Kern Pharma, niente Vuelta? Si risponde vincendo…

17.04.2025
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La decisione degli organizzatori della Vuelta di Spagna di estromettere dalle 4 wild card due storiche formazioni di casa come Euskaltel e Kern Pharma ha destato scalpore al di là dei Pirenei. Parliamo di due colonne portanti del ciclismo iberico, con profondi significati anche sociali, soprattutto nel primo caso. Se consideriamo l’attesa quasi frenetica che c’era in Italia per le scelte di Rcs a proposito del Giro, con le due formazioni professional rientrate grazie all’allargamento delle maglie deciso dall’Uci, si può ben capire come la scelta degli organizzatori spagnoli non sia stata digerita con facilità.

In casa Kern Pharma è stata inizialmente una mazzata, ma poi si è deciso di guardare avanti nonostante tutto. Nessuna ritrosia nell’affrontare l’argomento. Parliamo di una squadra che è attiva dal 2020 e che già l’anno dopo aveva assunto la licenza professional e che nel 2024 alla Vuelta ha vinto due tappe con Pablo Castrillo. Il suo general manager è Juan José Oroz, 44 anni con una lunga carriera professionistica passata attraverso formazioni storiche come Caja Rural, Orbea e Euskaltel-Euskadi e chiusa nel 2014.

Juan José Oroz, 44 anni, dal 2021 general manager della Kern Pharma, nata l’anno prima
Juan José Oroz, 44 anni, dal 2021 general manager della Kern Pharma, nata l’anno prima
Come giudichi l’inizio di stagione della tua squadra?

Molto bene, abbiamo iniziato subito con la vittoria di Urko Berrade a Morvedre e poi la tappa conquistata alla Vuelta a Andalucia con Diego Uriarte, che è cresciuto nella nostra “cantera”. Noi continuiamo a lavorare con i giovani talenti e continuiamo a ottenere risultati positivi, e questo è fantastico.

Quanto pesa sul vostro team l’esclusione dalla Vuelta e che cosa ne pensate?

All’inizio, quando abbiamo sentito la notizia, era chiaro che avremmo dovuto incassare il colpo, la delusione. Era il grande obiettivo della nostra stagione e di colpo era sfumato. Ma da lì in poi abbiamo deciso di sfruttare l’accaduto per tirare fuori nuovo orgoglio. Essere ancora migliori. Questa è la direzione verso cui sta andando il ciclismo e ciò che possiamo fare è solamente adattarci. Possiamo uscirne più forti.

Per Oroz e tutto il team, l’esclusione dalla Vuelta è stata un duro colpo da assorbire
Per Oroz e tutto il team, l’esclusione dalla Vuelta è stata un duro colpo da assorbire
La decisione della Vuelta di Spagna ha avuto ripercussioni sulle altre gare iberiche, sono diminuiti gli inviti?

No, credo di no. Penso che sia l’unica cosa che è stata mantenuta e che ci ha dato forza. La situazione nel ciclismo è difficile e in continua evoluzione, e ciò che ci è diventato chiaro è che vogliamo puntare più in alto. Il ragionamento è semplice: se diventiamo più forti non dovremo star lì ad aspettare che ci arrivi l’invito. E la strategia che dobbiamo adottare è quella di migliorare come squadra. Stare a piangerci addosso non rientra nella nostra strategia. Siamo orgogliosi dell’affetto che abbiamo ricevuto dopo aver appreso la notizia e penso che questo sia il modo per rendere il nostro impegno ancora più interessante, salire nel ranking e continuare a sfornare ciclisti molto bravi. Ma soprattutto continuare a essere vicini al pubblico, a ispirare.

Urko Berrade ha dato alla squadra la prima vittoria del 2025, alla Classica Camp de Morvedre (foto FB)
Urko Berrade ha dato alla squadra la prima vittoria del 2025, alla Classica Camp de Morvedre (foto FB)
Sembra di capire che il colpo è stato assorbito, anche a livello societario…

Sì, anzi penso che una cosa molto importante da dire è che Kern Pharma vuole che miglioriamo noi stessi affinché le gare dimostrino quanto siamo forti. Il nostro è un team molto interessante che vuole incoraggiare il pubblico ad apprezzare sempre di più il ciclismo e ispirare la società.

Secondo te le squadre professional come la vostra sono abbastanza tutelate dall’Uci e dalla federazione spagnola?

Credo che noi siamo la parte pulsante del ciclismo. Penso che questa debba essere una missione per tutte le squadre, cercare di migliorare il ciclismo nel suo complesso, non solo se stessi. Io credo che meritiamo considerazione per quel che facciamo, per l’apporto che diamo alla crescita del ciclismo iberico, per l’impegno con i giovani. Ho quindi ben chiaro che qualunque cosa realizzeremo, la realizzeremo perché ce la meritiamo. Non perché qualcuno ci concede qualcosa.

Il successo solitario di Diego Uriarte nella quarta tappa della Vuelta a Andalucia (foto FB)
Il successo solitario di Diego Uriarte nella quarta tappa della Vuelta a Andalucia (foto FB)
La vostra squadra ha pochi stranieri rispetto alle altre formazioni professional. E’ una vostra scelta?

E’ sempre stata un po’ la nostra filosofia. Siamo la squadra che vanta il maggior numero di corridori formati nel suo settore giovanile al mondo. E’ qualcosa di cui siamo molto orgogliosi. Devo anche dire che non siamo chiusi verso gli stranieri, tutt’altro. Il fatto è che qui ai ciclisti viene data più di una possibilità e questo significa che passano molti ciclisti provenienti dai settori giovanili.

Più di una possibilità?

Magari il primo anno non vanno tanto forte, il secondo anno nemmeno, ma noi insistiamo e così finiscono per essere degli ottimi ciclisti. Siamo pazienti. Certamente dobbiamo sostenere la bicicletta anche nel nostro Paese, ma non siamo affatto chiusi agli stranieri. Infatti quest’anno abbiamo detto a Sosa di venire da noi e c’è Mats Wenzel, un lussemburghese e ne siamo molto contenti.

Pablo Castrillo lo scorso anno ha colto due vittorie alla Vuelta. Oggi corre per la Movistar
Pablo Castrillo lo scorso anno ha colto due vittorie alla Vuelta. Oggi corre per la Movistar
A tal proposito quest’anno è arrivato il colombiano Juan Ramiro Sosa che ha un solido pedigrée. E’ il leader della vostra squadra?

Qui il leader “è” la squadra. Voglio dire, guarda, lo scorso anno avevamo Pablo Castrillo, che è stato un grande corridore alla Vuelta dove ha vinto due tappe, ma lo ha fatto grazie alla squadra. Uriarte in Andalucia ha fatto lo stesso, in una gara WorldTour. Io sono fiducioso nel team, perché ciò che è meglio per la squadra è meglio per il singolo individuo.

Quali sono ora i vostri obiettivi per quest’anno?

Vorremmo rimanere tra i primi 30 del ranking. Non è assolutamente facile, soprattutto senza poter partecipare a un grande giro, lo sappiamo. E poi continuare a crescere come struttura, per essere preparati per il futuro. Sappiamo che con questo stato di cose dobbiamo lavorare sodo per crescere ancora di più.