La linea verde del VC Mendrisio dal presidente al marketing

20.12.2024
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Dieci chilometri per arrivare alla dogana ed iniziare i viaggi verso le gare italiane. Un’abitudine che dura da tanto tempo. Quello del Velo Club Mendrisio è un ciclismo da frontalieri all’interno del panorama nostrano degli U23.

L’attività della formazione del Canton Ticino produce buoni risultati. Dalle sue fila sono passati tanti ragazzi interessanti e talenti poi diventati pro’. Gli ultimi in ordine temporale nel 2022 sono stati Alessandro Santaromita ed il danese Asbjorn Hellemose, ma prima ancora era stata la volta di Matteo Badilatti e del povero Gino Mader. Anche dall’ultima annata c’è un atleta scoperto dal nulla dal Velo Club Mendrisio che ora ha fatto un salto in avanti andando nel devo team di una Professional. Per scoprire di chi si tratta e per conoscere meglio questa realtà longeva che punta forte anche sul proprio marketing, siamo andati a disturbare Livio Ferretti, giovanissimo presidente del team svizzero da quasi un anno.

Passaggio di consegne. Alfredo Maranesi, 83 anni e anima del VC Mendrisio, assieme a Livio Ferretti, 23 anni e nuovo presidente
Passaggio di consegne. Alfredo Maranesi, 83 anni e anima del VC Mendrisio, assieme a Livio Ferretti, 23 anni e nuovo presidente

Filosofia e fedeltà

Il nome del Velo Club Mendrisio è legato indissolubilmente ad Alfredo Maranesi e viceversa. Un rapporto profondo per questo giovanotto di 83 anni che è ancora l’anima della società, nella quale ha seminato e coltivato una filosofia ben precisa da lasciare in eredità.

«Il Velo Club Mendrisio è attivo dal 1973 – ci spiega Maranesi – e la nostra base sono sempre stati i giovani. Per restare agli ultimi anni, abbiamo sempre allestito squadre per farli gareggiare e crescere, cercando di ottenere risultati importanti o di far passare pro’ chi se lo meritava di più. Più di così non possiamo fare o garantire perché non abbiamo budget elevati come hanno certi team continental o altre squadre italiane. Tutto sommato però riusciamo ad avere buone annate. Il bilancio del 2024 è soddisfacente. Abbiamo portato a casa sei vittorie su strada ed una quindicina in pista, compresi diversi titoli svizzeri».

Il 20enne svizzero Diego Casagrande, vittorioso al Berner Rundfahrt, nel 2025 correrà con la Tudor U23 (foto VC Mendrisio)
Il 20enne svizzero Diego Casagrande, vittorioso al Berner Rundfahrt, nel 2025 correrà con la Tudor U23 (foto VC Mendrisio)

Nella sua squadra Maranesi ha ricoperto tutti i ruoli dirigenziali sempre al seguito dei suoi ragazzi. Ultimamente ha dovuto ridurre per forza la presenza, senza lasciarsi troppo intimorire.

«Quest’anno – chiude – sono stato come un general manager. Il mio ruolo purtroppo è stato limitato da qualche problema di salute che mi ha colpito, ma ho comunque cercato di stare aggiornato su tutto. E poi ho gente capace attorno. Infatti i nuovi arrivi per l’anno prossimo li ha trattati quasi tutti il nostro diesse Davide Botta, che è anche un nostro ex corridore. Il nostro roster è praticamente già definito».

Il VC Mendrisio disputa la maggior parte delle gare in Italia. In Svizzera la concorrenza è più limitata (foto facebook)
Il VC Mendrisio disputa la maggior parte delle gare in Italia. In Svizzera la concorrenza è più limitata (foto facebook)

Linea verdissima

Nel 2021 Livio Ferretti entra nel Velo Club Mendrisio e lo scorso febbraio ne rileva la presidenza proprio da Maranesi. Un passaggio di consegne nel segno della continuità e soprattutto della linea verde. Anzi verdissima se pensiamo alla sua età e al resto della dirigenza.

«Non posso avere l’esperienza di Alfredo – racconta il 23enne presidente – ma stando accanto a lui ho appreso tanto. Ciò che mi ha trasmesso vorrei portarlo avanti nel miglior modo possibile. Non posso che essere grato ad Alfredo. Così come a tutte le altre persone che mi hanno introdotto e chi mi hanno insegnato le cose che ora applichiamo con gli altri componenti del nostro comitato, che ha un’età media di 30 anni.

«Il nostro obiettivo – dice Ferretti – è proseguire ad investire sui giovani, tenendo conto che abbiamo anche le formazioni under 15 e under 17, che corrispondono agli esordienti e agli allievi. Dai 12 ai 18 anni ho fatto canottaggio agonistico ed il ciclismo per me è stata una seconda passione e professione. Quindi proprio per questo motivo, per il mio primo anno da presidente non avevo grandi aspettative. Diciamo che vogliamo aiutare il movimento del Canton Ticino a migliorare e attestarsi su un livello medio-alto».

Il diesse Davide Botta (classe ’97, qui con Casagrande) ha corso nel VC Mendrisio. A fine 2021 è salito in ammiraglia
Il diesse Davide Botta (classe ’97, qui con Casagrande) ha corso nel VC Mendrisio. A fine 2021 è salito in ammiraglia

Reparto corse

Per un presidente coetaneo dei suoi stessi atleti, c’è anche un diesse poco più vecchio uscito direttamente dal Velo Club Mendrisio. Davide Botta, classe ’97, a fine 2021 è passato direttamente dalla bici all’ammiraglia. E grazie anche al suo occhio, sono stati scoperti corridori interessanti.

«Il lavoro di Botta -prosegue nella sua analisi Ferretti – è da elogiare perché con i nostri ragazzi ha instaurato un bel rapporto. Avendo smesso da poco, ha mantenuto quella mentalità e visione da corridore, che si mescola molto bene con quelle da tecnico nel percorso che sta facendo. Ad esempio, in vista della prossima Olimpiade, quella del 2028 a Los Angeles, la Federazione svizzera sta lavorando ad un progetto per la pista. Sta valutando tanti ragazzi, alcuni dei quali nostri in questi ultimi anni. Siamo orgogliosi perché poi corrono più motivati, anche su strada, pensando ad una maglia della nazionale».

«La maggior parte della nostra attività si svolge in Italia – continua Ferretti – dove c’è un modo diverso di correre rispetto alla Svizzera. Sono due facce della stessa medaglia. Da noi le gare sono quasi un “tutti contro tutti”. Hanno quasi sempre un percorso duro e la concorrenza è più limitata, considerando che possono correre anche atleti indipendenti. Non c’è tanta tattica, nemmeno tanto stress, però è ovvio che per una formazione come la nostra, o poche altre simili, la pressione è quella del dover stare sempre davanti. La delusione non c’è per il risultato, quanto più se ci siamo fatti sorprendere nella condotta di gara».

Correre tanto in Italia consente al Velo Club Mendrisio di avere confronti più attendibili e di mettere in mostra i ragazzi migliori. «Tra i tanti, quello che ha fatto i progressi più ampi è stato Diego Casagrande. Ha 20 anni, un fisico alto e longilineo ed ha iniziato a correre pochi anni fa in un team tedesco. Quando è venuto da noi lo abbiamo accolto a braccia aperte e pensiamo di averlo migliorato tanto. Dopo esserne stato stagista, l’anno prossimo correrà nella Tudor U23, il devo team della professional. Per noi è un grande orgoglio. Anche Roberto Bottaro sarebbe dovuto andare via alla Hopplà, ma visti i loro problemi, rimarrà ancora con noi. E’ corridore di cuore, un all-rounder che può crescere ancora. Per il 2025 mi aspetto che i nostri giovani possano imparare dai più esperti e che loro possano togliersi soddisfazioni».

Per il VC Mendrisio è importante anche il marketing. Nel 2025 i suoi corridori saranno anche modelli per Assos
Per il VC Mendrisio è importante anche il marketing. Nel 2025 i suoi corridori saranno anche modelli per Assos

Lato marketing

Al Velo Club Mendrisio non vogliono dare per scontato aspetti che la maggioranza del ciclismo U23 italiano sempre più spesso sottovaluta. Avere una comunicazione più trasversale aiuta la visibilità della propria società.

«A me fa sempre piacere – chiude la nostra chiacchierata il presidente Livio Ferretti – quando notano che il sito è attivo e aggiornato, curato da un esperto del settore digital. Il marketing è importante per almeno due motivi. Il primo classico che va alla ricerca degli sponsor. Il secondo, più moderno, per venderci e farci vedere al pubblico. Proprio in questo periodo abbiamo riaperto un ulteriore canale con Assos, il nostro fornitore di abbigliamento. Nei prossimi cataloghi dei loro materiali, i modelli non saranno più sconosciuti, ma nostri atleti. Ci crediamo molto, vogliamo essere riconosciuti anche per questo aspetto».

Tudor lancia il suo scouting program. Vediamo come funziona

11.12.2024
6 min
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Ci sono novità importanti in casa Tudor. La squadra elvetica che punta senza mezzi termini all’ingresso nel WorldTour ha completato il roster della formazione development e, al di là della conferma dei due italiani Samuele Alari e Juan David Sierra, inserisce nel team anche tre ciclisti scaturiti da una lunga selezione online. Anche la Tudor infatti ha la sua academy online, un po’ come accade per la Fenix Deceuninck consociata a Zwift, che ogni anno promuove un uomo e una donna nei suoi devo team.

La Tudor ha però deciso di procedere in autonomia, affidando la gestione del programma di sviluppo al francese Boris Zimine, uno dei direttori sportivi della squadra svizzera, particolarmente concentrato sulla cura del devo team come vero e proprio vivaio di talenti per la formazione maggiore.

Boris Zimine, in precedenza alla Intermarché, ha sviluppato il programma e cura il devo team elvetico (foto DirectVelo)
Boris Zimine, in precedenza alla Intermarché, ha sviluppato il programma e cura il devo team elvetico (foto DirectVelo)
Quando avete pensato di utilizzare il sistema dello scouting database program?

E’ un’idea che ho già da 3 anni. Da quando abbiamo avviato il devo team, non eravamo però ancora pronti per lanciarlo perché ciò richiede molto tempo di analisi. Quest’anno abbiamo completato tutto il lavoro e lanciato il programma.

Qual è il suo funzionamento e come siete arrivati alla scelta dei 3 ragazzi promossi in squadra?

Noi abbiamo lanciato l’idea a dicembre 2023 e oltre 800 giovani ciclisti hanno risposto. Abbiamo fatto una prima selezione, basandoci sui dati inviati, sui loro valori espressi in quanto a potenza. L’allenatore fa una prima scrematura, poi a maggio abbiamo quindi invitato i 10 selezionati a una settimana di lavoro con il nostro staff e sono intervenuto io facendo interviste individuali ai corridori per conoscere un po’ il loro carattere e vedere se hanno la mentalità, le caratteristiche ideali per i nostri scopi. Non guardiamo solo ai risultati, gli stessi numeri non dicono tutto. Poi bisogna fare una scelta, non sempre è facile ma fa parte del gioco.

Stiansen in maglia nazionale norvegese. Vanta due vittorie in patria
Stiansen in maglia nazionale norvegese. Vanta due vittorie in patria
Alla fine sono stati ingaggiati il norvegese Jesper Stiansen, l’estone Oliver Matik e lo svizzero Diego Casagrande. Che impressione ne avete tratto?

Sono tutti diversi, ma allo stesso tempo abbastanza simili perché mi hanno mostrato quella predisposizione, fisica ma soprattutto mentale e caratteriale, per essere costruiti come corridori di livello. Abbiamo trovato in Stiansen un corridore molto serio, diligente e coinvolto in tutto ciò che fa. Matik mi dà l’impressione di essere una persona più matura mentalmente per la sua età, mentre fisicamente mostra ampi margini di miglioramento. Casagrande invece lo considero davvero un pezzo forte, un corridore che ha iniziato appena 3 anni fa ma che mostra già valori fisiologici piuttosto interessanti. E poi ha un carattere super simpatico e molto concentrato sul collettivo.

Rispetto ai ciclisti che hanno seguito una normale carriera, pagano un prezzo d’inesperienza?

È un po’ complicato rispondere perché li avremo con noi dal prossimo anno. Dovremo verificare sul campo. Tutti comunque hanno avuto esperienze già nel 2024, anche in gare internazionali, Matik e Stiansen addirittura nelle prove titolate. Crediamo che sia nostro compito costruirli come corridori. Come deve essere per un team di sviluppo. L’obiettivo per noi non è essere i migliori, puntare sempre alla vittoria, si tratta di cercare talenti che non abbiano avuto necessariamente l’opportunità di mettersi in mostra e di farli esplodere in casa nostra. Sono scommesse, non possiamo sapere se saranno vincenti.

Matik, a destra, è stato 19° agli europei e 27° ai mondiali. Va bene anche a cronometro
Matik, a destra, è stato 19° agli europei e 27° ai mondiali. Va bene anche a cronometro
Che tipo di attività faranno?

Quella dei compagni, né più né meno. A fine novembre al primo ritiro abbiamo favorito la coesione del gruppo facendo anche altro oltre che andare in bici: sci, mountain bike, camminate. Poi starà a noi preparare per loro come per gli altri programmi adatti alle loro caratteristiche.

Molti criticano programmi come il vostro e quello Zwift paragonandoli a talent show: che cosa rispondete?

Non è così, il nostro è un processo molto attento. Non abbiamo selezionato coloro che avevano i maggiori watt, c’è stato un ragionamento complesso alla base della scelta. Abbiamo puntato su corridori che hanno un margine di miglioramento molto ampio. Guardiamo sicuramente i watt, ma guardiamo soprattutto quante ore di allenamento hanno fatto in passato. Tra un ragazzo che ha lo stesso numero di watt di un altro che ha fatto metà dell’allenamento, noi non prenderemo necessariamente quest’ultimo: contano anche la dedizione, l’impegno, i margini di miglioramento fisici ma anche mentali. E’ già successo che facciamo colloqui individuali con corridori che avevano valori fisiologici forti, ma che psicologicamente non si mostravano pronti, adatti a questo mondo.

Diego Casagrande, svizzero di 20 anni sul quale Zimine è pronto a scommettere (foto DirectVelo)
Diego Casagrande, svizzero di 20 anni sul quale Zimine è pronto a scommettere (foto DirectVelo)
Che cosa serve?

Spirito di adattamento e passione, grande passione e voglia di migliorarsi a 360°. Ci sono tanti che hanno vinto tanto a livello giovanile ma poi tra i professionisti svaniscono perché ovviamente sanno andare in bici ma non hanno il motore adatto. Un corridore è un qualcosa di estremamente complesso, che vive di equilibri delicati. Non è certo solo questione di watt…

Il Tudor Development Team ha corridori di 9 nazioni ma una maggioranza svizzera. Il vostro team sta diventando un riferimento per il ciclismo elvetico?

Sicuramente per noi è importante cercare di aiutare il ciclismo in Svizzera perché non è una nazione in cui ci sono molte strutture, quindi per noi è importante avere anche una base svizzera. Siamo davvero qui anche per dare a questi giovani l’opportunità di progredire bene. In Svizzera ad esempio vanno a scuola fino a più tardi che negli altri Paesi europei e questo è un fattore da considerare. In generale noi comunque cerchiamo di reclutare molti corridori da Paesi dove non ci sono molte strutture. Le uniche 2 eccezioni sono il corridore francese e i due italiani.

Samuele Alari, con Sierra è uno dei due italiani nel team, pronto a spiccare il volo (foto DirectVelo)
Samuele Alari, con Sierra è uno dei due italiani nel team, pronto a spiccare il volo (foto DirectVelo)
Che cosa vi aspettate dalla prossima stagione?

Parto con un gruppo molto nuovo, con 8 nuovi corridori quindi l’importante è che stia già andando bene dal punto di vista dell’amalgama. I primi due anni sono andati bene, in crescendo sia per i ragazzi ma anche per la nostra esperienza, ora però cambia tutto. Fondamentalmente si tratterà di insegnare loro a correre in squadra e poi a far crescere ciascuno al proprio ritmo. Perché oggi spesso si tende a lasciar passare i corridori molto professionisti troppo presto. Il fatto che stiano in squadre 3-4 anni non è negativo. Dobbiamo essere sicuri che quando arrivano ai professionisti, siano pronti. Davvero.