Corridori, nel mangiare l’unica moda che non passa è l’equilibrio

27.08.2021
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Il tema dell’alimentazione rappresenta ancora un punto cruciale nel ciclismo. Sebbene siano stati fatti enormi miglioramenti sotto questo aspetto, molti corridori (soprattutto nelle squadre che non sono in grado di seguirli) hanno col cibo un ruolo conflittuale. Alcuni di essi, nei casi più estremi, decidono addirittura di appendere definitivamente la bici al chiodo. Per il semplice motivo che non riescono più a mantenere un peso equilibrato. Le cause sono svariate e a confondere il corridore, spesso anche nelle categorie giovanili, sono i direttori sportivi di vecchia data, oppure le diete che grazie a luoghi comuni o il più delle volte a causa di false credenze, raggiungono il massimo della popolarità. Ma di cosa ha bisogno veramente un corridore? Lo abbiamo chiesto a Massimo Riti, esperto nutrizionista e appassionato di ciclismo.

Mikel Landa (primo a sinistra) a tavola con i compagni di squadra, intenti a mangiare la pasta (Foto Instagram)
Mikel Landa (primo a sinistra) a tavola con i compagni di squadra, intenti a mangiare la pasta (Foto Instagram)
Qual è il limite che può sopportare un corridore in termini di “magrezza”?

Il limite della magrezza deve essere calcolato in relazione alla forza che esprime il corridore. In questo caso il nutrizionista e il preparatore, in collaborazione, dovranno capire qual è il peso ideale dell’atleta. Tenendo in considerazione anche i feedback del corridore stesso. Una volta stabilito il peso ideale, il corridore può permettersi di perdere due, massimo tre chili, ma solo per circa due settimane, in modo che possa raggiungere la condizione migliore. Passati questi 15 giorni, dovrà riportare il suo peso ai livelli iniziali. Andare oltre sarebbe rischioso.

Quali sono i rischi maggiori?

Innanzitutto la cannibalizzazione del muscolo, perché nel momento in cui costringiamo il corpo a una riduzione calorica di questo tipo, la conseguenza inevitabile è che il fisico cerca la fonte di energia nel proprio interno. A rimetterci per prima, ovviamente è la muscolatura. Ma non solo, in questo processo si costringono anche i reni e il fegato a fare un lavoro enorme. Questo fattore, oltre a ridurre notevolmente la prestazione, provoca altri problemi veramente spiacevoli.

Quanto tempo occorre perché il corpo inizi questo processo?

Molto dipende anche dall’eliminazione dei carboidrati, che io reputo una vera e propria follia. Di solito si pensa che il corpo sia costretto a mangiarsi il muscolo perché non vengono introdotte proteine, è falso. Il corpo intacca la muscolatura solo nel momento in cui si trova in carenza di glicogeno (zuccheri all’interno dei muscoli), che è il carburante principale, insieme ai grassi, del motore. Quindi per evitare questo, bisogna nutrirsi di carboidrati, sfatando una volta per tutte il falso mito che essi facciano ingrassare i corridori. Non è vero. Un indizio efficace è l’azoto urinario tramite il quale ci rendiamo conto se stiamo utilizzando i muscoli come fonte di energia.

E a livello mentale il corridore avverte delle differenze?

Moltissime. Partiamo dal concetto che la nutrizione è una scienza. Quindi se un corridore si affida a un preparatore per la preparazione, perché non dovrebbe affidarsi a un nutrizionista per curare l’alimentazione? La riduzione dei carboidrati naturalmente crea dei grossi disagi nel corridore. E’ ben noto che il nostro cervello ha bisogno di zuccheri da consumare per svolgere in piena armonia il proprio dovere. Ogni singola cellula del nostro organismo, comunque, ha bisogno di glucosio. Non esiste il super alimento o la panacea. Esiste solo l’equilibrio, e il segreto si cela dietro questa parola. Quando un corridore non mangia la pasta o il riso, poi si sfoga sui cibi dolci come caramelle gommose o altre “schifezze”, ingrassando a dismisura. Ci credo che poi un corridore non vuole più correre. Si allena tanto ed è costretto a mangiare poco. Provateci voi.

E’ sbagliato sentirsi in colpa dopo uno sgarro, i corridori sono esseri umani. E Froome (ai tempi Sky) ce lo dimostra (foto Instagram)
E’ sbagliato sentirsi in colpa dopo uno sgarro, i corridori sono esseri umani. E Froome (ai tempi Sky) ce lo dimostra (foto Instagram)
E’ questione anche di disinformazione…

Certo, i corridori poi si fanno condizionare da chi ne capisce ben poco di alimentazione e magari ragiona come si ragionava 50 anni fa: quando fai due ore di bici mangi un’insalata e quando ne fai quattro mangi 80 grammi di pasta. Ma come si può ragionare così? Allora una persona sedentaria cosa dovrebbe fare?

Quindi si può restare magri anche mangiando tanti carboidrati?

Assolutamente si, è doveroso. Un corridore non può fare tutti quei chilometri durante la settimana e pensare di recuperare con soli 100 grammi di pasta al giorno. Ogni cosa ha il suo tempo e il recupero soprattutto. Ecco perché è sbagliato mangiare zuccheri semplici non appena si finisce l’attività. Bisogna rispettare i tempi di recupero tramite un regolare assorbimento di zuccheri, che sicuramente non proviene da dolciumi o caramelle. Ma dalla pasta, il riso, il farro, le patate… insomma i cibi normali. La semplicità in questo senso non è mai sbagliata. Non sono favorevole alle varie diete che vengono proposte. E’ solo una moda.

Ad esempio?

Quella chetogenica. E’ dannosa, e non serve a nulla. L’eccesso di proteine non è ben gradito dal corpo. Innanzitutto gli aminoacidi non essenziali vengono bloccati dal fegato e non entrano in circolazione. Seconda cosa, per costruire la massa muscolare non c’è bisogno delle sole proteine. Ma è l’equilibrio degli alimenti che fa la differenza. Mangiare solo proteine e pensare di incrementare la massa muscolare è come pensare di costruire una casa con solo le mattonelle. Gli operai non servono?

Quale consiglio daresti a un giovane corridore?

Di mangiare tanti carboidrati e di rivolgersi a un nutrizionista competente.

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Laura Martinelli: tre pilastri per dimagrire d’inverno

22.12.2020
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Inverno, croce e delizia di molti corridori. Delizia nel vero senso della parola perché ci si può concedere qualche sgarro alimentare. E croce perché comunque bisogna iniziare a fare i conti con la bilancia. Con Laura Martinelli nutrizionista della Bahrain-McLaren e anche del Team Novo Nordisk cerchiamo di capire, in modo concreto, quali sono i capisaldi dell’alimentazione del corridore che deve perdere peso in vista della stagione.

E’ vero che quella passata sembra finita l’altro ieri, ma è anche vero che fra un mesetto ci si riattaccherà il numero di nuovo. Quindi come dimagrisce un pro’ da qui alle prime gare di fine gennaio?

L’eccezione per la regola

«Facciamo una premessa – spiega Laura Martinelli – il fuori stagione è l’unico momento in cui il ciclista può concedersi di mangiare un po’ di più perché se deve stare in riga per 12 mesi l’anno e controlla ininterrottamente le calorie che ingerisce il suo metabolismo rallenta, cioè consuma di meno per fare lo stesso lavoro. Pertanto non è falso il mito secondo cui nella prima parte dell’offseason il corridore deve mangiare un po’ di più e mettere su qualcosa. Anche perché partono da una percentuale di grasso molto bassa».

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Meglio assumere le verdure 30′ prima del pasto
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Meglio assumere le verdure 30′ prima del pasto

«Quando noi nutrizionisti li andiamo a pesare per la prima volta dovremmo avere le misure peggiori di tutto l’anno. Quindi fa bene al metabolismo e anche alla testa “sgrarrare”. Lo dico espressamente ai miei corridori: ragazzi non posso mettervi nella dieta patatine fritte, vino, birre… nel pieno della stagione, quindi approfittatene adesso. Sono le eccezioni che poi aiuteranno a mantenere la regola. Sostanzialmente ci andiamo a creare del margine».

E’ poi importante calibrare bene i tempi del dimagrimento tenendo sempre a mente il debutto in gara e gli obiettivi, perché perdere tanto peso in poco tempo è controproducente.

«Se dimagrisci troppo velocemente perdi muscolo. Posto che questo si perde sempre, ma se il calo è graduale se ne perde meno. Quando si dimagrisce si eliminano tre cose: grasso, acqua e muscoli».

Idratazione

Ma andiamo con ordine ed elenchiamo i tre pilastri su cui si basa la dieta di un corridore moderno.

«La prima cosa è controllare bene l’idratazione, anche d’inverno – continua la Martinelli – Questa è un antinfiammatorio e aiuta nella preparazione in generale. Oltre ai liquidi assunti durante le sedute dico ai miei ragazzi di bere 2-2,5 litri di acqua al giorno. Posti i tre pasti canonici, colazione, pranzo e cena, devono prendere un bicchiere o due d’acqua mezz’ora prima di questi tre momenti. Anche perché se bevo molto durante i pasti vado a diluire i succhi gastrici e rallento la digestione.

«Non solo, ma per il pranzo e la cena consiglio di accompagnare quei bicchieri d’acqua con della verdura perché il volume delle fibre con l’acqua aumenta e si ha più senso di sazietà. Senza contare che si vanno a ridurre in modo naturale l’assorbimento degli altri cibi. Quindi si hanno due vantaggi: idratazione e minor assorbimento».

Sfruttare il lungo

«D’inverno si tende a partire più tardi perché fa più caldo, questopermette senza troppe difficoltà di saltare il pranzo. Bisogna fare una colazione normale, in sella ci si deve alimentare bene affinché l’allenamento sia qualitativamente valido e al ritorno, ormai nel pomeriggio, assumere dei frullati. A quel punto poi un po’ si stringono i denti e un po’ si anticipa l’orario della cena e il gioco è fatto.

«Ai miei ragazzi ho dato delle ricette per questi frullati – riprende la Martinelli – con 40 grammi di farina di avena una banana, un cucchiaino di cacao amaro, uno di burro di arachidi, 200 grammi di yogurt greco bianco magro. E a scelta a seconda dei gusti: miele o sciroppo d’agave. Poi acqua fino a densità desiderata. Come si può notare è completo: ci sono carboidrati, proteine e anche un po’ di grassi. Questi vanno bene per dimagrire se si salta i pranzo e per recuperare se invece già si è a posto col peso».

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Frullato a base di yogurt, le ricette sono ideate da Laura Martinelli stessa
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Frullato a base di yogurt, ricette ideate da Laura Martinelli

Digiuno intermittente

C’è poi una pratica un po’ più complessa che va ad integrare le due precedenti, vale a dire il digiuno intermittente. Un metodo che, sempre secondo Laura Martinelli, è molto richiesta dai pro’.

«E’ molto usato negli ultimi 4-5 anni e non è altro che uno stimolo metabolico. Per 16-18 ore non bisogna mangiare, chiaramente si deve bere. Per fare il digiuno intermittente bisogna sfruttare il lungo, che di solito viene al termine dei giorni di carico e prima del riposo (totale o attivo). Si esegue regolarmente l’allenamento. Quando si torna a casa si fa un pasto completo con primo, secondo, contorno e da quel momento si digiuna sino al giorno dopo. Non è solo una questione relativa alla diminuzione delle calorie, ma è anche e soprattutto uno stimolo per i mitocondri che in parole molto povere sono quelle particelle che producono energia. Gli studi rivelano che dopo uno stimolo così importante come quello del digiuno, i mitocondri fanno consumare di più successivamente, rendono il metabolismo più attivo del 15-20%.

«Chiaramente è una pratica stressante e si può fare al massimo una volta ogni 7-10 giorni e solo se si è integri fisicamente, già con un piccolo raffreddore va evitata, perché non è ottimale per il recupero. Ed è per questo che si fa prima del giorno di riposo o di scarico».