Guangxi, terza volata: tocca a Kooij. Domani si sale

14.10.2023
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NANNING – E’ bastata una salita senza troppa storia, indicata sul libro della corsa col nome Qingxiushan Scenic Songtao Road, e lo scenario nel gruppo dei velocisti del Tour of Guangxi è cambiato radicalmente. Primo Kooij, secondo Pluimers, terzo Van Den Berg.

Manning, pur immersa nella foschia, trasmette un senso di possenza, che è strano per una città di cui in Europa forse non si è mai sentito parlare e conta oltre 7 milioni di abitanti. E così nel corso dei cinque passaggi davanti all’arrivo, posto all’ombra dell’imponente Palazzo delle Arti, prima a tenere il gruppo in tiro ci ha pensato la fuga. E quando poi a 10 chilometri dall’arrivo, il gruppo ha riassorbito il drappello in cui viaggiavano De Bondt (nuovo leader della corsa) e Wandahal (sempre più maglia a pois), i velocisti si sono guardati in faccia.

Il circuito di Nanning prevedeva il passaggio del fiume Jong Jiang su ponti giganteschi
Il circuito di Nanning prevedeva il passaggio del fiume Jong Jiang su ponti giganteschi

Lavorone Jumbo

Viviani sin dal mattino ha detto che qualcuno avrebbe fatto di tutto per arrivare in volata. Ma mentre il nome da lui ipotizzato era quello di De Lie, gli unici in grado di scendere nelle retrovie e prendere per mano l’uomo veloce sono stati i corridori delle Jumbo-Visma. Così, quando il Kooij ripescato si è trovata spalancata la via dello sprint, ha avuto gioco relativamente facile.

Alle interviste il corridore ventunenne olandese arriva con comodo, in tuta e scarpe da tennis, dopo essersi sottoposto all’antidoping, Poi però, una volta arrivato, è gioviale e disponibile.

Per Olav Kooij, la tappa di Nanning è la 12ª vittoria stagionale. Ha 21 anni, è alto 1,84 e pesa 72 chili
Per Olav Kooij, la tappa di Nanning è la 12ª vittoria stagionale. Ha 21 anni, è alto 1,84 e pesa 72 chili
Uno sprinter di sostanza, insomma…

Non penso oggi di aver fornito la prova più grande. Su quella salita ho faticato, ma grazie ai miei compagni sono riuscito a risalire. Sono venuto perché è bello poter vincere a fine stagione. Il paesaggio è selvaggio, qualcosa di diverso da quello a cui siamo abituati, ma è arrivata un’altra vittoria WorldTour, quindi è sempre bello.

A parte le volate, come sta andando questa esperienza cinese?

Al di fuori della gara è tutto completamente diverso. Probabilmente sarebbe carino venire una volta per turismo e assaggiare la cucina cinese. Qualche giorno fa lo avete visto tutti nel nostro hotel, abbiamo un bel buffet, ma anche tante limitazioni.

I tuoi amici in Europa sanno che sei qui a correre?

Per la maggior parte delle persone potremmo anche essere andati in vacanza. Penso che sia stata davvero una grande stagione per la nostra squadra e siamo stati in grado vincere molte corse. Averlo fatto anche questa settimana aggiunge un buon sapore

Nanning è una città modernissima, ma non mancano manifestazioni folkloristiche che la legano alla tradizione
Nanning è una città modernissima, ma non mancano manifestazioni folkloristiche che la legano alla tradizione
Intanto si è parlato molto della fusione con la Soudal-Quick Step, che cosa ne avete pensato?

Come corridori, anche noi abbiamo seguito la notizia sui media. Ovviamente non abbiamo alcuna influenza su questo aspetto. Quindi sostanzialmente si è trattato di aspettare che le cose evolvessero. Non so quale squadra avessero in mente di costruire, ma la sensazione è che per noi non sarebbe cambiato molto.

E’ difficile essere Olav Kooij in una squadra così votata ai Grandi Giri? Avrai la possibilità di farne uno?

Normalmente, il 2024 sarà l’anno in cui correrò un Grande Giro. La squadra ha già fatto qualcosa di speciale vincendoli tutti e tre e nel frattempo c’erano molte altre gare più adatte per i velocisti. Ma per me uno degli obiettivi è andare in un Grande Giro.

A un certo punto si è iniziato a dire che avresti lasciato la Jumbo-Visma, invece sul più bello la squadra ha annunciato il prolungamento del tuo contratto fino al 2025. Decisione difficile da prendere?

Quando hai il contratto in scadenza, guardi alle opzioni e poi anche a dove vuoi andare con la tua carriera. Io mi trovo ancora in una squadra olandese, per me la migliore al mondo. E’ stato davvero bello che abbiano avuto fiducia in me. Avevo la sensazione di avere ancora le possibilità per crescere, avere un buon programma e fare dei bei risultati.

Alla presentazione della squadra fu dichiarato per te un bilancio di 10 vittorie stagionali: ti ha sorpreso essere tanto considerato?

E’ bello che oltre ai Grandi Giri ci siano anche altri obiettivi, soprattutto nelle gare più piccole, quelle di una settimana. Il mio era quello di avere un anno corposo, mantenere un buon livello e ovviamente provare a vincere dall’inizio alla fine. Sono davvero felice di aver vinto questa settimana per chiudere il 2023 nel modo migliore. Domani sarà decisivo per la classifica e poi ci saranno altre due occasioni per me, quindi non depongo le armi. Magari ci vedremo ancora qui…

Affini e De Bondt, ispirazione e rispetto sul traguardo di Treviso

26.05.2022
6 min
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L’ultima volta che Affini s’era ritrovato a fare uno sprint fu nel 2019 in Norvegia e gli andò bene, poiché vinse. Il mantovano correva ancora con la Mitchelton-Scott. La tappa aveva l’arrivo a Sandefjord. Ancora una fuga, ma di cinque. E volata vincente su Anders Skaarseth.

«E’ passato tanto tempo – riesce a scherzare Edoardo – penso però che la volata l’ho fatta bene. Io non sono molto esplosivo quindi avevo bisogno di lanciarla lunga. Penso di essere partito intorno ai 230-250 metri, sperando che gli altri fossero più stanchi. Sapevo che Dries De Bondt e Magnus Cort erano più veloci di me, ma in qualche maniera me la sono dovuta giocare e penso di averlo fatto bene».

Dopo la linea di arrivo, Affini si è preso due minuti per smaltire la delusione e poi si è raccontato
Dopo la linea di arrivo, Affini si è preso due minuti per smaltire la delusione e poi si è raccontato

Un Giro molto duro

E’ stato per un po’ piegato sulla bici, riprendendo fiato a stento. Quando poi si è sollevato e si è messo in piedi, ci ha costretto al passo indietro per guardarlo in faccia, tanto ci è parso alto. Gli occhi chiari passano da lampi di orgoglio ad accessi di delusione.

«L’idea stamattina – conferma – era quella di andare in fuga. D’altronde io non posso fare altro. Questo Giro è stato molto duro per uno della mia stazza (Affini è alto 1,92 e pesa 80 chili, ma la sensazione è che questo Giro lo abbia sfinato molto, ndr), peccato! Un’occasione mancata. Sono ancora lì e cercherò di fare meglio la prossima volta. Ancora una volta secondo. Sicuramente brucia, però continuiamo a provarci e prima o poi riuscirò a portarla a casa. Evidentemente c’è da lavorare».

Il gatto nel sacco

Questa fuga, a ben vedere è stata una figata. I ragazzi davanti hanno giocato col gruppo. Preso vantaggio, hanno capito che le squadre dei velocisti non si sarebbero dannate per riprenderli, perché altrimenti sarebbe partita un’altra fuga e sarebbe toccata a loro gestire la situazione

«Nella prima parte – spiega Affini – siamo andati full gas per prendere vantaggio. Poi abbiamo deciso di mollare un po’ fino alla salita di Refrontolo. Là in cima abbiamo deciso di accelerare e guadagnare tempo. Il piano ha funzionato molto bene. Siamo andati d’accordo sino alla fine e abbiamo mantenuto la tattica che ci eravamo dati in fuga. Alla fine nell’ultimo chilometro è iniziato un po’ il gioco. Dries è stato più veloce, ma lui è stato molto forte anche in fuga, complimenti al vincitore».

I quattro in fuga non hanno saltato un solo cambio: la loro azione è stata eccezionale
I quattro in fuga non hanno saltato un solo cambio: la loro azione è stata eccezionale

Ispirazione De Bondt

Dries De Bondt è un ragazzo sveglio, che dalla vita non ha avuto solo carezze. Per questo quando racconta la vittoria, a tratti si commuove e in ogni caso dalle sue parole traspare l’orgoglio.

«Io non sono un grande vincitore – dice – sono uno del gruppo che lavora a volte per Mathieu, a volte per Merlier oppure per Philipsen e sono felice di farlo. Vivo un sogno e ne sono consapevole. Prima di essere un pro’ ho avuto un incidente nel 2014 che mi ha fatto capire che bel lavoro sia questo. E quando poi ho vinto la prima corsa nel 2016 ho ricevuto messaggi da gente che conosceva la mia storia. Ero diventato un’ispirazione e sono orgoglioso di essere d’esempio per qualcuno».

Dries De Bondt ha 30 anni ed è professionista dal 2017
Dries De Bondt ha 30 anni ed è professionista dal 2017

«Quando finalmente sono riuscito a passare Affini – prosegue – ho lasciato che tutte le emozioni venissero dentro di me. Ci sono così poche occasioni di fare cose come queste, che è incredibile riuscirci. Anche io ho avuto degli esempi. Di certo Tom Boonen. Vederlo vincere i Monumenti e il modo in cui lo ha fatto mi ha fatto innamorare del ciclismo. Devi combattere per i tuoi sogni. Amo questo lavoro, fa vedere belle persone e bei posti. Per questo do sempre tutto per inseguire i miei obiettivi».

La crono? Forse no…

Dopo la riga e prima di fermarsi, Affini gli ha fatto i complimenti. E mentre raccontava la sua giornata in fuga e l’aver giocato con il gruppo come il gatto col topo, lo sguardo è andato alla crono di Verona. Il ritiro di Almeida e l’assenza di Ganna potrebbero spalancare la porta al gigante mantovano.

«Ma non penso che la crono sia un obiettivo realistico – ammette Affinila farò a blocco, sperando di avere la gamba giusta, ma è un percorso che non mi si addice molto. C’è un po’ di piana e molte curve, non dà molta velocità. E poi le Torricelle sono 5 chilometri al 5 per cento di media, posso cercare di non perdere troppo, ma al confronto di altri corridori più quotati, sarà molto difficile».

Poi Affini si concede a un’intervista in olandese e strappa l’ammirazione dell’inviato di Eurosport. L’abbiamo già detto, l’Olanda è la seconda casa, visto che lassù vive la sua compagna. E mentre lo ascoltiamo ripetere parole incomprensibili, il rimpianto invade anche noi. Di una cosa siamo certi: prima o poi verrà. Ha ragione De Bondt: si deve combattere per i propri sogni. Allenarsi e provare, allenarsi e provare. Affini lo sa, è solo questione di tempo.