Le sliding doors sono una costante nel ciclismo, uno sport che quando vuole sa essere anche il più spietato e duro del mondo. La storia di Riccardo Ciuccarelli racchiude tutto – gloria e delusione – nello spazio di pochi mesi, che per un atleta di ventitré anni possono rappresentare un colpo profondo a carriera e morale.
Il marchigiano di Fermo però è un ragazzo forte, già consapevole di ciò che è stato e ciò che sarà. Ciuccarelli ha deciso di smettere di correre (in apertura, foto Rodella). Al Giro del Veneto, come ci aveva anticipato il suo diesse Milesi, ha disputato l’ultima corsa sia con la Biesse-Carrera sia della carriera. Una scelta che fanno in tanti, dirà qualcuno, ma per capire quanto gli possa essere costato bisogna fare un salto all’indietro di un paio di anni.
Flashback
Nel 2021 Ciuccarelli vive una grande stagione. Al Giro d’Italia U23 conquista l’ottava tappa al termine di una lunga fuga e ad agosto trionfa al Poggiana grazie ad una stoccata solitaria. In quel periodo Riccardo non è più un nome qualunque e finisce sui taccuini della formazioni pro’. Si fa avanti l’allora Androni Giocattoli che a fine anno gli fa firmare un contratto per la futura Drone Hopper a partire dal 2023. Ma la beffa arriva implacabile. La formazione di Savio si deve ridimensionare per i guai finanziari del main sponsor spagnolo e Ciuccarelli non può più passare con loro. Lo scalatore classe 2000 ingoia il rospo e riparte nuovamente dalla Biesse-Carrera, fino ai giorni nostri, che abbiamo ricostruito con lui.
Seguito da Ellena
Nel 2022 però, su consiglio di Giovanni Ellena (all’epoca diesse della Drone Hopper), per Ciuccarelli è meglio restare ancora nella Biesse-Carrera – diventata continental nel frattempo – per crescere ulteriormente. Riesce a vestire anche l’azzurro della nazionale. Fare un calendario più ampio e alla portata può evitare l’errore di bruciare un ragazzo non pronto immediatamente al grande salto.
«Credevo molto in lui – dice l’attuale diesse della Eolo-Kometa alle prese con i postumi di una recente e rovinosa caduta in montagna dopo quaranta giorni di ospedale – ed è un peccato che si sia dovuto ritirare. Mi spiace molto. Confermerei ancora oggi la decisione di tenerlo “parcheggiato” in una società all’altezza come quella di Milesi e Nicoletti. Giusto fare così, però col senno di poi la situazione poteva prendere una piega diversa. Migliore? Chi lo sa…».
«Riccardo – prosegue Ellena – è rimasto vittima di una serie di incastri sfavorevoli oltre modo. Forse, per come sta viaggiando alla velocità della luce il ciclismo attuale, ha fatto risultati importanti in un momento in cui i Devo Team esteri non guardavano così tanto in casa nostra. Ora siamo noi a bussare a loro per i nostri talenti migliori, juniores o U23 che siano. Tuttavia il vero problema è che in Italia ne stiamo perdendo tanti di ragazzi così, perché mancano le squadre professionistiche o ce ne sono poche. Masnada è l’esempio che faccio sempre. Lo abbiamo fatto passare per il rotto della cuffia perché qualcuno non era convinto ed ora guardate dov’è arrivato. Qualcosa dovrebbe cambiare a livello governativo. All’estero alcuni Stati appoggiano diverse loro squadre in modo congruo».
Riccardo questa decisione quando l’hai maturata?
Era un po’ che ci pensavo. E’ nata qualche mese fa, è stata preventivata, metabolizzata. Già tanti anni fa mi ero sempre prefissato di arrivare fino alla fine degli U23 se non avessi trovato un contratto da pro’ prima. Quest’anno ho ascoltato le emozioni. A livello mentale sono state contrastanti. Da una parte dovevo dimenticare quello che era successo nel passato e che non svanisce nel nulla. Dall’altra avevo voglia di correre. Alla fine ho tracciato una riga cercando di essere ragionevole. Le motivazioni non erano più sufficienti per andare avanti ancora.
Come lo hai vissuto questo 2023?
Sono ripartito per rimettermi in mostra, ma era difficile. Qualche bel risultato l’ho ottenuto (un secondo, un quarto e altre cinque top 10, ndr). La difficoltà più grande è stato il calendario. Buono per larga parte, ma tra giugno e luglio ho corso poco perché la squadra era formata da tanti U23 e giustamente guardava più a quelle gare. Mi sono sempre impegnato al massimo come fossi al primo anno nella categoria, però è stato difficile restare concentrato. Onestamente ce l’ho fatta a continuare ad allenarmi senza saltare di testa, ma mi è costato fatica. A tal proposito vorrei aggiungere una cosa importante.
Vai pure…
Vorrei ringraziare tanto la Biesse-Carrera perché quest’anno mi hanno dato una nuova chance, riconfermandomi all’ultimo minuto lo scorso inverno, e per tutto il tempo trascorso con loro. Ho fatto tre anni favolosi, dove sono stato guidato da Marco e negli ultimi due anche da Dario (rispettivamente Milesi e Nicoletti, i due diesse, ndr). Mi hanno insegnato tanto. La Biesse-Carrera è stata la mia seconda famiglia e l’appartamento che avevamo ad Osio Sotto, che dividevo con Foldager e altri compagni, è stata la mia seconda casa. Ringrazio anche gli sponsor che ci hanno messo sempre a disposizione un bel budget per svolgere al meglio la nostra attività e per ospitarci da loro.
Cosa ti ha lasciato la vicenda della Drone Hopper?
Diciamo che si perde un po’ di fiducia nell’ambiente. Ho saputo tutto all’ultimo quando non c’era più nulla da fare. Ho pagato il fatto anche di non avere un procuratore. Mi resta amarezza perché se non hai una figura del genere sembra che tu non venga considerato anche se fai i risultati. Il ciclismo di adesso è come la moda. Cambia tanto da una stagione all’altra. E noi atleti siamo come degli yogurt, sembra che abbiamo una scadenza. Non si possono definire vecchi ragazzi di 23/24 anni. Avevo fatto bene a restare negli U23 nel 2022 perché non volevo passare per forza per poi soffrire ad ogni corsa. Ma è andata così, quest’anno nessuno dalla sponda pro’ mi ha più cercato.
Il rapporto di Riccardo Ciuccarelli col ciclismo com’è adesso?
Rimane buono perché per me non era un’ossessione. Il ciclismo è una profonda passione, tant’è che continuo ad uscire in bici approfittando del bel tempo. Ho iniziato a correre da G1 nella Rapagnanese e non vorrei interrompere il legame con questo sport. Ho ripreso gli studi in Scienze Motorie e nel giro di un anno vorrei laurearmi. Mi piacerebbe seguire i giovanissimi e magari in futuro anche allievi o juniores. Potrei trasmettere a loro la mia esperienza, potrebbe un insegnamento per i giovani. Ora però sto vivendo già il mio presente. Il diploma da odontotecnico è tornato utile e lo sto sfruttando lavorando nell’azienda di mio padre. A cosa fare più avanti ci penserò.