorso dei professionisti: 140 chilometri con dieci muri».
Che gara è stata?
Molto controllata e veloce. Nonostante il percorso impegnativo, non c’è stata selezione, nemmeno sui muri. Sul finale due atleti si sono avvantaggiati con una bella azione. Il gruppo ha esitato un attimo di troppo e la corsa è andata via.
Dei tuoi ragazzi cosa ci dici?
E’ arrivato un quinto posto di Riccardo Colombo, che ha iniziato bene la stagione e questo risultato lo premia pienamente. Ci sono state un paio di cadute che hanno escluso alcuni pretendenti come Magagnotti e Segatta. Avevo chiesto loro di correre in maniera spregiudicata, visto che era la prima prova e che ci si giocava una gara importante ma non un titolo.
Come riparte il movimento dopo il 2024 e i suoi tanti successi?
Una cosa su cui ragionavo nei giorni scorsi è proprio questa. La E3 Saxo è impegnativa ma ho visto i nostri ragazzi molto vicini alle prestazioni degli atleti di riferimento della categoria. Se negli anni passati c’erano delle eccellenze, che erano dettate dal talento, ora vedo un livello migliore.
Frutto delle prestazioni fatte nel 2024, tra cui la vittoria del mondiale?
Tante squadre hanno fatto uno step in avanti, per questo dico che la vittoria di Finn potrebbe aver invogliato molti team a lavorare in maniera diversa. Ai ragazzi ora non puoi più nascondere nulla, i numeri e le prestazioni per fare risultato li conoscono alla perfezione.
Questo che anno può essere per il movimento juniores?
Il sistema si è dovuto adeguare, anche chi si basava sulle proprie esperienze ha cambiato metodo. Le novità prima o poi arrivano, non le puoi tenere nel cassetto.
Si può fare qualcosa per abbracciarle?
Mi piacerebbe avere meno dispersione. Se non si alza il livello generale è difficile creare i presupposti per il futuro. I ragazzi più forti e talentuosi emergono, ma c’è una grossa fetta di movimento che va tutelata. Mi riferisco a quei ragazzi che in questo momento tendiamo a perdere. La categoria juniores si evolve e se non si trovano i risultati diventa difficile avere un futuro nell’immediato.
In che senso?
Se un ragazzo non vince tra gli juniores fa fatica a entrare in una continental, figuriamoci in un devo team, per cui serve lavorare sui regolamenti. In altri sport anche tra i pari età si va a competere con chi è del tuo stesso livello. Se vedo che un ragazzo è forte e vince le gare regionali sarà interesse di tutti portarlo a confrontarsi a livello nazionale o internazionale.
Gli argomenti sono tanti, ma serve una mano dall’alto.
Si parla di prolungare la categoria juniores di un anno, oppure di anche di avere un aiuto dai Comitati regionali.
La stagione passata ha sancito uno spartiacque importante per la categoria juniores, la vittoria di Lorenzo Finn al mondiale ha portato a dei ragionamenti sul movimento. Il 2025 sarà un anno a spese ridotte per la Federazione, che ha limitato le trasferte in tutte le categorie. Una mano possono darla i comitati regionali o le rappresentative miste. Portare i ragazzi a fare esperienze internazionali è diventato fondamentale per la loro crescita sportiva. Per non creare un divario tra le tante realtà si possono pensare diverse soluzioni, qualcuno deve muovere il primo passo affinché si possa costruire un quadriennio in cui ridurre ulteriormente il gap. Che in Italia manchi una realtà che investe in una formazione WorldTour e in tutte le sue squadre satellite è un dato di fatto, ma questo non deve diventare la scusa per passarsi la palla in attesa che qualcuno la metta a terra e inizi a giocare.